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07/01/2009

ANTONELLA BARONE Sì, le immissioni in atmosfera, prodotte dalle fonderie Pisano, superano i
limiti consentiti dalla normativa. È questo l'allarmante risultato comunicato dall'Arpac alla Procura
della Repubblica, dopo una serie di controlli, disposti a novembre scorso dal sostituto procuratore
Angelo Frattini, titolare della terza inchiesta sull'inquinamento prodotto dallo stabilimento di Fratte.
E l'allarme per la salute in città cresce se si considera che su altro fronte sono preoccupanti anche i
risultati degli accertamenti sull'inquinamento da polveri sottili, che hanno superato il livello di
guardia. In riferimento alle fonderie Pisano il magistrato, a seguito di una pioggia di esposti
presentati dai residenti nelle zone limitrofe allo stabilimento, aveva conferito a tecnici specializzati
dell'Arpac l'incarico di procedere alla misurazione e all'accertamento, attraverso l'utilizzo di
sofisticate apparecchiature, delle immissioni in atmosfera. Ed ecco che all'inzio dell'anno arrivano i
primi risultati, che non appaiano certo incoraggianti, al contrario destano non poca preoccupazione,
in quanto le immissioni provenienti dal «camino», cioè dalla ciminiera dello stabilimento risultano
superare i valori consentiti dalla normativa. È emerso inoltre che una consistente quantità di polveri
si depositano nelle zone circostanti. Dati allarmanti, che confermano quanto denunciato dai
residenti nelle aree circostanti le fonderie di via dei Greci, che a più riprese hanno segnalato la
situazione intollerabile e l'alto tasso di inquinamento prodotto nella zona dall'impianto. Prima della
fine dell'anno è stato richiesto da alcune famiglie anche l'intervento dei vigili del fuoco per le
continue immissioni provenienti dallo stabilimento, che rendono l'aria irrespirabile. Ora sulla base
di questi risultati la Procura dovrà decidere i conseguenziali provvedimenti. Quest'ultima inchiesta
del pm Frattini, avviata a novembre scorso, si affianca all'altra, condotta dal suo collega Massimo
Lo Mastro, che è in corso già da un anno e che nell'ultimo periodo ha subito un'accellerazione a
seguito dell'ampia delega conferita ai carabinieri del Noe, del Nas e al personale ispettivo dell'Asl
per accertare non solo l'entità delle esalazioni nocive, ma anche l'esistenza di un nesso di casualità
tra le patologie, denunciate dagli abitanti della zona e l'attività delle fonderie. Nelle varie denunce,
infatti diversi residenti hanno lamentato allergie e patologie delle vie respiratorie, che sarebbero
state provocate dalle esalazioni e immissioni, provenienti dallo stabilimento. Ma non è la prima
volta che si indaga sulle fonderie Pisano, già il 18 novembre 2004 si è giunti al sequestro
dell'impianto e la relativa inchiesta del pm Frattini ha portato alla condanna del titolare dello
stabilimento, l'ingegnere Luigi Pisano, che ha patteggiato la pena. La seconda indagine si è conclusa
con il rinvio a giudizio per Pisano nella primavera dello scorso anno, dopo che erano scattati i sigilli
ancora una volta a due anni esatti dal primo sequestro. Ora è in corso il dibattimento e il pm Frattini
ha negato il consenso all'ulteriore richiesta di patteggiamento della pena. C'è allarme a Salerno per
l'inquinamento atmosferico, presente in misura consistente nell'area di Fratte, dove ci sono le
fonderie Pisano, ma non solo, perchè si è riscontrata una presenza notevole di polveri sottili
nell'intera città. È stato lo stesso magistrato Frattini a disporre controlli a tappeto contro questo
nemico invisibile e molto pericoloso, che mina in maniera subdola la salute dei salernitani. E anche
su questo fronte si sono riscontrati consistenti sforamenti dei limiti consentiti dalla legge.
08/01/2009
La gente di Fratte continua a protestare contro «la polvere nera» che dalle Fonderie Pisano si
espande su ogni cosa e persona. «Qui è nocivo perfino respirare» dicono abitanti e lavoratori. Ma
Luigi Pisano ribatte: «Il problema non viene dall’unica industria ancora attiva a Salerno ma dal
raccordo autostradale. È il traffico a provocare l’inquinamento». Dati sulle polveri sottili
ufficialmente non ce ne sono perché quelli dell’Arpac sono segreti perché l’agenzia sta lavorando
per la Procura. L’unica indiscrezione è che i fumi prodotti dalla ciminiera della Fonderia sono molto
inquinanti. Il Comune ha proposto la delocalizzazione degli impianti, ma non si trova un’area
industriale abbastanza vasta. SERVIZI A PAG. 30

