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VRBAN backstage.

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VRBAN VISTO DAL BACKSTAGE


Fare insieme per costruire relazioni generative
Versione 1.2 del 24 novembre 2006

Premessa
Questo documento è un resoconto – altamente soggettivo - dell'esperienza di progettazione e
costruzione del progetto VRBAN1. Si tratta della declinazione concreta del progetto bandiera
“Produzioni culturali giovanili” del Piano strategico della città di Verona2. Vi ha lavorato, nel periodo
ottobre 2005 – luglio 2006, un gruppo assai eterogeneo di persone: un assessore, un dirigente e
diversi funzionari e collaboratori del Comune di Verona; una cinquantina di esponenti di 36
associazioni culturali, che fanno riferimento prevalente agli interessi dei giovani, della stessa città;
e io, come consulente. Mi è stato assegnato un ruolo di facilitatore dei rapporti fra Comune e
associazioni; ho cercato di interpretarlo nel senso di progettazione e gestione di uno spazio di
interazione il più possibile felice, creativa e funzionale tra soggetti con visioni del mondo (“mappe
cognitive”) assai diverse. La parte di progettazione mi pare riuscita abbastanza bene; quella di
gestione molto meno. Ho imparato, tra le altre cose, che presiedere un tavolo con cinquanta
partecipanti richiede una professionalità specifica. Una versione precedente di questo documento
è stata presentata alla riunione finale di debriefing di VRBAN, il 3 luglio 2006.

Prima fase: progettazione (autunno 2005)


Nella primavera del 2005 è evidente che il Piano strategico (d'ora in poi PS) di Verona fa
importanti progressi su vari fronti (per esempio su quello del lancio del Polo finanziario) ma non su
quello delle produzioni culturali giovanili, pur oggetto di uno dei suoi progetti bandiera. In questo
periodo vengono tenuti diversi incontri con la cittadinanza per presentare lo stato di avanzamento
del piano: quello relativo alle produzioni culturali giovanili è uno dei più partecipati, sia per numero
di cittadini convenuti che per “calore” della discussione, sia sul posto che, nei giorni seguenti, sul
forum online di Livepoint. I giovani veronesi sono scettici, contestano apertamente al Comune la
mancanza di risultati, l'”essere ancora al primo incontro”. Sulla discussione pesa molto la recente
decisione di sfrattare Interzona3 dallo spazio che aveva storicamente occupato; alcuni dei ragazzi

1 http://www.vrban.it/

2 http://www.pianostrategico.verona.it/

3 Interzona è un'associazione culturale che per molti anni (è stata fondata nel 1992) ha gestito un club di
tendenza in uno spazio più o meno autogestito in un ex cella frigorifera dei Magazzini Generali. Lo spazio
è stato chiuso nella primavera del 2005 nel quadro della cessione dell'area da parte del Comune.

http://alberto.cottica.net

alberto@cottica.net
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si chiedono come un Comune che pone fine a una delle esperienze di punta della città in termini di
cultura e aggregazione possa essere un credibile sostenitore di produzioni culturali giovanili. E'
evidente che il problema degli spazi è in assoluto quello più sentito dai ragazzi. Partecipa
all'incontro il sindaco, Paolo Zanotto, che offre disponibilità e impegno.

Alla fine dell'estate la situazione si sblocca in seguito ad un input esterno, a una nuova idea e a un
puro e semplice colpo di fortuna. L'input esterno è costituito dal fatto che Verona – e quindi
Zanotto – assume la presidenza di turno della Rete delle Città Strategiche (ReCS). Questo
comporta il dovere di organizzare per l'estate 2006 il convegno annuale della Rete. Zanotto decide
di giocare la propria presidenza in termini di politiche giovanili; un'insolita vivacità dei soggetti
giovani sembra infatti essere una caratteristica peculiare del processo di pianificazione a Verona.

