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Alessandria, 6 maggio 2011 Convegno Confindustria Alessandria Italia: serve un Progetto-Paese Via i freni, innovazione per lo sviluppo

PONS: Vi presento due personaggi di primo piano delleconomia nazionale: Fabrizio Palenzona - che voi conoscete benissimo perch originario di queste parti (Novi Ligure, ndr), a cui piace essere chiamato non solo banchiere, ma anche Cavaliere del Lavoro, per mettere in risalto i suoi meriti imprenditoriali che Vicepresidente di Unicredit da diverso tempo e Presidente di Aeroporti di Roma e dellAISCAT; Corrado Passera che un banchiere a tutto tondo, dal 2002 che a capo di Banca Intesa; prima aveva rilanciato le Poste, nel 2007 stato uno dei promotori della grande fusione tra Intesa e San Paolo. Entrambi sono banchieri a cui piace guardare oltre, non solo alla gestione della propria banca, ma anche un po al sistema paese, e quindi questa sera affrontiamo con loro il tema: Serve un progetto paese. In effetti, lho sentito anche dagli interventi che mi hanno preceduto, sono state citate la formazione, la ricerca, il mercato del lavoro, le infrastrutture, ma forse non si parlato di divario tra nord e sud, ed un elemento che posso aggiungere io. Per la cosa fondamentale credo sia - e qui mi rivolgo per primo a Corrado Passera - come si possono combinare insieme tutti questi elementi per dare questo slancio, questo colpo di reni allItalia visto che i dati e le slide che abbiamo appena visto ci dicono ineluttabilmente che lItalia sta crescendo meno degli altri paesi, frenata. Qual la ricetta per mettere insieme il tutto e avere una visione complessiva e ridare slancio alleconomia italiana? PASSERA: Se fosse facile, sarebbe gi stato fatto. Certo non stiamo crescendo abbastanza da tanti anni, e questo crea problemi di lavoro e di occupazione, che stanno diventando molto pi grossi di quelli che uno potrebbe pensare guardando ai dati statistici della disoccupazione; in pi non creiamo risorse per gestire il debito pubblico. Cio, noi abbiamo due bombe grosse che si sono innescate: una quella della disoccupazione e quindi del disagio sociale e laltra sono i conti pubblici che, senza crescita, malgrado il grande sforzo che si sta facendo non vanno a posto. Quindi noi non cresciamo abbastanza e dobbiamo crescere di pi. Possiamo crescere di pi? S, perch per come va il mondo, se sappiamo coglierne le opportunit, ci pu essere un sacco di crescita. Noi siamo un paese che specializzato, che forte in una serie di settori che dalla globalizzazione hanno tutto da guadagnarci. Che cosa vogliono i paesi emergenti? Automazione industriale, e noi siamo tra i primi al mondo, secondi soltanto alla Germania; cosa vogliono - dico cos perch prima sono usciti quei dati - quelle centinaia di migliaia di nuovi benestanti che si stanno creando nei paesi emergenti?

Prodotti in cui noi siamo fortissimi, cio tutto ci che Made in Italy o Made by Italy, quindi noi possiamo approfittarne. Abbigliamento, moda, agri-business, tutto ci che il sistema casa; ma poi pensiamo anche al turismo, pensiamo alla salute. Dunque, da una parte non cresciamo abbastanza, ma dallaltra parte possiamo crescere, c un potenziale, perch se non ci fosse, il discorso successivo sarebbe inutile. Serve un progetto paese. Cos un progetto paese? Un progetto paese mettere insieme quello che i relatori prima di noi hanno gi detto. Quello che forse ci manca non sono i singoli pezzi di quello che dobbiamo fare, ma la capacit di metterli insieme in un tutto unico. Adesso magari ci provo, anche solo per fare un indice degli argomenti, ma prima ancora di passare al come mettere insieme queste cose, bisogna realizzarle. Mi piace dirlo, perch la presentazione ci ha dato gi gran parte delle risposte, cio ci ha detto che servono tutti quei pezzi, e ognuno giustamente ha parlato del suo pezzo, e del fatto che poi serve metterci insieme, imprese, banche, politica, cultura. Progetto paese vuol dire mettere insieme le diverse parti della societ e in particolare della classe dirigente e creare un tutto unico che spinga verso la crescita sostenibile, non la crescita degli ultimi anni prima della crisi, quella drogata dal debito e fatta di bolle. Quella che crea occupazione, che crea ricchezza sostenibile. Per il progetto paese, secondo me, non c la risposta sicura, bianca o nera che sia: invece necessario mettere insieme quelle cose. Da noi, quando ci diciamo cosa pu fare la banca, parliamo di quattro motori che fanno la crescita, e che la crescita viaggia su quattro ruote. Tutte e quattro devono andare nella stessa direzione e sono: la forza delle imprese, e dopo vediamo quali sono i pezzetti che le fanno forti; il sistema paese, perch le imprese da sole, che sono lelemento