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“PNL È LIBERTÀ”

La vita di ognuno di noi è guidata da qualcosa.


Alcune persone si fanno guidare da un problema o da una scadenza pressante. Altre
da una paura, magari quella di perdere il posto di lavoro o la persona amata. Molte
persone sono guidate dai brutti ricordi: permettono al passato di controllare il futuro
diventando così “prigioniere” del loro passato.
Le prigioni fisiche sono state rimpiazzate da quelle mentali.
Oggi molti sono incatenati ad una serie di problemi che impediscono loro di vivere
come desiderano.

In queste pagine troverai gli strumenti che ti servono per rompere le catene che ti
costringono a vivere una vita al di sotto delle tue potenzialità.
E imparerai come farlo.

Le persone spesso pongono dei limiti alla propria felicità, perché il loro modo di
pensare e le loro convinzioni precludono loro la possibilità di ottenere il meglio che la
vita ha da offrire.
Il punto è che non ne sono consapevoli e restano perplesse quando sentono che è il
loro modo di pensare a fare la differenza.
COME CAMBIARE GLI ATTEGGIAMENTI DI PENSIERO NEGATIVI

Partiamo dal concetto di libertà personale. Prima di tutto, ti presentiamo


brevemente una figura molto importante in questo ambito: Richard Bandler,
studioso e creatore, insieme a John Grinder, della Programmazione Neuro-
Linguistica, che a essa ha scelto di dedicare 40 anni di studi e ricerche.

Negli anni ’70, Bandler cominciò a studiare tecniche e strumenti che potessero
aiutare le persone a essere libere, e decise di affiancare e studiare le metodologie di
una degli psicoterapeuti di maggior successo in quel periodo: Virginia Satir.
Virginia era davvero brava nel suo lavoro e particolarmente tenace.
Quando i suoi pazienti le sottoponevano un problema, lei lo affrontava con
perseveranza e continuava a lavorarci fino a quando li aveva aiutati a cambiare.
Bandler passò molto tempo a studiare il suo modo di lavorare per capire come
riuscisse a ottenere quei risultati.

In quegli anni si pensava che i problemi di una persona derivassero sempre dal suo
passato, mentre Bandler sosteneva: “Se la gente ha dei problemi la ragione è
semplice: le persone nascono, fanno delle esperienze e imparano a pensare in certi
modi. Molti si sentono intrappolati dal proprio passato, ma la situazione è diversa:
sono “abituati” a star male.
Diverse persone a cui sono successe cose brutte, anziché essere felici di saperle
ormai nel passato, le rivivono costantemente nella propria mente, riuscendo così a
rovinarsi anche il presente. Cosa fare del nostro passato è sempre e comunque una
nostra scelta: possiamo usarlo per limitare il nostro futuro oppure per migliorarlo”.

Ciascuno di noi ha molto più controllo sulla propria vita di quanto creda.

Gli studi di Bandler erano volti, e lo sono tutt’oggi, a insegnare alle persone come
fare in modo che, guardando al passato, potessero usarlo per imparare e migliorarsi,
anziché soffrirne.
Le persone hanno modi diversi di pensare: alcuni utili, altri meno.
L’effetto collaterale dei pensieri “poco utili” è che, a volte, creano grandi difficoltà,
che si manifestano in diverse forme, dalla schizofrenia alla depressione, a tutta una
gamma di comportamenti autolesionistici più o meno importanti e limitanti.

Chiunque usi la propria mente per rendersi la vita più spiacevole del necessario si
rende schiavo della convinzione che la vita sia sofferenza.

Questa persona dimentica che nella vita è meglio evitare di ricordare e rivivere
continuamente le cose sgradevoli del passato, mentre sarebbe meglio porsi
domande stimolanti e positive, capaci di mettere in discussione quel modo di
pensare.
Domande come:
• Come posso stare bene?
• Come posso rendere questa cosa più facile?
• Come posso renderla divertente?

“Le persone – afferma Bandler - dovrebbero soffermarsi di più a riflettere su cosa


può renderle davvero felici”.
Per questo, lavorò per sviluppare una serie di tecniche che potessero aiutare
ognuno di noi a sentirsi felice, anche senza un particolare motivo.
Così, quando ce ne sarà uno, saremo in grado di essere ancora più felici.

Tornando al concetto di libertà personale, possiamo definirla come la capacità di


provare le emozioni che vogliamo e di gestirle e comunicarle al meglio, e questo
avviene quando spezziamo catene fatte di sensazioni negative, di convinzioni
limitanti e di comportamenti distruttivi.

Libertà personale significa anche essere in grado di scegliere gli stati interiori
positivi e le cose che desideri, e concretizzarle nella tua vita.
Riflettere su cosa può renderci davvero felici significa allontanarsi dai problemi e
pensare di più alle soluzioni.
È questione di star bene la maggior parte del tempo.
È questione di affrontare i momenti e le persone difficili con grazia e abilità.

Il principio di fondo, come già detto, è che ciascuno di noi ha molto più controllo
sulla propria vita di quanto creda.
COME CONTROLLARE LA PROPRIA MENTE

Nella nostra testa creiamo o ricordiamo immagini, ci parliamo, ricordiamo quello che
abbiamo ascoltato, proviamo sensazioni ed emozioni, sentiamo gusti e odori: è così
che diamo un senso al mondo.
È il modo in cui rappresentiamo internamente il mondo che determina come ci
sentiamo e cosa facciamo.

Il nostro modo di interpretare il mondo esterno influenza in ogni istante il nostro


stato mentale. Per pensare e agire più efficacemente, per essere più ricchi di risorse
interne, dobbiamo imparare a modificare i nostri programmi di pensiero limitanti.

Ad esempio, se ci chiedono come si arriva alla stazione centrale, dobbiamo entrare


nella nostra mente e creare o ricordare un’immagine mentale della strada da
percorrere.

Se ci chiedono cosa abbiamo fatto ieri, lo sappiamo perché, dentro di noi, ne


conserviamo un ricordo sotto forma di immagine mentale.

Queste immagini sono inconsce; le creiamo, ma spesso ne siamo inconsapevoli. Il


segreto sta nel prenderne consapevolezza, così da poterne fare qualcosa di diverso.

