tutto ii male possibile. Ma ci sono accademie "semiserie". come quella degli Scrausi, che fanno cultura divertendosi e resistono ai giochi di potere. E cosi che si scoprono nicchie di gusti e interessi yivacissimi. Nascosti in ogni ambito ra una decina di giorni, l'8 giugno. si riuniscono a casa Bellonci, a Roma, i giurati del premio Strega: conteranno i 400 voti nel frattem- po espressi e ridurranno da undici a cinque il numero dei libri in gara. Lo Strega compie 60 anni, gli stessi che ci separano dall'Assemblea Costituente, dalla Rai di Arturo Cario Jemolo e da! prinno programma di Mike Bongiorno, gentili telespettatori buonasera. Certe cose non cambiano mai. Dei premi lette- rari si e detto negli anni recenti tutto il male possibile: che sono cornpletamen- te pilotaii dalle case editrici. che rispon- dono a interessi solo economici, che so- no un club elitario e snob autoreferen- ziale - la gente legge sempre meno - e impermeabile ai gusti del pubblico, Non ci sarebbe da stupirsi di niente, come dice il presidente Napolitano "i problemi della moralita e della legalita arrivano ad ambiti che avremmo sperato ne restas- sero i mmuni ". Lo spettacolo del calcio fa venir voglia di spegnere la tv, chiude- re i giornali e dedicarsi ai fiori. Certe vol- te non c' colla che possa rimettere in- sieme i cocci: bisogna spazzare e butta- re via tutto, ricominciare da capo, com- prare un vaso nuovo. Pregare chi c'era. chi era I vicino e ha solo visto, chi ha subito senza denunctare di accomodarsi cornunque: tutti insieme, tutti fuori. Nel vecchio Strega, tornando ai libri, c'e una piccola storia gia sentita che merita di essere raccontata ancora. Nel '92 alcuni giovani allievi di storia della lingua italia- na, cattedra di Luca Serianni, hanno fondato I'Accademia degli Scrausi: una cosa tipo le accademie semiserie del passato, quelle che fanno ricerca e cul- tura divertendosi. Hanno scritto libri, or- ganizzato convegni, promosso iniziative della Fondazione Bellonci e quindi otte- nuto un voto alto Strega: hanno avuto in eredita quello di Lucia Alberti, Un voto collettivo, quindici persone che contano uno. Quest'anno gli Scrausi sostengono Sandro Veronesi, Caos calmo, per fron- teggiare - dicono sui blog - "I'imponente dispiegamento di forze che ha messo in campo un colosso editoriale". Vogliamo provare, scrivono, a "fare qualcosa che vada oltre i giochi di potere e restituisca al premio la sua antica missione: quella di far arrivare a quante piu persone pos- sibili la bellezza di un libro che ci ha emozionati". Chiedono pareri a "chi non puo esprimere la sua opinione e ha vo- glia di farlo attraverso di noi ". Sembra un bel gioco, una buona cosa. Sembra - senza entrare nel rnerito delle scelte, dei libri e dei gusti - che gli Scrausi siano tra quelli che "provano a r esi st ed in un posto e in un tempo dove sembra im- possibile farlo, Ci sono nicchie di gusti e di interessi vivacissimi e nascosti in ogni ambito. Dopo aver pubblicato tempo fa una recensione di un libro fotografico suite lapidi - Sttl, si chiama, ti sia lieve la terra: io consiglio molto - ho ricevuto una decina di volumi monografici dedi- cati al tema, Lettere di appassionati di necrologi che propongono trasmissioni tv. Mail di viaggiatori che sostano a I me- no due ore nei cimiteri dei luoghi che at- traversano e che raccontano del loro in- cantamento. Un volume si chiama Gli spazi deiia memoria, architettura dei ci- miteri monumental! in Europa, I'ha scrit- to Mario Felicori. Una Guida ai cimiteri d'Europa a cura di Fabio Giovannini. Un delizioso saggio di Grigori Tchkhartichvi- li, Le citta senza tempo. Esiste un sito, www.signiflcantcemeteries.net, un data- base dei pi significativi cimiteri con- temporanei europei. C'e una letteratura minore sui cimiteri di guerra, un lettore scrive che "quelli del Friuli sono il luogo piu bello d'ltalia, bisognerebbe andarci coi bambini a fare un picnic". Scrivete ancora, la rassegna della memoria e stu- penda. crive Laura Frassetto che lei al cimitero ci andava eia ragazzina col suo "primo moroso": "Un ci - mitero inglese appoggiato sul Montello. tra le villette degli imprenditori