Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
9 Allora egli, dicendo così, rifiutava, poichè temeva che gliene potesse venire
qualche male. Ma l'altro replicava in questo modo: "fatti coraggio, Gige, e non
aver timore nè di me, che io ti dica questo per metterti alla prova, nè di mia
moglie, che ti possa venire da parte sua qualche danno: infatti innanzi tutto farò
in modo che lei non si accorga nemmeno di essere osservata da te. Io infatti ti
collocherò nella stanza in cui dormiamo, dietro la porta aperta: appena sarò
entrato, sarà giunta anche mia moglie per dormire. Vicino alla porta di ingresso
c'è uno sgabello: su questo, spogliandosi delle vesti una ad una, le appoggerà e
tu potrai con molta calma ammirarla. Quando poi si dirigerà dallo sgabello al
letto e ti troverai alle sue spalle, fai attenzione allora che non ti veda mentre
attraversi le porte".
10 Dunque egli, dato che non poteva evitare l'ordine, era pronto ad obbedire.
Allora Candaule, quando gli sembrava che fosse giunto il momento di andare a
dormire, condusse Gige nella camera, e subito dopo giungeva anche la moglie;
Gige la guardava entrare e deporre le vesti. Quando poi, mentre la donna
andava verso il letto, si trovò alle sue spalle, fuggì via di nascosto. e la donna lo
scorse mentre usciva. Tuttavia, pur avendo compreso cosa il marito avesse
fatto, non gridò di vergogna nè mostrò di essersene accorta, dato che aveva in
mente di punire il marito Candaule: infatti presso i Lidi, e quasi presso tutti gli
altri barbari, anche il fatto che un uomo sia visto nudo porta ad un grande
disonore.
12 Così essi tramarono il piano, e, appena fu notte (infatti Gige non veniva
lasciato libero, e non aveva alcuna possibilità di scampo, ma bisognava che
morisse lui o Candaule), seguiva nella stanza da letto la donna. Ella, dandogli
un pugnale, lo nasconde dietro quella porta. Poi, mentre Candaule riposava,
introdottosi di soppiatto e fattolo a pezzi, Gige ottenne la mogli ed il regno, ed
anche Archiloco di Paro, vissuto nello stesso periodo, lo menzionò in un suo
trimetro giambico.
Erodoto, I 8,1-9,1
CAPITOLO 8
[1] οὗτος δὴ ὦν ὁ Κανδαύλης ἠράσθη τῆς ἑωυτοῦ γυναικός, ἐρασθεὶς
δὲ ἐνόμιζέ οἱ εἶναι γυναῖκα πολλὸν πασέων καλλίστην. ὥστε δὲ ταῦτα
νομίζων, ἦν γάρ οἱ τῶν αἰχμοφόρων Γύγης ὁ Δασκύλου ἀρεσκόμενος
μάλιστα, τούτῳ τῷ Γύγῃ καὶ τὰ σπουδαιέστερα τῶν πρηγμάτων
ὑπερετίθετο ὁ Κανδαύλης καὶ δὴ καὶ τὸ εἶδος τῆς γυναικὸς
ὑπερεπαινέων.
[2] χρόνου δὲ οὐ πολλοῦ διελθόντος, χρῆν γὰρ Κανδαύλῃ γενέσθαι
κακῶς, ἔλεγε πρὸς τὸν Γύγην τοιάδε· “Γύγη, οὐ γάρ σε δοκέω
πείθεσθαί μοι λέγοντι περὶ τοῦ εἴδεος τῆς γυναικός (ὦτα γὰρ τυγχάνει
ἀνθρώποισι ἐόντα ἀπιστότερα ὀφθαλμῶν), ποίει ὅκως ἐκείνην
θεήσεαι γυμνήν”.
[3] ὁ δὲ μέγα ἀμβώσας εἶπε· “δέσποτα, τίνα λέγεις λόγον οὐκ ὑγιέα,
κελεύων με δέσποιναν τὴν ἐμὴν θεήσασθαι γυμνήν; ἅμα δὲ κιθῶνι
ἐκδυομένῳ συνεκδύεται καὶ τὴν αἰδῶ γυνή.
