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IL LAVORO CRITICO/PSICOLOGIA

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Collana diretta da Giorgio Bertani e M. Cristina Turnu
silvia montefoschi

la coscienza dell'uomo
e il destino dell'universo

bertani editore
© Copyright 1986 by Giorgio_ Bertani ~ditore verona
Nuova Editrice S.r.l. - Verona - lcalta
''La mia decisione iniziale di consacrarmi SOMMARIO
alla scienza fu il risultato diretto della scoper-
ta che non ha mai cessato di riempirmi di en-
tusiasmo dalla mia prima giovinezza: la com-
prensione lontana dall'evidenza che. le leggi
della ragione umana coincidano con le leggi che
governano le sequenze di impressioni che ri-
ceviamo dal mondo esterno e che il puro ra-
gionamento renda instantaneamente l'uomo in
grado di raggiungere una conoscenza intima del
Capitolo 1
meccanismo del mondo". Il limite dell'universo 7
M.K. Planck
Autobiografia Scientifica Capitolo 2
I tre livelli del sistema conoscitivo attuale_ 13

Capitolo 3
I quattro piani di riflessione e i due
luoghi della presenza 33

Capitolo 4
I t!~ aspetti dell'essere: materia, psiche,
spmto 43

Capitolo 5
Il tabù dell'incesto come dinamica
universale 59
Capitolo-6
L'uomo quale generatore autonomo
di energia 69
Capitolo 7
La nascita del soggetto super-riflessivo t5
Capitolo 8
L'epifania di una nuova attualità 93
Il discorso che in questo libro si svolge è scaturito dal lavo-
ro di coriflessione che Franco Colombo, Carlo Bottello, Ada
Cortese hanno compiuto con me sul dirsi dell'essere in ciascuno Capitolo 9
Il nuovo organismo umano 107
di noi.
Capitolo 10
L'universo trascendente 119

Capitolo 11
Il salto nell'infinito 131

Appendice
Il dubbio amletico di Dio 149

CAPITOLO I
IL LIMITE DELL'UNIVERSO
Ciò che alla luce della coscienza riflessiva dell'uo-
mo attuale si presenta come determinante il destino del-
1' universo, è la termodinamica con le sue inderogabili
leggi.
Sembra infatti che sia proprio la inderogabilità di
queste leggi a rendere inappellabile la sentenza di mor-
te che è stata pronunciata per il nostro universo ali' atto
stesso del suo costituirsi.
Appare però anche, sempre alla luce dell'occhio ri-
flessivo dell'uomo attuale, che queste leggi hanno vigo-
re solo all'interno di un sistema chiuso, e che l'univer-
so è pertanto costretto a soggiacere ad esse a causa del-
la finitudine, anche se illimitata, del suo spazio.
Ma se l'universo è la visione che l'essere realizza di
se stesso attraverso il sistema di conoscenza umano, le
leggi che regolano la dinamica del suo strutturarsi, che
porta con sè il suo destrutturarsi, sono anche le leggi
fondanti il nostro modo di cònoscere il mondo.
E se queste leggi sono in vigore solo all'interno di
un sistema chiuso, esse si danno nell'universo perché
noi Io chiudiamo, con il nostro guardarlo, nella finitu-
dine del nostro campo visivo.
Sicché, se la salvezza dell'universo sta in una sua pos-
sibilità di aprirsi all'infinito, essa a sua volta dipende

9
dalla possibile apertura del sistema conoscitivo Ciò porta ad una frammentazione del soggetto nel-
le conoscenze particolari che egli realizza di sè conoscen-
dell'uomo. . . .
Il nostro universo è dunque un universo fm1to m do gli_ o~getti, s_i'. che queste stesse conoscenze, non più
quanto esso si vede all'interno del sistema di conoscen- da lm nconoscmte come appartenenti a sè, vengono,
za dell'uomo che è un sistema chiuso. sempre da lui, perdute via via che si allontanano nello
Un sistema è chiuso quando non si dà possibil~tà che spazj.o e nel tempo.
entri in esso nuova energia, sicché il lavoro che m esso E perciò che gli oggetti della conoscenza e quindi
si compie porta ad un aumento dell'entropia, ovverosia le oggettivazioni di sè in cui il soggetto si conosce si al-
ad un aumento del disordine del sistema stesso, con pro- lontanano via via dalla presenza soggettiva dell'uomo.
gressiva perdita di energia disponibile. Il sistema, potremmo dire, si espande indefinitamen-
È quanto accade nel "sistema u~n:i-o". , , te. Questa espansione porta con sè la perdita progressi-
Ciò che chiude il sistema conosc1t1vo dell uomo e va dell'ordine iniziale del sistema perché, via via che
il fatto che esso è fondato sull'antinomia soggetto- le conoscenze parziali si allontanano nello spazio e nel
oggetto che fa si'. che il soggetto conoscente debba re- tempo dal soggetto conoscente, perdono il riferimento
stare separato dall'oggettualità 1ell' es~ere come fosse al- a quest'ultimo quale centro ordinatore. L'ordine infat-
tro da sè, pena, nel non farlo, _11 ven~r men~ della pr~- ti è dato dal soggetto stesso che, nel riferire a sè le co-
pria presenza; cosa questa che 1m~ed1s~e all oggett~ah- noscenze singole, le compone in un tutto che è lo svol-
tà stessa, portatrice di nuova energia, d1 entr~re nell am~ gimento storico della sua visione del mondo.
bito soggettivo del sistema là dove si compie lavoro d1 Questa progressiva perdita dell'ordine porta a sua
volta ad una perdita progressiva dell'energia disponibi-
conoscenza. le al soggetto, e ciò perché l'energia che egli impiega
Il lavoro, pur essendo esso ,stesso il ~o!1dame~to de~-
1' accrescimento della vita dell uomo, fm1sce cosi con 11 nel fare le esperienze conoscitive viene catturata nelle
causare una diminuzione dell'energia disponibile al s:3-0 oggettivazioni che restano fuori di lui.
stesso compimento. Il sistema conoscitivo dell'uomo, m,- L'energia viene, per cosi dire, consumata nelle espe-
fatti va da una situazione iniziale di ordine, quale puo rienze parziali e quindi perduta ai fini di un lavoro di
esse;e quella del codice gen~ti~o di _informazi_oni così ordip.amento delle esperienze stesse.
come viene ereditato, verso 11 d1sordme, proprio a cau- E perciò dunque che, all'interno di questo sistema
sa dell'aumento delle informazioni che nel sistema stesso il processo conoscitivo, che è poi la vita del sistema stes:
si realizza lungo l'esistenza del singolo soggetto umano. so, dà luogo ad un progressivo aumento dell'entropia.
Nell'uomo, il soggetto conoscente cor:iosce se ste_sso Anzi, potremmo ancora dire che la conoscenza, quale
oggettivandosi nelle esperienze conoscitive che egh fa oggettivazione di sè del conoscente, è sinonimo di espan-
del reale; in altre parole l'uomo conosce se stesso cono- sione, disordine, entropia.
scendo il mondo e conosce il mondo conoscendo se Inoltre, essendo chiuso il sistema, sempre a causa
della difesa da parte del soggetto della propria univoci-
stesso. l . tà, in esso non può penetrare dall'esterno altra energia
Avviene così che il soggetto, per salvare a propria
univocità, pena, come si è detto, il morire, deve porta- che servirebbe per compiere il lavoro necessario a ripor-
re continuamente fuori di sè, come altro da sè, le sue tare l'espansione verso la concentrazione e il disordine
stesse oggettivazioni in cui si danno le nuove conoscenze. verso l'ordine; lavoro che dovrebbe consistere nel fre-

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nare l'energia, contenuta nel sistema, dal suo darsi im-
mediato nelle molteplici oggettivazioni, e, invertendo
il processo, nel riportare gli oggetti all'interno del
soggetto.
Sembrerebbe dunque che il sistema uomo, in quan-
to sistema chiuso, sia destinato ad una inevitabile fine;
fine che coinvolge l'intero nostro universo.
Se l'universo è l'essere che si fa manifesto attraver-
so il sistema conoscitivo umano, possiamo ben dire in-
fatti che, come nell'uomo il soggetto conoscente si par-
cellizza nelle tante esperienze conoscitive, le quali au-
mentando e allontanandosi progressivamente dal sog-
getto stesso perdono tra loro ogni rapporto che possa
coordinarle in un insieme coerente e consapevole di sè,
così nell'universo la conoscenza che l'essere realizza di
se stesso nelle coscienze umane, via via che essa proce-
de nel tempo e si allarga nello spazio, si parcellizza sem-
pre di più nelle tante conoscenze singole degli uomini,
le quali si perdono nel tempo e si moltiplicano nello spa-
zio, sicché diviene sempre più difficile un loro incontro
e una loro sintesi in un insieme consapevole di sè.
Ciò accadrebbe però se la visione che l'essere rea-
lizza di sè, attraverso l'occhio dell'uomo, nell'universo
attuale fosse irrecuperabilmente chiusa.
Il sistema umano però non è un sistema assolutamen-
te chiuso. In esso si dà la possibilità di un'apertura, o
forse è meglio dire che il sistema umano è già un siste-
ma potenzialmente aperto.