I nostri pensieri consistono in immagini, suoni e sensazioni. Una volta che siamo
consapevoli di come costruiamo i nostri pensieri, siamo in grado di modificarli.

Immaginiamo, ad esempio, qualcuno che ci infastidisce. Creiamone un’immagine


nella nostra mente. Notiamo le caratteristiche dell’immagine: le dimensioni, il luogo
in cui è collocata, se è a colori o in bianco e nero.

Ora prendiamo l’immagine e, se è a colori, trasformiamola in bianco e nero; poi la


rimpiccioliamo; infine, la spostiamo sempre più lontano, verso l’orizzonte.
Qual è la sensazione in questo momento?

Le caratteristiche delle immagini che abbiamo in testa possono essere facilmente


modificate, e questa operazione ha un effetto profondo sulle esperienze collegate a
queste immagini.

Ogni volta che pensiamo a qualcosa, ne creiamo delle immagini o dei filmati.
Il nostro cervello funziona così!
Ricordando un’esperienza, probabilmente immaginiamo un filmato di ciò che
abbiamo vissuto, nel quale ci vediamo come attori oppure ci osserviamo dal nostro
punto di vista di allora. Queste immagini o filmati determinano il tipo di sensazioni
che proviamo.

È così che le persone stanno bene o male: dipende perlopiù dal tipo di cose a cui
pensano e dal tipo di rappresentazione che se ne fanno mentalmente.

La tecnica pratica che abbiamo appena usato - prendere le immagini mentali che
fanno stare male, rimpicciolirle, trasformarle in bianco e nero e allontanarle da noi,
liberandocene, e, allo stesso modo, prendere le cose che fanno star bene e renderle
grandi, luminose e più vivide – insegna al nostro cervello ad amplificare le sensazioni
positive e a indebolire quelle negative.

È troppo semplice?
È troppo bello per essere vero?
Il cambiamento, in realtà, è una “cosa” difficile?
EVENTI NEGATIVI

Molte persone vittime di eventi negativi, anziché essere felici che non si stiano più
verificando nel presente, ci ripensano e continuano a riviverli mentalmente... in
questo modo, ciò che è stato, finisce per distruggere ciò che è e ciò che potrebbe
essere.
In occasione di un seminario, una donna raccontò a Bandler l’esperienza da lei
vissuta sull’autobus esploso a Londra durante l’attentato del 7 luglio 2005.
Gli disse che, pur essendo scampata alla morte, viveva tormentata dalla paura e che
non era ancora riuscita a lasciarsi alle spalle l’accaduto.
Ogni persona con uno zaino, ogni pacchetto, ogni borsa, erano potenzialmente una
bomba che le facevano rivivere il suo incubo.
Non riusciva a fare progetti per il futuro.
Come la maggior parte di coloro che hanno vissuto un pesante trauma, era rimasta
prigioniera dell’evento passato e aveva bisogno di rompere quelle catene.

Bandler le chiese se, quando pensava a quel momento, lo vedeva a dimensioni reali,
ossia se le immagini erano a grandezza naturale, come se tutto stesse accadendo di
fronte a lei. Rispose di sì, anzi aggiunse, cominciando a tremare, che le immagini
erano “gigantesche”.

Alle persone nella sua condizione, spesso, veniva detto che per superare i propri
traumi fosse necessario riviverli. Bandler riteneva invece che fosse il momento di
sdrammatizzare e le chiede: “Hai paura di treni, autobus o aeroplani?” Lei annuì,
continuando a tremare.
Lui le fece notare che la probabilità di essere vittima di un attentato è già di per sé
bassissima, e che la probabilità che succeda due volte alla stessa persona è
praticamente inesistente. Le propose quindi di assumerla come sua guardia del
corpo, e di volerla sempre con sé in aereo o in taxi, così da evitare il rischio di saltare
per aria: nessuno è così scalognato!
La donna si mise a ridere.

Spesso si ha paura di scherzare con chi ha subito un trauma, mentre l’idea di


Bandler è che ridere dei propri problemi sia esattamente ciò che serve per iniziare a
vedere le cose da un punto di vista diverso.

La donna aveva principalmente due problemi: il fatto di ripensare continuamente


all’evento e il fatto di immaginarselo come un filmato di proporzioni vivide e
gigantesche, come se fosse ancora davanti a lei.

Bandler le chiese, per prima cosa, di pensare a un ricordo successivo all’esplosione,


quando si era resa conto di essere sopravvissuta.
Poi le disse di rivivere l’intera vicenda al contrario, come riavvolgendo un nastro,
fino al momento in cui doveva ancora salire sull’autobus.
Le fece ripetere la procedura qualche altra volta e intanto le canticchiava una
musichetta da circo: “Tatta tara ta ta tattattara”, facendola ridere di nuovo.

Proiettare il filmato al contrario la allontanava da un’abitudine: continuare a


immaginare l’evento nel futuro. Voleva che cominciasse a spostarlo nel passato.
Ripercorrendo l’esperienza al contrario, il suo cervello era costretto a ripensarla in
modi del tutto nuovi.

Successivamente le disse di rimpicciolire il ricordo di quell’evento tragico, in modo


che avesse le dimensioni di un filmato da cellulare, per poi far partire il filmato,
dall’inizio alla fine, piccolo piccolo e in lontananza.
“Per finire”, le disse, “voglio che ti immagini su un autobus, che guardi gli altri
passeggeri con zaini e borse, e che li vedi tirare fuori penne e libri per studiare.”
La donna sorrise e quando Bandler le chiese di tornare all’immagine che tanto la
spaventava, fece spallucce e disse: “Sono più tranquilla”.
Naturalmente la donna non aveva cancellato l’evento dalla sua mente.
Aveva un ricordo orribile di quell’episodio accaduto nel passato.
Quello che accadeva ora era che il ricordo non influenzava negativamente il
presente. Ora le era possibile diminuire l’intensità delle sensazioni che provava
immaginandolo. D’ora in avanti sarebbe stata in grado di gestire la situazione,
perché sapeva cosa fare. Aveva imparato come aiutarsi e guadagnarsi la libertà dalle
limitazioni imposte da quel ricordo.

