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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 4 Anno II
2 febbraio 2010

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org Editoriale - L.B.G. - DI MILANO SI PU ANCHE MORIRE Urbanistica - Arturo Calaminici - UN PGT SENZA CITT N CITTADINI Ambiente e Scienza - Fiorello Cortiana CINVIDIANO LA CREATIVIT MA NON L'ARIA Mobilit - Marco Ponti - LA RIFORMA DEI TRASPORTI LOCALI CHE NON RIFORMER Approfondimenti - Giovanni Agnesi - IL VALORE DELLE PAROLE. UNOPINIONE PUBBLICA PASSIVA DallArcipelago - Pier Vito Antoniazzi - IL FALLIMENTO DELLA POLITICA PER LAMBIENTE A MILANO Speciale elezioni 1 - Walter Marossi - 5 CONSIGLI (NON RICHIESTI) PER PENATI Speciale elezioni 2 Carneade - ULTIME DAL FRONTE Dal Palazzo - Luca Trada - LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE Lettera - Giuseppe Ucciero - RICORDANDO BEPI TOMAI Cultura - Christian Silva - OPERA LIRICA - ILOPERA Architettura - Gianni Zenoni - MONUMENTI A MILANO Video LUCA COLOMBO. LE PM10 IN CANTON TICINO Musica ORLANDO DI LASSO (1530- 1594) Sto core mio R. Murolo

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola TEATRO a cura di Guendalina Murroni

Editoriale DI MILANO SI PU ANCHE MORIRE L.B.G.


Proprio cos: di Milano si pu anche morire. Quante sono le morti naturali? un calcolo difficile anche perch non tutte le morti naturali sono uguali. Chi muore in un letto, e sono i pi, pu morire, come si diceva una volta, di vecchiaia: un lume che si spegne piano piano. Non esiste un termine statistico per indicare la soglia oltre la quale si muore di vecchiaia ma oggi siamo sempre pi portati a pensare che forse chi muore oltre gli ottantacinque anni pu gi ringraziare Iddio, soprattutto se non ha sofferto. Ma se avviene prima e guardiamo le cause di morte per malattia o per incidenti, ma soprattutto per malattia, ci domandiamo sempre quanta cattiva qualit dellaria ci sia dietro quei decessi. Eppure anche quando le statistiche parlano chiaro, come nei casi di leucemia infantile nella nostra citt, il dibattito sul come ridurre linquinamento resta sempre sul piano della rissa tra fautori e nemici ora di questo ora di quel provvedimento: la vecchia massima della cautela che direbbe che qualunque azione che riduca anche di poco linquinamento va adottata, sembra inesorabilmente uscita dai modi di comportamento. Una rissa grottesca ma ancor pi grottesca laffermazione abbiamo fatto quel che si poteva. Non vero! Si poteva, si pu e si deve fare ancora molto. Ma si deve cominciare da lontano e con tutti gli strumenti dei quali disponiamo, anche se gli effetti dei provvedimenti presi si manifesteranno ad anni di distanza e quando chi ne beneficer, i nostri nipoti, non saranno voti utili per chi governa ora: uno sforzo di generosit della classe politica odierna. Cominciamo con il governo del territorio. Ogni piano deve avere come obbiettivo principale la sostenibilit ambientale - la parola sostenibilit non mi piace perch una condizione, non un fine anzi io direi avere come obbiettivo il ricupero ambientale. Chiunque mastichi anche pochissimo di urbanistica sa di cosa stiamo parlando: densit edilizia, verde, destinazioni duso viste con la lente del pendolarismo e per lavoro e per svago, reti di trasporto pubblico e cos elencando. Il contenimento dei consumi energetici, laltra faccia della medaglia dellinquinamento, non deve essere una virt premiata norme premiali sotto forma di aumento delledificabilit ma un obbligo di legge e di regolamento. Il capitolo delle norme per il contenimento delluso dei mezzi privati di trasporto va riscritto da capo e applicato con seriet. Domenica scorsa la limitazione del traffico ha avuto, come sempre, degli aspetti beffardi: tutte o quasi le automobili cui era consentito di circolare (troppe) nel vuoto delle strade si sentivano in pista e ognuna si loro consumava a quella velocit come fossero due. Parsimonia per molti, festa grande per altri. Daltra parte chi controlla normalmente la velocit dei veicoli a Milano? Pochissime pattuglie, tanto vero che quando si imbocca il cavalcavia Scarampo che ha una velocit video sorvegliata di 70 km ora - 20 pi del limite urbano normale - le auto che lo imboccano rallentano visibilmente. Lo sceriffo De Corato tra le sue grida bellicose forse dovrebbe mettere anche quella del controllo urbano dei limiti di velocit perch ogni chilometro in pi oltre i cinquanta vuol dire polveri fini e compagnia in aumento. (*) E siamo arrivati alla nota dolente: i nostri comportamenti, quelli che nessuno pu o riesce a controllare e che sono lo strumento pi efficace per ridurre linquinamento. Invece di spendere tanti soldi del Comune nella propaganda personale, il sindaco Moratti farebbe bene a distribuire a scuole e famiglie un piccolo manuale del cittadino consapevole, di quel cit-tadino che vorrebbe essere di esempio al mondo nel 2015 quando ci sar lExpo e quando i comportamenti virtuosi potranno essere mostrati. Senza fumetti bamboleggianti, senza parlare ai bambini come fossero tanti piccoli cretini, prima che la televisione loro dedicata (e non solo quella a loro) abbia compiuto la sua missione dincretinimento. Poi ci sono le morti per abbandono, quelle di chi muore al freddo, di chi muore solo e passano giorni prima che qualcuno se ne accorga; ci sono i suicidi anche di giovani e giovanissimi, c chi muore di overdose ma tutti alla fine, dopo il primo momento di turbamento, sono morti dimenticati e sono rimosse le cause dalla loro morte. C alla fine unultima causa di morte, non umana morte fisica ma statistico anagrafica: chi ancora se ne va da Milano scomparendo dallanagrafe comunale, e chi non ci torna, quelli che potremmo chiamare i non nati. Tutte vittime dellinquinamento patito o temuto. Di Milano si pu anche morire.

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Urbanistica UN PGT SENZA CITT N CITTADINI Arturo Calaminici


Il principio archimedico che ci solleverebbe a una visione diversa e alternativa, pi ampia indubitabilmente ma anche pi acuta di quella assunta dal nuovo Piano di Governo proposto dal Comune di Milano, e ora in discussione nel consiglio comunale della citt, quello di Citt Metropolitana. Sollevandoci appena un poco dal pelo della superficie e guardando le cose dallalto di questo principio, si vedrebbe bene quanto linquadramento della realt di Milano compiuto dal PGT morattiano sia concettualmente inadeguato e vecchio. E non solo perch ancorato ai solidi interessi degli immobiliaristi piuttosto che alla vita della citt, alla sua storia e alla sua identit, ma perch non coglie lattuale configurazione di Milano e il rapporto che nei fatti stringe il capoluogo al territorio di quella che solo per inerta abitudine (e per difetto istituzionale) chiamiamo provincia, ma che invece parte integrante, indistinguibile ed essenziale di questa grande e unica conurbazione che Milano assieme, appunto, alla provincia. Il pi grave errore, irriscattabile, del PGT quello che con formula graffiante viene definito da Matteo Bolokan, centralismo regressivo. Un difetto, un errore, una tara ormai, questo centralismo, che ha segnato la recente storia di Milano e fa pagare un prezzo elevatissimo a questa comunit, in termini economici, di vivibilit e di civilt. Questa miopia ha una sua ragione, diciamo le cose con chiarezza, e si chiama rendita fondiaria. A Milano citt i terreni rendono di pi e, inoltre, gli interessi abbarbicati alla rendita si collegano immediatamente con quelli delle grandi banche e della finanza. Se qualcuno volesse cercare il filo rosso di scelte non sempre comprensibili e razionali, credo debba cercarlo nella simbiosi rendita fondiaria-nuova finanza. Insomma, per dirla papale, Ligresti (e soci) hanno contato e contano sulla vita dei milanesi pi di Albertini (lamministratore di condominio!) e della Moratti. O meglio, hanno contato tanto per la complicit oggettiva di Albertini e della Moratti. Negli ultimi dieci quindici anni a Milano si costruito moltissimo: milioni di metri cubi. Ma non si risolto alcun problema. Ora, con il Piano di governo si promette una nuova ancora pi spaventosa valanga di cemento. Non i bisogni della gente guidano e motivano queste scelte, ma sempre gli interessi dei grandi pochi attori, anzi mattatori, che dominano la scena. Nel PGT in discussione non c proprio la citt e mancano i cittadini, ci sono invece gli stakeholders, i portatori dinteresse, e c la Giunta. La quale non ha una visione e un disegno, rinuncia al suo ruolo politico fondamentale e si affida alla contrattazione, volta a volta decidendo il quanto, il dove e il come. Lobiettivo finto del Piano di aumentare la popolazione di trecentomila abitanti (in prospettiva settecentomila, per raggiungere cos la mitica quota dei due milioni di abitanti!) del tutto gratuito, immotivato e incomprensibile. Perch Milano citt nei prossimi anni dovrebbe crescere cos tanto? Non lo abbiamo capito. E quali dei gravi problemi che stringono come in una morsa il capoluogo vengono in tal modo, con questa medicina, risolti o almeno allentati? In che modo con questa cura intensiva di metri cubi Milano migliora la qualit della sua vita, assai peggiorata negli ultimi quindici-venti anni? Non c la citt, manca, come dire, la cristallografia, la sedimentazione di cultura e di storia, di ragioni e di ragione, di abitudini e di costumanze che fanno di Milano Milano e non unaltra qualsiasi citt al mondo. Manca, non per citare a ogni costo J. Hillman, lanima delle cose e della citt. Tra la trasformazione dellIsola, un antico Paesone come lo definisce con affetto Enrico Bertolino

che ci nato e ancora ci vive, in un moderno quartiere di una capitale europea e la frenetica rincorsa per ridurlo a una pseudo Manhattan dei Bauscia c' una bella differenza... anche economica. Ci mancano i cittadini, ci sono i portatori dinteresse. Come dice il titolo di un articolo di Beltrami Gadola su Repubblica, Il Piano di governo del

territorio milanese costruito per favorire gli interessi di pochi: i soliti. E riferendo di un incontro per la presentazione del Piano, nota: Quali erano le "parti sociali" presenti allincontro? Sostanzialmente una: gli operatori immobiliari. Il resto della platea era costituito da professionisti, architetti e avvocati amministrativisti, ossia i professionisti degli opera-

tori immobiliari: una rappresentanza molto parziale delle parti sociali. Rispondendo a un giornalista che le chiedeva saprebbe dire dove finita la leggendaria borghesia milanese?, Giulia Maria Crespi, lei s leggendaria presidente del Fai (Fondo Ambiente Italia), ribatteva secca e decisa: Non c pi. E scomparsa da anni. E inutile farsi illusioni.