CAPITOLO Il
I TRE LIVELLI DEL SISTEMA
CONOSCITIVO ATTUALE
12
La coscienza dell'uomo, che è poi la coscienza piu
ampia e piu complessa che l'essere ha raggiunto a tut-
t'oggi sulla faccia della terra, svolge la sua attività su
tre livelli.
Il primo livello è quello del sistema della coscienza
semplice, in cui si danno soltanto 1) una funzione co-
noscitiva e 2) quanto grazie a questa funzione viene co-
nosciuto, sicché in esso il conoscente non conosce se stes-
so come tale e pertanto non esiste un soggetto consape-
vole di essere altro dall'oggetto.
Ma se non esiste un soggetto distinto da un ogget-
to, non esiste neppure un oggetto distinto dal soggetto;
potremmo pertanto immaginare questa situazione co-
me quella di un conoscersi dell'essere, che è poi la stes-
sa tensione conoscitiva, non ancora cosciente di questo
suo conoscersi.
Il secondo livello è quello del sistema dell' autoco-
scienza in cui si danno 1) la coscienza della coscienza,
2) la coscienza e 3) l'oggetto di quest'ultima. Qui la fun-
zione conoscitiva viene riconosciuta come tale e pertanto
distinta da quanto grazie ad essa viene conosciuto, si
che per la prima volta si pone un soggetto conoscente
che sa di sè come altro dall'oggetto della sua conoscenza.
Di _fatto però il livello dell'autocoscienza avente la

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struttura ternaria conosciuto - conoscente - autocoscien- vo dell'essere.
te, è la prima unità conoscitiva elementare in cui l'esse- Il terzo livello è quello del sistema della coscienza
re sa di sè e al di sotto della quale non si dà piu cono- riflessiva individuale in cui si danno 1) la coscienza del-
scenza, e ciò perché la differenziazione tra conoscente 1'autocoscienza, 2) l'autocoscienza, 3) la coscienza e 4)
e conosciuto, quale movimento iniziale della dinamica l'oggetto di quest'ultima. Qui la consapevolezza della
del conoscersi dell'essere, che è quella del distanziamento fun_zion~ _conoscitiva si fa a sua volta consapevole di sè,
dell'essere da se stesso ai fini del suo vedersi, è stabiliz- cos1cche d soggetto consapevole di sè come tale ovve-
zata dalla coscienza di sè del conoscente il quale, grazie r?sia il soggetto autocosciente, che è già prese~te nel
proprio a questa autocoscienza, può restare distinto dal sistema precedente, si fa anche consapevole di essere
conosciuto come altro da sè, altrimenti tornerebbe im- oggetto della conoscenza di se stesso.
mediatamente a confondersi con esso. ,. Si instaura cosi per la prima volta una polarità al-
Motivo questo per cui il primo livello di coscienza, I mterno del soggetto, ovverosia una sua interna con-
quello della coscienza semplice, si dà soltanto all'inter- traddizione, in quanto il soggetto conoscente si ritrova
no di quello dell'autocoscienza pur tuttavia distinguen- ad e_ssere nel contempo anche l'oggetto conosciuto.
dosi da esso, come si potrebbe teoricamente distingue- li sistema del soggetto riflessivo individuale è l'uni-
re una esperienza conoscitiva da chi la registra come tale. tà conoscitiva elementare in cui l'essere sa di sapere di
Il sistema dell'autocoscienza, in cui si danno i tre sè. Esso è pertanto una sorta di soggettività minima
momenti conosciuto - conoscente - autocosciente, vie- avente una sua autonomia pur all'interno, e spesso a di-
ne pertanto a costituire la più piccola unità conoscitiva spetto, della più ampia soggettività che la comprende.
in cui l'essere sa di sè, come fosse il mattone dell'intero Per quel che riguarda l'uomo possiamo riconoscere
sistema di conoscenza che sostanzia ogni organismo vi- le manifestazioni di questi sistemi riflessivi minimi, nelle
vente. In ognuna di queste unità conoscitive elementa- attuazioni estemporanee di intenzioni inconsce a chi le
ri, che nell'insieme formano complessi di conoscenze fra attua.
loro in relazione e in relazione a tutto l'organismo, si La struttura di questi tre livelli di coscienza può es-
danno registrate le esperienze conoscitive minime; sia sere geometricamente rappresentatata con i seguenti mo-
quelle realizzate lungo la storia del processo conosciti- delli. Nel sistema di primo livello la separazione tra il
vo dell'essere e che ogni vivente eredita con il corredo soggetto e l'oggetto è soltanto virtuale perché, non dan-
genetico alla sua nascita, sia quelle realizzate lungo la dosi qui chi sa del soggetto che sa dell'oggetto, non esi-
storia personale di ogni individuo a partire dalla sua na- ste neppure un oggetto di cui si possa sapere.
scita. Per quel che riguarda l'uomo esse vengono a co- Dandosi però comunque un conoscersi esiste un si-
stituire non soltanto la base dell'automatismo compor- stema di conoscenza in cui possiamo identificare un co-
tamentale, sia esso in riferimento all'orientamento per- noscente e un conosciuto come due punti, anche se vir-
sonale nello spazio-tempo del mondo circostante, sia esso tuali, attraverso i quali passa la linea di visione che li
in riferimento ai modelli di rapporto interpersonale, ma congiunge; sistema che risulta pertanto binario (Mod. 1).
anche gli elementi fondanti quel complesso di conoscenza Nel sistema di secondo livello viceversa esiste una
in cui ogni individuo ripone la propria identità, nonché separazione tra il soggetto conoscente e l'oggetto cono-
quelli che strutturano e dinamizzano la vicenda esisten- sciuto, separazione che il conoscente opera nel distin-
ziale di ciascuno quale progetto del processo conosciti- guersi dal di lui conosciuto che egli stesso pone al di fuori

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viene a trovarsi in una posizione equidistante dal sog-
getto conoscente e dall'oggetto conosciuto può vedere
entrambi contemporaneamente e in ugual misura.
Inoltre, soltanto quando la linea di visione che va
o. dall'autocosciente al conoscente forma con quella che
va dall'autocosciente ali' oggetto conosciuto un angolo
di 90°, si ha la possibilità che l'ulteriore salto su se stesso
del soggetto autocosciente che porta questi nel punto
Mod. 1 del soggetto riflessivo possa realizzarsi su una linea ver-
ticale perpendicolare al piano dove sono collocati l' au-
di sè come altro da sè e quindi come estraneo alla sua tocosciente, il conoscente e il conosciuto. E ciò perché
sostanza; ed essendo la sua sostanza quella della cono- in corrispondenza di un angolo di 90° la tangente non
scenza che "sa di sè", l'oggetto, in quanto altro da questa esiste, sicché il punto corrispondente al soggetto auto-
sostanza, è posto come una conoscenza che "non sa di cosciente non può piu distanziarsi da se stesso restando
sè". Perciò, mentre il soggetto ha in sè la luce della co- sullo stesso piano, e la tensione conoscitiva che porta
noscenza, l'oggetto, in sè opaco, è illuminato dalla luce in sè, impedita a "fuggir per la tangente", lo costringe
della conoscenza del soggetto. a saltare su un piano piu elevato di visione. E soltanto
Questo sistema si presenta "ternario" in quanto si se il sollevamento del soggetto autocosciente su se stes-
danno tre punti; e ciò perché, affinché il soggetto co- so avviene lungo una linea perpendicolare al piano, il
noscente s~ppia di sè come distinto dall'oggetto da lui cono di visione del soggetto riflessivo abbraccia uno spa-
conosciuto, deve guardare, oltre che all'oggetto, anche zio circolare si che il piano entra nella visione del sog-
a se stesso e deve pertanto in qualche modo prendere getto in maniera uguale in tutte le direzioni intorno al
distanza da sè. Ma per quanta distanza il soggetto pos- punto di sollevamento del soggetto stesso; solo in tal
sa prendere da sè il punto in cui arriva a collocarsi non modo con l'ulteriore sollevamento del soggetto riflessi-
può che restare sul medesimo piano, stante che attra- vo la visione di quest'ultimo si amplia e si concentra in
verso tre punti passa sempre un piano. E in questo pia- tutte le direzioni dello spazio.
no possiamo riconoscere la dimensione spaziale dell' es- Cosi i tre punti che delimitano il sistema conosciti-
sere che si genera nel momento in cui si instaura e si vo dell'autocosciente corrispondono a tre vertici di un
stabilizza la prima distanza dell'essere da se stesso. triangolo rettangolo piano (Mod 2).
Il punto corrispondente al soggetto autocosciente
non può trovarsi sulla stessa linea di visione degli altri
due punti, altrimenti sempre il soggetto autocosciente
non potrebbe vedere separatamente il soggetto conoscen-
te e l'oggetto conosciuto e distinguerli l'uono dall'altro
perché l'uno eclisserebbe l'altro.
D'altra parte il soggetto autocosciente nel guardare
al conoscente ruota attorno ad esso e può cosi vederlo
da tutti i possibili punti di vista, ma soltanto quando Mod. 2
che avviene a livello del soggetto riflessivo individuale
Di questi tre punti, due sono interni ali' ambito del-
donde si vede che il distanziamento dell'essere da se stes-
la soggettività e il terzo è nell'ambito dell'oggettualità. so che crea l'oggetto ed il soggetto è a sua volta la sua
Tuttavia, essendo la coscienza della coscienza e la co- trasformazione, passando esso dalla condizione di chi
scienza semplice due momenti interni al conoscente, essi
non si conosce a quella in cui raggiunge la conoscenza
arrivano a coincidere, sicché la visione va comunque da
di sè.
un soggetto ad un oggetto, per cui passa attraverso due
Il soggetto riflessivo abbraccia cosi nella sua visio-
punti e pertanto resta lineare (Mod. 3). ne i tre vertici del triangolo piano, si che le stesse linee
cli visi~me eh~ dal soggetto r~flessivo raggiungono I' au-
t~co~c1ente, 11 c~no_scente e il _conosciuto vengono nel-
I insieme a cost1tU1re un poliedro a base triangolare
(Mod. 4).
sri.
/1\
/ I1
/ 1,
/ I I
Mod. 3 / I I
/ I I
Nel sistema di terzo livello avviene che il soggetto / I
I
I
I
autocosciente, per fare di se stesso l'oggetto della sua
conoscenza, deve prendere distanza da sè per poter guar-
dare a se stesso come altro da sè e va perciò a collocarsi
nel luogo del soggetto riflessivo.
Questo sistema si presenta pertanto quaternario. In
esso si danno tre punti che si collocano su un piano e
un quarto fuori del piano, cosa questa che definisce un Mod. 4
solido. . Ciò f~ si che la v_isione che parte dal soggetto rifles-
Il soggetto riflessivo, essendo la riflessione del sog-
getto autocosciente su se stesso, deve trovarsi sulla stessa s!vo, che e appunt? il 1;>unto fuori dal piano, non sia piu
retta in cui è. posto il soggetto autocosciente, e- proprio h1:eare, bens1 conica, in quanto solido di rotazione del -
in quanto in lui si dà la cosdenza dell'autocoscienza, tnangolo rettangolo.
deve guardare a tutto il sistema e deve pertanto venirsi . Cosi il sog?etto r~flessivo, che è appunto quello che
a trovare al di sopra del piano, su cui sono collocati i s~ collo~a !uon del ~Jlano, a_bbraccia nel suo cono di vi-
tre punti del sistema stesso, su una linea verticale che s1_one s1~ 1 a:1tocosc1enza, sia la coscienza, sia l'oggetto
lo traversa perpendicolarmente. E in questa linea verti- ~ quest_ul~1ma, che sono appunto i tre punti che defi-
cale possiamo riconoscere la dimensione temporale che msco1:? il p1;ino v~rso il quale il cono di visione è diretto.
~10 fa ~1 c~e I a~toco~ci~nza, la coscienza e l' ogget-
si genera quando l'essere raggiunge un punto di vista
dal quale può vedere il distanziamento da se stesso, e to di quest u!t1ma s1 cost1tmscono al soggetto riflessivo
quindi la sua stessa spazializzazione, come passaggio da c<;>me suo umco oggetto di conoscenza, da cui egli resta
una condìzione di sè ad altra condizione. C~sa questa distante, come luogo della presenza.

