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Il Bosco dei

Desideri

I l ritorno di
GIU’ GIU’

Anita Felidonas
Jacqueline Magi Selvanetti

ED I Z I O N I B ABA JAGA
Con la collaborazione di:

Montecatini Terme - Sede - Via Don Minzoni, 14


Montecatini Terme - Casina Rossa - Via Bruceto, 48
Montecatini Terme - Salsero - Via Foscolo, 6
Massa e Cozzile - Traversagna - Via Gramsci, 7/9
Pieve a Nievole - Via Empolese, 100
Monsummano Terme - Cintolese - Via Uggia, 333
Larciano - Via Gramsci, 12
IL RITORNO DI
GIU’ GIU’
Con il patrocinio di:
IL RITORNO DI
GIU’ GIU’

Una fiaba di ANITA FELIDONAS

Illustrata da JACQUELINE MAGI SELVANETTI

Con il contributo di
Luciano Di Guido
e
Luca Sbenaglia

EDIZIONI BABA JAGA


© 2005 Edizioni Baba Jaga
Tutti i diritti riservati

Edizioni Baba Jaga


Via S.Anastasio, 13
51100 Pistoia
tel: +39.0573.28061

ISBN 88-901797-0-8
Di boschi straordinari su cui regna sovrana una Grande Quercia, come quello
che appare in questi racconti, Pinocchio se ne intende. Sa per esperienza che
ci può succedere di tutto, gli spaventi più grandi e le sorprese più cariche
di gioia. Gli Assassini e la Fata, due oscillazioni tra cui si muove il pendolo
della consapevolezza; che si acquisisce non solo sperimentando ma anche
scambiando con gli altri storie che, magari attraverso metafore e simboli, sono
al tempo stesso esperienza ed indispensabile riflessione su di essa.

Sulla convinzione del valore formativo del racconto letterario è basata tutta
l’attività, l’esistenza stessa della Fondazione Nazionale Carlo Collodi e del suo
Parco di Pinocchio. Per questo, non possiamo che salutare con soddisfazione
la pubblicazione di queste fiabe, nate dalla nostra terra, che con parole
e immagini si impegnano ad offrire al lettore qualche “mattoncino” per
costruire la propria crescita.

Collodi, marzo 2005

Fondazione Nazionale Carlo Collodi

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I l Bosco
dei Desideri
C ’era una volta, anzi c’è ancora, un bosco il cui nome
è Desiderio. E’ situato in una collina, chiamata
Dappertutto.
I suoi alberi parlano, giocano con gli abitanti del bosco,
si dissetano alle magiche cascate, danzano con la dolce
musica del vento.
Tutti sono molto colti, perché hanno ascoltato atten-
tamente gli insegnamenti che la Pioggia portata dalle
nuvole, provenienti da luoghi lontani e diversi, donava
e dona a loro.
Hanno ascoltato le notizie che il Sole ogni giorno, dopo
avere compiuto il suo lungo viaggio, portava e porta
loro.
E la Luna regala al bosco ogni notte racconti misteriosi,
magici, e storie segrete che solo lei conosce.
Ma ciò che il bosco contiene di più magico, sono i desi-
deri.
Nascono tra i rami degli alberi, dentro i cespugli, nei
prati, nei pressi delle cascate, lungo gli argini dei fiumi,
sul fondo dei laghi.
Per raggiungere questa meravigliosa meta non ci vuole
molto: basta un foglio bianco, una penna, delle matite co-
lorate, immaginare un desiderio e scolpirlo sul foglio.
E la magia avrà inizio.

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Il ritorno di Giù Giù
nel Bosco dei Desideri

Chi c’è nel Bosco dei Desideri?

La grande Quercia ............. Regina del Bosco

Giù Giù .......................................La Giustizia

Lì Lì ...............................................La Libertà

Giò Giò.............................................. La Gioia

Fè Fè............................................. La Felicità

Fà Fà .......................................... La Fantasia

Chiara....................................... La Chiarezza

Cò Cò ................................. La Comprensione

Zà Zà.......................................... La Prudenza

Zì Zì............................................. La Pazienza

Fì Fì .............................................. La Fiducia

Sò Sò ............................................. Il Sostegno

Gé Gé .......................................La Generosità

Mì Mì .............................................. L’Umiltà.