Gli eventi tragici esistono solo nella mente, sotto forma di ricordi.
Un ricordo è la rappresentazione di un’esperienza. Quando cambi il modo in cui
rappresenti un’esperienza, cambi anche le sensazioni che le sono associate, quindi
come ti senti in merito a essa.
COME CAMBIARE IL PROPRIO DIALOGO INTERIORE

Il modo in cui ci sentiamo e ciò che proviamo sono influenzati, oltre che dalle
immagini che creiamo nella nostra mente, anche dal modo in cui ci rivolgiamo a noi
stessi.
Tutti sanno che se uno si dice cose negative è più probabile che abbia sensazioni
negative e finisca per star male.
Quello di cui la maggior parte delle persone è inconsapevole, però, è che non è solo
questione di cosa ci si dice, ma anche di come lo si dice.
Spesso è proprio il tono di voce con cui ci parliamo mentalmente a influenzare il
nostro umore.
Alcune persone parlano regolarmente a se stesse in modo orribile, salvo poi
chiedersi perché si piacciono poco.
Quindi, dobbiamo imparare a cambiare il modo in cui parliamo a noi stessi.

Pensa a qualcosa di spiacevole che ti dici regolarmente, qualcosa di crudele che usi
per lamentarti di te stesso. Ora soffermati sul tono della tua voce interiore. Adesso
ripeti le stesse cose, ma in un tono di voce davvero ridicolo. Immagina le stesse
critiche, recitate però con la voce di Topolino o con quella di Gatto Silvestro.
Nota come le sensazioni sono diverse.
Questa tecnica funziona perché spesso, più che le parole stesse, è il tono di voce a
essere il principale responsabile delle sensazioni e delle emozioni che associamo alle
parole impiegate. Molte persone cercano di dirsi cose diverse e si chiedono perché
le sensazioni restano le stesse.

Ricorda, è importante sia cosa ti dici, sia come te lo dici.

Toni di voce diversi trasmettono sensazioni diverse.


Ripetendo questa procedura un po’ di volte, la voce negativa comincerà ad
assumere questa nuova caratteristica e tu ti sentirai letteralmente diverso. La cosa
bella è che la voce negativa, dopo questo esercizio, non sarà mai più la stessa.
L’ABILITÀ DI ESSERE FELICI

Sensazioni ed emozioni sono “cose che facciamo”, anziché “cose che abbiamo”.
Spesso le persone dicono: “Ho la depressione”. Al che Bandler risponderebbe: “Ok,
mettila qui sul tavolo, così le do un’occhiata!”.
Le persone parlano di ansia come se fosse una cosa che viene e se ne va.
L’ansia, però, funziona diversamente.
Noi non abbiamo l’ansia, non abbiamo la depressione: noi creiamo quelle sensazioni
facendo qualcosa nella nostra mente.
Se prendiamo l’abitudine di pensare e fare cose che ci rendono allegri, felici e
realizzati, anche la nostra vita si arricchirà di gioia e soddisfazione.
Se invece tendiamo a lamentarci, a sentirci delusi e a deprimerci, diventiamo molto
bravi a star male.
La felicità è un’attività, un’abilità da apprendere e perfezionare.
Più ci si allena – come in qualunque altra abilità, che sia andare in bicicletta, parlare
una lingua straniera o risolvere i sudoku – più si diventa bravi.

Il Dalai Lama ha riassunto bene il concetto dicendo che a volte le cose brutte
accadono: semplicemente bisogna evitare di soffermarcisi troppo.
Se lanci un sasso in uno stagno, la superficie rimane increspata per un po’, ma alla
fine ritorna liscia. Quando le persone si soffermano troppo sulle cose, finiscono per
ingigantirle a dismisura.

Bisogna imparare dal proprio passato e guardare avanti: abbiamo l’importantissima


possibilità di scegliere se guardare al nostro passato e vivere un futuro migliore o se,
invece, prendere il nostro passato e usarlo per limitare il nostro avvenire.

Una volta capito questo, puoi crearti la positiva abitudine di apprendere le lezioni dal
tuo passato, anziché continuare a riviverlo, proiettandolo nel presente e nel futuro.
Questo ti permetterà di diventare una persona più saggia, che crea per sé un futuro
migliore e prende decisioni più ponderate.
Tutti noi abbiamo la capacità di rivolgere lo sguardo al futuro o al passato.
Concentrarsi troppo sui ricordi negativi è come cercare di guidare, guardando nello
specchietto retrovisore: si finisce per farsi del male!

Puoi controllare ciò che accade nella tua mente.


Se qualcuno entrasse in casa tua e imbrattasse le pareti con immagini
raccapriccianti, le lasceresti? No, certo che no.
Ridipingeresti i muri.
E allora perché lasciare idee negative nella tua mente? Immagini indesiderate, voci
orribili... Bisogna prendere il controllo e modificarle subito.
La maggior parte delle persone passa il tempo esercitandosi a star male.
È tempo di rendersi conto che siamo i conducenti dell’autobus, anziché semplici
passeggeri!
LA FORZA DELLE CONVINZIONvI

Pensiamoci un attimo: i problemi esistono solamente nelle nostre percezioni e nel


nostro modo di dare un senso alle cose.
Sono le nostre convinzioni riguardo a ciò che ci accade a trasformare un evento in
un problema.
Assumere il loro controllo delle nostre convinzioni significa assumere il controllo
sulla nostra vita.

Parte di ciò che dobbiamo fare è aiutare le persone ad avere convinzioni più utili.

Spesso pensiamo che il nostro modo di vedere il mondo sia quello corretto, finché
qualcosa ci dimostra che abbiamo torto. La realtà non è stabile quanto si crede.

Per secoli si è sostenuto che la terra fosse piatta e che quindi non fosse possibile
circumnavigarla. Nessuno nemmeno ci provava.
Quando poi qualcuno ha detto: “Proviamoci lo stesso”, ha scoperto un nuovo
mondo. C’era un intero continente, ad aspettarli. Più d’uno, anzi.