Ambiente e Scienza CI INVIDIANO LA CREATIVIT MA NON L'ARIA Fiorello Cortiana


Molti hanno avuto l'opportunit di apprezzare l'installazione di Fabio Novembre lungo Via Montenapoleone Per fare un albero, con 20 vasi in vetroresina, a forma di Fiat 500, contenenti varie specie di alberi. Una proposta/provocazione intelligente per unauto pi ecocompatibile. Nel 1992, insieme agli ecologisti milanesi e ai comitati di quartiere... e a molti pi capelli, portai in Piazza San Babila una 500 nella quale piantai un albero. L'"Albero della vivibilit" era una "scultura urbana" dedicata alla fine del mito dell'automobile. L'Assessore comunale al Design Terzi ha sottolineato l'efficacia di Novembre "La creativit milanese allavanguardia e viene presa come modello da altre citt importanti come Roma. ". La creativit milanese un riferimento internazionale, a differenza della qualit dell'aria, delle politiche ambientali e del traffico. Milano deve fare la sua parte onorando gli impegni assunti dallItalia al G8 dellAquila in attuazione del Protocollo di Kyoto. Linnovazione tecnologica per lambiente e lenergia costituiscono un asset decisivo per la ripresa nella competizione globale una sfida che Milano deve e pu giocare. Pi trasporto pubblico, pi informazioni in Rete invece di auto nelle strade, pi videoconferenze che viaggi in aereo. Consumi e costumi sostenibili e amministrazioni locali e imprese coerenti, dai trasporti alla Banda Larga, dalle mense alle emissioni e al trattamento dei rifiuti prodotti. Meno costi e pi salute. Uno dei luoghi che ha maggior impatto sul ciclo energetico, quindi sui consumi energetici e sulle emissioni di CO2 nellatmosfera, la casa, ledificio, dove abitiamo. Non solo singoli edifici, ma interi quartieri possono essere realizzati in modo sostenibile e salubre. Il quartiere avr gli edifici collegati a un sistema di teleriscaldamento da una centrale di cogenerazione di energia e calore, avr il recupero dellacqua piovana e un sistema dirrigazione degli spazi verdi alimentato da energia rinnovabile, nonch un sistema parallelo per lacqua dei rubinetti, che deve essere potabile, e quella degli sciacquoni, avr un sistema dilluminazione con lampade a risparmio energetico sia negli edifici che negli appartamenti, lorientamento degli edifici sar ottimale, lalberatura delle strade e dei cortili consentir un maggior equilibrio nelle temperature atmosferiche lungo le diverse stagioni, lorganizzazione degli spazi comuni permetter un risparmio energetico e, ad esempio, la disponibilit protetta di rastrelliere per le biciclette. Anche nel caso dinteri quartieri potremmo pensare che unipotesi di sostenibilit e di qualit dellabitare possa riguardare solo nuove politiche di urbanizzazione del territorio cittadino, piuttosto che il riuso di aree industriali dismesse. Non cos anche i vecchi edifici possono essere ristrutturati tenendo conto di questi indirizzi. Proviamo a pensare se una delle funzioni del decentramento attraverso le circoscrizioni comunali fosse quella di favorire lincontro e il confronto tra le diverse assemblee di condominio dei quartieri al fine di condividere gli interventi che hanno a che fare con il ciclo energetico. Proviamo a pensare che riduzione dei costi si avrebbe nel rapporto domanda/offerta con le imprese che si occupano di ristrutturazione degli edifici, piuttosto che di pannelli fotovoltaici, dimpianti dilluminazione o di domotica. Proviamo a pensare a che potere di negoziazione pu avere un quartiere cos virtuoso in relazione allacquisto di combustibili per il riscaldamento. Questa una delle azioni di politica pubblica capace di rispondere agli interessi generali che le amministrazioni locali potrebbero attivare. Potrebbero altres mettere nei regolamenti comunali legati alledilizia criteri che riguardano la sostenibilit. Gi 557 comuni italiani lo fanno per i materiali da costruzione, per lorientamento degli edifici, per le fonti energetiche rinnovabili, per lisolamento dei tetti e delle pareti, per lilluminazione. Ad Aalborg in Danimarca 2000 citt europee hanno approvato nel 94 la Carta per un Modello Urbano Sostenibile, L80% dei cittadini europei abita in citt, lAmministrazione di Milano dov?

Mobilit LA RIFORMA DEI TRASPORTI LOCALI CHE NON RIFORMER Marco Ponti
La riforma dei trasporti locali ferma da quasi ventanni, con continui rimandi. Nessuno la vuole. Ma occorre una riforma? S, eccome. In Italia abbiamo le tariffe pi basse dEuropa (e questa pu essere una legittima scelta politica: si preferisce sussidiare di pi il trasporto piuttosto che, per esempio, la sanit). Ma abbiamo contemporaneamente i costi di produzione del servizio (cio quanto costa far andare un autobus) pi alti dEuropa. Per esempio, questo costo circa la met in Inghilterra, ed pi basso del 20% in Francia. Questo non accettabile socialmente, prima che economicamente: a parit di soldi pubblici disponibili, significa meno servizi, o tariffe pi alte. Se avessimo i costi di produzione inglesi, i viaggiatori in Italia potrebbero essere pagati per prendere lautobus, visto che le attuali tariffe italiane coprono solo il 30% dei costi di produzione. La riforma sempre rimandata tuttaltro che liberistica o tantomeno privatistica: stabilisce solo che occorre mettere in gara periodicamente i servizi come sono oggi (stesse tariffe e medesimo livello di servizio), in modo da ridurre i costi di produzione senza toccare la socialit del servizio. Se le imprese pubbliche saranno pi efficienti di quelle private, vinceranno loro. Si chiama competizione per il mercato, contrapposta alla competizione nel mercato che significa piena liberalizzazione. Questa seconda ha dato, dove applicata, risultati discutibili, mentre la prima ha fatto risparmiare in giro per lEuropa un fiume di soldi alle casse pubbliche, a parit di servizi offerti ai cittadini. Sembrer strano, ma le regioni e i comuni non sembrano aver alcuna intenzione di ridurre costi e sprechi (in modo sostanzialmente bipartisan). Come mai? La spiegazione banalissima, ma non si pu dire: in termini economici, un fenomeno noto come cattura. Cattura vuol dire molte cose, ma sintetizzabile in scambio di favori. Il principale il voto di scambio: tu assessore comunale tieni manodopera in eccesso, con bassa produttivit, e conserverai un sacco di voti, anche dai famigliari dei dipendenti ecc. Poi, potrai avere a fine carriera un eccellente posto nel consiglio di amministrazione. Inoltre, i fornitori possono essere imprese amiche. In alcuni casi c anche la pi banale corruzione. Questo gaio scambio di favori, sostanzialmente, viene a cessare se vengono fatte gare rinnovabili per chi offre di fare servizi al minor costo. Ma perch tutto questo possibile? Come possono sopravvivere imprese fuori mercato? Di nuovo, in economicese si dice che c un pagatore in ultima istanza, cio le imprese pubbliche non possono fallire, per quanto inefficienti: comunque lo stato o le regioni pagheranno. Non cos ovvio naturalmente in un contesto di gare, soprattutto con soggetti privati non troppo grossi (per questo a Londra il servizio stato messo in gara con uno spezzatino di 550 lotti diversi, e con ottimi risultati, e lo stesso sta tentando di fare il Piemonte per i servizi ferroviari). In Italia in questi anni un centinaio di gare in effetti sono state fatte: peccato che erano finte, infatti le hanno vinte nella quasi totalit dei casi dalle imprese che cerano prima, per cui nulla cambiato. Perch non si pu essere ottimisti sullimpatto della nuova riforma re-