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C ’era una volta, sopra la collina che dominava la
vallata, un bosco che non era un bosco qualunque,
ma il magico Bosco dei Desideri.

Dai suoi alberi, dai suoi cespugli e dal suo suolo fiorivano
e maturavano fiori e frutti mai visti in altri luoghi.

Gli animali del bosco disponevano perciò di molto cibo


e non occorreva che si uccidessero fra loro,
come accade a volte tra diverse specie
animali, e a volte anche tra individui
della stessa specie, come accadeva
nei normali boschi.

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Era sorta, quel giorno, un’alba bellissima; tutte le albe
che si succedevano in quel luogo erano del resto straor-
dinarie.
Il sorgere del sole faceva zampillare sentimenti festo-
si nei cuori degli abitanti del bosco e tutti, scoiattoli,
cerbiatti, uccellini, alzavano un canto così gioioso che
neppure i cespugli restavano indifferenti: e infatti si
mettevano a danzare.

Il bosco custodiva e proteggeva con


amore tutti i suoi abi-
tanti.

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Anche il grande albero, la Grande Quercia, si era sve-
gliato e come sempre, anche quella mattina, per stirare
i propri rami dopo una lunga notte di sonno, aveva al-
lungato le sue braccia verso il cielo, tuffandosi dentro la
fontana delle nuvole per lavarsi il viso.
La Grande Quercia si stropicciò gli occhi per vedere
meglio.

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Non riusciva a credere a quello che si profilava alla sua
vista, ma poi, certa di ciò che vedeva, chiamò a raccolta
tutte le creature del bosco per dare loro il gioioso annun-
zio: “Ehi, ascoltatemi tutti! E’ tornata da noi la Fatina
Giù Giù..!”gridò l’albero.

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Alla stazione era infatti arrivato un treno e ne era scesa,
giusto in quel momento, la Fatina Giù Giù con un lungo
vestito nero.

Tutti esultarono di felicità, e si dettero molto da fare:


pulirono, rassettarono ed adornarono di fiori la dimora
della Fata, per dimostrare quanta gioia provassero per
il suo ritorno.

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Anche Le lucciole, benchè di norma durante il giorno
riposassero, si nascosero all’interno della casa, formando
con le loro lucine la scritta: “Bentornata nostra amata
Giù Giù”!

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Nel frattempo la fatina Giù Giù percorreva con il fiatone
il sentiero in salita che conduceva al bosco incantato.
Il suo borsone, colmo di scartoffie, ed il suo pesante abito
nero rendevano ancora più faticoso il tratto di strada che
la separava dal suo amato bosco.
Solo ora, intravedendolo a breve distanza, ella capiva
quanto gli era mancato il suo bosco, quanto aveva avuto
bisogno di tutti i suoi abitanti vegetali e animali: final-
mente avrebbe potuto riabbracciare le sue amiche fatine.
E il grande albero.
L’ultimo tratto di strada era davvero duro da percorrere:
la salita era troppo ripida e lei non era più allenata per
certi sforzi. I suoi amici corsero tutti ad aiutarla:
L’aquila Fantasia volò e la sollevò dal peso del borsone.

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Gli uccellini le sbottonarono il pesante abito nero ed i
cerbiatti lo afferrarono per le maniche per sfilarglielo.

Alleggerita da quei pesi ingombranti Giù Giù si senti


subito meglio.

Anche le formichine vollero dimostrare a Giu Giu la loro


gioia per il suo ritorno: si misero tutte sotto i piedi della
fatina e sollevandola come sui pattini, la portarono fino
davanti alla sua casa nel bosco.

Quella commovente e affettuosa accoglienza riportò il


sorriso sul triste e deluso viso di Giù Giù. Ma cosa era
accaduto ? Perchè Giù Giù se n’era andata, tempo addie-
tro, da quel paradiso che era il bosco dei desideri?