La ragione per cui Bandler ha avuto successo con pazienti di fronte ai quali altri,
prima di lui, si erano arresi consiste principalmente nel fatto che lui non si è mai
arreso.
Non che qualsiasi cosa facesse con un cliente funzionasse subito.
Era semplicemente assolutamente determinato ad aiutare quelle persone a risolvere
i loro problemi: la qualità essenziale per chiunque sia intenzionato a cambiare è
essere determinati.

Bandler ha sempre interpretato la storia di ciascun cliente e la sua cartella clinica in


un unico modo: come una lista di cose che non avevano funzionato. Sono le cose
che funzionano a doverci interessare, a partire dal giusto tipo di convinzioni.
Prendiamo ad esempio il cosiddetto “effetto placebo”.
A volte se ne parla come fosse una cosa di poco conto.
Eppure si sta dicendo che abbiamo la capacità di produrre autonomamente nel
corpo antidolorifici e antidepressivi.
E non stiamo parlando di guru o di santoni indiani, ma di ricerche mediche.
Le statistiche provano che la nostra mente può avere un’efficacia pari a quella di un
farmaco antidolorifico. E questi dati derivano da studi approfonditi condotti su
persone normalissime. I ricercatori oggi sanno che il nostro cervello funziona in
maniera diversa dopo la somministrazione di un placebo.

Comincia a produrre i tuoi placebo personali, sotto forma di convinzioni che ti


aiutino a migliorare la tua vita. La “realtà” che crei con la tua mente tramite il potere
delle convinzioni può essere reale quanto qualsiasi agente esterno.

Esistono storie incredibili e anche bellissime.


Bandler, per esempio, racconta spesso del padre di un conoscente che era stato
appena rimandato a casa dall’ospedale: gli avevano diagnosticato una malattia
terminale incurabile. Ne’ il medico, ne’ la famiglia gli dissero come stavano
veramente le cose. Una volta a casa, l’uomo cominciò ad alzarsi e ad andare in
giardino a curare le piante, iniziò a fare un po’ di tutto e ricominciò a fare brevi
passeggiate, mentre la famiglia pensava: “Da un momento all’altro potrebbe
morire”. Ma continuarono a non dirgli niente.
Passati sei mesi, la famiglia iniziò a preoccuparsi. Dissero al dottore: “Ha detto che
sarebbe morto e invece è ancora vivo”. E il dottore rispose: “State scherzando?
Credevo se ne fosse andato mesi fa”. “No. Si dedica al giardinaggio e si diverte.” E il
dottore: “È bene che me lo portiate, bisogna visitarlo”.
Lo riportarono in ospedale, fecero una serie di analisi e constatarono che la malattia
era scomparsa. La chiamano “remissione spontanea”. Il paziente, tuttavia, era
infastidito e chiese: “Ma perché mi fate tutti questi esami? Mi avevate già guarito
l’altra volta!”. E il dottore: “Cosa?”.
“Be’, mi avete mandato a casa. Non mi avreste mandato a casa se non fossi stato
già guarito.”
Ovviamente, molte persone malate muoiono indipendentemente da quanto siano
convinte di sopravvivere, ma potrebbe anche essere che la convinzione di
sopravvivere possa dare maggiori probabilità di superare la malattia.
Anche se si trattasse di un aumento minimo delle probabilità, sarebbe comunque una
possibilità affascinante.

Le tue convinzioni sono in grado di intrappolarti o di renderti libero.


Ciò di cui sei convinto determinerà cosa decidi di fare.
Se vuoi veramente cambiare, il primo passo sta nel convincerti al cento per cento di
poterlo e di volerlo fare.

Conosci la storia di Roger Bannister?


Prima di lui si era convinti che fosse impossibile per un essere umano correre un
miglio in meno di quattro minuti. Nel 1954 Bannister ci riuscì.
E cosa accadde poi? Nemmeno due mesi dopo il record di Bannister, John Landy
corse di nuovo un miglio in meno di quattro minuti, in Finlandia.
Nel giro di tre anni, altri sedici corridori avevano a loro volta infranto il limite dei
quattro minuti. Il fatto che la soglia fosse stata superata aveva convinto altre
persone che fosse possibile farlo, e così anche altri ci riuscirono.

A quanti di voi da bambini o da ragazzi hanno detto che non avevate talento
musicale?
A quanti di voi hanno detto che non eravate portati per l’arte?
Ora, le mie domande sono...
“Chi lo dice?” e “Come fa a saperlo?”.

Bandler racconta di quando un giorno a scuola gli chiesero di disegnare un albero.


Finito il disegno, l’insegnante gli disse: “È bruttissimo. Non sei portato”. Nei
trent’anni successivi non prese mai più in mano un pennello, perché aveva creduto
alle parole dell’insegnante.
Poi, un giorno, sua moglie arrivò a casa con colori e pennelli e disse: “Dai,
dipingiamo”, lui rispose: “Ma io non sono portato”. Lei lo guardò sollevando un
sopracciglio. C’è qualcosa di speciale nel guardare qualcuno sollevando un
sopracciglio: si trasforma immediatamente in una sfida.

Erano a Londra, quindi andò fino a Covent Garden e lì trovò un pittore molto bravo.
Gli chiese come facesse a dipingere. Gli piegò che lui guardava semplicemente
quello che voleva dipingere e poi lo immaginava sulla tela. Ripeteva questa
procedura una serie di volte, finché riusciva a vedere l’immagine in modo chiaro e
vivido sulla tela. Poi si limitava a ricalcare l’immagine proiettata mentalmente,
riproducendo il mondo esterno.
Bandler cominciò a utilizzare questa tecnica e si ritrovò a dipingere.

Gli altri, volendolo o meno, ci impongono una grande quantità di limitazioni, ed è una
cosa sana metterne in dubbio, come minimo, una parte.

Consideriamo la convinzione che molte persone hanno riguardo al parlare in


pubblico. Una delle più frequenti paure delle persone sembrerebbe essere proprio
quella di dover parlare in pubblico.

