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Fisher & Cushing, l’horror morale made in


Hammer
Scritto da Redazione Cinemonitor on mercoledì, giugno 27, 2012 · Lascia un commento

Una tra le rimozioni più gravi condivisa purtroppo dalle giovani generazioni cinefile è quella del
britannico Terence Fisher, maestro del fantastico profondo, elegante, sottile come pochi. Associare il suo
nome alla Hammer, alla coppia Cushing & Lee o alle “nuove versioni” inglesi di classici come Dracula,
Frankenstein o La mummia è abbastanza automatico, ma oltre questo poco o niente. Il suo, invece, è uno
dei corpi d’opera più coerentemente vari e sorprendentemente innovativi dei decenni che vanno dalla
fine degli anni Quaranta ai primi anni Settanta, quando una nuova ondata di cinema troppo volgare
cominciò pian piano a seppellirne il ricordo sotto la polvere di un orrore fine a se stesso.

Al contrario, come indica Fabio Giovannini nel suo Terence Fisher – L’artista dell’orrore (Profondo
rosso editore, Roma, 2009): “L’orrore in Terence Fisher non è mai gratuito. Lo sforzo del regista
inglese è stato, per suo stesso riconoscimento, quello di dare una base morale al fantastico e al gotico,
un’ideologia. […] L’intrecciarsi di verità e fantasia è una delle caratteristiche primarie del
“materialismo fantastico” di Fisher: il suo realismo accuratamente crudele riesce a dare ai temi più
fantasiosi una cornice di verosimiglianza, spesso collegata a vere e proprie escursioni nelle mostruosità
(storiche) delle società”. L’unico volume italiano a lui dedicato ne ripercorre l’intera produzione, dagli
spesso sorprendenti noir degli esordi – Nebbie del passato o Esca per uomini – alla creazione di un vero
e proprio stile fisheriano che coincide col grande ciclo gotico realizzato per la gloriosa Hammer.

Invece di procedere per ordine cronologico, Giovannini fa seguire ad un’introduzione sull’artista e la sua
filosofia un insieme di capitoli tematici in cui accorpa più titoli che alla fine danno contezza di un lavoro

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in cui all’horror si affiancano il melodramma, la fantascienza e l’avventuroso: si comincia dalla saga di


Frankenstein, il ciclo più ricco di titoli, per passare poi a Dracula, alle sette assassine, ai due Sherlock
Holmes realizzati fino alle regie televisive. La doverosa sezione contenente un buon numero di
dichiarazioni è preceduta da un’altra in cui si passa in rassegna il suo singolare rapporto con la critica,
con la censura e con la squadra Hammer.

Volto prediletto di Fisher, anche più dell’amico Christopher Lee, è Peter Cushing, emblema di
raffinatezza e fascino che dal miglior Van Helsing mai portato sullo schermo all’inarrivabile barone
Frankenstein passando per Gli arcieri di Sherwood, Lo sguardo che uccide, La furia dei Baskerville e
molti altri titoli attraversa il suo cinema passando con disinvoltura e credibilità dal male al bene. A
parere di chi scrive è proprio Cushing – al quale sempre le edizioni Profondo rosso dedicano l’esaustiva
biografia Peter Cushing – Dalla Hammer a Guerre Stellari, Roma, 2003 – ad interpretare il capolavoro
del maestro, trattasi dello struggente Le spose di Dracula, in cui è più chiaro che in altre occasioni il suo
pensiero critico sulla classe aristocratica.

TAGS: Christopher Lee, Fabio Giovannini, frankenstein, Hammer Dracula, La mummia, Luigi Cozzi,
Peter Cushing, Peter Cushing - Dalla Hammer a Guerre Stellari, Terence Fisher, Terence Fisher –
L’artista dell’orrore

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