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Gazzetta di Treviso 1898

1 gennaio: Di un affesco di Tiziano a Treviso (Gerolamo Biscaro)


6 gennaio: Opera d’arte (si parla del carlini e del suo studio in palazzo Avogadro)
1 febbraio: Le scienze occulte (ing, Antonio Pedrini)
11 febbario: Giacomo dei Barbari e gli affreschi del monumento ad Agostino Onigo nella chiesa di S. Nicolò (biscaro=)
14 febbraio: La posa della prima pietra nella chiesa del cimitero

il giorno 6 si è riunito il Comitato veneto


7maggio: Lorenzo Bregno e l’altare di San Sebastiano (Biscaro)
13 giugno; Un quadro di Domenico Caprilo (Biscaro)

3 agosto: Luigi Codemo (Tito)


4 agosto: Tomaso da Modena e la pittura antica in Treviso (P. Molmenti)
5 agosto;idem
6 agosto: idem
7 agpsto: idem
8 agosto: idem
10 agosto: il cinquantenarion della difesa dek Cadore (Santalena)
11 agosto : La Barriera Carlo Alberto (p. 2)
17 agosto: l’inauguarzione di Luigi Coletti a Pieve di Cadore
A proposito di un recente studio su Tomaso da Modena (G. Biscaro)
Dal 18 agosto vari articoli di Santalena sul patriotttismo alpigiano
23 agosto: Una visita alla villa del conte Giovanni Ninni in Sant’Ambrogio di Fiera
4 settembre : Le feste pel Moreto a Brescia (intera pagina di P. Molmemti)

si menziona una Rita Tramontini, pittrice trevigiana, che fa paesaggi, esposta nella vetrina naya (venezia?)
14 ottobre: dante e gaia da Camino (Biscaro)
dal 15 ottobre al 23 ottobre furiosa polemica tra il Linzi e il Carlini con scambio di accuse sul restauro ai Trecento
27 ottobre: Polemica artistica (Linzi)
Cinquat’anni dopo. I trevigiani alla sortita di Mestre
23 novembre : La Madonna della salute. Impressioni veneziane (Pierluigi Mozzetti)
16 dicembre: la Morte del cmm. Anronio Pavan (As)
19 dicembre: Il Quarantotto: la conferenza del prof, Olivi (Giuseppe Olivi)

