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LUNED 31 DICEMBRE 2012 ANNO 51 - N.

52

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Rita Levi Montalcini 1909-2012

Si spenta ieri nella sua casa di Roma, allet di 103 anni, la senatrice a vita e premio Nobel per la medicina, Rita Levi Montalcini. Torinese di nascita, divide le sue ricerche tra lItalia e gli Stati Uniti. Nel 1951 la sua scoperta fondamentale: il fattore di crescita delle cellule nervose che le vale il Nobel nel 1986. Nel 2001 il presidente Ciampi la nomina senatore a vita. La camera ardente sar aperta al pubblico oggi al Senato dalle 15.30.
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In primo piano

Ciampi: io, la sua nomina e quei fischi in Senato Diceva: spero di lasciare buone azioni, buoni pensieri Le mille battaglie di una donna coraggiosa

14 Primo Piano

Luned 31 Dicembre 2012 Corriere della Sera

1909-2012

Rita Levi Montalcini


La famiglia La foto della famiglia Levi Montalcini Il padre Adamo Levi (a sinistra) e la signora Adele Montalcini (a destra) e in basso a destra le gemelline Paola e Rita (foto Fotogramma) In laboratorio La ricercatrice in laboratorio nellagosto del 1980: la scienziata ha passato tutta la vita a cercare di migliorare lesistenza delluomo con le sue scoperte (foto di Umberto Pizzi) Gemelle Il premio Nobel (a destra) con la sorella gemella Paola a Torino il 12 luglio 1929. Insieme hanno creato 20 anni fa la Fondazione per aiutare le giovani studentesse africane (Fotogramma)

La signora della scienza Da un pollo arriv al Nobel


ROMA Non ho mai avuto paura n della morte n delle persecuzioni n delle malattie: ho un totale disinteresse alla mia persona, disse Rita Levi Montalcini a chi scrive il primo agosto del 2001. Era stata nominata senatrice a vita dal presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi, un altro italiano dotato del coraggio di non seguire le mode del momento. difficile esplorare gli animi al punto di poter sapere se questa convinzione sulla morte sia resistita fino a ieri, quando a 103 anni di et, con una vista da tempo compromessa, la pi anziana in vita tra quanti hanno meritato un premio Nobel si spenta in casa a Roma. Sul disinteresse per la propria persona laffermazione era vera fino a un certo punto. Con un garbo femminile non piegato dallet, finch ha frequentato Palazzo Madama Rita Levi Montalcini non era indifferente a se un abito le stava bene o male, aveva un suo particolare modo di piacere. Ma era vero che a lungo della morte non ha avuto paura. Lo ripet quando comp 100 anni affermando che non conta quanto si vissuto, ma il messaggio che si dato. Invit i giovani a credere nei valori, laici o religiosi che siano, non fa differenza, purch siano valori, perch dopo la morte rimangono i messaggi che noi abbiamo lasciato. E il suo stato un messaggio di una vitalit ammirevole anche quando non era ammirata, anzi non doveva farsi vedere. Nata a Torino nel 1909 da genitori ebrei sefarditi, fu maneggiando pezzi di pollo nella sua minuscola camera da letto in quella citt che la giovane Rita gett le basi delle ricer-

Addio a Rita Levi Montalcini, 103 anni Il dolore del presidente Napolitano: stata un orgoglio per lItalia

