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tradizioni metapolitica storia esoterismo attualit

ASSOCIAZIONE CULTURALE

DIFESA DELLA TRADIZIONE


LApe: ronzio laborioso

RIFLESSIONI
Pessimismo costruttivo

THULE SOCI
La Corona Ferrea
Nikola Tesla

GEOPOLITICA
Le prospettive della resistenza
ungherese

INEDITO
Intervista con Lon Degrelle

m a r zo

ap r i l e

2 0 1 2

Sommario
Editoriale

Giorno del Ricordo: incombenza sbrigata


di Marco Linguardo

Difesa della Tradizione

LApe: ronzio laborioso


di Barbara Spadini

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Geopolitica
Le prospettive della resistenza nazionalista ungherese

di Gabriele Gruppo

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Storia e Controstoria

Intervista con Degrelle - terzo capitolo


di Monica Mainardi
Memorie di Alfred Rosenberg - secondo capitolo - seconda parte
di Carlo Quesada e Marco Linguardo

Documenti

Politica della Famiglia. Lottare contro lurbanesimo

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34

44

Riflessioni

Crisi dellOccidente: il pessimismo costruttivo


di Gabriele Gruppo

bimestrale, anno IX
progetto grafico e impaginazione
Marco Linguardo
Immagine di copertina
Veronica Piu
Redazione
Giacomo Tognacci
e-mail
thule@thule-italia.org

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Thule Soci

La corona ferrea
di Maurizio Peveraro
Nikola Tesla
di Mario Sicardi

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Editoriale
Giorno del Ricordo: incombenza sbrigata
Torno in questo editoriale allimminente evento che vedr coinvolta lAssociazione Thule Italia: la conferenza sulle
Foibe.
Lo faccio poich gli accadimenti che hanno veduto coinvolto il nome dellAssociazione e che hanno imposto allo
scrivente di riprendere la carica di presidente per difendere il nostro lavoro posto sotto attacco evitando di caricare
dellonere Giacomo Tognacci, che egregiamente mi aveva sostituito ma solo da pochi mesi meritano di essere discussi.
, infatti, inammissibile che a fronte di altre solennit celebrate in Italia - e che si prolungano ben oltre il giorno canonico -, quella istituita nel 2004 appaia come una pratica da archiviare frettolosamente. Voglio qui proporre il discorso del Presidente della Repubblica tenuto questanno per loccasione:
Saluto del Presidente Napolitano in occasione della celebrazione del Giorno del Ricordo
Ringrazio vivamente il ministro Riccardi, per aver presieduto alla consegna dei riconoscimenti e
per aver portato non un saluto rituale ma, con profondit di motivazioni, la limpida voce del governo; il Presidente De Vergottini, che nel parlare a nome degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati, ha
in qualche modo evocato - per lo stesso suo bagaglio personale di studioso e di docente - lapporto che gli esuli hanno dato, rientrati in Italia, allo sviluppo e al progresso del nostro paese ; e infine
il Professor Pupo, per lo spessore della sua riflessione storica. I loro interventi hanno composto in
efficace sintesi i motivi ispiratori del Giorno del Ricordo. E la sesta volta che lo celebro qui, e credo
di poter dire che di anno in anno abbiamo sempre arricchito di nuovi punti di vista e di nuovi accenti la scelta della memoria e dellomaggio che il Parlamento ha voluto sancire per legge. Ci siamo riusciti grazie a molti contributi di qualit, e per tutti vorrei ricordare quello che per primo ci
diede una splendida persona, il caro amico scomparso Senatore Paolo Barbi.
Ora, prima di svolgere qualche breve considerazione, desidero anzitutto rinnovare il profondo
sentimento di vicinanza e di solidariet mio personale e delle Istituzioni repubblicane ai famigliari
- che sono con noi oggi - delle vittime delle orrende stragi delle foibe e ai rappresentanti delle Associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia e dellesodo di intere popolazioni.
Impegnarsi a coltivare la memoria e a ristabilire la verit storica stato giusto e importante. Si
posto fine a ogni residua congiura del silenzio - come gi dissi lo scorso anno - a ogni forma di rimozione diplomatica o di ingiustificabile dimenticanza rispetto a cos tragiche esperienze. Dopo
levento di Trieste del luglio 2010 - il concerto della riconciliazione insieme ai Presidenti sloveno
e croato - lo scorso anno ho incontrato a Zagabria e poi a Pola il Presidente croato. Lincontro si
concluso con una dichiarazione congiunta che, richiamando i valori comuni, afferma: In ciascuno
dei nostri Paesi coltiviamo come giusto la memoria delle sofferenze vissute e delle vittime e siamo vicini al dolore dei sopravvissuti a quelle sanguinose vicende del passato. Nel perdonarci reciprocamente il male commesso, volgiamo il nostro sguardo allavvenire che con il decisivo apporto delle generazioni pi giovani vogliamo e possiamo edificare in unEuropa sempre pi rappresentativa delle sue molteplici tradizioni e sempre pi saldamente integrata dinanzi alle nuove sfide della globalizzazione.
Ora - come ha sostenuto il Prof. Pupo nella sua bella e approfondita relazione - le diverse memorie
di frontiera cominciano a conoscersi e a rispettarsi, nella loro insopprimibile soggettivit.

Editoriale
Anche cos si salda una frattura storica, ci si incontra nel comune destino europeo.
Va dunque colta la suggestione del Prof. Pupo che ci invita ad affrontare quella che ha definito la parabola drammatica dellitalianit adriatica allinterno di una visione storica pi larga, che ci consenta
di penetrare in tutta la loro complessit le contrapposizioni e lacerazioni che le nostre aree di confine hanno vissuto nella fase conclusiva della II Guerra mondiale e subito dopo. E tra i drammi di quel
tormento storico ci furono perfino conflitti, che ebbero un costo atroce di vite umane, tra le formazioni partigiane che combatterono dalla stessa parte contro il nazifascismo.
Si, serve ricordare anche per ripensare a tutti i fatali errori al fine di non ripeterli mai pi.
In questa prospettiva e con questi sentimenti mia intenzione, in una prossima gi programmata visita in Friuli, rendere omaggio alle vittime delleccidio di Porzs.
Ci avviamo, come sapete, alla conclusione delle celebrazioni del Centocinquantenario dellUnit
dItalia, e voglio in questa sede ringraziare per la loro presenza a Roma in quella occasione i Presidenti della Slovenia e della Croazia che hanno voluto cos testimoniare la loro amicizia per il nostro
paese e la loro adesione ai princpi e valori democratici su cui poggia la costruzione europea.
la visione europea che ci permette di superare ogni tentazione di derive nazionalistiche, di far convivere etnie, lingue, culture e di guardare insieme con fiducia al futuro. E in Europa che dobbiamo
trovare nuovi stimoli, facendo leva anche sulle minoranze che risiedono allinterno dei nostri Paesi e che costituiscono nello stesso tempo una ricchezza da tutelare, unopportunit da comprendere e cogliere fino in fondo.
Lo dobbiamo tanto alle generazioni che hanno sofferto nel passato quanto alle nuove, cui siamo in
grado di prospettare societ pi giuste e pi solidali, capaci di autentica coesione perch nutrite di
senso della storia, ricche di una travagliata e intensa esperienza di riconciliazione e di un nuovo impegno di reciproco riconoscimento.
Non una volta compaiono le parole: Tito, comunismo e comunisti, per compare nazifascismo. Lo stesso Presidente, in
un altro intervento, per unaltra commemorazione nomina di contro una volta Hitler e due volte il termine nazismo.
Non credo che risulti necessario soffermarsi oltre sulla par codicio dei morti e su come degli episodi che hanno segnato il nostro passato, continuino a segnare il nostro presente e soprattutto una capacit oggettiva di valutazione.
E cosa succede se unAssociazione come la nostra decide di ricordare - non come una pratica da dover sbrigare ma
come atto di testimonianza - la barbarie che ha coinvolto centinaia di nostri compatrioti? Potrete vederlo da voi in
questa rassegna stampa, mentre approfondimenti sono presenti sul portale dellAssociazione.
Di certo Thule non si fatta e non si far intimidire da uno Stato che ricorre a ogni arma pur di silenziare quelle poche
voci che non ripetono il mantra del XXI secolo: democrazia e libert di espressione.
Marco Linguardo

Giorno del Ricordo: incombenza sbrigata

Editoriale

PROSSIMO APPUNTAMENTO

PROSSIMO APPUNTAMENTO

RINNOVAMENTO
Il nuovo portale
http://thule-italia.com/wordpress/
RAGGIUNTI I 100.000 VISITATORI UNIVOCI

Difesa della Tra

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adizione

Difesa della Tradizione

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LApe: ronzio laborioso


Barbara Spadini
sciame che comporta spesso una migrazione, per fondare nuove comunit.
La metamorfosi lattributo specifico dellape, insieme
alla luminosit, che la identifica come identit solare: e,
certo, i raggi del sole vivono nel miele, o nella fiammella
delle candele di cera, fari nelle tenebre di unumanit che
non comprende pi i linguaggi perduti.
Il ronzare dape il suono del mantra, lomphalos del
mondo, la vita stessa, lunione degli elementi e la sintesi perfetta tra individualit e societas, metafora di progettualit e di variegata operosit.
Sembra volerci parlare della Natura ed anche farci riflettere sulla natura di ognuno di noi e sul nostro scopo entro un esistere quotidiano laborioso: e dove il reale, il naturale e il metafisico si incontrano, qui sicuramente c
unape che ronza.
La comparsa dellape sulla Terra certamente anteriore
a quella delluomo: lo dimostrano ampiamente ritrovamenti fossili, come quelli di Gottingen e di Boca, che ci
permettono di datarne lesistenza fin da 35- 40 milioni di
anni fa.
Nel 1921, in Spagna, presso Cueva de Arana (Valencia),
in una caverna, venne ritrovato un graffito che per la prima volta mostrava lape come insetto sociale e testimoniava lutilizzo dei suoi prodotti da parte delluomo. Questo graffito di epoca preistorica, datato al periodo magdaleniano e rappresenta un cacciatore di miele e un nido
dapi.
Dalla Mesopotamia allantica Cina, alle civilt Greca e Romana, lape continua a essere fondamentale per la vita
delluomo.
Nellantico Egitto, ove gi nel 3000 a.C. essa era allevata in
arnie in genere dargilla, lape aveva un senso solare: secondo un mito, infatti, ogni ape era una lacrima di Ra.
Presso Sais, il tempio del dio Neith era detto: casa
dellape; lape era animale sacro anche alla dea Iside; la
sua appartenenza divina, legata al sole e alla vita in questa cultura era sentita come fondamentale, perch i suoi
alveari, costruiti seguendo precise leggi geometriche, la
gerarchia sociale perfetta, finalizzata al benessere collettivo e la produzione del miele, del colore del sole, rendeva lape un essere sacro, esempio e modello per lUomo.
La reciproca dipendenza fiore-ape ne faceva inoltre un
insetto indispensabile, senza cui lesistere della natura e
delluomo stesso sarebbe stato negato.
Nel complesso mondo mitologico della Grecia antica,
lape viene a rivestire un importante significato metasim-

Bernini, La fontana delle api, Roma

Io sono il grembo di ogni bosco,


io sono la vampa su ogni collina,
io sono la regina di ogni alveare,
io sono lo scudo per ogni testa,
io sono la tomba di ogni speranza.
(Da La canzone di Amergin R Graves, La Dea Bianca)
Ogni tanto, quando ho la fortuna di trascorrere un poco
di tempo da sola, vicino allacqua e in una giornata di
sole, incontro il ronzio di unape: piccola, veloce, spesso
carica di polline giallo trattenuto dal dorso peloso, vola
decisa in traiettorie gi determinate, scegliendo i fiori su
cui posarsi e continuando, infaticabile e altera, il proprio
lavoro di raccolta.
Incredibile a dirsi, ma questo microscopico insetto veramente tutto, per la Terra: per i simboli che rappresenta,
per i suoi attributi specifici e per il suo ruolo entro lecosistema, possibile affermare che lape trasforma se stessa
in se stessa, il sole in miele e la Natura in cibo.
Nonostante ci e nonostante il rapporto uomo-ape sia attestato fin dallepoca preistorica, come vedremo in seguito, questalato imenottero appare distante, lontano, misterioso e incomprensibile ai pi, oltretutto temuto per la
sua puntura e per questo schivato.
Celebrato nellarte, nella letteratura, nel mito e nella spiritualit di ogni popolo della terra, poich diffusa in tutto il
mondo, lape animale archetipico di femminilit feconda e simboleggia il sole, la via, la trasformazione, la laboriosit e soprattutto la casa e la comunit, quella entro
la quale il destino di uno determina quello di tutti.
Animale solido, apparentemente privo di ogni velleit,
invece creativo e dedito al viaggio consapevole, in uno
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LApe: ronzio laborioso

bolico. Identificata dalle fonti antiche cos gi in Esiodo


e Semonide come proiezione della donna virtuosa e di
retti princpi; sulla scorta di osservazioni di carattere paraetologico che sono ben documentate nei trattati di biologia antica, questo insetto laborioso e parco si trasforma in
un nitido vettore del mondo femminile e delle chiavi funzionali ad esso riconducibili. Proprio il miele, daltra parte, costituisce per il mondo dellantichit un elemento essenziale e insostituibile non solo da un punto di vista alimentare ma anche in una prospettiva medica e rituale.
proprio in virt di questo particolare percorso che intorno allape, al miele e al favo vengono a organizzarsi complesse tradizioni mitiche e/o cultuali di fondamentale importanza per la comprensione di molte dinamiche sacrali di natura prevalentemente ctonia.
Da questaffermazione, va detto che anche per i Greci
lape era legata al sacro: essi chiamavano le api uccelli
della musa, in quanto attribuivano loro il potere di conferire il dono delleloquenza, raddolcendo la parola.
Lape era sacra ad Artemide nel suo ruolo di ninfa orgiastica e, in quanto simbolo di produttivit, era identificata anche con la dea greca Demetra e con le romane Cerere e Opi.
Nella religione ellenica Zeus talvolta chiamato Melisseo
(uomo-ape), perch da piccolo era stato nutrito dalle api,
cui aveva poi donato il colore delloro.
Narra il mito che Melissa fosse una ninfa: Il suo nome
collegato al termine mli (miele) e mlissa ha il significato di produttrice di miele e quindi anche di laboriosa come unape.
Alcuni miti narrano la storia di Melissa: il primo ci racconta che ella ebbe lincarico di allevare il dio Zeus fanciullo,
nascosto sul monte Ida dalla madre Rea per sfuggire al
padre Crono, il quale divorava tutti i suoi figli neonati per
evitare di essere un domani spodestato da uno di loro,
come aveva predetto un oracolo.
Melissa ebbe il compito di nutrirlo con il miele, coadiuvata dalla capra Amaltea, che lo allattava.
Melissa cur anche Amaltea quando il dio bambino le
spezz per errore un corno, che poi divenne la cornucopia.
Melissa, per la sua caratteristica di nutrice e sostituta della madre, fu definita vergine Dea, autogenerativa, proprio come le api che possono riprodursi senza lunione
sessuale con il maschio.
Quando Zeus crebbe, per ringraziare la principessa delle sue amorevoli cure, decise di liberarla del suo corpo di
donna mortale, trasformandola in ape.
Si racconta anche che le api chiesero successivamente a
Zeus di poter avere un pungiglione per difendersi dagli uomini che rubavano loro il miele. Zeus non grad la
loro richiesta, ma le accontent, avvertendole che luso
del pungiglione sarebbe stato pagato con la vita.

Secondo un mito correlato, Melissa fu amata poi dal dio


Apollo, che trascur per questo il suo compito di auriga,
o portare del carro del sole: per averlo distratto fu punita
e quindi trasformata in ape: Apollo divinit complessa
nei suoi attributi, sintesi, come spesso accade nel mondo
greco, di forti contraddizioni, Dio della cetra e dellarco,
Dio ora della luce, del sole, ora delle tenebre e della morte. Quindi, questa connessione Ape e Apollo non casuale, ma ci propone la persistenza, in et imperiale, negli
strati profondi del segno ape, di quei significati di vita e
morte associati allinsetto nellet pi arcaica e pi remota della storia della cultura umana.
Un terzo mito ci tramanda che Melissa era una Sacerdotessa sacra alla dea Demetra, depositaria delle segrete conoscenze e dei sacri riti misterici della Dea, sui quali aveva giurato di mantenere lassoluto silenzio. Infastidita da un gruppo di curiose, che la istigavano a rivelare i suoi saperi, neg senza mai cedere, fino a quando le
donne, deluse e infuriate, la uccisero facendola a pezzi. La
Dea vide ci che era accaduto e trasform il corpo straziato della sua amata figlia in uno sciame lucente di api, che
si lev leggero e vol verso linfinito per ricongiungersi a
Lei. Le sacerdotesse della grande dea madre Demetra a
Eleusi erano proprio chiamate api. Le sacerdotesse dei
Misteri di Eleusi, riti misterici che si celebravano nel santuario di Demetra, erano chiamate melisse, poich formavano una comunit intelligente e operosa, lavoravano
per il bene della comunit stessa e preparavano lambrosia, bevanda a base di miele. Nella lingua greca, la parola ape la medesima anche per sacerdotessa e la stessa pizia, la profetessa di Delfi, era chiamata lape delfica.
Per migliaia di anni il procedimento della fermentazione
del miele selvatico di queste sacerdotesse stato il balsamo delle loro comunit e, oltre ad avere, propriet antibatteriche antisettiche e antimicotiche, poteva portare a
uno stato di estasi.
I greci antichi ritenevano che le api fossero nate spontaneamente da cadaveri di animali, e che perci simboleggiassero la resurrezione e la rinascita: per questo le veneravano ritenendole sacre messaggere, latrici di preghiere
dalla Terra al Cielo.
Per questo motivo ogni prodotto da esse creato veniva
considerato come un dono degli dei.
La credenza della nascita da un cadavere deriva da un
mito, quello di Aristeo, figlio di Apollo e di Cirene. Egli, innamorato della bella ninfa Euridice, la rincorre. Vistasi inseguita dal giovane pastore, fugge in un bosco, dove viene morsa da un serpente e muore. Per vendicarne la morte, le ninfe della dea Maia fanno perire tutte le api di Aristeo.
Infelice e smarrito il giovane chiede consiglio al dio Proto, che gli suggerisce di sacrificare un torello, dalla cui
interiora, dopo alcuni giorni, uscir un nuovo sciami di
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api.
Molto variegata e complessa la celebrazione dellape
entro la letteratura greca, segno dellimportanza rivestita dallapicoltura nelleconomia di questa civilt: dalla letteratura greca si ricavano varie e vaste informazioni, fra
le quali le pi antiche sono quelle contenute nei poemi omerici, che ci hanno lasciato ampie tracce di miti e
tradizioni arcaiche ove lape: assunta prevalentemente come significante simbolico di significati appartenenti
alla sfera cosmica e religiosa: nascita, morte, rigenerazione, terra; signora del tempo e delle metamorfosi.
Tuttavia anche in Omero si attestano, legati allape: significati di virt e di attitudini che ne riconducono limmagine da una sfera cosmica ad una umana: in Il. XII vv.
167-170 leggiamo che le api non abbandonano la concava casa e, sostenendo lassalto dei cacciatori, combattono per i figli; sono quindi come guerrieri che difendono i
beni di pi alto valore per la societ Achea.
La simbologia dellape sembra poi seguire levoluzione dei costumi e dei valori e, da emblema di un mondo
eroico, ecco che in un testo del VII secolo a. C. si propone
come esempio di domestiche virt indossando, per cos
dire, vesti femminili.
Di questo mutamento di significato resta traccia nel testo
del poeta Semonide, autore di una curiosa composizione nota come Satira delle donne.
In questo poema luniverso femminile diviso in dieci categorie, ciascuna sotto il segno di un animale o elemento naturale: nove sono caratterizzate da un vizio (la donna sordida discende dalla scrofa, la scaltra dalla volpe, la
volubile dal mare, ecc.), mentre la decima la donna perfetta, da sposare: vero scrigno di domestiche virt, quella che Zeus cre dallape: non conosce biasimo, produce benessere nella sua casa, invecchia amata accanto allo
sposo che ama, dopo avergli dato figli nobili e belli: non
ama chiacchiere e discorsi lascivi, la pi saggia e la migliore tra tutte le donne.
A celebrazione delle straordinarie attitudini attribuite
allape, ci sono pervenuti altri due testi: nel primo, il secondo Inno dedicato ad Apollo del poeta Callimaco, si
sostiene lideale poetico di un componimento breve e
limpido, contro la moda diffusa del lungo poema, e si risolve il concetto estetico in una immagine: il lungo poema paragonato ad un fiume fangoso, la poesia breve invece ad una sorgente limpida e pura da cui le api attingono lacqua goccia a goccia.
In questa metafora lape rappresenta dunque il poeta e
la sua industriosit paragonata alla pi raffinata creativit intellettuale.
Un altro testo approfondisce il legame ape-architetto:
Pausania nella sua Periegesi recupera un mito antico, raccontandoci che in Delfi il secondo dei cinque templi dedicati ad Apollo fu costruito dalle api con cera e ali.

In questi due testi ribadito il legame sacrale tra lape


ed il dio Apollo, la cui sacerdotessa, la Pizia oracolare, era
chiamata come visto Melissa, Ape .
Ancora, nellIppolito di Euripide, leroe offre ad Artemide
una corona di fiori che proviene da un prato incontaminato, dove il pastore non osa pascolare il suo gregge e
in cui solo lape pu accedere, in quanto luogo di grande purezza.
Numerosissimi sono altri esempi legati alle api, presenti
nella simbologia e mitologia dellantica Grecia, ove essa
rappresentava il lavoro e lobbedienza. La statua della
Diana di Efeso, per esempio, mostra la dea circondata da
diversi animali, tra cui le api.
La dea Cibele era rappresentata come ape regina, perch
i suoi sacerdoti si castravano per diventare suoi sposi, cos
come il fuco castrato dallape regina durante laccoppiamento. Inoltre, il mito racconta che, al solstizio destate, Cibele avesse imprigionato il suo amante, il giovane
dio Attis che in un primo momento aveva ricambiato il
suo amore, ma che in seguito sinnamor della ninfa Songaride nellerica, i cui fiori erano considerati prediletti
dalle api.
Lorigine della conoscenza scientifica sullo studio delle
api risale a 300 a.C. con Aristotele, che osserva le api e ne
tratta in almeno tre opere: La storia degli animali, Trattato della generazione e Le parti degli animali.
Lape scrive Aristotele: un insetto a sei zampe e ha quatto ali formate da membrane senza liquidi e tegumenti.
Le ali, una volta strappate, non ricrescono pi.
Aristotele distingueva poi le api in tre classi: i re (regine),
le api (operaie) e i fuchi. Egli pensava che le regine generassero le operaie e le operaie generano i fuchi, ai quali non riconosce alcuna funzione, basandosi sul presupposto che lape-Melissa avesse la propriet di essere autogenerativa.
Aristotele fu anche il primo a osservare il comportamento delle api bottinatrici che non volano da un fiore di una
specie al fiore di unaltra, ma volavano: da una violetta a una violetta, senza mai alcuna mescolanza prima di
tornare allalveare. Questo comportamento alla base
dellimpollinazione incrociata che lape assolve in modo
straordinario, favorendo produzioni agricole e varietali
(biodiversit).
Un ultimo e interessante aspetto dellape entro la ritualit greca riconducibile a Creta, dove sembra si costitu un collegio leggendario, un circolo sacerdotale sciamanico femminile, detto delle Menadi, composto di donne che sapevano soggiogare i serpenti e addomesticare
le api.
Si narra che le Menadi avessero carpito il segreto della
fermentazione del miele per preparare una bevanda sacra, utilizzata per officiare rituali estatici. Gli ingredienti di
questa bevanda erano a un tempo sacrali, nutrienti e tra14

LApe: ronzio laborioso

sformativi, utilizzati dunque per comunicare attraverso


visioni con il mondo divino.
Questaspetto permetterebbe una comparazione con
analoghe prerogative sacrali della spiritualit nordica
(idromele).
Ricordiamo dapprima che le api erano viste come affioranti sulla terra da un sotterraneo mondo incantato, dove
vivevano insieme alle fate.
Si riteneva che esse possedessero virt profetiche, per
questo se ne osservava il volo per divinare e determinare il futuro.
Le api, inoltre erano le portatrici del fuoco divino: anche
qui la simbologia solare evidentissima e legata certamente al colore del miele, base per la bevanda di Odino,
lidromele.
Presso i Celti il miele aveva un ruolo fondamentale, era
utilizzato dai druidi per preparare i medicinali e lidromele, bevanda sacra utilizzata durante molte cerimonie e
matrimoni. Allevavano le api in tronchi cavi o in alveari
fatti di corde di canapa o paglia, al limitare delle foreste.
I Celti consideravano le api messaggere degli Dei, simbolo di perfezione, saggezza e immortalit dellanima poich in possesso di una conoscenza segreta derivante direttamente dallAldil e legate al futuro.
Antiche leggi druidiche irlandesi, note come le Leggi di
Brehon, proteggevano le api e gli alveari e sullisola di
Man rubare api era considerata unoffesa capitale.
Lalveare stesso, era considerato il simbolo di una comunit ideale e questa immagine di perfezione era riproposta nelle tombe-alveari o nelle camere iniziatiche. Alcuni
esempi di queste strutture sono a Newgrange e a Dowth
in Irlanda, considerata tradizionalmente la terra del miele.
Nella tradizione gallese troviamo unarpa conosciuta
come Teillin, abbreviazione o forse corruzione di an tseillean cio unape. In una delle pi antiche triadi bardiche
gallesi, le Trioedd Ynys Prydein, si racconta che uno dei
nomi dellIsola di Prydein fu Isola del Miele, sottolineandone cos limportanza.
Ottenuto dalla fermentazione di una mistura di acqua e
miele, lidromele la pi antica bevanda alcolica attestata nel lessico comune indoeuropeo (VILLAR 1996, cap. 4).
La fermentazione era forse in alcuni casi aiutata dallimpiego di lievito ed era frequente laggiunta di erbe aromatiche (timo, rosmarino, ginepro, chiodo di garofano,
lavanda, menta, valeriana celtica...) secondo il clima e la
disponibilit. La parola indoeuropea originaria ricostruita, *medhu, presente come radice in tutte le principali lingue, dal sanscrito allavestico, al tedesco, ma non nel
latino. Lampia diffusione di questa bevanda nellEuropa
preistorica, e soprattutto nelle pianure settentrionali e
orientali, presumibilmente legata alla possibilit di realizzarla anche in aree climatiche fredde che non consenti-

vano la viticoltura o sufficienti surplus di cereali.