Se ne era andata alcuni anni prima, salutando tutti con


queste parole: “Voi sarete sempre nel mio cuore, ma devo
partire per portare il mio sapere agli abitanti degli altri
boschi. A portare la Giustizia.”

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Poi con gli occhi colmi di lacrime,
aveva indossato l’im por tan te
abito nero da cerimonia, aveva
preso la sua borsa colma di
scartoffie, e se ne era andata
senza voltarsi indietro.
Rimase lontana per
anni.

E anche ora che era tornata.,


era triste, amareggiata, delusa,
al punto che tutti, cessati i fe-
steggiamenti, le chiesero: “Perchè sei cosi addolorata?
Cosa succede di tanto brutto fuori di qui? E a te cosa è
accaduto?”.
Lei parlò, e la sua voce si diffuse nell’aria con infinita
tristezza:
“Cari amici miei! Sono partita, come voi ben sapete, piena
di volontà e di fiducia, credendo fermamente in me ed in
tutto ciò che avrei potuto realizzare.
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E’ stato molto difficile riuscire a farsi ascoltare, ma ancor
di più é stato difficile sfamare con i miei frutti e dissetare
con i miei ruscelli.
Per questo sono triste e amareggiata: ho incontrato rifiuti
e incomprensioni; troppo poco ho sfamato, troppo poco
ho dissetato. Questo mi ha così indebolito che ho sentito
il bisogno di tornare qui, per ritrovare le mie forze.
Inoltre... beh... inol-
tre, in altri boschi ho
conosciuto e sposato
un principe...! Ma que-
sta é un’altra storia! Ve
la racconterò in seguito.”
Un gridolino fece voltare
tutti.

La Fatina Giù Giù si avvi-


cinò al suo borsone sor-
ridendo e l’aprì: tra
lo sbalordimento
generale, sgusciò
fuori un delizioso
bambino con ca-
pelli e occhi neri
neri come quelli
della Fatina.

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“Questo é il frutto del mio amore con il principe” disse
Giù Giù.

“E io sono tornata anche per questo, perché desidero che


il mio piccolo cresca nutrendosi del cibo sano del bosco, e
respirando la sua aria pura, affinchè si conservi sano e
forte nel modo più naturale
possibile.

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Perchè il suo compito futuro, sarà quello di regnare sag-
giamente. Conservandosi integro per tutta la vita alla
fedeltà e all’amore del suo popolo.”

Tutto gli abitanti del bosco, felici per l’arrivo del nuovo
ospite, fecero a gara per accaparrarsi un suo abbraccio
e giocare con lui.

Poi fata Lì Lì disse: “Portiamolo a fargli conoscere il bo-


sco. E anche tu, Giù Giù, hai bisogno di fare una bella
corsa, come facevamo sempre prima che partissi. Ricordi
come eri felice”?

“Andiamo,andiamo!” Gridarono in coro tutte le altre


fatine.

Fata Lì Lì, portando il piccolo sulle spalle, si rivolse dol-


cemente a GiùGiù: “Dammi la mano e seguimi.”

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La Fata Giò Giò aggiunse: “Io mi trasformerò in rondine
e volerò al tuo fianco”.

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E Fata Fè Fè si
trasformò in farfal-
la, sussurrando: “Io
andrò alla ricerca dei
fiori più belli, e poi ti
chia me rò per ammi-
rarli”

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Fata Fà Fà aggiunse: “Per farti trovare una quan-
tità maggiore di desideri, io mi trasformerò in un paio
di occhiali” e subito si trasformò, andando a posarsi sul
naso di Giù Giù.

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Miracolo! La Fatina GiùGiù vide subito centuplicarsi i
colori del bosco, vide tutti gli animali, anche i più nasco-
sti, e persino l’infaticabile lavoro dei più piccoli insetti.

Dal viso di Giù Giù scomparve la tristezza, e le sue gambe


sentirono il bisogno di correre. E volò con tutte le fatine
a scorrazzare nel magico bosco.

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Davanti a loro Fata Chiara apriva i sentieri illumi-
nandoli, facilitando cosi il percorso.

