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PARAFRASI
DOVE, CHI E QUANDO
Non fronda verde, ma di color fosco; [le piante] non [avevano] fronde verdi,
non rami schietti, ma nodosi e 'nvolti; ma scure, i rami non erano diritti, ma
non pomi v'eran, ma stecchi con tòsco. 6 bitorzoluti e ritorti; non c'erano frutti, ma
spine avvelenate.
Non han sì aspri sterpi né sì folti
Non hanno [per loro dimora]
quelle fiere selvagge che 'n odio hanno rami secchi così ispidi,
tra Cecina e Corneto i luoghi cólti. 9 tantomeno così fitti, quegli animali
selvaggi che tra Cecina e Corneto
fuggono i luoghi coltivati.
LA SELVA DEI SUICIDI (VV. 1-30)
Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, Qui le luride Arpie, le quali furono cacciate
che cacciar de le Strofade i Troiani dai compagni di Enea dalle Strofadi dopo
una cupa profezia di sventure future,
con tristo annunzio di futuro danno. 12
costruiscono i loro rifugi.
Ali hanno late, e colli e visi umani, Hanno ali larghe, collo e volto umano,
piè con artigli, e pennuto 'l gran ventre; artigli ai piedi e piume sul grande ventre;
modulano [i loro] versi dagli alberi insoliti.
fanno lamenti in su li alberi strani. 15
E 'l buon maestro "Prima che più entre, E Virgilio «Prima di entrare, devi sapere
sappi che se' nel secondo girone", che ti trovi nel secondo girone»,
cominciò a dir[mi], «e ci rimarrai finché
mi cominciò a dire, "e sarai mentre 18
Io sentia d'ogne parte trarre guai, Io sentivo gemere in ogni direzione
ma non vedevo [alcuna] persona che lo
e non vedea persona che 'l facesse;
facesse; per cui mi fermai [del] tutto
per ch'io tutto smarrito m'arrestai. 24 confuso.
Cred'ïo ch'ei credette ch'io credesse Credo che Virgilio abbia creduto che io
che tante voci uscisser, tra quei bronchi, credessi che tutti quei gemiti uscissero,
da gente che per noi si nascondesse. 27 tra quegli sterpi, da persone che
si nascondevano da noi.
Però disse 'l maestro: "Se tu tronchi Perciò Virgilio disse: «Se tu spezzerai
qualche fraschetta d'una d'este piante, qualche ramo di una di queste piante,
li pensier c'hai si faran tutti monchi". 30 l'idea che [ora] ti sei fatto si troncherà
completamente».
L’ARBUSTO SANGUINANTE – VV 31-54
[E] allora allungai la [mia] mano
Allor porsi la mano un poco avante e raccolsi un ramoscello da un
e colsi un ramicel da un gran pruno; grande arbusto;e il suo tronco
e ’l tronco suo gridò: "Perché mi gridò: «Perché mi spezzi?».
schiante?". 33
Dopo che si coprì di sangue scuro,
Da che fatto fu poi di sangue bruno, continuò a dire: «Perché mi
ricominciò a dir: "Perché mi scerpi? spezzi? Non hai nessuna pietà?
non hai tu spirto di pietade alcuno? 36
[Noi] siamo stati uomini, e adesso
siamo arbusti: la tua mano avrebbe
Uomini fummo, e or siam fatti sterpi: dovuto essere più pietosa, [anche]
ben dovrebb’esser la tua man più pia, se [noi] fossimo stati spiriti di
se state fossimo anime di serpi". 39 serpenti».
L’ARBUSTO SANGUINANTE – VV 31-54
Come d’un stizzo verde ch’arso sia Come [accade per] un tronco acerbo
da l’un de’ capi, che da l’altro geme che viene bruciato su uno dei lati, mentre
e cigola per vento che va via, 42 l'altro [lato] gocciola e stride per il vapore
che [vi] esce,
"S’elli avesse potuto creder prima", «Se tu avessi potuto credere prima»,
rispuose ’l savio mio, "anima lesa, rispose Virgilio, «[o] anima offesa,
ciò c’ ha veduto pur con la mia rima, 48 a ciò che hai [potuto] vedere anche nei
miei versi,
L’ARBUSTO SANGUINANTE – VV 31-54
non averebbe in te la man distesa; [egli] non avrebbe disteso la mano su di te;
ma la cosa incredibile mi fece ma il prodigio fece sì che lo inducessi
indurlo ad ovra ch’a me stesso pesa. 51 ad un'azione che anche a me dispiace.
Ma dilli chi tu fosti, sì che ’n vece Ma racconta a Dante chi sei stato [in vita],
d’alcun’ammenda tua fama rinfreschi così che per scusarsi del danno procurato
nel mondo sù, dove tornar li lece". 54 rinnovi la tua fama nel mondo [dei vivi]».
PIER DELLE VIGNE – VV 55-78
E la pianta [rispose]: «mi alletti a tal
E ’l tronco: "Sì col dolce dir m’adeschi, punto con parole gentili che io non posso
ch’i’ non posso tacere; e voi non gravi restare in silenzio; e a voi non
perch’ïo un poco a ragionar m’inveschi. 57 dispiaccia se mi trattengo un po' a
conversare.