fondamentale che crea ricchezza e che crea occupazione, se non hanno intorno a loro un sistema paese funzionante non saranno mai produttive; ma come giustamente ha detto anche il Presidente dellUnione Industriali, non basta la competitivit. Lui ha parlato dinclusione, io parlo di coesione sociale, ci vuole una societ che si tenga insieme. E poi questa societ deve avere energia, dinamismo. Queste sono le quattro ruote, i quattro motori. Vediamo come tutti i pezzi che sono stati citati si aggiungono a questi motori. Forza delle imprese: dobbiamo rafforzare quelle che abbiamo, dobbiamo aiutare le nuove aziende a nascere, dobbiamo attirare aziende da fuori e quelle che abbiamo dobbiamo renderle competitive attraverso innovazione, internazionalizzazione, crescita dimensionale. Queste imprese devono avere le risorse per poter essere competitive: personale, capitale umano di qualit, risorse finanziarie, il credito, energia a prezzi competitivi, devono avere regole che favoriscano le crescita. Il fisco oggi favorisce la crescita? No. Quando si dice riforma del fisco credo che si voglia dire questo. Premiamo il lavoro e premiamo la crescita, gli investimenti? No, premiamo la rendita, premiamo chi non cresce. Quindi: fisco che spinge verso la crescita, regole della

concorrenza, apertura alla concorrenza dei settori che oggi non lo sono per creare spazio per nuove imprese, e regole sul lavoro. Passi ne sono stati fatti, per avere competitivit. Intorno alle imprese c il sistema Paese che fatto di tante cose, essenzialmente di quattro categorie, in primis le infrastrutture - giustamente stato sottolineato da quasi tutti che la produttivit complessiva di un sistema paese deriva moltissimo dalle infrastrutture. Il nostro paese ha accumulato, secondo noi, circa 250 miliardi di ritardo in infrastrutture importanti. E assolutamente indispensabile che vengano investiti 100 di questi miliardi e le infrastrutture possono essere realizzate anche senza mettere in difficolt il debito pubblico, perch molte di queste sono gi state finanziate, per molte di queste si possono trovare soldi privati, molte di queste si autofinanziano, ecc. Subito dopo c il sistema della formazione, dellistruzione, della ricerca perch funzionale alle cose che dicevamo prima, perch quello che spinge linnovazione. Giusto riferimento, parlando di imprese, agli istituti tecnici. Quello che ci manca - parlando di istruzione tecnica - sono gli istituti tecnici superiori. Noi, finiti gli istituti tecnici, non abbiamo quello strato superiore di formazione tecnica che fa la fortuna, per esempio, di paesi come la Germania. Quindi infrastrutture, formazione, istruzione e ricerca, e poi giustizia e sicurezza, perch le imprese, se non c un sistema di garanzia sui diritti, di sicurezza, di tutela dei meccanismi contrattuali, non funzionano, e infatti la debolezza del nostro sistema giudiziario e in certe regioni dItalia di copertura del territorio una delle principali ragioni di mancati investimenti dallestero. Quarto pezzo del motore sistema paese: pubblica amministrazione, funzionamento di tutto ci che meccanismo di regolazione, autorizzazione, controllo, dialogo tra le autorit locali o centrali rispetto al mondo delleconomia. Quindi, primo motore, mondo delle imprese con quei quattro sotto-motori che abbiamo detto, sistema paese con infrastrutture, formazione, giustizia e pubblica amministrazione. Per giustamente si detto che non bastano leconomia e la competitivit; ci vuole intorno ancora una societ che si tiene, e la societ si tiene se si condividono responsabilit e rispetto per le regole. Lascio a voi il giudizio su quello che succede nel nostro paese dal punto di vista del rispetto delle regole. Dopodich c il tema della gestione di tutto ci che propensione al futuro e paura del futuro, quindi il grande mondo del welfare, il mondo della previdenza, il mondo della sanit, il mondo dellassistenza, il mondo del sostegno a famiglie, a comunit: tutto il mondo del welfare. Questo un altro pezzo importante del motore coesione sociale, per arrivare al mondo che sempre di pi si far carico di queste necessit, che il mondo del terzo settore. Il privato non entra in questi settori, molto spesso il pubblico non ha pi soldi, quindi grande ruolo, grande importanza per tutto ci che il terzo settore. Quarto motore e quarta ruota il dinamismo della societ, perch non basta essere competitivi, non basta avere un sistema paese, non basta avere una societ intorno;