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Cosf, mentre si instaura la separazione tra il sogget-
sri.
to riflessivo e il sistema dell'autocoscienza, si annulla
,,,,
I~
all'interno di quest'ultimo la differenza sostanziale tra /
/

il conoscente e il suo oggetto, in quanto si rivela, sem- / II


pre alla luce del soggetto riflessivo, che il luogo del sog- I
I I
getto conoscente è quello in cui J>oggetto ha coscienza 900 (j_ ~c .
di sè. -- ~9~, ~
In altre parole, fintanto che il conoscente si trova -~
o.
sullo stesso piano del conosciuto, non può che vedere
quest'ultimo come altro da sè, viceversa, nel momento
in cui il soggetto riflessivo raggiunge un piano al di fuo- Mod. 5
ri di quello in cui si danno il soggetto conoscente e il
da lui conosciuto, egli vede che il conoscente e il cono- di cui il soggetto sa, scompare1 in quanto si assimila a1·
sciuto sono due aspetti o momenti di un'unica realtà: "sè" di cui sempre il soggetto conoscente sa esso ov-
realtà che è poi la sua, sf che egli riconosce in sè una vero. "l'altro d a se'" d e1conoscente, si pone 'al di fuori
'
polarità. del sistema nel cosidetto oggetto reale come altro e di-
Avviene infatti che l'oggetto conosciuto, che nel si- verso dall'oggetto logico che si dà viceversa all'interno.
stema dell'autocoscienza è sempre e soltanto posto al Abbiamo qui la realizzazione del "tetragramma"
di fuori dell'ambito soggettivo, ove costituisce il cosid- quale ordine del sistema individuale dell'autocoscienza
detto oggetto reale, nel sistema della coscienza riflessi- dell'autocoscienza che è a tutt'oggi proprio dell'uomo.
va, entra a far parte dell'ambito soggettivo come oggetto . , Il tetr~gramm~ è infatti il modello rappresentativo
logico, che è poi l'oggetto di coscienza del soggetto che pm semplice del sistema del soggetto riflessivo indivi-
ha coscienza di se stesso. duale in cui si danno i quattro momento già considera-
È a questo livello che l'essere nell'uomo prende co- ti, "il soggetto che sa" (che è il piano del soggetto ri-
scienza d'essere a un tempo soggetto e oggetto della pro- flessivo), "di sapere" (che è il piano del soggetto auto-
pria conoscenza. Tuttavia, essendo il soggetto ri~essi- cosciente), "di sè" (che è il piano del conoscente) e "del-
vo la coscienza dell'autocoscienza o, potremmo dire, la 1'altro da sè" (che è il piano del conosciuto).
riflessione del soggetto autocosciente su se stesso, egli La quaternità, sempre come simbolo della totalità
riconosce come appartenente a sè quale conoscente l' am- dell'uomo, ~ene ~n~he rappresentata come polarità, do-
bito soggettivo solamente, in cui appunto si danno il sog- ve un polo e costitmto da una triade di elementi e l'al-
getto autocosciente e il soggetto conoscente cui l'oggetto t7~ ?a un elemento unitario. Infatti la triade di elemen-
conosciuto si è andato ad assimilare; sicché il reale, che ti e il_modelio rappresentativo del processo conoscitivo
resta al di fuori dell'ambito soggettivo del sistema, vie- che s1 ~volge nell'ambito soggettivo, in cui si dà "chi
ne a costituire il nuovo oggetto di conoscenza come al- sa" "di sapere" "di sè". Triade che costituisce l'essen-
tro dalla funzione conoscitiva; ovverosia l'oggettualità z! u_nitar~a del ~oggetto che è appunto la conoscenza di
tutta dell'essere che si pone fuori dalla coscienza del sog- se, m cw consiste lo spirito.
getto (Mod. 5). . Il quarto elemento viceversa, è "l'altro da sè" di cui
Cosf, mentre all'interno del sistema "l'altro da sè", il sogg_etto sa, ma che egli pone fuori di sè come essen-

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- -
' - I
'-
'
' I
,.
I
zialmente diverso da sè e quindi come "non conoscen-
te se stesso", pertanto privo di una su~ ~alettica inte~-
na e che, proprio in quanto tale, costltwsce la materia
rispetto allo spirito. . . ,
Il tetragramma cosi considerato cornsponde pero al-
l'identificazione che il soggetto u1:1ano fa d~l. ~rocess?
conoscitivo dell'essere con la propria soggett1:,71ta .. Se_v~-
ceversa consideriamo che il soggetto riflessivo rndiv1-
duale è la riflessione del sistema dell'autocoscienza su
se stesso, poiché il sistema dell' autocos_c~enza è costi-
tuito dai tre termini del processo conoscltlvo eleme1:1ta-
re che sono il •conos~iuto, il_ conoscent_e e l' autoco_s~1en-
te possiamo vedere rn maruera rovesciata la polanta del
te~ragramma, nel senso che la triade si dà nell'oggetto
di conoscenza, che poi è il darsi dell'essere al cospet_to
della coscienza di essere, mentre il soggetto, qual~ pia-
no di riflessione dell'essere in cui si colloca la coscienza
dello stesso, può essere considerato u~tario. , Mod. 6
Comunque il tetr~gra~a, qu,a~e simbolo ~ell u~-
mo universalmente nconosc1uto, e 11 modello di _un s1- za che assume, agli occhi dell'uomo, l'apparenza mate-
ste~a conoscitivo in cui si dà un elemento ternano, co- riale delle forme concrete del mondo.
stituito dai tre momenti della dinamica dialettica del co- I tanti sistemi conoscitivi, che in quanto coscienti
di sè _son~ in ~e ste~si luminosi, finiscono cosf per resta-
noscente ' e un elemento unitario . che è. l'altro
. dal cono-
scente, che si presenta a questi, proprio m quanto reso re gli uru agli altri opachi, come gli oggetti materiali.
estraneo alla sua sostanza, come non conoscente s~ s~es- ~ ciò p~rc~é anche se ciascun soggetto riflessivo sa, per
so, opaco; e questa opacità è ciò che fa la sua m~ten~tà. 1dent1f1caz10ne con gli altri, che anche al di fuori del
In questo oggetto opaco e pertanto m~tenale s1 va suo sistema di conoscenza l'essere sa di sè in sistemi iden-
però a collocare tutto ciò che è fuo_ri ~al S1Ste~a con~- tici al suo, tuttavia egli non può vedere questo sapere
scitivo individuale dell'uomo, e qumd1 anche 1 altro si- di sè ~ell'essere al di fuori del proprio sistema, perché
stema conoscitivo individuale, ovverosia 1_' ~tro t:o~o. esso s1 pone oltre il limite del suo campo di visione.
E ciò perché, trovandosi i tanti soggetti r~ess1v1 ~- . Poiché quindi ogni individuo non può fare I'espe-
dividuali posti sullo stesso piano, la loro reciproca vi- rienza della conoscenza che l'altro individuo porta in
sè come fosse conoscenza propria, la conoscenza che I'es-
sione torna ad essere lineare (Mod. 6).
Sicché l'oggettualità opaca, materiale, che è posta sere ha raggiunto di sè nel sistema conoscitivo umano
al di fuori del sistema conoscitivo individuale è fatta da uni:,7ersale, di cui il tetragramma è modello, resta par-
altrettanti sistemi conoscitivi individuali. E poiché è al- ce11!zzata nelle tante coscienze individuali e non può mai
1' interno dei singoli sistemi conoscitivi individuali che arrivare a conoscere se stessa nella sua totalità il che
si dà la conoscenza di tutto il reale, è questa conoscen- vuol dire che sul piano universale il sistema del ~ogget-