La nuova idea viene ad un gruppo comunale che fa capo all'assessore alle politiche giovanili
Giancarlo Montagnoli e a Maria Gallo, funzionario comunale responsabile del PS. Si tratta di uno
strumento finanziario denominato Fondo Unico per i Giovani (FUG). L'idea è di costituire un fondo
di 50.000 euro a cui contribuiscano vari settori del Comune, e di metterlo a disposizione
dell'assessore alle politiche giovanili per avviare questo pezzo del PS. L'esperienza del FUG potrà
poi essere messa a disposizione della ReCS durante il convegno.

Il colpo di fortuna è la promozione di Maria a dirigente e la sua assegnazione proprio al settore


politiche giovanili. Questo salda anche istituzionalmente l'asse di intenti tra Maria e Giancarlo.

In autunno vengo coinvolto, e studiamo le modalità di utilizzo del FUG. Decidiamo di usarlo per
promuovere un'esperienza di collaborazione tra le associazioni, nella speranza di consolidare una
specie di coordinamento permanente tra le associazioni, che possa diventare l'interlocutore del
Comune per la pianificazione strategica in quest'area. La nostra idea è che un interlocutore stabile
potrebbe dare al processo di pianificazione il lungo respiro che gli compete, e al tempo stesso
riavvicinare il PS e lo stesso ente Comune ai giovani.

Uno spazio di interazione


Dopo l'incontro di primavera mi sono convinto che i rapporti tra associazioni e Comune sono
condizionati dal fatto che entrambi gli attori sono ingabbiati in ruoli troppo rigidi. Le associazioni
chiedono risorse e spazi; il Comune cerca di accontentare tutti, ma naturalmente non può, a causa
di vincoli stringenti sulle une e sugli altri (e della presenza in città di attori di peso ben maggiore
che rivendicano le stesse cose). Gli uni faticano a comprendere il punto di vista degli altri, così che
l'impressione delle associazioni finisce per essere quella di un Comune non sempre attento alla
cultura giovanile, mentre il Comune tende a mettere in discussione l'autonomia delle associazioni.

Questo punto di vista viene sostanzialmente accettato dal Comune. Decidiamo quindi di destinare
il FUG alla progettazione e alla costruzione di un intervento insieme alle associazioni; né, quindi di
decidere in autonomia come destinare le risorse né di erogare contributi su progetti esistenti.
Occorre vivere l'esperienza di un progetto nuovo, che nasca dal collettivo.

I punti qualificanti dell'intervento sono sei.

1. Fare insieme. La cooperazione tra associazioni, e tra queste e il Comune, deve


muovere i passi da un'esperienza concreta perché ne siano chiari i vantaggi e gli
svantaggi, compresi quelli umani. Del resto, l'incontro sul PS fatto in primavera ha
mostrato chiaramente che tutti, a Verona, sono scettici rispetto a riunioni non
finalizzate all'azione diretta.

2. Porte aperte. Vogliamo che le associazioni entrino in contatto con soggetti terzi, e che
cerchino di avere rapporti con essi. La capacità di avere rapporti con soggetti anche
non appartenenti al mondo delle arti e della creatività giovanile è fondamentale per chi

http://www.izona.it/index.php

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debba partecipare ad un processo di pianificazione strategica. Osservatori esterni


della Banca Popolare di Verona e di Veronafiere parteciperanno poi ad alcune riunioni,
e nella fase di realizzazione di VRBAN ci sarà uno scambio molto vivace e creativo
con AMT, l'azienda veronese di trasporto pubblico.

3. Autonomia progettuale. Il gruppo del Comune deve entrare il meno possibile nelle
scelte di merito. Deve, invece, definire con chiarezza il campo del possibile (per
esempio: quali spazi si possono usare e quali no?), e deve soprattutto esplicitare i
termini delle scelte stesse. Fare un evento multilocation o concentrare tutto in un
luogo? Avvalersi di headliner di livello nazionale o puntare tutto sugli artisti locali?
Autonomia implica responsabilità, e in un gruppo rendere espliciti i termini di una scelta
significa chiamare gli altri a condividerne oneri e responsabilità.