bisogna che ci sia lenergia dentro e lenergia in una societ viene dalla mobilit sociale, viene dalla meritocrazia, cio dalla capacit di valutare, scegliere e premiare in funzione di performance e risultati. Come banca, attraverso lerogazione del credito contribuiamo alla meritocrazia di un paese e quindi ce ne sentiamo fortemente responsabili. Fondamentali poi sono soprattutto i meccanismi decisionali. Noi siamo un paese che si insabbiato, che si bloccato. Tutti i meccanismi decisionali amministrativi, giudiziari, istituzionali, legislativi sono diventati infiniti, non tengono pi conto n della variabile tempo per i cittadini, per gli individui, n della variabile tempo per le imprese. Pensate al tempo che ci vuole per fare uninfrastruttura o per aprire un capannone, oltre che per avere il risultato di un ricorso in tribunale. Quindi questi quattro motori - imprese, sistema paese, coesione e dinamismo - sono quattro ruote, ciascuna pu bloccare tutto perch se solo una di queste si ferma, si ferma la macchina. Ciascuno ha dei motori che muovono questa ruota; se tutte e quattro si muovono nella direzione giusta si crea nei paesi la fiducia, il meccanismo, il carburante, quella cosa che poi mette in moto tutto. Noi come paese siamo piuttosto forti sul motore-ruota delle imprese e malgrado leuro forte, malgrado tutte le difficolt, noi ci siamo difesi sul mercato internazionale meglio di quanto ci si potesse aspettare, anche se abbiamo ancora diversi problemi da risolvere; siamo forti abbastanza nel motore coesione sociale, abbiamo un sistema di welfare ammodernabile ma robusto che deve tener conto delle nuove sfide, limmigrazione, la denatalit, linvecchiamento; nel complesso per, un sistema che tiene: molti se potessero decidere dove nascere sceglierebbero paesi come il nostro da questo punto di vista. LItalia invece molto debole sul fronte funzionamento del sistema paese, ma alla nostra portata rimediare; molto debole il motore del dinamismo, dove troviamo la mobilit sociale, la meritocrazia e il processo decisionale nel suo insieme. Questo un modo per dire che dobbiamo metterci insieme tutti, la crescita responsabilit di tutti e il sistema fortemente interconnesso. Dobbiamo avere una visione complessiva perch la sostenibilit della crescita nel tempo deriva dal fatto che tutte queste cose si muovono nella stessa direzione e con la stessa energia e sia limpresa, sia la politica, sia la cultura, sia i media possono e devono contribuire perch la crescita non n di destra n di sinistra, una cosa di lungo periodo che deve tener conto del breve perch se non si aggiustano i problemi nel breve non c neanche il lungo, per deve avere visione di lungo termine, gestita da persone che sanno lavorare insieme. PONS: Grazie. Tra poco poi ritorniamo su questi argomenti, per volevo chiedere al Dottor Palenzona innanzitutto se condivide questo discorso di Passera e poi vorrei che lei parlasse in particolar modo del discorso delle infrastrutture, perch so che

innanzitutto un tema al quale lei tiene molto e attraverso Unicredit partecipa a varie iniziative infrastrutturali e come Presidente di Aeroporti di Roma credo che stia cercando di portare avanti con molte difficolt il raggiungimento di questo contratto di programma che dovrebbe darci lingrandimento di Fiumicino, con un investimento monstre, mi pare 12 miliardi di euro per arrivare poi alle Olimpiadi del 2020. Ecco, ci dica come mai il paese cos bloccato sul fronte delle infrastrutture. PALENZONA: Prima, caro Dottor Pons, io e Passera ci siamo messi daccordo, lui parla di cose serie e io concordo. Quindi che io sia daccordo con Passera scontato. Ci eravamo gi messi daccordo, lui bravo e io sono daccordo con lui, anche perch ha detto cose serie e importanti. Io aggiungo una cosa, poi parliamo di infrastrutture: laltro giorno parlavo con un ragazzo che lavorava da precario alla RAI e a un certo punto questo mi dice: ma io che speranza ho? Ecco, io credo che il vero problema principale del nostro paese, che ha tutte quelle cose buone che ha ricordato Passera, sia la mancanza di speranza, cio i giovani soprattutto non intravedono pi quello che vedeva il povero, che aveva meno soldi sicuramente, che arrivava con la valigia di cartone a Torino e che sperava di diventare operaio della FIAT, di farsi la casetta e di far studiare i figli e ci riuscito partendo da situazioni assolutamente peggiori dalle quali poi siamo partiti noi che non abbiamo fatto guerre, e parlo della nostra generazione e delle generazioni dei nostri figli; per manca la speranza, venuto meno qualcosa. E cos quello che sta sopra a tutte le quattro ruote che dice Passera, argomento che io condivido ovviamente? Si chiama in un solo modo: politica. Ma non la politica intesa come quella che vediamo tutti i giorni, ma la capacit di interpretare le esigenze del paese, di mettere insieme interessi diversi, non di occupare, ma di far incontrare, di coordinare le quattro ruote motrici, di creare le regole perch queste quattro ruote motrici lavorino, togliendo