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centemente varata? Perch non rimuove i fattori fondamentali che impediscono di fare gare vere e di far aumentare la produttivit del settore verso livelli europei. Il primo problema non risolto il pi clamoroso: i giudici della gara, cio gli enti locali, possono essere anche concorrenti nella stessa gara (anzi, lo saranno sempre). In altre parole, i comuni giudicheranno le gare in cui le loro imprese di trasporto saranno concorrenti. Dato che per un soggetto nuovo fare una gara sul serio costa, e comporta dei rischi, chi correrebbe in queste condizioni? A Milano la gara stata indetta. Si qualificato un solo concorrente: lATM di Milano. Il secondo problema che allAntitrust stato lasciato solo un ruolo consultivo, senza possibilit di sanzionare comportamenti anticoncorrenziali: di cosa si aveva paura, se le intenzioni erano serie? Il terzo una colpa pi delle regioni che del governo centrale, ma concorre al pes-

simismo: invece di costituire fo-ndi sociali per tutelare i lavoratori che eventualmente perdessero il posto o vedessero rischi di riduzioni di stipendio ecc., si sono introdotte clausole sociali, che garantiscono lobbligo al subentrante di mantenere tutti gli addetti alle stesse condizioni. E evidente che se il problema la bassa produttivit (sempre rispetto agli altri paesi europei), chiaro che cos non si pu fare molto. Inoltre la recente normativa non obbliga pi a mettere in gara i servizi locali su ferro, senza spiegare il perch: solo il virtuoso Piemonte, come si detto, ci prova lo stesso, ma in un contesto cos lesito non affatto garantito, per ragioni che qui sarebbe lungo spiegare. La legge prevede poi che un concorrente di una nazione che non mette in gare i servizi non pu partecipare a gare italiane (clausola di reciprocit). Ma una ben curiosa clausola per una gara per lefficienza, cio per chi chiede meno sussidi per fare i

servizi di trasporto richiesti dai comuni. Infatti, se arrivasse unimpresa francese che chiede meno soldi di unitaliana, o perch pi efficiente (allora perch non approfittarne a nostro beneficio?) o perch sussidiata molto generosamente per i servizi che fa in Francia, e pu chiedere poco in Italia per questa ragione. In altre parole, i contribuenti francesi (che pagano quei sussidi) ci consentirebbero di offrire servizi a minor costo per le casse pubbliche, o a minori tariffe. Contenti loro. Dulcis in fundo, chi privatizza lazienda pubblica fino almeno al 40%, esonerato da questa legge dal fare gare. Cio si privilegia la privatizzazione alla concorrenza. Ma notoriamente i privati non esposti alla pressione concorrenziale si comportano generalmente peggio dei soggetti pubblici: in questo caso avrebbero come massimo obiettivo di perpetuare il monopolio, e userebbero ogni mezzo (lecito, sintende.) per conseguirlo.

Approfondimenti IL VALORE DELLE PAROLE. UNOPINIONE PUBBLICA PASSIVA Giovanni Agnesi


Purtroppo il teatrino della politica con il passare degli anni si via via arricchito di nuove e vecchie scenette, tipo: i brogli elettorali, le finte collaborazioni con lopposizione, le pesanti alleanze che condizionano sia la destra che la sinistra, i gossip presidenziali e da ultimo i complotti contro la volont del popolo. E, come se non bastasse, siamo arrivati alle seguenti affermazioni iperboliche capaci solo di spaccare ulteriormente il Paese e la sua opinione pubblica: Lamore vince lodio (dove qualcuno pretende dimpersonificare lamore sognando un partito/movimento depositario di questo spirito); la verit contro la menzogna (idem come sopra); abbiamo un demone (con il quale un angelo giustiziere non deve parlare); scontro tra il bene e il male, tra anticomunisti e comunisti e altro. Affermazioni assti liberi hanno portato alle dimissioni dellallora direttore di Avvenire, oppure quando la Lega Nord usa il simbolo della Croce (segno vero di Amore e Fratellanza Universale) come clava contro emigranti e contro la Chiesa stessa, sfottendo indegnamente il nostro Arcivescovo Tettamanzi chiamandolo imam. Decisamente questa spaccatura sia del Paese che dellopinione pubblica provoca un indebolimento della democrazia partecipata che si avvale della continua circolazione delle informazioni essenziali, di un costante confronto critico, di un serio dibattito per approfondire, sviscerare concretamente i problemi con la finalit di raggiungere tendenzialmente punti di vista comuni. A proposito, Carlo Sorrentino (professore di sociologia dellUniversit di Trieste) afferma in un suo articolo: Viviamo in una so-

surde, fuori luogo e sotto certi aspetti patetiche, che proclamate in continuazione non fanno altro che creare tensione, invitare allo scontro tra due blocchi contrapposti togliendo ogni spazio a quanti, ragionando di politica, desiderano trovare soluzioni per il bene comune, senza n urlare, n usare demagogicamente concetti e valori assoluti. Ai politici chiedo non di essere santi, ma di essere esempi di moderazione, di umilt, di avere il senso del proprio limite passando dallio al noi; virt attraverso le quali ci potr essere un confronto critico, serrato e costruttivo per affrontare con tutti i soggetti pubblici e sociali le grandi prove dellItalia. Purtroppo stato creato un tremendo tritacarne dove lavversario disprezzato e demonizzato, dove anche la Chiesa stata colpita a tradimento quando assurde calunnie di giornali-

ciet caratterizzata da un eccesso dinformazione. Proprio questa ricchezza ci ha a lungo illusi dacquisire un controllo sempre maggiore della realt della nostra vita quotidiana, mentre ci accorgiamo che sta accadendo esattamente il contrario. Il motivo dellerrore stato confondere le informazioni con la conoscenza. Non basta accumulare dati, ma bisogna riuscire a metterli in ordine e a dar loro un senso, attribuire loro un significato. Anzi, quante pi informazioni abbiamo, tanto pi difficile connotarle, dar loro il giusto peso, ladeguata interpretazione. Ma cos lopinione pubblica? Ebbene essa si forma in Europa tra il Seicento e il Settecento quando la borghesia ricca e istruita, ma lontana dalla gestione dello Stato monarchico assolutistico, ha preteso di partecipare attivamente alla cosa pubblica. Commercianti, imprenditori, medici, notai o letterati trovano nelle gazzette o nei fogli letterari il luogo pubblico dove avanzare rivendicazioni, richieste e idee. Conquistato il diritto alla partecipazione, questo si ulteriormente ampliato con lestensione universale del diritto al voto che permette a tutta la societ civile di partecipare in modo rappresentativo al governo dello Stato, passando cos da unopinione pubblica borghese a una di massa, che purtroppo oggi tende a essere passiva a causa di una massificazione delle informazioni da parte della TV. Un dato allarmante indicato nellOtta-vo Rapporto sulla Comunicazione Italiana sviluppato dal CENSIS dove si segnala che solo il 34,5% degli Italiani

lettore abituale dei giornali (compresi quelli sportivi). La dottoressa Maria Teresa Lanziello (docente di Storia delle dottrine politiche presso luniversit di Bologna) constata che: Lespressione opinione pubblica in costante crescita di utilizzo, ovunque sinvoca, la si sollecita, la si denuncia, la si chiama a raccolta, la si misura attraverso il massiccio uso dello strumento dei sondaggi. Assistiamo a una presenza inflazionata dellopinione pubblica coinvolta continuamente dal potere a manifestare la propria adesione o non alle sue decisioni, perdendo cos la propria originaria funzione politica, vale a dire il vero controllo delle decisioni del potere, essere il contropotere della propaganda politica. I sondaggi poich per lo pi misurano percezioni collettive diffuse nellopinione pubblica dai mass media sono in effetti una lettura di umori, dimpressioni a volte vaghe e indistinte che rendono impossibili seri processi decisionali, determinando cos una falsa libert decisionale. Sarebbe invece molto pi importante rimettere in mano agli elettori la scelta dei loro rappresentanti con il ritorno alla preferenza. A ben vedere siamo passati da unopera di convinzione dellopinione pubblica attuata attraverso la sua spaccatura in due blocchi contrapposti, a unintensa opera di seduzione. Infatti in questi ultimi tempi viene enfatizzata in modo spropositato con pressanti spot pubblicitari ogni iniziativa del Governo, il quale risulta il migliore di ogni altro dallUnit dItalia nel suo fare. Ogni piccola norma appare superlativa se non rivolu-

zionaria, un modello Italia e gi che ci siamo anche un modello Milano da esportare a livello mondiale; si assiste allautocelebrazione di superuomini politici e dei relativi attributi, nella folle ricerca di mettere in ombra statisti come Don Sturzo, De Gasperi, Moro, Berlinguer e Craxi. Un pesante bullismo politico che nellattuale clima di scontro viene purtroppo utilizzato anche da quella parte dellopinione pubblica, certamente minoritaria ma reale, che attraverso i blog e Internet si espressa vergognosamente in migliaia e migliaia di messaggi deliranti plaudenti al recente gesto dellaggressore nei confronti del Presidente del Consiglio. La democrazia dialettica finalizzata allelaborazione di strategie politiche volte alla realizzazione del bene comune, pertanto superando sterili polemiche, ben vengano serie denuncie dei mali della societ, delle logiche della casta, delle varie parentopoli, delle inadeguatezze dellamministrazione, dei precisi, pressanti e pesanti interventi necessari per superare la crisi economica e del lavoro, con un invito al Governo di saper ascoltare le diverse voci della nostra societ per un miglior discernimento della propria attivit politica. Per finire invito quanti affermano che: E sempre utile in democrazia ascoltare ci che vuole il popolo e non gruppi elitari pi o meno illuminati a ricordare che a mandare Hitler al potere in Germania e Mussolini in Italia stato il popolo, democrazia non populismo e non sempre chi vince ha ragione.