Nella mitologia indoeuropea lidromele la bevanda tipica dellaldil, nel mondo celtico come in quello germanico fino al Beowulf, prima opera della letteratura anglosassone, dove la bevanda degli dei, concetto originato
dalla mitologia greca.
Nellepica dellUlster, Medb, regina del Connacht nel
Tin B Cuailnge, una divinit evemerizzata (descritta
nel mito come una persona normale) e il suo nome costruito su quello dellidromele, mead. Probabilmente in
connessione a questi aspetti lape e il miele sono in molte culture mediterranee ed europee simboli di immortalit. Nella mitologia indo-europea, nel mondo celtico
come in quello germanico questa bevanda unisce dunque la sacralit dellape, quale animale messaggero celeste che trasforma il sole in miele, e la sacralit dellacqua
vista come la linfa vitale che scorre nelle vene della madre terra, rendendo lidromele sacro presso i Celti, come
essenza del divino nellunione fra cielo e terra.
Nella ricchissima tomba del principe hallstattiano di Hochdorf, nel Baden-Wurttemberg, databile alla seconda
met del VI secolo a.C., la grande abbondanza dimportazioni e la presenza di un grande letto con spalliera decorata a sbalzo secondo lo stile delle situle dellarea golasecchiana, e dunque presumibilmente realizzato da un
artigiano proveniente da questambito culturale e territoriale, si associava con un eccezionale corredo potorio
composto da un corno in ferro ed otto corni di toro selvatico oltre che da un grande calderone in bronzo con quattro figure leonine, di produzione etrusca o magnogreca,
della capacit di 500 l, riempito per tre quarti con una
bevanda che aveva lasciato un consistente deposito sul
fondo. Le analisi hanno dimostrato (BIEL 1985, pp. 129130) che tale bevanda era stata preparata con lutilizzo
di miele locale, prodotto da differenti alveari: il rapporto
quantitativo determinabile era tale da escludere in qualsiasi modo lutilizzo di un vino aiutato nella fermentazione con laggiunta di miele (il cosiddetto mulsum dei latini, molto diffuso per conferire ai vini, soprattutto bianchi,
una certa spumosit) e da qualificare al di l di qualsiasi
dubbio il contenuto come idromele. presumibile che la
scelta di tale bevanda nella tomba di un ricchissimo principe hallstattiano del bacino del Reno fosse collegata alla
valenza simbolica dellidromele, cui si gi accennato, e
non solo alla scarsa disponibilit di vino dimportazione,
greco o etrusco, ma in questa sede tale dato interessa per
iscrivere a livello teorico lidromele tra le potenziali bevande della coeva cultura di Golasecca. Daltra parte, con
le dovute riserve, ci sono precisi indizi che permettono di
considerare abbastanza trascurabile il ruolo dellidromele nel consumo corrente dellarea golasecchiana tra VI e V
secolo ed anche nelle deposizioni tombali. Il primo dato
viene dallosservazione generica che facile constatare
15

come la diffusione di vino e birra di qualit (birra scura,


definita spesso nelle fonti classiche come vino dorzo)
tenda nel mondo antico a ridurre progressivamente lutilizzo dellidromele, meno gustoso, dallaroma pi variabile, pi difficile da conservare e meno forte e, come vedremo, diversi riscontri provano la diffusione di vino, e birra
nella cultura di Golasecca. Il secondo dato pi indiretto:
lidromele viene descritto nellepica indoeuropea come
spumeggiante e lutilizzo di corni potori o di bicchieri alti
e stretti ben si adatta alla conservazione delleffervescenza, che anche con impiego di molto miele, come ad Hochdorf, non comunque paragonabile a quella della birra o dei nostri spumanti moderni, forse non cos lontani
da alcune variet di vino nel mondo antico.
Nel mondo nordico, lape, associata al nettare degli dei di
matrice greca e dunque allidromele di Odino, diviene anche animale simbolo della vita operativa, contraria al lusso e alla mollezza: per questo motivo, nel folklore tedesco
la giovane sposa veniva messa di fronte ad un alveare, a
testimoniarne la purezza e la laboriosit.
Notevoli sono i riferimenti allape nel mondo romano, fin
dalle origini legate a retaggi sacro-culturali greci. Qui basti ricordare i suggestivi componimenti poetici di Virgilio, che mettono a fuoco come, anticamente, si ritenesse il miele, cibo divino donato dagli dei alluomo, fosse
un pulviscolo magico vagante nellaria e che si posasse
spontaneamente sui fiori, raccolto dalle loro corolle. Virgilio, per questo, lo appella come dono della rugiada.
Esso era usato nei riti di propiziazione e magia, soprattutto in quelli legati alla prosperit, alla fertilit e allamore,
e nei riti di purificazione, spesso mescolato al latte. Era offerto agli di quale ringraziamento, per consacrare gli uomini e le donne sacre, per benedire i templi e scacciare gli
spiriti maligni.
Il miele era quindi usato nei momenti di celebrazione dei
passaggi fondamentali della vita: nascita, matrimonio,
consacrazione e morte.
Quando nasceva un bambino, veniva offerto miele per
dargli il benvenuto, garantirgli buona salute e allontanare i demoni. Nelle cerimonie nuziali il miele era offerto in
dono come cibo ed era spalmato sulla soglia di casa della nuova coppia. Da questusanza ancora oggi persiste il
modo di dire luna di miele.
Il miele nellantichit era lunico dolcificante noto: cos
lape, sua produttrice, era ritenuta preziosa.
Per questo motivo nel mondo greco, come gi visto, era
viva la sua connessione al tema della bugonia, ovvero
dellorigine della vita in questo caso lo sciame da carcasse di animali sacrificati, di solito buoi, come indica il
nome, ma anche leoni. Gli episodi pi noti sono narrati
proprio da Virgilio nelle Georgiche (IV, 528,-558) e ripresi da Ovidio nei Fasti (I, 363-380), e dallAntico Testamento (Giudici, 14,14).

Virgilio nelle Georgiche afferma che le api: hanno una


parte della mente divina e il respiro delletere. Lo stesso
poeta, nellEneide, paragona le api alle anime che volano
presso il Lete, come una moltitudine ronzante, del tutto
simile a uno sciame.
Le api erano considerate anche simbolo di purezza e di
castit: Virgilio le considera immuni dal piacere e per questo generavano senza doglie. Vista anche come messaggera tra i due amanti, lape rappresenta simbolicamente
il legame di purezza e di fedelt che deve stringerli luno
allaltro: una volta infranto tale legame, lape stessa che
pu svolgere il ruolo di punire il reo.
Lape odia ogni forma di sporcizia, sia nello scegliere ove
posarsi, sia nella perpetua opera di pulizia dellalveare: Virgilio e Plinio affermano in virt di tale caratteristica che lapicoltore deve allontanare da esso ogni fonte di
cattivi odori. Un essere metaforicamente ed esistenzialmente pulito, va tenuto fuori dal fango, e non mescolato alle esperienze comuni.
Plinio il Vecchio ammirava lape e lorganizzazione della
sua casa, lalveare; lo stesso Cicerone la lodava per la sua
laboriosit indefessa.
Lape era anche simbolo di coraggio, per la sua determinazione nel difendersi dagli aggressori.
Nel tempo lape fu investita anche da una simbologia negativa: nellAntico Testamento le api sono assimilate alle
mosche quali insetti fastidiosi, dei quali il Signore annuncia uninvasione: Avverr in quel giorno: il Signore dar
un fischio alle mosche, che sono allestremit dei canali
dEgitto e alle api che si trovano in Assiria. Esse verranno e
si poseranno tutte nelle valli ricche di burroni, nelle fessure delle rocce, su ogni cespuglio e su ogni pascolo(Isaia,
7, 18-19). Mi hanno circondato come api, come fuoco
che divampa fra le spine, ma nel nome del Signore li ho
sconfitti (Salmi, salmo 118, 11).
Il Padre della Chiesa Euticherio di Lione le paragona alle
persone malvage ed iraconde che hanno: il miele in bocca ed il pungiglione nascosto nella coda. [] Parlando infatti nutrono con un dolce miele e in pari tempo feriscono con il pungiglione.
Nellimmaginario cristiano, per, lape simbolo positivo:
SantAmbrogio paragon la Chiesa a un alveare mentre
San Bernardo di Chiaravalle considerava lape quale simbolo dello Spirito Santo. Leloquenza, poi, di certi predicatori fu spesso assimilata alla dolcezza del miele e proprio
questa caratteristica serv anche per dare unidea concreta dellinfinita clemenza di Cristo; allo stesso modo in
cui il pungiglione sembr adatto a simboleggiare il castigo divino nel momento del Giudizio Finale. Nei secoli, lape divent anche uno dei simboli della Vergine Maria. Quindi, nel simbolismo cristiano, le api rappresentano leloquenza e la diligenza (...). Non stupisce quindi che
anche liconologia cristiana abbia considerato molto po16

LApe: ronzio laborioso

sitivamente la figura simbolica dellape. San Francesco di


Sales paragona, nel suo Trait de lamour de Dieu, lanima
delluomo nel corso della sua vita terrestre ad unape paragone gi formulato nel testo Vitis mystica, attribuito a
San Bernardo e ripreso da Rudolf Steiner.
Allo stesso modo, nelle culture orientali, le api sono sempre state associate alla purezza, rappresentando lanima.
Gi gli antichi Babilonesi (1600 a.C. circa) veneravano il
dio Mithra rappresentato come un leone che teneva nelle sue fauci unape. Ape, infatti, nella lingua locale, si pronunciava Dabar e Dabar era anche il termine per indicare la Parola (divina).
Lo stesso termine sar utilizzato anche dagli antichi
ebrei per invocare il Messia. In ebraico, la parola che indica lape, Dbure, ha origine dal termine Dbr, ossia discorso: tra i primi credenti ebrei, le api simboleggiavano
leloquenza e lintelligenza. La Torah afferma, infatti: Lo
spirito delluomo la candela del Signore.
Kama, il dio hindu dellamore, raffigurato con una corda darco fatta di api. Nellarte ind: Vishnu viene ritratto
come unape posata su un loto e Shiva come unape sopra un triangolo. Le antiche dee mediterranee delle api in
Egitto, Mesopotamia, Grecia e Roma sono connesse con
la dea indiana Hindu: Brahmari Devi, la dea delle api, nelle sue connessioni con gli insegnamenti inerenti i chakra. Questi sette reami della coscienza emanano dal primo suono il pulsare del tamburo cosmico il battito del
cuore della Dea. La Maha Devi (o Grande madre), la Kundalini, si manifesta in forma di suono come unape regina
(Brahmari Devi) circondata da nuvole di api ronzanti.
Se Visn, Krishna e Indra sono chiamati Madhava (nati
dal nettare) e sono spesso raffigurati con unape, il ronzio delle api nellalveare , quindi connesso con la profezia oracolare femminile e luso dei mantra. Infatti, il sacro OM, strumento della pratica religiosa e meditativa induista, se correttamente intonato, d origine a un suono molto simile al ronzio delle api. Questo mantra e il suo
suono, sono collegati allomphalos, il centro, il grande alveare, la sede dellenunciazione sacra e della vibrazione
ronzante della vita.

Anche nellaraldica troviamo le api nel blasone dellAbbazia di Ntre Dame de Melleray; tre api campeggiano anche su sfondo azzurro nello stemma dei Barberini, riprese nella famosa fontana del Bernini a Roma, scolpita su richiesta di Papa Urbano VIII (Maffeo Barberini) e oggi posta allangolo di Piazza Barberini con Via Veneto.
Qui lape simbolo di sovranit ed era ricamato quale ornamento del mantello dei re francesi: addirittura trecento sul mantello di Childerico I trapuntate doro. Anche Napoleone se ne fece cucire una sul mantello quando venne incoronato imperatore.
Sino alla met del cinquecento si suddividevano ancora
le api basandosi sulla loro ferocia o laboriosit, a seconda se provenissero dal ventre di un bue (mansuete e laboriose) o da quello di un leone (eccessivamente aggressive); due secoli dopo il medico Jan Swammerdam mise
a punto delle tecniche di osservazione ben pi scientifiche ed i sui studi furono pubblicati, dopo la sua morte,
in Biblia Naturae (1737-1738). Swammerdam fu il primo
a scoprire il sesso femminile della regina, produttrice delle uova di tutta la colonia e il sesso maschile dei fuchi. Egli
non scopr, tuttavia, che le operaie erano femmine con le
ovaie atrofizzate e pens che fossero di sesso neutro. La
sua fu unopera importante perch descrisse, primo dopo
Aristotele, tutte le parti anatomiche dellape.
Raumur nel 1734 pubblica Memorie per servire alla storia degli insetti (1734-1742), dando un rilevante contributo riguardo lanatomia e il comportamento delle api.
Nel XX secolo Karl Von Frish con gli studi sul comportamento delle api, ha scoperto e interpretato la danza di
orientamento delle api. Osservando due tipi di danze circolari con cui le api segnalano alle compagne la direzione
e la distanza del luogo in cui hanno individuato il cibo.
Oggi sappiamo che lape un insetto sociale e specializzato, che vive in perfetta simbiosi con il mondo vegetale. Sappiamo che Il suo ruolo dimpollinatore alla base
della sopravvivenza delle principali specie di piante, del
mantenimento della biodiversit, della produttivit in
agricoltura, in definitiva alla base della vita umana. Senza api, quindi, non ci sarebbe frutta, erba nei campi, alberi nei boschi, ossigeno nellatmosfera.
Sappiamo anche che lape vive in una societ di tipo matriarcale ed un insetto a metamorfosi completa, come
sappiamo che ogni colonia suddivisa, gerarchicamente, in tre caste: la regina, i fuchi e le operaie. Ogni alveare ha ununica regina, che nasce da un uovo deposto dalla regina precedente, di cui occuper il posto. La regina
allevata in una speciale cella del favo, viene alimentata con pappa reale ed accudita con grande attenzione.
Il fuco, il maschio dellalveare, ha come unica missione
quella di fecondare la regina. Le api operaie, invece, svolgono tutte le attivit necessarie al buon funzionamento
della colonia, dalla ricerca del polline, alla difesa dellalve-

Stemma della
Famiglia Barberini

17

are; dallaccudire le larve, alla costruzione del favo.


Sappiamo inoltre che lattivit dellalveare segue il ritmo
delle stagioni, in primavera le api incominciano a pulire
larnia, trasportano fuori i cadaveri delle compagne, morte durante linverno, eliminano il polline e il miele ormai
vecchi, riparano i favi rovinati, e puliscono le celle che serviranno alle nuove covate Inoltre, sempre in primavera,
avviene la sciamatura, cio labbandono dellalveare da
parte della regina per creare una nuova colonia, lasciando il suo posto a una nuova regina. In estate avviene la
raccolta del polline, mentre in autunno si preparano per
il riposo invernale.
Abbiamo imparato che le api sono indicatori biologici
della qualit dellambiente in cui viviamo e che attualmente rappresentano una delle emergenze ecologiche
in corso. Oltre al ruolo diretto nella produzione del miele, le api contribuiscono alleconomia per 165 milioni di
sterline allanno solo nellInghilterra per la produzione di
frutta e verdura. Il maggior produttore di miele lArgentina che ha ridotto per del 27% le sue 75.000 tonnellate
annue. Negli Stati Uniti (-25% degli alveari nel 2008) e nel
resto del mondo le api stanno diminuendo, mentre In Italia nel 2007 sono morte il 50% delle api, persi 200.000 alveari e 250 milioni di euro nel settore agricolo.
Le api muoiono per varie cause: mutamento climatico,
antagonisti naturali, uso indiscriminato dei pesticidi. Gli
alveari si spopolano per il fenomeno del CCD (Colony
Collapse Disorder). In vari paesi, i regolamenti fitosanitari
e le autorizzazioni alluso dei fitofarmaci impongono, da
decenni, vincoli ai trattamenti fitoiatrici al fine di tutelare
lattivit delle api e degli insetti pronubi in generale. Uno
dei vincoli di maggiore ricorrenza per molti principi attivi
il divieto di eseguire trattamenti, anche non insetticidi,
nel corso della fioritura.
Una ricerca effettuata in Canada conferma che il numero di api e lattivit dimpollinazione si riducono enormemente nelle coltivazioni OGM. Tale effetto dovuto alle
tossine che gli OGM emanano, causa della morte gi avvenuta di molte famiglie di api nel mondo.
Tutto questo scientificamente risaputo, ma per ora
serve a poco, nonostante il grido dallarme che la Natura
ci invia con la lenta e progressiva scomparsa di questi insetti, indicatori di salute per Gaia.
La lettura scientifica dellesistenza non sta aiutando quindi luomo a modificare il proprio stile di vita quotidiano e
la perdita della lettura simbolica dellesistere mette in crisi anche linteriorit umana, che non sa pi sentire nel
ronzio dellape alcun richiamo al miglioramento.
Lape la fonte stessa dellispirazione del labor iniziatico: essa trasformatrice lenta per eccellenza: tramuta
se stessa con il processo della metamorfosi da uovo a larva, da larva a insetto; tramuta il giallo polline in ambrato
miele; doro composta, baciata dal sole per tutta la sua

esistenza, seguendone i raggi in un atavico richiamo


per non perdere mai la direzione, riproponendo i riflessi
solari nelle mille sfumature del miele.
Lavora tutta una vita entro un viaggio continuo di andata e ritorno dalla propria casa, che mantiene linda, cooperando con dedizione disinteressata a unopera comune,
quella di giovare alla propria comunit di pari.
Libera di scegliere, sciama col gruppo che ritiene migliore, rinnovando se stessa e la propria esistenza in un viaggio differente.
anche rinascita continua, fatta di tenebra invernale
quando sparisce dalla scena della Natura e di luce, quando ritorna a ronzare in primavera, col nuovo sole.
Tutto questo entra a far parte del mondo esoterico, con
chiari significati per lalchimia spirituale che a chi comprende mostra nellape lanima, unanima in viaggio, nel
cambiamento continuo, nel ronzio laborioso, nellopera
infaticabile, nellarmonia con i propri simili.
Lape diviene colei che viaggia su sentieri di luce, esemplificandosi in una candela, la cui cera si trasforma in
fiamma.
Interessante da parte di Collodi, evidentemente ottimo
conoscitore di se stesso e dellermetico senso del vivere,
mostrarci il vero significato dellape, sintetizzato nel capitolo XXIV del libro di Pinocchio: nel suo viaggio iniziatico, il nostro burattino dopo aver invano nuotato per tutta
la notte in acque oscure alla ricerca del suo babbo, arriva
sul far del giorno allisola delle api industriose, entrando
per un lungo sentiero nel paese omonimo. Un villaggio,
questo, abitato soltanto da persone laboriose, operose,
che considerano il lavoro come un valore fondamentale.
qui che Pinocchio ritrova la sua fata multiforme, divenuta brava donnina: colei che saggia conduttrice della
casa, colei che attinge lacqua alla fonte, colei che imbandisce la tavola e cucina manicaretti semplici: pane imburrato, cavolfiore, latte e caff, confetti al rosolio.
Ecco lape dei miti greci attualizzata nella signora e regina
della metamorfosi, la fata turchina, mamma, amica, coscienza, modello, esempio, dolcissima e pura guida.
Unape ronza, nello spirito di ognuno di noi: questo ronzio si vorrebbe fosse in grado di risvegliare la coscienza
umana al rispetto della Natura; al ritrovare legami comunitari tali da rendere la cooperazione non solo un concetto; al lottare ed anche morire per difendere la nostra casa,
la nostra radice, la nostra idea, qualunque essa sia; al non
essere troppo rigidi nelle nostre posizioni, sapendo anche sciamare elasticamente altrove quando un cambiamento si impone; al trasformare noi stessi entro progetti
costruttivi; al ripulirci intimamente, allontanando il pantano dellerrore o i profumi troppo forti delle facili illusioni; allessere sovrani di noi stessi, seguendo la nostra direzione , senza lasciarci deviare da quanto non nella nostra natura; al cercare sempre di essere miele per gli altri,
18

LApe: ronzio laborioso

Fattore R. (2004), Feste pagane, Macro Edizioni.


Graves R. (2009), La Dea Bianca. Grammatica storica del
mito poetico, Adelphi.
Morel C. (2006), Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze, Giunti.
Noble V. (2005), La dea doppia, Venexia.
Olivero G., Giacosa M. (1981), Api e apicoltura, CLESAV.
Taraglio R. (2001), Il vischio e la quercia: la spiritualit celtica nellEuropa druidica, Edizioni lEt dellAcquario.

naturalmente semplici nella parola, nellazione e soprattutto nel pensiero.


Bibliografia
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Arkeios, Roma, 1995,
Alfredo Cattabiani, Volario, Mondatori, Milano, 2000
Claire Preston, Le Api. Storia, mito e realt, Orme edizioni 2011
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Carr Gomm P., Carr Gomm S. (2001), Loracolo dei druidi.
Lavorare con gli animali sacri della tradizione celtica, Il Punto dIncontro.
Cirolt J.E. (2004), Il libro dei simboli, Armenia.

Sitografia
www.ynis-afallach-tuath.com
www.terranauta.it/a836/pianeta_gaia/le_api_affascinanti_animaletti_della_mitologia.html
www.cartantica.apiinarte

Unaltra opera della nostra Veronica Piu dedicata allApe, oltre a quella dispirazione per la copertina

19

Geopolitica

Geopolitica

Le prospettive della resistenza


nazionalista ungherese
Gabriele Gruppo
to lEuropa sul crinale del baratro, s sviluppato nel corso
di questo tumultuoso periodo storico, in cui ben pochi si
sono resi conto del pericolo verso cui eravamo indirizzati
dalle nostre classi dirigenti, e che oggi non riesce ancora
a trovare uno sfogo concreto, capace di superare la sterile protesta fine a se stessa.
In particolare i popoli dellEuropa occidentale sembrano
ancora sospesi in una sorta di limbo emozionale; divisi tra
la paura verso un futuro non pi supportato da delle certezze e un presente costellato dalle prime avvisaglie della valanga che presto ci travolger.
Le manifestazioni di protesta verso gli effetti della crisi
economica, e contro coloro che ancora detengono immeritatamente la guida delle nazioni europee, sono confusionarie, umorali, sovente appannaggio di circoscritte
classi sociali o singoli settori produttivi; mai esse rappresentano lintero corpo organico delle comunit nazionali.
Lopposizione alle politiche suicide delle lite democratiche, che intendono sostanzialmente mantenere lEuropa
in uno status di sudditanza verso i mercati finanziari, risulta sterile, e quandanche assume gli aspetti di un confronto duro, perfino violento, esso sesaurisce in fretta. Un
fuoco di paglia sovente affidato a frange giovanilistiche
nullafacenti e inconcludenti; degne figlie di questOccidente privo di forza vitale.
Cosha di diverso lUngheria cercheremo di riassumerlo
nel modo migliore. Nella speranza che lesempio che noi
traiamo da questa nazione, sia fonte di sprone per coloro
che ancora sentono ben viva la sensazione che nulla sia
ancora perduto, e che il destino dellItalia e dellEuropa
non sia ancora stato scritto.
Una grande tempesta pu iniziare da un primo esempio.

Premessa
Questarticolo si distanzia, per toni e forma, dallusuale stile utilizzato nel trattare tematiche di politica estera
e geopolitica, in ragione del soggetto qui proposto e di
quello che riteniamo sia giusto fare nellambito dellopera divulgativa di questa rivista; in relazione al nostro essere non asetticamente neutrali ma portatori in primo luogo di una visione del mondo chiara, e ideologicamente
fondata su principi determinati.
Sicuramente saremo smaccatamente di parte nella presente opera. In quanto non possiamo, e non vogliamo,
porre in secondo piano la necessit naturale di cercare
unispirazione nel reale, che corrobori il nostro ideale.
Nelle vicende che vedono protagonista lUngheria troviamo tutto questo.
Allinterno della pi ampia cornice della crisi strutturale
che lEuropa sta vivendo in questi anni, lUngheria per
noi un forte punto di riferimento, il primo esempio di una
vera rivolta costruttiva contro le oligarchie economiche
occidentali, i tecnocrati che tirano i fili dellUnione Europea, e quel pensiero debole, che intende corrodere la
vera forza identitaria dei popoli del Vecchio Continente,
attraverso lindividualismo e il materialismo esistenziali,
larrendevolezza caratteriale verso i dogmi della (pseudo)
civilt dei consumi, e il progressismo universalista.
Il nostro sostegno ideologico e morale al popolo ungherese, che in modo maggioritario sta scegliendo di resistere a un destino scritto dagli stessi che hanno porta-

Leconomia ungherese nel XXI secolo


LUngheria, durante gli anni del regime comunista, era
una delle nazioni nellorbita sovietica maggiormente sviluppate, sia da un punto di vista economico che sociale.
Grazie alla diversit del suo popolo rispetto a quelli slavi,
ed anche per una sua storica propensione ad essere particolarmente recettiva nei riguardi dellarea culturale germanica. Il fatidico 1989, ed il successivo collasso interno
e geopolitico dellURSS, hanno di fatto liberato lUngheria dai legami che la tenevano orientata ad un contesto a
lei non naturale. Tuttavia, proprio in ragione di una consapevolezza del proprio essere nazione mitteleuropea e
non slava, il suo passaggio dal sistema economico piani22