11 agosto 1898 La Barriera Carlo Alberto


Ci sembre necessariom affichè il pubblico – impressionato dalla discussione avvenuta in seno del Consiglio comunale
nella sua adunanza del giorno 8 corrente sulla tanto vantata importanza e sul tanto vantato bisogno della costruzione di
una vera e grande Barriera presso l’entrata del grande Macello – possa formarsi un chiaro concetto della cosa, fare un
po’ di storico per far poscia seguire alcune considerazioni generali sulla opportunità e convenienza del lavoro dal lato
tecnico e dal lato economico.
Abbiamo preso perciò le necessarie informazioni chq ui riferiamo.
L’Amministrazione precedente all’attuale, accogliendo le raccomandazioni sostenute nella Relazione 20 giugno
dell’anno 1895 della Commissione nominata per la revisione della tariffa daziaria, e preoccupata dal bisogno di
provvedere a togliere l’inconveniente gravissimo dell’agglomeramento che avviene nel solo giorno di mercato
settimanale alla Porta Mazzini all’ingresso e sortita degli animali9 bovini, aveva formato originariamente il progetto, di
aprire un semplice passaggio attraverso le muran al duplice scopo giustificatissimo di introdurre per esso tutti gli
animali bovini, equini e suini destinati alla macellazione e quelli che entrano in città nei giorni di mercato, per essere
collocati nell’apposito spazio fra Porta Mazzini e Casa Cadel.
Senonchè visto che tale apertura, che in origine si voleva chiamare porta Boara, sarebbe riescita poco soddisfacente dal
lato estetico e forse non sufficiente ai bisogni superiormente accennati, l’Ufficio Tecnico municipale, con ordinanza del
30 giugno 1895, ebbe incarico di studiare un progetto molto economico che potesse combinare, oltrechè le esigenze
della introduzione dei soli animali pel Macello e pel mercato, anche la possibilità di una comunicazione fra l’esterno e
l’interno della città con veicoli comuni escludendo l’accesso ai carri con carichi da daziarsi.
Con tale concetto l’Ufficio predetto in data 10 ottobre anno stesso, accompagnava un piano dettagliato per la
costruzione di una modesta Barriera senza fabbricato daziario, con ponte e strada però di m. 7.00 e con cancello di m.
4.80 eguale a quello di Barriera Garibaldi, sembrando che ciò bastasse alle esigenze molto ristrette di una apertura in
quella località.
L’insorgenza del bisogno di altri più importanti lavori che dovevano avere la prevalenza, fece sospendere la trattazione
di tale argomento, che venne portato al Consiglio in seguito anche alle ripetute istanze prodotte da alcuni interessati,
soltanto la sera del giorno 8 corrente.
Ora veniamo alle considerazioni sul sentito bisogno di avere una barriera grandiosa e monumentale in una località tanto
poco opportuna
1. perché la condizione principale che dovrebbe consigliarla occorrerebbe fosse un’ampia via nell’interno della città,
vediamo invece quanto meschina per ampiezza, con una carreggiata media di m. 5.00, sia la strada detta Via Carlo
Alberto o di San Gaetano, che dovrebbe costituire l’arteria principale della Barriera; e tutti sanno quanto poco
cospicua sia quella località pressochè abbandonata ora e colla impossibilità, anche nel caso della aperrtura di una
Barriera, di avere negozi, esercizi od altro, elementi indispensabili per costituire la vivacità e l’importanza di una
via urbana.
2. Perché entrati in città dalla nuova Barriera che si vorrebbe grandiosa, a destra per la via Convertite o Stangade si
devierebbe dal centro e quindi sarebbe fallito lo scopo di raggiungerlo per la via più breve; a sinistra non c’è altra
strada che via Tolpada, una delle più anguste della città (m. 4.00 c.a) la quale sboccherebbe al piazzale d Barriera
Garibaldi che si raggiungerebbe allora egualmente entrando in città per via Alzaja.
3. Perché a nostro parere, ammessa anche l’ipotesi che sia trovata abbastanza opportuna l’unica via possibile nei
riguardi della nuova Barriera, cioè la Carlo Alberto, dove essa va in fin dei conti a far capo? Al bivio di
Sant’Agostino e di via San Leonardo, abbastanza eccentrico, pensando anche che piazza san Leonardo si raggiunge
egualmente ed abbastanza facilemente da via dell’Ospitale entrando anche da Barriera Garibaldi.
4. Perché il movimento odierno per la nuova Barriera sarà meschinissimo dovendosi escludere i transiti maggiori pel
commercio, che non potranno approffitarne perché dalla strada Callalta si dirigono e si dirigeranno sempre verso il
ponte metallico alla stazione ferroviaria, e perché il movimento lungo la strada Callata è molto diminuito dopo
l’attivazione della ferrovia Treviso-Motta con stazioni intermedie. Ci sarà forse un po’ di animazione quell’unico
giorno settimanale del mercato, ma esso è sufficiente per giustificare la nostra spesa per la costruzione di una
Barriera, come la vorrebbero taluno dei signori Consiglieri Comunali?

Dimostrato in tal modo che una grande Barriera non avrebbe ragione di essere, quando non fosse per introdurre in città
i carri di stramaglie che vengono dalle paludi, ci sia permesso di insistere che il modetso lavoro proposto dall’onorevole
Giunta al Consiglio Comunale, sarebbe stato più che sufficiente per soddisfare ai bisogni, oltrechè della introduzione
degli animali, come si è detto, dell’accesso alla città dei pochi veicoli provenienti da Sant’Ambrogio di Fiera e paesi
circostanti; tanto più che è duopo convenire che la maggior parte delle nostre villeggiature sono poste nel circondario di
mezzogiorno, ponente e tramontana della città e quindi non approfitterebbe in alcun modo della nuova Barriera.
A giustificazione ed in aggiunta di quanto si è detto, si accenna da ultimo che dare una estensione maggiore al Progetto
economico presentato, richiamerebbe la necessità di una espropriazione molto maggiore di fabbricati in città, che a i
tempi che corrono si dovranno pagare salati, tanto che già si calcola che basteranno, complessivamente, appena 80 000
lire.
Noi, in verità staremmo ancora per abbandonare l’idea di fa colà anche la modesta barriera, e pensare piuttosto a tanti
altri urgenti bisogni. In nessun caso poi vorremmo sprecato il denaro in una spesa di vero lusso, che non ha uno scopo
abbastanza giustificato.