magari qualche freno. Perch noi, se pensiamo che la politica debba insegnare alle imprese a far le imprese, alle banche a far le banche, alle scuole a fare le scuole abbiamo sbagliato tutto, ma abbiamo bisogno invece di qualcuno che pensi globalmente al futuro. E noi questa mancanza ormai non ce la possiamo pi permettere, non possiamo pi fare a meno che questo avvenga. Io vi dico, quando sembrava che i governi durassero poco, e duravano poco formalmente, sostanzialmente cera una grande continuit nella politica del paese. Nellattuale Fiumicino, sotto le piste dove atterrano faticosamente tanti aerei, ci sono unautostrada a quattro corsie e quattro binari perch nel 1968 pensavano di costituire quel Fiumicino nord che avrebbe gi dovuto esserci ma non ancora c e che doveva intercettare i famosi 100 milioni di passeggeri che loro pensavano arrivassero nel 2050, ma che noi sappiamo arriveranno molto prima. Perch? Se ci saranno nel 2020 400 milioni di cinesi, un popolo colto, checch se ne dica, e un popolo molto volitivo

che vuole vedere come prima base di conoscenza laltra civilt millenaria e cio Roma. Per accogliere questi cinesi, ma non solo loro ovviamente, occorrono le infrastrutture e noi abbiamo tempi che non ci possiamo pi permettere. Cosa ci vuole? Ci vuole la politica e nel caso specifico ci vuole consapevolezza dei problemi che Passera ha gi detto, io faccio solo un esempio concreto. Allora, nella mia cultura veterodemocristiana di sinistra le infrastrutture, gli aeroporti, le strade e le autostrade sono dello Stato, e le deve fare lo Stato. Poi lo Stato negli Anni Novanta non ce la fa e quindi privatizza, vende. Benissimo, ma lesigenza resta; anzi, come dice Passera, enorme, un handicap formidabile allo sviluppo del paese sotto migliaia di punti di vista, anche per la qualit della vita, perch la mobilit delle persone e delle merci, al di l dellaspetto economico anche un aspetto di salute personale. Allora cosa ci vuole? Le regole. Occorre il rispetto delle regole e la validit nel tempo delle regole che ci diamo, altrimenti i soldi non vengono in Italia, vanno da unaltra parte, quando in Italia ce ne sarebbe pi bisogno perch abbiamo il traffico, abbiamo la prospettiva pi di qualunque altro paese evoluto del mondo. Occorre un sistema responsabile che rispetti le normative di carattere europeo, il libero accesso previsto dalle norme europee, il rispetto delle regole previste dai contratti e quindi laffidabilit, il legittimo affidamento e poi un sistema giudiziario che invece di metterci 1.350 giorni medi per fare un piccolo recupero crediti, ce ne metta almeno 300, come in Francia, quindi quattro volte meno. Ecco, queste sono le mille cose di cui abbiamo bisogno. E invece noi non le facciamo, perch abbiamo fatto le privatizzazioni, ma non abbiamo fatto le regole, e queste regole cosa vogliono dire? Uno Stato forte che decide le strategie, un privato che le realizza rischiando e che viene controllato in modo che faccia quello che si impegnato a fare, negli steps che si impegnato a percorrere e ci siano le dovute sanzioni se non lo fa. Questo quello di cui abbiamo bisogno, e parlo terra-terra, banalmente. E ci sono migliaia di miliardi pronti ad arrivare, ma non perch siamo bravi, perch c il traffico. Quando i nostri padri hanno fatto lAutostrada del Sole, il traffico non cera, ma hanno detto: serve lAutostrada del Sole, guai se non lavessero fatta; quando hanno fatto tutto il resto del sistema infrastrutturale lhanno fatto in assenza di traffico, ma con una previsione del traffico. Noi lo stiamo facendo, se ce lo lasciassero fare, con un traffico che scoppia, quindi sapendo gi matematicamente che arriveranno i 100 milioni, non come nel 68 che prevedevamo, sapendo che il traffico c gi in Lombardia, che c bisogno delle strade, che il traffico ci sarebbe nei nostri porti, ma c un sistema che non marcia, che non crea le regole e che non le rispetta, in modo tale da far affluire i capitali per realizzare queste infrastrutture. Questa libert dazione o questa noncuranza del problema non ce le possiamo pi permettere. Secondo me il paese, che ha tutte le potenzialit che sono state ricordate, che resta ancora il paese pi bello del mondo sotto un milione di punti di vista,

