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Gli spettri, Ibsen

Personaggi
Helene Alving, vedova del ciambellano Alving
Osvald Alving, suo figlio, pittore
Il pastore Manders
Jakob Engstrand, falegname
Regine Engstrand, cameriera in casa Alving
La scena si svolge nella casa di campagna della signora Alving, in riva a un grande fiordo della Norvegia
occidentale.

Atto I
Nel soggiorno di casa Alving arriva il falegname Engstrand, che inizia a parlare con sua figlia, Regine, che
mal volentieri dialoga con il genitore. Questi informa la ragazza di avere intenzione di tornare in città e,
grazie al denaro ricavato con il lavoro all’asilo della signora Alving, gestire un albergo per marinai, in cui
potrà lavorare pure sua figlia, che però non si dimostra favorevole all’idea: si trova bene a casa Alving,
vorrebbe restarci. Da poco è pure tornato il “signorino” Osvald, che sta di sopra a dormire. Il dialogo è
interrotto dall’arrivo del pastore Manders, che aveva preso appuntamento con la signora Alving per discutere
di alcune faccende dell’asilo, che sarà inaugurato il giorno seguente. Prima però il pastore ricorda a Regine il
dovere filiale di stare sempre con i propri genitori, e rispettarli. Regine riesce a chiamare la signora Alving,
che arriva e si dimostra di buon umore per il ritorno del figlio da Parigi, che dopo esser stato via per due anni
è adesso pronto a restare tutto l’inverno. Dopo una digressione di carattere teologico, in cui il pastore ripudia
“certi scritti” che la signora sta leggendo, si mettono a discutere delle carte e dei documenti inerenti all’asilo
e alla sua inaugurazione. Decidono di non assicurare l’asilo contro l’incendio; proprio il giorno prima era
scoccata una scintilla nel laboratorio di Engstrand, di cui i due iniziano a parlare: la signora Alving non
permetterà che Regine torni da lui. Entra Osvald con la pipa in bocca, proprio come faceva suo padre: per un
attimo a Helene è parso di vedere suo marito. Osvald ricorda di quando suo padre quando era ancora
bambino gli fece fumare un po’ di tabacco: suo padre è sempre stato un uomo “faceto”, un burlone, ma ha
comunque potuto dimostrarsi più volte un uomo rispettabile. Era giusto che Osvald tornasse per la sua
commemorazione, dopo tutto questo tempo lontano da un nucleo familiare, senza, stando al pastore Manders,
averne mai visto uno vero. Osvald non è d’accordo: a Parigi ne ha biste molte di famiglie; illegittime, ma
sempre famiglie. Affermazione che non tarda a scandalizzare il pastore. Osvald se ne va. Sua madre continua
a conversare, dando ragione al figlio. Il pastore e la signora iniziano a discutere. Si ricorda di quando dopo
un anno di matrimonio la signora Alving fosse venuta meno ai suoi “doveri” di moglie, abbandonando il
marito: Helene aveva agito così perché il capitano Alving si era sempre dimostrato un uomo dissoluto e
dedito ai vizi, diversamente da come tutti lo ricordano. Ma Manders non demorde, è convinto che Helene
avesse ripudiato i suoi doveri di moglie, rifugiandosi proprio da lui che riuscì però a ricondurla nella giusta
direzione. Ma non bastò: dopo esser venuta meno ai doveri di moglie, si distaccò anche dai doveri di madre,
lasciando che suo figlio si allontanasse dal nucleo familiare. La conseguenza: Osvald è entrato nel giro della
perdizione. Silenzio. Adesso è Helene a parlare: suo marito è morto da scellerato come ha vissuto in
gioventù, non ha mai rigato dritto come si pensa. È sempre stato un uomo lussurioso, tanto da far entrare le
sue scelleratezze in casa, con una domestica. Furono azioni che ebbero “conseguenze” (in pratica ha fatto un
figlio conla domestica). Helene ha sempre fatto finta di nulla. Il motivo? Suo figlio. È per lui che non ha mai
detto nulla. Ed è per suo marito che lo allontanò da casa: non voleva che ereditasse nulla dal padre. L’asilo
costruito in suo onore serve solo a togliere ogni dubbio sulla bontà del capitano. Osvald e Regine sono andati
in cucina a preparare il pranzo. Emettono suoni che ricordano a Helene il marito con la cameriera. Sono gli
spettri del passato.
Atto II
Osvald e Regine evidentemente si piacciono, il problema è che la ragazza è la figlia illegittima del capitano
Alving avuta con Johanne, ex-cameriera degli Alving. Questa si allontanò di casa dopo aver preso con sé una
somma di denaro. Andò poi da Engels e si sposarono. Manders rimane sconcertato dal racconto, lui stesso
aveva sposato i due; non può commiserare il falegname. Helene pensa che avrebbe dovuto raccontare tutto a
Osvald. Sia mai! Manders non lo permetterebbe: è dovere del figlio onorare il padre e la madre.
“Chiediamoci piuttosto: Osvald deve onorare il ciambellano Alving?” si chiede Helen. Continua la
discussione, poi arriva Engstrand per parlare dell’asilo. Il pastore lo costringe a confessare quello che ha
fatto. Ebbene confessa, ma ha sposato Johanne solo perché voleva evitarle il pubblico discredito. “Non è
forse bello e giusto che un uomo tenda la mano a chi cade?”. I soldi che aveva con sé Johanne furono usati
solo per l’istruzione di Regine. Manders si compiace di ciò. Esce Engstrand e poi se ne va Manders dopo che
Helene lo provoca con delle avance. Entra a colloquio con il figlio, che rivela di essere malato, ha una
depressione che lo rende incapace di lavorare e di essere felice. La malattia non passerà. “I peccati dei padri
ricadono sui figli” dissero i medici. Ma come era possibile se suo padre era sempre stato un uomo onesto?
L’unica spiegazione era che lo stesso Osvald aveva peccato. Quella vita di spensieratezza aveva ecceduto le
sue forze. La voglia di vivere non riesce a trovarla a casa. Ripartirà e lo farà con Regine, di cui è innamorato.
Helene non può più mantenere il segreto. È sul punto di dire tutto, ma ecco che in quel momento scoppia un
incendio all’asilo.