23 novembre
LA MADONNA DELLA SALUTE.
Impressioni veneziane

Per l’aria dorata da uno splendido sole, sui volti della gente che affolla col via-vai allegro delle Domeniche le calli, le
Mercerie e la piazza, c’è tuta un’onda di festività gaia, serena, che ricorda qualche cosa di lieto e di grande più delle
misere pompe ufficiali dei giorni nostri, più dei ricevimenti d’etichetta, e delle ampollose concioni patriottiche
accompagnate o no … dalla Marcia Reale.
Eppure il calendario segna il 21 novembre in bianco, senza la consueta croce rossa dei giorni che la legge impone come
festivi, con tanta compiacenza dei poveri diavoli esposti alla scadenza di una cambiale, od alla noia di sei ore d’ufficio
governativo.
Forse ha torto tutto questo popolo, un’intera città, di ricordare spontaneamente, senza le pastoie di imposizioni
burocratiche il voto dei suoi Maggiori; forse ha torto Venezia di festeggiare con pia consuetudine, non vinta dalle
invasioni democratiche, non superata dalle importazioni straniere, la sua “Madonna della Salute”?
Più forte del tempo, più forte delle sue vicende è quel sentimento che la vecchia Repubblica instillava ai suoi cittadini, è
più potente di ogni influenza deleteria, nostrale o forestiera che sia.
Così i negozi tutt’oggi si chiudono quasi a pubblica dimostrazione, così al dorato sole concorrono sulla riva degli
Schiavoni le signore ed i bimbi, lieti della solennità “fuori programma” che Venezia, sempre grande, largisce a sé
stessa; così nell’aspetto di festività che tutto circonda e si impone, indicibile, stuonato contrasto, si dimostrano le
dimesse assise dei soldati d’Italia, che pur figli in gran parte di queste terre appariscono estranei in mezzo al generale
tripudio, in mezzo al voto del popolo.
Oh! Bene stai sulle due antenne della Basilica d’oro in questo giorno o rosso gonfalone della Serenissima! Tu di là
sembri ancora proteggere col tuo fulgore di questa terra a Te sacra e nella quale ancora vibra l’anima dei Veneti antichi.
Ma di fronte a Te non sventola sui tre pilei la bandiera della Nazione. Lo stato, questa grande finzione sociale, la vuole
riserbata a quelle feste che esso soltanto a diritto o a torto si permette di riconoscere ed imporre, e squallide, senza
l’usato ornamento, sugli istoriati piedistalli oggi s’elevano le tre antenne, memori di glorie insuperate.
Una lunga processione s’avvia in pellegrinaggio al maestoso tempio che Longhena eresse; la segue infinito stuolo di
popolo senza distinzioni di classi, di età, di condizione, dal buon artiere al discendente di quei dogi che il tempio
decretarono ed inaugurarono; e per tutta la giornata sulle spaziose gradinate, e sotto quelle ampie volte, i veneziani
passano invocando la protezione di Mara sulla loro città
Così dopo tanti anni di “libertà” ritorna fra gli applausi di Venezia il suo Rappresentante a sciorre il voto dinanzi l’altare
della Vergine benedetta, così la Regina dell’Adriatico serba la fede giurata nel dì del periglio, ed ai nipoti, non
dimentichi di loro, sembrano ancora sorridere le ombre del Contarini, degli Erizzo, e dei Grimani.
O voi, che scettici schernite la solenne protesta di un popolo credente, inchinatevi; è l’anima di Venezia vincitrice di
Lepanto, quella che si rivela e che voi non conoscete.
21 novembre 1898 Pierluigi Mozzetti

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