compresi i cinque milioni di imprese che ci lavorano, che ha sicuramente le pi grandi potenzialit del mondo, di cui bisogna essere innamorati, ha bisogno per di finirla con la ricreazione, con il considerare la politica alta una cosa inutile. Un primo impegno dei giovani e delle imprese deve essere quello di occuparsi direttamente della politica, perch si deve sapere che senza una guida di questo genere il paese non va da nessuna parte. I giornali - e qui ce n uno molto importante - giusto che critichino, ci mancherebbe altro, ma abbiamo bisogno anche qualche volta che ci sia un bilanciamento, la critica ma anche linnalzamento - che forse fa meno audience - dei casi positivi, la gente ha bisogno anche di capire che ci sono cose che funzionano e deve orientarsi verso un sistema di politica che deve cambiare radicalmente, che deve alleggerirsi sotto tutti i punti di vista, ma che deve ritornare a programmare il futuro del paese, perch se no, se restiamo pezzi spesso in contrasto, spesso in lotta, senza nessuno che fa questo lavoro di regia nel rispetto, anzi, nella valorizzazione di tutte quelle ruote, le quattro ruote di Passera, noi rischiamo di non poter neanche sfruttare quelle ruote che funzionano, e quindi dobbiamo avere la consapevolezza che c un problema di regia, ma che questo dipende anche dalla responsabilit di ciascuno di noi di essere reattivi. Io, quando vedo che i giovani ritornano in piazza - sar un nostalgico - sono contento. Quando vedo la gente che non ci sta pi, io sono contento. Dico per, non incanaliamo tutto questo nella confusione, che ne abbiamo gi a sufficienza e non ne abbiamo bisogno, ma nel rinnovamento, nel capire che bisogna ritornare a programmare un futuro condiviso, che non pu che essere condiviso. Non c altra storia, bisogna ritornare a parlare con la gente, di sacrifici certo, ma anche di prospettiva. PASSERA: Mi attacco al discorso di Palenzona proprio perch ha detto una serie di cose vere e alla fine ha parlato di sacrifici. Ecco, quando si parla di progetto o di piano di lungo termine bisogna spartire sacrifici e benefici. Quella politica di cui parlava lui, che vede obiettivi al di l della realt perch sa che potranno essere raggiunti, deve poi mettere in moto dei meccanismi e i meccanismi implicano sacrifici per portare a dei benefici. La politica di quel tipo l quella che sa mettere insieme, sa suddividere entrambi. Sulla politica e sul processo decisionale, la nostra riforma numero uno, la riforma che non costa niente proprio quella che ha a che fare con i processi decisionali. Noi abbiamo creato una matrice impazzita perch su ogni tema ci sono tanti compartimenti o ministeri o funzioni che devono decidere tutti insieme avendo quattro, cinque, sei livelli istituzionali e quindi questi quattro, cinque, sei livelli orizzontali per quattro, cinque, sei livelli verticali creano una matrice dove ciascuno dei rappresentanti di ciascuna funzione e a ciascun livello ha il diritto di veto senza la responsabilit delle conseguenze che questo comporta. Nessuno ha la responsabilit

finale di portare a una decisione e nessuno definisce i tempi per arrivarci; quindi dover trovare e dover dire qual la riforma delle riforme per sbloccare, eliminare i freni e che non costa niente, chiarire chi alla fine il responsabile di ogni processo decisionale, in che tempi si deve arrivare a una decisione e consultando chi. Oggi, con le matrici impazzite dove tutti possono bloccare, noi, come paese, rischiamo di bloccarci definitivamente. PONS: Mi pare che siamo arrivati velocemente al tema della politica, molto pi velocemente forse di quello che pensavo, e qui c un po un convitato di pietra: il Governo e anche il Ministro Tremonti che responsabile delleconomia. Quando a Tremonti si dice: Hai solo difeso il bilancio pubblico, lui si inalbera, come per dire, non poca cosa. Lui ha salvaguardato i conti pubblici e soprattutto, quello che ci tiene molto spesso a dire, ha finanziato in deroga la cassa integrazione e quindi si arriva a quel discorso di coesione sociale di cui parlava Passera in precedenza. Forse, quello che gli si pu dire, che non ha avviato altri meccanismi di crescita. E proprio di questi giorni, di ieri, questo Decreto Sviluppo che per gi alcuni economisti come Mario Deaglio su La Stampa hanno definito un avvitamento su piccole cose, forse un modo per evitare di prendere delle decisioni pi alte e pi serie. Ma cosa si pu imputare effettivamente a questo Governo che non ha fatto finora? Senza far arrabbiare troppo Tremonti. PALENZONA: E evidente che intanto il Governo organizzato formalmente bene, cio c un governo delleconomia, un Ministro dellEconomia e c un Ministro dello Sviluppo Economico che dovrebbero essere in dialogo per realizzare un processo virtuoso. Perch su una cosa Tremonti ha ragione da vendere: non possiamo pi permetterci uno sbilancio, cio sarebbe troppo facile semplicemente finanziare. PONS: LEuropa dice che non si pu pi finanziare la spesa in deficit. PALENZONA: Gi uno dei problemi per cui i giovani dovrebbero fare la rivoluzione il debito pubblico, perch il debito pubblico servito certamente a fare anche cose buone nel nostro paese, ma molte volte anche a tenere pi coperta una generazione lasciando scoperta fatalmente quella nuova; quindi c un problema di questo genere, c un problema sicuramente di riequilibrio del debito pubblico, ma se se ne parla in questo paese non si ragiona pi. Occuparsi del debito pubblico significa trovare un modo per alleggerire il problema degli interessi e quindi abbattere il debito prima ancora del deficit, ma detto questo, per ritornare a Tremonti, ha fatto il suo mestiere e lha fatto bene, e devo dire che con questi ultimi provvedimenti ha anche fatto uno