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Fata Cò Cò le seguiva sorridendo. E ogni volta che la
Fata Giù Giù sostava per riposarsi, lei ascoltava paziente
tutto quello che le era accaduto in quegli anni lontano
dal Bosco dei Desideri, consolandola quando Giù Giù non
riusciva a trattenere le lacrime per il dolore.

Correndo giunsero presto di fronte ad un limpido fiu-


me.
Giù Giù entro subito
in acqua sguazzando e
provando il prepotente
desiderio di attraver-
sarlo a nuoto.
Ma Fata Zà Zà la fermò
con dolcezza, ri cor -
dandole le sue condi-
zioni di debolezza
e consigliandole
di aspettare ancora
qualche giorno, prima di
affrontare la forza delle
acque del fiume.

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“Ti aiuterò io ad attraversare il fiume” disse ZìZì.

E dopo essersi fatta donare dagli alberi i loro rami più


lunghi e più sottili, li intrecciò con molta pazienza e
abilità, formando delle corde forti e lunghe.

Fata Giò Giò volò sull’altra riva del fiume portando un


capo della corda, raccomandando agli alberi che si tro-
vavano da quella parte di tenerla stretta.

In breve tempo venne costruito un robusto ponte, e tutte


le Fatine poterono attraversare il fiume senza correre
rischi.

Giunte sull’altra riva la Fata Fì Fì ebbe un’idea lumi-


nosa. Pensò di condurre Giù Giù a far visita al grande
Orso Bruno che stava riposando nella sua grotta.

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Giù Giù manifestò le sue paure, con tono esitante: “Ma
io... non ho il coraggio di entrare nella tana di un animale
cosi grosso... e poi... non riuscirò mai a scalare il sentiero
ripido che conduce alla sua grotta!”

Fì Fì la rassicurò
immediatamente:
“Non temere, ci
sarò io ad aiutarti e
a proteggerti”

E la Fata Sò Sò ag-
giunse: “Vengo an-
ch’io ad aiu tar ti”,
e cosi dicendo si
trasformò in ba-
stone di sostegno,
pemettendo cosi
alla Fata Giù Giù
di ap pog giar si
per scalare age-
volmente il ripi-
do percorso.

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Giunte alla grotta, tutte le Fatine udirono dei lamenti.
Fata Gè Gè si precipitò subito all’interno per soccorrere
colui che si lamentava. Ad avere bisogno di aiuto era
proprio l’enorme Orso Bruno, che per procurarsi il cibo
si era ferito ad una zampa con delle lunghe spine.

Fata Mì Mì, che aveva sempre con sè tutto l’occorrente


per le emergenze, si affrettò a curare il povero orso do-
lorante.

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Gli tolse tutte le spine, lo disinfettò e poi prese alcuni rag-
gi di sole per fasciargli stretta stretta l’enorme zampa.

La fasciatura di raggi di sole fatta da Mì Mì fece subito


scomparire il dolore all’Orso Bruno, che dalla felicità
abbracciò tutte le Fatine.

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Il bambino di Giù Giù gridava di gioia, perché non aveva
mai visto un pupazzo così grande e morbido. L’orso si
sdraiò a pancia all’aria per permettere al piccolo ed a tut-
te le Fatine di saltare sopra la sua morbida pelliccia.
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Il piccolo e le Fatine si divertirono moltissimo, e l’orso era
così felice che decise di rimandare il letargo per andare
zonzo per il bosco con il bimbo e le buone Fatine.

Ma le sorprese non erano finite. Apparve in lontananza


una grande nuvola colorata che si dirigeva verso di
loro.

“Cosa sarà?” si chiesero tutti in coro. E guardavano


estasiati quella meraviglia. La nuvola nel muoversi
sembrava danzasse, e i colori si alternavano come luci
per poi rimescolarsi andando a formare milioni di stelle
filanti.

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Ancora alcuni minuti di spettacolo, e poi la nuvola fu
cosi vicina da svelare il mistero.