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to riflessivo individuale, che è quello attraverso il qua- pone com~ proprio saputo nell'altro individuo è anche
le l'essere attualmente si conosce nel nostro universo, il saputo di se stesso che egli pone come altro dal se stesso
non raggiunge la cosci~nza di sè. . . . che sa.
Anche a livello del sistema della coscienza riflessiva D~ 9uesto pun~o di vis_ta, allora, il sistema uomo,
individuale l'universo resta dunque chiuso, perché il sin- propno m quanto sistema dialogico, non è piu esaurien-
golo soggetto riflessivo, per difendere la propria pres~n- teme?te rappresentato da un poliedro avente per base
za, pone l'altro soggetto riflessivo come altro da sè, chiu- un tnan~olo rettangolo, dove i vertici del triangolo di
dendo cosi in sè la visione del reale. base c~rnspo~dono :iJ conosciuto, al conoscente e all'au-
Ciò inoltre fa sf che, in quanto alla dinamica della toc~scie~te ~ il ~e7tice superiore corrisponde al sogget-
conoscenza, anche in questo sistema continuino a darsi to nflessivo rndr':7duale, perché tale modello pur rap-
separatamente l'ambito in cui si svolge un processo co-
noscitivo, e che resta pertanto sempre il soggetto atti-
presen~ando_ l'urutà conoscitiva elementare un sog- di
.getto riflessivo, non prevede la relazionalità.
vo della conoscenza, e l'ambito in cui si colloca un co- Il ~odello piu semplice del sistema uomo è piutto-
nosciuto, che resta pertanto sempre l'oggetto passivo del- sto 1~ figura ~eo~et~ica risultante dalla giustapposizio-
la conoscenza. ne d_1 d~e poliedn tnangolari speculari tra di loro il cui
Tuttavia il sistema uomo non è una unità elementa- vertice e il punto d 'incontro di due soggetti riflessivi
re che sa di sapere di sè, bens.f un insieme di unità ele- (Mod. 7).
mentari o forse è meglio dire che l'uomo è una unità
ar1.
plurielet'nentare che sa di sapere di sè come tale. E il Il, ar1.
/ I\
sapere di sè di un sistema plurielementare vuole dire che / I I
/ I I
il sistema stesso ha consapevolezza di una sua interna / I \
·relazionalità. / I I

E ciò vale sia per quel che riguarda il sistema uomo 1


/900~J.eac.
I \\ +
individuale, in quanto la caratteristica specifica del sog- I
I
.,
., '
'
\
\
getto umano è la dialogicità con se stesso, sia per quel t-:. ________ '_l
I ,,,,. "' ''- \

che riguarda il sistema uomo universale, in quanto l'uo- ...


mo, anche se considerato singolarmente, non è mai un
fenomeno isolato, essendo la sua vita soltanto il risulta- 2
3
to delle interrelazioni degli uomini tra loro nello spazio
e lungo il tempo.
E poiché, proprio in quanto sistema relazionale, l'uo-
mo sa di sapere di sè e dell'altro da sè, il modo del suo
relazionarsi è tale che egli, o si identifica con còlui che
sa dell'altro ponendo nell'altro il proprio saputo, o si
identifica nel saputo dell'altro ponendo nell'altro colui
che sa di lui. Questo modo del relazionarsi dell'indivi-
duo umano è anche il modo del relazionarsi di ogni in-
dividuo con se stesso, in quanto l'altro da sè che egli Mod. 7

26
27
Infatti, nel momento in cui due sistemi uomo indi-
viduali riflettono insieme dialogando tra loro si che l'u-
no fa dell'altro l'oggetto della sua riflessione, possiamo
ben immaginare che essi si pongono l'uno rispetto al-
1' altro in posizione speculare. Seguendo il modello pos-
siamo vedere allora come, mentre i vertici dei due po-
liedri si incontrano in un punto, i due poliedri si acco-
stano lungo la superficie (ancora triangolare) delimitata
dai seguenti tre lati: quello che va dal soggetto riflessi-
vo individuale al soggetto autocosciente; quello che va
dal soggetto autocosciente ali' oggetto conosciuto, e quel-
lo che va dall'oggetto conosciuto al soggetto riflessivo Mod. 8
individuale cosi che anche i due soggetti autocoscienti
e i due oggetti conosciuti si incontrano a due a due in ?etto rifle~sivo, qu8:1e poliedro triangolare bipartito, può
un punto comune, e la figura risultante è ancora un po- mcontr~s1 e? ururs1 soltanto con un altro poliedro trian-
liedro a base triangolare bipartito in due poliedri golare bipartito co? cui fo~ma appun~o una piramide qua-
triangolari. drangolare, perche al :7ert1~e. della piramide non può piu
Se questo modello, risultante dalla giustapposizio- conyergere altro vertice di figura geometrica solida che
ne di due poliedri triangolari tra loro speculari sta a rap- abbia la_ bas~ sul piano della base della piramide.
presentare la dinamica relazionale dell'uomo sia con se La ~iramtde verrebbe cosi a rappresentare il model-
stesso sia con l'altro uomo, esso è anche il modello del lo del sistema uomo u~~ersale nel senso dell'intero ge-
sistema uomo individuale nella relazione con tutti gli nere umano che sa d1 se come totalità.
altri uomini, essendo il modo del relazionarsi umano Co~a quest~ che viene suggerita ancorà dalla strut-
sempre duale. tu~a dei _modelli da dove risulta che il punto d'incontro
Allora, per rappresentare il sistema uomo universa- dei tanti s~ggett~ riflessivi, che viene cosi a costituire
le basta congiungere al poliedro triangolare, risultante una .sorta di occhio universale situato al vertice della pi-
dalla giustapposizione speculare dei due poliedri, un al- r~nn~e, _r':1otando attorno a se stesso e dirigendo il rag-
tro poliedro triangolare ugualmente risultante dalla giu- gio d1 vis.i?ne par~lle~amente alla base della piramide,
stapposizione speculare di due poliedri, ottenendo cosi ~on ha prn oggetti di conoscenza posti al di fuori del
una piramide a base quadrata tetrapartita (Mod. 8). si~tema stesso d~ incontrare, in q~anto tutti gli oggetti
Del resto a una tale rappresentazione possiamo an- d1 c~n?scen~a si dan~o_ contenuti in tutti i soggetti ri-
che arrivare se consideriamo l'ottica con la quale gli uo- flessivi che si s?no uruti al vertice della piramide e sono
mini si vedono tra loro. pertanto en!-ta!I a f~ parte della base della piramide stes-
Trovandosi tutti i soggetti riflessivi umani quali ver- sa ~he costltmsce l intero campo di visione dell'occhio
tici del doppio poliedro sullo stesso piano, la linea di uruversale posto al vertice (Mod. 9).
visione che li congiunge è sempre lineare e come tale . Se ana~zzia~o questo modello vediamo che il ver-
parallela alla base; ma, fintanto che il raggio di visione tice della p1ram1de a base quadrata tetrapartita, punto
si muove su un piano parallelo a quello della base, il sog-
29
28
COS'.:IENZA COLLETTIVA
(insieme dei sri.) dire!dto riaggio di riflessione al centro della base d Il .
f sri. (4) rami e n que t d.1 e a p1-
,,. ✓ 'i,' ,
,, I ' ' za rifle~siva um:~/g;:s~~: conosc~nza della ~osci:n-
., . ,,, ' / \ ',, 0
detto inconscio coll~tt1·vo eh a~~raf nc??loscere Il cos1d-
.,,✓ I \ ',
e e m att1 1 pat · · di
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'' conoscenza di tutta l'umanit' d'f ~1moruo
o.(2)
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oc. (2) l' aut_ocoscienza. Mentre nei :~~ti~il~ru nbl sistema del-
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possiamo ancora riconos 1 ,e a ase quadrata
I \ soggetto riflessivo comu~:rforamretaltda ~sdterna vist~ dal
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INCONSCIO COLLE"ITIVO
· 11 a a a1 ue mondi
I ( sistema dell 'autocoscienza) parati,_ gd~e o delle coscienze individuali e quell d sr
I r. \ oggetti i conoscenza come altro d 11 o eg I
I \

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I sac . (4) \ DaI mod e11 o sembra allora conf a e stesse . .. .
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ma conoscitivo dell'umanit' l ermars1 che Il siste-
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\ soltanto come insieme d1· co a ?e su_o dc?~dples_so sa di sè
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I \
c10 e e 1a visione dell 'uni· h' 'e e per-
s c.(2) ...___ _ _ _ _ _ _ _ _~ o.(2)
. d verso resta c 1usa t ·1 li
mol t ep.1.ici tà dei sogge tti conoscenti molteplicità degl i oggetti c ono s ciuti mlte ella coscienza riflessiva individ l en ro I -
ua e.
Mod. 9

d'incontro dei quattro soggetti riflessivi che sono rap-


presentativi di tutti, viene a trovarsi in linea retta sul
punto d'incontro dei quattro, e quindi di tutti, soggetti
autocoscienti, posto al centro della base.
Risulta qui evidente che la riflessione comune di tutti
i soggetti umani rispecchia l'autocoscienza comune lad-
dove l'autocoscienza è proprio quelsistetna di conoscen-
za che separa il soggetto conoscente dall'oggetto cono-
sciuto; cosa questa che risulta ancora dal modello dove
i quattro vertici della base quadrata sono occupati al-
ternativamente dall'unione dei soggetti conoscenti e dal-
l'unione degli oggetti di conoscenza, si che i soggetti
non si incontrano con i loro oggetti. Riportando il mo-
dello ai piani di conoscenza dell'essere, possiamo rico-
noscere nel vertice la coscienza riflessiva umana che, non
guardando ancora a se stessa, non sa di sapere di sè co-
me tale, ma sa soltanto di sè nel suo oggetto di cono-
scenza interno, che è il sistema dell'autocoscienza che
si trova nell'ambito della sua soggettività e sotto il suo

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31
CAPITOLO lii
I QUATTRO PIANI DI RIFLESSIONE
E I DUE LUOGHI DELLA PRESENZA
Ai tre livelli di coscienza che abbiamo fin qui indi-
viduato, corrispondono quattro piani di conoscenza del-
1' essere e due luoghi nei quali la conoscenza si fa pre-
sente a se stessa. I quattro piani di conoscenza dell'es-
sere sono: 1) l'oggetto conosciuto; 2) il soggetto cono-
scente semplice; 3) il soggetto autocosciente; 4) il sog-
getto riflessivo individuale.
Possiamo immaginare il costituirsi di questi piani di
visione come conseguente al progressivo distanziamen-
to della tensione conoscitiva da se stessa, con cui l'es-
sere può ben essere identificato; essendo infatti ogni es-
sente un conoscersi dell'essere, l'essere coincide con il
conoscere.
Il primo distanziamento della tensione da se stessa
può considerarsi come un passaggio dalla condizione del
non conoscersi dell'essere a quella del conoscersi, e quin-
di come un evento temporale che, pur presupponendo
un distanziamento dell'essere da sè non porta ancora
ad una spazializzazione, ma resta una esperienza inter-
na all'essere stesso quale cambiamento di condizione che
non ha ancora una manifestazione. E ciò perché non c'è
ancora chi vede un conoscente e un conosciuto come
due punti distinti e pertanto distanti fra di loro, men-
tre è soltanto la visione della distanza che crea lo spazio.