Le prospettive della resistenza nazionalista ungherese

ficato, a quello di libero mercato, stato molto pi graduale ed equilibrato rispetto ad altre realt nazionali ex
comuniste.
Lazione intrapresa dallUngheria post sovietica ha avuto come obiettivo primario quindi la ripresa e il potenziamento dei legami con lEuropa occidentale, in un quadro non remissivo ma impostato verso un partenariato
alla pari. Proprio per questo motivo Budapest ha ricercato con successo lintegrazione piena con lUnione Europea (2004), e prima ancora ha aderito alla Nato (1999).
Nellultimo decennio del XX secolo lUngheria ha saputo
evitare drastiche privatizzazioni economiche, che avrebbero prodotto negative ripercussioni sociali, pur diventando un forte punto dattrazione per gli investimenti
delle principali nazioni dellEuropa occidentale.
Le normative fiscali applicate alle societ estere, decise
ad investire capitali in Ungheria, furono regolamentate
da norme vantaggiose sia per linvestitore, che per lo Stato ungherese, soprattutto nel caso di societ Off-shore e
societ holding. Un buon livello distruzione, e strutture
pubbliche adeguate, hanno portato sempre di pi lUngheria ad essere una nazione in cui il settore del terziario avanzato, e dellalta tecnologia, avevano terreno fertile. In tal modo evitando parzialmente un colonialismo
delocalizzatorio selvaggio dimprese industriali occidentali verso la nazione magiara, che ha saputo operare in
quegli anni un piccolo miracolo economico, di cui gran
parte della popolazione ha beneficiato, ma che s rivelato effimero, ed ha lasciato in dote una spaventosa serie di
effetti collaterali.
Cos andato storto?
Come per molti altri capitoli della crisi strutturale dellOccidente, anche lUngheria vede nel 2008 la data dinizio in
quella che sar la sua discesa aglinferi, che dura tuttoggi, e ne contraddistinguer il futuro prossimo.
Nel 2008 anche sui magiari si abbattono le conseguenze di una politica economica votata allindebitamento a
catena sia dello Stato sia dei singoli cittadini, e dalleccessiva dipendenza dagli investimenti provenienti dalle principali nazioni dEuropa. La crisi economica, partita
dal crollo del mercato finanziario statunitense nellAgosto del 2007, ebbe leffetto di stritolare la capacit di reazione degli Stati e delle banche centrali di quelle nazioni,
come lUngheria, che avevano visto crescere il livello della loro attrattivit quali centri dinvestimento privilegiato
e ben remunerativo. Cosa che aveva prodotto uno sviluppo fondato solo ed esclusivamente su fattori diretti dalle
piazze borsistiche, e dai rating esteri.
Nel Settembre 2008 il crollo finanziario generalizzato ha impedito a Budapest di far fronte alle obbligazioni contratte in valuta internazionale. Il sostanziale default
delleconomia magiara stato inevitabile, e il collasso del
Fiorino ha obbligato il 90% di famiglie ungheresi, che

avevano contratto mutui in franchi svizzeri o euro durante gli anni ruggenti di crescita del Pil, a far fronte alla repentina perdita del tenore di vita raggiunto, spesso attraverso aperture di finanziamenti a catena, con tassi agevolati; che presto divennero insostenibili da gestire, soprattutto a fronte di un aumento generalizzato del costo della vita e della pressione fiscale, provocate dal tentativo
del Governo socialista, presieduto da Ferenc Gyurcsny,
di arginare il collasso dellUngheria.
Le misure adottate non ebbero per nulla leffetto sperato, e non servirono a tamponare sufficientemente la situazione. Nel Novembre 2008 sia il Fondo monetario internazionale, che lUnione Europea, decisero di correre in
aiuto di Budapest, cercando di sostenere il Governo Gyurcsny nelle sue iniziative per un piano di sostegno del Ministero dellEconomia e dello Sviluppo Nazionale in favore degli intermediari finanziari, ancora loro, perch contribuissero a mantenere aperte le linee del credito per le
imprese. Iniziativa che si rivel presto impraticabile, visto
lalto tasso di sofferenza che tutto il sistema bancario magiaro viveva in quel frangente.
Il meccanismo che aveva reso lUngheria un esempio di
come si potesse passare senza traumi da un sistema economico sovietico, ad uno di tipo liberale, s rivelato il fattore scatenante del collasso che a quasi tre anni di distanza sta incidendo sul presente di questa nazione. Circa il
97% del tessuto produttivo ungherese costituito da piccole imprese che, dopo le batoste di questi anni, faticano
a resistere, date le difficolt di accesso al credito e le condizioni di prestito sempre pi esigenti.
Il grosso del prodotto interno ungherese, proveniente
dagli investimenti esteri , s volatilizzato. Il disimpegno
di una gran fetta di capitali sta affossando i livelli occupazionali, con il conseguente aumento del tasso di disoccupazione e prospettive concrete dimpoverimento per le
famiglie magiare.
NellAprile del 2010 i socialisti e i liberali, che nel corso
di un ventennio si erano alternati alla guida dellUngheria, sono stati travolti elettoralmente per le gravi responsabilit nella gestione troppo avventata della res publica, e per aver fatto credere al popolo che fosse un fattore di sviluppo culturale lindebitamento senza freni per
raggiungere standard di vita materiali, simili a quelli occidentali, per poi far ricadere il peso delle misure anti/crisi
proprio sulle spalle degli ungheresi.
Forza e debolezza del Governo Orbn
Viktor Orbn, nazionalista e conservatore, ha portato
il suo partito Fidesz ad ottenere i 2/3 dei seggi al parlamento di Budapest, nelle legislative ungheresi nellAprile del 2010, svoltesi a tamburo battente, dopo gli scandali e le proteste di piazza, che avevano portato alla caduta di Gyurcsny.
23

Un plebiscito per Orbn e per il suo partito, che hanno sa- porto deficit/Pil sotto il target del 3%; di fatto aprendo
puto attaccare latteggiamento di sudditanza delle vec- cos la strada ad un congelamento dei fondi Ue dal 2013.
chie figure politiche ungheresi, nei confronti dei diktat Un altro duro colpo inferto alla politica del Governo Orprovenienti dallEuropa e dal Fondo Monetario Interna- ban, da parte di chi a parole dice di voler aiutare lUnghezionale. Il programma governativo di Fidesz sta cercan- ria, in questa delicata fase di crisi economica, ma che nei
do di dare risposte nazionali alla crisi economica unghe- fatti lavora per screditare una compagine politica la cui
rese, ma allo stesso tempo mantiene aperture significati- colpa solo quella di voler arginare lo strapotere di finanve nei riguardi del mercato, per fare in
za e mercati, su quelle che son le nemodo di rilanciare lUngheria nel quacessit del proprio popolo.
dro delle economie avanzate. Un pericoloso equilibrismo, che potrebbe far
Jobbik: sintesi della resistenza unscivolare lattuale governo in un perigherese
coloso stallo sociale e politico.
Il fenomeno politico ungherese, che
Le misure economiche del governo naper riveste per noi il maggior intereszionalista puntano ad una fiscalit pi
se, rappresentato dallascesa del parsemplificata ma capace di colpire chi
tito Jobbik, letteralmente il migliore,
ha lucrato sulla pelle degli ungheresi,
e che riteniamo essere il vero fattore
maggiori investimenti nella difesa dei
innovativo dinteresse per un concreViktor Orbn
settori realmente importanti dellecoto antagonismo al sistema, in grado di
nomia magiara, e blocco dei mutui in
fornire spunti di sostanziale riflessione
valuta straniera. Un ritorno dello Stato nella vigilanza del- per chi ricerca una proposta alternativa a quelle fornite in
la Banca Centrale Ungherese, che non dovr pi compor- passato dal panorama nazionalista europeo.
tarsi come un organo indipendente dal suo ruolo al ser- Lo Jobbik un movimento politico che si strutturato atvizio della nazione. Sono stati inoltre promessi tagli agli traverso una gavetta militante di non poco conto, attrastipendi degli statali e la cancellazione di strutture pub- versando una fase della storia ungherese caratterizzata
bliche ritenute inutili, tra le quali enti non indispensabi- dalla rincorsa di questa nazione verso lEuropa occidenli in ambito locale.
tale.
Tuttavia, proprio in ragione della necessit per lUngheria I suoi esordi possono essere ritenuti molto simili a queldi evitare il default, Orbn sta pericolosamente correndo li di altre formazioni nazionaliste del vecchio Continensul filo del rasoio, cercando di arginare le ingerenze ester- te; partito da un gruppo dirigente sconosciuto, ha sapune contro il suo operato, ma allo stesso tempo evitare che to abilmente catalizzare ed incanalare lo spirito identitamisure restrittive in ambito europeo rendano vane le ri- rio ungherese e lo scontento per il nuovo corso che la naforme strutturali che stanno lentamente stabilizzando le zione magiara stava intraprendendo, e che lha portata
criticit delleconomia magiara.
allattuale crisi, verso una piattaforma politica propositiIl 2012 sar un duro anno di recessione per tutto il Vec- va che si pone oltre stereotipi e nostalgismi, ma affronta
chio Continente, e lUngheria si trova innanzi al rischio il nuovo secolo con strumenti ed un linguaggio di grandi insolvenza. Per quede impatto, utilizzansto lEsecutivo guidato
do abilmente tutte
da Viktor Orbn prosele opportunit offergue nel braccio di ferte dalle tecnologie
ro con lUnione Eurocomunicative conpea ed il Fondo Monetemporanee. Questo
tario. Budapest contiha portato lo Jobbik
nua ad essere accusaa catturare simpata di non voler rientratie trasversali presso
re nellalveo democratutte le componenti
tico e liberista. Per quedella societ unghesto i ministri dellEcofin
rese, un notevole inhanno deciso di avviacremento di attivire una procedura di insti e militanti, e uno
frazione verso lUnghestraordinario succesria il cui governo reo
so
elettorale.
Lo Jobbik in marcia
di non aver portato il rap24

Le prospettive della resistenza nazionalista ungherese

Dal programma elettorale dello Jobbik, anno 2010:

patico/balcanica per ragioni sia storiche, ma principalmente contemporanee.


Per lo Jobbik i settori economici da difendere e sviluppare sono quelli che maggiormente hanno unincidenza
nella vita quotidiana del popolo. Ecco quindi una precisa attenzione allagricoltura e al commercio, e ad unindustria che si rivolga non pi allexport, ma che diventi
competitiva per il mercato interno. Di particolare rilevanza sono poi i richiami alla tutela del patrimonio naturale
dellUngheria, visto come primario fattore di benessere
reale per il popolo, sempre attraverso forme di responsabilizzazione sociale ed educativa.

In tutto il mondo un capitalismo globale basato sulla libera


circolazione del capitale multinazionale entrato in rotta.
Miliardi sono stati fatti indegnamente, in sempre pi ampi
spazi geografici, posti ad uso di poche societ. In Ungheria
gli effetti di questa crisi sono stati notevolmente amplificati, dato un ambiente reso nocivo dal funzionamento di una
politica che stata sia nefasta che corrotta.
Jobbik crede che sia necessaria unimpostazione eco-sociale delleconomia nazionale, il che significa adattare leconomia, attraverso controlli che portano a servire gli interessi degli ungheresi, in modo da fornire sia lambiente che le
condizioni di vita che le persone meritano. Questo richiede
uno Stato che sia in grado di promuovere attori economici
nazionali al fine di metterli su un settore competitivo adeguato, in modo da creare pi giuste relazioni allinterno della societ attraverso la redistribuzione della ricchezza. Tuttavia ad uno Stato pi disposto a fare la sua parte, non pu
essere permesso di diventare un soggetto invasore e prepotente. Invece la politica economica deve cercare di difendere lindustria ungherese, gli agricoltori ungheresi, le aziende
ungheresi, prodotti e mercati ungheresi; e gli asset strategici nazionali devono essere protetti, il che significa la nostra
terra, acqua, gas naturale e le foreste, mentre la ricchezza
nazionale che stata sprecata deve essere recuperata.

Dal programma elettorale dello Jobbik, anno 2010:


Indipendenza energetica e risparmio energetico: Nel
corso degli ultimi venti anni la maggioranza del nostro settore energetico stata privatizzata con lassicurazione di
profitti garantiti, i nostri punti vendita di gas e raffinerie
di petrolio sono finite in mani straniere, e la nostra dipendenza energetica cresciuta, mentre i miglioramenti di risparmio energetico sono stati abbandonati. Porteremo una
quota significativa del nostro settore energetico verso la comunit, che nazionale, e la propriet torner statale. Oltre
a prolungare la vita della centrale nucleare di Paks Power
Plant, intendiamo anche sovvenzionare la sua espansione
con la costruzione di un blocco ulteriore per il quinto reattore. Per quanto riguarda il carbone nazionale, gas, petrolio e miniere intendiamo razionalizzarne lutilizzo. Vorremmo promuovere lisolamento degli edifici. E vorremmo anche cercare di utilizzare le energie rinnovabili per il controllo
del clima, oltre a usarle per il riscaldamento. Attraverso luso
di veicoli a basso consumo di carburante, e favorendo il miglioramento del trasporto pubblico, abbiamo intenzione di
diminuire il consumo di carburante nel settore auto. E abbiamo intenzione di rendere efficiente il riciclaggio ed evitare sprechi superflui (Ad esempio materiale pubblicitario superfluo, posta indesiderata, e confezionamento, ecc)
Alternative di politica energetica: Gli sforzi significativi
fatti finora per la generazione di energie alternative dimostrano ampiamente listituzionale insensibilit politica attuale verso la realt delle circostanze mutevoli. Ai fini della
supply-sicurezza abbiamo intenzione di riesaminare le promesse precedentemente fatte dallUngheria verso lUnione
europea, accettando solo obiettivi razionali e realistici per:
la riduzione dei consumi, laumento del rapporto tra produzione di energia rinnovabile, la diminuzione di gas a effetto
serra emissioni e la maggiore utilizzo dei biocarburanti. Abbiamo intenzione di ridurre le emissioni di gas serra attraverso lutilizzo maggiore di energia atomica, in modo tale
che comporter anche una riduzione significativa degli attuali prezzi dellelettricit residenziale, dato che le realt del
rischio di incidenti contemporanei rappresentati da centra-

Questi intenti, molto chiari, sono presenti nelle prime pagine del documento programmatico dello Jobbik, e danno un quadro di come laspetto propositivo moderno
prevalga su inutili istanze recriminatorie, o sul fomentare
in modo demagogico la ricerca del capro espiatorio della
situazione in cui versa oggi lUngheria.
Lo Jobbik ha ben chiaro chi sono i mandanti della crisi
economico/sociale magiara, e vuole fornire una soluzione che sia in linea con le istanze delle categorie sociali e
produttive della nazione di cui vuol salvare i destini; proponendo lacquisizione di responsabilit, prima che la
promessa di aleatori diritti.
Rispetto al Governo Orbn i membri dello Jobbik non temono la fuga del capitale estero dallUngheria, ma perseguono una rinascita delleconomia ungherese attraverso un suo orientamento alle reali necessit del popolo magiaro. In oltre fornita una concreta possibilit dellUngheria nel diventare un fondamentale attore
strategico regionale, ridando a Budapest il ruolo di faro
dellarea carpatica. Niente pi strabismi verso Oriente
(come ai tempi del blocco sovietico), e neppure verso Occidente, con una supina acquiescenza alle istanze delle
euroburocrazie di Bruxelles, o di quelle provenienti dalle multinazionali e dalla finanza speculativa. LUngheria,
secondo il programma dello Jobbik, dovr sfruttare il suo
essere da sempre la nazione pi sviluppata dellarea car25

li nucleari sono in realt paragonabili a quelle di piante fossili combustibili. Si promuover la costruzione di impianti
energetici locali su piccola scala generazione che utilizzano metodi rinnovabili. E avvier sviluppi nel campo di utilizzo dellenergia geotermica. Tenendo a mente le preoccupazioni ambientali Abbiamo anche in programma dindividuare le migliori opportunit rappresentate dalla produzione di energia idroelettrica. Si creer un mercato energetico
funzionante ponendo attenzione alla tutela del consumatore, e a tal fine si interpelleranno le diverse parti coinvolte
nel progetto in questione.
Non appaiastranoil nostro interessamento a questaspetto propositivo dello Jobbik, in quanto anchesso rappresenta il grado di maturazione che questo movimento politico ha sviluppato su tematiche sensibili e sempre pi
importanti quali il reperimento di fonti energetiche alternative e la razionalizzazione di esse, nel quadro di una rinascita dellUngheria dalla sua attuale condizione. In oltre permane laccento sulla necessit di responsabilizzare
la comunit nazionale nel suo complesso verso unautentica partecipazione a tale nuovo corso.
Il futuro prossimo sar per lEuropa molto duro, in quanto tante/troppe storture consumistiche dovranno essere
considerevolmente ridimensionate. Solo una politica capace di ridare una linea di condotta tempestiva ed efficace, volta al bene comune, pi che al singolo capriccio,
potr realmente contrastare il declino dellOccidente e ridare prospettive concrete ai popoli di cui composto.
Anche in questo lo Jobbik ha maturato delle proposte
che coniugano interessi economici, e necessit ambientali, modernit e tradizioni comunitarie da attualizzare
nellambito del XXI secolo.
Lorientamento nazionalista maturo dello Jobbik porta
quindi a valutare lidentit del popolo attraverso fattori
sia tradizionali, che di profondo radicamento con le problematiche contemporanee. Questo a dispetto delle superficiali critiche rivolte da media in vena di sensazionalismi e progressismi pelosi, sulla natura xenofoba e primitiva di questo movimento politico. Leggere il programma propositivo dello Jobbik porta a ben altre considerazioni.
Chi oggi giudica lo Jobbik in modo sommario non legge nelle sue battaglie un profondo senso di responsabilit verso il proprio popolo ed il suo avvenire. Forse perch
troppo preso ad idealizzare un mondo omologato, che
nulla se non laspetto presentabile degli interessi rapaci di chi vuole distruggere i popoli in nome del profitto
e del mercato globale.
Chi volesse cercare pruriti xenofobi nel programma dello
Jobbik, pu solamente attaccarsi allunica voce relativa al
problema degli zingari. Anche in questo caso per si dovrebbe leggere meglio quel che c scritto; visto e considerato che si tratta solamente di proposte di buon senso

volte a limitare lesuberanza criminale di un gruppo nomade non intenzionato ad integrarsi in NESSUNA societ, men che meno in quella ungherese, e vuol perpetrare forme di criminalit spacciate per tradizione ed identit specifiche.
Dal programma elettorale dello Jobbik, anno 2010:
La coesistenza e la coesione della comunit magiara con
quella zingara uno dei pi gravi problemi della societ ungherese. In occasione del cambio di regime del 1989, grandi fasce del popolo zingaro persero il lavoro, e successivamente si sono trovate incapaci, ma in molti casi purtroppo
per scarso grado di volont, nel sapersi adattare alla nuova
realt. Incredibili i tassi di disoccupazione che si riscontrano
nella comunit zingara, situazione aggravata dallassenza o dal basso livello di istruzione, che ha esacerbato il quadro complessivo. In alcune parti del paese negli ultimi decenni la situazione peggiorata a livelli veramente deplorevoli. Generazioni sono cresciute senza aver mai visto una
volta i loro genitori lavorare. Per colpa di queste circostanze
il popolo zingaro diventato nel corso del tempo a dir poco
una potenziale bomba a orologeria, e se non sar soggetto
ad un intervento concertato, la nostra casa comune potrebbe sprofondare in uno stato di guerra civile. Al momento attuale un segmento della comunit zingara tende a non volersi n integrare, n lavorare, n istruirsi, e desidera solo che
la societ magiara la mantenga attraverso lofferta incondizionata di benefici statali.
Se vogliamo far tornare il popolo zingaro a un mondo del
lavoro, dellistruzione e della legalit sar necessario: fornire
una valutazione veritiera e corretta delle realt che abbiamo di fronte, riformando lassistenzialismo di cui godono,
rafforzare leducazione delle giovani generazioni di zingari,
porre fine ai fenomeni di criminalit zingara, e convogliare
un maggior impegno delle chiese e delle istituzioni della societ civile in questo processo ().
() Le iniziative delle forze dellordine, pertanto, devono andare di pari passo con la riforma della politica sociale, educativa e delloccupazione, dato che lintegrazione degli zingari deve iniziare a scuola, anche nella scuola materna, ed
per questo vorremmo destinare sia alle chiese che alle istituzioni civili e sociali un ruolo specifico in questa impresa,
data la loro capacit di pi rapido coinvolgimento del popolo zingaro nel necessario dialogo.
In queste righe noi leggiamo proposte di buon senso, lungi da come sono presentate, ad esempio, da certi
gruppi anti razzisti italiani ed esteri capaci semplicemente di demonizzare chi vorrebbe portare lordine l dove
regna il caos.
Siamo di fronte ad un soggetto politico che stato in grado di elaborare proposte nazionaliste innovative, corrispondenti alle problematiche del nuovo secolo, sapendo
26

Le prospettive della resistenza nazionalista ungherese

utilizzare strumenti ed un linguaggio giusti ed efficaci.


Lo Jobbik reca i vessilli della nazione magiara con orgoglio, senza per restare intrappolato nel passatismo, capace di mobilitare migliaia di persone nelle sue manifestazioni, ma allo stesso tempo saper condurre le proprie
battaglie nei palazzi del potere, senza tuttavia compromettersi con esso. Una sintesi che, ad oggi, riuscita a
fare di questo partito un importante punto di riferimento per gli ungheresi.

versi ma senza distinzione.


Un nazionalismo politico maturo, che voglia dire la sua
in questa difficile epoca storica, deve avere il coraggio di
rompere con i vecchi schemi, e con tutto quello che pu
rappresentare uno svantaggio nella capacit di propagazione del proprio messaggio.
Questo noi prendiamo quale spunto dalle vicende dUngheria.
Fonti:
Diego Belloni, La transizione post-socialista delleconomia
ungherese, Rubettino Editore (2002)
Viktor Orbn, fenomenologia di un politico europeo, Limes
RADICAL CHANGE: for national self-determination and
social justice. A guide to Jobbiks parliamentary electoral
manifesto (2010) www.jobbik.hu
Fidesz: Magyar Polgri Szvetsg Programja (2007) www.
fidesz.hu

Riflessioni conclusive
LUngheria destinata, suo malgrado, a diventare uno
dei fronti pi avanzati della crisi europea; molto pi della Grecia forse, per via del suo avere un governo che, per
quanto rechi tratti di ambiguit, non sembra intenzionato a fallire nel suo voler difendere la nazione magiara dai
diktat dellUnione Europea e del Fondo Monetario Internazionale. Il Primo Ministro Orbn comprende che il cedere terreno alle pressioni internazionali farebbe avanzare lo Jobbik nei consensi elettorali; un movimento politico con cui spesso Orbn ha tentato una sorta di cannibalismo didee, copiando molte sue proposte, come quella
del ritorno ad un controllo governativo sulla Banca Centrale.
A Budapest si sta giocando una partita non di secondo
piano.
I gruppi dirigenti liberali e social-democratici, che si sono
alternati al potere dopo il 1989, rappresentano le istanze
di chi vuole una normalizzazione dellUngheria nel quadro delle dinamiche anti identitarie che dominano lEuropa. Il Governo Orban vorrebbe tenere un piede in due
staffe, con il rischio di trovarsi disarcionato da proteste interne eterodirette da Bruxelles. Lo Jobbik ha grandi potenzialit, che potrebbero rappresentare una vera alternativa nazionalista, recata da un gruppo dirigente privo
di scheletri nellarmadio. Proposte che potrebbero e dovrebbero trovare terreno fertile anche in altre nazioni del
Vecchio Continente.
Quel che accade oggi in Ungheria sembra essere nullaltro che lo scenario futuro per tutto il Vecchio Continente.
Riteniamo, in fatti, che solamente se forze politiche identitarie riusciranno a sintetizzare una proposta politica innovativa, potremo sopravvivere al collasso dellOccidente in modo efficace e dignitoso.
Lesempio ungherese ci dimostra come non sia impossibile combattere a viso aperto le forze economiche e culturali che mirano alla disgregazione delle nazioni, senza dover scadere semplicemente nel populismo fine a se
stesso, o cedere alla desueta retorica sul si stava meglio
prima.
Quel che ci ha colpito nel programma dello Jobbik il richiamo sovente al senso di responsabilit di tutte le componenti della nazione; dallo Stato al singolo, in gradi di27

Storia e Contro

ostoria

Storia e Controstoria

Intervista con Degrelle


terzo capitolo
Traduzione italiana a cura di Monica Mainardi
D. Immagino si riferisca alla questione fiamminga che avvelena il Belgio da pi di un secolo
R. Essa per me era innanzitutto una questione di giustizia. In fondo, tutto nella mia vita, dalla mia infanzia e soprattutto dalla mia giovinezza, sempre stato incentrato
su un desiderio di giustizia. La questione fiamminga era
sorta da enormi ingiustizie commesse contro un popolo
di valore nel Belgio fittizio nato dopo il 1830.
Gli stranieri non conoscono bene questo problema. E
inoltre per loro non rappresenta altro che un problema
molto limitato geograficamente. I Belgi stessi si sono talmente azzuffati nel corso di questo conflitto che spesso
ormai non riescono a giudicarlo con lucidit. Tuttavia,
evidente che in un Paese come il Belgio, in cui pi della
met fiamminga, assolutamente inammissibile che
milioni di abitanti siano limitati e sottoposti ad angherie
nellambito della loro lingua e della loro cultura. Eppure questa era la regola dopo la rivoluzione del 1830, che
aveva stupidamente tagliato in due i grandi Paesi Bassi
del passato per poter cos creare a sud un Belgio finto,
raccorciato di met, in cui i Fiamminghi, per odio verso
gli Olandesi, i compatrioti del nord brutalmente ripudiati,
per cento anni sono stati trattati come comparse inferiori,
la cui lingua veniva disprezzata, considerandola riservata
solo ai contadini e alla servit.

CAPITOLO TERZO
I Fiamminghi e il caso tedesco
Il problema fiammingo, problema di giustizia La guerra
delle due nazionalit Gli odi della Prima guerra mondiale La biblioteca di Louvain, schiaffo morale (o affronto) per gli intellettuali tedeschi Il Furore teutonico di
settantadue metri Il primo libro a grande tiratura internazionale di Lon Degrelle Di l delle inimicizie della
Prima guerra mondiale Addio a un mondo meschino.
Domanda. Lon Degrelle, com avvenuta la sua trasformazione da animatore con impulsi mistici a protagonista
della politica?
Risposta. Fino a quel momento, come lei stesso ha potuto constatare, la mia azione si limitava ad avere come
obiettivo una rinascita spirituale. Dal punto di vista della
politica, le mie proposte non superavano mai lo stadio
dellanalisi e della riflessione.
Allazione pubblica, allazione pratica non sono passato
cos in fretta, a differenza di quanto si potrebbe credere.
Ci sono giunto perch non era pi possibile un rinnovamento spirituale, se prima non veniva fatta una grande
pulizia a livello politico.
indubbio che nella dottrina di Maurras avevo scoperto i
grandi fondamenti dello Stato, che deve essere ordinato,
duraturo, competente, responsabile. Ma nel contempo
avevo anche visto, al di l del maurassismo, la necessit
di condurre una grande azione sociale, che non poteva
essere distinta da quella politica: le due devono infatti
compenetrarsi.
Inoltre, fin dalla mia prima attivit alluniversit ero rimasto impressionato da un fenomeno che in quel momento
era ormai evidente, sotto molteplici aspetti, in vari Paesi
in cui la questione del regionalismo era diventata importante: ossia, il risveglio dei popoli che erano stati colpiti
nella loro cultura e nella loro dignit.