Durante uno dei suoi corsi, Bandler invitò sul palco un volontario che aveva paura di
parlare in pubblico. Gli indicarono un ragazzo tra il pubblico. Il ragazzo si avvicinò al
palco con l’aria terrorizzata. Gli chiese “È da tempo che hai paura di parlare in
pubblico, vero?”
Lui annuì, la gola stretta in un nodo di tensione.
“Lascia che ti chieda una cosa, allora: ti sei mai sbagliato riguardo a qualcosa?”
Annuì nuovamente.
“E ti è mai venuto in mente che, forse, potresti sbagliarti nel credere che sarai
sempre così?” Ci pensò per un attimo. Non aveva mai messo in dubbio il fatto che
parlare in pubblico lo terrorizzasse. Lo dava per scontato: è sempre stato così ed è
così che stanno le cose.

Dunque proseguì dicendo: “Ora, lascia che ti faccia una domanda.


C’è stato un tempo in cui non sapevi camminare. Poi hai imparato.
C’è stato un tempo in cui non sapevi parlare. Poi hai imparato. Pensi che sia
possibile che tu possa imparare anche a parlare in pubblico?
Vedi, io ho la convinzione che tu possa essere a tuo agio nel parlare di fronte a un
gruppo. Ad esempio, è solo davanti agli esseri umani che sei nervoso? Se dovessi
fare una presentazione di fronte a un gruppo di cani, saresti comunque
terrorizzato?”
Il ragazzo sorrise “No. I cani non sarebbero un problema”, dice in un sussurro.

“Quindi, il problema non è il numero dei componenti del pubblico. Il problema è che
sono esseri umani. Gli umani fanno molta più paura dei cani. Ora, ciò che mi
interessa è che tu ti renda conto che, a un certo punto della tua vita, ti sei creato
una convinzione riguardo al tipo di persona che sei. Probabilmente rispecchiava ciò
che credevi essere vero allora. Ebbene, se adesso cambi quella convinzione, puoi
cominciare a vedere te stesso come la persona che desideri diventare. Voglio che tu
immagini per un secondo la persona che hai creduto di essere, uno che è
terrorizzato all’idea di parlare in pubblico: nota dov’è collocata l’immagine. Ora, fai
un respiro profondo e immagina di essere una persona a proprio agio di fronte a un
pubblico. Nota dov’è collocata l’immagine e le differenze tra questa e la precedente.
Hai una vecchia immagine, che è ciò di cui sei stato convinto, e una nuova immagine,
che è ciò di cui vuoi essere convinto da ora in poi. Il passo successivo è il seguente:
voglio che tu prenda la vecchia immagine di te come persona che non riesce a
parlare in pubblico e che la allontani verso l’orizzonte. Quindi, voglio che tu prenda la
nuova immagine di te, sicuro e capace di parlare in pubblico, e che la porti
rapidamente nella posizione precedentemente occupata dalla vecchia immagine”.

Gli fece fare velocemente questo spostamento mentale altre cinque volte.
Stranamente, dopo aver ripetuto la procedura, il partecipante cominciò a
considerare la possibilità di riuscire a parlare in pubblico e si accorse che l’idea si era
fatta effettivamente più plausibile. Un cambiamento inaspettato. Sentiva ancora un
certo nervosismo, ma almeno era in grado di immaginarsi a parlare con disinvoltura
davanti a un pubblico.
Poi lo indusse a concentrarsi sulla sensazione di paura. E gli chiese “Quando cominci
a provare paura, da dove inizia questa sensazione nel tuo corpo?”. Lui ci pensò e
indicò la pancia. “E qual è il luogo successivo in cui la percepisci nel tuo corpo... e
quello ancora dopo?” gli chiese. Lui indicò il petto e la testa, e infine di nuovo il
ventre. Come se la sensazione attraversasse il suo corpo, per poi ricominciare il
ciclo.

A quel punto gli disse: “Dunque la sensazione ha inizio nel ventre, passa al petto e
alla testa per poi tornare nel ventre. Giusto? Ecco cosa voglio che tu faccia.
Desidero che immagini di parlare di fronte a questo pubblico e, mentre lo fai, voglio
che noti la sensazione muoversi come hai appena descritto. Ma, mentre lo fai, devi
immaginare di prendere la sensazione e di capovolgerla, in maniera tale che cominci
a muoversi nella direzione opposta. Immagina di prendere la sensazione di paura e,
anziché farla risalire lungo il corpo, falla scendere seguendo lo stesso percorso, ma
al contrario. Continua a farla girare in questo nuovo modo, mentre immagini di
parlare di fronte alle persone che hai davanti e nota come ti senti”.

Mentre faceva girare la sensazione al contrario, il ragazzo immaginava di parlare in


pubblico senza essere assalito dall’ansia. Aprì gli occhi e lo guardò sbalordito. A quel
punto gli chiesi di raccontare al pubblico qualcosa di sé per 30 secondi, e quando gli
riprese il microfono il ragazzo avrebbe addirittura voluto continuare!

Non sorprendetevi troppo per la velocità e la facilità con le quali riuscirete a


trasformare le vostre convinzioni.
AVERE LA CONVINZIONE CHE IL CAMBIAMENTO SIA POSSIBILE

Le nostre convinzioni possono influenzare la nostra vita, ma anche quella degli altri.
Anni fa, uno scienziato di nome Robert Rosenthal condusse uno studio in una scuola.
Aveva preso a caso alcuni studenti e aveva fatto credere ai loro insegnanti che
quegli studenti fossero particolarmente dotati.
Ebbene, alla fine dell’anno scolastico, quegli studenti, scelti a caso, ma presentati
come “piccoli geni” avevano raggiunto risultati complessivi molto più alti del resto
della classe. Probabilmente, dice Rosenthal, gli insegnanti senza rendersene conto si
erano comportati in modi che avevano facilitato e incoraggiato maggiormente il
successo degli studenti ritenuti più intelligenti rispetto agli altri. Si chiama “effetto
Rosenthal”, noto anche come “effetto Pigmalione”, che deriva dagli studi classici
sulla “profezia che si autorealizza” e ci dimostra come le convinzioni sul mondo e
sulle persone possano influenzare considerevolmente il corso della vita.
PROFEZIE AUTOAVVERANTI

Fin dal momento della nostra nascita, ci sono state fornite suggestioni negative di
ogni genere. Siamo stati programmati con un sacco di idee tipo: “Non sei
abbastanza intelligente. Non sei abbastanza bello. Sei troppo grasso, troppo magro,
troppo pigro, troppo iperattivo”.
Le altre persone ci installano continuamente convinzioni alle quali rischiamo di finire
per credere. Sono le limitazioni che ci sono state imposte. Sono le convinzioni di cui
dobbiamo liberarci.