sforzo per cercare un risultato, per venuto sicuramente meno il contributo del Ministero dello Sviluppo Economico che praticamente stato assente, ed venuta meno una dialettica dentro il Governo tra il fare e il debito che resta una priorit. Quello che si pu rimarcare sono due cose: la prima, io capisco che Tremonti, trovandosi di fronte al bisogno degli italiani dice, taglio X%, cio il famoso taglio lineare, orizzontale, non so come si chiama, verticale, non so come si chiama geometricamente, ma taglio un po a tutti, con lesito che se tolgo un po a qualcuno che fa, gli faccio un danno e lo faccio chiudere, se tolgo un po a qualcuno che spreca, un po pi o un po meno continua a sprecare la gran parte. Quindi la prima cosa che si doveva fare in un governo di prospettiva, e non solo un problema ovviamente di Tremonti, era una ristrutturazione della spesa, perch per rendermi credibile ai miei cittadini, io prima di tutto devo dimostrare che faccio di tutto per ristrutturare come fanno le aziende quando c una crisi; le aziende lo fanno sempre, ma soprattutto quando c una crisi cosa fanno? Guardano i costi, perch i primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati si dice dalle nostre parti. Quindi andiamo a cercare di non sprecare e quando il cittadino vede la stragrande parte di sprechi della politica, ma non solo, che si fanno, si inalbera, perch paga e non ne vede i risultati. Quindi, la prima cosa da fare da parte di un governo di legislatura una forte ristrutturazione della spesa pubblica, che invece si espansa nonostante i tagli e della cui efficacia ed efficienza molti dubitano, ed io sono tra questi. La seconda cosa riguarda il discorso infrastrutturale, per cercare di fare con soldi privati quello che non riesco a fare con i soldi dello Stato perch non li ho, visto che c una possibilit economica vera di fare aeroporti, porti, autostrade, ma anche la banda larga. Non dimentichiamoci che la banda larga costa relativamente poco ed un fattore formidabile di competizione. Ecco, sotto questo punto di vista io dico che non hanno fatto, perch il fatto che ci sia stato un serio contenimento della spesa e il fatto che questo sia vitale per il nostro sistema non c dubbio, che si sia pensato alla coesione sociale con la cassa integrazione, ma la cassa integrazione come quando uno si fa male e ci mette una pezza, non la soluzione dei problemi. Se non si riprende a investire, se non si riprende lo sviluppo, la cassa integrazione prima o poi sar fatalmente un elemento che non potremo neanche pi permetterci a questi livelli, e allora bisogna pensare allo sviluppo. E allora quello che io mi sarei aspettato da un governo che ha cento parlamentari, cosa che non mai stata fatta da nessun altro governo e che poteva fare riforme importanti, era: un grande intervento coraggioso sulla spesa pubblica, le riforme strutturali, la giustizia, e non parlo della parte penale, parlo della parte della riorganizzazione del sistema giudiziario che uno di quei freni di cui parlavamo prima; la liberalizzazione, ma non tanto di liberalizzare tout-court, quanto avere la capacit di attirare investimenti in quei settori strategici che a loro volta oltre a creare PIL creano

competitivit, perch se io ho un sistema anchilosato dove le merci pagano una tassa aggiuntiva che il blocco del sistema, linefficienza della logistica, se sblocco queste cose ho una vita migliore e nello stesso tempo poderosi investimenti che mi creano PIL e creano quella crescita sulla base della quale io posso contenere il debito pubblico. Guardate, non banale, sono daccordissimo, ma io non ho visto questattenzione, non ho visto questo sforzo. Ho visto un grandissimo sforzo di Tremonti, ma per il resto mi sembrato che la parte pro-attiva non si sia vista. PONS: E daccordo, Dottor Passera? Come si pu fare sviluppo senza intaccare il deficit e il debito sostanzialmente? Dove si possono andare a prendere le risorse? PASSERA: Cominciamo a dire che tutto lo sviluppo salutare e sano delle imprese pu benissimo avvenire senza toccare il debito pubblico; non che adesso il paese cresce solo attraverso la spesa pubblica; quando si hanno 800 miliardi allanno di spesa pubblica, una certa percentuale di riduzione si pu trovare, anche se un approccio di questo tipo