DallArcipelago IL FALLIMENTO DELLA POLITICA PER LAMBIENTE A MILANO Pier Vito Antoniazzi
Era il 21 gennaio del 1989 (21 anni fa!) quando tutti i quotidiani del sabato (ma ci avevano pensato gi i tg della sera prima) intitolavano a otto colonne Allarme inquinamento a Milano. Solo il Giornale, dove lallora direttore Montanelli era in vacanza, prov a ignorare la notizia e a sostenere nei giorni seguenti che era una forzatura dellassessore verde (io stesso). Il vicedirettore Cangini fu subissato da lettere di lettori tra lincredulo e linfuriato e termin la sua promettente ascesa. Cosa era successo? Solo che il Comune di Milano con comunicato stampa delle 17.30 di

venerdi 20 gennaio (a firma sindaco Pillitteri, assessore alla sanit Antoniazzi, Ufficiale sanitario prof. Volpato) aveva invitato i cittadini a non usare lauto possibilmente nel weekend. Oggi potrebbe sembrare un invito da nulla e invece fu una rivoluzione! Perch per la prima volta unamministrazione non nascondeva un problema ma invitava i cittadini a farsene carico. Dopo quel sabato, per una settimana, Milano e linquinamento tennero la prima pagina. A Milano vennero ministri (Ruffolo dellAmbiente, Tognoli delle Aree urbane) a promettere investimenti nelle metr, nel trasporto pubblico, ecc. Da allora il tema divenne centrale politicamente e ognuno faceva gara ad annunciare una sua ricetta: lassessore Pds Castagna con le domeniche a piedi, lassessore verde Barone con le targhe alterne,ecc. Le norme provvisorie che ceravamo dati con una Commissione voluta dal Prefetto Caruso, coordinata dallallora suo giovane assistente Ferrante, a cui parteciparono Poggio di Legambiente come delegato dellecologia e Volpato per la sanit, divennero poi Legge nazionale con i ministri Ruffolo e Ripa di Meana. Finita la giunta rosso-verde (e occupata Milano a vivere la difficile stagione di tangentopoli), il pallino politico pass a quella rosaverde regionale di Fiorella Ghilardotti e lassessore verde Monguzzi che con Legge apposita defini le aree urbane interessate e la funzione direttiva della Regione. Certo non va dimenticato che la sensibilizzazione inizi col Comitato per

la Citt di Properzi e Corleone che concord nel 1985 con il sindaco Tognoli un referendum che inizi la limitazione del traffico in centro. Al termine di una legislatura piena di novit (ne ho fatto un bilancio in un samizdat girato tra pochi amici), quella dal 1985 al 1990, il Consiglio Comunale stava approvando un referendum per estendere la limitazione del traffico alla cerchia dei navigli (che in quel clima sarebbe passato), ma la tragica morte in aula per infarto dellassessore Angelo Cucchi (mentre faceva un intervento contrario!) fece sospendere lultima seduta utile per lapprovazione. Da allora sono cambiati gli inquinanti (non c pi il piombo nella Benzina), ma i problemi sono rimasti gli stessi, con scarsa capacit diniziativa politica, scarsa efficacia e uninvadente rassegnazione a qualche blocco e a qualche miglioramento tecnologico (le marmitte pi sofisticate). Sembrava che Letizia Moratti (allinizio del suo mandato) volesse prendere il toro per le corna. La salute prima di tutto!!, aveva affermato. Ma lEcopass sembrato pi un sistema di far cassa che di influire sui problemi. Perch in 20 anni non si fatto niente? Il motivo principale sta nellindebolimento della politica (nella sua credibilit, nella sua cultura, nella qualit della sua classe dirigente). Nonostante le leggi di elezione diretta di sindaci, presidenti di provincia e di regione diano pi poteri e stabilit a queste cariche, non si ancora trovato una persona tra i governanti che

dica: la salute un problema prioritario per tutta la societ, il primo standard della qualit di una citt. Allora sediamo ad un tavolo tutti insieme e vediamo cosa ognuno pu fare per migliorare la situazione. Faccio un esempio: se a Milano 600.000 persone arrivano ogni giorno e l80% di loro arrivano tra le 7 e le 9 del mattino, sar difficile non avere il traffico bloccato a quellora. Se le stesse se ne tornano a casa tutte tra le 17 e le 19idem. E chiaro che treni, autobus, metrosono tutti pieni e insufficienti negli stessi orari. Se i negozi aprono tutti alle 8 e chiudono tutti alle 19.30, quando la gente far la spesa? Ma se tutte le aziende fanno gli stessi orari, tutte lo stesso periodo di ferie, come faremo a decongestionare? Solo con limpegno dimprenditori, sindacati, commercianti, col coinvolgimento delle aziende di servizio pubblico, solo con un impegno corale e coordinato si otterranno risultati seri. Ma chi se non la politica pu chiamare tutti a una responsabilit? Era questo il modo di essere sindaco di Caldara che, socialista contrario alla guerra, si trov a essere sindaco durante la guerra 15-18 e organizzo lassistenza agli orfani, il lavoro delle donne, la solidariet. Ma erano altri tempi anche se pure allora i massimalisti (tra cui Mussolini) che erano maggioranza nel socialismo post-bellico lo liquidarono senza piet non ricandidandolo alle successive elezioni. Ma questa unaltra storia, la vocazione della sinistra a perdere salvandosi lanima bella

Speciale elezioni 1 5 CONSIGLI (NON RICHIESTI) PER PENATI Walter Marossi


1) Dove cercare i voti. Alle ultime elezioni regionali Formigoni prese 2841883 voti, Sarfatti 2278173, vale a dire rispettivamente il 53,86% e il 43,17%, i non votanti sono stati circa 2000000. Alle regionali precedenti Formigoni prese 3355803 voti, Martinazzoli 1692474 i non votanti 190000. Alle europee la coalizione che sostiene Formigoni ha preso 3000000 di voti quella per Penati allincirca 1600000, i non votanti sempre 2000000. Alle politiche del 2008 3387000 per la coalizione Formigoniana, 2000000 per Veltroni, la percentuale dei votanti sale significativamente. La distanza tra le due coalizioni sembra essere costante, lu-

nica variabile la percentuale dei votanti. Li sta il potenziale bacino di sviluppo per Penati. Inutile cercare di sottrarre elettori al centrodestra, molto pi importante cercare di riportare al voto gli astenuti. Penati deve rivolgersi primariamente a quel 12% di elettori che vota alle politiche e poi non vota alle regionali e poi a quel 18% che non vota mai. 2) Uso dei sondaggi. Prima delle elezioni i sondaggi abbondano, Quasi tutti si concentrano sulle intenzioni di voto. Dato quasi sempre privo di interesse, visto che la percentuale degli incerti supera quasi sempre il 40% e che escluso PD, PDL, Lega tutte le altre liste hanno percentuali inferiori alla percentuale di errore. Quanto poi allattendibilit delle risposte ricordo sempre un sondaggio di Panorama in cui alla domanda da quando sposato/convive ha mai avuto fantasie di evasione dalla routine di coppia? il 72% dei maschi italiani rispose coraggiosamente no. Non darei quindi rilevanza ai numeri disastrosi per Penati pubblicati da alcuni giornali. Darei invece rilevanza ad altri numeri leggibili nei sondaggi, quelli qualitativi che disegnano una Lombardia in cui mediamente il cittadino soddisfatto dei servizi e della qualit della vita ed ha come massima preoccupazione il lavoro, la condizione economica. Niente di peggio infatti che affrontare le elezioni al grido bartaliani di tutto sbagliato tutto da rifare rivolgendosi a un elettore che non affatto di

questa idea. Il grado di soddisfazione dellelettorato lombardo deve portare a una campagna elettorale giocata sulla moderazione, sulla concretezza, sulla migliore capacit amministrativa. Bisogna trasmettere lidea che con il cs si pu fare meglio ma che non c nessuna rivoluzione dietro langolo. 3) La propaganda. Il 17,2% degli elettori vota solo il candidato a presidente, dimenticandosi del simbolo dei partiti (la percentuale pi alta dItalia). Formigoni ha sempre preso percentualmente meno voti della sua coalizione. Se gli elettori cui deve rivolgersi Penati sono gli astenuti e i disinteressati luso dei media deve essere coerente. Per la pi parte di questi elettori la carta stampata non esiste, con leccezione parziale (forse) della free press, la loro fonte di informazione sono la tv e la radio. Inimmaginabile pensare che usino internet per cercare informazioni. Concentrare tutte le risorse quindi sui media che raggiungono questo tipo di elettorato, abolendo integralmente il tempo dedicato a convegni e convegnini, sezioni e circoli, feste e pranzi, dove si trovano i gi convinti, tutte occasioni da delegare ai candidati in cerca di preferenze. 4) Milano e il resto della regione. Milano e provincia valgono un po meno di un terzo di tutti i votanti della regione, Penati ha perso le elezioni provinciali per circa 4000 voti al secondo turno, Sarfatti prese 7000 voti in meno di Formigoni e ben 190000

voti in pi della sua coalizione. Penati deve riconfermare almeno questi dati. Dopo aver perso nelle ultime tornate elettorali le citt di Bergamo, Brescia Pavia, Cremona, Crema oltre alla provincia di Milano, Cremona allargare il divario tra cd e cs a Milano e provincia significa probabilmente far implodere il cs, condannandolo a una dimensione di opposizione bavarese. Inoltre lanno prossimo alle elezioni comunali il cs se la pu giocare. Quindi inutile viaggiare per valli e paesini, si concentri la campagna del presidente nella citt e nella provincia di Milano e negli altri capoluoghi. Il porta a porta tanto bello da citare quanto difficile da praticare e spesso anche inutile. 5) lasticella. Una volta i candidati dicevano ho accettato di presentarmi per spirito di servizio verso il partito. In genere erano balle, questa volta stante la disastrosa serie di sconfitte che precedono le regionali potrebbe essere vero. Se Formigoni vince il PD sar preda di convulsioni, di richieste di dimissioni, di abbandoni e ritorni, di recriminazioni e progetti palingenetici. Penati, come coalizione, deve riuscire ad avvicinarsi al 40%, meno di Sarfatti ma pi di Veltroni. Questo significherebbe poter interloquire con il cd da una posizione credibile e porre le basi per le elezioni comunali. Il PD se vuole per il futuro essere ancora un polo di attrazione alternativa, non pu andare sotto il 30% cio 2 punti in pi di Veltroni.