Vorrei un mondo che crede nei valori etici e nella scienza Mai interessata a un futuro di buona moglie o di buona madre Wojtyla era un uomo di progresso... pi di Roncalli

che capaci di farle ricevere nel 1986 il Nobel per la medicina con lamericano Stanley Cohen. Per avere idea di quanto non fosse provinciale, era in Danimarca per una conferenza mentre nel 1939 scoppi la Seconda guerra mondiale. Tornata, le leggi razziali imposte dal Fascismo le impedivano di compiere le sue ricerche in laboratori universitari. La campagna antisemita era cominciata nel 1936 in modo subdolo, con attacchi prima sporadici poi pi frequenti sui quotidiani, come ha ricordato in Elogio dellimperfezione, Garzanti, 1990, serbando un distaccato ribrezzo per quei giornalisti e per i delatori. E lei, incapace di star ferma, si invent il suo laboratorio dal 1941 al 1943 nella casa di Torino, poi in una vicino Asti nella quale sfoll. Due termostati al posto di unincubatrice, mini forbici per uso oftalmico, aghi trasformati in bisturi passandoli su una mola, un microscopio che si portava nel rifugio antiaereo durante i bombardamenti: fu con questi mezzi che la ricercatrice clandestina studi su embrioni di pollo linterazione tra i fattori genetici e ambientali nel controllo dei processi differenziativi del sistema nervoso. Lo spazio di un articolo porta a far scorrere come fotogrammi velo-

ci momenti intensi. La fuga a Firenze per non finire nei campi di sterminio nazisti. Rita attut il senso di colpa per non essersi messa a combattere da partigiana sfidando unepidemia di tifo addominale nei feriti che curava da medico e infermiera. Nel 1947, in epoca di pace, nuovo incontro con Renato Dulbecco, gi compagno di studi, su una nave diretta in America. Rest quasi trentanni, lei, nellUniversit di St. Louis. A chi lha conosciuta meglio rimasto impresso un intreccio tra tenacia, capacit esplorativa e attenzione per lestetica tra le qualit che hanno permesso la sua principale ricerca. Il Nobel lo ebbe per aver messo a fuoco il Nerve growth factor, Ngf, fattore di crescita dei nervi. Le sue scoperte hanno spinto in avanti le cure per patologie della vista e affinato la comprensione dei meccanismi attivati da farmaci gi in uso per la depressione e altre malattie. Spiega Enrico Alleva, responsabile di un laboratorio di neuroscienze comportamentali allIstituto superiore di Sanit: Rita Levi Montalcini si accorse che una sostanza contenuta nei tumori o nei veleni di serpenti poteva stimolare i gangli dellembrione del pollo: li faceva crescere come una capigliatura. Se ne era innamorata. In effetti, quelleffetto-alone ha un che di stupendo, e

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ogni volta nel rivederlo al microscopio diceva: " bellissimo". Nella sua casa di Roma con un De Chirico, piante e molta luce, a chi scrive negli anni 90 la professoressa spiegava che era il rischio di decadimento delle cellule cerebrali a preoccuparla, non la morte. Ma lo diceva con un ottimismo argentato, fluido. stata la capacit di ascolto una del-

le sue qualit. Alleva lo aveva conosciuto perch a 13 anni possedeva un falco che fugg sul suo terrazzo. Si accorse che si interessava al comportamenti degli animali, gli chiese di parlarne. Si definiva di sinistra, Rita Levi Montalcini. Nessuna retorica autocelebrativa. Del nazismo diceva: mi ha dato lopportunit di dimostrare

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Il genetista

Ci ha insegnato a far crescere le cellule


di EDOARDO BONCINELLI
uomo ha coltivato da sempre colture batteriche, direttamente o indirettamente, dalla birra al formaggio, ma ha imparato a coltivare le cellule del corpo solo nella seconda met del secolo scorso. Tra gli scienziati che hanno reso possibile tutto questo spiccano gli italiani Renato Dulbecco e Rita Levi Montalcini. Ieri, a 103 anni, Rita ci ha lasciato, dopo aver assicurato alla scienza un patrimonio di nuove conoscenze. Occorre fare un salto indietro per apprezzare in tutta la sua grandezza il suo contributo, ma questo riassumibile in una semplice frase: Rita ha scoperto il primo fattore di crescita cellulare della storia, lNgf, il Nerve growth factor. Se io voglio far crescere in laboratorio alcune cellule per poterle studiare con calma, devo tenerle in opportune considerazioni ma soprattutto devo dare loro uno o pi fattori di crescita, ovvero sostanze che le stimolino a riprodursi, nella maniera giusta e al ritmo giusto. Senza fattori di crescita non esiste alcuna possibilit di far crescere cellule. Ma questo una volta non si sapeva, non si sapeva neppure che

