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Premessa
Questo documento è un resoconto – altamente soggettivo - dell'esperienza di progettazione e
costruzione del progetto VRBAN1. Si tratta della declinazione concreta del progetto bandiera
“Produzioni culturali giovanili” del Piano strategico della città di Verona2. Vi ha lavorato, nel periodo
ottobre 2005 – luglio 2006, un gruppo assai eterogeneo di persone: un assessore, un dirigente e
diversi funzionari e collaboratori del Comune di Verona; una cinquantina di esponenti di 36
associazioni culturali, che fanno riferimento prevalente agli interessi dei giovani, della stessa città;
e io, come consulente. Mi è stato assegnato un ruolo di facilitatore dei rapporti fra Comune e
associazioni; ho cercato di interpretarlo nel senso di progettazione e gestione di uno spazio di
interazione il più possibile felice, creativa e funzionale tra soggetti con visioni del mondo (“mappe
cognitive”) assai diverse. La parte di progettazione mi pare riuscita abbastanza bene; quella di
gestione molto meno. Ho imparato, tra le altre cose, che presiedere un tavolo con cinquanta
partecipanti richiede una professionalità specifica. Una versione precedente di questo documento
è stata presentata alla riunione finale di debriefing di VRBAN, il 3 luglio 2006.
1 http://www.vrban.it/
2 http://www.pianostrategico.verona.it/
3 Interzona è un'associazione culturale che per molti anni (è stata fondata nel 1992) ha gestito un club di
tendenza in uno spazio più o meno autogestito in un ex cella frigorifera dei Magazzini Generali. Lo spazio
è stato chiuso nella primavera del 2005 nel quadro della cessione dell'area da parte del Comune.
http://alberto.cottica.net
alberto@cottica.net
VRBAN backstage.odt
si chiedono come un Comune che pone fine a una delle esperienze di punta della città in termini di
cultura e aggregazione possa essere un credibile sostenitore di produzioni culturali giovanili. E'
evidente che il problema degli spazi è in assoluto quello più sentito dai ragazzi. Partecipa
all'incontro il sindaco, Paolo Zanotto, che offre disponibilità e impegno.
Alla fine dell'estate la situazione si sblocca in seguito ad un input esterno, a una nuova idea e a un
puro e semplice colpo di fortuna. L'input esterno è costituito dal fatto che Verona – e quindi
Zanotto – assume la presidenza di turno della Rete delle Città Strategiche (ReCS). Questo
comporta il dovere di organizzare per l'estate 2006 il convegno annuale della Rete. Zanotto decide
di giocare la propria presidenza in termini di politiche giovanili; un'insolita vivacità dei soggetti
giovani sembra infatti essere una caratteristica peculiare del processo di pianificazione a Verona.
La nuova idea viene ad un gruppo comunale che fa capo all'assessore alle politiche giovanili
Giancarlo Montagnoli e a Maria Gallo, funzionario comunale responsabile del PS. Si tratta di uno
strumento finanziario denominato Fondo Unico per i Giovani (FUG). L'idea è di costituire un fondo
di 50.000 euro a cui contribuiscano vari settori del Comune, e di metterlo a disposizione
dell'assessore alle politiche giovanili per avviare questo pezzo del PS. L'esperienza del FUG potrà
poi essere messa a disposizione della ReCS durante il convegno.
In autunno vengo coinvolto, e studiamo le modalità di utilizzo del FUG. Decidiamo di usarlo per
promuovere un'esperienza di collaborazione tra le associazioni, nella speranza di consolidare una
specie di coordinamento permanente tra le associazioni, che possa diventare l'interlocutore del
Comune per la pianificazione strategica in quest'area. La nostra idea è che un interlocutore stabile
potrebbe dare al processo di pianificazione il lungo respiro che gli compete, e al tempo stesso
riavvicinare il PS e lo stesso ente Comune ai giovani.
Questo punto di vista viene sostanzialmente accettato dal Comune. Decidiamo quindi di destinare
il FUG alla progettazione e alla costruzione di un intervento insieme alle associazioni; né, quindi di
decidere in autonomia come destinare le risorse né di erogare contributi su progetti esistenti.