D. Come e quando ha preso coscienza di tutto ci?


R. Alcune reazioni anti-fiamminghe mi avevano sorpreso gi quando frequentavo il collegio dei Gesuiti. Ma lho
scoperto soprattutto alluniversit di Louvain. Gli studenti
fiamminghi dovevano seguire numerosi corsi in francese.
Noi, studenti di Diritto, comprendemmo che sarebbero
dovuti passare almeno centoventi anni prima che, nella nostra facolt, linsegnamento in francese e quello in
fiammingo potessero essere posti sullo stesso livello!
La cadenza prevista era questa: centoventi anni prima
che i nostri compagni fiamminghi potessero avere la possibilit di studiare il Codice nella loro lingua natale! E inoltre, anche se avessero voluto diversamente, tutto sarebbe stato inutile, perch allora il Codice in fiammingo non
esisteva neppure! Cera solo in francese. Per patrocinare
una causa, un avvocato fiammingo doveva consultare un
codice redatto in una lingua che non era la sua.
Tutta questa vicenda era costellata di scandalose ingiustizie. Dei Fiamminghi erano stati condannati perch non
30

Intervista con Degrelle

avevano compreso delle parole durante i dibattimenti


giudiziari cui erano stati sottoposti. E la stessa ingiustizia
era stata mostrata anche nellesercito, durante la guerra del 1914-1918. Limmensa maggioranza dei soldati
dellesercito era fiamminga. E per una ragione inammissibile: il reclutamento era limitato, e la chiamata alle armi si
faceva per estrazione a sorte; estrarre un buon numero
significava che si era esentati dal servizio. Ma cera di peggio: se si era estratto un biglietto cattivo, i ricchi potevano permettersi di pagare un sostituto con duemila franchi. E dato che i Fiamminghi erano la parte sicuramente
pi povera della nazione, ecco l! Per duemila franchi, il
giovane borghese presuntuoso inviava un Fiammingo in
caserma, o meglio in trincea, al suo posto!
Per questo, quando scoppiata la guerra nel 1914, l84%
dei soldati belgi era composto da Fiamminghi. Di contro,
quasi tutti questi soldati erano comandati da ufficiali di
lingua francese, cosa che causava inimmaginabili complicazioni: nei momenti decisivi, le truppe spesso non comprendevano gli ordini che si davano loro.
Si aggiunga poi il fatto che persecuzioni davvero orribili avevano colpito duramente le loro sensibilit: in piena
guerra, si era arrivati al punto di far togliere le pietre tombali dei soldati caduti che riportavano iscrizioni in fiammingo, spezzandole e utilizzandone i pezzi per realizzare
delle strade utili sul fronte di guerra.
La giovent fiamminga si ribellava contro questi atti grezzi e insensibili, contro queste ingiustizie e contro questi
oltraggi.

chi di lingua fiamminga ma anche per gli autonomisti


fiamminghi, ndt]. Poich i Fiamminghi pi attivi venivano
chiamati Flamingant, quel termine era solitamente utilizzato con una connotazione decisamente spregiativa.
Quel libro fece parlare molto di s, perch era sincero.
Un nazionalista fiammingo che ventanni dopo divenne
ministro [socialista, ndr] belga degli Interni, Alphonse
Vranckx, un mese dopo mi port un altro libro come risposta. Lo pubblicai subito.
Allinterno della mia rivista Avant-Garde, avevo creato
una piccola redazione che si occupava di editare libri. In
seguito, arriv un Fiammingo di lingua francese, che si
chiamava Dautrcourt, che mi affid un terzo libro, che
pubblicai come gi avevo fatto con gli altri. Da quel momento, i contatti vennero stabiliti con franchezza e onest.
Decidemmo che fosse utile fare una riunione informativa settimanale tra i dirigenti fiamminghi e quelli valloni.
Come prima cosa feci adottare una risoluzione.
Negli scontri, la cosa che tutti ambivano era quella di fare
lo scalpo allavversario. Ovviamente non gli si levava il
cuoio capelluto come facevano i pellerossa, ma gli si toglieva il copricapo. I Valloni portavano la toque, un copricapo tondo; i Fiamminghi avevano invece la flatte,
un copricapo largo, rosso e appiattito. La massima aspirazione era strappare luno allaltro la flatte e la toque e
poi appenderle come trofei, come veri scalpi ai muri della
propria cameretta da studente. Alcuni ne avevano appese a dozzine. Cos feci decidere, sia ai Fiamminghi che ai
Valloni, che a ogni riunione avrebbero portato i cappelli
rubati sia in un campo che nellaltro.
Presi poi unaltra decisione: avrei assistito a tutte le riunioni fiamminghe, anche a quelle pi estremiste. Arrivavo sempre indossando la mia toque vallone. Ero presente a tutte le riunioni degli autonomisti fiamminghi. E
talvolta era anche abbastanza compromettente, quando
questi, terminata la riunione, uscivano in corteo sventolando grandi bandiere olandesi! Infatti, ormai, non si
trattava pi della semplice bandiera delle Fiandre, ma
della bandiera di un Paese che era diventato straniero.
E loro miravano al separatismo. Cos come a uno Stato
olandese-fiammingo. Questo era il piano dei Fiamminghi
pi intransigenti. Nel 1930, si tenne in Olanda un grande
congresso pan-olandese: in totale naturalezza, presi parte a quelle assemblee che erano presiedute da imponenti curati batavi che alle tre del mattino fumavano ancora
sigari simili a sottomarini davanti a cinquecento ballerini
e ballerine.
Questa presa di posizione a favore della giustizia fiamminga, qualunque fossero gli eccessi (e non erano pochi
tra questi perseguitati e reietti), non mi ha mai abbandonato per tutta la vita.
D. Ma come reagivano i Fiamminghi?

D. Ma lei, che era un giovane Vallone, che possibilit poteva avere di cambiare quella situazione?
R. Quando sono arrivato alluniversit di Louvain, mi
sono trovato di fronte a uno spettacolo sconvolgente:
una met delluniversit era in guerra con laltra met. Ed
era guerra aperta! La sera, gli studenti si scontravano in
ogni dove. A colpi di sassi e mattoni! Dal 1919 Louvain era
un cantiere: si stava ricostruendo la citt. Interi quartieri
erano pieni di materiali di costruzione: indi, cerano infinite munizioni da utilizzare in quegli scontri!
Mi sono detto: Non pi possibile tutto ci, non si pu
pensare che un Paese sia forte, ordinato politicamente e
socialmente giusto se poi incapace di rispettare culturalmente una delle sue due comunit.
Ma era molto complicato cambiare quel modo di essere,
quei costumi, quelle abitudini, perch quegli odi erano
ormai diventati ciechi, come accade a ogni rancore che si
trascina per troppi anni.
Ho deciso di vuotare il sacco.
Ho scritto un piccolo libro, pubblicato nel 1928 per le
edizioni Avant-Garde di Louvain e che sintitolava Les
Flamingants [Flamingant il termine usato per definire
31

R. I Fiamminghi avevano visto che potevano contare anche su altre persone, che non fossero unicamente fiamminghe, per sostenere la loro causa.
Cos come avrei difeso la causa degli Irlandesi e come
oggi difendo la causa dei Palestinesi, allora difendevo la
causa fiamminga con tutte le mie forze; e solo perch era
giusta. Quelle persone avevano ragione. Avevano un sacrosanto diritto di vivere nel loro Paese secondo la loro
cultura, di fiorire e svilupparsi pienamente.
Dio solo sa quanto la mia lotta
fosse totalmente disinteressata! E i Fiamminghi non lhanno mai dimenticato. Quando,
anni dopo, creai Rex, migliaia
di ragazzi fiamminghi che mi
avevano conosciuto a Louvain, che avevano visto i miei
sforzi e la mia sincerit al servizio della loro causa, mi hanno sostenuto immediatamente. Anche sul fronte dellEst,
numerosissimi volontari fiamminghi mi hanno seguito con
la stessa fede dei primi compagni allUniversit.

con quel senso di cieco e ostile rifiuto.


Ma, durante i miei lunghi viaggi in bicicletta, avevo visto
pi da vicino la Germania, avevo constatato che in ogni
caso in quella terra vivevano milioni di brave persone,
che non avevano nulla a che spartire con un pericoloso
antropofago ed erano invece totalmente simili a onesti
Belgi o a onesti Francesi.
Questi odi anti-tedeschi, fomentati senza posa, mi apparvero ben presto disumani e assolutamente incomprensibili.
D. Nei fatti come si traducevano?
R. A titolo desempio, le citer
un incidente selvaggiamente
anti-tedesco capitato a Louvain, mentre ero studente universitario. Tra i grandi disastri
che avevano colpito il Belgio
durante la Prima guerra mondiale, uno di quelli che aveva
attirato maggiormente lattenzione internazionale era stato lincendio della biblioteca
delluniversit di Louvain.
Louvain possedeva una delle
pi antiche universit del mondo. Quando vi frequentavo i
corsi, stava per raggiungere i
cinquecento anni. Dieci giorni
dopo la battaglia dellagosto
1914, la biblioteca e le vie confinanti erano state incendiate,
come risposta a uno scontro
in cui quindici soldati tedeschi
erano stati uccisi, senza che si fosse mai saputo il colpevole. La risposta non era tardata a venire: la biblioteca
delluniversit di Louvain era stata data alle fiamme, e
con essa tutto il contenuto.
Risultato: appena la guerra termin, vennero create delle
commissioni per andare a saccheggiare, nellex Impero
del Kaiser, le biblioteche pi famose, riportando cos a
Louvain un copioso bottino riparatore.
In tutte le grandi universit tedesche, sono stati confiscati i pi antichi manoscritti, gli incunaboli pi preziosi; la
nuova biblioteca di Louvain era stata rinnovata grazie a
questi furti. Di fatto, era diventata la vera biblioteca della
Germania. Nessun vero studioso tedesco poteva scrivere
un lavoro serio sul passato della propria nazione senza
venire a lavorare alluniversit di Louvain.
E cos, in tutti i locali della citt, ci si accaniva contro i visitatori doltre-Reno, ricordando loro di continuo lincendio

D. A Louvain lei ha affrontato


un altro problema particolarmente delicato per il Belgio,
vale a dire il problema tedesco
R. Mentre ero ossessionato
dai grandi problemi nazionali,
hanno iniziato a impadronirsi
del mio spirito temi come la
restaurazione dello Stato, lordine politico, la giustizia sociale, il risveglio fiammingo, il problema europeo e, ovviamente, il problema tedesco.
Come tutti i giovani della mia et, ero rimasto impressionato dalle campagne scatenate che erano state condotte
contro la Germania dopo la Prima guerra mondiale. Persino a casa le vedevo; mio padre aveva appeso sullesterno
della finestra del suo ufficio un volantino che riportava
queste parole: Niente dai Tedeschi, nulla ai Tedeschi!.
Uno dei nostri cugini, che era curato nel villaggio di Auby,
aveva scritto unopera intitolata Les Peaux-Grises en Belgique [Letteralmente: I pelle grigia in Belgio, ndt],
come se i soldati tedeschi avessero compiuto gli stessi
orrori e massacri che al cinema si imputano agli Irochesi
o ai Sioux! In Belgio, si distribuiva questo testo delirante
di mio cugino a tutti i visitatori stranieri. Eravamo arrivati
fino a quel punto. Fin da bambini, eravamo stati allevati
32

Intervista con Degrelle

della biblioteca compiuto dai loro soldati nel 1914. Ogni


libro sottratto dalle universit tedesche portava la seguente dicitura: Consegnato dalla Germania come riparazione per lincendio della biblioteca di Louvain. Lungo
la scala principale della biblioteca era inciso sul marmo lo
stesso aggressivo proclama. In qualsiasi zona delledificio
si circolasse, si veniva assaliti da simili evocazioni. Ed ecco
allora che, dieci anni dopo la fine della guerra del 19141918, si stava per mettere lungo il cornicione uniscrizione gigantesca, intagliata nella pietra: Furore teutonico
diruta, dono americano restituta, opera di uno scultore
assolutamente mediocre che si chiamava Pierre de Soete.

vole successo. In poche settimane mi ha fatto conoscere


allestero, sebbene, mentre lo scrivevo, non avessi assolutamente pensato a una ripercussione internazionale tale
da raggiungere tutte le universit del mondo. Ma luniversit di Louvain ne aveva acquistato un numero considerevole di copie, dodicimila esemplari, che subito invi
un po ovunque. Dal punto di vista di un giovane scrittore che vede la propria opera diffondersi un po ovunque,
era un risultato assolutamente confortante. Ma per me,
in verit, ci che era davvero interessante in questa categorica presa di posizione era che lavevo fatta finita una
volta per tutte con i miserabili rancori che avvelenavano
meschinamente gli Europei, e in particolare i Francesi e i
Belgi. Anche la Germania era Europa.
Avevo lanciato definitivamente il mio sguardo e il mio
spirito di l del mio piccolo Paese, di l delle vecchie inimicizie della Prima guerra mondiale, compromettendomi pubblicamente pur di raggiungere il fine di eliminarle
definitivamente.

D. Traduco liberamente: Distrutta dal furore teutonico,


restaurata grazie ai doni americani
R. Mettetevi nei panni degli intellettuali tedeschi sottoposti a tutte queste umiliazioni, vari lustri dopo che
quei fatti erano accaduti Una biblioteca universitaria,
che simboleggiava la fioritura dello spirito, la serenit, la
saggezza, avrebbe dovuto fin dal primo giorno esimersi da manifestazioni oltraggiose come queste. E invece
si andava ad aggravare la situazione, piantando in cima
alledificio quella gigantesca iscrizione in latino, che insultava gli intellettuali tedeschi e, tanto per non farsi mancare nulla, piattamente servile e redatto con un linguaggio
incomprensibile ai pi.
Tra laltro, i giornali scrissero Furore teutonica, ignorando che il furor latino un sostantivo neutro. Per quanto
riguarda poi quel maccheronico dono americano restituta, era un vero tripudio di mediocrit letteraria. Il rettore delluniversit di Louvain, il signor Ladeuze, uomo
sensato e riflessivo, ordin fortunatamente di realizzare
unaltra balaustra, altrettanto imponente, ma che non
portasse incisa quelliscrizione aggressiva e buffona.

[ Il quarto capitolo sar pubblicato nel prossimo numero


della Rivista, marzo-aprile 2012 ]

D. Che ruolo ha avuto Degrelle in tutto questo?


R. Fino a quel momento, non avevo fatto nulla. Assistevo allo spettacolo. E presto quello spettacolo fu davvero
completo: una mattina, un esaltato si iss sui tetti delluniversit armato di piccone; e inizi ad abbattere i settantadue metri di nuova balaustra che erano stati messi al
posto di quel celebre Furore teutonico.
Allora, indignato dalla provocazione di quel cretino che
veniva acclamato dalla stampa, ho scritto in ventiquattro ore un opuscolo che ho intitolato come liscrizione:
Furore teutonico. In nome della libert di pensiero, della dignit intellettuale, e innanzitutto in nome del buon
senso politico, dicevo che bisognava finirla con quelle
manifestazioni stravaganti piene di odio.
Quel libretto era pieno di vitalit e ottenne un considere33

Memorie di Alfred Rosenberg


secondo capitolo - seconda parte
Traduzione italiana a cura di Carlo Quesada e Marco Linguardo
Durante la prigionia Rosenberg scrisse delle memorie,
Letzte Aufzeichnungen. Nrnberg 1945/46, Ultimi appunti. Norimberga 1945-1946.
Nel numero precedente abbiamo riportato il primo capitolo Giovent di un ideologo, con questo numero Rosenberg inizia il suo racconto del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi a partire dagli inizi.

compagni di lavoro, disse Drexler, avevano letto i nostri


articoli e volevano che Eckart parlasse qualche volta con
loro. Drexler non era troppo addentro alle problematiche
economiche ma era un uomo con il cuore puro e franco.
Come caporeparto in unofficina meccanica responsabile
della costruzione di utensili per le ferrovie tedesche, aveva sperimentato su di s una grande quantit di dispiaceri e preoccupazioni tipiche delloperaio tedesco, e cap
che qualsiasi soluzione dei problemi dipendeva dallunit di tutto il popolo. Pi tardi descrisse il suo avanzamento professionale in un modesto libretto, Il mio risveglio
politico. Egli non pens ai vecchi partiti e nemmeno il
Reichstag sembr dargli molta speranza per una rinascita sociale. Tutto parve impantanarsi. E quelli che predicarono la rivolta collezionarono attorno a s solo bande di
disperati, senza prendere in considerazione lunicit del
destino.
Cosa fare? Drexler era sinceramente preoccupato. Era un
uomo alto con una testa ben fatta. Da dietro i suoi occhiali, i suoi occhi osservarono frequentemente la sincera
disperazione. Uno delle molte, molte migliaia che cercavano di uscire dal caos, bench spesso molti stessero sui
lati opposti della barricata. Erano operai che si sentivano
truffati; soldati dei Frei Korps strappati alle vecchie tradizioni; ufficiali che avevano perso il loro comandante
supremo; studenti desiderosi di avere un futuro e alcuni
scrittori nazionalisti.
Dopo qualche tempo sentii di un certo Adolf Hitler che si
era unito al Partito dei Lavoratori Tedeschi e che stava facendo importanti discorsi. Anche lui fece visita ad Eckart
e fu durante una di queste visite che lo incontrai. Questo
incontro cambi interamente il mio destino personale,
fondendolo con quello dellintera Nazione Tedesca. La
stessa Monaco divenne il punto focale del nuovo movimento politico guidato da Hitler.

Storia iniziale del Partito (seconda parte)


Il capo della Rterepublik di Monaco era Dottor Levin,
che fu mandato l dalla Russia. Al suo fianco cera il Dottor
Levien; anche laustriaco Dottor W. Adler, che era ben pi
di un comunista da caff; e in pi Msham e Toller. Seguendo lesempio della Russia, Levin pianific luso del
terrore. Le prime vittime furono scelte nella Societ Thule,
la quale rivolgeva la sua attenzione alla storia primigenia
della Germania e si opponeva al giudaismo, senza tuttavia essere politicamente attiva. Tra gli assassinati cera il
segretario della Societ il quale aveva un piccolo posto
allufficio postale, e altri tutta gente piccola, nemmeno
un capitalista. Questa fu la prima volta che dei prigionieri
furono uccisi in Germania; un simile atteggiamento mostr quale tipo di spirito animava lopposizione. Come poi
fu dimostrato, tale autentico terrore doveva essere seguito da un terrore ancora maggiore. Levin fu arrestato e
fucilato, Levien riusc a scappare. Ero presente quando,
pochi giorni prima dellentrata di von Epp, un comiziante,
in piedi su uno dei leoni davanti al palazzo Wittelsbach,
dichiarava che era una calunnia che il Dottor Levien fosse
scappato con i soldi rubati. Toller fu trovato ma fu amnistiato dopo aver scontato un breve periodo di prigione.
Pi tardi scrisse qualche commedia e fu uno dei collaboratori del Berliner Tageblatt.
In questo periodo un certo Anton Drexler, membro del
Partito dei Lavoratori Tedeschi, fino ad allora assolutamente sconosciuto, fece una visita a Dietrich Eckart. Questa visita contrassegn la svolta della sua intera esistenza,
da individuo privato a individuo parte di unentit politica. Non incontrai Drexler in occasione della sua visita
ad Eckart. Tuttavia seppi che gli disse che un Partito dei
Lavoratori Tedeschi era stato fondato in un sobborgo di
Monaco. Tutto inizi a causa dei profitti illeciti generali
che continuarono durante la guerra, perch la gente era
scontenta delle altre organizzazioni degli operai e stava
cercando una proposta completamente nuova, fronteggiata come era dal grande bisogno nazionale. I suoi

Ci che fino ad allora avevo pensato, visto, imparato e


fatto, era stato, dopotutto, egocentrico. Mettere in pratica la mia arte mi aveva arricchito, affinando la mia capacit di saper distinguere loriginale dallimitazione. Lo
studio della storia e della filosofia aveva prodotto un allargamento dei miei orizzonti, nonostante tutte le lacune, e un persistente vincolo interiore per il risultato. La
mia giovent spensierata aveva posto la base per lesperienza oltre il personale. Il cameratismo di quei giorni da
studente mi rese impossibile lo stare da parte come un
semplice teorico. E sopra tutto questo gravava linfluenza
34

Memorie di Alfred Rosenberg

del variegato mondo che mi circondava: la tensione nella


mia Patria, la generosit di San Pietroburgo, la tranquillit
delle nostre foreste e la bellezza del mare, lentusiasmarsi sulle pi grandi possibilit della guerra, la stranezza di
Mosca, lenorme spazio allEst. Poi loccupazione tedesca, il collasso, il viaggio nel Reich, e limmagine lacerata
del popolo tedesco. Il mio incontro con Eckart costitu
lemersione dagli stretti confini del mio ego conosciuto.
Ma qualunque cosa avessi detto o scritto, dopotutto, era
stato fatto con e per un piccolo gruppo. Solo un allargato circolo di lettura, cos per parlare, partecip. Davvero, pi e pi persone si unirono ad Eckart, e con tutta probabilit egli avrebbe continuato a raccogliere un sempre
crescente gruppo di seguaci attorno a s. Ma Eckart era
sostanzialmente un poeta, un confessore piuttosto che
un creatore di movimenti politici. Inoltre, dopo i giorni
pieni di energie, arrivavano delle pause durante le quali si
rinchiudeva in s stesso, rifiutandosi di valutare gli eventi
esterni, invero piuttosto importanti, e allora si metteva a
scrivere poesie sulle cose pi belle e fragili (per esempio
sullaltare di Grnewald, Ecce Devs). E io ero uno straniero
in Baviera. Lo stesso Eckart mi accett senza domande,
come i suoi amici. Ma ero inibito. Ero venuto per lavorare
in qualche modo per la Germania e non riuscivo a capire
come altri abbiano osato venire in questa terra per impegnarsi in attivit distruttive; tuttavia ritenevo di non
avere pieno diritto a parlare pubblicamente. Inoltre non
ero ancora un cittadino tedesco. Subito dopo il mio arrivo
avevo fatto domanda per avere la cittadinanza e perch
mi fosse consentito di stare a Monaco. Al Municipio fui
interrogato da un gentiluomo, principalmente era interessato a sapere se fossi ricco. Quando dissi di no, divent
visibilmente freddo dichiarando che, dopotutto, Monaco
era molto affollata e che avrei potuto benissimo vivere in
qualsiasi altra parte della Baviera. Questo mi turb particolarmente perch lasciare Monaco mi avrebbe negato tutte le migliori possibilit, e avrebbe anche posto la
Biblioteca del governo al di fuori della mia portata. Dissi
allufficiale che dovevo lavorare costantemente in biblioteca per poter finire il libro che stavo scrivendo per la casa
editrice di J.F. Lehmann. E sebbene non sembr apprezzare troppo quel nome, se cos stavano le cose, non voleva interferire con le possibilit che avrei potuto avere. Ma
esigeva qualche prova. Avevo realmente fatto visita a F.J.
Lehmann e avevo parlato con Mr. Schwartz, un suo socio.
Egli aveva letto il mio manoscritto sul Bolscevismo e mi
aveva espresso la possibilit di pubblicarlo sulla loro rivista che si chiamava Rinnovamento della Germania. Fu
abbastanza gentile da darmi una lettera di conferma sul
fatto che stavo realmente lavorando con la loro casa editrice, e cos mi fu permesso di restare a Monaco. Su questo sottile filo, a quel tempo, rappresentato dal permesso
datomi dal consigliere comunale, vacillava il mio intero

destino. Tuttavia non ero diventato un cittadino tedesco, un fatto, questo, che nei primissimi anni mi ostacol
quotidianamente. Non fu che nel 1923 che la mia richiesta di cittadinanza, grazie allintercessione amichevole
di qualcuno, fu accettata favorevolmente. Fino ad allora
avrebbero potuto deportarmi come straniero indesiderato. Il fatto che un Dottor Levin potesse arrivare da San
Pietroburgo o da Mosca per prendere il comando di una
rivoluzione comunista mi sconvolgeva pi di quanto non
sconvolgesse la gente bavarese. Ma questo non diminu
il mio desiderio di lavorare per il Reich, nonostante la mia
mancanza di personalit giuridica. Per mi rifiutai di scrivere sotto uno pseudonimo, cosa che Eckart, che me lo
sugger scherzando, comprese particolarmente, perch
cit pi di una volta le parole di Schopenauer a proposito
degli imbrattacarte anonimi.
Incontrai Hitler da Dietrich Eckart. Mentirei se dicessi che
fui soggiogato da lui, diventando immediatamente un
suo incondizionato sostenitore, come altri sostennero
dopo che egli si era gi fatto un nome ed ebbe ottenuto
dei successi importanti; avemmo, come ben ricordo, un
colloquio abbastanza breve sul pericolo del Bolscevismo,
e nel corso della conversazione fece riferimento alla situazione nellAntica Roma. Sostenne che solo il Cristianesimo
fu vittorioso a quel tempo e che il comunismo poteva avere, adesso, delle reali possibilit. Ci che intendeva Hitler
era che negli spazi vitali, pesantemente popolati, ci sono
stabilmente cos tanti individui scontenti e sfortunati che
un principio che li comprenda tutti potrebbe facilmente
incontrare il loro favore. Una differenza di base stava nel
fatto che mentre gli stessi antichi Romani, da un punto di
vista demografico, andavano gradualmente a diminuire,
in Europa le altre popolazioni, nonostante le guerre e le
pestilenze, rimanevano pi o meno costanti. Ci che rese
pericolosa la situazione nel Continente fu che la maggior
parte dei popoli era stata completamente sradicata dalla guerra, i loro comandi vacillavano, e il numero degli
scontenti, degli affamati e della disperazione cresceva
tremendamente. Hitler parl a parecchi piccoli raduni del
Partito che non era pi chiamato Partito del Lavoratori
Tedeschi ma bens Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi. Questo cambiamento indicava lunione
di un puro Nazionalismo con un Socialismo Purificato.
Ascoltai uno dei discorsi allOsteria Zum Deutschen Reich
in Dachauerstrae. Saranno state presenti circa quaranta, cinquanta persone. Hitler pretese che appena prima
di Lutero tutti fossero insoddisfatti delle vecchie regole,
finch la parola del riformatore non accese il fuoco negli
animi, e in questo rintracci unanalogia col presente: milioni di persone avrebbero potuto ritenere che un nuovo
modo di pensare, a tutti i livelli, fosse ancora una volta
essenziale. Tutto ci di cui avevamo bisogno aggiunse
35

era coraggio. Parl bene e con il cuore. Mi trovai completamente daccordo con lui, colmo di gioia nello scoprire
che un intelligente ed appassionato uomo del popolo, un
ex soldato, aveva avuto il coraggio di intraprendere, singolarmente, una battaglia per il benessere della Nazione
Tedesca. Durante le settimane seguenti, Hitler parl ad
un pubblico che poco a poco aumentava, fino a quando,
il 24 Febbraio 1920, formul e lesse il programma del Partito nella grande sala dellHofbruhaus . Non partecipai
alla stesura del programma, ma penso che oltre a Hitler e
Drexler fu chiamato anche Feder per aiutarli a sistemare
qualche incertezza. Le richieste furono formulate dopo
qualche esitazione, come probabilmente la maggior parte di noi avrebbe approvato. Al posto di classe e interessi
personali, gli interessi dellintero popolo produttivo furono messi al centro di tutti i principi. Forse, dopo considerazioni pi equilibrate, alcuni punti sarebbero potuti essere formulati differentemente; forse la successione dei
singoli paragrafi non era assolutamente ineccepibile (lo
stesso Hitler lo ammise in un appuntamento successivo);
ma, vista la situazione generale, avere uno scheletro sul
quale attaccare uno straccio di vita era gi qualcosa.
Il 9 Novembre 1918 data altamente simbolica della
storia tedesca. Questo giorno segn il crollo dellImpero
Tedesco e la fondazione della Repubblica di Novembre,
fondata con il Trattato di Versailles. Ampi settori della
popolazione considerarono lazione intrapresa il 9 novembre come una pugnalata nella schiena. I negoziati
erano in corso, le condizioni dellarmistizio erano state
accettate ed ora la questione era riuscire a mantenere
il Reich e lesercito intatti. Novembre vide la Germania
spogliata del suo ultimo importante assetto, lesercito, e
lasciata completamente indifesa. A quel tempo questo fu
considerato tradimento. (Pi tardi questo concetto fu insospettabilmente confermato da Lloyd George quando
venne a trovare il Fhrer dopo che questi aveva assunto
il comando. Dichiar che lIntesa si trovava allo stremo.
Solo poche settimane e avrebbe offerto alla Germania
proposte ragionevoli di pace.) Questo fu seguito dalla
perdita di tutte le colonie, dei territori del Reich, dal disarmo, dagli onerosi risarcimenti e infine dallinflazione
che cancell leconomia della Germania e i capitali dimpresa. La crescente disperazione afferr il popolo. Alcuni
gruppi separatisti affioravano in Baviera e in Renania. E in
risposta a tutto questo ci furono i tentativi, ugualmente
disperati, di organizzazioni nazionali attiviste: i Frei Korps
nel Baltico, in Slesia, in Baviera, e nella Ruhr. Intanto tutti
i vecchi partiti iniziarono a riaffermarsi, rafforzati da due
gruppi della sinistra socialdemocratica: i Socialisti Indipendenti e i Comunisti. I nazionalisti tedeschi, in principio, rimasero monarchici, ma volevano avere ancora una
mano nel governo del nuovo Stato. Il Partito Popolare
Tedesco assunse una posizione simile solo per entrare,

un istante dopo, nei collegamenti pi vicini alla Repubblica. Con loro si identificava il Partito Democratico. Cos
fecero i centristi, con qualche riserva di ordine filosofico.
Eccetto alcuni incorreggibili reazionari e politici stranieri,
milioni di onesti tedeschi erano inestricabilmente legati
ai ceti medi o ai gruppi marxisti. La disputa allinterno del
Partito cominci e non accenn a diminuire per anni. Ci
non dava limmagine di una chiara volont, n di posizione n dopposizione ma se posso anticipare gli sviluppi
degli ultimi anni di una lotta tutti contro tutti. Alla fine
della fiera, il sistema parlamentare era rappresentato da
quarantanove partiti diversi, ognuno dei quali cercava di
sostenere le sue problematiche particolari, come la maggior parte di tutti loro, indipendentemente dal fatto che
fossero interessati alla rivalutazione degli interessi, alle
convenienze dei coltivatori o alle soffitte in affitto.
Lo sviluppo della Germania era condizionato dai Principati che continuarono anche dopo la fondazione dellImpero, preservando cos le tradizioni di corte, e da una certa
unit della nobilt che non mancava di fornire il servizio
a molti dei pi importanti uffici del governo. Alle universit, lappartenenza a certi Corpi e Combriccole era un
prerequisito dei rampolli della nobilt e di altri, a loro necessariamente riverenti qualora aspirassero a fare carriera
nellAuswrtige AMT , o nellEsercito. La stessa Prussia era
stata una creatura militaresca, e la sua dirigenza militare
era reclutata esclusivamente nelle famiglie appartenenti
alla nobilt rurale, la quale fu insignita dai riconoscimenti
dei Monarchi Prussiani. Essi insieme alla Casa Reale costituivano unentit e, come tale, rappresentavano certi
interessi economici che spesso si opponevano alla nuova
era industriale. Cos la guida del Reich fu monopolizzata
da gruppi piuttosto esclusivi, sebbene alcuni rompessero
il muro impenetrabile che era stato eretto. I proprietari
di grosse fortune manovrarono tra gli accampamenti.
Sinchinarono prima della Monarchia, ma volevano estromettere i vecchi parrucconi dalle posizioni guida per poter aprire la strada alle imprese economiche mondiali. In
ogni caso, il largo avanzamento delle file sane delle masse era veramente difficile. Le ambizioni contrastate portarono molti membri della cultura tra le braccia dellopposizione, sebbene quellopposizione non rappresentasse
affatto ci che realmente loro desideravano. In vista di
tutte queste forze e sviluppi contraddittori, Adolf Hitler,
che aveva gi incontrato simili difficolt in Austria, prima
di servire per quattro anni e mezzo nellEsercito Tedesco,
non solo riconobbe la necessit di ununit nazionale sopra ogni cosa, ma stava anche premendo per la richiesta
di una giustizia sociale.
Il Partito Nazionalsocialista entr in battaglia. Adolf Hitler ne divenne la Guida. Il punto di partenza di questo
modo di pensare fu questo: se molti tedeschi onesti
stanno in ognuno dei due campi opposti, non importa
36