esistevano sostanze simili. Oggi ne abbiamo decine, ciascuna necessaria a coltivare un certo tipo di cellule. La nostra scienziata ha scoperto la prima negli anni Cinquanta, e da allora le scoperte si sono succedute a ritmo impressionante. In pi, quello scoperto dalla Levi Montalcini non un fattore di crescita qualsiasi, ma quello che serve alle cellule nervose, o meglio, alle cellule nervose di un certo tipo. La sua ricerca cominci in Italia, a Torino, dove lei aveva studiato con il grande professore Giuseppe Levi, non suo parente, e fu portata a termine negli Stati Uniti. Lo sforzo era quello di investigare a fondo le cellule nervose, isolandole dai tessuti e cercando di tenerle in vita isolate il pi a lungo possibi-

il ezia consegna Gustavo di Sv talcini. Fu occolma Il re el a St Levi Mon Il premio Nob r la medicina 1986 a Rita 51: il fattore di io Nobel pe 1 giugno 19 prem tta l1 ). Il Nobel th factor (Ngf la scoperta fa premiata per llule nervose, o Nerve grow n ce ley Cohe crescita delle studente Stan iso con il suo fu condiv

Gli esperimenti nel sottoscala La sua passione fu tale da farla lavorare alla meglio anche in un sottoscala, quando lItalia fu colpita dalle leggi razziali

le. La sua passione fu tale da farla lavorare anche in un piccolo laboratorio allestito alla meglio in un sottoscala, quando il nostro Paese fu colpito dalle leggi razziali. Ma ovviamente il suo genio esplose quando finalmente pot lavorare nelle condizioni migliori in un Paese, gli Stati Uniti, che pure muoveva i suoi primi passi su un terreno impervio come questo. Tanto studio, tanto impegno, tanta applicazione e... un po di fortuna. Quasi sempre le grandi scoperte avvengono quando si cerca di ottenere risultati importanti ma quasi irraggiungibili, e spesso si trova una cosa mentre se ne cercava unaltra. Limportante non farsela scappare. E Rita non se la fece scappare. Vide che trattando alcuni tipi di cellule nervose con un certo estratto, queste crescevano rapidamente. Lo cap, individu lagente principale e pass il resto della sua vita a caratterizzarlo, approfittando del fatto che di questa sostanza se ne pu ottenere una notevole quantit dalle ghiandole che producono il veleno di una certa specie di serpenti. Questo le permise di ottenerne una buona quantit e di studiarlo cos con tutta calma. importante capire che la difficolt princi-

Corriere della Sera Luned 31 Dicembre 2012

Primo Piano 15

La mia vita tanto lunga e piena di splendide cose, ma quello che importa sono i valori
Rita Levi Montalcini per i suoi 100 anni

Con Fiorello Il premio Nobel scherza e si diverte alle battute di Rosario Fiorello a Palazzo Torlonia in occasione della consegna dei premi Via Condotti (foto Isabella Bonotto)

Stavo leggendo un giallo di Agatha Christie quando arrivata la telefonata da Stoccolma


Rita Levi Montalcini allannuncio del Nobel

Ritratto Il ritratto della scienziata quando aveva 35 anni: il quadro stato eseguito nel 1944 dalla sorella gemella Paola, nota pittrice, mancata nel 2000

Spettacolo Con Sophia Loren nel giugno del 1994 a Roma. In quello stesso anno, la scienziata e lattrice hanno incontrato lallora first lady americana Hillary Clinton in visita in Italia (foto Ansa)

Con Fracci La danzatrice e ambasciatrice di pace della Fao Carla Fracci accanto al Nobel per la medicina durante la Giornata mondiale dellalimentazione a Roma, in una foto del 15 ottobre 2004 (foto Ansa)