4. Controllo dei tempi. Un grande problema del rapporto tra soggetti pubblici e soggetti
privati (soprattutto se “iperindividualisti” come i giovani creativi tendono ad essere) è
che hanno tempi molto differenti; la nozione di “subito” di un sindaco che parla di azioni
amministrative è molto diversa da quella di un musicista rock. In più, in primavera sono
arrivate al Comune accuse esplicite di perdersi in lungaggini burocratiche. Ci diamo sei
mesi dalla prima riunione (fine gennaio) alla conclusione dell'esperienza, come periodo
massimo in cui si possono tenere vive attenzione e partecipazione.

5. Rispetto. Il modo di rapportarsi all'esperienza di tutta la delegazione del Comune deve


segnalare il massimo rispetto del tempo e dell'impegno delle associazioni. Giancarlo,
Maria, una nutrita rappresentanza del settore politiche giovanili e del PS e io
partecipiamo a tutte le riunioni fino alla fine; il gruppo del Comune partecipa e
interagisce molto al di là del ruolo istituzionale (senza ovviamente abdicarvi). Il
messaggio è molto chiaro: devono valere idee e ragioni, non ruoli e potere. Giancarlo
segnala il suo impegno anche coinvolgendo il sindaco, che interviene alla prima
riunione, alla conferenza stampa di presentazione di VRBAN e alla sua serata finale, in
cui si ferma a guardare la partita di calcio Italia-USA insieme ai ragazzi in quello che,
per me, rimarrà uno dei momenti più emozionanti di questa esperienza. Questo mi
sembra il vero punto cardine dell'intero processo. In questa logica, insisto nel proporre
di andare all'osteria tutti insieme a fine riunione (“gruppo birra”): è un modo per
stimolare una socialità ancora più svincolata dai ruoli, confrontarsi sul progetto o
semplicemente conoscersi meglio.

6. Progetti scritti secondo un formato comune, quindi confrontabili. Di nuovo, una


questione di trasparenza delle scelte: il formato comune è leggibile a tutti, e permette
di esplicitare i termini delle scelte comuni. Il gruppo deve decidere come ripartire le
risorse, e non può farlo in modo coerente e trasparente se le diverse idee non sono
accompagnate da un budget leggibile.

Seconda fase: lancio e discussione preliminare (gennaio -


febbraio 2006)
La prima riunione viene convocata a dicembre per il 26 gennaio 2006. Vi viene presentato un
calendario di massima degli incontri futuri (verrà mantenuto sostanzialmente immutato) per dare
l'idea di fare sul serio e, contemporaneamente, dare modo a tutti di programmare il proprio tempo
con certezza. Nei primi tre incontri è evidente partecipanti cercano di “prendere le misure” sia
all'iniziativa proposta (cosa ci faccio qui?) sia al processo che si è avviato (non rischio di perdere
tempo in discussioni sterili?). In questa prima fase la partecipazione aumenta sia in termini
numerici (aumentano persone e associazioni coinvolte) sia in termini di qualità della discussione.
Purtroppo un'associazione importante, Interzona, incapace di uscire dalla crisi in cui è stata
precipitata dalla perdita della sua sede storica, si ritira dal progetto.

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Vengono prese le prime decisioni comuni sui tempi della manifestazione (i giorni del convegno
della ReCS, 15-17 giugno), il suo nome (VRBAN) e il suo formato (multilocation, puntata alla
valorizzazione degli artisti veronesi). Queste decisioni sono inevitabilmente complicate dal fatto
che tutti si aspettano che “decida l'assessore”, mentre noi contribuiamo alla discussione ma
lasciamo la responsabilità delle decisioni alle associazioni. In privato, alcuni partecipanti alla
discussione mi sollecitano a tagliare i nodi (e i tempi) decidendo direttamente. Il gruppo delle
associazioni non percepisce la propria autonomia decisionale, e quindi fatica a decidere! E'
evidente che l'azione di responsabilizzazione è necessaria.