Se una persona sente di potercela fare, si impegnerà per farcela, e questo è già di
per sé un primo e fondamentale passo verso il successo.
Si tratta di un’idea di fondamentale importanza da insegnare ai nostri figli e a noi
stessi: imparare a credere in noi stessi per poter dare il nostro meglio. Quando
cominci a credere di essere una persona splendida, cominci anche a comportarti di
conseguenza: è allora che inizi a raccogliere fantastici risultati. Sono le cosiddette
“profezie autoavveranti”.

Le convinzioni possono essere di diversi tipi.


Ci sono convinzioni che riguardano ciò che riteniamo possibile e impossibile per noi.
O quello che riteniamo facile e difficile per noi.
Ci sono altre convinzioni che, invece, riguardano ciò che pensiamo di noi stessi: ciò
che siamo e ciò che non siamo.
Le profezie autoavveranti hanno a che vedere con entrambi questi tipi di
convinzioni. Prendiamo ad esempio le convinzioni riguardo a ciò che siamo in grado
di fare. Se subiamo un incidente e ci convinciamo del fatto che non riusciremo a
camminare mai più, allora non cercheremo cure particolari, né faremo gli esercizi
che potrebbero migliorare la nostra condizione.
Quindi, la convinzione in merito al fatto che sia possibile farcela è fondamentale per
permetterci di compiere le azioni necessarie a raggiungere l’obiettivo.
E adesso vediamo un esempio delle convinzioni riguardo a chi siamo.
Esaminiamo il caso di una società che si occupa di ricerche sociali.
Le difficoltà nascevano dal fatto che molti buoni dipendenti avevano lasciato
l’azienda: ricercatori che avevano lavorato là per molti anni. L’azienda aveva da poco
cambiato proprietà ed era stato nominato un nuovo amministratore delegato, il quale
nel suo discorso di insediamento aveva detto ai dipendenti che, da quel momento,
non si sarebbero più dovuti considerare semplici ricercatori.
La proprietà voleva che fosse chiaro che il loro nuovo ruolo era anche quello di
vendere le ricerche ai loro clienti e che quindi d’ora in avanti avrebbero dovuto
essere anche dei venditori. Questo aveva creato un conflitto interiore in molti
dipendenti che consideravano se stessi come ‘ricercatori’, motivo che li aveva
portati a lavorare proprio in quell’azienda, leader nelle ricerche sociali.
Se l’azienda voleva che fossero dei venditori, bene, loro non lo erano.
Si consideravano dei ricercatori, questa era la loro identità professionale.
Il nuovo amministratore delegato aveva violato le convinzioni in merito a loro stessi.

Se sei convinto di poter cambiare la tua vita, questo aumenta le tue probabilità di
riuscire effettivamente a farlo. Le convinzioni determinano le azioni. Le azioni
determinano i risultati che ottieni e i risultati che ottieni determinano le convinzioni
che ti crei.
È un ciclo virtuoso: convinzioni, azioni, risultati, convinzioni.

Sfida le tue convinzioni con domande quali:


“Come sai che è vero?”, e ancora: “Chi lo ha detto? Potrebbero aver sbagliato?”.
Quando ti poni domande di questo tipo, metti in discussione le convinzioni che ti
impediscono di essere al meglio delle tue potenzialità. Ricorda, le possibilità sono
due: o le tue convinzioni limitano il tuo mondo, oppure lo ampliano.

Il semplice fatto che nessuno abbia trovato un modo, non significa che sia
impossibile. Se credi con ogni fibra del tuo essere che esista una via, probabilmente
la troverai. Se credi di poter raggiungere ciò che vuoi, dai a te stesso la libertà di
raggiungerlo davvero.
C’è sempre un modo. E solo perché senti una voce, non significa che tu debba
ascoltarla. Si tratta di imparare a spostare le proprie energie e la propria
concentrazione dalle idee limitanti alle convinzioni che ti arricchiscono di risorse.
Una profonda convinzione rispetto a qualcosa ti dà un’incredibile forza, è in grado di
aiutarti a raggiungere risultati che vanno al di là della tua immaginazione.

Le ricerche dicono che il successo non è basato sull’intelligenza.


Moltissime persone che potremmo definire “stupide” hanno successo, così come
moltissime altre indubbiamente intelligenti non se la cavano particolarmente bene.
Tant‘è vero che c’è una quantità di persone molto intelligenti che lavorano per
persone che lo sono meno. La domanda è: che cosa fa sì che una persona viva
felicemente e sia realizzata, mentre un’altra no? Dato che non dipende
dall’intelligenza, qual è la differenza che fa la differenza?

Il segreto che separa le persone di successo da tutte le altre risiede nelle loro
convinzioni. Quando ci muoviamo verso i nostri obiettivi, probabilmente troveremo
degli ostacoli sul nostro cammino.

Gli ostacoli principali, tuttavia, restano quelli nella nostra mente.


Sono le convinzioni.

Le persone di successo hanno una serie di convinzioni utili riguardo a se stesse, agli
obiettivi che vogliono raggiungere e alle risorse a loro disposizione per farlo.
Sono convinte di potere ottenere ciò che vogliono e, aspetto di non minor
importanza, sono anche convinte di meritarselo. È questo che permette loro di agire
con la massima intensità.