Leredit Le giornate con Bobbio, Peres e Calvino. La scelta di non sposarsi

Di giorno lavoro, la notte penso Sopravviveranno le mie azioni


Visto da vicino, il volto notissimo di Rita Levi Montalcini colpiva per il colore verde acqua degli occhi e per la bellezza dei gioielli. Li disegnava lei: un bracciale che aveva regalato alla sorella gemella Paola; un anello che era stato della madre; una fede acquistata a Uppsala, simbolo del suo matrimonio con la scienza. Raccontava di aver deciso fin da piccola che non si sarebbe sposata: Giurai a me stessa che non avrei mai obbedito a un uomo come mamma obbediva a mio padre. La prima volta che andai in America, mi chiesero chi fosse mio marito. Non erano abituati a una donna che conducesse la sua vita di studiosa da sola. "Im my

Camera ardente al Senato


La camera ardente allestita al Senato oggi dalle 15.30 alle 21. Ci saranno anche Giorgio Napolitano e il presidente del Senato Renato Schifani Lingresso per il pubblico in piazza Madama

Lultima dei magnifici tre Lei, Dulbecco e Luria studiavano insieme a Torino: tutti e tre premi Nobel. Il loro maestro fu Giuseppe Levi
agli americani che anche gli italiani sanno fare ricerca, come sanno i nostri ragazzi costretti a studiare allestero, racconta Massimo Bray, vicino a lei dal 1993 al 2002 mentre la professoressa presiedeva la Treccani. Nel 2007 i senatori a vita salvavano nelle votazioni un governo Prodi gracile al Senato. Francesco Storace li attacc, sostenne che lei faceva pena. A difenderla fu Giorgio Napolitano: Tentare di intimidire la professoressa, che ha fatto tanto onore allItalia, semplicemente indegno. Ieri il presidente stato avvertito dalla scomparsa dalla nipote, Piera, e lo ha ripetuto: stata un orgoglio per lItalia. own husband", sono il marito di me stessa, risposi. Non capirono. Pensarono non sapessi linglese. Ha incontrato quasi tutti i grandi del suo tempo. Norberto Bobbio era un amico di famiglia, si conoscevano da quando erano bambini. Fu la prima donna a entrare allAccademia Pontificia: Wojtyla era un uomo di progresso, secondo me pi di

Il trio
Sopra, insieme a Renato Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975 (Liverani). A sinistra Salvador Luria

Roncalli che intratteneva buoni rapporti con Mussolini. Con Indro Montanelli erano nati lo stesso giorno, 22 aprile 1909: A lungo ho fatto fatica a stimarlo. Era un uomo di destra. Poi lho conosciuto di persona. E lho stimato. Apprezzava molto Italo Calvino. Era amica di Shimon Peres e di Primo Levi, tanto da rifiutarsi di credere al suo suicidio: Un uomo della sua statura morale non si getta dalle scale. Secondo me ha perso lequilibrio ed caduto. Il suo maestro fu un altro Levi, Giuseppe, il padre di Natalia Ginzburg: tre allievi, lei, Dulbecco e Luria, tre premi Nobel. Ricordava bene la crisi del 1929, e invitava ad affrontare la crisi di oggi con speranza, consapevole delle sofferenze infinitamente pi grandi che lei aveva visto e talora vissuto, quando fu perseguitata dai fascisti dopo le leggi razziali e dai nazisti durante la guerra. In America sullautobus vedevo i neri alzarsi per lasciare il posto ai bianchi, e sono felice di aver visto un nero presidente degli Stati Uniti. Diceva che la vita a centanni non era poi male: udito e vista erano calati, ma usava uno speciale visore che ingrandiva le parole di libri e giornali; e poi il cervello per fortuna funziona. Mangiava una sola volta al giorno e dormiva due ore per notte: Di giorno leggo e lavoro. Di notte penso. Non vero per che tra qualche tempo diventeremo tutti centenari: Al mondo non c cos tanto posto. Non temeva la morte: solo il corpo che muore. Qualcosa di noi sopravvive. Non lanima, non credo. Il messaggio, piuttosto. Le azioni, i pensieri: ecco quanto rimane di noi. Per questo spero di lasciare buone azioni, buoni pensieri.