35
Sicché non dandosi la spazializz~zione, i due 1:rimi dell'autocoscienza, che è il piano di riflessione dove si
momenti del processo conoscitivo, il l:on?sc~uto e 11 ~o~ fanno presenti, al cospetto del soggetto autocosciente
nascente non strutturano ancora due piani success1v1 le esperienze conoscitive elementari che si danno nel rap:
di riflessione del' essere, quali oggettivazioni del~a stes- porto conoscente-conosciuto.
Il soggetto autocosciente è colui che registra e valu-
sa tensione conoscitiva che viene fermata nel _rifless~-
La tensione conoscitiva resta viceversa ancora m movi- ta le percezioni degli eventi, sia esterni sia interni al si-
stema gl_obale, le quali a loro volta scaturiscono dal rap-
mento e si distanzia ancora da se stessa. . .
È questo secondo distanziamento che pone 1 due pri~ por~o stl_molo-recettore. Queste percezioni vengono in-
mi piani di riflessione non soltanto come due momenti fatti registrate come sentimenti e sensazioni e valutate
del processo conoscitivo, che si succedono t_efi;-p~ralmen- come buone o cattive nei confronti del sistema in ma-
te, ma anche come due punti di vista che s1 d1stmguono niera immediata e indipendente da un atto riflessivo
consapevole.
spazialmente. . . . . . Infatti, se il s~g_getto autocosciente è il luogo al co-
Vengono cosi a formarsi: 11 piano del conosciuto, 1:1
cui la tensione conoscitiva viene fermata 1;1ell' oggetti- spetto del q~ale s1 fanno presenti le conoscenze prima-
vazione di sè da parte del conoscente, e il piano del_ co- rie scaturenti dal rapporto conoscente-conosciuto esso
noscente dove la tensione conoscitiva di questo primo è anche il primo ambito conoscitivo dove l'essere' sa di
conoscente viene fermata nell'oggettivazione di sè da sè come conoscente (e quindi come tensione conosciti-
parte di un secondo conosc~nte, quale ~onosce1:te del va) e dell'altro da sè come conosciuto (e quindi come
conoscente nel quale la tensione resta viceversa m mo- oggetto del conoscere).
vimento e produce un terzo distanziam~nto. . Questo sapere dell'essere,' prima ancora di cadere
Con il terzo distanziamento si pone 11 terzo pi~no, sotto la luce della riflessione del soggetto riflessivo non
quello del soggetto autocosciente, dove il co1:osc~rsi de~ può manifestarsi come un pensare essendo il pe~sare
primo conoscente viene fermato nella og~~ttivaz1one di una riflessione su una precedente 'conoscenza.
sè da parte di un terzo conoscente, che e 11 conoscente Esso sembra piuttosto coincidere con il sentire che
è di fatto il primo modo di manifestarsi in noi dell' es'sere.
dell'autocoscienza. .. Possiamo allora individuare nel sapere di sè del co-
Con questo distanziamento la tensione conoscitiva
si è cosi portata su un quarto piano, quello del s_oggetto noscente, nel luogo dell'autocosciente, quel sentirsi della
riflessivo individuale, dove il conoscente non ~iene an- tensione conoscitiva che noi sostantiviamo nel sentimen-
cora visto da altro conoscente e quindi non viene fer- to, e nel sapere dell'altro da sè da parte del conoscente
mato in una oggettivazione di sè, si che conserva la ten- sempre nel luogo dell'autocosciente, quel sentire l' og:
getto della conoscenza che sostantiviamo come sensa-
sione verso un ulteriore distanziamento.
Se consideriamo la consapevolezza della co?os~e?-- zione. Infatti mentre il sentimento non ha altro ogget-
za come un momento diverso dalla conoscenza m se, m to che se stesso, ovverosia il sentire, la sensazione ha
quanto momento in cui il c?nos~ers~ dell'essere s_i fa pr~- sempre un oggetto altro da sè, ovvero altro dal sentire.
sente a se stesso facendosi cosi esistente, poss1~mo ri- Ma se, nel luogo dell'autocosciente, il sapere di sè del
conoscere, come abbiamo detto, due luoghi della c,onoscente,si manifesta come sentimento e il sapere del-
I altro da se da parte del conoscente si manifesta come
presenza. . sensazione, e se il sentimento e la sensazione costitui-
Il primo luogo della presenza è quello del sistema

37
36
scono il linguaggio preriflessivo dell'essere, che 0 noi punto quel modo immediato del pensare dove il pensie-
si fa presente al di fuori ed anche a dispetto di ogm no- ro non pensa ancora se stesso.
stra riflessione, e poiché in questo dirsi in noi dell'esse- Sicché il pensare dell'uomo dal piano del soggetto
re prima del nostro riflettere riconosciamo la cosiddet- riflessivo individuale, che è quello che riflette il siste-
ta psiche, il sistema dell'autocoscienza può essere con- ma conoscitivo dell'autocoscienza, è sempre un pensa-
siderato la dimensione psichica dell'essere, quale spa- re intuitivo che consiste nel dare parola a quanto in noi
zio conoscitivo nel quale le esperienze primarie, scatu: immediatamente si manifesta, sia nel linguaggio del sen-
renti dal rapporto conoscente-conosciuto che, dandosi timento sia nel linguaggio della sensazione.
prima d'ogni linguaggio, costi~co~o la dimensi~ne ma- Da ciò consegue che non soltanto il discorso miti-
teriale della forma corporea, s1 mamfestano nel linguag- co, religioso, poetico, è la manifestazione dell'intuizio-
gio dei sentimenti e delle sensa~ioni. . . . ne, quale dirsi immediato di quel sapere di sè del cono-
Questo dirsi dell'essere nel linguaggio prerifless1vo scente che è a sua volta il sentirsi della funzione cono-
del sentimento e delle sensazioni, che costituiscono la scitiva, ma anche la conoscenza scientifica, o comun-
psiche, non è affatto specifico dell'uom~, ~ quale ,è un que la conoscenza oggettiva del reale, è una conoscenza
sistema di conoscenza che sa di sapere d1 se, bens1 del- intuitiva, derivata essa dal dirsi immediato del sapere,
1'animale, fors'anche del vegetale, e comunque d'ogni da parte del conoscente, dell'altro da sè, che è a sua volta
forma dell'esistente che sia un sistema di conoscenza il sentire il conosciuto entro l'ambito dell'autocoscienza.
che sa di sè distinguendosi dal mondo oggettuale che Che poi il soggetto umano, sia esso l'uomo comune
lo circonda e che pertanto risulta essere la concretizza- o sia esso l'uomo di scienza, colga fuori di sè l'oggetto
zione del sistema dell'autocoscienza, essendo proprio della sensazione su cui pensa, si che a lui sembra che
questo il piano di conoscenza dove il conoscente sa di il proprio pensare sia il prodotto di una attività razio-
sè come altro dall'oggetto conosciuto. nale e non la manifestazione di un'intuizione, fa parte
Il secondo luogo della presenza dell'essere è il pia- di un'altra questione. Questione inerente al fatto che
no del soggetto riflessivo individuale, al cospetto del qua- il soggetto riflessivo individuale continua a separare il
le è il sistema dell'autocoscienza che si fa presente al conoscente e il conosciuto come enti sostanzialmente
soggetto riflessivo che appunto lo riflette. differenti.
Se il piano dell'autocoscienza coincide con la dimen- L'unico discorso che sia già prodotto della riflessio-
sione psichica, dove la coscienza dell'essere si fa per la ne, e non manifestazione dell'intuizione, è il discorso
prima volta presente a se stessa come t~~• e se la.rifles- filosofico, dove la conoscenza su cui si riflette non è piu
sione su una conoscenza precedente co1crde con il pen- il sentimento o la sensazione, bensf l'intuizione, e dove
sare, nell'uomo, in cui il soggetto riflessivo individuale quindi, essendo l'intuizione già un pensare, il pensiero
sa di sapere di sè come sistema totale, è la dimensione pensa se stesso. ·
psichica dell'essere che comincia a pensare se stessa e Il discorso filosofico nasce infatti, già nell'uomo at-
a dirsi nella parola, in cui il pensiero appunto si tuale, quando la funzione riflessiva arriva a riflettere
manifesta. se stessa come un pensare non piu rivolto al soggetto
Questo primo dirsi dell'essere nella parola è un par- individuale, tant'è che in questo suo riflettere l'essere
lare non ancora mediato da una ulteriore riflessione e si vede e si dice in una dimensione universale di cui il
nel quale possiamo individuare l'intuizione, che è ap- discorso filosofico appunto discorre.
38
Questo evento si verifica quando la tensione cono- erroneamente ritiene che la psichicità sia una qualità spe-
scitiva sale su un piano di riflessione superiore a quello cificamente umana e non s' avvede che ciò che è specifi-
del soggetto riflessivo individuale, sf che è quest'ulti- co dell'uomo, rispetto all'animale, è proprio il fatto che
mo che .riflette se stesso. in lui la psiche, già nel suo pensarsi, comincia a transu-
Tuttavia, poiché l'uomo attuale, sia pure filosofo, stanziarsi nello spirito.
non ripone ancora la propria identità in questa funzio-
ne super-riflessiva, quando in lui l'essere si riflette da
questo piu elevato piano di visione, egli cessa di riflet-
tere su se stesso.
Infatti nell'uomo attuale il soggetto riflessivo indi-
viduale non sa mai di riflettere se stesso, ma riflette sol-
tanto sull'autocoscienza, sf che quanto, cosi rifletten-
do, l'uomo conosce di sè e con cui si identifica, è la di-
mensione psichica, e non quella spirituale che è la di-
mensione all'interno della quale il pensiero pensa sol-
tanto se stesso. Perciò il pensare dell'uomo a se stesso
e il suo interpretare quanto in lui avviene, si esprime
sempre in termini di eventi psichici.
Inoltre il soggetto riflessivo individuale è anche il
luogo dove l'essere conosce se stesso entro i limiti della
singola persona umana, sicché gli eventi psichici che il
soggetto riflessivo individuale riflette coincidono con
la personalizzazione di eventi universali.
Di qui consegue che l'identità che l'uomo si dà è un'i-
dentità psichica, la quale corrisponde a sua volta a un'i-
dentità soltanto individuale.
Ciò accade anche quando nell'uomo, grazie all'atti-
vità filosofica, il pensiero pensa se stesso, sf che l'uni-
versale si manifesta in quanto tale; e ciò perché l'uomo
che filosofa non riconosce in questo suo filosofare tutta
intera la sua identità di uomo, e quando il suo pensiero
cessa di pensare l'universale e si ripiega sulla di lui con-
dizione umana, egli torna a pensarsi nei termini di pro-
blematiche personali e pertanto psichiche.
Il fatto che nell'uomo è la dimensione psichica che
si fa presente al cospetto del soggetto riflessivo indivi-
duale, e che quando l'uomo riflette su di sè riflette la
dimension~ psichica, è proprio il motivo per cui l'uomo

