Gazzetta Di Treviso 1899

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Gazzetta di Treviso 1899

5-6 gennaio
L’atterramento dei bastioni dai lati nord, sud-ovest.
Allargamento della Città presso la vecchia Cinta. (G. Gregorj, C. Bozza).

7 gennaio
Il giudizio di un cittadino sul grandioso progetto
E’ vostra colpa se domando… alloggio tra le colonne del giornale giacchè lo avete posto a disposizione del pubblico per
esporre la propria opinione sul grandioso progetto. Vi ringrazio intanto e comicnio la musica secondo il mio gusto.
Ho letto la relazione dell’egregio industriale cav. Gregorj e dell’esimio pittore Bozza che accompagnò al Muncipio uno
schema di progetto per l’abbattimento dei bastioni dai lati nord e sud-ovest della nostra città. Quale premessa alle mie
considerazioni ne do un riassunto in due righe usando delle loro stesse parole per essere più esatto.
Essi dicono che per il naturale propagarsi della popolazione l’uomo è stato spinto a cercare orizzonti nuovi, nuova vita,
nuova aria fuori la cerchia del paese che lo vide nascere così come fanno le piante, quando racchiuse in una stanza
ristretta, domandano al sole più facili i raggi sì necessarii ai rami dai quali le piante sono sostenute. C’è tendenza per
l’emigrazione delle classi medie dal centro verso l’esterno della città: a Treviso non solo si verifica questo ma abbimao
il fatto che anche dal di fuori e proprio da Venezia vengono persone a stabilirsi, a fabbricare nei dintorni di Treviso.
Abbiamo però ad ostacolare che convengano a questi immigranti alcune località (le mura) che sembrano proprio porsi
contro al dilatarsi del fatto, cioè dell’immigrazione. Il danno minaccia non solo il presente degli avvenimenti, ma anche
il futuro con pericolo di portare un peggioramento allo sviluppo del fatto e che singole volontà domandano da una
collletiva situazione materiale e morale del centro dirigente! Sono loro parole.
Espongono il loro pensiero circa le demolizioni dei bastioni che vogliono sieno di grande imbarazzo allo sviluppo
edilizio e di popolazione (infatti non ci sono più aree fabbricabili entro Treviso) e ciò per creare nuovi quartieri; ci
dicono che sono 1200 metri lineari di terreno da usufruire quello dei bastioni mentre la muraglia che corre parallela la
terreno misura metri lineari 1400! (Sono qualcosa di più, lo vedremo più sotto).
Parlano sul piano finanziario, sl modo di concludere gradualemente il lavoro e concludono col raccomandare ai colleghi
del Consiglio, al quale detta relazione verrà presentata, il progetto loro per il quale si darebbe mano ad una modeta
opera di risanamento e di un pino regolatore della città dall’esterno all’interno. Tale è il sunto della relazione.
Ecco: il loro piano non è un piano regolatore perché essi propongono lo aggiustamento, la coordinazione della città
futura ciò che si fa con un apinao di ampliamento, mentre se lo si fa per provvidenze edilizie ed igieniche, da svolgere
in un tempo e si trattasse di città esistente, si avrebbe il vero pano regolatore. Non è un’opera di sventramento perché
per dare un piano di sventramento occorre la correzione o lo aggiustamento della città esistente in modo celere e per
motivi igienici – il lavoro per le acque delle fosse – essendo un lavoro di fognatura – questa distinzione è più che
necessaria perché differenti sono i criteri dell’ingegneria sanitaria per i diversi piani.
Per istudiare un piano di ampliamento necessità che la città, in generale, sia invia di trasformazione per propria forza, o
lo è quando i singoli cittadini sostituiscono alle catapecchie i bei palazzi, le belle case o per propria dimora o per trarne
lucro. Altra e più potente causa che spinge a studiare piani di ampliamento è la densita della popolazione – densità che
coll’inficiamento dell’aria causa la maggio mortalità della città in confronto di quella delle campagne. Questa influenza
dell’addensamento sulla mortalità è evidntente, ciò che mi dispena dal riferire più rapporti o confronti.
E’ assioma che la natura impone all’accrescimento della intensità della vita la diminuzioane della durata. Ma si può
perciò inferirene la’nnulamento dlle città? No, esse sono necessarie, sono figlie dell’instinto della sociabilità. L’uomo a
troppi disagi andrebbe incontro se ritornasse in un isolamento troppo spinto. Deve adunque essere estesissima