Memorie di Alfred Rosenberg

come sembrano i loro programmi individuali, essi devono essere stimolati da rispettabili motivazioni. Ma se la
totalit della Borghesia e la totalit del Proletariato sono
cos acerrimi nemici, bisogna che ci siano cause spirituali,
politiche e sociali che impediscono la comprensione reciproca, per non parlare della cooperazione a riguardo di
tutti i grandi doveri nei confronti del Reich. Senza entrare
nei dettagli economici, il Nazionalsocialismo sostenne la
richiesta di giustizia per le classi operaie. Ma con la convinzione che la giustizia sociale poteva essere assicurata
solo allinterno di una struttura nazionale divenuta sempre pi compatta. E qui i dogmi di base sbarrarono la
strada. La lotta di classe era vista come qualcosa di concreto e il Marxismo non era stato capace di offrire nulla,
a parte maggiori conflitti di classe occhio per occhio,
dente per dente. Si potrebbe accettarla come una novit dettata dai tempi, ma accettarla come principio di vita
nazionale era un anatema per chiunque ritenesse che il
Reich fosse contemporaneamente cosa e idea; chiunque
fosse a conoscenza dei sacrifici che furono fatti nellinteresse della crescita, forma e contenuti spirituali del Reich,
chiunque, infine, a cui il popolo appariva come unentit psicologica, biologica e storica. In cima a tutto questo
cera la propaganda dei chiacchieroni pacifisti questi
non mostravano nessun desiderabile amore per la pace,
ma insistevano invece sul diritto di tradimento, unidea
frequentemente espressa nel 1918 e negli anni a venire.
Alla fine le proteste contro le propriet private portarono
a rinnovate richieste sulle propriet del governo, richieste che non potevano essere soddisfatte che incontrando
una violenta opposizione, in particolare tra i contadini le
cui terre ereditate erano fonte di vita. Davvero, gli eventi
avevano appianato moltissimi problemi; le unioni dei lavoratori dedicavano la loro attenzione alle questioni essenziali ma le difficolt politico-filosofiche continuarono
ad affiorare. Fu Adolf Hitler che dichiar guerra a tutto
questo. In Austria, con i suoi vari popoli, egli cap che il
Nazionalismo era qualcosa che doveva essere difeso ma
in modo differente; adesso vide che sarebbe dovuto essere difeso anche nel Reich anche se l era gi un diritto di
nascita. Fra i Sudeti, un piccolo Partito Nazionalsocialista
esisteva gi ancora unaltra ragione per cui egli avrebbe
dovuto fondare il suo. Hitler era arrivato alla conclusione che solo il Socialismo non aveva di per s stesso nulla
che doveva essere eliminato. Cos divenne un oppositore
del Marxismo in tutte le sue manifestazioni e lo classific
come una filosofia di governo ostile sia allo Stato che alla
classe operaia. Per quanto riguardava gli operai era, quindi, una questione di rinuncia a questa dottrina, cos come
la sua opposizione sia al coltivatore che al proprietario.
Anche le classi medie avevano tutte le ragioni di rivedere
le loro inclinazioni. Esse non erano riuscite a provvedere
alla classe operaia nel suo momento di disastroso biso-

gno con delle guide che avessero familiarit con le loro


richieste, lasciandoli alla tenera misericordia dei propagandisti internazionali. Il nazionalismo tedesco, credeva
Hitler, fu circondato dalla nobilt, mentre un presupposto completamente falso separava la classe media dalla
gran massa della popolazione produttiva. La Borghesia
avrebbe dovuto spogliarsi dei suoi pregiudizi prima ancora di sentirsi autorizzata alla Guida. Per terminare questo
conflitto fratricida tedesco, Hitler propose di riunire tutti
i nazionalisti attivi dogni Partito ed i combattenti per la
giustizia sociale da ogni campo di battaglia, per formare
un movimento.
Dalla Baviera e anche da altre regioni, il popolo implorava
per nuove informazioni. A questo punto Hitler cominci
ad estendere la propaganda anche fuori Monaco: a Rosenheim, Lansdhut, Ingolstadt. Dappertutto si formarono nuove cellule. Ed egli non era per niente somigliante
ai rappresentanti degli altri Partiti. Dove gli ultimi si appellarono agli interessi degli ascoltatori presenti, tutti appartenenti ad un certo definito gruppo, promettendo di
spingere avanti i loro interessi prima di tutti gli altri, Hitler
parl costantemente dei gruppi assenti. In altre parole,
prima di un incontro con alcuni operai rossi egli parl
della necessit di una classe contadina sana, o difese gli
ufficiali tedeschi. Di fronte agli ufficiali critic il modo in
cui gli intellettuali ignoravano le classi operaie lasciandole al loro destino. Il momento dellautocritica era arrivato,
avrebbe detto, e la strada da un uomo allaltro doveva essere trovata nonostante tutte le difficolt. Poi, a Monaco,
iniziarono ad apparire gli enormi manifesti rossi. Cartelloni pubblicitari che non promuovevano solo riunioni,
ma con alcune righe di testo progettavano di risvegliare
interesse e curiosit. Poich laffissione di tali manifesti richiedeva lautorizzazione della polizia, le inclinazioni del
Presidente della stessa, Phner, divennero importanti.
Era evidente che lui e la sua polizia non potevano, da soli,
tenere sotto controllo il comunismo, e che se le idee, la
volont e la resistenza dello stesso popolo fossero sorte,
sarebbe stato suo vantaggio non intervenire. Il ricordo
dellAprile 1919 era ancora molto verde.
Voglio qui dedicare poche parole ad una persona che
inizi ad operare nello stesso periodo, Kurt Ldecke. Era
ricco, soldi stranieri, e mise una parte di questi a disposizione del Partito. Si era anche equipaggiato, a sue spese,
una truppa delle Strm. Impression il popolo per il suo
essere abbastanza stravagante, sempre vestito con abiti
di sartoria e comunque ben agghindato. Mi trovai sempre bene con lui e confidai nella sua onorabilit e buona
volont. Ma qualcuno, forse la stessa polizia, mise Hitler in
guardia da lui. I soldi stranieri di Ldecke potevano avere
origini francesi. In vista della situazione generale, Hitler
doveva stare attento. Quindi mise i soldi in una banca, in
presenza di testimoni, per lasciarli inutilizzati finch la si37

tuazione non fu chiarita. Pi tardi Ldecke fu arrestato.


Gli appunti segreti del suo diario tascabile furono impugnati contro di lui. Egli per fu in grado di dimostrare la
propria innocenza e fu liberato. Ma il respiro del sospetto
lo aveva spazzato via. Se ne accorse ed era depresso. Partecip, tuttavia, alla marcia su Coburg. Pi tardi torn in
America dove si spos.
Ldecke stava facendo dei lavori esterni per me e per il
Voelkischer Beobachter , e, dopo il Machtbernahme,
torn al Reich per offrire i suoi servigi. Operava nella mia
sfera di competenza e intraprese il compito di creare
unintesa tra America e Germania. Ma poi la sfortuna lo
colp per la seconda volta. Denunciato da un collaboratore fu arrestato nella Cancelleria. Mentre si trovava in arresto gli fu permesso di chiamarmi due volte. La seconda
volta gli dissi che aspettavo di vedere il Fhrer nel giro di
pochi giorni e che avevo discusso il suo caso, cercando
di portarlo ad una soluzione. Ldecke era estremamente
depresso. Pochi giorni dopo seppi che era fuggito, prima a Praga e poi in America. Incontrai il Fhrer a questo
proposito, sentendomi piuttosto colpevole, come se io
stesso avessi aiutato Ldecke a scappare, e dicendo che
pensavo che non sarebbe dovuto essere trattato comera
stato. Il Fhrer espresse le sue scuse, ovviamente egli non
aveva saputo nulla circa larresto. Ma le cose non potevano essere cambiate, nemmeno per Ldecke, il quale
verosimilmente sarebbe tornato.
Il lavoro compiuto dalle donne merita una menzione speciale. Esse si unirono al Partito, non perch ammirassero
alcuni punti del programma, ma pi per ragioni sentimentali. Luomo che aveva osato prendere una posizione
contro lintera confusione dei partiti intorno a noi, aveva
accattivato la loro immaginazione, e come oratore le affascin. Numerose donne venivano regolarmente ai nostri
incontri a Monaco, e ne portavano sempre di nuove per
assistere ai successivi. Offrirono il loro aiuto e fecero dei
sacrifici ovunque poterono. Lo stesso accadde anche in
altre citt. Cera un gran coraggio, volont di sacrificio e
disponibilit ad agire che trov espressione nel Movimento Giovanile, il segreto dei successi futuri. Il Voelkischer
Beobachter adesso usciva due volte la settimana. Difficilmente si trovavano dei collaboratori. Fui frequentemente
costretto ad occuparmi delle piccole questioni politiche
quotidiane. In ogni caso, cera sempre unimbeccata che
poteva essere utilizzata per tutto il Reich per moltiplicare la continuit del nostro programma. Hitler voleva un
quotidiano, certo. E una ricca donna lo aiut. Possedeva,
se non sbaglio, delle azioni di alcune cartiere finlandesi, e
ne cedette al Partito un numero sufficiente da permetterci di correre il rischio di uscire con un quotidiano.
Poich Eckart era semplicemente incapace di qualsiasi
sforzo prolungato, mi ero occupato, dallinizio, di tutto il
lavoro necessario sollevandolo dalla maggior parte dei

suoi compiti di redattore. Quando i problemi per labbrivio del nostro quotidiano si acuirono, Hitler venne a fare
spese con me. Dovevo scegliere una scrivania. Ne scelsi
una con lavvolgibile visto che il mio disordine lo rendeva
necessario. Hitler era contento come un bambino. Un altro passo in avanti!
Col tempo lorganizzazione, appena fondata a Monaco,
cominciava a essere conosciuta. Visitatori intervenivano
ai raduni di Hitler e ne parlavano in famiglia. Dopo averci
pensato su, molti di loro si offrivano come aiutanti. Organizzazioni nazionaliste e circoli si offrirono per unire
le forze. Molti membri dei Frei Korps volevano sapere
cosa stava succedendo a Monaco. Hitler ed Eckart tennero centinaia di conferenze. E anche se non partecipai
a questi raduni, ricevetti alcuni visitatori. Dalla Westfalia
e dalla Sassonia arrivarono profeti itineranti. Uno di loro,
un povero diavolo che portava uno zaino enorme, disse:
Datemi materiale propagandistico e spiegatemi le cose.
Torner immediatamente a casa e andr di villaggio in
villaggio distribuendo il nostro materiale. Un altro produsse uno spregevole manoscritto e disse: Se potessi
far avverare queste cose, la Germania sarebbe salvata!
Lettere contenenti suggerimenti, programmi, poemi,
arrivarono costantemente in una corrente senza fine.
Probabilmente non saranno state conservate. Tutto ci a
volte trasformava i nostri uffici in sale di tortura spirituale, e tuttavia, che ricchezza damore soppresso cera qui,
quanta disperazione e bisogno, ansia di trovare qualcosa
a cui appigliarsi!
Hitler non poteva continuare con i suoi incontri pubblici
senza una battaglia. Ci che chiedeva non era nulla pi
dello stesso diritto di poter parlare liberamente che i socialdemocratici ed i comunisti pretendevano come loro
prerogativa. In cambio prometteva libert di dibattito. In
risposta ci furono dei tentativi volti ad impedirgli di parlare e a disperdere i raduni con la forza. Bande infuriate entrarono in scena, armate di tubi di piombo e manganelli.
Ci furono tante teste sanguinanti da entrambe le parti.
Hitler inizi cos ad organizzare la sua protezione di sala,
i suoi membri erano reclutati tra le SA, la nostra organizzazione di difesa.
La vita politica tedesca non trovava espressione solo nei
discorsi parlamentari, ma in particolare nel fatto che gli
estremisti marxisti si arrogavano il diritto di avere le strade per s stessi, proibendo a chiunque di tenere raduni
pubblici. Il nuovo Stato non fu capace di intraprendere
nulla di efficace per proteggere la proclamata libert di
parola. Cos lorganizzazione delle Sturmabteilungen non
rappresentava, da parte nostra, nulla pi di un atto di autodifesa. Queste erano addestrate dagli ufficiali della Brigata Ehrhardt. E finalmente Hermann Gring pot offrire
i suoi servigi ad Adolf Hitler.
Inizialmente poche persone conosciute chiamarono la
38

Memorie di Alfred Rosenberg

redazione del Voelkischer Beobachter. Io stesso contribuii solo con un articolo occasionale. Quando le cose per
Eckart non andarono troppo bene, egli decise di chiudere la sua rivista, trasferire i suoi abbonati al Voelkischer
Beobachter e diventarne redattore capo. Mi ritirai in redazione, che si trovava a casa del tipografo, al 39 di Scellingstrae, e l rimasi fino alla fine del 1932.
Nel corso di questi anni Hitler si era accaparrato il mio rispetto e la mia lealt. Vedevo in lui un uomo che lottava
continuamente per lanima di un popolo. Assistetti alla
sua maturazione e vidi come egli pensava costantemente e meditava solo per essere poi pronto, con risposte
incredibilmente azzeccate, alle domande che si presentavano. Giornalmente dava prova di un sano istinto e di
una intelligenza naturale. Eckart ne parlava con crescente venerazione e questo significava molto; questi era riuscito a comprare una casa, o piuttosto a dividerla, in un
insediamento in Richildenstrae a Nymphenburg. Trovai
una stanza arredata l vicino. Fu l che Eckart ottenne la
pace necessaria per essere libero di dedicarsi alla sua poesia. Passeggiando avanti e indietro nel suo giardinetto,
egli meditava sulle sue idee, e capitava che desse risalto
al ritmo di qualche poesia nascente distruggendola colle sue stesse mani. A volte, quando andavo a trovarlo, la
mattina, ci incontravamo sulle scale e l mi leggeva la sua
ultima fatica; quelle erano le poesie che sarebbero state pubblicate sulla sua rivista nel 1920. Altre volte Eckart
se ne usciva con un altro bel passaggio del suo amato
Schopenhauer, sul quale insisteva per leggermelo sul
posto. Era rimasto particolarmente impressionato da ci
che Schopenhauer aveva detto a proposito della lingua
tedesca. Ed anche per questo che devo a Eckart i miei
ringraziamenti. Ai baltici mancava una classe contadina
che agiva come una fonte perpetua per il ringiovanimento del linguaggio. Scrivevano in un tedesco ricercato e
leggermente erudito, ma usavano anche troppi vocaboli
stranieri. Eckart intraprese il compito di ripulire molti miei
articoli, e cos facendo mi diede un eccellente suggerimento stilistico, anche se protestai, a volte timidamente,
quando cercava di impuntarsi su alcuni miei articoli piuttosto drammaticamente.
Anche Ludendorff venne a Monaco. Uno dei suoi adepti
gli offr una casa a Prinz Ludwig-Hhe sullIsar e lui accett. Gli mandammo del nostro materiale di stampa e
lui rispose con alcune righe di approvazione. Tutta la sua
vita era stata dedita al servizio militare. E accett Stato e
Chiesa nella loro integrit, come istituzioni organizzate,
senza sentirsi particolarmente costretto ad interessarsi
di problemi quotidiani. Questo lo lasciava agli altri. Comunque, la guerra costrinse i comandi generali a prestare almeno un poco di attenzione alle politiche del Reich.
Che ci sarebbero stati dei frequenti conflitti di personalit, come quello tra Ludendorff e Bethmann-Holweg, era

inevitabile. A Ludendorff pareva che non si fosse tenuto


abbastanza in considerazione, in patria, delle richieste
dellesercito. Ma, nonostante questo, tutti i partiti furono unanimemente daccordo sul fatto che la Germania
aveva trovato in Ludendorff un grande Feldmaresciallo e
un uomo di instancabile energia. Adesso era in pensione, amareggiato, soggetto ad attacchi da parte dei partiti
politici, e stava terminando la stesura delle sue memorie di guerra. A volte mi fu possibile andare a trovarlo. Mi
riceveva molto amabilmente. Possedeva una voce stranamente alta, particolarit questa che condivideva con
Bismarck e Carlomagno, e parlava con molta tranquillit
del nostro destino. Nulla dellamarezza contro Guglielmo
II e Hinderburg, che pi tardi espresse bruscamente, era
a quel tempo percettibile. Non disse una sola parola a
proposito del suo congedo. Adesso Ludendorff stava per
realizzare ci che a lungo aveva trascurato: lo studio della
storia della politica e della diplomazia. Immediatamente, le cose che prima dora erano sembrate inequivocabili e chiare, assunsero aspetti problematici. E cos, come
spesso accade a uomini con un passato glorioso alle loro
spalle, egli non cercava ispirazioni da parte di franchi intellettuali, ma si trov invece sotto linflusso di una folla
soprattutto settaria. Mathilde von Kemnitz, che in conversazioni private elogiava il Feldmaresciallo, lo contatt.
Per lei la storia del mondo era solo argomento di cospirazioni segrete. La pratica di basare giudizi sani su fonti
ufficiali, si trasform nel suo esatto contrario ed il nome
altisonante di Ludendorff, come soldato, stava per salvare quanto fu pi che spiacevole.
Un giorno apprendemmo improvvisamente che una controrivoluzione, condotta da Kapp, era scoppiata a Berlino.
Si supponeva che Ebert ed il suo governo fossero fuggiti,
si diceva che il Generale von Lttwitz fosse a Berlino. Attendemmo febbrilmente di vedere cosa sarebbe successo
in Baviera. Per cominciare, i cittadini furono chiamati alle
armi. E, come a Reval, dovetti andare in pattugliamento
notturno armato con un fucile. Fui collocato sul canale
di Nymphenburg. L incontrai un giovane camerata di
nome Diebitsch, un discendente del generale russo nato
in Germania, che un tempo chiuse la Convenzione di Tauroggen. Hitler ed Eckart volarono a Berlino. Quando arrivarono, dopo un viaggio terribile, lintera impresa si era
incagliata. Uno sciopero generale diede scacco matto a
Kapp, minacciato anche da un intervento straniero. Kapp,
probabilmente, non pot e non volle istituire una dittatura con la forza bruta. E quando non trov aiuto nelle
Province, si arrese e fugg in Svezia. Questo fu il famoso
putsch di Kapp, un tentativo di cambiare il destino, giustificato solo dal fatto che le cose in Germania avevano
preso una piega disperata.
Intanto il nostro lavoro a Monaco continu nel suo modo
pertinente. Molte organizzazioni Volkische, nazionalisti39

che, avevano organizzato


il cosiddetto Giorno Tedesco a Coburg. Si procurarono i permessi necessari
solo promettendo che
il raduno sarebbe avvenuto al coperto. In altre
parole, cera un divieto,
per le organizzazioni non
marxiste, di tenere raduni
allaperto. Hitler fu invitato. Accett e dichiar, tuttavia, che le strade della
Germania appartenevano a tutti i tedeschi. Noleggi un treno speciale
e andammo in Franconia
accompagnati da circa
600 Sturmabteilungen.
Ci che segu, Hitler lo descrisse nel suo libro. Quelli che ci aspettavano con
i tubi di piombo, perni
chiodati e pesanti bastoni non furono abbastanza forti da vanificare la
nostra parata. Al contrario, quando attaccavano,
erano respinti senza piet. Lo stesso Hitler lasci
parecchie volte il corteo
e us il suo bastone. Io ero stato leggermente ingenuo e
non avevo un bastone, solo una pistola in tasca, la quale,
viste le circostanze, non poteva essere usata. Dopotutto
noi agimmo solamente per autodifesa. In ogni caso, a
Coburg, per la prima volta nella storia del nostro Partito,
prendemmo le strade, un atto simbolico che fece molta
impressione sulle Germania in generale. Pi tardi ci sedemmo, sopra, nella fortezza. Guardammo lontano verso
la terra. Nello stesso istante iniziai a fare il mio primo discorso dentro e fuori Monaco. Una volta mi chiesero cosa
pensavo dei gesuiti. Diedi la mia opinione personale, ma
aggiunsi che era un argomento difficile da discutere proprio allora; questo successe a Rosenheim. Due ascoltatori
chiesero immediatamente che le domande di carattere
religioso fossero eliminate dalla discussione. Questo incidente mi mostr quanto fosse sensibile la gente verso
particolari argomenti. Pi tardi, quando sentii di avere
qualcosa da dire in proposito, lo dissi sempre attraverso
la parola stampata. Non ho mai parlato in pubblico dei
gesuiti o della chiesa cattolica in s, n dellultimo dogma metafisico e nemmeno dei protestanti. E nemmeno
parlai del mio libro pi importante, pubblicato qualche

anno dopo. Critico come


dovevo essere di certi prelati i quali erano i capi del
Partito di centro, preferii
non svegliare il can che
dorme.
Ad una grande mostra di
artigianato di Monaco,
un crocifisso scolpito era
esposto insieme a molti
altri oggetti. Era cos penosamente distorto, con stupidi occhi scoppianti, che
lo considerammo blasfemo. Hitler fece riferimento
a questo in uno dei suoi
discorsi, al che le autorit
arrivarono ad una conclusione simile e lo ritirarono.
In altre parole, il giovane
Partito, nonostante la sua
libert di pensiero, rimase
pronto, se necessario, a
combattere tutta lironia,
originatasi pi frequentemente a Berlino, non solo
sulla nazione, ma anche
sui simboli religiosi. Ma
questa volont di lavorare mano nella mano con
i circoli religiosi, almeno
sotto certi aspetti, era sommariamente rifiutata da questi
ultimi, non solo in quel tempo, ma anche e con maggior
enfasi in seguito. Questo port automaticamente ad una
crescente inimicizia che scaten rappresaglie da parte di
molti sostenitori del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi. A noi, tuttora, sembr come se due chiese
mancassero ad un importante momento di storia.

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NUOVA USCITA EDITORIALE

IL MITO DEL XX SECOLO


312 pagine

- IL SECONDO E IL TERZO LIBRO A CONCLUDERE lOPERA DI ROSENBERG Prefazione di Luca Leonello Rimbotti
MARZO 2012
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Politica della Famiglia
Capitolo XII. Lottare contro lurbanesimo
e perseguire una politica dellabitazione
familiare
I popoli che abbandonano la terra
sono condannati alla decadenza.
MUSSOLINI
(Ai rurali dItalia, 4 novembre 1928, Scritti e Discorsi,
voi. IV, pag. 268).
Capitolo XII.
LOTTARE CONTRO LURBANESIMO E PERSEGUIRE UNA
POLITICA DELL ABITAZIONE FAMILIARE
1) CONSIDERAZIONI GENERALI. a) - Linfluenza demografica dellambiente immediato sulla famiglia, b) - Linfluenza demografica del rapporto economico fra popolazione e terra, c) - Linfluenza demografica del rapporto
giuridico fra il nucleo familiare e la terra, d) - I fattori psicologici demograficamente favorevoli nellambiente rurale, e) - Linfluenza demografica dellabitazione sul nucleo familiare urbano. 2) LOTTA CONTRO L URBANESIMO E POLITICA DELLABITAZIONE FAMILIARE RURALE. a)
Linfluenza antidemografica dellurbanesimo, b) - La lotta contro lurbanesimo perseguita dal regime fascista, c) La politica dellabitazione rurale. 3) POLITICA DELLABITAZIONE FAMILIARE URBANA. a) -I termini del problema,
b) - Linfluenza antifamiliare dellinquilinato, c) - Il nomadismo urbano, d) - Le caratteristiche delle abitazioni moderne sfavorevoli allincremento demografico, e) - I tentativi di soluzione del problema dellinquilinato, f ) - Lintervento per evitare che siano fatte condizioni di sfavore agli inquilini con prole, g) - Eliminazione di alcune concezioni sfavorevoli ad una efficace politica dellabitazione familiare, h) - Per la soluzione del problema dellinquilinato, i) Le misure concomitanti alla politica dellabitazione familiare.