[4] πάλαι δὲ τὰ καλὰ ἀνθρώποισι ἐξεύρηται, ἐκ τῶν μανθάνειν δεῖ· ἐν
τοῖσι ἓν τόδε ἐστί, σκοπέειν τινὰ τὰ ἑωυτοῦ. ἐγὼ δὲ πείθομαι ἐκείνην
εἶναι πασέων γυναικῶν καλλίστην, καί σεο δέομαι μὴ δέεσθαι
ἀνόμων”.
CAPITOLO 9
[1] ὁ μὲν δὴ λέγων τοιαῦτα ἀπεμάχετο, ἀρρωδέων μή τί οἱ ἐξ αὐτῶν
γένηται κακόν. ὁ δ᾽ ἀμείβετο τοῖσδε· “θάρσεε, Γύγη, καὶ μὴ φοβέο
μήτε ἐμέ, ὥς σεο πειρώμενος λέγω λόγον τόνδε, μήτε γυναῖκα τὴν
ἐμήν, μή τί τοι ἐξ αὐτῆς γένηται βλάβος· ἀρχήν γὰρ ἐγὼ μηχανήσομαι
οὕτω ὥστε μηδέ μαθεῖν μιν ὀφθεῖσαν ὑπὸ σεῦ.
[2] ἐγὼ γάρ σε ἐς τὸ οἴκημα ἐν τῷ κοιμώμεθα ὄπισθε τῆς ἀνοιγομένης
θύρης στήσω. μετὰ δ᾽ ἐμὲ ἐσελθόντα παρέσται καὶ ἡ γυνὴ ἡ ἐμὴ ἐς
κοῖτον. κεῖται δὲ ἀγχοῦ τῆς ἐσόδου θρόνος: ἐπὶ τοῦτον τῶν ἱματίων
κατὰ ἕν ἕκαστον ἐκδύνουσα θήσει, καὶ κατ᾽ ἡσυχίην πολλὴν παρέξει
τοι θεήσασθαι.’
[3] ἐπεὰν δέ ἀπὸ τοῦ θρόνου στίχῃ ἐπὶ τὴν εὐνήν κατὰ νώτου τε αὐτῆς
γένῃ, σοὶ μελέτω τὸ ἐνθεῦτεν ὅκως μὴ σε ὄψεται ἰόντα διὰ θυρέων.”
CAPITOLO 10
[1] ὃ μὲν δὴ ὡς οὐκ ἐδύνατο διαφυγεῖν, ἦν ἕτοιμος: ὁ δὲ Κανδαύλης,
ἐπεὶ ἐδόκεε ὥρη τῆς κοίτης εἶναι, ἤγαγε τὸν Γύγεα ἐς τὸ οἴκημα, καὶ
μετὰ ταῦτα αὐτίκα παρῆν καὶ ἡ γυνή. ἐσελθοῦσαν δὲ καὶ τιθεῖσαν τὰ
εἵματα ἐθηεῖτο ὁ Γύγης.
TRADUZIONE
Questo Candaule era innamorato della propria moglie e, poiche ne era innamorato,
credeva di possedere la donna piu bella del mondo. E cosi, animato da tale
convinzione, in quel tempo tra le sue guardie aveva un certo Gige, figlio di Daskylos,
che gli era caro in modo particolare; proprio a questo Gige, Candaule confidava i suoi
affari piu importanti, lodando anche oltre misura la bellezza della moglie. Dopo non
molto tempo, Candaule –era destino che per lui finisse male- disse a Gige: ≪Gige, mi
sembra che tu non mi creda quando ti parlo della bellezza di mia moglie (le orecchie
sono infatti per gli uomini meno degne di fede degli occhi); fa dunque in modo di
vederla nuda≫. Quello, gridando, disse: ≪Signore, che insano discorso fai, quando
mi ordini di contemplare nuda la mia sovrana? Spogliandosi della veste, una donna si
spoglia anche del pudore. Da tempo gli uomini hanno scoperto i buoni principi dai
quali bisogna imparare; questo e appunto uno di quelli: che ognuno guardi le proprie
cose. Io sono convinto che tua moglie sia la piu bella di tutte, e ti prego di non
chiedermi cose illecite≫. Dicendo cosi si schermiva, temendo che gliene derivasse
qualche disgrazia. Candaule gli rispose con queste parole: ≪Fatti coraggio, Gige, non
devi aver paura ne di me, pensando che ti parli per metterti alla prova, ne di mia
moglie, temendo che da lei ti possa venire qualche danno […]≫