superficialemnte una città per eviare l’addensamento? No, perché oltre ad essere una città ideale, rendrebbe più difficli
le comunicazioni e le “finanze municipali”. Sicuro, i redditi vengono dalle imposte e queste sono proporzionali ai
contribuenti. Una città di pocoa polazione realtivamente alla superficie deve “far arrestare i suoi amministratori in serie
difficoltà economiche”.
Quanti meno abitanti stanno per chilometro quadrato, tanto minor è l’imprto dell’imposta e la spesa di amnutenzione
stradale, fognatura. Ecc., resta la stessa. In una città in cui troppa fosse la superficie in confronto della popolazione, ci è
sempre poca vita nei quartieri, lo sviluppo dell’altezzza dei fabbricati sarebbe arrestato (questione molto interessante
l’estetica e di sottile dibttito) e la fisionomia della città resta incompleta.
Questi gli svantaggi inerenti alla poca densità della popolazione, ma abbimao i vantaggi igienici!
Sicuro, ma con delle riduzioni però più o meno radicali secondo i casi. Fra il primo degli accennati svantaggi ed il
vantaggio dell’igiene, esiste una relazione sottrattiva su questa ed è che ingrandendo una città in superfice, senza
accrescere la densità di popolazione si creano nuovi bisogni di “costruzione e di manutenzione” che richiedono spese
proporzionali alla superficie della città.
E’ così densa la popolazione di Treviso-città da domandare un ampliamento, da domandare nuovi quartieri? Badate alle
arisposta che potendo sembrare facilissima potrebbe riuscire obbietto invece di molti studi. Quanti abitanti cona
Treviso per chilometro quadrato? Si sorpassa il numero prescritto dagli igienisti? Quanta area fabbricabile, da
espropriarsi, esiste in Treviso? Quanto è il numero medio dei piani delle case? Sorpassa di molto la metà per quel
massimo stabilito degli igienisti nel numero quattro? Quanta aria nelle case più affollate spetta d ogni individuo?
Abbiamo più di una metà di cittadini che abbia un volume d’aria per ora inferiore al desiderato? Nelle case qual è il
rapporto tra il numero degli abitanti ed il numero degli ambienti? Forse il primo è il doppio del secondo?
Risposto a atuuti questi quesiti potremmo rispondere se a Treviso c’è densità di popolazione nel senso voluto
dall’igiene: una casa affollattissima di famiglia a più piani potrebbe essere in condizioni igieniche, per speciali
disposizioni di ventilazione, l’area circostante ecc. migliore che una casa ad un solo piano con una sola famiglia. A mio
giudizio, secondo miei studi, tale densità di popolazione ora non si riscontra, quindi inutile, dannoso anzi
un’ampliamento della città per nuovi quartieri.
Sarebbero circa 1800 metri lineari di mura che verrebbero abbattute, per un bisogno d’ampliamento della città che la
densità della popolazione ancora non richiede, togliendo il più bel passeggio alla cittadinanza; verrebbero abbattute
quelle mura che più riparano l’abitato dal vento dominante su Treviso, quello di nord-est a sud-ovest, non ricordando gli
ampliamneti delle città si fanno sempre nella parte al riparo dai venti ( a Trevsio sarebbe quasi possibile salvo
un’espropriazione); non ricordando che le strade in direzione da nord a sud, come quelle del progetto soffrono i venti
del nord quindi i più freddi, essedno però meglio situate per il sole; non avvertendo che l’immigrazione dall’interno
all’estreno della città è dovuta in gran parte al minor dispendio della vità, dei viveri fuori la cinta daziaria; non
avvertendo che l’immigrazione dal di fuori, diciamo pure da Venezia, è dovuta alla vicnianza più immediata colla
regina della laguna ed ai molteplici affari mche lega Treviso alla medesima.
Non io sarò mai per combattere la demolizione delle mura quando proprio la densità della popolazione volesse uno
sfogo fuori cinta: oggi per me la proposta sembra intempestiva, bisogna fare ampliamenti quando la polazione è fitta,
fitta ed il giorno dietro dell’apertura dei nuovi quartieri potesse avvenire o comicniare lo sfollamento<. Si ha da
ampliare per vendere aree fabbricabili da qui a qualche anno e vedere completato l’abitato da qi a molti anni, intanto
avendo le spse di manutenzion di piazze, strade, ecc. Ad ogni modo per l’ardita idea un elogio ai signori progettisti
Uno studioso cittadino

10 gennaio 1899
Il pubblico e il progetto d’allargamento.