Maurizio Caprara
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Aldo Cazzullo
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Limpegno
pale stava nella povert degli strumenti investigativi di allora, ma soprattutto nellassoluta novit concettuale di tutto questo. Il campo dei tessuti e il rapporto con le loro cellule era una terra completamente incognita, infestata per di pi di idee completamente sbagliate, che forse la cosa peggiore. Ora tutto molto pi chiaro, ma sono persone come la Levi Montalcini che ci hanno permesso di arrivare a questo punto. Rita ha studiato la sua molecola, lNGF, da tutti i punti di vista e ha cercato senza sosta di trovare per quella una semplice applicazione pratica, ma in questo compito le stata dostacolo la stessa tremenda potenza del suo fattore. talmente importante e potente che pu servire un po a tutto cervello vero e proprio, occhi e nervi ma in ogni caso va maneggiato con enorme cura allo scopo di cogliere i vantaggi senza incorrere negli svantaggi. Ho conosciuto Rita Levi Montalcini nel 1974, quando io ero poco pi che trentenne, e mi colp per la vivacit della sua intelligenza, per la sua insaziabile curiosit e per la memoria eccezionale. Lei ha incontrato tutti i cervelli che contano nelle varie parti del mondo e si ricordava tutto di tutti fino allaltro ieri: una miniera inesauribile di ricordi e di ritratti. Una mente nel senso pi pieno del termine e una donna senza paura.
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Quelle battaglie per la dignit delle donne


di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI
correndo le biografie di Rita Levi Montalcini, si contano ovunque innumerevoli righe che raccontano la sua vita: e non solo perch cento e tre anni sono proprio tanti, ma anche perch sono stati anni che pi pieni di cos difficilmente si pu. E analizzando la sua lunghissima e laboriosissima vita, la prima e pi forte impressione che si ha di lei, peraltro confermata dai tanti ricordi dal vivo, quella di una grande, tenace, instancabile combattente. Ovvio che un premio Nobel non si vince senza combattere pi che strenuamente nel caso suo nella trincea dei laboratori nazionali e internazionali ma se questa stata per lei la madre di tutte le battaglie, non meno decisive devono essere state altre, minori, apparentemente forse di minor conto e, invece, fondamentali per arrivare a vincere quella

grande, epocale del premio massimo per antonomasia. Una delle prime molto probabilmente la dovette affrontare in famiglia famiglia ebrea torinese di intellettuali e artisti perch le venisse concesso di scegliere alluniversit una materia prettamente maschile come la medicina, considerata incompatibile con unesistenza di madre e moglie quale allepoca anche le famiglie pi aperte e colte ancora prescrivevano per le ragazze.

Montalcini con Ingrid Betancourt (Ansa)

Altra battaglia vinta, stravinta, fu certo quella della disciplina; battaglia, ad ampio raggio, si pu dire, e dellintera vita. Basti pensare, naturalmente, allo studio costante e indefesso cui si dedic fin da giovanissima, come anche ai suoi discorsi, ai suoi interventi, ai suoi scritti, nel ricordo sempre intelligentemente appassionati e insieme, misurati, equilibrati. Oppure al suo impegno, via via pi strenuo negli ultimi anni, per listruzione dei giovani in generale e in particolare per quella delle donne del Terzo Mondo, promossa dalla Fondazione che porta il suo nome, da lei creata assieme alla sorella gemella Paola nel 1992; oppure ancora al suo ruolo propriamente politico, a partire da quando, nel 2001, il presidente Ciampi la nomin senatrice a vita. E proprio in quella funzione va, tra laltro, ricordata la sua sovrana disciplina nel non degnare di risposta alcuna coloro che, in Parlamento, volgarmente lac-