La Fata Fè Fè, che si era trasformata in farfalla per


cercare i fiori più belli, era tornata e, come promesso,
aveva trovato il prato dove fiorivano i fiori più belli e
profumati di tutta la valle.

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E lì naturalmen-
te vivevano tan-
tissime farfalle
colorate, e anche
loro, avendo sa-
puto del ritorno
di Giù Giù, per
ren der le omag-
gio e sa lu tar la
ave va no pen-
sato di esibirsi
davanti a lei in
voli acrobatici.
Per dare il ben-
tornato alla loro
amica fatina.

Ed ora non
c’erano più dubbi: un sorriso di felicità era tornato ad
illuminare il viso di Fata Giù Giù.

Un canto di letizia sgorgò dal cuore di tutti gli abitanti


del bosco che ripresero a scorrazzare tutt’intorno, ab-
bracciandosi.

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Fata Cò Cò stava sempre accanto a Giù Giù, ma ora non
più per consolarla.
Ora il compito di Cò Cò era quello di istruirla, per farle
comprendere quando fosse immenso il Bosco dei Desideri,
quante creature nascevano e crescevano in lui.

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E quanti frutti lei pote-
va raccogliere per poi
donarli a tutti gli abi-
tanti della vallata.

Passò del tempo, e Fata


Giù Giù ed il suo picco-
lo erano talmente felici
che avevano dimenticato
l’esistenza di altri bo-
schi.

Un giorno come gli


altri, Fata Giù Giù
aveva riempito il
suo cestino di
desideri realiz-
zati e come
ogni giorno
andava ad
offrirlo al
grande albero,
perchè dall’alto
dei suoi rami lui
potesse mostrarli a
tutta la vallata.

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Quel giorno però, diversamente dal solito, l’albero le
disse: ”E’ giunta l’ora che anche tu salga sui miei rami,
voglio farti vedere la vallata dalla mia altezza.”

La fatina acconsentì felice. La Grande Quercia si piegò,


facendo un regale inchino, e i suoi rami toccarono ter-
ra.

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Abbracciando delicatamente la Fatina, la sollevarono
conducendola il più in alto possibile, dicendole: ”Guarda
Giù Giù, guarda la vallata, il tuo soggiorno qui da noi
ti ha rafforzata.

I tuoi occhi ora vedono. Le tue orecchie ora sentono. Ora


la tua bocca sa cosa dire. E le tue mani cosa fare. E le
tue gambe dove condurti”.

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La Fata Giù Giù guardò la vallata e da quell’altezza vide
tutti gli altri boschi come erano veramente.
Vide grandi alberi con rami colmi di spine che, come
tentacoli, impedivano a tanti piccoli alberini sani e belli
di crescere e donare i loro frutti agli abitanti del bosco.

Giù Giù comprese che era giunto il momento di ripar-


tire.

Il suo compito era quello di viaggiare per valli e boschi


per distruggere con la sua magia gli alberi infettati dal
male.

“Grazie grande albero” disse Giù Gìù “per avermi mo-


strato quello che dovrò fare”

Poi convocò tutti gli abitanti del bosco e disse loro:

“Amici cari devo ripartire, e portare la mia magia ovun-


que ci sarà bisogno di me.
Lascio qui il mio piccolo principe, perché possa crescere
sano e forte. Perché dovrà essere molto forte per riuscire
ad affrontare tutte le insidie della vallata e i tentacoli
nascosti negli altri Boschi.
Questa volta però la mia partenza non sarà triste, perchè
tornerò molto spesso da voi. L’Aquila Fantasia verrà a
prendermi ogni volta che avrò bisogno di voi e del bosco
per rinforzarmi, ma anche ogni volta che avrete bisogno
di me io correrò qui.”
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Ciò detto, Giù Giù, indossò il suo abito nero da cerimonia,
riempì il suo borsone delle scartoffie, salì sulle ali di Aqui-
la Fantasia e volò verso gli altri boschi, per sconfiggere
tutti i tentacoli spinosi dei prepotenti alberi, con la sua
inesauribile MAGIA fatta di GIUSTIZIA.

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