Occorre vivere l'esperienza di un progetto nuovo, che nasca dal collettivo.
2. Porte aperte. Vogliamo che le associazioni entrino in contatto con soggetti terzi, e che
cerchino di avere rapporti con essi. La capacità di avere rapporti con soggetti anche
non appartenenti al mondo delle arti e della creatività giovanile è fondamentale per chi
http://www.izona.it/index.php
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3. Autonomia progettuale. Il gruppo del Comune deve entrare il meno possibile nelle
scelte di merito. Deve, invece, definire con chiarezza il campo del possibile (per
esempio: quali spazi si possono usare e quali no?), e deve soprattutto esplicitare i
termini delle scelte stesse. Fare un evento multilocation o concentrare tutto in un
luogo? Avvalersi di headliner di livello nazionale o puntare tutto sugli artisti locali?
Autonomia implica responsabilità, e in un gruppo rendere espliciti i termini di una scelta
significa chiamare gli altri a condividerne oneri e responsabilità.
4. Controllo dei tempi. Un grande problema del rapporto tra soggetti pubblici e soggetti
privati (soprattutto se “iperindividualisti” come i giovani creativi tendono ad essere) è
che hanno tempi molto differenti; la nozione di “subito” di un sindaco che parla di azioni
amministrative è molto diversa da quella di un musicista rock. In più, in primavera sono
arrivate al Comune accuse esplicite di perdersi in lungaggini burocratiche. Ci diamo sei
mesi dalla prima riunione (fine gennaio) alla conclusione dell'esperienza, come periodo
massimo in cui si possono tenere vive attenzione e partecipazione.
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Vengono prese le prime decisioni comuni sui tempi della manifestazione (i giorni del convegno
della ReCS, 15-17 giugno), il suo nome (VRBAN) e il suo formato (multilocation, puntata alla
valorizzazione degli artisti veronesi). Queste decisioni sono inevitabilmente complicate dal fatto
che tutti si aspettano che “decida l'assessore”, mentre noi contribuiamo alla discussione ma
lasciamo la responsabilità delle decisioni alle associazioni. In privato, alcuni partecipanti alla
discussione mi sollecitano a tagliare i nodi (e i tempi) decidendo direttamente. Il gruppo delle
associazioni non percepisce la propria autonomia decisionale, e quindi fatica a decidere! E'
evidente che l'azione di responsabilizzazione è necessaria.
Con la prima riunione viene lanciata una mailing list dei partecipanti al tavolo. Dopo ciascuna
riunione io posto un riepilogo dei temi discussi e delle decisioni prese, in modo che rimanga una
specie di “log storico”. Il gruppo interpreta la ML come uno strumento strettamente di lavoro (non
compare la dimensione ludica spesso associata a Internet), ma la fa propria e la usa. Al momento
in cui scrivo sono stati postati oltre 250 messaggi.
Il formato scelto prevede su quattro location: Bastioni ex Zoo, Piazza Isolo, Centro Storico,
Rondella delle Boccare. A queste si aggiunge un gruppo che si occuperà di comunicazione.
Chiediamo alle associazioni di proporre dei progetti per ciascuna location, insistendo molto sul
fatto che i progetti devono essere integrati, cioè essere realizzati da più associazioni, ciascuna che
valorizza il proprio specifico.
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➢ L'unione fa la massa critica, se non proprio la forza. VRBAN ha avuto un certo impatto
sulla città perché sono state mobilitate energie e risorse molto superiori a quelle che in
genere sostengono le iniziative proposte dalle singole associazioni.
➢ Avere il Comune vicino e alleato, invece che distante e disinteressato, fa una bella
differenza. Lo dimostra la disponibilità del sindaco a muoversi su VRBAN, che
naturalmente è un segnale molto forte inviato alla città. Questa disponibilità è
naturalmente figlia dell'impegno di Giancarlo a farsi portavoce dell'esperienza presso i
colleghi di giunta.
➢ E' gratificante anche collaborare con i propri amministrati, annullando per l'occasione
la distanza tra cittadini e enti pubblici.