cusarono di troppa vecchiaia come se, in particolare per una donna, si trattasse di colpa di cui vergognarsi quando non rinunci a votare secondo le sue convinzioni. Se poi si scorrono le fotografie che illustrano innumerevoli momenti della sua vita, si direbbe che Rita Levi Montalcini fu una disciplinatissima combattente anche sul piano fisico ed estetico, il che, tuttavia, in una donna come lei, davvero non pu significare futilit e frivolezza: piuttosto ha a che fare con la volont di mostrarsi in ogni occasione al meglio, inappuntabile. E bench sostenesse soprattutto negli ultimi anni che del corpo non le importava nulla bens soltanto della mente, non c immagine di lei, anche tra le pi recenti, che la mostri men che perfettamente, accuratamente, pettinata, truccata e vestita fin nei minimi particolari.
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Corriere della Sera Luned 31 Dicembre 2012

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1909-2012
Con Pertini Lincontro con Sandro Pertini al Quirinale a Roma il 18 gennaio 1980 (Ansa) Il Nobel per la medicina per la scoperta dellNgf le sarebbe stato conferito sei anni dopo

Rita Levi Montalcini


Con Napolitano Giorgio Napolitano con Rita Levi Montalcini nel 2007 in occasione del concorso sulle Immagini della Terra (Ansa) Con Pannella Con Marco Pannella e Giovanni Negri a Roma ad una manifestazione del Partito Radicale del 1986 (Ansa) A destra, taglia la torta per i suoi 100 anni il 22 aprile

Nominarla fu un dovere Tristi quei fischi in Senato


Ciampi: Franca le faceva avere i fiori a ogni compleanno
Il voto contestato

Palazzo Madama Rita Levi Montalcini al Senato per votare la fiducia a Prodi (sopra) il 19 maggio 2006. La senatrice a vita fu contestata (foto Ansa, Eidon)
Fischi Ciampi (a sinistra) e Levi Montalcini fischiati in Senato il 19 maggio del 2006 (Di Vita)

Ripesca dalla memoria un passo della celebre lettera di San Paolo a Timoteo, Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi, e ne applica i significati alla collega che sedeva sugli stessi banchi di Palazzo Madama e che appena scomparsa. S, dice il vecchio capo dello Stato, la voce incrinata dalla tristezza. Rita Levi Montalcini ha davvero combattuto una buona battaglia, ha concluso la sua corsa ancora lucidissima allinvidiabile et di 103 anni e ha mantenuto ferma la sua fede nella scienza e nellumanit... stata una parabola in ogni senso straordinaria, la sua. Presidente Ciampi: come nacque, nel 2001, la decisione di inserire la grande studiosa di neuroscienze nel ristrettissimo numero dei senatori a vita?

Non ho avuto bisogno di pensarci poi tanto. Mi parve una scelta doverosa, da parte di una Repubblica che devessere fonte di doveri ma anche di onori. Rita Levi Montalcini era gi da una quindicina danni Premio Nobel per la medicina, ma lItalia aveva accolto quasi distrattamente quel prestigioso riconoscimento. Di pi: oltre ad aver "illustrato la patria con altissimi meriti" nel suo campo, come prevede la norma costituzionale che regola questo tipo di nomine, era una donna (la seconda dopo Camilla Ravera a entrare a Palazzo Madama con quel titolo) e una ricercatrice. Ci che, nelle mie intenzioni, doveva avere un valore dincoraggiamento per i nostri giovani. Che impressione aveva maturato su di lei, quando cominci a conoscerla pi da vicino?

