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ANGELICA E IL SUO DESIDERIO DI LIBERTà

All' epoca di re e cavalieri viveva la bella Angelica,


figlia del re del Catai. La fanciulla con la sua
bellezza faceva innamorare tutti i cavalieri della
corte del padre. I suoi spasimanti erano così tanti e
fastidiosi che spesso lei si nascondeva fra le mille
stanze del castello. Angelica era alla ricerca di un
po'di pace, ma ovunque andava c'era qualcuno che
la trovava. Un giorno fu presa dal desiderio di
fuggire dal castello in sella al suo cavallo. Fu
talmente brava che riuscì ad eludere la
sorveglianza del Duca Narno di Baviera, ma subito
furono incaricati due grandi eroi, Orlando e
Rinaldo di ritrovarla. Angelica presa dal desiderio
di fuggire, galoppando, arrivò in un bosco
spaventoso e scuro. Ovunque si girava vedeva
alberi di cerri, olmi e faggi; qualsiasi rumore o
ombra intravista, le faceva pensare di esser stata
ritrovata da qualche cavaliere. Insieme al suo
cavallo si aggirava per il bosco buio, tremando di
paura e di sospetto. Vagò senza meta per tutto il
giorno e la notte, senza mai trovar riposo. Il
mattino dopo però si ritrovò in un boschetto molto
più luminoso, riscaldato dai raggi del sole e
attraversato da due chiari ruscelli. Gli occhi di
Angelica finalmente guardavano qualcosa che non
gli incuteva paura. Il rumore dello scorrer del
ruscello su quei piccoli sassi, le davano un senso di
pace e di sicurezza. Intorno non vi erano più ombre
paurose, ma cespugli fioriti, rose rosse e querce
ombrose. I suoi capelli erano mossi da un leggero
soffio di aria fresca. Sentendosi sicura e lontana dai
suoi spasimanti, stanca per la via percorsa decise di
riposarsi un po'. Scese da cavallo e si distese
sull'erba profumata di quel verde prato, riparata
dal sole, dai rami di una grande quercia. Qui si
addormenta, ma non per molto, perchè
all'improvviso udì un calpestio. Subito si alzò e si
nascose dietro un cespuglio e vide che quel
calpestio non era un ragno, ma gli zoccoli del
cavallo di un cavaliere. Forse perchè stanca nel
fisico, stanca delle sue continue paure, legate
anche ad un semplice rumore, Angelica decise di
farsi vedere da quel cavaliere, decise di far finire il
suo breve sogno di libertà, che era stato sì fugace,
ma molto intenso. Il cavaliere la prese e decise di
riportarla da suo padre. Una volta ritornati a casa,
nel Catai, c'era suo padre ad aspettarla, che decise
di punirla e di farla sposare con uno dei suoi
cavalieri più valorosi. La figlia fu immediatamente
contraria a questo matrimonio, ma il padre la
costrinse. Angelica rimase per tre giorni chiusa in
camera e non voleva mangiare, nè tantomeno
essere disturbata da qualcuno. Quando arrivò il
giorno del matrimonio combinato, il cavaliere era
al piano di sotto ad aspettarla. Angelica,
accompagnata dal padre, scese giù per cominciare
il matrimonio. Ad un certo punto mentre si stavano
per sposare, entrò il cavaliere che lei amava da
bambina, interruppe il matrimonio e la portò via
con sè. Il padre diventò una furia, ma dopo una
serie di chiarimenti accettò la decisione della figlia
e diede il consenso per farla sposare con il
cavaliere che lei amava. Finalmente Angelica era
riuscita a realizzare qualcosa che voleva lei
realmente e non un desiderio delle persone che la
circondavano.
(ADAMO FERDINANDO)
((
Fugge tra selve spaventose e scure,
per lochi inabitati, ermi e selvaggi.
Il mover de le frondi e di verzure,
che di cerri sentia, d’olmi e di faggi,
fatto le avea con subite paure
trovar di qua di là strani viaggi,
ch’ad ogni ombra veduta o in monte o in valle,
temea Rinaldo aver sempre alle spalle.
Qual pargoletta o damma o capriuola,
che tra le fronde del natio boschetto
alla madre veduta abbia la gola
stringer dal pardo, o aprirle l’fianco o l’petto,
di selva in selva dal crudel s’invola,
e di paura triema e di sospetto:
ad ogni sterpo che passando tocca,
esser si crede all’empia fera in bocca.
(LUDOVICO ARIOSTO)

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