Con la prima riunione viene lanciata una mailing list dei partecipanti al tavolo. Dopo ciascuna
riunione io posto un riepilogo dei temi discussi e delle decisioni prese, in modo che rimanga una
specie di “log storico”. Il gruppo interpreta la ML come uno strumento strettamente di lavoro (non
compare la dimensione ludica spesso associata a Internet), ma la fa propria e la usa. Al momento
in cui scrivo sono stati postati oltre 250 messaggi.

Contemporaneamente anche le ragazze del settore politiche giovanili si ambientano; cominciano a


intervenire nella discussione, sia in riunione sia in ML, e perfino a partecipare a qualche
doporiunione in osteria. Il clima va, per tutti, facendosi meno “ingessato” e più disteso.

Il formato scelto prevede su quattro location: Bastioni ex Zoo, Piazza Isolo, Centro Storico,
Rondella delle Boccare. A queste si aggiunge un gruppo che si occuperà di comunicazione.
Chiediamo alle associazioni di proporre dei progetti per ciascuna location, insistendo molto sul
fatto che i progetti devono essere integrati, cioè essere realizzati da più associazioni, ciascuna che
valorizza il proprio specifico.

Terza fase: progetto esecutivo di VRBAN (marzo - aprile)


Nelle riunioni di marzo e aprile arrivano le idee, vengono costruiti – non senza difficoltà – i budget
e arrivano anche i problemi. Intanto l'esercizio di budgetizzazione “a formato”, che alcuni si
trovano a svolgere per la prima volta, è difficile: e poi, com'è naturale quando si progetta in modo
decentrato, la somma dei budget dei singoli progetti non coincide con le risorse a disposizione di
VRBAN. La cosa è complicata dal fatto che nessuno sa esattamente quante siano queste risorse:
per un po' si parla di una sponsorizzazione importante (Banca Popolare di Verona), poi questa
ipotesi cade ma se ne ventilano altre. Solo verso la fine del progetto si fa un numero: 65.000 euro.

Le difficoltà provocano un netto calo dell'entusiasmo generale. I partecipanti al tavolo si rendono


conto che, dopo lo sforzo fatto da tutti per integrare i progetti e limitare al massimo i costi,
abbiamo comunque un formato troppo oneroso per le nostre risorse. Questa fase si chiude con
una decisione pesante: rinunciare a una location (Boccare), e con una serie di riunioni tecniche tra
i responsabili di location e il personale del Comune. Soggiorno Obbligato, che aveva puntato molto
sulle Boccare, incassa con molto fair play, ma è chiaramente delusa. Di nuovo, la lezione è chiara:
progettare è faticoso, ma progettare in modo coordinato è molto faticoso.

Quarta fase: realizzazione (maggio – giugno)


Terminata la progettazione esecutiva il clima cambia di colpo, e l'entusiasmo risale nettamente. La
ragione principale è naturalmente che le associazioni sono molto più a loro agio sul terreno del
fare piuttosto che su quello della progettazione concertata; ma un ruolo importante lo gioca anche
l'assetto organizzativo abbastanza funzionale emerso dalla fase precedente. Si sono consolidati
gruppi di lavoro interassociazione, e i responsabili di location funzionano molto bene come punti di
riferimento e snodi informativi. In questa fase emerge un forte protagonismo del settore politiche
giovanili: le ragazze del Comune sono molto attive nel risolvere problemi e dribblare intoppi
burocratici. Sembrano anche identificarsi con l'iniziativa VRBAN, tanto da esprimere
considerazioni come “questi del Comune sono troppo rigidi” (riferite ovviamente a colleghi di altri
settori). VRBAN si svolge nei giorni 15-17 giugno, con una buona visibilità e un buon successo: è
evidentissimo che è circondato da ottime vibrazioni.

