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Desideri
I l ritorno di
GIU’ GIU’
Anita Felidonas
Jacqueline Magi Selvanetti
ED I Z I O N I B ABA JAGA
Con la collaborazione di:
Con il contributo di
Luciano Di Guido
e
Luca Sbenaglia
ISBN 88-901797-0-8
Di boschi straordinari su cui regna sovrana una Grande Quercia, come quello
che appare in questi racconti, Pinocchio se ne intende. Sa per esperienza che
ci può succedere di tutto, gli spaventi più grandi e le sorprese più cariche
di gioia. Gli Assassini e la Fata, due oscillazioni tra cui si muove il pendolo
della consapevolezza; che si acquisisce non solo sperimentando ma anche
scambiando con gli altri storie che, magari attraverso metafore e simboli, sono
al tempo stesso esperienza ed indispensabile riflessione su di essa.
Sulla convinzione del valore formativo del racconto letterario è basata tutta
l’attività, l’esistenza stessa della Fondazione Nazionale Carlo Collodi e del suo
Parco di Pinocchio. Per questo, non possiamo che salutare con soddisfazione
la pubblicazione di queste fiabe, nate dalla nostra terra, che con parole
e immagini si impegnano ad offrire al lettore qualche “mattoncino” per
costruire la propria crescita.
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I l Bosco
dei Desideri
C ’era una volta, anzi c’è ancora, un bosco il cui nome
è Desiderio. E’ situato in una collina, chiamata
Dappertutto.
I suoi alberi parlano, giocano con gli abitanti del bosco,
si dissetano alle magiche cascate, danzano con la dolce
musica del vento.
Tutti sono molto colti, perché hanno ascoltato atten-
tamente gli insegnamenti che la Pioggia portata dalle
nuvole, provenienti da luoghi lontani e diversi, donava
e dona a loro.
Hanno ascoltato le notizie che il Sole ogni giorno, dopo
avere compiuto il suo lungo viaggio, portava e porta
loro.
E la Luna regala al bosco ogni notte racconti misteriosi,
magici, e storie segrete che solo lei conosce.
Ma ciò che il bosco contiene di più magico, sono i desi-
deri.
Nascono tra i rami degli alberi, dentro i cespugli, nei
prati, nei pressi delle cascate, lungo gli argini dei fiumi,
sul fondo dei laghi.
Per raggiungere questa meravigliosa meta non ci vuole
molto: basta un foglio bianco, una penna, delle matite co-
lorate, immaginare un desiderio e scolpirlo sul foglio.
E la magia avrà inizio.
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Il ritorno di Giù Giù
nel Bosco dei Desideri
Lì Lì ...............................................La Libertà
Fè Fè............................................. La Felicità
Fà Fà .......................................... La Fantasia
Chiara....................................... La Chiarezza
Cò Cò ................................. La Comprensione
Zà Zà.......................................... La Prudenza
Zì Zì............................................. La Pazienza
Fì Fì .............................................. La Fiducia
Sò Sò ............................................. Il Sostegno
Gé Gé .......................................La Generosità
Mì Mì .............................................. L’Umiltà.
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C ’era una volta, sopra la collina che dominava la
vallata, un bosco che non era un bosco qualunque,
ma il magico Bosco dei Desideri.
Dai suoi alberi, dai suoi cespugli e dal suo suolo fiorivano
e maturavano fiori e frutti mai visti in altri luoghi.
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Era sorta, quel giorno, un’alba bellissima; tutte le albe
che si succedevano in quel luogo erano del resto straor-
dinarie.
Il sorgere del sole faceva zampillare sentimenti festo-
si nei cuori degli abitanti del bosco e tutti, scoiattoli,
cerbiatti, uccellini, alzavano un canto così gioioso che
neppure i cespugli restavano indifferenti: e infatti si
mettevano a danzare.
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Anche il grande albero, la Grande Quercia, si era sve-
gliato e come sempre, anche quella mattina, per stirare
i propri rami dopo una lunga notte di sonno, aveva al-
lungato le sue braccia verso il cielo, tuffandosi dentro la
fontana delle nuvole per lavarsi il viso.
La Grande Quercia si stropicciò gli occhi per vedere
meglio.
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Non riusciva a credere a quello che si profilava alla sua
vista, ma poi, certa di ciò che vedeva, chiamò a raccolta
tutte le creature del bosco per dare loro il gioioso annun-
zio: “Ehi, ascoltatemi tutti! E’ tornata da noi la Fatina
Giù Giù..!”gridò l’albero.
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Alla stazione era infatti arrivato un treno e ne era scesa,
giusto in quel momento, la Fatina Giù Giù con un lungo
vestito nero.
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Anche Le lucciole, benchè di norma durante il giorno
riposassero, si nascosero all’interno della casa, formando
con le loro lucine la scritta: “Bentornata nostra amata
Giù Giù”!
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Nel frattempo la fatina Giù Giù percorreva con il fiatone
il sentiero in salita che conduceva al bosco incantato.
Il suo borsone, colmo di scartoffie, ed il suo pesante abito
nero rendevano ancora più faticoso il tratto di strada che
la separava dal suo amato bosco.
Solo ora, intravedendolo a breve distanza, ella capiva
quanto gli era mancato il suo bosco, quanto aveva avuto
bisogno di tutti i suoi abitanti vegetali e animali: final-
mente avrebbe potuto riabbracciare le sue amiche fatine.
E il grande albero.