40 41
CAPITOLO IV
I TRE ASPETTI DELL'ESSERE:
MATERIA, PSICHE, SPIRITO
Sulla base del principio di complementarietà di Hei-
senberg si considera la particella dotata di massa, e con
essa la materia, come il punto momento in cui viene f er-
mata dall'osservatore la continuità dell'energia in mo-
vimento e l'onda viene considerata come il movimento
stesso.
Già secondo la visione dei fisici dunque, la materia
viene a coincidere con l'aspetto discreto dell'essere e l' e-
nergia con l'aspetto continuo dello stesso.
Ma, se l'essere è uno, l'osservatore non può essere
altro dal mondo che egli osserva, s{ che, colui che fer-
ma nell'oggetto particolare della sua osservazione, che
si fa pertanto materiale, il movimento ondulatorio del-
1'energia, è l'essere che osserva se stesso, e poiché l'es-
sere coincide a sua volta con l'energia in movimento,
la massa materiale è la stessa energia che riflette su se
stessa attraverso l'occhio dell'uomo e si ferma nel riflesso
in cui prende conoscenza di sè.
Possiamo allora dire che il movimento ondulatorio
dell' eneriga coincide con la dinamica riflessiva dell' es-
sere, che è il processo conoscitivo che non conosce pe-
,·ò se stesso, e la materia coincide con la dinamica ri-
flessiva che conosce se stessa nel riflesso.
La prima caratteristica della materia è quindi quel-

45
te la continuità dell'intero divenire dell'essere alla co-
la d'essere ferma, in quanto in essa viene arrestato il
processo conoscitivo che, nel conoscersi, si ferma in una noscenza di se stesso.
Questa affermazione sembrerebbe venire negata dal-
forma.
Il sistema di conoscenza, grazie al quale l'essere si la ovvia constatazione che nel nostro universo si danno
conosce nel nostro universo, è quello del soggetto rifles- forme di conoscenza che, stando alle capacità di rice-
sivo individuale, il quale, proprio in quanto sa di sape- zione dei nostri cinque sensi, non hanno la concretezza
re di sè e dell'altro da sè, distingue il conosciuto dal co- che caratterizza quelle che chiamiamo materiali. Si tratta
noscente come l'oggetto rispetto al soggetto; ciò fa sf delle forme ideali di conoscenza, la cui indubbia esisten-
che la materia, in quanto conoscenza che l'essere rea- za è garantita dal fatto che proprio esse costituiscono
lizza di sè, coincide con l'oggetto conosciuto posto dal la dimensione culturale all'interno della quale solamen-
soggetto conoscente come sostanzialmente differente da te l'uomo è tale.
sè, il che vuol dire come non conoscente se stesso. Un' al- Ma queste forme di conoscenza, che chiamiamo idea-
tra caratteristica della materia è dunque quella cl' essere li rispetto a quelle concrete, presentano anch'esse le ca-
sempre oggetto di un soggetto che compie l'azione, e, ratteristiche che abbiamo riconosciuto alla materia, in
poiché l'azione è quella del conoscere e il soggetto è la quanto sono anch'esse punti momenti in cui il processo
stessa dinamica conoscitiva che conosce se stessa, que- conoscitivo viene oggettivato, fermato e frammentato
sta seconda caratteristica della materia è d'essere sem- in conoscenze parziali di sè dal punto di vista di un co-
pre una conoscenza che non sa di sè. noscente che resta sempre nel limite della propria indi-
Inoltre la conoscenza che l'essere realizza di sè nel vidualità; unico punto di vista, del resto, dal quale I'es-
nostro universo, proprio in quanto la realizza attraver- sere a tutt'oggi si è visto.
so il soggetto riflessivo individuale, non può mai essere Il parametro in riferimento al quale è possibile dif-
unitaria perché, per quanto possano essere sintetiche le ferenziare le forme di conoscenza ideali dalle forme di
visioni dell'essere che i singoli soggetti compongono in conoscenza concrete, è l'ambito entro il quale esse si
se stessi, esse restano sempre parziali rispetto alla tota- danno, dandosi le prime nel mondo interno al pensante
lità dell'essere stesso che nel nostro universo si fa e le seconde nel mondo ad esso esterno.
manifesto. S_icché, sia le forme di conoscenza ideali, sia le for-
La terza caratteristicha della materia è l'aspetto fram- ~e ~ conoscei:iza concrete, sono sostanzialmente uguali,
mentario dell'essere, in quanto conoscenza frammenta- d1stmguendos1 soltanto per il luogo nel quale si
ta che l'essere ha di sè. manifestano.
Ma, se queste sono le caratteristiche della materia, È forse pertanto essenziale, alla chiarezza del discor-
dobbiamo dedurre che tutta la conoscenza che si dà nel so, scegliere un sostantivo in riferimento alle caratteri-
nostro universo non è che materiale, mentre l'energia, s~iche comuni e un attributo in riferimento ali' aspetto
quale dinamica conoscitiva, non si conosce come tale. diverso, che esse assumono relativamente al luogo in cui
Infatti se l'essere, quale dinamica conoscitiva, e quin- si manifestano.
di energia, conosce se stesso attraverso il soggetto ri- Assumiamo pertanto il sostantivo "massa" per ri-
flessivo individuale, essendo quest'ultimo un sistema di ferirci a tutte le forme di conoscenza dell'essere, nelle
conoscenza parziale, non può conoscersi se non in aspetti quali il processo conoscitivo, sia esso considerato come
parziali di s~, fermando e frammentando necessariamen- tensione che si dà nel soggetto conoscente o come ener-

46 47
fl
gia che si dà nel mondo conosciuto, viene oggettivato, sti due ambiti, mondo interno e mondo esterno al pen-
fermato e frammentato in conoscenze parziali; assumia- sante, si dà però un'altra separazione in altri due ambi-
mo l'attributo "non-materiale" per le forme che si danno ti diversi.
all'interno del mondo del pensante e l'attributo "mate- Se il soggetto riflessivo individuale è colui che sa di
riale" per le forme che si danno nel mondo esterno al sapere.di sè e dell'altro da sè, già all'interno di se stesso
l'oggetto della sua conoscenza, "il sapere", ha due di-
pensante. J verse specificazioni: "il sè" e "l'altro da sè". "Il sè"
Nel sistema di éonoscenza del soggetto riflessivo in-
dividuale l'essere ha di sè una visione dicotomica, e ciò è la visione che il conoscente ha di se stesso come tale,
perché il singolo soggetto riflessivo, pur riconoscendo e che possiamo quindi considerare come un conosciuto
nel patrimonio di conoscenza che porta in sè un cono- all'interno del conoscente; "l'altro da sè" è il patrimo-
scersi dell'essere, coglie però fuori di sè tutti gli altri nio di conoscenza che il conoscente riconosce nel pro-
soggetti riflessivi in cui l'essere ugualmente si conosce. prio mondo interiore, ma con il quale non si identifica
Ciò fa si che anche la conoscenza che l'essere realizza e che possiamo perciò considerare come posto fuori del
di sè nei tanti soggetti vien posta da ognuno di essi fuo- conoscente.
ri di se stesso e viene a costituire l'insieme di quegli og- Entrambi questi conosciuti hanno le caratteristiche
getti di conoscenza comune dei quali i singoli soggetti della massa. Infatti la visione di sè del conoscente nel
parlano, come se si trattasse di una realtà che si dà al quale il soggetto riflessivo si identifica, oggettiva, arre-
loro esterno, e non si avvedono che questi stessi ogget- sta e frammenta la continuità della dinamica della ri-
ti di conoscenza esterni corripondono alle conoscenze flessione nei tanti momenti della stessa in cui il sogget-
interne a ciascun uomo e che compongono il discorso to ripone di volta in volta la propria identità. Ugual-
grazie al quale gli uomini parlano del mondo. mente le conoscenze che il conoscente riconosce come
Perciò, la conoscenza che l'essere fa di sè nel singo- proprie ma come altro da sè, oggettivano, arrestano e
lo soggetto riflessivo, corrisponde a quella che viene po- frammentano il processo conoscitivo dell'essere entro
sta dal soggetto stesso fuori di sè, sicché la conoscenza i limiti spaziali e temporali di conoscenze individuali.
che si dà all'interno del soggetto e quella che si dà al Inoltre una particolare visione di sè del conoscente
suo esterno è la medesima. Ben sappiamo del resto che non può darsi se non in relazione ad una particolare co-
per noi non può esistere una forma concreta del mondo noscenza come altro da sè; sicché le due masse di cono-
se ad essa non corrisponde una forma ideale grazie alla scenza si corrispondono come il conoscente al conosciuto
quale la riconosciamo, ciò nonostante continuiamo a dif- e si diversificano perciò in quanto al segno: negativo per
ferenziare la conoscenza interiore da quella che faccia- il conoscente (in quanto come colui che vede e che po-
mo nel mondo esterno, e non soltanto in quanto all' am- ne è il non-visto, il non-posto), positivo per il conosciu-
bito conoscitivo ma proprio in quanto all'essenza del- to (proprio in quanto visto e posto).
1'oggetto di conoscenza. Essendo quindi la loro differenza una corrispondenza
Già qui possiamo individuare due aspetti simmetri- di opposti, in queste due forme di conoscenza che si dan-
ci della conoscenza dell'essere, relativi ai due ambiti in no nel mondo interno possono essere riconosciute l' anti-
cui la conoscenza medesima si dà: quello della massa im- massa immateriale e la massa immateriale presenti nel
materiale, all'interno del pensante, e quello della massa nostro universo.
materiale, al suo esterno. All'interno di ciascuno di que- Ma, essendo la conoscenza che si dà nel mondo ester-