08/01/2009
GIANLUCA SOLLAZZO Percorsa in auto oppure a piedi appare ancora più cupa. E la pioggia, che
non vuole proprio smettere di venire giù, sembra fare da cornice a un quadro che di per sé non
piace. Una coltre fumosa che si innalza dalle ciminiere annerite delle Fonderie Pisano si nasconde,
spinta dal vento, dietro una palazzina e qualche stabilimento della zona. Mentre lungo via dei Greci
a Fratte c'è il solito traffico che verso l'ora di pranzo si forma quasi puntuale. Qui ogni cosa perde il
suo colore, si schiarisce, si annerisce. C'è polvere nera ovunque. Sulle balconate, sulle finestre,
persino sulle auto parcheggiate. Per chi non è del posto sembra di trovarsi in un paesaggio cinereo,
per nulla attraente. «Ma chi volete che venga a vivere da queste parti, siamo soli, abbandonati,
sovrastati da nuvole di polvere che ci stanno facendo ammalare». La signora Bisogno abita in una
palazzina nei pressi degli stabilimenti industriali delle fonderie Pisano, distante infatti solo pochi
metri, e sembra rassegnata quando il discorso cade sul problema della respirabilità dell'aria nel
posto dove vive. «Non si può respirare, mi bruciano gli occhi e la gola - dichiara - qui non si può
proprio vivere senza stare male». La signora ci parla della sua situazione, fatta di disagi e tanti
malumori. «Non vi dico cosa trovo la mattina sui balconi: c'è polvere ovunque e i vetri degli infissi
sembrano affumicati». C'è anche una beffa. «Sono costretta a ripulire la casa che viene invasa dalla
polvere più di cinque volte al giorno e i panni devo stenderli dentro casa - rivela - ditemi se così
posso continuare a vivere». Quella Bisogno è una delle tante famiglie che vivono nella zona,
costrette a sopportare fumi maleodoranti che già dalle prime ore della mattina si alzano al cielo.
«Abbiamo fatto continue segnalazioni anche ai vigili del fuoco - spiega il signor Vincenzo
Lambertino - ma non si sono mai attuati degli interventi». È l'una passata e lungo via dei Greci si
può trovare ancora qualche saracinesca alzata e un bar aperto. «L'aria irrespirabile? È solo il
problema più grave e pericoloso - dichiara il proprietario di un negozio - ma c'è anche quello della
pulizia: qui tutto è sporco, puliamo e puntualmente si deposita polvere nera all'entrata dei negozi,
nelle case». Davanti a un supermercato c'è un via vai di persone con le buste della spesa, vanno di
fretta per tornare in orario a casa. In molti vivono nella zona e sono costretti a convivere da anni con
la presenza delle Fonderie Pisano, con quelle immissioni di fumo che dallo stabilimento industriale
si propagano nell'area circostante. «La polvere che proviene dalle fonderie sarà la causa della nostra
morte - dice la signora Francesca, madre di due figli - sto pensando di andarmene il più lontano
possibile». «Ho spesso la tosse e temo seriamente per la mia salute, respiriamo tutti roba nociva»
spiega preoccupata Chiara Abate. Ma non solo residenti, anche chi da queste parti ci lavora deve
fare i conti con disagi di ogni genere. «Sto qui dalla mattina fino alla sera, a ogni ora respiro di tutto
e di più, e non voglio neanche immaginare che cosa». Tra una lettura del giornale e una
chiacchierata al cellulare, un impiegato del supermarket, ricolmo di clienti nell'ora di punta, si
ferma a riflettere su quanto sia diventato problematico respirare un po' di aria pulita lungo via dei
Greci. «Il problema riguarda tutta la strada, sia la parte alta che quella bassa - afferma - sembra che
la cosa più semplice e naturale al mondo, ovvero respirare, sia diventato quasi impossibile».