del Nordest e i resti di un'abbazia. Era l'ultimo anno d liceo, scegliere l'universi- t ci sembrava un passo terribile: teme- vamo di diventare adulti in modo irrever- sibile". Il pi bello poi l'ha trovato durante un viaggio di studio alle isole Marchesi: "La figlia del pescatore che mi ospitava con- tinuava a raccontarmi di teschi sepolti qua e l: solo a camminare vicino a quei luoghi il loro mana ti avrebbe reso folle. Ho sempre appoggiato i piedi con molta attenzione pensando a queste teste se- polte nella terra senza lapidi sopra, libere di continuare a vivere dei potere del ma- na. Una mattina, era l'inizio d novem- bre, ho trovato il cimitero. La notte prima c'era stata la festa dei morti. I parenti avevano intrecciato bellissime corone di fiori. un coloratissimo giardino tropica- le. Il tiare profuma di gardenia, alcune variet somigliano a delle piccole stelle; la buganvillea ha sfumature che non cre- devo esistessero. C'erano ragazzini che giocavano, giustamente: l'avrei fatto an- ch'io". Silvia, da Bologna, racconta del coro Ar- canto e del loro concerto alla Certosa: "Strano posto un cimitero per fare un concerto, vero? Ma quella serata stata speciale anche per il luogo dove avve- nuta. Nelle gallerie labirintiche iscrizioni leziose raccontano vite di donne virtuo- se, uomini pieni d qualit, giovinette strappate alla primavera della vita. Sta- tue neoclassiche composte, solenni, si alternano a monumenti funebri ottocen- teschi con donne lacrimose, vecchi uo- mini ritratti nel loro letto di morte, edicole neogotiche, angeli tristi dalle lunghe ali. E pitture art nouveau. tombe in stile fa- scista. Busti austeri con grandi parruc- coni del Sei/Settecento, lunghe iscrizioni in latino. E il cimitero dei bambini: nati morti, o vissuti pochi giorni o pochi mesi. Con gli orsacchiotti consumati dalle in- Ci sono cose di cui non si paria mai e che invece sono l, radicate e fonde. Come la passione per i cimiteri, luoghi della memoria e dell'incanto. Bisogna farci un viaggio prima o poi temperie, le bambole, gli angioletti. Ma a nelle quante tombe con solo un nome e una data, e quanti nomi stranieri". Il professor Paride Caputi, da Napoli, racconta del Recinto degli uomini illustri: "L'epigrafe di Giovanni Arnendola dice 'Qui vive Giovanni Amendola aspettan- do', quella di Vera Lombardi, antifasci- sta, dice 'No, non cambierei nulla della mia vi ta". Da quando fa l'assessore a Napoli ha promosso !a pubblicazione di sei libri sui cimiteri: Poggioreale, i colerici. Posillipo. Si dilunga sull' ultimo: quello di Santa Maria del Popolo o "delle 366 fosse". "Un grande quadrato nel quale venivano sepolti gli indigenti in 366 Eosse, una per ogni giorno dell'anno a scandire in una sorta di calendario perpetuo il tempo quotidiano e quello trascorso". Claudio Rigon, fotografo, andato a ri- cercare ottantanni dopo le inquadrature scelte da Cristiano D. Bonomo per ritrar- re i cimiteri di guerra dell'Altipiano: gli stessi luoghi a volte irricono- scibili, altre volte identici. Il libro s'intitola Passato/pre- sente. Lettere, libri, mail, bi- glietti. Messaggi in segreteria telefonica, Polaroid di viag- gio. Poesie. Uno non sospet- ta se non ci s avventura quanto diffusa e intensa sia la passione di molti per questi luoghi del- la memoria e dell'incanto. Ci sono cose di cui non si parla mai e che invece sono l, radicate e fonde. Bisogna farci un viaggio prima o poi. Anche Rosalind Penfold ha fatto un lun- go viaggio ed tornata indietro a raccon- tarlo. Ha scritto Le pantofole dell'orco, un libro a fumetti pubblicato da Sperling che racconta di un amore ordinario e crudele. Una storta qualsiasi, potrebbe essere un po : anche la vostra. Quando l'ho letto in bozze ho accettato di scrive- re poche pagine di accompagnamento per una ragione soprattutto: di queste cose non si parla eppure ci sono, tutti in segreto le sanno. E la stessa ragione per cui lo segnalo adesso, anche se non eiegante dire di qualcosa che si contri- buito a realizzare: siccome parlare di vio- lenze domestiche tab se ne parla con imbarazzo o si tace. Invece la storia di Rosalind esiste. li disegnata e scritta. C'. saperlo serve.