48 49
no corrispondente simmetricamente a quella che si dà frammenta la dinamica stessa della riflessione e con ciò
nel mondo interno, anche nell'ambito conoscitivo ester- massifica ogni forma di conoscenza, e, nel separare il
no si fa la stessa distinzione in questi due altri ambiti. pensante dal pensato, pone la distinz!one intern?-estern?
Infatti, la visione che il conoscente ha di sè nel pro- come quella tra due mondi sostanzialmente d1fferent1.
prio mondo interiore si concretizza nel mondo esterno Cosa questa a sua volta dovuta al fatto che, non riflet-
nel comportamento che adeguatamente la rappresenta, tendo il soggetto riflessivo su se stesso, la d~a~ca del-
ugualmente le forme ideali di conoscenza dell'essere, che la riflessione, che è l'essere stesso nel suo d1verure, non
il soggetto conoscente contiene nel proprio mondo in- si vede come tale, il che equivale a dire che la tensione
teriore, trovano le corrispettive forme concrete nel mon- conoscitiva, che è tutt'uno con la cosiddetta energia,
do esterno. non si conosce in movimento.
Anche in queste due forme di conoscenza dell'esse- Potremmo altrimenti dire che questa simmetria tra
re che si danno ali' esterno rinveniamo le caratteristiche il mondo interno al pensante e il mondo esterno del pen-
della massa che in questo caso, proprio in quanto si dà sato, che fa si che nel nostro universo la conoscenza porti
all'esterno del pensante, è materiale. sempre con sè le caratteristiche della massa, è conseguen-
Infatti il comportamento rispondente ad una imma- te al fatto che il pensare non vede se stesso come tale,
gine di sè del conoscente, oggettiva, ferma e frammen- cosa questa che, se si desse, renderebbe evidenti, essendo
ta il movimento esistenziale dello stesso in modalità com- il pensare il continuo movimento dell'essere totale, forme
portamentali momentanee e limitative del suo esistere, di conoscenza che non hanno piu le caratteristiche del-
in cui l'identità del soggetto si esaurisce, cosi come le la massa né materiale, né immateriale.
forme concrete del mondo alle quali il conoscente con- Tuttavia questa doppia simmetria della conoscenza
cretamente si rapporta nel far di esse conoscenza, sono dell'essere non esaurisce tutta la massa che si dà nello
sempre spazialmente limitate e temporalmente ferma- spazio cosmico, come non esaurisce le forme di_ cono-
te. Ed anche nel mondo esterno le due forme di cono- scenza nelle quali l'essere si conosce nel nostro uruverso.
scenza, quella del conoscente e quella del conosciuto, I fisici sanno di una materia che, pur avendo la stessa
si corrispondono simmetricamente come due opposti, struttura di qudla che compone cie forme visibili o co-
perché non si dà concretamente il comportamento del munque percepibili dai nostri sensi e dai loro prolunga-
conoscente se non in relazione ali' oggetto della sua co- menti (quali sono gli strumenti), tuttavia non si vede,
noscenza. Possiamo cosi riconoscere nelle forme concre- ed è perciò che viene da loro chiamata materia nera.
te, che nel mondo esterno assumono le conoscenze di D'altra parte noi siamo consapevoli che nel nostro mon-
sè del conoscente, l' anti-massa materiale e nelle forme do interno si producono forme di conoscenza, che non
concrete che, sempre nel mondo esterno, assumono le hanno nel mondo esterno il loro corrispettivo in forme
conoscenze che il conoscente p.orta in sè come altro da che possano essere in alcun modo avvertite dai nostri
sè, la massa materiale. sensi come concretamente esistenti.
In questo quadruplice aspetto della massa possiamo In noi infatti non si danno solamente le conoscenze
infine riconoscere la. doppia simmetria dell'universo, che (forme ideali) corrispondenti agli oggetti a noi esterni
è la visione che l'essere ha di sè dal punto di vista del (forme concrete). In noi si danno anche le cosiddette
soggetto riflessivo individuale, il quale, proprio nel se- visioni del mondo, che possiamo considerare le forme
parare il conoscente dal conosciuto, oggettiva, ferma e in cui l'essere tende a conoscere se stesso in dimensioni

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sempre piu universali. riali del mondo esterno; e ciò anche se una tale ammis-
E queste visioni, che esse si manifestino in forme sione inficierebbe la visione simmetrica dell'universo e
poetiche, in forme religiose, in forme filosofiche (com- tornerebbe a fare dell'uomo quale soggetto pensante un
prendendo in queste ultime quelle storiche e sociologi- ente sostanzialmente diverso dal restante reale.
che) pur essendo a noi presenti come eventi reali, non La difficoltà sembra presentarsi quando dobbiamo
possono però essere colte dai nostri sensi come oggetti ammettere che, dandosi ancora a livello di soggetto ri-
concreti. flessivo individuale la distinzione tra mondo interno e
Pur tuttavia anche queste forme di conoscenza pos- mondo esterno, anche queste forme di conoscenza in
seggono le caratteristiche essenziali a fare di esse delle cui l'essere già pensa se stesso come pensiero, nel mo-
masse immateriali e materiali. mento in cui, dal soggetto conoscente, dove si produ-
Il fatto che l'uomo, che si fa luogo di questo mani- cono come massa immateriale, entrano a far parte del
festarsi a se stesso dell'essere su piani universali, sia col- patrimonio di conoscenza comune collocandosi perciò
locato sul piano del soggetto riflessivo individuale, fa nel mondo esterno, assumono necessariamente la quali-
s{ che egli non: si riconosca tutt'uno con il pensiero che tà della massa materiale, dandosi tutte le costanti che
in lui si pensa, ma si distingua ancora come il soggetto la definiscono: l'oggettivazione, la staticità, la frammen-
pensante rispetto all'oggetto pensato, si che quest'ulti- tarietà e l'essere poste nel mondo esterno al pensante.
mo, come ogni oggetto sostanzialmente altro dal sog- Se una concezione religiosa, un sistema filosofico,
getto conoscente, acquista l'opacità della conoscenza che una teoria scientifica sono forme altrettanto materiali
non sa di sè, che è ciò che caratterizza anzitutto la mas- come quelle di una chiesa, di un libro, di un computer,
sa. Questa estraneazione del conosciuto dal conoscente che cosa è che le rende differenti in quanto alla nostra
fa inoltre si che il prodotto del pensiero, sia esso un poe- percezione?
ma, un discorso teologico, un sistema filosofico, non sap- La difficoltà si presenta però fintanto che noi si cerca
pia di sè come momento di un processo conoscitivo in una nuova costante in riferimento all'oggetto della per-
divenire e resti una forma di conoscenza in sè conclusa, cezione e non all'organo di senso che deve percepirlo.
che ferma il perenne movimento del conoscersi dell'es- Tutte le forme concrete del mondo per noi sono ta-
sere e proprio perciò lo massifica in se stessa. li proprio in quanto le percepiamo attraverso i cinque
E infine l'oggettivazione e l'arresto della riflessio- sensi, i quali tra l'altro, come ben sappiamo, sono sen-
ne dell'essere su se stesso in queste forme di conoscen- sibili agli stimoli soltanto entro una gamma di frequenze.
za necessariamente limitate non può che mantenere Possiamo allora già dire che, essendo noi abituati
frammentata, e pertanto massificata, la conoscenza glo- a percepire la realtà a noi esterna servendoci soltanto
bale che l'essere ha di sè. dei cinque sensi, queste forme di conoscenza, pur es-
Il fatto che l'oggettivazione, l'arresto e la frammen- sendo anch'esse materiali, non vengono da noi percepi-
tazione della dinamica conoscitiva dà anche a queste for- te perché i cinque sensi non sono atti a percepirle; in-
me di conoscenza le caratteristiche della massa, non si fatti gli stimoli che da esse provengono ci raggiungono
presenta difficilmente concepibile se ammettiamo che presumibilmente con una frequenza che si pone al di
esse si diano soltanto nel mondo interno al pensante, là della gamma di frequenze cui i ricettori sensoriali so-
dove verrebbero a costituire la massa immateriale co- no adeguati.
me è 9uella delle conoscenze relative agli oggetti mate- L'umanità però da sempre ha parlato di un sesto sen-