Io son colui che tenni ambo le chiavi Io sono colui che ebbe [in custodia]
del cor di Federigo, e che le volsi, entrambe le chiavi del cuore di Federico,
serrando e diserrando, sì soavi, 60 e che le fece girare, aprendo e
chiudendo, così dolcemente,
che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi; che allontanai quasi tutti dalla confidenza
fede portai al glorïoso offizio, privata con lui; e tenni fede
tanto ch’i’ ne perde’ li sonni e ’ polsi. 63 al [mio] compito onorevole, a tal punto
che perdetti [prima] la pace e [poi] la
vita.
PIER DELLE VIGNE – VV 55-78
La meretrice che mai da l’ospizio La prostituta che mai dalla corte imperiale
di Cesare non torse li occhi putti, distolse i [suoi] disonesti occhi, [che è]
morte comune e de le corti vizio, 66 rovina di tutti [gli uomini] ed [è il]
malcostume delle corti,
Per le nove radici d’esto legno Giuro, per le nuove radici di questa
vi giuro che già mai non ruppi fede pianta [che ora mi ospita],
al mio segnor, che fu d’onor sì degno. 75 che mai infransi la fedeltà verso il mio
signore, che fu [sempre] degno d'onore.
E se di voi alcun nel mondo riede, E se uno di voi tornerà nel mondo [dei vivi],
conforti la memoria mia, che giace rivendichi il mio onore, che ancora
ancor del colpo che ’nvidia le diede". 78 subisce la fama che l'invidia gli procurò».
Spiegazione di come i suicidi si
trasformino in piante - vv. 79-108
Un poco attese, e poi "Da ch’el si tace", [Virgilio] restò pensoso, e poi «Poiché
disse ’l poeta a me, "non perder l’ora; egli tace», mi disse il poeta, «non
ma parla, e chiedi a lui, se più ti piace". 81 perdere tempo; ma parla, e domandagli
[qualcosa], se vuoi».
Perciò ricominciò: "Se l’om ti faccia Per questo riprese [a dire]: «ti si faccia
liberamente ciò che ’l tuo dir priega, prontamente ciò che chiedi,
spirito incarcerato, ancor ti piaccia 87 anima rinchiusa, se vuoi,
Spiegazione di come i suicidi si
trasformino in piante - vv. 79-108
di dirne come l’anima si lega spiega [noi ancora] come l'anima [una volta
in questi nocchi; e dinne, se tu puoi, arrivata qui] si unisce a questi tronchi; e
s’alcuna mai di tai membra si spiega". 90 spiegaci, se puoi, se qualche [anima] si
svincola mai da tale corpo».
Allor soffiò il tronco forte, e poi Allora il tronco emise un duro soffio, e il
si convertì quel vento in cotal voce: sibilo [che ne uscì] divenne questa voce:
"Brievemente sarà risposto a voi. 93 «Vi risponderò in poche parole.
Cade in la selva, e non l’è parte scelta; Precipita nella selva, e non viene stabilito
ma là dove fortuna la balestra, alcun luogo per lei; ma lì dove il caso la
quivi germoglia come gran di spelta. 99 scaglia, in quel luogo comincia a
germogliare come un seme di spelta.
Spiegazione di come i suicidi si
trasformino in piante - vv. 79-108
Surge in vermena e in pianta silvestra: Nasce un ramoscello che [diventa] una
l’Arpie, pascendo poi de le sue foglie, pianta selvatica: le Arpie, nutrendosi poi
fanno dolore, e al dolor fenestra. 102 delle sue foglie, [le] fanno male e aprono
al dolore il [suo] lamento.
Come l’altre verrem per nostre spoglie, Come [tutte] le altre anime ci uniremo ai
ma non però ch’alcuna sen rivesta, nostri corpi, ma non ci rivestiremo
ché non è giusto aver ciò ch’om si toglie. 105 [nuovamente] con essi, perché non è
giusto [ri]avere ciò che l'uomo ha
rifiutato.
similemente a colui che venire come quello che, nel luogo del suo
sente ’l porco e la caccia a la sua posta, appostamento, sente arrivare il
ch’ode le bestie, e le frasche stormire. 114 cinghiale, e [di seguito] i cacciatori,
[e] che avverte muoversi gli animali e
le fronde.
"O Iacopo", dicea, "da Santo Andrea, «O Iacopo», diceva [piangendo] «da Santo
che t’è giovato di me fare schermo? Andrea, che vantaggio hai avuto nel
che colpa ho io de la tua vita rea?". 135 nasconderti dietro me? Che cosa ho a che
fare io con la tua colpa?».
sempre con l’arte sua la farà trista; la renderà sempre infelice con la sua arte;
e se non fosse che ’n sul passo d’Arno e se non fosse che sopra il ponte che
rimane ancor di lui alcuna vista, 147 sovrasta l'Arno è rimasta qualche traccia di
lui,
que’ cittadin che poi la rifondarno quei cittadini che in seguito la rifondarono
sovra ’l cener che d’Attila rimase, sopra le macerie che restarono [dopo il
avrebber fatto lavorare indarno. 150 passaggio] di Attila, l'avrebbero fatta
ricostruire invano.
Io fei gibetto a me de le mie case". Io feci della mia casa la mia forca».