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Invece l’asfalto scivola veloce, Con tutti i sogni che si schiantano sul vetro Si aprono le faglie

DOLCI COLLINE NUOVE E QUALCHE NAZISTA IN CONTROLUCE


Dolci colline nuove e qualche nazista in controluce
Assistono impassibili alle mie piccole morti Come i pensieri prima di un esame Con un rumore sordo, Tra le scapole, nessuno si accorge,
Mentre qualcosa si incrina e fa rumore Come i sorrisi a mezzabocca Come le cimici contro le lampade al neon, Io sto scomparendo
Tra una scapola e il polmone Nella sala d’aspetto di un dottore Con tutti gli anni passati ad aspettare, ad aspettarti Solo di questo sono certa
Ed io ho paura che qualcuno si accorga, O le promesse fatte prima di dormire. A dipingere i contorni del tuo essere per me, Dopo vent’anni, è sempre tutto uguale.
Che il mondo si fermi Io sono pallida Per me perfetto e solo e luminoso
Voglio soltanto che il mondo si fermi Dentro il mio dolore antico, A ritagliare i tuoi difetti dentro la sagoma di cartone
Per onorare la sua figlia perfetta, Che non so accartocciare e buttare via Delle mie aspettative
La sua indomabile E me lo spalmo lungo il collo gelido A innamorarmi di te prima ancora di conoscerti,
Mestizia, giù il cappello lutto nazionale Vorrei piangere o almeno scrivere, Cucito già sulla punta delle dita
Lei se n’è andata ed è tutto da rifare. Buttarmi via per ricomparmi in saldo Che mettono a tacere, prima di dormire,
Rinascere, cambiare religione La paura di restare soli
E invece riesco solo ad osservarti
Con tutto l’odio di un nazista per Gioele
E ridi e scherzi e sei un cafone
Sopra le righe
Ed è tutto normale.
LORO SONO I MIEI FIGLI MOLLI

E mi osservo nelle vetrine, mentre cammino,


Loro sono i miei figli molli, provando ad immaginarmi in questa nuova veste Sono stata in cina, di recente, Che dicono sia dove sta il cuore,
i dolori del giovane viennese appoggiato con un simbolo religioso qualsiasi a definirmi su un tempio bianco, che dicono sia dove non c’è dolore,
all’anello pendente del o una maglietta che indichi ai piedi di una montagna verde che dicevo eri tu
bus che corre lontano dal centro,
i ritagli del giornale di ieri che mi ricordano
dove pongo la croce dentro all’orinatorio e in mezzo alle colonne in un tempo passato
tutti i motivi per continuare mi salvo anche, dalla dannazione delle anime un buddha gigante sorrideva dal futuro quando guardare le bugie appese alle colonne
ad ansimare al momento opportuno, sei senza scopo la mente è un parto promettendo le stesse cose che gridano in tv non era che un passatempo remunerativo
fatine ninfomani infestano i nostri teleschermi e non c’è epidurale per lenire dandomi dunque una valida scusante da rimandare al domani
ma nessuno sembra dare il ricordo del tuo viso per farmi sentire prima di appassirmi addosso
alla cosa un qualsivoglia peso nessuno pare che scompare dentro alla carrozzeria metallizzata a casa. come una rosa recisa
rimpiangere le ghiandole mammarie facenti la propria funzione lontano da me in un giorno troppo caldo.
e cosa posso fare io
lontano da noi
allora
qual è il segreto nascosto dietro allo sferragliare dei via via via
treni in tutte le direzioni come la politica quindi, speranza unica dei rifiutati di ogni genere
un dolore il potere porterà quello che tu mi hai strappato
nell’intricato sistema nervoso del pianeta quindi penso all’amore in tempo di pace
qualcuno che non è nobile,
una volta mi disse che non ha nemmeno il profumo
di prestare attenzione al fine delle parole
chè altrimenti venduta mi avrebbe
che per travagliarsi ha bisogno
ad una tribù nomade di tradimenti
per nove grammi d’argènt e noia
questo è il tuo valore disse senza sorridere e rosticcerie, anche, e troppo spesso.
ed io ho pensato che alla fine
l’ottavo emendamento
e tutta la retorica postmoderna e
i poster pubblicitari di
cuori sanguinanti di una multinazionale di vestiti OFFERTA
ho pensato che
tutto questo deve necessariamente morire
SPECIALE
come le meduse volanti o i miti di ogni generazione.

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