L’ultimo tratto di strada era davvero duro da percorrere:
la salita era troppo ripida e lei non era più allenata per
certi sforzi. I suoi amici corsero tutti ad aiutarla:
L’aquila Fantasia volò e la sollevò dal peso del borsone.
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Gli uccellini le sbottonarono il pesante abito nero ed i
cerbiatti lo afferrarono per le maniche per sfilarglielo.
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Poi con gli occhi colmi di lacrime,
aveva indossato l’im por tan te
abito nero da cerimonia, aveva
preso la sua borsa colma di
scartoffie, e se ne era andata
senza voltarsi indietro.
Rimase lontana per
anni.
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“Questo é il frutto del mio amore con il principe” disse
Giù Giù.
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Perchè il suo compito futuro, sarà quello di regnare sag-
giamente. Conservandosi integro per tutta la vita alla
fedeltà e all’amore del suo popolo.”
Tutto gli abitanti del bosco, felici per l’arrivo del nuovo
ospite, fecero a gara per accaparrarsi un suo abbraccio
e giocare con lui.
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La Fata Giò Giò aggiunse: “Io mi trasformerò in rondine
e volerò al tuo fianco”.
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E Fata Fè Fè si
trasformò in farfal-
la, sussurrando: “Io
andrò alla ricerca dei
fiori più belli, e poi ti
chia me rò per ammi-
rarli”
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Fata Fà Fà aggiunse: “Per farti trovare una quan-
tità maggiore di desideri, io mi trasformerò in un paio
di occhiali” e subito si trasformò, andando a posarsi sul
naso di Giù Giù.
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Miracolo! La Fatina GiùGiù vide subito centuplicarsi i
colori del bosco, vide tutti gli animali, anche i più nasco-
sti, e persino l’infaticabile lavoro dei più piccoli insetti.
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Davanti a loro Fata Chiara apriva i sentieri illumi-
nandoli, facilitando cosi il percorso.
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Fata Cò Cò le seguiva sorridendo. E ogni volta che la
Fata Giù Giù sostava per riposarsi, lei ascoltava paziente
tutto quello che le era accaduto in quegli anni lontano
dal Bosco dei Desideri, consolandola quando Giù Giù non
riusciva a trattenere le lacrime per il dolore.
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“Ti aiuterò io ad attraversare il fiume” disse ZìZì.
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Giù Giù manifestò le sue paure, con tono esitante: “Ma
io... non ho il coraggio di entrare nella tana di un animale
cosi grosso... e poi... non riuscirò mai a scalare il sentiero
ripido che conduce alla sua grotta!”
Fì Fì la rassicurò
immediatamente:
“Non temere, ci
sarò io ad aiutarti e
a proteggerti”
E la Fata Sò Sò ag-
giunse: “Vengo an-
ch’io ad aiu tar ti”,
e cosi dicendo si
trasformò in ba-
stone di sostegno,
pemettendo cosi
alla Fata Giù Giù
di ap pog giar si
per scalare age-
volmente il ripi-
do percorso.
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Giunte alla grotta, tutte le Fatine udirono dei lamenti.
Fata Gè Gè si precipitò subito all’interno per soccorrere
colui che si lamentava. Ad avere bisogno di aiuto era
proprio l’enorme Orso Bruno, che per procurarsi il cibo
si era ferito ad una zampa con delle lunghe spine.
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Gli tolse tutte le spine, lo disinfettò e poi prese alcuni rag-
gi di sole per fasciargli stretta stretta l’enorme zampa.
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Il bambino di Giù Giù gridava di gioia, perché non aveva
mai visto un pupazzo così grande e morbido. L’orso si
sdraiò a pancia all’aria per permettere al piccolo ed a tut-
te le Fatine di saltare sopra la sua morbida pelliccia.
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Il piccolo e le Fatine si divertirono moltissimo, e l’orso era
così felice che decise di rimandare il letargo per andare
zonzo per il bosco con il bimbo e le buone Fatine.
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Ancora alcuni minuti di spettacolo, e poi la nuvola fu
cosi vicina da svelare il mistero.
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E lì naturalmen-
te vivevano tan-
tissime farfalle
colorate, e anche
loro, avendo sa-
puto del ritorno
di Giù Giù, per
ren der le omag-
gio e sa lu tar la
ave va no pen-
sato di esibirsi
davanti a lei in
voli acrobatici.
Per dare il ben-
tornato alla loro
amica fatina.
Ed ora non
c’erano più dubbi: un sorriso di felicità era tornato ad
illuminare il viso di Fata Giù Giù.
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Fata Cò Cò stava sempre accanto a Giù Giù, ma ora non
più per consolarla.
Ora il compito di Cò Cò era quello di istruirla, per farle
comprendere quando fosse immenso il Bosco dei Desideri,
quante creature nascevano e crescevano in lui.
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E quanti frutti lei pote-
va raccogliere per poi
donarli a tutti gli abi-
tanti della vallata.
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Quel giorno però, diversamente dal solito, l’albero le
disse: ”E’ giunta l’ora che anche tu salga sui miei rami,
voglio farti vedere la vallata dalla mia altezza.”
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Abbracciando delicatamente la Fatina, la sollevarono
conducendola il più in alto possibile, dicendole: ”Guarda
Giù Giù, guarda la vallata, il tuo soggiorno qui da noi
ti ha rafforzata.
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La Fata Giù Giù guardò la vallata e da quell’altezza vide
tutti gli altri boschi come erano veramente.
Vide grandi alberi con rami colmi di spine che, come
tentacoli, impedivano a tanti piccoli alberini sani e belli
di crescere e donare i loro frutti agli abitanti del bosco.
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