Speciale elezioni 2 ULTIME DAL FRONTE Carneade


La prima dichiarazione di Agnoletto, candidato alla presidenza della regione per la sinistra comunista questa: Penati? Cerca di trovare un accordo con Formigoni sul business dell'Expo". Un modo elegante per dargli del mariuolo. Curioso inizio per chi solo poche settimane fa chiedeva di entrare, in forma tecnica, nella coalizione che sosterr Penati. Altrettanto curioso anche il criterio con cui Capezzone ha spiegato la sua candidatura. Da soli sottrarremo pi voti al centro destra aiutando Penati Qualcuno dovrebbe spiegargli che queste sono elezioni a turno unico. I rutelliani in compenso pensano di andare nella coalizione con il possibile candidato UDC. Per unopposizione responsabile, dicono. Gli andrebbe ricordato che lUDC governa con Formigoni da oltre un decennio, governa con la Moratti, governa con molti sindaci e presidenti di provincia di centro destra. Lunica cosa che non fa opposizione. I rutelliani sono rappresentati dallex vicepresidente della provincia della giunta Penati; molti dei sostenitori di Agnoletto erano nella giunta Penati; i

radicali erano nelle liste del PD quando Penati era presidente. Se oggi tutti questi ex alleati se ne vanno da soli i casi sono 2: o Penati ha un pessimo carattere e litiga con tutti, oppure la sconfitta data per scontata e si preferisce fare una comparsata in solitudine. Daltra parte avendo Penati perso contro Podest per meno di 4000 voti, sa bene che anche un piccolo alleato pu essere determinante. Se quindi non si preoccupato pi di tanto delle varie fughe forse ci crede poco anche lui. Circolano sondaggi di vario genere e tipo che hanno per in comune 2 cose: la vittoria di Formigoni e lalto grado di soddisfazione dei lombardi rispetto a uno dei settori sottoposti a maggior critica da parte delle opposizioni: la sanit. Era cosi nel 2000, era cos nel 2005. In 10 anni lopposizione ha continuato a denunciare i disastri della sanit, i cittadini a giudicarla pi che buona. Chi dei due sbaglia? Come a ogni elezione qualche testa fine propone: facciamo la lista civica. In effetti lidea originale, credo che i primi a praticarla per nascondere i simboli di partito fossero Nenni e Togliatti nel 1952 a Roma con Francesco Saverio Nitti e a Napoli contro Achille Lauro, anche lui a capo di una lista civica. In genere per le sinistre le liste civiche sono state a somma zero, con le eccezioni di quando il candidato viene visto come del tutto diverso e indipendente rispetto alle liste dei partiti che lo sostengono. Pi che liste civiche nel centro sinistra funzionano le liste del presidente, nel centro destra idem. Formigoni ci prov ma non gliela fecero fare, Penati ci ha provato un anno fa con risultati men che modesti. Repetita iuvant? Il centro destra ha ritirato di fatto la sua proposta di riforma della legge

elettorale. Proponeva un limite di 250000 euro di spesa per il presidente. Dopo le sdegnate proteste contro questo aumento della spesa, la legge stata ritirata. Tutto resta cos com. In pratica per il candidato presidente non c alcun limite, anzi rientrando la sua campagna tra quelle di partito pu spendere fino a 1 euro per elettore per ogni lista che lo sostiene, cio a dire qualche decina di milioni di euro. Altrettante sdegnate proteste contro la proposta sempre del centro destra di aumentare la spesa procapite per candidato che attualmente va dai grosso modo 50000 euro per Milano ai 35 di Sondrio. Ovviamente il 90% dei candidati non si sogna di spendere non dico queste cifre ma neanche una lira per essere eletto. Chi invece corre sul serio, considerato che la legge attribuisce quasi automaticamente una quota di spese fisse (30%), far fatica a restare allinterno di quella cifra. Facciamo i conti della serva di un ipotetico candidato a Milano. Manchette sui giornali (costo medio 1000 euro per uscita senza eccedere con gli spazi) calcoliamo 10 uscite, stampa 15000 manifesti (con i ritmi milanesi significa una visibilit di 5 giorni solo in citt) 1500 euro, affissione manifesti 6500 euro, 50000 pieghevoli 1500 euro, 30000 santini 600 euro, 40000 volantini 1000 euro, distribuzione dei materiali calcoliamo 4000 euro. Cos senza calcolare spese di creativit, inserzioni radio e televisive, organizzazione di manifestazioni, feste e ricevimenti, mailing etc etc siamo gi a 21000. Come si fa allora a restare nella cifra di legge? Semplice, si spende prima. Le stesse norme che infatti disciplinano rigorosamente le spese dal giorno della presentazione delle liste, dicono infatti che prima non vi nessun limi-

te. La riduzione delliva dal 20 al 4% per operativa da 90 giorni prima delle elezioni. Ergo .. Quanti consiglieri elegger il centro sinistra? Dipende da Formigoni. Nel 1995 il celeste prese il 41,58% dei voti, ebbe bisogno dellintero listino e di altri 10 seggi aggiuntivi, portando il totale dei consiglieri a 90; 54 per la maggioranza, 19 per PDS popolari e alleati, 12 per la lega, 5 per rifondazione. Nel 2000, Formigoni prende il 62% dei voti, alla maggioranza vanno 51 seggi di cui solo 8 del listino, ai sostenitori di Martinazzoli 26, ai radicali 3. Nel 2005 52 seggi alla maggioranza, 28 allopposizione. In pratica Martinazzoli con il 31% dei voti eleggeva gli stessi consiglieri di Sarfatti con il 43%. Quindi se Formigoni stravince ovvero se supera il 50% dei seggi con quelli assegnati alle liste provinciali il listino per la maggioranza si dimezza e 8 dei 16 seggi vengono attribuiti al complesso delle minoranze. Morale pi Formigoni vince pi seggi ha la minoranza. E partita la gara tra creativi. Il manifesto indubbiamente pi originale quello di Zambetti, una sorta di Andy Wharol de noatri. Stile azzeccatissimo per un candidato giovane, un po figlio dei fiori, favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere, gay, radicaleggiante come Zambetti. O mi sbaglio? Senza sbavature e intellettualismi invece Alessandro Colucci. Lo slogan (lo so che una parola desueta ma mi piace usarla) al, Ale Colucci e poi, sotto il faccione sorridente ma senza cravattasemplicemente giusto. per te, per tutti, splendido stile nazional popolare, come nella tradizione di famiglia.

Dal Palazzo LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE Luca Trada


Questi giorni, nelle scuole dellobbligo milanesi, in distribuzione un libercolo su Expo 2015 dedicato alle famiglie. Confezionato da Expo S.p.A., con tanto di personaggio simbolo, il Vitruvietto e annessa lettera di Stanca, contiene una vergognosa apologia sulla bont dei promotori di Expo nel voler affrontare e risolvere i

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problemi alimentari del pianeta. Il tutto con un taglio fiabesco, pieno di buoni propositi, con una visione finta della citt, ovviamente per accattivarsi simpatia, interesse e positivit allevento Expo da parte dei piccoli lettori. Il fallimento e le bugie delloperazione Expo richiedono nuovi tifosi per salvare dal flop totale levento. I signori di Expo non rinunciano alle peggiori regole del marketing pubblicitario per recuperare terreno: comprati i bambini, plagiali con messaggi accattivanti e comprerai il consenso delle famiglie. Questo il senso del Vitruvietto e delle altre amenit di questo-perazione. Ma questo solo laspetto morale. Poi ci sono i paradossi. Expo, e le infrastrutture ritenute indispensabili per il suo svolgimento, sono finanziate con i famosi soldi della legge 133, quella che sta mettendo al collasso la scuola pubblica; Expo S.p.A. vive, ed indebitata, grazie a soldi pubblici. Allora sarebbe meglio che questi signori, se hanno a cuore il futuro dei nostri figli, rinunciassero al grande evento e che i soldi pubblici fossero usati per garantire ovunque una scuola pubblica di qualit, in grado di funzionare, in stabili e con strutture e materiali didattici efficienti. Vitruvietto si dimentica poi che tra

i pregi di Milano e della Lombardia c quello di destinare pi dell80% delle risorse per la scuola agli istituti privati grazie al buono scuola e quello di chiudere le scuole civiche, negando il diritto allo studio a molte persone. Soprattutto questa citt, che con Expo vorrebbe porsi a ombelico del mondo, esprime il meglio di s nello sgomberare bimbi rom dai campi, negando loro i diritti pi elementari, o nel manifestare nei modi pi disparati un razzismo sempre pi palese. Sempre in tema di paradossi, Vitruvietto ci descrive una Milano fiction, che va bene in un fumetto, ma difficilmente rintracciabile nella realt. Anche perch per un bambino sconsigliabile explorare la citt, pena unintossicazione da pm10 o il rischio Suv sfrecciante che incombe a ogni incrocio. Mancano tutta una serie di perle da far conoscere ai bambini: i chilometri dinutili autostrade, tangenziali, bretelle, tunnel, parcheggi che consumeranno ancora pi suolo; i grattacieli esclusivi ed escludenti; cascine e case sgomberate e vendute; servizi e beni comuni privatizzati e precarizzati. Sarebbe un bel tour per far conoscere alle giovani generazioni il vero volto di questa citt.

Quando si arriva allultima pagina, per, tutto chiaro. Appare evidente, e per noi confermato, chi saranno i veri protagonisti di Expo 2015: chi oggi ci inquina ed responsabile dei problemi ambientali e alimentari del pianeta. Come leggera altrimenti la sponsorizzazione del Vitruvietto da parte di Bmw e Nestl? Una azienda leader di un modello di mobilit che uccide e devasta i territori, laltra responsabile di imporre modelli alimentari indistinti nei sei continenti e, soprattutto, grazie al latte in polvere, della morte di migliaia di neonati in Africa per malattie gastro-intestinali. Complimenti Moratti e Stanca. Come si usa dire: le bugie hanno le gambe corte. Forse per il prossimo bollettino da dare alle scuole vi conviene usare Pinocchio come testimonial, fareste miglior figura. Alle famiglie, al personal - docente e non - della scuola, un invito: rispediamo al mittente la pubblicazione, magari facendo un bel cumulo di scatoloni davanti a Palazzo Reale. Per la scuola pubblica vogliamo risorse non depliant pubblicitari e per i nostri figli una citt diversa, solidale, sana, a impatto zero, non la citt vetrina pensata per Expo ma degna solo di esistere in un cartone animato.