Era una donna tenace e molto determinata, nellapparente fragilit. Generosa verso le ultime generazioni di studiosi, piena di curiosit intellettuali e cosmopolita nel profondo, aveva anche unacuta sensibilit sociale. Capitava di vederci anche fuori da Palazzo Madama e mia moglie Franca era sempre puntuale nel farle avere dei fiori a ogni compleanno... Ci scambiavamo le nostre reciproche impressioni, e confesso che in alcuni momenti erano desolate, quando commentavamo una certa deriva imboccata dal Paese... E intendo una deriva prepolitica, cio culturale e morale, anzitutto. Con Levi Montalcini lei ha condiviso, al Senato, anche momenti difficili, no? Purtroppo qualche volta mi toccato di dividere una bagarre di

fischi, con lei. Ad esempio quando ci fu il voto di fiducia sul governo di Romano Prodi. Davvero una brutta pagina, per la democrazia italiana. Qualcuno tent di minimizzare, declassando al rango di normali polemiche politiche, quei fischi. Io ricordo che ci furono perfino tentativi di teorizzare una sorta di disparit tra i senatori a vita e gli altri senatori. Con la pretesa che il nostro voto fosse di peso diverso, valesse di meno e non fosse totalmente legittimato in quanto non consacrato da un mandato elettorale. Insomma, volevano farci capire che ci accettavano, a malincuore, ma come presenze ornamentali, platoniche, quasi che non fossimo tutti parlamentari di una stessa assemblea. Verso Rita Levi Montalcini la gogna dinsulti, in aula e fuori dallaula, fu particolarmente feroce. Lei forse allude a certi attacchi dimpronta razzista... Le confesso che ho cercato di rimuoverli, per linfinito squallore e la volgarit che esprimevano. Permetta, presidente, ma a quasi 75 anni dalle leggi razziali, non sar male rievocarne qualcuno, a mo di antidoto. Levi Montalcini vecchia, ha i miliardi da parte e rompe pure i cosiddetti. irritante. Di profilo anche pi odiosa. Che ci fa in Senato? Le darei un incarico al ghetto. Questo dicevano i giovani affiliati a La Destra, e senza che i loro capi, Storace fra questi, prendessero le distanze. Sono cose che dovrebbero umiliare qualsiasi italiano perbene. Forme di nuovo squadrismo verso le quali non bastano lo sdegno e le condanne di maniera, perch ci fanno ripiombare nella peggiore stagione dintolleranza e di violenza che il nostro Paese abbia attraversato. Rita Levi Montalcini ha conosciuto sulla propria pelle il razzismo, sapeva bene quale orrore aveva rappresentato e dove poteva sfociare... Della sua eredit credo che resteranno come un esempio per tutti certe forti passioni, da lei stessa raccontate in Elogio dellimperfezione, lautobiografia in cui riassumeva le proprie esperienze. E cio lamore per la scienza, la candida onest e un disinteressato impegno civile.

La lettera

Nel 38 fu esclusa dai fascisti Seppe resistere

Marzio Breda
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Fabiola Gianotti