Ecco un’altra lettera ricevuta in ordine alla pubblicazione del progetto Gregori-Bozza:
Ho letto con attenzione la relazione del progetto d’allargamento della città coll’abbattere parte delle nostre mura e
anzitutto faccio plauso agli egregi estensori del progetto per la forma accurata e l’esame e il calcolo diligenti e
minuziosi.
Permetta anche a me – certo che su questo campo ci troveremo in parecchi pro e contro – esprimere un modesto parere,
libero di cestinare se non lo trova degno di pubblicazione.
Ad altri combattere il progetto Bozza-Gregori sotto il punto di vista della storicità delle mura che chiudono la nostra
città e che, è d’uopo riconoscerlo, sono e si mantengono opera grandiosa e per la quale chiunque esteta, il più esigente,
deve inchinarsi; io mi occuperò invece, dato che si entri in massima di allargare, cosa di grande ed insdiscutibile
vantaggio, se quei tratti di mura sieno proprio quelli che per primi esigono l’opera del piccone dmolitore.
Il concetto pel quale si allarga è strettamente coniugato al benefizio che si potrebbe ricavare coll’allacciare i paesi
suburbani della città mediante strade che un giorno potranno divenire atrettante vie, altrettante arterie di prolungazione
delle nostre contrade: così essendo, quale miglior tratto da demolire di quello che racchiude il mercato dei buoi, o per
meglio intenderci, le mura da Porta Mazzini al Macello ed oltre fino a Barriera Garibaldi?
Da quella parte il congiungimento con Fiera e presto fatto e Fiera si può dire la succursale della nostra città, ricca di
industrie, di fabbricati, di ville, di plaga eccellente, in riva al Sile, amenissima.
Quale progetto migliore di quello di abbattere quelle mura che offrendo tutti gli altri vantaggi ricavabili dalla sfogo, con
viali, costruzioni, ecc. offrirebbe anche quello di un naturale e progressivo ingandimento colla preparazione di
annessione alla città di tutto quel popolato sobborgo?
Simao nel campo dei progetti e perciò è lecito discutere; sarà un sogno il mio ma se un sogno deve realizzarsi credo che
il mio s’avvicini di più alla eraltà; demolendo dalla parte di Fiera il vantaggio appare più facilemnte che demolendo al
nord della città di dove i piccoli centri suburbani sono discosti, poche sono le case e meno ancora le ville che adornano
quella zona piuttosto malinconica.
Quanto alla questione economica non me ne intendo affatto, ma se il lavoro progettato dagli egregi consiglieri G.
Gregori e Bozza non dev’essere, secondo di loro, di aggravio immediato al Comune, con palese benefizio per
l’avvenire, il mio, dirò così immodestamente, lo sarà meno ancora e senza far conti ciò deve apparirvi chiaro.
Tornando al nostro progetto, per gli sbocchi abbimao Borgo Cavalli, la via e il vicolo del Macello, via dei Casini, S.
Maria Maggiore e forse qualche altra minore; dei largi esterni in abbondanza per l’interramento delle fosse e un lungo
Sile e giradini incantevoli; fabbricati numerosi, parte dei quali sono sorti con la sola speranza, fatta balenare in
quest’ultimi anni, di aprire un foro boario vicino al Macello, in congiunzione con la strada esterna del sottopassante.
Dalla partre di Fiera sta dunque l’avvenire della nostra città e da qulla parte sana e ridente prepariamole dunque il suo
naturale sviluppo.
Suo X
13 gennaio 1899
Un’altra lettera
Il fatto delle varie lettere ricevute e pubblicate nel grandioso progetto dei consiglieri Grgori-bozza, è prova che esso è
progetto interessato e continua ad interessare il pubblico, il quale, se è discorde sulla località più opportuna da abbattere,
è però tutto unito nel desiderio di veder posto mano a un grande la voro che deve dar pane a molte famiglie, migliorare
le nostre condizioni edilizie, portare un vantaggio al pubblico erario e preparare un’avvenire alla nostra città.
Eccone un’altra ricevuta in questi giorni e che contiene una proposta difficile forse a realizzarsi ma che però merita
l’attenzione di quanti s’interessano della cosa pubblica:
“Ultimo fra tanta gente esperta che è redatto ed à criticato il progeto di allargamento della città, non tanto per la
riconosciuta necessità di farlo in rapporto all’aumento di popolazione, ma col duplice santo scopo di fornire lavoro
senza aggravare il bilancio comunale e di concorrere al miglioramento edilizio con una parte nuova di questa vecchia ed
artistica città, spendo anch’io una parola, guidato dal vivo desiderio di veder compiere qualche utile lavoro che possa
rispondere al maggior lustro di casa nostra.
Treviso sorge in felicissima posizione e al Sile, che la attraversa, non deve soltanto gran parte della sua vita industriale
ma quell’aspetto poetico, quei tramonti incantevoli che nel tortuoso suo corso, il placido fiume favorisce.
Chi passando per ponte S. Martino, nell’ora del tramonto, non à osservato, risalendo con lo sguardo il corso del fiume,
quel sublime paesaggio che gli si presenta, e non à pensato, con desiderio di avvicinarle, a quelle macchie misteriose, a
quelle pittoresche pinete che adornano la riva destra del fiume specchiantisi in esso e terminanti nelle fantastiche nubi o
nel terso cielo infuocato dell’ultimo raggio?
E lo sguardo non è rifuggito alla vista dei fabbricati irregolari, dei ruderi e delle catapecchie che seguono saltuariamente
l’una e l’altra riva, mettendo un senso di tristezza per l’abbandono di quella sponda che quasi sembra stia là ad attendere
una mano livellatrice, un metro regolarizzatore, che ne formino una via, una continuazione di riviera, con una linea di
bei fabbricati esposti al più bel mezzogiorno?
Come non pensare – dato che siamo nel campo degli espandimenti e dei lavori grandiosi – ad arricchire la nostra città,
ad illustrare il nostro Sile, con un altro lungo e ridente tratto di riviera da Ponte S. Martino all’angolo del Seminario, in
congiunzione magari con lo sbocco di via S.Nicolò e con le dievrse arterie che da queste immetterebbero nella nuova
riviera?
Il piano di questa nuova stupenda via, che potrebbe allacciarsi a una parte di quello Gregory-Bozza, per quanto riguarda
l’abbattimento dei bastioni di S. Teonisto, formando così un tutto ammirabile, verrebbe a risolvere o alemno a faciliate
anche quello di risanamento dei popolsi quartieri di S. Nicolò ai quali sempre si pensa ma non si è ancora trovato il
modo di effettuare il rimedio.
L’idea di una nuova riviera lungo questo nostro Sile, in una zona bellissima ed abbandonata non può che sorridere a
quanti amano veramente la nostra città e in nome appunto di questo amore si tenga calcolo della mia, se non concreta,
non disprezzabile proposta.