4 Uno dei volontari ha girato un video di un minuto e lo ha caricato su YouTube. Molto utile per farsi un'idea:
http://www.youtube.com/watch?v=iXJ_5tjXp0A&search=vrBAN
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➢ Allo stesso tempo, però, ciò costa molto tempo e fatica; impone orari extracontrattuali
(tutte le riunioni di VRBAN si sono svolte in orario serale per tenere conto degli
impegni di lavoro delle associazioni) ecc. Di fatto, la performance eccellente del
settore politiche giovanili, dall'assessore all'intero personale, rischia di occultare il fatto
che il settore non è veramente attrezzato per questo metodo di lavoro. VRBAN è stato
affrontato con gli strumenti del sacrificio personale, del carisma di Giancarlo e Maria,
dell'attitudine tutta femminile a farsi carico dei problemi dei funzionari del settore (quasi
tutte donne). A mio avviso sarebbe imprudente dare questo impegno per scontato
anche in futuro.
Forse non tutti concludono VRBAN con l'intenzione di continuare a collaborare. Nel caso che si dia
un seguito all'esperienza si aprono, credo, due strade nettamente divergenti.
La prima è l'utilizzo del tavolo per la produzione congiunta di eventi (a questo scenario ci si è
riferiti nella discussione con il nome di VRBAN 2). E' presumibile che si verifichi un effetto curva di
apprendimento: i costi di coordinamento dovrebbero scendere abbastanza rapidamente dopo la
prima esperienza, permettendo di costruire un ipotetico VRBAN 2 con molta meno fatica di quella
profusa in VRBAN 1. Per questo scenario, la forma di cooperazione sperimentata fin qui (tavolo di
tutti i partecipanti per le grandi decisioni strategiche, riunioni tecniche separate per progettazione
esecutiva e budgeting) è sostanzialmente adeguata.
La seconda è l'avventurarsi del tavolo nel terreno della pianificazione strategica. Forti del
successo ottenuto con VRBAN e del convinto accreditamento del Comune, le associazioni
potrebbero avventurarsi nella discussione con gli altri stakeholders della città sul futuro di Verona,
sempre – ovviamente – pensando per progetti. Per esempio, si potrebbe decidere di sviluppare
l'ottimo successo ottenuto da associazioni e AMT con il progetto dell'VRBAN bus e tentare di
sviluppare un progetto congiunto per rilanciare immagine e ruolo dei trasporti pubblici: questo
progetto potrebbe cercare di sviluppare servizi di trasporto pubblico graditi e utilizzati dai giovani e
da fasce di utenza che oggi usano mezzi privati, con AMT nel ruolo “tecnico” e le associazioni che
organizzano eventi per rendere più accattivante e fruibile questa soluzione di mobilità. Oppure
potrebbero cercare, insieme alle istituzioni finanziarie della città, di costruire strumenti a favore
dell'imprenditoria giovane e creativa. Il Comune potrebbe mettere a disposizione di progetti simili
la propria expertise nel reperire fondi europei. Per uno scenario di questo tipo – assai più
ambizioso – la forma di cooperazione sperimentata con VRBAN è probabilmente inadeguata, è
occorrerebbe darsi un minimo di struttura (per esempio di consorzio di associazioni).
Qualunque sia la strada che si deciderà di seguire, questo anno di VRBAN sembra indicare con
chiarezza che la cooperazione fine a se stessa non è sostenibile per via degli alti costi di
coordinamento. Allo stesso tempo, però essa è tutt'altro che un miraggio: le persone desiderano
cambiare le cose, avere ruolo e impatto sul territorio. Se la cooperazione è un modo per arrivare a
tutto questo, i costi ragionevoli di coordinamento verranno accettati dai soggetti rilevanti.
VRBAN sembra anche indicare che, nel portare le persone a lavorare insieme, occorre non dare
per scontato che si capiscano. E' necessario costruire e gestire a livello “micro” lo spazio in cui
interagiranno. Questa conclusione, del resto, è supportata anche dalle esperienze internazionali di
politiche a favore della creatività e delle industrie creative di cui sono a conoscenza.
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