La ricercatrice del Bosone: Per me era come Curie


Quando Rita Levi Montalcini prese il Nobel per la medicina nel 1986 entr anche nella mia vita; in modo diverso, sotto vari aspetti non solo scientifici e si aggiunse subito ai miti fino ad allora stelle polari della mia esistenza. domenica pomeriggio. Fabiola Gianotti mi risponde dal suo ufficio al Cern di Ginevra. Interrompe il lavoro tra atomi e bosoni di Higgs portando rapida la mente verso il ricordo di una grande scienziata protagonista di unaltra frontiera. Prima di Stoccolma ne avevo sentito parlare occasionalmente perch il suo mondo era distante dal mio. Ma da allora ne fui attratta, cominciai a leggere tutto quello che mi capitava su di lei confessa rattristata Fabiola. Poi arrivarono i suoi libri prosegue che confermarono lidea che mi ero costruita da lontano. Era un modello per tutti gli scienziati, ma non solo. Un riferimento soprattutto per le nuove generazioni che avevano bisogno del suo grandissimo rigore, della sua determinatezza, della sua passione per la scienza e per la vita. Io ero cresciuta guardando a Enrico Fermi, a Carlo Rubbia e in particolare Marie Curie mi coinvolse sin dal liceo quando lessi una sua biografia. Ma accanto si aggiunse Rita Levi Montalcini capace di inseguire il suo sogno nonostante le notevoli difficolt che lesistenza le aveva riservato. Fabiola Gianotti, a cui la rivista americana Time ha dedicato la copertina come persona dellanno per la sua scoperta della particella di Dio, ricorda con dispiacere di non aver avuto loccasione di incontrarla personalmente come avrebbe desiderato ma ci non le ha impedito di conoscerla e di ammirarla attraverso le sue parole, le sue scelte, i suoi interventi, le sue iniziative. A cominciare dallandare negli Stati Uniti in quegli anni del dopoguerra sottolinea che per noi oggi pu sembrare scontato ma allora occorreva coraggio, anche perch era una donna. E il coraggio lo mantenne sempre affrontando il sostegno politico della ricerca e la condizione delle giovani donne nei paesi in via di sviluppo dove, voler studiare scienza, una visione remota dalla realt. Dunque non solo una grande scienziata? Rita andava ben oltre conclude Fabiola Gianotti nelle sue azioni era disinteressata, non perseguiva altri scopi. Ci che le interessava era il bene dellumanit a cui poteva contribuire con il sapere e il suo intervento.

Caro direttore, ho avuto alcune piacevoli occasioni di incontrare Rita Levi Montalcini, in parche cene nel corso delle quali abbiamo scambiato gradite notizie, soprattutto su comuni conoscenti Luzzatto, ben pi importanti di me. Sono stato colpito dalla straordinaria dolcezza che emanava dai suoi occhi e dallinteresse sincero che mostrava, lei, scienziata famosa, per le esperienze di vita degli altri, per i loro pensieri, i loro problemi, le loro speranze. Conversando non faceva affermazioni, ma prevalentemente domande. Mi sono per reso conto che larte di porre domande non molto comune: mentre la guardavo e cercavo di rispondere non potevo fare a meno di chiedermi se non fosse stato questo il suo metodo scientifico, in altre parole sapere formulare le domande corrette; pochi lo sanno fare. Mentre le rispondevo mi accorgevo che stavo imparando io da me stesso, dalle mie esperienze, dalla mia vita passata. Era questo il prezioso insegnamento di una originale ricercatrice, direi quasi il suggerimento di un metodo. Ho imparato da lei una grande lezione: saper essere fedeli alla propria spinta intellettuale e riuscire a restare nel solco della ricerca scientifica, anche quando un regime demagogico e repressivo ha voluto nel 1938 escluderla facendo violenza alla sua stessa natura. Questa stata la sua forma di resistenza, che mi costringeva a chiedermi se al suo posto avrei saputo e se avevo saputo in momenti difficili fare altrettanto. Quei nostri brevissimi dialoghi sono stati per me una vera spinta a una sorta di autoanalisi. Ma ho anche capito che un vero scienziato quello che apre strade nuove senza mai pretendere di percorrerle da solo, anzi godendo se lalbero delle sue scoperte fruttifica e allarga a nuovi temi e a nuovi scienziati la spinta che deriva dai suoi sforzi, dai suoi sacrifici, dai suoi stessi insegnamenti. Tutto questo da alcuni incontri conviviali? Pu apparire strano, ma stato cos; ed stato cos che io, Chirurgo, ho potuto allargare il mio orizzonte dal rapporto medico-paziente e dalla Sala operatoria a un modestissimo e limitato angolo del pi vasto sapere biologico. Grazie, Rita, sorella maggiore e Maestra indimenticabile.

Amos Luzzatto Ex presidente dellUnione delle comunit ebraiche italiane


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Giovanni Caprara
@giovannicaprara
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Su Time Fabiola Gianotti

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