15 gennaio
Le opinioni del pubblico sul progetto Bozza e Gregorj
On. Direzione
Giacchè questa “Gazzetta” tiene aperte le sue colonne afficnhè i cittadini possano esprimere il loro parere sul progetto
degli egregi sigg. Bozza e Gregorj, mi permetto di iviarle questa mia per far noto il mio modesto pensiero in proposito.
E’ un fatto, quello che altri disse, che l’spansione de’ cittadini fuori città avviene principlamente ad Est verso il corso
del Sile dove prosperano stabilimenti industriali, ed a Sud dove fan capo la ferrovia, le importanti arterie stradali di
circonvallazione della città e quelle del Trerraglio e via per Sant’Antonino.
Ciò premesso è evidente che l’atterramento delle mura non corrisponde nè ai desideri, né ai bisogni de’ cittadini, senza
tener conto che i preventivi di spesa e d’entrata potrebbero – come quasi sempre succede – subire rilevanti differenze, e
ciò sarebbe male qualora implicassero il Comune in una spesa.
La sparizione poi di quelle mura sprovvederebbe il paese d’una amenissima, salubre e poetica passeggiata, perché dalla
laoro altezza, mentre da una parte l’occhio spazia su una dolcissima campagna che à per sfondo le nostre prealpi,
guardando all’interno si ammirano i punti più pittoreschi della città
Il proverbio dice che da cosa nasce cosa e il tempo la governa; così dal progetto Bozza-Gregorj ne è scaturito un altro,
secondo me più opportuno, quello dell’abbattimento delle mura da porta Mazzini a quella Garibaldi.
Anche questo però, a mio parere, ha due importanti difetti: il primo di non provvedere ad una necessità assoluta ed il
secondo la grande spesa che al Comune incomberebbe specie per l’acquisto delle erre di mura private.
Concludo facendo voti che, nell’interesse dei cittadini stanchi di imposte e preoccupati di nuove spese, tutti i predetti
progetti si riducano all’apertura di un a semplice porta boaria sul torrione del Mercato de’ buoi pel solo transito de’
quadrupedi nei giorni di mercato.
Ho accennato al torrione perché più prossimo alla strada esterna e per essere di proprietà del Comune.
Colla più perfetta osservanza.
Treviso li 12/1/99
dev. Un assiduo lettore della “Gazzetta”.
Sullo stesso argomento riceviamo per la seguente:
On. Sig. Direttore
Postochè siamo sul fare dei progetti, e se ne potrebbero fare all’infinito, tnto fa che se ne accenni qualche altro
(e questo “Un cittadino” elenca altre demolizionied altri allargamenti in vari punti della città).