Atto III
L'asilo è distrutto, e non era nemmeno stato assicurato. Manders è preoccupato per le polemiche che
rischiano di ricadere su di lui. In effetti, lo stesso Engstrand dice di averlo visto mentre gettava il moccolo di
una candela tra i trucioli. Manders cerca di allontanare da lui ogni sospetto, e accetta l'aiuto del falegname,
che si impegna per toglierlo dai guai. Manders promette che farà in modo che possa avere il suo albergo per
marinai, chre si chiamerà “Asilo del ciambellano Alving”. I due si allontanano, non prima che Engsrtand
abbia detto a sua figlia che per lei ci sarà sempre posto presso di lui. Helene, ormai totalmente disinteressata
dalle sorti dell'asilo, rivolge tutte le proprie premure al figlio, confessando infine, davanti a Osvald e Regine,
la verità. Suo padre era un uomo ricco di vitalità prima di trasferirsi in quella città che non gli dava alcuna
gioia e alcun impiego, proprio come suo figlio. Nemmeno lei era riuscita ad allietargli l’animo. Confessa
anche l’adulterio da cui è nata Regine. La domestica non regge alla notizia e abbandona la casa, si dirige in
fretta da suo padre adottivo. Osvald fa intendere di non essere troppo turbato dal racconto: non ha veramente
conosciuto suo padre. Un figlio che non ama suo padre. Per lo meno conosce sua madre, che adesso le può
tornare utile. Rammaricato, le spiega che dovrà promettergli un grande favore. Era già questo il suo pensiero
fisso, ma non aveva ancora trovato il momento giusto per esprimerlo. Estrae allora dalla tasca della morfina,
mostrandola a Helene. Le chiede di somministrargliene una dose letale, qualora dovesse avere una crisi,
come una occorsagli in Francia, che si rivelerebbe, secondo quanto gli è stato detto dagli specialisti francesi,
letale. Sconvolta, Helene promette. Osvald viene colto dal suo male: di fronte alla sua sofferenza la madre è
tentata di somministrargli la morfina, ma poi rinuncia mentre cala il sipario.

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