difficilmente genera consenso. Prendiamo alcune delle cose che sono state dette. Anche molte infrastrutture, e noi ce ne rendiamo conto tutti i giorni perch abbiamo creato una banca dedicata alle infrastrutture proprio per accelerarne la realizzazione, si finanziano da sole, non hanno bisogno di contributo pubblico; molte infrastrutture sono gi finanziate, oppure sono finanziabili con fondi privati o con fondi europei; quindi cominciamo a dire che quei 20, 30, 40 miliardi allanno potrebbero essere raccolti cos. 30-40 miliardi vogliono dire 23% di PIL. Non che lobiettivo di crescere al livello tedesco impossibile. C un pezzo di Italia che gi a livelli tedeschi, anche perch spesso si ragiona sulla media statistica dellItalia, che non esiste. LItalia il paese maggiormente polarizzato in Europa, ha nove regioni che sono ben oltre la media europea in quasi tutti i campi e altre regioni che sono sotto le medie europee su quasi tutto. La media di questi opposti crea un paese virtuale che non esiste e che ci penalizza in termini di posizionamento statistico, mentre citt, province, regioni come questa nella graduatoria europea quanto a esportazione, manifatturiero, tasso di attivit, livello di risparmio, non hanno nulla da invidiare ai principali paesi o alle principali regioni ricche dEuropa. Molte infrastrutture possono essere fatte, possono creare ricchezza sia perch mettono in giro risorse, sia perch creano produttivit di sistema, senza intaccare il debito pubblico. Il problema quel famoso processo decisionale di cui parlavamo prima, cio il fatto che molte di queste infrastrutture non vengono realizzate perch servono quindici anni per ottenere le autorizzazioni e poi quando partono i lavori vengono subito bloccati. Non vero che per fare queste cose bisogna passare attraverso il peggioramento del debito pubblico. Poi, vogliamo dirci che un

paese serio non pu tollerare 100-150 miliardi di evasione fiscale? Se si riuscisse a recuperare il 10%, il 20%, il 30% di questa evasione sarebbe sufficiente per finanziare un piano di infrastrutture annuale (applausi).Quindi, attenzione prima di dire che le infrastrutture non si possono fare senza far saltare i conti pubblici. Volendo queste cose si possono fare. Il mondo delle imprese un mondo che fortunatamente tira, un mondo che deve essere supportato anche tramite una riforma fiscale ecc, ma che in grado di fare la fortuna del nostro paese. Quando dicevo prima dei due opposti, non intendevo dire che una parte del nostro paese non pu essere riportata in ordine, quello che volevo dire che quando si affrontano i problemi del nostro paese non si possono affrontare i problemi basati sulla media statistica. Certe regioni che hanno gi il turbo devono essere messe in condizioni di andare ancora pi forte, altre regioni che non riescono ancora a esprimere certi potenziali devono essere aggiustate per essere messe in condizioni di raggiungerli. Quindi anche quella politica con la P maiuscola di cui parlava Palenzona prima, quella capace di differenziare in maniera forte il tipo di interventi nelle varie parti dItalia. Non ci sono iniziative che vanno bene da ogni parte. Noi per esempio abbiamo fatto la scelta, come banca, di essere banca dei territori, cio di avere addirittura banche locali, e dove non abbiamo banche locali abbiamo persone comunque dedicate ai vari territori, perch lItalia fatta di una serie di situazioni totalmente diverse, ed una delle nostre ricchezze, una delle nostre forze, perch poi dalla diversit viene fuori la creativit, dalla diversit viene fuori linnovazione. Il modello di Banca dei Territori stato messo a punto proprio per cercare di interpretare queste differenze che ci sono a livello delle varie province o regioni italiane, disponendo per di risorse, di forze che derivano dallessere una grande banca internazionale. Fare Banca dei Territori per noi cercare di interpretare quel tipo di differenze che ci sono in Italia. PONS: Faccio unultima domanda. Parlando proprio anche a livello europeo e parlando di materie finanziarie, mi pare di capire che la BCE stia andando verso un innalzamento dei tassi di interesse perch c un pericolo di inflazione, cosa che gli Stati Uniti non stanno facendo. Ma questo vuol dire andare un po' a smorzare le possibilit di crescita dei vari paesi e in particolare dellItalia? Quindi si dovrebbe pensare anche a livello di Banca Centrale Europea pi allo sviluppo rispetto al controllo dellinflazione? Guardiamola un po in termini macro-europei. PASSERA: Domanda che non ha una risposta sicura, ci sono varie posizioni. Secondo me siamo a livelli di tassi di mercato cos bassi che in nessun modo laumento di mezzo punto o di un punto pu fare differenza come limpatto sulleconomia e in pi dobbiamo ricordarci che la grande crisi, quella che ci ha portato a quei disastri, ha