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so, riferendosi al pensiero, anche se fino ad oggi non sta, del resto, che noi già facciamo quando in noi il pen-
è riuscita a rintracciarlo come un particolare organo del siero pensa se stesso e noi vediamo, figurativamente,
nostro corpo. le idee che esso produce, tant'è che le riproduciamo gra-
Ma_ il co_rpo _è~ _sistema_ di conoscenza che il sog- ficamente disegnando ideogrammi.
getto riflessivo 1nd1v1duale riflette e, nel rifletterlo, lo Inoltre, quando l'uomo arrivasse a guardarsi da un
pone come altro da sè e su di esso pensa. piano super-riflessivo, riconoscerebbe nella funzione ri-
_ _Cosi facend? l?erò, sempre il soggetto riflessivo in- flessiva anche la propria identità di umano. Identità però
d1v1duale, proprio m quanto riflette solamente conoscen- che non è piu personalizzata. Infatti, venendo in tal ca-
ze poste fuori di sè, non riflette se stesso. so il punto di vista a porsi al di sopra del piano dove
L't~omo~ eh~ si_ t~ova a livello di coscienza del sog- si pongono i soggetti riflessivi individuali, il cono di vi-
gett? rifl~ss1vo 1.ndiv1duale, non vede la propria funzio- sione di un soggetto super-riflessivo abbraccerebbe tutti
ne riflessiva e pertanto non riconosce in essa quel sesto i possibili soggetti riflessivi individuali, sicché, colui che
senso, che è quello del pensiero, atto a vedere quelle riuscisse a guardarsi da quel punto di vista si vedrebbe
forme di conoscenza dell'essere che chiamiamo pensie- come un punto momento della dinamica riflessiva del-
ri. So~o il pensiero infatti può vedere il pensiero perché 1' essere e si farebbe cosi consapevole che egli non è il
ess~ ~i_muo~e ad una velocità che è al di là d'ogni misu- solo soggetto che sa di sapere, bensi uno dei tanti luo-
rabilita spaz10-temporale e non può pertanto essere per- ghi dove il sapere sa di sapere.
cepito dagli organi dei sensi che registrano solamente Nel momento in cui questo dovesse accadere, le for-
intensità di frequenze che si danno entro i limiti dello me di conoscenza di sè che l'essere assume non verreb-
spazio e del tempo. Ma se non si è consapevoli di pos- bero pii.i oggettivate come un conosciuto che non sa di
sedere un senso atto a percepire una forma dell'essere sè, ma esse arriverebbero a sapere infine di se stesse .
non s1. e' neppure consapevoli dell'esistenza reale e con-' Esperienza anche questa che noi possiamo già fare quan-
creta della forma che viene percepita. do, facendoci tutt'uno con il nostro pensare, dimenti-
N~I nostro univ~rso si dà dunque una quantità di chiamo l'esserci della nostra presenza coscienziale e non
materia che non vediamo perché non vediamo l'occhio ci distinguiamo dal pensiero che in noi si pensa.
che la vede. E quésta massa materiale, fatta dalle for- E se le forme di conoscenza arrivassero a sapere di
?i
me con?scenz~ che in noi si producono e nelle quali se stesse, esse non ci si presenterebbero piu come for-
la d1mens1one universale dell'essere si manifesta come me chiuse che esauriscono il processo conoscitivo e per-
tale anche_ s~ entro sp~zi _conoscitivi individuali, quali tanto lo fermano, perché questo sapere di sè le rivele-
ancora n01 siamo, costltwsce, al di fuori di ciascuno di rebbe a se stesse, e quindi a noi quali luoghi in cui esse
noi, _il corpo del _siste~~ uomo universale, con il quale si rivelano, come stadi successivi lungo l'evolversi del
possiamo anche 1dent1ficare la materia nera che riem- conoscersi dell'essere. Ed è ancora nella nostra esperien-
pie tutto lo spazio cosmico. za che questa continuità dinamica delle forme di cono-
~el momento in cui il soggetto umano si portasse scenza si fa già presente quando riconosciamo che non
dal piano del soggetto riflessivo individuale a quello di siamo noi a pensare un sistema di pensiero, ma è il pen-
un soggetto super-riflessivo, vedrebbe e riconoscereb- siero che, pensandosi in noi, via via si ordina e si mani-
b~ la funzione _del pensiero come quel sesto senso gra- festa a se stesso in sempre nuovi sistemi.
zie al quale egli vede le forme pensate. Esperienza que- Ma se queste forme di conoscenza arrivassero infi-

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ne a conoscersi nel loro divenire, esse perderebbero il ma da noi sapute come idee e che costituiscono tutte
carattere di visioni parziali per acquistare quello di vi- comunque la massa materiale, hanno il loro reciproco
sione totale dell'essere, perché la totalità dell'essere sta corrispondente nelle forme di conoscenza _che s~ tr_ova-
appunto nel divenire. no nel mondo interno al pensante, le quali cost1tu1sco-
Ci si fa qui evidente allora che qualora noi divenis- no il patrimonio di conoscenza che ogni soggetto cono-
simo capaci di vedere dal punto di vista di un soggetto scente porta in sè e che non sa di sè. E in questo patri-
super-riflessivo, come masse materiali, le idee che noi monio di conoscenza che non sa di sè e che nell'uomo
stessi inscriviamo nella sostanza dell'essere, quando nel si fa presente al cospetto del soggetto riflessivo, non_pos-
pronunciarle le immettiamo nel mondo esterno, esse per- siamo non riconoscere la psiche.
derebbero, nel medesimo istante, la qualità della mate- Sicché la materia e la psiche coincidono entrambe
ria non dandosi piu le costanti che la definiscono: l'og- con la conoscenza che l'essere ha di sè a livello delr au-
gettivazione, l'arresto e la frammentazione del proces- tocoscienza, dove la psiche coincide con la massa im-
so conoscitivo, nonché la distinzione tra mondo inter- materiale e la materia con la corrispondente massa
no ~ mondo esterno al pensante, distinzione che è a sua materiale.
volta generata dalla separazione che il conoscente an- Per quel che riguarda lo spirito non possiamo non
cora oggi opera tra la conoscenza e se stesso che la riconoscerlo nel pensiero, e il pensiero è la dinamica della
produce. riflessione che non ferma se stessa nel riflesso (è ener-
Collegando questo discorso con quello già fatto cir- gia priva di massa), ma che, dal piano del soggetto ri-
ca i livelli di coscienza e i luoghi della presenza, possia- flessivo individuale, non si riflette come tale, ovvero co-
mo forse ancora identificare la sostanza dei tre aspetti me movimento; motivo per cui nel nostro universo lo
che l'essere assume nel nostro universo: la materia, la spirito non vede se stesso cosi che noi non vediamo lo
psiche e lo spirito con tre momenti della dinamica co- spirito.
noscitiva dell'essere stesso. Dei tre aspetti dell'essere: materia, psiche e spirito,
Stante che, come abbiamo già analizzato, al di sot- la psiche è il terreno di mezzo, il luogo della mediazio-
to del sistema dell'autocoscienza non si dà possibilità ne tra la materia e lo spirito; mediazione essenziale af-
di conoscenza perché, mancando la distinzione di un co- finché la conoscenza oggettivata dal soggetto conoscente
noscente, che sa di sè come tale, dall'oggetto della sua come non conoscente se stessa, si faccia viceversa co-
conoscenza, non si dà neppure spazio conoscitivo; e stan- sciente di sè, e ciò perché la conoscenza che si ~à nel
te che il soggetto riflessivo individuale, quale ultimo pia- mondo interno al conoscente è la prima a conoscersi nella
no di visione, non guarda a se stesso, cosi che la dina- conoscenza che il conoscente fa di se stesso. Nell'uomo
mica della riflessione dell'essere, ovverosia l'energia, non avviene infatti che ilsoggetto riflessivo, proprio grazie
sa di sè, possiamo dire che tutte le forme di conoscenza all'esercizio della funzione riflessiva, recupera all'interno
dell'essere, in cui abbiamo riconosciuto tutta la massa della soggettività l'oggetto della conoscenza che a livel-
del nostro universo, hanno la struttura del sistema lo dell'autocoscienza pone fuori di sè, e, riconoscendo
dell'autocoscienza. · in esso un contenuto di conoscenza interiore, in esso
Inoltre tutte le forme di conoscenza che si danno si riconosce; e se il soggetto riflessivo riconosce se stes-
nel mondo esterno, sia quelle percepite dai nostri sensi so in una conoscenza interiore, è questa conoscenza che
com: oggetti concreti, sia quelle non percepite come tali si fa cosciente di sè alla luce della riflessione.
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Ma il farsi cosciente di sè della conoscenza è pro-
prio ciò che all'interno del pensante promuove il pro-
cesso di demassificazione della tensione conoscitiva e
quindi la trasformazione della sostanza psichica in so-
stanza spirituale, e poiché la conoscenza interna al pen-
sante che cosi si demassifica è proprio quella corrispon-
dente alla conoscenza esterna che il soggetto riflessivo
ha recuperato a sè, e che costituiva la massa materiale,
si mette in atto anche un processo di dematerializza-
zione dell'energia, ovverosia un processo di trasforma-
zione della sostanza materiale in sostanza spirituale.
Però, finché l'uomo resta a livello di soggetto rifles-
sivo individuale, punto di vista dal quale può guardare
soltanto al sistema dell'autocoscienza, riponendo cosf
la propria identità nell'aspetto psichico dell'essere, egli
tende a conservare l'esistenza di questa dimensione in-
termedia; quella psichica appunto, proprio in quanto in
essa si identifica, impedendo cosi al processo di transu-
stanziazione della materia nello spirito, di arrivare a
compimento.
Soltanto se l'uomo dovesse raggiungere il piano di
riflessione piu elevato donde riconoscersi nella funzio-
ne riflessiva, e quindi nello spirito, e non piu nell'auto-
coscienza, e quindi nella psiche, e donde scomparireb-
be ai suoi occhi la differenza tra interno ed esterno, si
annullerebbe lo psichico quale luogo di mediazione tra
lo spirito e la materia e quest'ultima, che è appunto quel-
la forma di conoscenza dell'essere in cui la dinamica della
riflessione è stata fermata nel riflesso, cadendo diretta-
mente sotto la luce del soggetto riflettente si riconosce-
rebbe nello stesso transustanziandosi cosf immediata-
mente nello spirito.

CAPITOLO V
IL TABÙ DELL'INCESTO
COME DINAMICA UNIVERSALE

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CAPITOLO X
L'UNIVERSO TRASCENDENTE

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