Stiamo parlando di assumere il controllo sulle tue convinzioni e cominciare a credere


di più in te stesso. Le convinzioni sono incredibilmente potenti. Puoi scegliere di
cosa essere convinto.
E se ti stai chiedendo: “Sì, ma... e tutto il tempo che ho sprecato fino ad ora?” la
risposta è: “Non esiste tempo sprecato. Esistono solo le cose che sono successe per
portarti a raggiungere la soglia necessaria a produrre il cambiamento. E a quel
punto, hai preso una decisione”.
COME OTTENERE LE COSE CHE DESIDERI

Una volta che avrai imparato ad assumere un maggiore controllo sul tuo stato
mentale e sul modo in cui pensi, allora sarai in condizione di cominciare a fare reali
progressi. Cambiare le tue convinzioni ti permetterà di cambiare la tua realtà,
rendendo possibile un mondo nuovo.
La domanda successiva è: come si fa a fare in modo che questo nuovo mondo
diventi una realtà?

Ciò che è importante non è fare in modo che si stabiliscano degli obiettivi, quanto
piuttosto far sì che ci si cominci a muovere in nuove direzioni.
La differenza tra le due cose è semplice.
Stabilire un obiettivo è solo questione di decidere che cosa si vuole ottenere. Per
creare una vita migliore devi essere sicuro di fare progressi costanti.
Devi fare in modo di perseguire obiettivi che tengano conto della tua evoluzione in
quanto essere umano: raggiungere alcuni obiettivi ti porterà a diventare una persona
diversa. Stabilire una direzione che ti permetta di realizzare con successo molti dei
tuoi obiettivi è importante, e la cosa fondamentale è che, una volta raggiunto il
risultato finale, il percorso continui. È essenziale che la direzione intrapresa ti
mantenga in movimento, proiettandoti verso un futuro sempre migliore.
Ciò che diventi è più prezioso di ciò che ottieni.
Comincia a progettare il tuo destino. Per farlo, devi usare la tua mente con
intelligenza perché, quando sei preda di sensazioni ed emozioni negative, sei nelle
condizioni peggiori per prendere buone decisioni.

Lo stato mentale di una persona è ciò che questa prova in un determinato momento.

Avete presente quelli che vanno a una festa e sembrano riuscire a integrarsi
perfettamente con la tappezzeria per quanto sono vivaci? Bene, probabilmente
sono solo pigri. Ci sono persone che dicono che quando vanno a una festa se ne
stanno sedute tutto il tempo, perché nessuno le invita mai a ballare.
La risposta di Richard Bandler è: “Sei un insensibile! Proprio tu, come fai a
lamentarti? Sei senza cuore. Lo sai bene quanto è brutto essere soli a una festa,
eppure vedi tutte quelle persone sole e non fai nulla per aiutarle: te ne stai seduto lì
e le guardi soffrire. Non ti facevo così spietato”. A questa risposta, quelle persone
rimangono un po’ frastornate, poi dicono: “Però, non l’avevo mai vista in questi
termini”.

Invece di creare stupidità, crea direzioni positive, così da andare oltre il semplice
fatto di stabilire obiettivi e raggiungerli, in modo da garantire anche che tutto ciò
che fai renda la tua vita esponenzialmente migliore.
RENDERE PIÙ REALE CIÒ CHE DESIDERI

Ci sono molti modi per ottenere quel che non si desidera, ma solo alcuni per
ottenere ciò che effettivamente si vuole.

Due domande utili per aiutare una persona a stabilire obiettivi efficaci sono:

• Che cosa desideri?


• Come saprai di averlo ottenuto?

Questo aiuta a trasformare un obiettivo mal formulato in qualcosa di meglio.

La differenza tra un mero desiderio, o un sogno, e un obiettivo è il fatto che


quest’ultimo ha caratteristiche specifiche che lo rendono raggiungibile.
Un obiettivo ben formato deve definire ciò che effettivamente desideri e non ciò
che non vuoi o ciò di cui stai cercando di liberarti.

Anziché dire: “Non voglio essere grasso”, parliamo di ciò che, invece, vogliamo.
Ad esempio, “Voglio un corpo sano e in forma”. Anziché desiderare di liberarci dai
debiti, aspiriamo ad avere risorse economiche per coltivare le nostre passioni e
vivere serenamente.

Quando stabiliamo i nostri obiettivi, dobbiamo cercare qualcosa di specifico. Se


diciamo al nostro cervello che vogliamo una cosa, si concentrerà su di essa, perciò
dovremo sempre essere chiari su cosa desideriamo esattamente.

Ad esempio, quando stiamo considerando l’acquisto di una certa macchina, tutto a


un tratto vediamo quel modello dappertutto. Come mai? Perché il cervello è più
incline a notare qualunque cosa somigli a ciò che stai cercando.
Se cerchi problemi, troverai problemi; se cerchi soluzioni, troverai soluzioni.

Anche il modo in cui definiamo ciò che vogliamo è importante.


Prendiamo l’esempio della casa. Molte persone dicono: “Il mio obiettivo è comprare
la casa dei miei sogni”. Sicuro che l’obiettivo sia comprarla? O preferiresti viverci?
Il segreto sta nel capire che risultato vuoi.
C’è una bella differenza tra comprare una casa e viverci: la prima cosa è il
“processo” per il raggiungimento dell’obiettivo, la seconda è il “risultato” che vuoi
ottenere. Dobbiamo porre domande di qualità, come “Cosa vedrò, sentirò e
percepirò una volta raggiunto il mio obiettivo?”.

Se non è puntato verso la soddisfazione, il nostro cervello è orientato


all’insoddisfazione. Cerca i difetti, le cose che non vanno. Non appena mettiamo
un’immagine e una voce positiva nella nostra mente e ci concentriamo sugli aspetti
meravigliosi di una cosa, ci sentiremo meglio.
Abbiamo bisogno di una concentrazione di questo tipo, perché se orientiamo e
dirigiamo i nostri pensieri verso gioia e successo, saranno queste le cose che
raggiungeremo.

Per quanto riguarda i nostri obiettivi, dobbiamo anche considerare che cosa sia o
meno sotto il nostro controllo. Avere come obiettivo vincere la lotteria è debole.
Dobbiamo concentrarti su obiettivi che siamo in grado di controllare o quantomeno
influenzare.
IL POTERE DELLE DOMANDE

Il tipo di domande che ci poniamo determina la qualità della nostra vita.