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Un'idea innovativa: l'VRBAN Bus


Alla primissima riunione (più esattamente al doporiunione in osteria) uno dei partecipanti aveva
proposto di istituire una navetta che collegasse il centro città con VRBAN, e di mettere a bordo
dell'autobus un'attrezzatura da dj. Si tratta di un'idea utilizzata a Roma durante la notte bianca,
sollecitata dal fatto che in quella riunione era stato dichiarato che Giancarlo ha anche la delega
alle società partecipate, tra cui c'è anche l'AMT, che si occupa di trasporti urbani, e che quindi era
pensabile proporre idee a queste società avvalendosi del marchio del Comune. L'idea viene
recuperata nella fase di progettazione esecutiva, e sviluppata nella forma di un percorso circolare
che passa da tutte le locations principali. L'AMT non solo fornisce l'autobus “attrezzato”, ma
assegna al servizio autisti giovani e pazienti. Senza che nessuno l'abbia esplicitamente progettato,
la navetta comincia fin dal primo giorno ad essere utilizzata più come canale promozionale e
evento in sé che come mezzo di trasporto; l'autobus sta fermo cinque o anche dieci minuti a ogni
fermata, i giovani scendono a ballare in strada o sui marciapiedi, i volontari di VRBAN
distribuiscono volantini del festival agli stupefatti passanti 4. Molti ragazzi trovano questa cosa così
divertente da passare le serate in autobus, continuando a muoversi da una location all'altra.
L'VRBAN Bus buca nettamente lo schermo: moltissimi lo citano come una delle componenti più
divertenti e originali dell'intero evento, e viene immediatamente richiesto per altre manifestazioni.
AMT e i ragazzi di VRBAN forse hanno inventato un nuovo servizio di mobilità rivolto ai giovani...

Quinta fase: piano strategico?


E' il caso, credo, che tutti riflettano sull'esperienza, che ha lati sia positivi che negativi.

Dal punto di vista delle associazioni:

➢ Collaborare è gratificante. Alcuni partecipanti al tavolo, a VRBAN concluso, mi hanno


detto che il lato migliore di tutta l'esperienza è stata la “scoperta” di persone di altre
associazioni, con cui si sono trovati a fare cose.

➢ L'unione fa la massa critica, se non proprio la forza. VRBAN ha avuto un certo impatto
sulla città perché sono state mobilitate energie e risorse molto superiori a quelle che in
genere sostengono le iniziative proposte dalle singole associazioni.

➢ Avere il Comune vicino e alleato, invece che distante e disinteressato, fa una bella
differenza. Lo dimostra la disponibilità del sindaco a muoversi su VRBAN, che
naturalmente è un segnale molto forte inviato alla città. Questa disponibilità è
naturalmente figlia dell'impegno di Giancarlo a farsi portavoce dell'esperienza presso i
colleghi di giunta.

➢ Allo stesso tempo, però, la collaborazione richiede una grande fatica, e il


coordinamento sottrae impegno al fare.

Dal punto di vista del Comune:

➢ Avere impatto sulla città è gratificante. VRBAN ha caratterizzato molto il paesaggio di


Verona nei giorni della conferenza della ReCS: si tratta di un impatto concreto, in cui il
ruolo del settore politiche giovanili è stato di protagonista indiscusso.

➢ E' gratificante anche collaborare con i propri amministrati, annullando per l'occasione
la distanza tra cittadini e enti pubblici.