Premessa
Gi alcuni dei numeri della Rivista hanno ospitato capitoli tratti dal libro Politica della Famiglia, edito da Bompiani nel 1938. Proponiamo ora un ulteriore contributo di
strettissima attualit dedicato al problema dellurbanizzazione e, soprattutto, alla condizione della famiglia cosiddetta urbana. Non raro che la sera si ascolti da un
telegiornale la notizia clamorosa di una casa negata da
un locatore a una famiglia numerosa e, borbottando, si
esclami tra le mura domestiche: in che tempi viviamo!.
Ecco, lo scopo di questi articoli forse per qualcuno noiosi serve a dimostrare che il problema non il tempo
in cui si vive, ma le soluzioni adottate per risolvere problemi che non sono di oggi, potendo ad esempio leggere nel 1938 del monito del Segretario del Partito contro i padroni di casa poco propensi ad accettare inquilini
con famiglia numerosa. Speriamo che ci serva da riflessione per liberarsi da quella tendenza nel vedere i giorni doggi quali unanomalia della storia ottenendo quindi
una sorta di auto-assoluzione per limpotenza di risolvere
problematiche poi non cos nuove. Prima di lasciarvi alla
lettura pregherei di notare luso del linguaggio adoperato, soprattutto se confrontato con similari studi tecnici di parte tedesca (un esempio per tutti trovare il termine utenti fa chiaramente evidenziare il diverso costrutto
ideologico). Inoltre lestratto, rispetto a quello pubblicato
sul nostro portale, integrale.

CONSIDERAZIONI GENERALI
a) - Numerose cause di debilitazione del nucleo familiare e quindi di decadenza demografica traggono origine
dallambiente immediato che circonda lo stesso nucleo
familiare. Questo ambiente costituito: per la popolazione rurale, dalla casa rurale, dal terreno sul quale si esplica
lattivit produttiva dei componenti della famiglia e dalla zona nella quale casa e terreno si trovano; per la popolazione urbana, dalla casa in cui ogni famiglia vive e dal
quartiere nel quale la casa cittadina sorge. Nella considerazione delle accennate cause di debilitazione del nucleo
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Politica della Famiglia

familiare debbono essere tenuti presenti due rapporti: il


rapporto della popolazione con la terra; il rapporto della
famiglia con la casa.
Per quanto riguarda la popolazione rurale, il rapporto tra
la famiglia e la terra deve essere inteso da un punto di
vista economico, da un punto di vista giuridico e da un
punto di vista spirituale, nel senso che hanno, indirettamente, una influenza demografica: il fatto che la entit
numerica del nucleo familiare sia esuberante, adeguata o
insufficiente alle esigenze di coltura del fondo; il fatto che
la terra sia coltivata dalla stessa famiglia che ne proprietaria, oppure che la famiglia che coltiva la terra sia costituita da coloni, da mezzadri, o da compartecipanti, infine,
che gli stessi appartenenti ad una determinata famiglia
rurale prestino la loro opera come semplici braccianti; il
fatto che si mantengano nellambiente rurale determinati atteggiamenti spirituali favorevoli alla permanenza di
un normale andamento demografico ; il fatto che le abitazioni rurali vengano adeguate, dal punto di vista igienico, al generale elevamento igienico - sociale della nazione. Per la popolazione rurale la questione del rapporto
nel quale la famiglia si trova nei confronti della casa che
abita assume unimportanza relativamente secondaria, in
quanto tale rapporto si confonde e coincide, il pi delle
volte, con il rapporto che lega la famiglia rurale al fondo
che essa coltiva.
Per la famiglia urbana il rapporto fra ambiente immediato e nucleo familiare deve essere esaminato da un punto di vista giuridico - economico e da un punto di vista
igienico - sociale. Da un punto di vista giuridico- economico, in quanto influisce sul nucleo familiare il fatto che
la famiglia urbana sia, oppure non sia, proprietaria della
casa che abita e, nel caso in cui non sia proprietaria, debba destinare una quota pi o meno cospicua del proprio
reddito allaffitto; dal punto di vista igienico - sociale, il
rapporto della famiglia urbana con la casa che essa abita
dato dalla influenza che sulla famiglia esercita il modo
di essere della casa, come ampiezza e numero degli ambienti, possibilit di accogliere nella casa una prole crescente, igiene degli impianti, esistenza o meno di giardino, numero degli appartamenti riuniti nello stesso edificio, situazione della casa, centrale o periferica, o, addirittura extra - urbana.

li dalla diminuzione della estensione delle terre da coltivare in una determinata zona, si pu esattamente parlare di una pressione della terra sulla famiglia (Orestano),
che la terra stessa esercita quando appare esuberante rispetto alle possibilit di lavoro del nucleo familiare. ovvio, infatti ed abbondantemente provato da rilevazioni statistiche passate e recenti che, a parit di sistemi di conduzione agricola, il desiderio di una numerosa
figliolanza sia pi fortemente sentito in quelle zone nelle
quali si certi della possibilit e della utilit di impiego di
nuove braccia, mentre, nelle zone nelle quali la terra gi
insufficiente a consentire possibilit di lavoro alla popolazione rurale esistente, anzich uno stimolo si avr una
compressione demografica.
***
c) - Meno precisa e meno costante linfluenza demografica del rapporto giuridico fra il nucleo familiare e la terra. Infatti, mentre a prima vista si potrebbe pensare che
la fertilit dovesse essere pi elevata in quei nuclei familiari che sono proprietari e coltivatori diretti del fondo
mentre cio si potrebbe pensare che quegli stessi fattori
psicologici che hanno tanta influenza favorevole dal punto di vista agricolo e dal punto di vista sociale determinino costantemente una maggiore natalit le statistiche
provano, che, talora, proprio nelle categorie dei piccoli proprietari e dei coltivatori diretti lincremento demografico tende ad attenuarsi con maggiore rapidit, quando esso resiste maggiormente nelle categorie cui appartengono quei nuclei familiari che si trovano in un diverso
rapporto giuridico con la terra coltivata, cio nella categoria dei mezzadri, e anche in quella dei braccianti. Questo diverso comportamento di fronte al fenomeno demografico, delle varie categorie dellagricoltura dovuto, probabilmente, al fatto che la suddivisione del terreno coltivabile agisce pi direttamente, come causa di decremento demografico, nei confronti dei piccoli proprietari, coltivatori diretti, i quali temono che il dato fisso costituito dal reddito che possibile trarre dal fondo, renda
indispensabile, qualora la famiglia abbia un forte incremento demografico, il passaggio di alcuni dei suoi membri alla categoria dei braccianti; mentre la stessa organizzazione del rapporto di mezzadria fa s che questo pericolo sia meno sentito nella famiglia mezzadrile. Per quanto riguarda i: braccianti, si pu forse pensare che, pi che
linfluenza determinata dal rapporto fra popolazione e
area coltivabile, operino su quella categoria i comuni fattori di decadenza, e poich questi fattori sono meno attivi nellambiente rurale, si ha, in definitiva, fra i braccianti
una decadenza demografica meno accentuata.

***
b) - Il rapporto economico tra popolazione e terra, anche
a prescindere dal rapporto giuridico attraverso il quale ha luogo la coltura del terreno, il fattore predominante dellinfluenza demografica che lambiente immediato esercita sul nucleo familiare, in agricoltura. Infatti, cos come si pu parlare di una compressione esercitata sullo sviluppo demografico dei nuclei familiari rura-

***
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d) - Ha anche un grande valore il fatto che permangano
nellambiente rurale atteggiamenti psicologici che costituiscono fattori favorevoli al normale incremento demografico. Da questo punto di vista si assiste negli stati pi
civili a cambiamenti rapidi determinati dal perfezionamento e dalla diffusione dei mezzi di comunicazione e
dei mezzi e sistemi di circolazione delle idee e delle abitudini. Non solo attorno alle grandi citt che sono tutte,
pi o meno, permeate di spirito anti -demografico si
costituisce una zona nella quale, date le frequenti comunicazioni ferroviarie ed automobilistiche, si formano tanti centri, corrispondenti ai paesi collegati, che psicologicamente e quindi demograficamente assumono lidentico atteggiamento della citt; oltre questa zona che talvolta molto ampia, basti pensare ad una qualsiasi grande capitale anche la maggior parte del territorio non
urbano attraversata in lungo e in largo da strade ferrate e da strade ordinarie percorse da un numero sempre
crescente di veicoli, e subisce linfluenza di un numero
sempre crescente di strumenti di divulgazione delle idee,
quali, soprattutto, il cinematografo e la radio. Quindi, sia
per effetto della circolazione delle persone dagli ambienti rurali agli ambienti cittadini e dagli ambienti cittadini
agli ambienti rurali, sia per effetto della circolazione delle idee si tende ad accorciare le distanze, non solo sotto
laspetto fisico, ma anche sotto quello psicologico, riducendo, cio, e talora annullando, le differenze di atteggiamento psicologico fra la popolazione cittadina e la popolazione rurale. In tutte le nazioni che provano il morso
della decadenza demografica si rilevata la grande importanza di questo fenomeno, per in nessuno stato si
adottata qualche misura per evitare il diffondersi di esso;
sebbene si debba senzaltro riconoscere che lemanazione di provvedimenti intesi a diminuire questa circolazione delle idee, e quindi diffusione delle abitudini, mediante vincoli imposti, sotto qualunque aspetto, ai ceti
rurali rispetto alla partecipazione alle varie forme di evoluzione intellettuale, e quindi anche di elevamento sociale, che hanno origine nelle citt, sarebbe stata non solo
vana perch in contrasto con altre fondamentali esigenze di circolazione dello stato moderno ma
anche ingiusta.

pochi e angusti ambienti, con mediocri impianti igienici,


in un grande palazzo che sorga in un quartiere interno di
una grande citt.
LOTTA CONTRO L URBANESIMO E POLITICA DELLABITAZIONE FAMILIARE RURALE
a) - Cos sintetizzata linfluenza demografica dellambiente immediato sul nucleo familiare, a noi sembra che, in
questo settore, lazione dello stato debba riassumersi:
nella lotta contro lurbanesimo e quindi contro tutti i fattori che lo determinano; nella politica della abitazione familiare rurale; nella politica della abitazione familiare urbana.
Vi chi ha affermato che lurbanesimo il fattore di gran
lunga pi malefico della denatalit, mentre altri, dopo
avere rilevato la scarsa efficacia della maggior parte dei
pi noti provvedimenti di politica demografica, ed avere
detto che di qualche maggiore efficacia sono i provvedimenti che tendono ad attenuare le condizioni che aggravano gli effetti delle cause prime della diminuzione delle
nascite ha affermato che fra questi tiene il primo posto
la giusta lotta contro lurbanesimo.
Nonostante la molteplicit delle cause indirette di debilitazione del nucleo familiare debilitazione che, a sua
volta, costituisce la causa diretta della decadenza demografica facile riconoscere che quelle cause agiscono in maggior numero e con maggiore efficacia nellambiente cittadino; sia dal punto di vista economico che da
quello spirituale e morale, sia cio per quanto riguarda la
continuit e la entit del reddito, la consistenza del patrimonio familiare, le esigenze dordine materiale ecc., sia
per quanto riguarda lo spirito religioso, la emancipazione femminile, la moralit coniugale ed extra - coniugale ecc. Da ci la necessit assoluta di una fermissima lotta
contro lurbanesimo, rivolta a far s che la entit numerica
della popolazione urbana sia esattamente corrispondente alle esigenze vere, non a quelle fittizie, per cui laggregato urbano deve sorgere ed accrescersi: la lotta contro
lurbanesimo deve essere rivolta ad eliminare tutti i fattori che conducono allabbandono della terra per labbandono della terra e allinurbamento per linurbamento, e
che evitano labbandono della citt soltanto perch non
si desidera il ritorno alla terra.
Sulla efficacia demografica della lotta contro lurbanesimo non mancano esempi eloquenti; che, per, dimostrano che a nulla vale quella lotta se non proseguita nel
tempo e, soprattutto, se non inserita in una politica demografica totalitaria.

***
e) - di immediata comprensione linfluenza che, insieme a tanti altri fattori, pu esercitare sullincremento demografico della famiglia urbana la situazione nella quale essa sia proprietaria di una casa vasta, igienica, provvista di un giardino, isolata e periferica rispetto ad una delle numerose situazioni intermedie > addirittura rispetto alla situazione opposta, nella quale la famiglia inquilina, in un appartamento piccolo e costoso, composto di

***

46

Politica della Famiglia

b) - Nella lotta contro lurbanesimo, e quindi nella politica di ruralizzazione, lItalia se si tiene conto non solo
della complessit dellazione svolta, ma anche delle particolari difficolt da superare offre, certami mente, un
esempio del pi alto interesse. Della politicala anti - urbanistica del Regime fascista sono strumenti: la legislazione per la bonifica integrale, che tende, in sostanza, a
modificare quel rapporto sfavorevole tra la famiglia e la
terra, cui si innanzi accennato; le disposizioni concernenti la facolt di vietare la emigrazione dalle campagne
alle citt; la multiforme attivit legislativa e politica, svolta attraverso la emanazione di provvedimenti di legge o
di particolari accordi collettivi, per ridurre, entro i limiti del possibile, il bracciantato, cio per fissare alla terra,
nel senso buono del termine, i braccianti, trasformandoli in compartecipanti o in coltivatori diretti; lattivit rivolta al miglioramento della casa rurale ed alla contemporanea tutela del benessere delle popolazioni rurali, che devono trovare nelle zone stesse dove risiedono possibilit
di svago e di elevamento sociale, tali da controbilanciare
lattrazione che su di esse esercita la citt; la stessa politica di espansione coloniale che ha valso, e pi varr in avvenire, ad ottenere che una parte della popolazione rurale, che altrimenti si sarebbe riversata nelle citt, continui
a vivere con tutti i relativi vantaggi, anche demografici
nellambiente rurale costituito da quelle zone dellImpero che sono passibili di colonizzazione demografica.
***
c - Dal punto di vista demografico uno degli elementi pi
interessanti di questa vasta azione politica costituito da
quella che abbiamo chiamato la politica della casa rurale; cio lazione rivolta a dare ai rurali, a tutti i rurali, una
casa vasta e sana. Perfettamente compresa dal popolo
italiano, gi dotata dellindispensabile substrato di studi
preliminari, questazione pu e deve ormai essere intrapresa su una base organica, cio su di un piano nazionale
e razionale di esecuzione.
Il risanamento della casa rurale non deve essere limitato
alle abitazioni rurali in senso stretto, cio a quelle che sorgono pi o meno isolate nelle campagne. Si osservato
che le inchieste statistiche effettuate per dare una base
concreta al programma di risanamento delle case rurali hanno rilevato che il 54 % di tutte le case rurali del Regno compreso in aggregati urbani e che di esse oltre un
quarto deve essere demolito o radicalmente riparato. Da
ci la necessit che per effettuare il risanamento si predispongano i piani regolatori della maggior parte delle nostre cittadine rurali e dei nostri paesi: occorre non portare attenzioni e cure solo ai grandi centri, come purtroppo
quasi esclusivamente avvenuto finora, ma anche a tutti
gli altri aggregati urbani ed occorre, soprattutto, adottare in questi ultimi concetti e provvedimenti diversi, modesti ed adeguati alle esigenze di organismi a struttura e

funzioni del tutto differenti.


POLITICA DELLABITAZIONE FAMILIARE URBANA
a) Il settore della politica familiare che comprende le
misure intese a reagire allinfluenza dellambiente sul nucleo familiare cittadino meno complesso di quello che
ha per oggetto il nucleo familiare rurale: si concreta infatti nella politica dellabitazione familiare urbana.
Il problema strettamente connesso a quello dellinquilinato, in quanto una politica demografica concepita come
politica della famiglia non pu prescindere da questo rilevantissimo fenomeno. Il dott. Ichock, noto studioso francese di medicina sociale, ha affermato: Il problema della casa il nodo della questione sociale; e certo anche se molti altri fattori hanno contribuito a determinare
quel complesso di mali che si chiamato questione sociale laffermazione esatta non solo in quanto, mentre in passato quasi ogni famiglia aveva la sua casa, oggi
tale condizione eccezionale, ma anche in quanto uno
degli elementi che forse pi contribuiscono ad accentuare nelluomo moderno la sensazione di isolamento, di
scontento, di disagio economico, morale e spirituale (determinata, vero, da tanti altri motivi) dato dal sentire
che lambiente nel quale egli vive con sua famiglia, lambiente nel quale le gioie e i dolori della vita si provano, si
comunicano, si alleviano o si esasperano un ambiente
estraneo, perch la casa daltri; e spesso, per tanti motivi economici e psicologici, un ambiente nemico.
A questo aspetto del problema della casa deve essere unito quello quantitativo, cio la frequente o costante deficienza di ambienti rispetto alle esigenze di un normale
incremento demografico; deficienza connessa, del resto,
allo stesso fenomeno dellinquilinato, in quanto non essendo questo che la risultante dellapplicazione dei principi economici capitalistici al settore delle abitazioni, la
produzione di case stata, finora, un fatto esclusivamente industriale, soltanto influenzato da poche norme che
riguardano, soprattutto, laspetto igienico delledilizia, ed
inadeguatamente si preoccupano delle esigenze sociali e
demografiche cui ledilizia. stessa dovrebbe ubbidire.
***
b) In tema di politica della casa, assume valore decisivo
il problema dellinquilinato, triste conseguenza dellurbanesimo, conosciuta, temuta e biasimata anche nellantica Roma, e che oggi, cos come esso si presenta, soprattutto nelle grandi metropoli, costituisce, in certo senso, il
tramite verso tipi di abitazione in cui le concezioni estre47

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me combaciano: i Service Flats della Gran Bretagna, le
Apartmnen Houses degli Stati Uniti, le Ledighaime della Germania, cio gli edifici con appartamenti separati, e
servizi comuni, sono, dal punto di vista morale e demografico, allo stesso livello delle abitazioni operaie collettive russe. Linquilinato sanziona la recisione dei legami
ideali fra la famiglia e la casa, favorisce ed accelera il rapido smembramento dei nuclei familiari, conduce per
linfluenza del fattore commerciale a concezioni della
casa che rendono la dimora degli uomini simile a quella
degli animali inferiori.

Si deve per riconoscere che la questione delle dimensioni delle abitazioni e quindi del numero dei vani e
dellampiezza di questi non pu, senza adeguati provvedimenti, essere risolta pretendendo dai costruttori e
proprietari di case un atteggiamento che, il pi spesso,
in piena armonia con la domanda degli utenti, la quale, a
sua volta, rispecchia la tendenza riduzione delle nascite.
***
e) I tentativi di soluzione del problema dellinquilinato
adottati un po dovunque mediante la costituzione di cooperative edilizie e la concessione di prestiti a condizioni di favore per la costruzione di case urbane e rurali, specialmente a favore delle famiglie bisognose, hanno avuto
unapplicazione esigua. Come si giustamente osservato, il sistema cooperativo non adatto a risolvere questo
problema che problema di masse (Orestano).

Nella societ moderna il fenomeno dellinquilinato, per


effetto di molteplici cause connesse, soprattutto, allo sviluppo delleconomia capitalistica, si consolida ed acquista una diffusione che non ha precedenti nella storia;
quello che dovrebbe dal punto di vista morale essere leccezione, diventa la regola: lenorme maggioranza della popolazione vive in una casa che non propria, e
tale circostanza cos generale e permanente che ormai
la popolazione pi non se ne accorge e considera il sistema come una necessit assoluta: II nesso tra vita familiare e la casa non solo non pi considerato come essenziale, ma viene spezzato, rifatto e disfatto replicatamente
con crescente indifferenza, specie nei paesi in cui i vincoli
familiari sono divenuti meno stretti (Orestano).

In Germania contemporaneamente a quella ci si potrebbe chiamare la politica demografica agraria, cio basata su misure intese a contrastare lurbanesimo e a mantenere ed elevare il saggio demografico delle categorie
rurali si svolge una notevole attivit nel campo della
cosiddetta colonizzazione sub-urbana, cio nel creazione di case singole con giardino, vendute, a baso prezzo e
con ammortamento a lungo termine, ai capi famiglia appartenenti alla piccola borghesia; in base ad un decreto
dellaprile 1936, le Kleinsiedlungen debbono comprendere almeno 1000 metri quadrati di terreno coltivabile
e debbono essere considerate fondamentalmente non
come parte di un semplice progetto edilizio ma come
parte di un programma di sistemazione agraria dretto
a porre la popolazione a contatto con la terra. Sono state costruite molte migliaia di queste piccole Siedlungen,
scegliendone accuratamente, da un punto di vista raziale
e morale, i proprietari ; esse sono pagate mediante piccole mensilit il cui importo in molte zone viene ridotto via
via che il numero dei figli aumenta. Si spera che questa
colonizzazione sub-urbana, che diventata uno spettacolo comune nellapprossimarsi alle citt tedesche, contribuisca allaumento delle nascite, e costituisca anche un
fattore di stabilit sociale ed economica.

***
e) E connesso al fenomeno dellinquilinato, anzi una
manifestazione di esso, il cosiddetto nomadismo urbano ; cio quel movimento che per vari e pi o meno fondati motivi la popolazione compie nellinterno della stessa citt, cambiando dimora un numero pi o meno grande di volte in un periodo dato di tempo.
***
d) Anche al fenomeno dellinquilinato, cio al fatto che
ledilizia sia stata finora unindustria ispirata esclusivamente salvo leffetto di alcuni interventi limitati allaspetto
igienico-sanitario a criteri strettamente economici, si
devono attribuire le caratteristiche delle abitazioni moderne, dal punto di vista del numero medio di vani per
appartamento, dellampiezza dei singoli vani, dellesistenza o inesistenza di elementi che siano determinati da
concezioni favorevoli allincremento demografico. Lindustria edilizia, preoccupata esclusivamente del tornaconto mercantile del suo esercizio, nellassoluta maggioranza dei casi, ha creato e continua a creare abitazioni concepite e realizzate con indifferenza, se non con ostilit, verso il concetto dei bambini e della famiglia numerosa.

In questo settore anche la legislazione francese contiene


alcune disposizioni interessanti. In virt di una legge del
5 dicembre 1922, modificata il 13 luglio 1928 (Legge Loucheur), lo Stato tenuto a concedere sovvenzioni ai privati che costruiscono, allo scopo di abitarle con le famiglie, case di tipo economico; limporto di queste sovvenzioni (attualmente sospese) fissato in una somma pari
a 5.000 franchi per una famiglia che comprenda almeno
tre figli di et inferiore ai 18 anni, e tale importo accre48

Politica della Famiglia

sciuto di 2.500 franchi, per ogni figlio di et inferiore ai


18 anni a partire dal quarto, fino ad un limite massimo di
15.000 franchi. Inoltre, lo Stato concede delle sovvenzioni ai comuni, agli enti pubblici, alle societ per la costruzione di case popolari, agli uffici di beneficenza, alle casse di risparmio, ecc. che costruiscono delle case popolari daffittare alle famiglie con pi di tre figli di et inferiore ai 16 anni; societ di credito immobiliare sono autorizzate a concedere dei mutui alle societ cooperative, per
la costruzione di case economiche, in cui tutti gli azionisti abbiano pi di tre figli, anche i comuni e i dipartimenti sono autorizzati a costruire case popolari a condizioni
che i due terzi delle abitazioni (calcolati in base allimporto degli affitti) siano destinati alle famiglie con di tre figli.
Gli enti costruttori possono emettere dei prestiti per la
realizzazione del programma di costruzioni previsto dalla legge citata; lo Stato interviene partecipando al pagamento degli interessi, in modo tale che lonere di interessi a carico degli organismi che emettono il prestito non
superi il 2 %; gli anticipi consentiti agli enti, alle societ o
ai privati sono ridotti dal tasso del 4 % a quello del 2,50
o del 2,75%; i compartimenti e i comuni potranno contribuire fino ad una partecipazione massima dell1,50%
nellabbassamento del tasso di interesse.

pi immediate del problema, attraverso quello spostamento di visuale che si concreta nel passaggio dalla concezione della casa popolare a quella della casa popolarissima; nel senso dellabbandono del sistema ereditato
dal passato della costruzione di quartieri operai pi o
meno rispondenti alle esigenze igieniche ed al progresso sociale determinato dal Fascismo, e delladozione di
un criterio del tutto diverso: costruire borgate periferiche
o addirittura extra-urbane nelle zone rurali prossime alle
citt; che pu costituire la prima fase di un movimento
opposto a quello dellurbanesimo: la dispersione delle
citt nelle campagne, per riportare in esse la popolazione
rurale che se ne era distaccata, attratta da un falso miraggio di interesse. Le sue forme sono chiare e convincenti:
quartieri ed edilizia sparsa, borgate periferici o del tutto
staccate dallaggregato urbano, mezzi di comunicazione
rapidi ed economici, nuovi centri rurali dotati di tutti gli
impianti e le attrattive prima riserva alle citt, grandi zone
di verde intervallate ai nuclei edilizi, ecc.
f ) Anche nei rapporti tra inquilini e padroni di casa, oltre
la influenza di unambiente sempre meglio orientato dal
punto di vista della politica familiare e demografica, non
mancano degli interventi precisi e suggestivi; fra questi
recente il monito del Segretario del Partito contro i padroni di casa poco propensi ad accettare inquilini con famiglia numerosa. La stessa Federazione nazionale fascista dei proprietari di fabbricati, fin dal 1929 (e soprattutto con una circolare del 1933), ha richiamato lattenzione dei rappresentanti sulla gravit del rifiuto di locazione
alle famiglie numerose.

Un decreto del 9 gennaio 1923 obbliga i dipartimenti e i


comuni a dare la preferenza alle famiglie numerose, specialmente a quelle con almeno 6 figli, nellacquisto e nella locazione delle case economiche. Gli acquirenti di piccole exploitations rurali o di giardini operai possono ottenere, dalle societ di credito agricolo dalle societ di credito immobiliare, appositi mutui: la durata dellammortamento viene fissata tenendo conto del numero dei figli
del mutuatario; le famiglie con almeno sei figli possono
ottenere la dilazione massima di 25 anni prevista da una
legge del 20 agosto 1920.

***
g) Ed ora affrontiamo la parte pi interessante del problema della casa: quello che occorre fare perch nella soluzione di esso si tenga conto delle esigenze della politica familiare.