Lettera RICORDANDO BEPI TOMAI Giuseppe Ucciero


Non sono il pi titolato a ricordare Bepi. Certamente altri, molti altri, hanno avuto il privilegio di conoscerlo meglio e di essere loro amico. Altri sono in grado di descriverne il profilo e il contributo offerto come formatore, dirigente, innovatore sociale, imprenditore dellinnovazione e lhanno fatto giustamente nel recente convengo a Milano. Per lho conosciuto, abbiamo intrattenuto lungo pi di ventanni un rapporto professionale per me prezioso, condividendo alcune iniziative ed esperienze professionali, tanto pi importanti perch fissate nella fase pi significativa, quella iniziale, del mio percorso. Per questo desidero ricordarlo a cinque anni dalla sua morte. O meglio desidero ricordarlo per un senso di gratitudine e per il riconoscimento di alcuni suoi essenziali lasciti, a met tra il professionale e il personale. Chi era per me Bepi Tomai? Intanto era una persona aperta, un dirigente che non si faceva scudo del suo potere, pur sapendo bene cosa fosse e come usarlo. Nel 1981, io laureando ventiseienne, ho avuto lopportunit di collaborare a progetti allora assolutamente innovativi, centrati sulla figura delloperatore dello sviluppo di aree cosiddette periferiche o in ritardo di sviluppo. Progetti aperti di sviluppo locale, focalizzati sullidea che anche i contesti pi marginali, si trattava della Valvarrone, angusta e scoscesa valle laterale del ramo lecchese del lago di Como, potessero trovare una propria via di sviluppo a partire dal riconoscimento e dalla mobilitazione delle proprie risorse. Innovazione sociale, dunque, accompagnata da facilitatori, esperti, apportatori di conoscenze e relazioni, risorse essenziali per fare Rete. In questo ambito, direi di pi in questo clima, anche un ex operatore politico poteva trovare un contesto in cui

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mettere a fuoco e valorizzare competenze, sensibilit e capacit, maturate nella pratica precedente. E come me molti altri, perch Tomai era persona aperta, che leggeva e scommetteva sulle persone, essendo cosciente del rischio della delusione, che in alcuni casi fu anche cocente. In questo ambito, Tomai era il principale punto di riferimento, certo cera anche Aldo Bonomi, che tuttavia sembrava allora a noi, limitati personaggi locali, un po catapultato da altri mondi e un po difficile da capire, con quel suo linguaggio sofisticato e un po ermetico. Tomai, no, si capiva bene quello che diceva e soprattutto vi era la sensazione concreta di avere ascolto non condiscendente e non distratto. E poi dava autonomia, intellettuale e operativa. A questo contribuivano, in un tratto personale che ne definitiva unitariamente la figura, sia convinzioni profonde che sensibilit caratteriali. Ne ebbi altra riprova quando, qualche anno dopo, potei, grazie a lui, avviare lo sviluppo di progetti di formazione professionali, e la stessa rico-

struzione dellEnaip locale, in una Sondrio addormentata, era il 1985, ma potenzialmente ricettiva a stimoli mirati. Poi le nostre strade si divisero, anche se ogni tanto, per caso o per volont, ci si risentiva e ci si vedeva, specie negli ultimi anni che pass al Formez, essendomi anchio nel frattempo trasferito a Roma come direttore di Elea. Dunque per me Bepi Tomai, fu luomo dei primi passi, della fiducia, delle opportunit, dellimprinting professionale e questo oggi lo riconosco grato, intravedendo ora meglio di quanto fosse allora, il valore di alcune visioni e prassi, la soggettivit, limprenditorialit, la rete orizzontale, il valore della persona e dei suoi talenti. Ecco: visioni e prassi, difficilmente separabili in unazione multidisciplinare che mirava sempre alla valorizzazione del soggetto, fosse esso individuale o sociale, nei contesti di vita. Hombre oral, si dice di lui, ma a me sempre parso un uomo fondamentalmente timido, che era spinto verso gli altri da un grande ottimismo e fi-

ducia e da tanta curiosit, diremmo quasi antropologica. A differenza di quanto ricordano in molti, in Bepi non vidi mai il simpatico, n tantomeno il simpaticone, luomo che intrattiene, anche perch da bravo timido quale sono, ho presto imparato a riconoscere i miei simili. E i suoi silenzi casalinghi, cos ben descritti dal figlio nel bel libretto a lui dedicato con altri e cos differenti con i ricordi pubblici, me lo restituiscono certo pi coerente a come lavevo colto. Hombre vertical: forse pi adatta a lui questa immagine, uomo di principi cos solidi da consentirgli di ascoltare e parlare con tutti, anche i pi distanti e livorosi. Uomo che, restando fedele a essi, si forse, anzi certamente, impedito evoluzioni esistenziali e professionali ancora pi alte e visibili. Ma non sarebbe stato Bepi. E allora ricordiamocelo cos, ognuno come vuole certamente, io con il mio personale frammento magari sfocato, forse inesatto, ma comunque sincero e grato.

Cutlura OPERA LIRICA - ILOPERA Christian Silva


LILOpera, nasce con la volont di divulgare lOpera lirica nelle scuole. Senza nessun obiettivo pretestuoso di sottolineare quanto possa essere bella e appassionante, considerando che resta comunque una forma di spettacolo poco assimilabile ai pi per motivi diversi come, per esempio, luso di un italiano daltri tempi, la difficolt nellassistere a una recita dal vivo, fino alla durata pi o meno lunga della recita stessa. Lesperienza iniziata nel 2002 mi ha visto proporre, grazie allAccademia Teatro alla Scala, diversificati interventi laboratoriali dalle materne alle scuole superiori in diverse regioni italiane, fino a interessanti esperimenti con studenti del Politecnico di Milano. Grazie alle diverse sperimentazioni, ho provato a strutturare un metodo a cui ho desiderato dare un nome: LILOpera (Interdisciplary Learning Opera) e fonda le basi, come si evince dallacronimo, sulle caratteristiche interdisciplinari del Teatro Musicale. E infatti dalla molteplicit e compresenza di arti e mestieri che questa forma di spettacolo completa consente di promuovere attivit educative che sensibilizzano i giovani al mondo del teatro e della musica facendo fare e mettendosi in gioco. Un recente studio della rete Eurydice dal titolo Arts and cultural education at school in Europe presenta informazioni aggiornate allanno scolastico 2007-2008, sulle politiche relative alleducazione artistica, (principalmente nellistruzione obbligatoria), in 30 paesi europei. Si evince che Come dimostrano gli obbiettivi di apprendimento, leducazione artistica (ha le potenzialit per sviluppare negli alunni non solo le varie dimensioni relative alla creativit, ma anche le diverse competenze e attitudini sul piano personale e sociale e ancora La musica e le arti visive vengono insegnate in tutti i paesi europei a un certo livello dellistruzione obbligatoria. Anche lartigianato, la recitazione e la danza sono materie obbligatorie nella grande maggioranza di paesi. Sarei tentato di dire che lOpera lirica contiene tutte le arti (e artigianalit) enunciate dalla ricerca ma aggiungerei anche, fra le opportunit didattiche, la possibilit di realizzare costumi, gioielli, parrucche e calzature, o di conoscere e approfondire larchitettura, la scenografia e altro ancora. Questa metodologia didattica, pu inoltre coinvolgere con curiosit ed entusiasmo anche insegnanti di materie non specificatamente artistiche.

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Cos sta succedendo nellambito di unesperienza dal titolo Otello, da Shakespeare a Verdi che si sta svolgendo nel corrente anno scolastico con quattro istituti superiori. Fra i docenti coinvolti infatti, troviamo materie quali Stiria, Lingua inglese, Educazione fisica, Latino e greco, Storia dellArte e naturalmente alcune discipline artistiche. LOpera pu quindi anche essere la scoperta di unattitudine o di una passione e pu inoltre favorire lutilizzo e linterazione di quei linguaggi non verbali che concorrono a definire unarea sovra disciplinare nellesigenza comunicativa delluomo a narrare e a descrivere spazi, personaggi e situazioni sia reali che virtuali, a elaborare idee e a rappresentare sentimenti comuni creando limmaginario collettivo, attraverso il quale stato elaborato e trasmesso il patrimonio di valori estetici, culturali religiosi, etici e civili di una comunit. (Le indicazioni per il curricolo, Ministero della Pubblica Istruzione 2007). Come anticipavo, questanno fra gli altri progetti proposti alle scuole, quello che ha meglio allargato gli orizzonti territoriali sicuramente

Otello. Ladesione stata massiccia, con circa 300 ragazzi e 25 insegnanti di quattro secondarie superiori: il Liceo classico G. Berchet (MI), il Liceo classico Ovidio e lIstituto dArte G. Marzara di Sulmona (AQ) e infine il Liceo artistico P. Candiani di Busto Arsizio (VA). E gi interessante rilevare linteresse riscontrato dai docenti che partecipano e questo consente, in modo anche sorprendente, di immaginare il teatro musicale quale buona pratica per un curricolo verticale che aiuti anche la collaborazione fra scuole pur distanti fra loro ma con finalit educative e didattiche da mettere in comune. Cos a maggio, 90 ragazzi dallAbruzzo si uniranno ai ragazzi della regione Lombardia in una gita distruzione a Milano pensata per avere un carattere teatrale e musicale. Gli studenti abruzzesi infatti, alterneranno unintensa attivit di prove teatrali con visite per la citt. Metteranno in scena la propria versione di Otello, con brani cantati (ma anche recitati) dallopera verdiana e frammenti in inglese dal dramma shakespeariano e i musicisti delle diverse classi pre-

pareranno laccompagnamento ai cantanti. Verranno costruite armi e ceramiche, costumi e scenografie, illustrati libri per bambini con diverse tecniche artistiche. I ragazzi di Busto Arsizio metteranno in scena un Otello per i bambini della citt, con musicisti e menestrelli che accompagneranno la storia da loro illustrata cos che la scuola entrer nel tessuto urbano e fra i cittadini, sensibilizzando anche i pi piccoli. Approfondimenti tematici, affrontati dai docenti durante le ore curriculari, sintegreranno a percorsi pi creativi, interagendo in modo trasversale. Importante sar la collaborazione con il Teatro Filodrammatici di Milano che, oltre ad aver tenuto due incontri introduttivi sullinterpretazione e sullazione scenica agli studenti delle scuole Lombarde, accoglier tutte le classi nelle messe in scena di Otello. Infine, per aumentare le relazioni fra istituti scolastici presenti sul territorio milanese, fra gli invitati alla rassegna saranno presenti anche scuole che non hanno direttamente partecipato al progetto cos da favorire una condivisione pi ampia e valorizzare limpegno di tutti i ragazzi e gratificando lattivit dei docenti.