Riserviamo la nostra opinione a quando inizieremo la discussione sulle varie proposte ventilate nel giornal, le quali
meritano tutte uno studio accurato, anche in relazione all’avvenire finanziario del Comune; il quale, coll’allargamento
della cinta daziaria o col favorire l’espansione fuori delle mura, dovrà occuparsi del rimaneggiamento delle tasse locali,
in relazione alle nuove condizioni.

(n.b.Il corrispondente da venezia in quegli anni è g.m)

23 gennaio
Trevisani o Trevigiani o Trivigiani (A. Ronchese, p. 2)

28 gennaio
L’obbietto della circonvallazione nella città
Le condizioni di Treviso (Ing. Pedrini)
L’obbietto della circonvallazione in una città è lo sviluppo dello abitato ndentro una figura stabilita, V’è qualcheduno
che non crede al risultato pratico della cinta delle mura, perché non vede nelle leggi civili una disposizione che
costringa i proprietari a fabbricare dentro quella cinta dentro una data figura. In questo asserto ci assistono fatti recenti:
Milano, Parigi hanno demolito la cinta vecchia e stabilitane una nuova per ingrandire la superficie dell’abitato. Ciò
prova il fatto che in Italia senza che la legge civile costringa i proprietari a fabbricare entro una figura prestabilita, lo
accrescimento di quel fabbricato avviene in quella figura (tutto l’articolo prosegue nella disquisizione se sia conveniente
costruire fuori o all’interno delle mura e se sia proprio necssario allargarela città, rietendendo che la formazione di
quartieri nuovi vada amdiscapito della trasformazione di quelli vecchi).

30 gennaio
Le mura al nostro Consiglio Comunale
Facendo seguito alle considerazioni sull’obbietto della circonvallazione nelle città, che ebbero l’onore di trovare posto
nelle colonne di questo giornale al n. 28 del corrente mese, vengo ora a toccare delle conseguenze alle quali si andrebbe
incontro nel futuro se mai fosse approvato dal nostro Consiglio Comunale il piano d’ampliamento della nsotra città di
cui abbiamo fatto cenno altra volta. E’ questione di ingegneria sanitaria, di studi speciali che non possono essere alla
portata di ogni persona che pur cerchi o creda cercare il benessere materiale del proprio paese quando manchino e
cognizioni specialissime e lunga pratica. Autore di piani d’ampliamento, approvati ed in corso d’esecuzione, porto la
mia debole parola sul caso di Treviso; mi spinge a ciò l’amor del natio loco.
Il progetto d’ampliamento proposto all’esame del consiglio comunale non risolve né il probelema edilizio né quello
igienico. Né risolve avvegnachè i residui dei vecchi abituri, (data la desiderata opera del piccone demolitore nelle
località in vicinanza del Collegio di S. Teonisto e del Seminario) che verranno dopo lunghissimo tempo chiusi dai
fabbricati nuovi al lembo delle strade nuove (?!!) sarnno centri d’infezione chiusi dentro una bella e nuova scatola ma
porteranno sempre gli stessi danni igineici che lamentasi ora e così non si risolve il problema igienico, pure
ammettendpo l’ipotesi favorevolissima delle nuove case sui fronti delle strade novelle (Pedrini continua la sua
disquisizine, a dire il vero per nulla chiara, sui progettati lavori concludendoche “ il progetto, di pura spettanza
dell’ingegneria sanitaria nei riguardi del suo merito, venga per ora accolto con benevolo modo, ma colla riserva della
sua attuazione a tempi più opportuni.