Nelle case popolari costruite dai dipartimenti, dai comuni, dagli uffici pubblici e dalle societ appositamente
autorizzate, i due terzi delle abitazioni (calcolati in base
allimporto degli affitti) debbono essere riservati alle famiglie con pi di tre figli di et inferiore ai 16 anni.

Innanzitutto, occorre liberare il terreno da qualche fattore dincomprensione. Infatti, si troppo lontani dalla comprensione dei veri termini nei quali il problema va
posto, quando, in tema di direttive sociali della propriet edilizia, ci si limita ad affermare ritenendo di esprimere, in questo settore, le pi elevate concezioni sociali che la libert nel modo di costruire immobili destinati allabitazione non pu essere la stessa in un sistema
economico che tende al concentramento delle abitazioni
in gigantesche citt come era in un sistema nel quale gli
uomini vivevano sparsi in vasti territori. Ligiene delle abitazioni e delle citt e lurbanistica impongono al proprietario di immobili obblighi molto pi sensibili nel primo
caso che nel secondo. Poich probabile che il progresso

A prescindere dalla soluzione integrale del problema


dellinquilinato, il Fascismo segue gi degli indirizzi precisi per ovviare, intanto, ad alcuni inconvenienti dellinquilinato stesso: basta ricordare, in proposito, i lodevoli sforzi compiuti attraverso gli istituti per le case popolari (riuniti in un Consorzio nazionale la cui attivit particolarmente utile agli effetti della ripartizione dei finanziamenti) e lIstituto nazionale per le case degli impiegati dello
Stato. Recentemente la politica edilizia del Fascismo ha
preso un indirizzo ancor meglio adeguato alle esigenze
49

Documenti
tecnico continuer nellavvenire col ritmo costantemente accelerato che lo ha sempre caratterizzato, la funzione
sociale della propriet privata, e della propriet edilizia in
particolare, diventer sempre pi considerevole, nel senso che nellesercizio del suo diritto di propriet, il proprietario edile, in particolar modo dovr sempre pi sviluppare la coscienza di un obbligo non solo contrattuale e
di diritto privato ma sociale, e per cos dire di diritto pubblico, quello di dare cio al locatario, alloggio sano, igienico e conforme, sotto ogni punto di vista, ai bisogni di
lui ed a quelli della sua famiglia. Per cui, se un proprietario ignora i bisogni degli altri componenti dellaggregato sociale, esso riduce le ragioni che giustificano la sua
propriet, lasciando sussistere il solo aspetto morale della legittimit del suo diritto, e annullando, almeno in parte, le ragioni di ordine sociale. Ci risponde a verit in misura sempre maggiore per il proprietario edilizio. Lalloggio sano nel senso pi largo dellespressione, un bisogno cosi essenziale per lindividuo, quanto un nutrimento sano. Il proprietario di fabbricati ha il nobile compito
di soddisfare a questo bisogno. Ha dunque, per questa
ragione, doveri speciali da assolvere. Questi sono certamente aspetti molto importanti del problema edilizio
anche dal punto di vista demografico ma se si vuole farla finita una volta per sempre con le misure di compromesso, occorre dare ad essi un rilievo molto relativo in
confronto a quello, decisivo dal punto di vista demografico, che altri aspetti esigono.

le da uno stato collettivista, anche se per tornaconto


economico pi pronta lazione di adeguamento della casa ai desideri dellinquilino. Pu dirsi ancora di pi:
il principio della propriet privata e della libera iniziativa
nel campo edilizio diventa veramente strumento di progresso sociale quando sia condizionato al criterio dellappartenenza di ciascuna casa alla famiglia che labita. Immaginiamo per un momento che ogni inquilino diventi
proprietario della sua casa e siamo costretti a riconoscere
che la propriet edilizia ha tanto pi valore sociale quanto pi divisa.
Studiati, anche da un punto di vista economico, gli svantaggi non soltanto limitati agli affittuari ma estesi anche ai proprietari dellattuale sistema dellinquilinato,
Francesco Orestano afferma che esso conduce positivamente ad una moltiplicazione di costi e ad una dissipazione di ricchezza, egualmente nocive; anche a non considerare che agisce negativamente, impedendo la formazione di tanti piccoli patrimoni familiari, altamente desiderabili sotto ogni rispetto. E in base ad alcuni calcoli preliminari ritiene di poter concludere che quello stesso affitto che rappresenta pel proprietario di case un ben magro compenso del suo capitale, importa a sua volta una
moltiplicazione di costi, che si risolve in un aggravio eccessivo per linquilino, in relazione al semplice godimento temporaneo; mentre sarebbe sufficiente a fronteggiare un contratto pi vantaggioso tendente a consolidare
nellutente medesimo il diritto di propriet e a costituire un sia pur modesto patrimonio familiare. Tale contratto dovrebbe assumere il carattere di una operazione di
credito fondiario combinato collassicurazione sulla vita,
in cui lente sovventore dovrebbe avere, a duplice garanzia, lipoteca sullimmobile e, inoltre, la polizza di assicurazione sulla vita per il saldo del proprio credito nel caso
di premorienza del capo di famiglia.

***
h) Il problema della casa si pu risolvere soltanto quando si parta dal principio che sia indispensabile puntare
verso labolizione dellinquilinato. Eliminando immediatamente gli equivoci in base ai quali tutti coloro che temono, direttamente e personalmente, di avere dei danni da tale abolizione pretendono di sostenere che lattuale sistema di propriet e di industria edilizia costituisca la
prova pi sicura del fatto ch il regime corporativo mantiene e rispetta il principio della propriet e delliniziativa
privata e quindi, pur accettando principi solidaristici, non
giunge a concezioni collettivistiche di tipo sovietico. Nulla pi grave di una cristallizzazione dialettica su questi
concetti. Noi riteniamo che cos come sarebbe sovietico
o comunista, certo non fascista dal punto di vista economico e dal punto di vista psicologico, un sistema nel quale unico proprietario di tutte le abitazioni fosse lo stato,
per la grande maggioranza della popolazione sarebbe (e
purtroppo in gran parte ) moralmente tuttaltro che fascista un sistema nel quale tutti gli abitanti di case, salvo
pochissimi proprietari, fossero inquilini: dal punto di vista psicologico, considerando la grandissima massa del
popolo, il padrone di casa non eccessivamente dissimi-

Sempre secondo Francesco Orestano, allo stato delle cose


nessuno dei nostri grandi istituti di credito immobiliare e
di assicurazione sulla vita potrebbe assumere lesclusivit dellorganizzazione necessaria alla creazione su vastissima scala della nuova propriet edilizia, in quanto se un
istituto di un solo tipo lassumesse, ne sarebbe alterata la
sua naturale funzione. Sarebbe quindi necessario costituire un grande ente centrale di diritto pubblico, col concorso dei maggiori enti: Cassa Depositi e Prestiti, istituti
nazionali di previdenza sociale e di assicurazione, istituti
di credito fondiario, casse di risparmio, banche varie.
Per dare unidea di come sarebbe possibile nei confronti del singolo loperazione finanziaria, Francesco Orestano si richiama ai prestiti agli impiegati contro cessione
del quinto dello stipendio e rileva che anche in tali casi
50

Politica della Famiglia

limpiegato deve corrispondere, oltre alla quota di capitale, linteresse a scalare sul prestito e il premio dunassicurazione, anchessa a scalare, sulla vita per la somma che
resterebbe a pagarsi allente sovventore in caso di premorienza del debitore. Un tale onere non pu essere calcolato in modo preciso, variando con let dellimpiegato. In ogni caso non devessere eccessivo, che altrimenti
loperazione del quinto diverrebbe strozzinesca. Prendiamo come base questo tipo di contratto, allunghiamolo in
un trentennio ed ecco che non dovrebbe essere difficile
integrare lequazione differenziale dei vari coefficienti in
modo da stabilire un onere non eccedente quello attuale di un semplice affitto, e forse inferiore ad esso. Loperazione pertanto si risolverebbe in un sicuro vantaggio per
il titolare della casa. Opportuni discali, contributi parziali, esoneri temporanei dovrebbero agevolare la posizione dei meno abbienti, delle famiglie pi numerose, ecc.
Questo tipo di contratto, parte fondiario, parte assicurativo, potrebbe trovare unapplicazione, a mio modo di vedere, non soltanto per le case di nuova costruzione, ma
anche per una vasta mobilitazione della propriet edilizia
gi esistente, quando intervenisse un accordo nei termini
anzidetti, tra lattuale proprietario e linquilino. Sintende
che anche la legge deve evolvere e accompagnare i nuovi modi di trapasso con opportune norme.

un Regime politico che afferma i postulati della pi alta


giustizia sociale e del raccorciamento delle distanze,
esse pongono dei problemi che assumono sempre una
portata eccezionale, ma non costituiscono delle chimere irrealizzabili.
Ammessa la preminenza di quei due intenti, si pu riconoscere che, in terzo luogo, anche laspetto tecnico in
senso igienico-sanitario ha il suo innegabile valore.
***
i) E necessario che la questione della casa, per; la massa della popolazione, si trasformi da un affare in una questione sociale vera e propria. E indispensabile che nella
creazione di condizioni ambientali favorevoli allo sviluppo della famiglia, si consideri che al centro di tali condizioni sta la casa ed quindi sotto un certo aspetto
necessaria la realizzazione di una politica generale della
popolazione che parta dalla casa. Quindi la politica edilizia deve trasformarsi in una politica dellabitazione familiare; e alla base di questa trasformazione deve porsi una evoluzione corrispondente del concetto stesso
della casa, intesa non solo come complesso di ambienti ampi, sani, bene disposti, forniti di avanzate realizzazioni tecniche, ma anche, e soprattutto, come focolare domestico. Allaspetto economico e finanziario dellazione politica deve accompagnarsi quello spirituale, inteso
a restaurare e potenziare, nella casa, la funzione di elemento coesivo della unit familiare. Non solo, necessario fare della casa lambiente normale per la trasmissione degli stessi motivi di coesione collettiva resi necessari
dalla vita moderna. Ma, per ottenere ci, accanto ad una
politica dellabitazione familiare sono necessarie altre misure concomitanti, senza le quali ci si potrebbe chiedere dal punto di vista delle conseguenze demografiche
: a che serve che la casa sia a buon mercato, che sia
sana, grande e comoda se, attraverso il lavoro femminile,
lo sport, leccessivo collettivismo della vita moderna, non
vi si sta che per mangiare e dormire? E senza le quali misure concomitanti si potrebbe porre sempre dal punto di vista demografico il quesito, se fossero preferibili le antigieniche case dun tempo dove crescevano figli in abbondanza, dove le donne stavano a fare la calza,
e simili medioevalerie, rispetto alle moderne case operaie dove spesso non c nessuno, perch il padre al lavoro, la madre al lavoro, lunica figlia al lavoro o a spasso o
lunico bimbo al giardino dinfanzia.

Recentemente altri ha proposto la concessione dellalloggio da riscattare col sistema assicurativo, prevedendo una diminuzione graduale del premio di assicurazione per ogni nuovo nato, fino alla esclusione completa dei
pagamenti quando sia raggiunto un certo numero di figli.
E ovvio che pi duno possano essere i sistemi pensabili ed attuabili, anche perch numerose sono le differenze fra le categorie, dal punto di vista del reddito, nella sua
entit e formazione. Lessenziale consiste nel fissare un
postulato nuovo e fondamentale nella politica dellabitazione familiare urbana: capovolgere la situazione: la
casa di propriet deve diventare la regola e la casa daffitto leccezione (Orestano).
In sintesi pur non ignorando quale massa di problemi la sintesi coinvolge una politica dellabitazione familiare dovrebbe percorrere il cammino seguente: eliminare, con la quantit dei vani disponibili, lobiezione, non
giustificata, ma in molti casi, nemmeno infondata: per i
figli non c posto, perch nellassoluta maggioranza le
case debbono essere costruite in modo da consentire lo
sviluppo demografico di una numerosa famiglia; tendere verso labolizione del fenomeno dellinquilinato, con lo
scopo ultimo di dotare ogni famiglia della propria casa.
Se altrove queste mte possono sembrare utopistiche, in
51

Riflessioni

Riflessioni

Riflessioni
Crisi dellOccidente: il pessimismo
costruttivo
Gabriele Gruppo
raggiungere questi obiettivi. Ci deve preoccupare.
Noi non siamo minimamente preoccupati che,
ad oggi, non esistano delle sintesi efficaci, che diventino il pensiero maggioritario presso le masse occidentali, europee in
particolare, capaci di fornire alternative strutturali alla crisi in cui stiamo
versando. Questo perch
non nutriamo la minima
fiducia in una sorta di risveglio preventivo delle
coscienze dei singoli individui, prima che il peggio
sia sulla soglia di ogni singola individualit.
Scusate il gioco di parole, ma esso significativo
di quanto lego sia ormai
il metro di valutazione di
questa nostra civilizzata societ dei consumi (e dei debiti per mantenerli).
Frequentiamo uomini tutti i giorni, e non ci facciamo illusioni sulla loro lungimiranza, cos come fanno certi alternativi. In quanto non crediamo che loccidentale medio voglia trovare delle soluzioni di discontinuit vere a
questo sistema.
Luomo medio occidentale anela al mantenimento del
suo status esistenziale, garantito da chi gli continua a
promettere che i sacrifici (parola molto in voga di questi
tempi) saranno sicuramente duri ma necessari al ritorno
alla stabilit pregressa, e alla crescita futura. Luomo medio occidentale non ha uno spirito rivoluzionario, bens
il pi grande conservatore su cui il sistema stesso possa contare. Questo un dato di fatto, non una mera speculazione.
Cosa potrebbe proporre un pensiero alternativo, che possa sedurre le masse, se non un drastico ridimensionamento proprio di quel prezioso status esistenziale cui esse si
sono abituate e viziate. Un Giulietto Chiesa che parla,

Sembra essere una contraddizione in termini, dirsi pessimista e costruttivo, ed in un certo qual modo lo anche. La nostra una posizione eterodossa rispetto al panorama offerto dai media, dalla politica e, in misura molto meno significativa, dalla cultura ufficiale. Tuttavia vorremmo partire, per lesposizione del nostro ragionamento, proponendo le ultime battute di un pezzo che abbiamo letto un mese fa, sul sito del Corriere del Ticino, a firma di Alfonso Tuor:
occorre innanzitutto superare questa crisi e cercare di costruire un modello economico, sociale e politico attraverso il
quale leconomia non diventi un obiettivo in s e per s, ma
uno strumento indispensabile per creare occupazione, per
avere una maggiore giustizia sociale (combattendo lesplosione delle disuguaglianze registratasi negli ultimi decenni),
per dare maggiore stabilit e sicurezza e possibilmente per
costruire anche la prospettiva di un futuro migliore non solo
a livello materiale. Per il momento, non si odono ancora voci
che, sia a livello economico sia a livello politico, propongano una strada (una sintesi) praticabile e convincente per
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Crisi dellOccidente: il pessimismo costruttivo

con ragionevole spirito profetico, di collasso della civilt basata sul petrolio; o un Gabriele Gruppo (molto pi
modestamente) che cerca persone disposte ad abbracciare lidea di un ritorno della centralit del bene comune e dello Stato, rispetto allindividualismo e al mercatismo globalizzato, sono schegge comunicative che destano un superficiale interessamento, quando va bene, presso luomo medio occidentale, che per invece di fermarsi,
ragionare, ed agire anche per il suo bene, preferisce mondare subito la propria coscienza con robuste iniezioni di
ottimismo. In questo aiutato da una miriade di strumenti
e di distrazioni, atte allo scopo di disinnescare il pericolo
del dubbio verso chi continua a palesare luscita dal tunnel della crisi, grazie a manovre interne alle strutture del
sistema stesso.
Le ragioni che stanno inducendo le masse occidentali,
nel fidarsi ancora una volta di coloro che, di fatto, hanno
originato le problematiche di questo inizio secolo, risiedono proprio in quel conservatorismo intrinseco di coloro che, abituati ad un certo tipo di qualit della vita, sperano fideisticamente che essa possa mantenersi inalterata, nonostante lintero pianeta si stia evolvendo verso
una prospettiva dinamica (e per certi aspetti autodistruttiva), in cui lOccidente, e gli occidentali, saranno sempre
pi visti come dei veri e proprio parassiti; vecchiume superato dalla storia e dallevoluzione dei sistemi economici globalizzati.
Lo specchio fedele di questa condizione psicosociale, lo
riscontriamo nelle affermazioni quotidiane di chi incontriamo sul nostro cammino.
Perfino in coloro che dovrebbero distinguersi, avendo (in
teoria) abbracciato una certa visione del mondo.
Non molti mesi fa, in un forum di alternativi di destra,
il nostro cercare di spiegare la necessit di una contrazione generalizzata degli stili di vita, in ragione proprio
delle mutate condizioni economiche favorevoli (il potere dacquisto) che lOccidente tender a perdere progressivamente su scala mondiale, fu sbeffeggiato in un intervento con le seguenti parole:

sa, il sentimento prevalente ancora la fiducia nei fondamentali che hanno reso possibile la nostra prosperit, durata sostanzialmente una settantina danni.
Il problema che lo spirito di autoconservazione, che
anima i singoli individui, viene confuso con le condizioni
di benessere diffuso in cui gli occidentali sono vissuti dalla met del secolo scorso ad oggi. Questo provoca un verace ed automatico conservatorismo spicciolo generalizzato. Le proposte di eventuale soluzione alle problematiche contemporanee risentono di questa condizione esistenziale. Proposte che mirano sostanzialmente a trovare
consenso allinterno del sistema, utilizzando i suoi strumenti ed attraverso le sue strutture. Nulla di nuovo; sovente capitato nella storia moderna che ad una criticit
si sia risposto in questo modo. Quel che per mutato risulta essere proprio lo spazio di manovra, in via di esaurimento, di questa filosofia e della prassi conseguente.
Il fallimento dietro langolo.
Gi si odono, da parte delle classi dirigenti dei popoli emergenti, sempre pi marcate critiche allOccidente,
nel suo complesso e senza distinzioni di lana caprina, sulla sua pretesa dessere aiutato in questa fase di transizione mondiale, dopo aver vissuto troppo tempo al di sopra
delle proprie reali e realistiche possibilit.
Questo dovrebbe essere un primo preoccupante segnale di quanto, allo stato attuale, non esistano spazi di manovra n per sedicenti alternative morbide alla presente e perdurante crisi; ma nemmeno delle semplici prosaiche riforme, che le classi dirigenti occidentali sembrano
voler attuare proprio con lausilio di chi oggi sulla cresta
dellonda della crescita del proprio sistema, e che fino a
pochi decenni fa era guardato come facente parte di una
classe di scolaretti svantaggiati, da educare con sufficienza e un certo grado di spocchia.
Quindi non si tratta di accettare o meno un ritorno al feudalesimo o al Medioevo da parte delloccidentale medio,
quanto arrivare consapevolmente a capire, e far capire,
che non ci sono vie di fuga facili, o semplicistici richiami a
quello che stata per il pianeta la nostra civilt, capaci di
modificare il processo di decadenza in corso. Per dirla con
termini bancari: nessuno ci vuol pi fare credito. In quanto, viste le condizioni di criticit in cui versa il nostro sistema, lOccidente sta diventando la parte pi vulnerabile e
declinante presente nel XXI secolo.
Chi oggi ha maturato prima di altri la visione del difficile
avvenire che ci attende, pu solo apparire quindi un pessimista agli occhi delle masse, e contare semplicemente
sul fatto che nelle condizioni di stasi attuale potr ambire
ad un seguito circoscritto.
Non serve scomodare Platone ed il mito della caverna per
trovare da parte nostra delle motivazioni alla nostra presa di posizione, quanto piuttosto avere e mantenere forza nellagire in un quadro ancora dai contorni sfuocati,

C bisogno di reattori nucleari e grandi infrastrutture, non,


come dice Massimo Fini, di un ritorno ragionato a forme di
autoproduzione e autoconsumo. Il feudalesimo ce lo siamo
lasciati, volentieri, alle spalle.
Di obiezioni simili ne stiamo sentendo a centinaia, e se
da parte delluomo comune possono essere comprensibili, molto meno lo sono se a proferirle sono i sedicenti
alternativi.
Questo dimostra come, in una condizione storica diniziale transizione da un punto A della nostra civilt, cos
come labbiamo conosciuta, ad un punto B incognito
ma certamente peggiorativo della condizione pregres55

Riflessioni
dove la maggior parte di coloro che ci circondano si rifiutano di accettare una realt forse gi percepita, ma coscientemente rifiutata per via della sua difficolt nellessere coraggiosamente accolta. Il coraggio presso le masse si concretizza nei momenti di maggior tensione. Masse
ancora fiduciose nellavvenire, forse pi per pigrizia, non
vorranno nemmeno contemplare leventualit che possano concretizzarsi contingenze storiche in cui saranno
messi in gioco non tanto gli orpelli del benessere occidentale, quanto i fondamentali stessi di esso, attraverso
una radicale involuzione del sistema che lha sviluppato
e garantito.
La pericolosa assenza di unalternativa enunciata da Tuor,
nellarticolo sul Corriere del Ticino, da noi vista come
lespressione di quanto detto fin da principio.
Non ragionevole credere che il proporre delle limitazioni allo stile di vita delloccidentale medio, possano essere accolte immediatamente da esso, e da esso assimilate,
con velocit e allo stesso tempo con consapevolezza.
Anche nel pensiero alternativo (o sedicente tale) notiamo
la tendenza alla logica del fast-food, nel voler ricercare un
consenso immediato, basato sul semplice postulato di affermare una verit, ed incarnare una libert.
Il nostro pessimismo costruttivo ci porta a ritenere inutile
questa forma di ansia da risultati. Il rischio infatti quello di diventare puro e semplice folklore ideologico post
moderno. Valido solamente per far arroccare loccidentale medio nelle sue posizioni conservatrici; cosa che risulta essere gradita al sistema in difficolt, che riesce in questo modo ad eludere le proprie responsabilit nellaver
provocato lattuale situazione critica, presentandosi oltre
tutto come detentore di stabilit e sicurezza.
Le avanguardie, questo lo ripetiamo da tempo, diventano comode riserve di idealisti se non hanno un seguito
popolare, che ne condivida senza indugio le proposte, le
azioni e si ponga a sostegno di esse. Il passo successivo
il transito dalla riserva allestinzione.
Molte recenti manifestazioni di dissenso verso il sistema
sono cadute nel vuoto, proprio in ragione di questa prospettiva.
Gli scioperi settoriali si esauriscono nei tavoli delle trattative. I forconi vengono riposti nelle rimesse per attrezzi,
appena si profila un piccolo accordo. Qualche palazzo ad
Atene brucia, ma poi intervengono i pompieri a domare
lincendio. Lindignazione lascia dietro si s il nulla.
Senza mezzi termini, o giri di parole, auspichiamo che il
peggio arrivi presto, che porti via le residuali speranze,
le aleatorie sicurezze. Non ci riteniamo infatti portatori di
un messaggio positivo per il futuro, ma di una proposta
per evitare che il collasso dellOccidente sia solo lanticamera della fine di tutto quel che di positivo stata la nostra civilt.
Essere costruttivi per noi vuol dire la noncuranza per

lesaltazione momentanea, per la fregola nel voler arrivare in tempo prima che tutto sia irreparabile.
Essere costruttivi significa per noi non voler riparare nulla
di quel che stato fatto per condurci fino a questo punto della storia, ma ricostruire la nostra civilt sgombrando
il campo dalle macerie, magari usando solo qualche rudere che possa rendersi utile nel momento contingente.
Cos come nellAlto Medioevo venivano utilizzate le fosse
di spoliazione delle antiche vestigia della grandezza romana, per cercare di rifondare una nuova civilt.
Non risulti forzato il paragone storico utilizzato. In quanto quel che ci attende nel futuro prossimo sar molto simile alla caduta del mondo antico.