Architettura MONUMENTI A MILANO Gianni Zenoni

Come ho gi rilevato nei due articoli sui monumenti a Carlo Cattaneo e Indro Montanelli, le amministrazioni Milanesi del dopoguerra hanno sempre sottovalutato limportanza che questa forma di omaggio-ricordo di persone o momenti storici, pu apportare alla citt, in un duplice aspetto: culturale come museo diffuso di avvenimenti riguardanti la Storia della Citt, e urbanistico come arricchimento del disegno urbano. Eppure, la riconoscenza verso i cittadini meritevoli di aver arricchito con le loro azioni la Storia della Citt, ancora oggi molto diffusa in tutti i paesi civili. Ed piacevole, appena scesi nei centri Storici delle grandi

citt o semplicemente sulle banchine dei piccoli porti delle isole Greche, apprendere immediatamente il ruolo avuto da queste citt o paesi nel mondo del lavoro, della cultura, dellarte e della Storia leggendo gli epitaffi dei monumenti eretti da cittadini riconoscenti. A Milano invece stato solo il freddo senso del dovere, e non quello della riconoscenza, a relegare il Monumento a Montanelli in un punto di poco valore e senza visibilit, mentre certamente un colpevole oblio ha portato a realizzare uno sporco parcheggio per motorini attorno al Monumento a Cattaneo in largo S.Margherita. Monumento che i nostri pre-

decessori avevano piazzato nella posizione giusta dal punto di vista della visibilit e dellarredo urbano. La stessa civica insensibilit porta in questi giorni a pensare a una semplice Targa per ricordare la poetessa Merini o anche a intitolarle una via, probabilmente in un desolato quartiere della periferia. Senza pensare cosa guadagnerebbe quella stessa periferia dalla posa di un vero monumento. A Milano, di questa indifferenza, c un esempio particolarmente curioso anche se meno recente. Fra le due guerre, su progetto dellarchitetto Piacentini fu realizzato il Palazzo di Giustizia in Corso di Porta Vittoria e il monumento alla Giustizia che fa-

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ceva parte della scenografia di tutti i Palazzi di allora fu si realizzato, ma invece di collocarlo sul fronte principale, trov posto nel cosiddetto Cortile dOnore oggi destinato a usi meno rappresentativi. Cos questo monumento, opera dello scultore Attilio Selva e realizzato in un originale mix di pietre e bronzi dorati, oggi invisibile dallesterno del palazzo, ma anche dallinterno lo si pu vedere solo di scorcio. In quasi tutti i palazzi di Giustizia del mondo, il monumento, simbolo dellimportante funzione svolta, invece

ben visibile allentrata degli stessi a rafforzare la funzione istituzionale svolta al suo interno. Questo monumento trascurato pu oggi diventare il simbolo del movimento di opinione che vuole mantenere in loco il Palazzo. Con una spesa veramente limitata si potrebbe spostarlo sullaiuola est a o meglio ancora sullo scalone monumentale del fronte principale di Corso Porta Vittoria, nella posizione che gli spetta, nei confronti del Palazzo del quale rafforzerebbe la rappresentativit, e della citt che ne avrebbe arricchito

uno spazio oggi trascurato dallarredo urbano. Dalla ricollocazione di questo monumento, potr anche partire lo spunto per la progettazione di una ZTL che coinvolger insieme al Palazzo di Giustizia, lUmanitaria, la sede della Provincia, le chiese di S. Pietro in Gessate e S. Maria della Pace, la biblioteca Sormani e la Rotonda della Besana in una delle pi belle, come significato Civico, aree pubbliche di Milano, e per di pi servita dalla fermata Policlinico della futura MM4.

RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

DISSENSO E INDIGNAZIONE
Immaginatevi una bella ragazzona piena di vita e di risolutezza, tutta vestita di nero con un lungo spolverino di raso lucido sopra pantaloni attillati e tacchi a spillo, una straordinaria lunghissima chioma corvina e lucente che le scende lungo le spalle ma ogni tanto arriva a spolverare la tastiera, che durante lunghi minuti prima di mettere le mani sul pianoforte prepara meticolosamente il corpo e dobbiamo supporre anche la mente aggiusta ripetutamente lo sgabello, sistema i capelli, asciuga le mani, sfiora la tastiera, si rialza e si risiede, sistema bene le pieghe dellabito, poi uno sguardo interrogativo al pubblico (siamo pronti?) ... in altre parole prima ancora di attaccare ha gi imposto la sua personalit e dimostrata la sua determinazione.

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Hyun-Jung Lim una coreana di ventitr anni, met vissuti nel suo paese e met in Francia dove a 19 anni vince il primo dei suoi premi, che non si accontenta del pianoforte ma studia anche direzione dorchestra, e che affronta per la prima volta il pubblico milanese con un programma che pi impegnativo di cos difficile da immaginare: 39 Studi uno dopo laltro, prima i 15 tudestableaux opere 33 e 39 di Rachmaninov e poi i 24 di Chopin, e cio entrambe le opere 10 e 25. Due ore abbondanti di musica della massima difficolt, sia tecnica che interpretativa, eseguita in un modo cos inusuale e dissacrante, da fare accapponare la pelle e lasciare sconcertati gli amanti e i conoscitori di questi celeberrimi pezzi. Suonava, ma non raccontava usando le note come parole (la musica romantica europea coerente sia alla letteratura coeva che allarte ancora figurativa), creava piuttosto atmosfere sonore in cui le note galleggiavano comparendo appena (ecco larte astratta del primo novecento) ottenendo dal pianoforte prestazioni straordinarie grazie a legati miracolosi e a raffinatissimi giochi di pedale. Un confondersi di suono e colore (tableaux, infatti), contaminazioni con i timbri e i ritmi della musica contemporanea, scarsissimo rigore nel dettaglio (note spesso poco pulite e tempi forse troppo liberi) ma massima attenzione alla tensione emotiva, con una capacit fuori del comune di comunicare con il pubblico. Se questo approccio pu essere considerato ragionevolmente accettabile nei Tableaux russi, del 1911/17, con il loro forte riferimento a Kandinsky, negli studi di Chopin - scritti nella Francia del primo ottocento (fra il 1829 e il 1834) - quella modalit esecutiva terribilmente spaesante, tantoch il pubblico si visibilmente

spaccato in due: mentre molti lasciavano la sala, indignati per laffronto alla prassi esecutiva consolidata degli tudes (quella consacrata dai grandi pianisti, da Rubinstein a Pollini, passando per Cortot, Horowitz, Cherkassy e tanti altri) molti altri andavano in visibilio presi dalla magia sprigionata dal pianoforte. Occorreva dunque prendere posizione, e ci siamo posti alcune domande. E proprio vero che il pubblico dei melomani che passa la vita ad ascoltare sempre le stesse musiche (da Bach in poi sempre gli stessi autori, e di questi sempre gli stessi capolavori), vuole ascoltarne sempre la stessa interpretazione? Perch mai deve indignarsi se arriva un musicista di unaltra generazione, che arriva da un altro mondo, che si formato in un altro ambiente, e che ci propone uninterpretazione totalmente diversa della musica che conosciamo a memoria? Non proprio questa capacit di rinnovarsi perennemente il senso ultimo dei capolavori, che rimangono tali ricreandosi a ogni nuova generazione dinterpreti e di ascoltatori? (Quante volte si detto che se Bach avesse potuto ascoltare le Variazioni Goldberg eseguite al pianoforte da Glenn Gould non le avrebbe neppure riconosciute...) E poi ha senso che un giovane interprete di oggi debba appiattirsi su ci che gli viene insegnato dai maestri di ieri, e che non possa permettersi di cambiare le regole e le carte del gioco, di indagare altre possibilit, cercare nuove suggestioni, immaginare alternative anche radicali? Dovremmo domandarci in questo caso, s, a pieno diritto se ci che ci viene proposto ci piace, se ci appare interessante e da incoraggiare, se riteniamo che possa portare lontano, se crediamo valga la pena di essere approfondito, se insomma sia una proposta valida piuttosto che superfi-

ciale o insignificante; e ovviamente possiamo dissentire. Ma alzarci e andarcene, non voler ascoltare, scandalizzarci e rifiutare a priori la diversit solo perch ci allontana dalla tradizione o peggio dallabitudine... La musica materia viva, non pu essere cristallizzata in una presunta definitiva perfezione, e i musicisti che hanno il terribile compito di trasmetterla a chi musicista non devono restituirla sempre viva e dunque soggetta agli umori del luogo, del momento, dellepoca, sopratutto devono tenere conto di tutto ci che nel frattempo successo e pu averne modificato il significato originario. Alcune interpretazioni, eccelse e venerate al momento in cui nacquero, con gli anni spesso perdono di senso; provate a riascoltare una sinfonia di Beethoven diretta da Toscanini (o anche da Von Karajan) appena dopo averla ascoltata nellultima interpretazione di Abbado, vi renderete conto di quanto poco hanno a che fare luna con laltra e quale fra esse sia pi capace di emozionarci.