Seduta del 30 gennaio al Consiglio Comunale (31 gennaio 1899)


Dopo comunicazioni sull’approvaziondel Bilancio del Comune pel 1899, il Sindaco presenta il progetto Gregorj Bozza,
abbastanza conosciuto dai nostri lettori per averlo noi pubblicato per intero, e per le discussioni avvenute in proposito
sul nostro giornale, per ripeterne i concetti che ne guidarono la compilazione.
Il Sindaco tributa un encomio ai due egregi consiglieri che prendono tanto a cuore lo sviluppo e gli interesi della nostra
città. Pone a disposizione del Consiglio il progetto presentato
Gregorj – ringraziando dlle cortesi parole riolte a lui ed al collega dal Sindaco, vorrebbe esporre alcune considerazioni
in appoggio del progetto presentato.
Nota le ragioni storiche che determinarono nel principio del XVI secolo la fabbrica delle mura, a scopo unicamente di
difesa; i borghi prima erano abitati e fiorenti. Nello sviluppo moderno occorre dare nuovo indirizzo all’espansione della
città, il cui bisogno si manifesta, giacchè negli ultimi anni sorsero all’estreno più di 500 case.
Nota pure – accennando all’espressione manifestata dalla pubblica opinione sui giornali cittadini – che alcuni chiesero
la città avesse a svilupparsi dall’uno o dall’altra parte.
Il progetto presentato non mira, intanto, se non a gettare l’idea. I colleghi, pr in mezzo alle possibili utopie, forse, ed
agli inevitabili errori, deliberino di studiare una questione che s’impone per l’avvenire della nostra città.
Combatte gli avversari del progetto per ragioni storiche ed artistiche. Oramai le mura quali erano anticamente più non
sussistono. E’ devoto alle vecchie memorie, ma non è il caso in questione; giacchè, di fronte alle necessità moderne, si è
già demolito il Castello, si è chiusa la porta Altilia, etc. etc., appunto in nome delle esigenze dello sviluppo richiesto dai
nuovi bisogni.
Esamina le principali obbiezioni fatte con le ragioni già sporte nella relazione, e con altre, che appoggia a dati di
statistica, demopgrafica, e mostra la necessità che nuovi sbocchi facciano rifiorire i dintorni, regolando l’edilizia.
Non da bizzarria od altro urono mossi i proponenti, bensì dal grande affetto a questa città, che vogliono vedere
incamminata sempre più sulla via del progresso.
Bozza- offre altre spiegazioni, specialmente in quanto riguarda il piano regolatore. Onde non ripetano i nepoti per
l’esterno, per i quartieri nuovi, quello che noi diciamo degli avi nostri per l’interno della città, fabbricata senza alcun
concetto direttivo, occorre in relazione alle nuove esigenze studiare ponderatamente tale questione.
Salsa- esprime ringraziamento ai consiglieri Gregorj e Bozza pel loro interessamento e prega il Sindaco che, cola
maggiore economia, venga il progetto distribruito ai Consiglieri perché con maggiore conoscenza di causa possano
discutere la importanet questione.
Il Sindaco- osseerva che l’intera relazione edi i principiali dati tecnico-finanziari futono fia pubblicati nella Gazzetta di
Treviso.
Verrà fissata, per una prossima adunaza, la discussione su tale progetto.

8 febbraio 1899
Per la conservazione ed il riordinamento dei vecchi archivi (Lepido Rocco)

6 marzo
La pluralità dei mondi e la ine del nostro mondo (ing. Antonio Pedrini)

16 marzo
Un lavoro delle scultore Carlini (una lapide a Rovigo)

26 aprile
Una questione scolastica nel medio evo a Conegliano (biscaro)

29 aprile
Lavoro d’arte (di Calo Bozza a S. Maria Maddalena)

25 maggio
Un lavoro dello scultore Carlini (una lapide a Benedetto Brin all’Arsenale di Venezia)

1 giugno
Le antiche processioni a Treviso (importante articolo di A. Santalena)

18 luglio 1899
I piccoli briganti sulle mura
Delle gesta quotidiane dei monelli sulle mura vi sarebbe da scrivere colonne intere…..
….. I cittadini non possono più recarsi sulle mura, perché la sorveglianza non è tale da garantire la loro sicurezza….

28 settembre
Il lavori alla chiesa d Santo Stefano in Treviso

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