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COLLANA
PERCORSI DELLA WELTANSCHAUUNG

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Thule Soci

Cline secondo Cline

Thule Soci

La corona ferrea
Maurizio Peveraro
lattuale Corona Ferrea appunto, trattenendo per s la calotta dellelmo, esposta e venerata in Santa Sofia, fino ai
tempi, come vedremo, della quarta crociata.
Indagini storiche pi approfondite ascrivono in buona
parte alla leggenda questo insieme di vicende, ma confermano lorigine tardo antica delloggetto, fabbricato a
Costantinopoli o comunque in oriente tra il V e il VI secolo
e passato poi agli Ostrogoti (Teodorico appunto), stanziati a quel tempo in Italia. Nellattuale Russia, nella zona
di Kazan, sono stati ritrovati infatti, nel XVIII secolo, due
manufatti molto simili allitalica corona.
Sta di fatto che il collegamento tradizionale sia con la
Passione di Cristo che col primo imperatore della nuova
religione hanno fatto della Corona di Ferro un oggetto di
straordinario significato simbolico, portatore dei pi alti
valori sacrali fino ad unepoca che va ben oltre il Medioevo.
Secondo lo storico Bartolomeo Zucchi 34 furono, fino al
600 epoca in cui scriveva, le incoronazioni di sovrani avvenute con detta corona; con essa furono incoronati i vari
sovrani longobardi, Carlo Magno, nel 775, dopo la vittoria
su Desiderio, prima della sua investitura imperiale e tutti
i successivi monarchi saliti al soglio del Regno dItalia e
del Sacro Romano Impero. Secondo lusanza medievale
limperatore aveva tre corone e doveva essere incoronato
tre volte, una volta come re di Germania, con corona argentea, una come re dItalia, con la Corona ferrea appunto e una come imperatore, con la famosa corona doro
ottagonale sormontata dalla croce, ora conservata nella
Hofburg di Vienna; in questultima occasione riceveva le
insegne del potere dalle mani del Papa. Lincoronazione
come re dItalia avveniva generalmente a Milano in S.
Ambrogio, ma poteva aver luogo anche in altre citt quali Monza o Pavia. Furono cos cinti col regale diadema tra
gli altri Berengario marchese del Friuli, Corrado di Svevia,
Federico I Barbarossa, suo figlio Enrico VI, in occasione
delle nozze con Costanza dAltavilla, Arrigo VII, limperatore cantato da Dante, fino a Carlo V dAsburgo, incoronato a Bologna nel 1530; con questo sovrano la tradizione
si interruppe, in quanto con la sua abdicazione nel 1556
separ i regni dItalia e di Germania. Lusanza riprese con
Francesco I dAustria che, dominando allora il milanese, si
fece incoronare nel 1792. Ben pi celebre lincoronazione
di Napoleone I, il quale si proclam re dItalia nel 1805
ponendosi da solo la corona sul capo e pronunciando le
parole rimaste famose: Dio me lha data e guai a che me
la toglie. Il Corso, come estremo atto di rispetto nei con-

Nei tempi in cui la sacralit trovava ancora spazio nella


vita delle genti ed il simbolo era in grado di parlare tanto
alle orecchie dei nobili quanto a quelle del volgo, re e governanti cercavano una legittimazione non meramente
umana al loro potere e lo sentivano valido solo se suffragato sia da una continuit con lantico che da una ascendenza potremmo dire divina. Parole che possono suonare strane oggi, in tempi di Unione Europea, di BCE e
di democrazia imperante, tempi in cui la legittimazione
viene cercata solo dal basso, col pi sfrenato populismo
e santificata dal voto di maggioranza. La Corona Ferrea,
famoso quanto singolare reperto conservato oggi come
un tempo nel Duomo di Monza, stato uno dei primi oggetti a servire, nellEuropa medievale, allinvestitura dei
re sacrali
Cercando di andare a ritroso nel tempo, fino ad una possibile data di creazione del prezioso diadema, la storia cede
il posto alla leggenda, fino a sfumare nel mito. Abbiamo
cos limperatrice Elena, madre di Costantino il Grande,
primo imperatore cristiano che nel 324 d.C. in cerca di
reliquie per la nuova religione, fa scavare in Terrasanta e
rinviene o crede di rinvenire il legno della Vera Croce, alla
quale era stato crocifisso Cristo, con i chiodi ancora presenti. Limperatrice lasci la Croce a Gerusalemme portando i chiodi a Roma: con uno cre un morso di cavallo e
un altro lo fece montare sullelmo del figlio, in modo che
sia limperatore che il suo cavallo fossero protetti in battaglia. Con la caduta dellImpero Romano dOccidente nel
476, lelmo fu portato, insieme con le altre insegne imperiali, a Costantinopoli, fino a che fu reclamato dal sovrano
goto Teodorico. I Bizantini inviarono il diadema imperiale,
60

La corona ferrea

fronti del sacro oggetto e per premiare i meriti dei com- a sbalzo, 24 smalti in pasta vitrea a forma di fiore e 22
battenti le guerre dItalia, istitu lOrdine della Corona di gemme, granati, ametiste e corindoni. Esami approfonFerro. LOrdine comprendeva 20 cavalieri di gran croce, diti, tanto storici che scientifici, portarono alcune note30 comandanti e 50 cavalieri semplici. Dopo la caduta voli sorprese: risulta perci che il numero originario delle
del Bonaparte la Corona torn appannaggio degli impe- placche non era sei ma otto, che il materiale delle stesratori dAustria e fu addiritse non oro, ma una lega
tura trasferita per precauoro-argento all80 %, che le
zione a Vienna nel 1859, nel
gemme non sono con cercorso della Seconda Guerra
tezza del tipo indicato ed indIndipendenza, per essere
fine che la lamina interna (il
per restituita allItalia nel
famoso Chiodo) non in fer1866.
ro bens in argento, forse agI Savoia non si servirono
giunta nel XIV secolo come
mai di tale simbolo regale;
rinforzo in seguito alla sottroppo forti erano i suoi letrazione delle due placche.
gami con lallora odiata casa
Tali irregolarit si spiegano
dAustria e soprattutto con
col fatto che la reliquia sub
la Chiesa cattolica ed un suo
infatti nel Medioevo alcune
utilizzo, specie dopo le canvicissitudini: data nel 1248 in
nonate di Porta Pia, si rivelapegno allordine degli Umiva invero poco opportuno.
liati, in seguito agli enormi
Solo Umberto I manifest Duomo di Monza, bottega di matteo da campio, lastra dellincoro- debiti contratti dal capitolo
nazione
qualche interesse al valore
del Duomo, fu trasferita ad
simbolico della preziosa reAvignone allorquando queliquia, facendo inserire una sua immagine nello stemma sta citt divenne sede papale, fu in questo periodo addireale. Il mortale attentato di cui fu vittima il 29 luglio 1900 rittura rubata e subito ritrovata, senza per due delle otto
interruppe per sempre i suoi progetti. E comunque signi- placche; restaurata da tale Braccioforte, assunse laspetto
ficativo che sopra la sua tomba, al Pantheon, sia esposta attuale. Testimonianze antiche ci mostrano infatti ceriuna copia bronzea della Corona. Sempre di quegli anni monie dincoronazione e la corona sul capo di sovrani,
listituzione dellOrdine Cavalleresco della Corona dItalia, mentre le sue dimensioni attuali, dopo il furto delle due
Ordine meno elitario di quello dei Santi Maurizio e Lazza- placche, non permetterebbero pi di cingere con essa la
ro e propedeutico allingresso in questultimo.
testa di un uomo.
La caduta della Casa Savoia, poco dopo la fine della Se- E il sacro Chiodo? Lidentificazione della reliquia con la laconda Guerra Mondiale, port ovviamente allinterruzio- mina interna della Corona sarebbe tarda e risalirebbe a S.
ne di ogni residuo riferimento tradizionale nellassegna- Carlo Borromeo che, in epoca controriformistica, cercava
zione del potere temporale e la Corona rimane a tuttoggi vere o presunte reliquie da additare alla venerazione dei
una reliquia religiosa ed un prezioso cimelio storico, con- fedeli. Circa la suddetta identificazione gi il Muratori nel
servata nella tardogotica cappella detta di Teodolinda, XVIII secolo, mentre il Papa temporeggiava, esprimeva
nel Duomo di Monza, allinterno della teca di vetro blin- parere contrario. Lesame che rivel la sua fattura in ardato donata proprio da quellUmberto I che pi di altri ne gento fug ogni dubbio. Secondo alcuni, con il ferro del
sub il fascino sacrale. Uno dei tanti oggetti del Tesoro del Sacro Chiodo si sarebbero forgiati non la lamina interna,
Duomo, insieme alla croce di Agilulfo, alla Bibbia di Alcu- ma due archetti che tenevano unito lelmo di Costantino
ino, al reliquiario di S. Giovanni, alla celeberrima chioccia al diadema, archetti che sarebbero rimasti a Costantinocoi pulcini e ad altri esempi di oreficeria franca e longo- poli quando i Bizantini consegnarono il solo diadema a
barda; testimonianze mute, ma eloquenti degli splendori Teodorico e che non avrebbero pi lasciato traccia di s,
di quella che gli storici si ostinano a chiamare et delle scomparsi come molte altre ricchezze nel terribile sactenebre.
cheggio crociato del 1204.
La Corona Ferrea si presenta oggi come un diadema circolare, dal diametro di 15 cm e dal peso di poco pi di
500 gr, formato da sei lamine doro rettangolari unite da
cerniere e tenute insieme da una lamina di ferro circolare che sarebbe quella ricavata dal chiodo del Golgotha.
Le placche sono decorate con un totale di 26 rose doro
61

Nikola Tesla
Mario Sicardi
oscillatori di radio frequenza, apparecchi per lamplificazione di onde stazionarie, robotica, porte logiche per
comunicazioni sicure in radio frequenza, apparecchi per
raggi x, apparato per la generazione di ozono, strumenti per gas ionizzati, apparecchi per emissione di grandi
campi, per raggi di particelle cariche, metodi per procurare livelli molto bassi di resistenza al passaggio di corrente elettrica, mezzi per incrementare lintensit di oscillazione elettrica, circuiti di amplificazione di voltaggio,
apparecchi per scariche ad alto voltaggio, per protezione
da illuminazione, parafulmini, la turbina senza pale, aerei
a decollo verticale (VTOL), macchina per la creazione di
terremoti, indicatore di velocit ecc...
Da molti Nikola Tesla viene considerato la figura pi geniale della storia umana dopo Leonardo Da Vinci per la
quantit e variet di opere prodotte, e per i poliedrici interessi che non riguardavano solo la scienza e la tecnologia, filosofia, sociologia.
1. I primi anni di vita
Nikola Tesla nacque a Smiljan, un villaggio nella provincia
di Lika, (tra Croazia e Serbia), a quel tempo Impero AustoUngarico, nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1856, mentre
infuriava un terribile temporale. Il Padre Milutin era un sacerdote della chiesa ortodossa e la mamma Djocetia era
una casalinga non scolarizzata (non era andata a scuola
per accudire i propri fratelli e le proprie sorelle dopo la
malattia che aveva reso cieca la madre), era dotata di una
formidabile intelligenza e infallibile memoria, pare che
potesse recitare interi brani della Bibbia.
Nikola aveva un fratello, Dane, che mor giovane in un
misterioso incidente a cavallo, e tre sorelle. Frequent
la scuola pubblica di Gospic e poi la scuola superiore di
Karlovac, dove si diplom in soli tre anni, iniziando fin da
subito a costruirsi una conoscenza poliedrica che spaziava dalla matematica alla filosofia, dalla poesia alla narrativa. Conosceva le tecniche matematiche pi avanzate del
tempo, recitava a memoria le opere di Goethe, Spencer,
Shakespeare, Voltaire, Locke e Mach, conosceva ben nove
lingue straniere.
Contro il parere del padre, a diciannove anni inizi a frequentare i corsi universitari di fisica e matematica di base
presso il Politecnico Joanneum di Gaz in Austria, studiando con grande intensit (fino a venti ore al giorno!),
sorprendendo i professori e i compagni di corso; i suoi
sforzi furono premiati e riusc a laurearsi in tempi brevi

Introduzione
Nikola Tesla pu essere forse considerato linventore pi
straordinario del XX del secolo; anche se meno noto di altri grandi inventori e scienziati (il suo totale oblio soprattutto europeo forse dovuto alla sua ostinata avversione
alla teoria della relativit di Einstein), le sue innumerevoli
scoperte hanno trasformato radicalmente il modo di vivere di tutti noi.
stato senza dubbio un personaggio di grande fascino,
stravagante, visionario, per molti aspetti misterioso. Larditezza dei suoi progetti, troppo avanti rispetto ai tempi,
stata tale che egli riuscito a vedere realizzate in vita
solo alcune delle sue idee.
A Tesla si devono numerosissime invenzioni: il motore
in corrente alternata, la bobina a doppia spira, vari strumenti che usano campi magnetici rotanti, il sistema di
distribuzione di potenza in corrente alternata polifase,
gli strumenti fondamentali di sistemi per la comunicazione senza fili (priorit legale per linvenzione della radio),
62

Nikola Tesla

in Ingegneria con indirizzo elettrico e meccanico. Non


ebbe purtroppo la possibilit di proseguire gli studi pi
avanzati a causa della morte del padre, che gli imped di
avere i fondi necessari per approfondire ulteriormente la
sua educazione scientifica.
Nel 1881 si trasfer a Budapest, per lavorare nella compagnia americana dei telefoni con la qualifica di capo reparto. Fu in questo periodo che inizi a studiare il principio del campo magnetico rotante. Lidea gli venne a Graz
mentre studiava il funzionamento della dinamo tradizionale, e fu questo il primo passo concreto verso la realizzazione del motore a induzione e allutilizzo nella corrente
alternata.
Nel 1882 si trasfer a Parigi per lavorare presso la Continental Edison Company come ingegnere; lavor al miglioramento delle dinamo e invent i regolatori automatici, cosa che rese molto pi efficiente la diffusione della
corrente elettrica.
Nel 1884, lasciandosi alle spalle la Jugoslavia si trasfer a
New York, riuscendo a farsi prendere a bordo della nave
Saturnia. In America, port con s, oltre ai pochi spiccioli
che aveva in tasca, la lettera di presentazione di Charles
Batchelor per il famoso Thomas Edison, inventore della lampadina ad arco, del fonografo e massima autorit
mondiale in materia di elettricit.

ment Edison. Quando Tesla gli disse che aveva appena


finito di riparare entrambe le macchine, Edison lo guard in silenzio e poi riprese a camminare senza proferire
verbo. Lo straniero, con il suo acuto orecchio lo sent dire
da qualche passo di distanza: Quello un tipo dannatamente in gamba.
La capacit di Tesla fu subito apprezzata dal grande inventore; Nikola era capace di lavorare senza interruzioni
dalle dieci e trenta alle cinque del mattino successivo.
Edison era molto contento tanto da ripetergli spesso:
ho avuto molti assistenti che lavoravano sodo, ma lei li
batte tutti. Entrambi in caso di emergenza riuscivano a
lavorare per due o tre giorni senza dormire; i dipendenti
di Edison per sostenevano che questultimo schiacciava
pisolinidi straforo!
Nikola si rese conto che le primitive dinamo usate dal
famoso inventore avrebbero potuto funzionare pi efficientemente. Tesla present i disegni a Edison che da
astuto uomo daffari sillumino nel sentire che era possibile risparmiare tanti soldi, e disse: Ci sono 50.000 dollari
per lei se riesce a farlo.
Tesla lavor per mesi dormendo per poche ore al giorno, riprogett le ventiquattro dinamo e apport efficaci
migliorie, install dei comandi automatici, servendosi di
unidea per la quale fu ottenuto il brevetto. Ci volle quasi
un anno di lavoro per terminare il progetto, e quando finalmente ebbe finito and da Edison per comunicargli il
completo successo e gli chiese il compenso pattuito.
Edison per tutta risposta tolse gli stivali dalla scrivania
e a bocca aperta esclam: Tesla, lei non capisce il senso
dellumorismo americanoe gli propose un aumento di
10 dollari sul magnifico stipendio di 18 dollari settimanali!
Tesla prese la bombetta e se ne and. Del resto le differenze caratteriali tra i due uomini avevano minato i loro
rapporti sin dallinizio. Tesla non piaceva a Edison perch
era un intellettuale, un teorico, un uomo di cultura, ma
soprattutto perch per Edison egli costituiva una seria minaccia per il suo sistema a corrente continua, che
lamericano riteneva indispensabile per la fabbricazione
e la vendita delle sue lampadine a incandescenza.
Tesla dal canto suo, che temeva i germi ed era schizzinoso fino allinverosimile, scrisse di Edison: Non aveva hobby, non sinteressava a svaghi di alcun genere e viveva
trascurando del tutto le pi elementari regole digiene,
se non avesse sposato una donna di eccezionale intelligenza, che aveva come unico scopo nella vita quello di
proteggerlo, sarebbe morto da tempo per le conseguenze della pura e semplice trascuratezza. Tesla nei rari momenti liberi che riusciva ritagliarsi, assimilava la storia, la
letteratura e i costumi americani, amava circondarsi di
nuove amicizie e provare inedite esperienze. Gli piaceva
passeggiare per le strade di New York, dove i nuovi tram

2. Lincontro con Edison


Giunto a destinazione, Tesla sincammin per le strade
di New York con la lettera di presentazione per il famoso
Edison e lindirizzo di un conoscente in tasca. Passando
davanti a unofficina dove il proprietario stava imprecando dinanzi a un macchinario rotto, si ferm e si offr di
ripararlo; cos guadagn i suoi primi venti dollari.
In quei giorni Edison si trovava in grande difficolt, avendo promesso linvio di un tecnico alla societ di navigazione per la riparazione di una dinamo, promessa che
non era riuscito a mantenere.
Egli, dopo aver letto le poche righe di raccomandazione
di Batchelor che aveva scritto: Conosco due grandi uomini - lei uno dei due; laltro questo giovanotto., non
diede a Tesla neppure il tempo di terminare il discorso di
presentazione a lungo preparato, e gli chiese a bruciapelo: Sa riparare limpianto elettrico dilluminazione di una
nave?.
Nikola sal cos a bordo del piroscafo Oregon quello stesso giorno e cominci subito ad effettuare le riparazioni
necessarie. Le dinamo erano in cattive condizioni, con
numerose interruzioni. Con laiuto dellequipaggio lavor
tutta la notte, allalba era tutto pronto. Vicino allufficio
sulla Fifth Avenue, incontr Edison, il suo nuovo datore di
lavoro, che stava ritornando a casa a riposare.
Ecco il nostro parigino che se ne va in giro di notte com63

dato con un certificato azionario di poco valore vista la


giovane et dellazienda.
La recessione economica frattanto si era trasformata in
depressione e il Serbo non riusc a trovare neanche un
posto come elettrotecnico. Il 1886 e lanno successivo furono uno dei periodi pi bui del suo trascorso in America:
si dovette adattare a lavorare duramente come manovale
nelle strade di New York, e riusciva a stento a vivere.
Il caposquadra di Tesla, sentendolo parlare del motore a
induzione, gli fece incontrare A.K. Brown, direttore della
Western Union Telegraph Company, che non solo conosceva la corrente alternata, ma era personalmente interessato ai possibili impieghi commerciali di tale energia.
La Tesla Electric Company, con un capitale di mezzo milione di dollari, inizi le attivit nellAprile del 1887. Linventore cominci a lavorare giorno e notte senza sosta
sulla sua dinamo, e siccome esisteva gi tutto nella sua
mente, gli bastarono pochi mesi per compilare i moduli per ottenere il brevetto dellintero sistema polifasico
completo per la corrente alternata, monofase, bifase e
trifase; per ognuna di esse costru le rispettive dinamo, i
motori, i trasformatori e i controlli automatici.
opportuno ricordare che allepoca i sistemi a corrente
alternata erano gi conosciuti; nel 1887 George Westin-

elettrici causavano ingorghi e non poca agitazione nelle


vie principali.
3. Corrente alternata o Continua?
Nel frattempo, Tesla si era costruita unottima reputazione come tecnico, tanto che fu avvicinato da un gruppo
dinvestitori che gli offrirono lopportunit di fondare una
societ a suo nome; egli avrebbe cos potuto presentare
al mondo la sua scoperta pi grande: la corrente alternata. I finanziatori avevano per in mente qualcosa di pi
pratico e modesto: cera una grande richiesta di lampade
ad arco di nuova generazione per lilluminazione stradale
e per le fabbriche. Fu fondata la Tesla Electric Light Company, con due sedi: la centrale a Rahway, e la filiale a New
York.
Lavorando nel suo laboratorio appront una lampadina
ad arco, pi semplice, affidabile e sicura di quelle in commercio. Il sistema fu brevettato e fu fatto funzionare per
la prima volta per le strade di Rahway; per le sue innovazioni nellilluminazione ad arco Tesla si vide concedere
ben sette brevetti.
Come compenso Tesla avrebbe dovuto ricevere una compartecipazione nelle azioni della societ; fu invece liqui-

Nikola Tesla nel suo laboratorio a Colorado Spring

64

Nikola Tesla

ghouse, inventore del freno ad aria compressa per i treni,


aveva gi acquistato i brevetti per la distribuzione della
corrente di Gaulard e Gibbs; non era stato per ancora
messo a punto un motore a corrente alternata che fosse
soddisfacente.
Nellarco di 6 mesi dallapertura della Tesla Electric Company, linventore realizz due motori che invi allUfficio
Brevetti affinch fossero esaminati e registrati. I riconoscimenti finalmente arrivarono: si inizi a parlare del Sistema Tesla di corrente alternata anche nelle maggiori Universit americane. Edison si sent profondamente offeso
quando venne a sapere dellaccordo con Westinghouse
sulla corrente alternata, e inizi a sfornare a raffica materiale allarmistico sui presunti pericoli della corrente alternata.

ta. Tesla sarebbe diventato miliardario, uno degli uomini


pi ricchi del mondo. Westinghouse convoc il genio, dicendogli: La sua decisione determiner il destino della
Westinghouse Company. Se dovesse rifiutare passerebbe
tutto nelle mani dei banchieri. Tesla, che mal sopportava
il modus operandi dei banchieri, distrusse il contratto e
rinunci ai suoi diritti sui milioni di dollari gi guadagnati;
il rendiconto annuale della Westinghouse Company del
1897 riporta che Tesla ricevette 216.600 dollari per lacquisto in blocco dei suoi brevetti, per evitare alla Westinghouse il pagamento delle Royalties.
5. Le critiche ad Einstein ed alla Teoria della Relativit
Tesla, pi volte e in diverse occasioni critic la Teoria della Relativit di Albert Einstein, in particolare egli afferm
che lenergia non era contenuta nella materia ma nello
spazio tra le particelle di un atomo, e che la velocit di
propagazione di un segnale elettrico poteva superare la
velocit della luce.
Il visionario Nikola disse che: ...la teoria della relativit,
in ogni caso, pi anziana dei suoi attuali sostenitori. Fu
avanzata oltre 200 anni fa dal mio illustre connazionale
Ruer Bokovi, il grande filosofo che, non sopportando
altre e pi varie occupazioni, scrisse un migliaio di volumi
di eccellente letteratura su molti argomenti. Bokovi si
occup di relativit, includendo il cosiddetto continuum
spaziotemporale...
Sul New Herald Tribune pi esplicitamente ebbe a dire:
sono convinto che lo spazio non possa essere curvato,
per la semplice ragione che esso non ha propriet. Di
propriet noi possiamo solo parlare quando ci riferiamo
alla materia che riempie lo spazio. Dire che in presenza
di grandi corpi lo spazio diventa incurvato equivalente a stabilire che qualcosa agisce sul nulla. Mi rifiuto di
credere a questa teoria; la supposta curvatura dello spazio interamente impossibile. E anche se esistesse non
spiegherebbe il moto dei corpi come li osserviamo. Solo
lesistenza di un campo di forza pu spiegarlo e la sua assunzione dispensa la curvatura spaziale dallesistere. Tutta la letteratura su questo soggetto futile e destinata
alloblio.
Nel 1935 sul New York Times, ribadendo il suo disappunto sulle teorie di Einstein, le critiche furono anche pi pesanti:
una magnifica architettura matematica di grande fascino che rende le persone cieche sugli errori che sono
alla base di questa teoria. Questa teoria un barbone vestito di porpora che individui ignoranti considerano un
Re, i suoi esponenti sono uomini brillanti, ma dei metafisici piuttosto che degli scienziati.
In contrasto con molti colleghi di quel tempo Tesla era

4. Cascate del Niagara


Sia Tesla che Westinghouse aveva sognato di imbrigliare
il potenziale idroelettrico delle cascate del Niagara. Tesla
accett di lavorare come consulente alla Westinghouse
con uno stipendio di duemila dollari al mese, per adattare il suo sistema monofase; part per Pittsburgh, dove le
difficolt non mancarono: la corrente alternata a 133 cicli usata allora dalla Westinghouse non andava bene per
il motore a induzione di Tesla costruito per funzionare a
60 cicli. Con la sua genialit egli risolse il problema e il
motore funzion esattamente come aveva previsto. Da
quellistante in poi i 60 cicli (Hz) sono diventati lo standard per la corrente alternata ancora oggi. Secondo gli
archivi storici della Westinghouse Tesla doveva guadagnare due dollari e mezzo per ogni cavallo di elettricit
venduto. Per la realizzazione della centrale elettrica, consulenti e finanziatori combinarono una fusione con molte
societ piccole, dando vita alla Westinghouse Electric and
Manufacturing Company. Secondo i banchieri le royalties
sul brevetto di Nikola Tesla avrebbero affondato qualsiasi
nave: Si sbarazzi di quel contratto sulle Westinghouse,
gli consigliarono i banchieri che avevano finanziato la Societ, i quali sognavano gi di spartire gli enormi utili,
visto che da l a poco tutta lAmerica sarebbe stata elettrificata con la corrente alternata di inventata da Tesla.
Westinghouse non avrebbe voluto comportarsi in modo
simile nei confronti del suo amico scienziato. Era lui stesso
un inventore e credeva nelle royalties; sosteneva inoltre
che le royalties erano pagate dai clienti ed erano incluse
nei costi di produzione. Ma i banchieri non gli lasciarono scelta: secondo i loro calcoli, a soli quattro anni dalla
firma del contratto le royalies sulle vendite si sarebbero
avvicinate ai dodici milioni di dollari; con lespansione dei
servizi pubblici, si sarebbero incassate royalties su tutte le
attrezzature e i motori delle centrali elettriche, e su tutte
le applicazioni dei brevetti del sistema a corrente alterna65

convinto che tutte le propriet della materia e dellenergia derivassero dal cosiddetto etere che permeava tutto
luniverso. Queste teorie sono state riprese da svariati fisici moderni, soprattutto fisici quantistici, che hanno messo a punto nuovi modelli teorici sulla cos detta energia di
punto zero, il pi basso livello energetico possibile in un
sistema quantistico, che in sostanza descriverebbe quello
che il visionario Nikola Tesla intendeva per etere.
Allet di 81 anni, Tesla afferm di aver ultimato la teoria
dinamica sulla gravit, e di volerla presentare al pi presto al mondo.
Allepoca di questannuncio, le istituzioni scientifiche lo
considerarono oltre i limiti della ragione. Il grosso di questa teoria venne sviluppato tra il 1892 e il 1894, durante il
periodo in cui egli condusse esperimenti elettromagnetici ad alta frequenza e alto potenziale. Stava brevettando
numerosi apparecchi per lutilizzo di queste grandi fonti
di energia. La teoria fu completata, secondo lo scienziato,
entro la fine degli anni trenta: essa spiegava lattrazione
gravitazionale terrestre utilizzando principi di elettrodinamica. .

nave avrebbe potuto operare totalmente sommersa. Nel


suo brevetto di base n 613.809 linventore rivel soltanto il concetto essenziale del sistema brevettato. Quando
fecero domanda di brevetto, gli inventori della moderna
tecnologia informatica hanno avuto la sorpresa di imbattersi nei brevetti di base di Tesla del 1903 il 723.188 e il
725.605. In esse erano descritti i principi di base delloperatore logico AND. Il verificarsi di due o pi segnali prestabiliti contemporaneamente al punto dingresso, produceva un Output dallelemento del dispositivo.
Solo di recente a Tesla stato riconosciuto almeno il merito di essere stato un pioniere in questo campo. Uno dei
primi riconoscimenti del debito che la nuova tecnologia
dei veicoli pilotati a distanza ora chiamati RPV apparve
in un editoriale del Times del 1944: Il principio generale
del sistema di controllo via radio risale agli albori di quella che una volta era chiamata la trasmissione senza fili.
Alla prima Mostra dellelettricit organizzata pi di quarantanni fa in questa citt, Nikola Tesla manovr e fece
saltare in aria via radio un modellino di sottomarino in
una vasca.

6. La prima mostra dellelettricit al Madison Square


Garden di New York.
La prima mostra dellelettricit si tenne al Madison Square Garden nel 1898; Tesla in questoccasione present per
la prima volta la nave robot telecomandata. Lo scienziato
commise lerrore di esibire pi di quanto il pubblico potesse assorbire in una sola volta. Lo straordinario stadio
di sviluppo cui aveva portato il sistema di trasmissioni
senza fili, sarebbe stato sufficiente, ma lautomazione
e robotica apportavano un concetto che il mondo non
sarebbe stato pronto a comprendere se non anni e anni
pi tardi. Il telecomando inviava energia a un oscillatore,
che la convertiva in impulsi a onde radio. Esse erano trasmesse a un piccolo ricevitore posto sulla barca, che a sua
volta inviava degli impulsi elettrici al motore, ed era la diversit di questi impulsi elettrici che provocava il diverso
movimento del motore, e quindi il cambio di direzione.
Usando una leva, loperatore poteva controllare il segnale
radio, e quindi far virare la barca.
I primi dispositivi radiocomandati erano navi che potevano andare in immersione, e lanciare siluri.
Tesla si serviva dimpulsi cifrati, trasmessi attraverso onde
radio hertziane per controllare direttamente la nave
sommergibile. Codificava i comandi voluti che il ricevitore dellimbarcazione decifrava automaticamente trasformandoli in operazioni. Per prevenire le interferenze vi
era un sistema di sintonia coordinata che rispondeva solo
a una combinazione di pi onde radio dalle frequenze totalmente diverse. Unantenna ad anello era inserita completamente nello scafo di rame della nave e in tal modo la
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Societ Thule Italia


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