La giovanissima coreana che, quantomeno in forza dellet e dellorigine, immagina gli tudes di Rachmaninov e di Chopin radicalmente diversi da come li avr ascoltati tante volte (e magari da come le hanno insegnato), non solo non ha lobbligo di inseguire Pollini, ma ha quello di impegnare i suoi diversi talenti per dirci tutto quello che prova e che trova dentro di s quando si mette al lavoro su quelle partiture. E noi dovremmo essere felici di starle vicino per capire se sta scoprendo qualcosa di nuovo o dinteressante. anche questa una forma di accettazione del diverso.

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TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org

RADIO CHI-CHI-RI-KILL THE VIDEO STAR.

Nonostante una magica influenza di durata quaresimale, siamo riusciti a vedere Quartet, presentato al Teatro della contraddizione fino al 31 gennaio. The Urban Playground Team del Prodigal Theatre di Brighton, ospiti della Stagione Sperimentale Europea del Teatro della Contraddizione, ha messo in scena un parkour with environmental dance. Il parkour l'arte di superare gli ostacoli con movimenti sicuri, efficienti e fluidi, che legato ad alcune discipline del teatro e della danza, quali contact, danza contemporanea, capoeira, hip hop, ha dato vita a questa performance. Dopo lo spettacolo il gruppo ha letteralmente aperto le danze al pubblico insegnando tecniche e spiegando il loro lavoro. Un paio di elementi interessanti sono: la loro ricerca per un metodo performativo nuovo che possa attingere da diverse discipline, dunque una sorta di dichiarata promessa di qualcosa di nuovo nel futuro e limpegno del teatro di coinvolgere gruppi internazionali e utilizzare il loro spazio in modi alternativi. Ma lattenzione di questa settimana stata catturata da un altro fenomeno. In realt, lha catturata gi da un pezzo ma solo durante il febbrone e qualche lettura sui coniugi Curie saltata in mente la parola radio, chiara e limpida nellorizzonte come una scritta neon anni 80 a intermittenza. Riprendendo la parola environment del gruppo di Brighton, che tradotto vuol dire ambiente, ci allontaniamo di un pochino dal teatro e parliamo di LifeGate Radio, nello specifico, del programma Passengers. Oltre a ri-

specchiare l'attenzione che LifeGate da sempre dimostra nei confronti dell'ambiente, ovvero vivere secondo uno stile eco-sostenibile, Passengers manifesta unoriginalit tutta sua. E un programma in diretta sulle frequenze di LifeGateRadio, condotto da due, a mio avviso, pionieri delle trasmissioni radio ante meridiem. I loro nomi sono Daniele (Vaschi) ed Eleonora (Ossola) e si spostano per le strade della citt su uno studio radiofonico mobile, organizzato su un ecobus ibrido, il MagicBus, offrendo passaggi ai coraggiosi ascoltatori che si iscrivono, o iscrivono altri, tramite il blog della trasmissione: www.lifegate.it/passengers. In cambio si chiede solamente una sana chiacchierata e al massimo la colazione. Passengers un programma costruito sulle storie di ordinaria follia degli ascoltatori, questo perch il canovaccio delle dirette sono i loro racconti, il resto simprovvisa. Piccola nota: questo teatro. Dunque, oltre ad avere il dovere morale di ascoltarli per il loro risvegliodel-gallo quotidiano, consiglio vivamente di accendere la vostra radio su 105.1 per lezioni di tip tap, lezioni di mungitura, lezioni di cucina, musica dal vivo a un incrocio, esposizioni di quadri, dipinti, sculture dal vivo... tutto via etere! Per le altre frequenze LifeGate consultare il sito: www.lifegate.it. Cosa c da vedere a teatro: Come gi detto nellultimo numero, Pene damor perdute, di Lev Dodin al Teatro Grassi fino al 7 Febbraio.

Da non dimenticare lappuntamento con la compagnia di danza Fattoria Vittadini il 4 febbraio alla Fondazione Arnaldo Pomodoro, alle ore 21.00, con una coreografia ispirata alle opere di Cristina Iglesias. Per i biglietti rivolgersi direttamente alla Fondazione Pomodoro, per ulteriori informazioni sulla compagnia: www.fattoriavittadini.it Daniele Timpano al Teatro i con due spettacoli: Risorgimento Pop, dal 4 al 7 febbraio. Due preti blasfemi con occhiali scuri raccontano il Risorgimento, ricordandone le tappe fondamentali come in un quiz televisivo. Dux in scatola - autobiografia doltretomba di Mussolini Benito dal 9 al 10 febbraio. Un attore, con lunica compagnia di un baule che viene spacciato come contenente le spoglie mortali di Mussolini Benito, racconta in prima persona le rocambolesche vicende del corpo del duce. Lo Scherzo, regia di Carolina De La Calle Casanova, nuova produzione della Compagnia BabyGang dal 4 all' 8 febbraio allo Spazio Mil per PUL compagnie in residenza

Ancora in cartellone: Aspettando Godot fino al 7 febbraio al Teatro Out Off.

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CINEMA
Questa rubrica curata da Simone Mancuso rubriche@arcipelagomilano.org

Avatar di James Cameron E da tempo che sostengo la rivoluzione della terza dimensione nel cinema. Avatar sancisce questa teoria in maniera definitiva. Forse esagerato affermare che dopo le rivoluzioni del sonoro prima e del colore poi, arrivi il 3D. Di sicuro, almeno per quanto riguarda la modalit di visone, e quindi la fruizione del film da parte dello spettatore, questultima viene stravolta per diventare pi performante. E chiaro che questo film uno dei pochi casi tra i 3D, che pu essere apprezzato anche in 2D, ma chiaramente la performance dello spettatore sulla visione cambia. Un kolossal in tutto e per tutto, nel grande stile hollywoodiano, una confezione tipica della struttura americana, soprattutto nella sceneggiatura. Vi si riconosce tutto il cinema postmoderno: dal western, ai film di guerra, al fantasy, ai film di fantascienza. Eterogenia concentrata anche nel soggetto, che ingloba tutti i temi dellattualit: dal conflitto in Iraq e lamore per lesportazione della democrazia che qui si trasforma in esportazione della civilt, ai temi ecologisti, a quelli new-age verso lenergia della terra madre che porta equilibrio, ecc Su di un soggetto cos corposo, forse si poteva sviluppare una sceneggiatura un po pi studiata, perch la sensazione che sia stata tralasciata a favore di unattenzione maggiore verso tutta la parte tecnologica e la regia del film. Forse affiancarsi di un altro sceneggiatore sarebbe stato utile. Tecnologia che stata applicata in maniera massiccia, come forse mai prima, a favore del tridimensionale, con luso di una macchina da presa innovativa, la fusion-cam. E una camera, progettata tra gli altri dallo stesso Cameron, che permette di gi-

rare le scene con gli attori, riuscendo a integrare nel monitor della stessa camera il 3D, in maniera che il regista possa vedere contemporaneamente, la scena che sta girando nellambiente tridimensionale. Questa una delle tante rivoluzioni che il 3D ha portato nel modo di fare i film, quindi non solo nella visione, ma anche nella costruzione della stessa. Cameron dimostra, ancora una volta, di essere uno dei pi capaci registi e produttori cinematografici che ci siano oggi nel mondo, confezionando un prodotto di due ore e quaranta minuti, senza un momento di pausa (a parte quella forzata che fanno i peggiori cinema per vendere pop-corn), che anzi per come si sviluppa il film, ho trovato anche corto, si poteva estendere un po di pi la sceneggiatura, sviluppando ci che avviene dopo il finale. Gli attori hanno tutti fatto un grandissimo lavoro, sostenuto, ovviamente dal grande lavoro registico, soprattutto lattrice che interpreta Neytiri, Zoe Saldana, magnifica nel dare al suo personaggio tutta la sensualit selvaggia che solo unafro-americana avrebbe potuto dare in quel modo. Da tenere docchio nel cast di questo film il direttore della fotografia Mauro Fiore, il cui lavoro lo ritroveremo nel 2010 con il film sullATeam. Ancora una volta James Cameron riesce a colonizzare il nostro immaginario, e in questo caso anche la nostra modalit di visione, senza darci scampo n scelta di fuga, come fece molti anni fa con Terminator, lasciando una traccia sempre pi indelebile nella storia del cinema.

tutto tra la cucina di un ristorante e la musica soul. Il regista de La sposa turca, ci fa divertire sviluppando la sceneggiatura in maniera da non annoiare mai lo spettatore, e creando sempre risvolti interessanti. Una commedia come una volta, retta quasi in toto su di un soggetto e una sceneggiatura molto solide, e sui personaggi diretti egregiamente. Carina la colonna sonora in gran parte animata da blues, soul e funky, e contaminata da una spruzzatina di hip-hop. Un lavoro molto pi leggero rispetto alla Sposa turca, soprattutto nel soggetto, ma che comunque d la possibilit di passare una divertente ora e mezza, di buon cinema.

Il mondo dei replicanti di Jonathan Mostow Fantascienza non troppo spinta, per un soggetto che parrebbe un futuro non troppo lontano e irreale. Il regista dellultimo Terminator fa uso dello stesso sceneggiatore, il bravissimo Michael Ferris, per adattare lomonima graphic novel dei soggettisti Robert Venditti e Brett Weldele. La vita vera sar vissuta dai replicanti di ognuno di noi gestiti in prima persona comodamente sdraiati da casi. Il risvolto avviene con lavversione da parte di chi ha creato questo sistema per il sistema stesso. Un adattamento della sceneggiatura allaltezza di uno dei migliori sceneggiaturi di Hollywood, con uno sviluppo tutto sommato classico ma mai banale. La regia mantiene lo stesso profilo, confermando il connubio gi evidenziato in Terminator 3. Non il solito film di fantascienza, che parla di un futuro improponibile e irrealizzabile. Questo sembra proprio un futuro pi prossimo che mai.

Soul kitchen di Fatih Akin Divertente commedia dal sapore musicale, in ogni senso, visto che ruota

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YOUTUBE LUCA COLOMBO: LE PM10 IN CANTON TICINO

http://www.youtube.com/watch?v=NkrVEJOVQR4

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