molte cause. Ha tra le sue cause la bolla di liquidit, il denaro a bassissimo prezzo, il non dare valore e non dare prezzo alla liquidit, inondare il mercato di liquidit. Ecco, noi dobbiamo rientrare da quella situazione, perch una delle grandi molle del disastro finanziario che scattata nei paesi anglosassoni stata anche lenormit di liquidit e i tassi non ragionevoli. Secondo me, non possiamo tornare in tempi brevi ai tassi precedenti alla crisi, per se si rientra in uno stato di normalit, gli effetti negativi sono molto minori rispetto ai benefici che questo pu comportare. Poi sulle cause della crisi facciamo un altro convegno, ma sono meno ovvie di quelle che molto spesso si discutono. PONS: Ultima domanda per Fabrizio Palenzona. Riguarda ancora un provvedimento del suo amico Tremonti che adesso sta varando la Banca del Sud; dice che sar un gigante con 7.000 sportelli, Bankitalia lha approvata. Pu veramente andare a colmare questo divario tra nord e sud? Pu dare una spinta in quel senso oppure siete scettici? PALENZONA: Guardi, io credo che sia venuto meno linteresse importante in una politica del sud, nel senso che se lei facesse caso ai programmi di tutti i partiti della Prima Repubblica, fino agli Anni Novanta, un punto fondamentale era il sud. Ultimamente questo andato sparendo. Il sud per alcuni diventato un problema, mentre io credo che ci sia spazio: questo paese si deve sviluppare tutto, e il problema del sud un paese che rischia se trascurato, come in parte trascurato, di portare a fondo anche il resto. Siccome non credo che saranno soluzioni semplici quelle di dire ci teniamo il nord e gli altri si aggiustino, non credo che sar cos facile e quindi credo che abbiamo un problema serio. Faccio i miei auguri al Governo e al ministro Tremonti, ma dubito fortemente che lo strumento della Banca del Sud possa risultare molto efficace. PASSERA: S, per non possiamo finire cos sul negativo. PONS: Ma perch, pu spiegare un po meglio perch? PALENZONA: Allora, rispondo con le parole di un mio maestro, nel sistema bancario, che si chiamava Vincenzo Maranghi. Questa storia della Banca del Sud era stata gi impostata ai tempi dellIRI, ed era stato chiesto a Mediobanca di occuparsene. La risposta che diede allora Maranghi fu questa: Le banche al sud ci sono o non ci sono? Ci sono. Se ci sono buoni affari al sud, le banche che gi esistono li sanno fare o non li sanno fare? Li sanno fare. Allora il problema un altro.

PASSERA: Posso aggiungere solo una cosa? Sulla Banca del Sud solo un accenno, per poi voglio attaccarmi per dire una cosa positiva, frutto di una mia esperienza di vita molto importanteche serve al dibattito che stiamo facendo adesso. Allora, noi al sud ci siamo, abbiamo preso il Banco di Napoli, era una banca in grave difficolt, stata messa a posto, stata rilanciata. Nel sud abbiamo molti pi impieghi che raccolta, a dimostrazione che lo stereotipo delle banche del nord che vanno gi per prendere i depositi e poi li investono altrove non vero, per cui anche al sud si pu fare molto bene banca e fare quegli affari con la competenza di cui parlava prima Palenzona. Ecco, la Banca del Sud mi porta a parlare delle Poste. Le Poste sono la dimostrazione, perlomeno lo sono state per me, che il nostro paese ha una riserva di miglioramento, di aggiustamento, di recupero di dignit anche nel mondo pubblico, che deve fare ben sperare. Cio, per me stata una fortuna insperata, non programmata, sono quelle cose che succedono e che mai uno programmerebbe, appunto di essere chiamato alle Poste nel97-98. Ecco, le Poste erano fuori dalle statistiche europee tanto andavano male, era considerata una parte dellItalia non recuperabile. Si dimostrato, lavorando insieme, investendo, innovando, pulendo, introducendo meritocrazia, portando competenze, che la pubblica amministrazione molto spesso una zavorra solo perch non gestita come dovrebbe essere gestita. Le 200 mila persone che lavoravano in Poste quasi si vergognavano della loro stessa azienda. Alla fine erano invece una forza stupenda, che tra laltro ha creato e continua a creare molti problemi di concorrenza al sistema bancario, per cui la riprova continua delle potenzialit che cerano dentro e che sono state tirate fuori, ma lo uso come esempio per dire che gran parte di quei pezzi del progetto Paese di cui abbiamo parlato, non richiedono linvenzione del nuovo genoma, ma sono gi l, alla nostra portata. Si tratta di affrontare tutti i problemi, senza nasconderceli, avendo il coraggio di aggiustare delle cose che non funzionano, perch se ce labbiamo fatta, come ce labbiamo fatta alle Poste, quasi tutto pi facile.

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