Non esistono domande intrinsecamente sbagliate, così come non ve ne sono di
intrinsecamente buone o corrette; solitamente, però, le persone passano troppo
tempo a chiedersi il perché delle cose, e chiederselo spesso non solo non è utile, ma
è addirittura dannoso.

Se improvvisamente ti accorgessi che stai annegando, perderesti tempo a chiederti


perché? La troveresti una domanda utile, in quel frangente? Ovvio che no. Invece,
cominceresti a chiederti come fare per uscire dall’acqua e trarti in salvo... e nel
modo più sicuro e rapido possibile.

Non appena ti poni una domanda – qualsiasi domanda – la tua mente comincia
attivamente a cercare una risposta. Quindi, se la domanda è “perché sto così
male?”, troverai un sacco di ragioni. E, nel pensare a tutte queste ragioni, starai
ancora peggio!

Cominciamo, invece, a porci il tipo di domande che migliorano la qualità della nostra
vita e scopriamo che effetto ci fa; poniamoci domande che servono per orientare la
mente nella giusta direzione e per aiutarci a trasformare gli obiettivi in azione:

• Cosa posso fare di più, aumentare di frequenza, per raggiungere il mio


obiettivo?
• Cosa posso fare di meno, diminuire di frequenza, per raggiungere il mio
obiettivo?
• Cosa posso smettere di fare, per raggiungere il mio obiettivo?
• Cosa posso fare di nuovo, per raggiungere il mio obiettivo?

E ora, che tipo di domande potremmo porci, per darci una direzione migliore?
• Come posso cambiare?
• Perché è importante cambiare?
• Come saranno le cose, una volta che sarò cambiato?
• Come posso creare la vita dei miei sogni?
• Di cosa ho bisogno, per raggiungere ciò che desidero?
• Cosa posso imparare, per creare la vita che desidero?
• Quando comincerò ad agire?

Dobbiamo essere liberi di sentirci bene per la maggior parte del tempo.
Abbiamo bisogno di crearci immagini più grandi, più belle, più brillanti e solide di cose
che ci fanno star bene, immagini che ci attraggano.
Abbiamo bisogno di tutta una gamma di nuove voci nella testa, di voci utili.

Ricordiamoci che la delusione è possibile solo con un adeguato lavoro di


pianificazione. Bisogna prepararsi per tempo, per poter rimanere delusi. Noi, invece,
possiamo pianificare emozioni positive e utili per rendere migliore la nostra vita.

La nostra vita cambia radicalmente per il meglio proprio nel momento in cui ne
assumiamo il controllo.

In mancanza di speranze, a volte è necessario crearne.


La chiave è sempre la stessa: dobbiamo credere di essere liberi e poi dobbiamo
agire. Una volta che cominciamo a essere più felici e ad avere un maggior controllo
sulla nostra vita, dobbiamo cominciare ad apprezzare di più le cose. Invece di
pensare a ciò che ci manca, godiamoci quel che abbiamo ora: in questo modo,
quando raggiungeremo nuovi traguardi, saremo ancora più felici.

Una buona idea è ricordarsi di tutte le cose terribili che potrebbero accaderci se non
facessimo il necessario per scegliere e seguire la direzione migliore nella vita. A
volte, anche pensare a un futuro grigio può essere di aiuto per darci una spinta verso
ciò che desideriamo. Poi, comunque, bisogna immaginare quello che si vuole
ottenere sin nei minimi dettagli e fare tutto ciò che è necessario per realizzare i
nostri sogni.

I meccanismi motivazionali sono essenzialmente due.


Uno è la spinta ad allontanarsi dal dolore, l’altro il desiderio pressante di muoversi
verso il piacere.

Ricordate la donna scampata all’attentato terroristico? Ha imparato a concentrarsi


sulle opportunità del futuro, anziché sui problemi del passato.
Ha dovuto rendersi conto che più si concentrava sul trauma peggio stava, e che
cominciando, invece, ad abituarsi a pensare al futuro, avrebbe potuto stare meglio.

Quando immaginiamo vividamente quello che sarebbe possibile e decidiamo di fare


in modo che si realizzi, allora possiamo creare cose straordinarie.
In un certo periodo della storia, su questo pianeta non esistevano edifici; ora ce ne
sono milioni. Non c’era modo di raggiungere qualcuno dall’altra parte del mondo e
ora possiamo salire su un aereo e arrivare a destinazione in meno di un giorno.
Possiamo comunicare con le persone e vederle dal vivo mentre ci parliamo su
internet da un continente all’altro. Le possibilità sono incredibili: possiamo creare la
vita che desideriamo, una volta che ci rendiamo liberi di farlo.

Molte persone si sentono prigioniere del passato, ma non sono realmente


intrappolate: sono solo abituate a stare male. Usano il proprio passato per
distruggere il loro presente: prendono le cose brutte che sono successe e si
convincono che esse determineranno anche il loro futuro.
Dobbiamo vedere il presente come un’opportunità per fare cose nuove, e vivere
aspettando con entusiasmo il futuro che possiamo crearci.

Una volta che sei convinto che una cosa sia possibile, il tuo mondo si arricchisce.
Diventa libero di essere la persona che puoi essere e di fare le cose che sei
veramente in grado di fare. Nella vita, devi ricordare che sei libero di cambiare il
modo in cui pensi, libero di cambiare ciò che provi, libero di inventare e reinventare
la vita che vuoi.
Devi prendere in mano il tuo destino. E ricorda di comportarti come il fattore che
controlla la tua vita: quando lo farai, allora lo sarai.

Nella vita capiteranno cose belle e cose brutte. Non possiamo controllare qualsiasi
cosa succeda, ma abbiamo sempre il controllo sul modo in cui lo affrontiamo.

Per godere appieno della tua libertà, ricorda di porti un’ulteriore domanda. Usala
prima di prendere decisioni importanti e prima di definire i tuoi obiettivi. La domanda
è:

Quali sono le cose più importanti nella tua vita, adesso?

Rispondi alla domanda prima di fare scelte decisive e fai in modo di aver sempre
chiara la risposta. Ti manterrà allineato con i tuoi valori interiori.
In questo modo, le tue decisioni saranno conformi a ciò che è più importante per te.

Ti auguriamo la miglior vita possibile.

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