4 Uno dei volontari ha girato un video di un minuto e lo ha caricato su YouTube. Molto utile per farsi un'idea:
http://www.youtube.com/watch?v=iXJ_5tjXp0A&search=vrBAN

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➢ Allo stesso tempo, però, ciò costa molto tempo e fatica; impone orari extracontrattuali
(tutte le riunioni di VRBAN si sono svolte in orario serale per tenere conto degli
impegni di lavoro delle associazioni) ecc. Di fatto, la performance eccellente del
settore politiche giovanili, dall'assessore all'intero personale, rischia di occultare il fatto
che il settore non è veramente attrezzato per questo metodo di lavoro. VRBAN è stato
affrontato con gli strumenti del sacrificio personale, del carisma di Giancarlo e Maria,
dell'attitudine tutta femminile a farsi carico dei problemi dei funzionari del settore (quasi
tutte donne). A mio avviso sarebbe imprudente dare questo impegno per scontato
anche in futuro.

Forse non tutti concludono VRBAN con l'intenzione di continuare a collaborare. Nel caso che si dia
un seguito all'esperienza si aprono, credo, due strade nettamente divergenti.

La prima è l'utilizzo del tavolo per la produzione congiunta di eventi (a questo scenario ci si è
riferiti nella discussione con il nome di VRBAN 2). E' presumibile che si verifichi un effetto curva di
apprendimento: i costi di coordinamento dovrebbero scendere abbastanza rapidamente dopo la
prima esperienza, permettendo di costruire un ipotetico VRBAN 2 con molta meno fatica di quella
profusa in VRBAN 1. Per questo scenario, la forma di cooperazione sperimentata fin qui (tavolo di
tutti i partecipanti per le grandi decisioni strategiche, riunioni tecniche separate per progettazione
esecutiva e budgeting) è sostanzialmente adeguata.

La seconda è l'avventurarsi del tavolo nel terreno della pianificazione strategica. Forti del
successo ottenuto con VRBAN e del convinto accreditamento del Comune, le associazioni
potrebbero avventurarsi nella discussione con gli altri stakeholders della città sul futuro di Verona,
sempre – ovviamente – pensando per progetti. Per esempio, si potrebbe decidere di sviluppare
l'ottimo successo ottenuto da associazioni e AMT con il progetto dell'VRBAN bus e tentare di
sviluppare un progetto congiunto per rilanciare immagine e ruolo dei trasporti pubblici: questo
progetto potrebbe cercare di sviluppare servizi di trasporto pubblico graditi e utilizzati dai giovani e
da fasce di utenza che oggi usano mezzi privati, con AMT nel ruolo “tecnico” e le associazioni che
organizzano eventi per rendere più accattivante e fruibile questa soluzione di mobilità. Oppure
potrebbero cercare, insieme alle istituzioni finanziarie della città, di costruire strumenti a favore
dell'imprenditoria giovane e creativa. Il Comune potrebbe mettere a disposizione di progetti simili
la propria expertise nel reperire fondi europei. Per uno scenario di questo tipo – assai più
ambizioso – la forma di cooperazione sperimentata con VRBAN è probabilmente inadeguata, è
occorrerebbe darsi un minimo di struttura (per esempio di consorzio di associazioni).

Qualunque sia la strada che si deciderà di seguire, questo anno di VRBAN sembra indicare con
chiarezza che la cooperazione fine a se stessa non è sostenibile per via degli alti costi di
coordinamento. Allo stesso tempo, però essa è tutt'altro che un miraggio: le persone desiderano
cambiare le cose, avere ruolo e impatto sul territorio. Se la cooperazione è un modo per arrivare a
tutto questo, i costi ragionevoli di coordinamento verranno accettati dai soggetti rilevanti.

VRBAN sembra anche indicare che, nel portare le persone a lavorare insieme, occorre non dare
per scontato che si capiscano. E' necessario costruire e gestire a livello “micro” lo spazio in cui
interagiranno. Questa conclusione, del resto, è supportata anche dalle esperienze internazionali di
politiche a favore della creatività e delle industrie creative di cui sono a conoscenza.

Milano, novembre 2006

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