08/01/2009 Chiudi
FULVIO SCARLATA «Ora sono uscite le polveri sottili. Ma dicano chiaramente che vogliono:
dobbiamo chiudere, dedicarci tutti all’edilizia, vado in pensione a 86 anni? Sì ma poi gli operai che
fine fanno, quella dei lavoratori dell’Ideal Clima». Luigi Pisano passa al contrattacco: secondo lui
l’inquinamento rilevato dall’Arpac è provocato più dall’autostrada che dalle sue fonderie e chiede a
Salerno di essere orgogliosa dell’unica industria cittadina ancora funzionante. Mesi di incontri in
Prefettura e al Comune, una norma urbanistica favorevole in caso di riconversione, duecentomila
metri quadri in area industriale che non ci sono e non si trovano a Salerno per la delocalizzazione e
un processo con Comune e fonderie in diretto conflitto sono il quadro di una situazione complessa
che vede a rischio altri duecento posti di lavoro di operai. I dati dell’Arpac, prima di tutto. Che sono
coperti da segreto istruttorio perché l’agenzia che monitora l’ambiente sta lavorando per la Procura
e dunque non fornisce più dati pubblici agli enti, neppure al Comune e alla Provincia. Così non ci
sono dati certi sull’attuale livello di inquinamento. «Come Comune non possiamo monitorare
direttamente l’inquinamento - dice l’assessore Gerardo Calabrese - Intanto abbiamo avviato uno
screening per trovare un suolo idoneo dove delocalizzare l’impianto ma i 200mila metri quadri
richiesti dai Pisano a Salerno non ci sono. Nel Puc abbiamo inserito una norma che consente, in
presenza di delocalizzazione di impianti industriali inquinanti, di poter costruire con l’indice di
fabbricazione più alto del comparto proprio per favorire le Fonderie». Comune, sindacati e
proprietario si sono incontrati in Prefettura a fine novembre per fare un punto sulla situazione delle
Fonderie. Il Comune intanto si è presentato come parte civile nel processo contro i Pisano per
inquinamento facendo saltare, nell’udienza dell’ottobre scorso, la richiesta di patteggiamento degli
imputati. Il processo così riprende il prossimo marzo. «Ora mettono in mezzo le polveri sottili - è
invece la reazione di Luigi Pisano - Perché non vedono sui vetri del Tribunale cosa c’è: ci sono le
polveri sottili provocate dal traffico di corso Garibaldi. Qui a Fratte il nostro stabilimento è accanto
al raccordo Salerno-Avellino. L’inquinamento arriva da lì, non dalla produzione della fonderia.
Certo ogni mese scarichiamo venti autotreni con 30 tonnellate di carbone: qualcosa si alza ma ci
sono i vetri tutt’intorno. Anche un’attività di falegname produce qualche rumore e un po’ di
polvere». L’ingegnere amministratore unico delle Fonderie Pisano è un fiume in piena e tocca i
nervi più scoperti dell’economia salernitana: «Sono tre anni che siamo sotto il fuoco. Ci dicano: che
dobbiamo fare? Mi metto a fare case anche io, gli operai finiscono come quelli dell’Ideal Clima, ma
poi queste case chi le compra se nessuno a Salerno produce. L’Ideal Clima sono stato tentato di
comprarla. Certo hanno impianti obsoleti, bisognava investire centinaia di milioni, ma non volevo
lasciare per strada 200 operai, però sono sotto il tiro da anni, non ho avuto la forza e il coraggio. Ci
vogliono delocalizzare: va bene. Ma per delocalizzare una fonderia come la nostra ci vogliono 200
milioni, chi ci aiuta. A Salerno siamo rimasti l’unica attività industriale, ovunque nel mondo trovate
i tombini Fonderie Pisano Salerno: la città dovrebbe essere orgogliosa di noi, invece ci attaccano.
Meglio chiudere e lasciare per strada 200 operai, le loro famiglie, i lavoratori dell’indotto? E
perché? Perché qui era zona industriale e gli altri hanno costruito abusivamente».

08/01/2009
Le centraline per monitorare l’area? Ci sono ma non funzionano come dovrebbero proprio a Fratte.
Nell’ambito dei controlli della qualità di quanto respiriamo, infatti, il Cria, centro regionale per
l’inquinamento atmosferico, ha installato tre centraline a Salerno una a Pastena, una in via Vernieri,
una a Fratte presso la scuola Osvaldo Conti. Sotto controllo giornaliero gli agenti inquinanti
prevalentemente determinati dalle auto e le Pm10, le polveri sottili del diametro di dieci micron, un
milionesimo di metro. Proprio per le Pm10 Salerno ha sforato i limiti previsti per legge, superando
le concentrazioni massime 63 giorni del 2007 contro un limite annuo consentito di 35 giorni. La
particolarità è, però, che le Pm10 non vengono rilevate proprio a Fratte, dove accanto
all’inquinamento automobilistico ci potrebbe essere un inquinamento provocato dalle fabbriche. La
centralina alla scuola Osvaldo Conti registra, infatti, solo i livelli di ozono, senza fornire nessun
dato sulle Pm10. Un dato preoccupante. Perché se per le polveri sottili rilevate nel resto della città
Salerno sfora, e di molto, i limiti consentiti dalla legge, è solo possibile immaginare quali dati
potrebbero risultare se i controlli fossero funzionanti anche a Fratte. f.s.

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