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VINCERE LE
OSSESSIONI
CAPIRE E AFFRONTARE IL DISTURBO
OSSESSIVO-COMPULSIVO
Vincere le ossessioni
IMPAGINAZIONE
Camilla Romoli
ILLUSTRAZIONE DI COPERTINA
© enviromantic/iStockphoto.com
COPERTINA
Raissa Postinghel
DIREZIONE ARTISTICA
Giordano Pacenza
Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo effettuata, se non previa autorizzazione dell’Editore.
Gabriele Melli
Vincere le ossessioni
Capire e affrontare
il disturbo ossessivo-compulsivo
Erickson
l’autore
Gabriele Melli.
Gabriele melli. Psicologo
Psicologo,ePsicoterapeuta,
psicoterapeuta.Perfezionato in Ses-il
Docente presso
suologia
Corso di Medica.
Laurea inProfessore a contratto
Psicologia Clinica e presso il Corso
della Salute di Laurea
dell’Univer-
in Scienze e Tecniche di Psicologia Clinica e della Salute, Facoltà
sità di Pisa. Presidente dell’Istituto di Psicologia e Psicoterapia
di Medicina di Pisa.ePresidente
Comportamentale Cognitivadell’Istituto
(IPSICO, di Psicologia
Firenze). e Psico-
Presidente
terapia Comportamentale
dell’Associazione Italiana eDisturbo
Cognitiva (IPSICO, Firenze). Mem-
Ossessivo-Compulsivo (AI-
bro del Consiglio
DOC). dell’Ordine
Membro della direzionedegli Psicologi
scientifica della
della Toscana.
rivista Presi-
Psicoterapia
dente dell’Associazione
Cognitiva Italiana
e Comportamentale Disturbo
e del comitato Ossessivo-Compulsivo
editoriale del Journal
(AIDOC).
of Membro della
Obsessive-Compulsive andredazione della Rivista
Related Disorders. Psicoterapia
Docente presso
Cognitiva scuole
numerose e Comportamentale. Docente
di specializzazione presso numerose
in psicoterapia Scuole
cognitivo-com-
di Specializzazione
portamentale in Psicoterapia
riconosciute dal MIUR. Cognitivo-Comportamentale
Socio ordinario AIAMC,
riconosciute
EABCT, dal MIUR.
AIDOC, APA. Socio Ordinario AIAMC, EABCT, AI-
DOC, BABCP, APA.
sommario
Introduzione 1
1. Cos’è il DOC 9
2. Le diverse tipologie di DOC 11
3. Disturbi che possono essere confusi con il DOC 19
4. Frequenza, esordio e decorso 25
5. Le cause del DOC 29
6. Come si cura il DOC 37
7. Fase I – Autovalutazione 47
8. Fase II – Educazione sul disturbo 63
9. Fase IIIA – Programma di trattamento del
DOC con compulsioni 85
10. Fase IIIB – Programma di trattamento
delle ossessioni pure 111
11. Fase IV - Prevenzione della ricaduta 127
Può capitare invece che il lettore, avendo già fatto uno o più
tentativi terapeutici, abbia l’impressione che quanto ha fatto fi-
nora, con scarsi risultati, persegua obiettivi diversi o più sfuma-
ti, non coincidendo con le linee guida qui presentate. In questo
caso, è bene cominciare a riflettere sul fatto che, probabilmente,
gli eventuali fallimenti cui ha assistito non sono indice della pro-
pria inguaribilità, ma del fatto che non ha ancora provato ad av-
valersi di quello che oggi si è rivelato l’approccio più efficace nei
confronti di tali problematiche.
Se, infine, la lettura avviene durante un corretto percorso te-
rapeutico già iniziato, magari sotto suggerimento dello psicologo,
spero che serva a ribadire alcuni concetti e a rafforzare la deter-
minazione nel portare avanti il trattamento dando il massimo di
se stessi.
ne, chiedono spesso se certi oggetti o certi cibi sono stati lavati,
se qualcuno ha toccato le loro cose, se gli altri si sono lavati dopo
essere stati in bagno o dopo aver toccato animali o cose “sporche”.
Se invece temono future disgrazie a causa di proprie omissioni o
dimenticanze (disturbi da controllo), chiedono conferma di aver
chiuso il gas, la porta di casa o la macchina, di aver spento la luce
o il fornello elettrico, di non aver per caso urtato qualcuno con la
macchina o di non avere tracce di sangue addosso. In ogni caso, le
richieste di rassicurazione assumono in tutto e per tutto la funzione
di un comportamento tranquillizzante, al pari delle compulsioni.
La persona che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo, inol-
tre, tende a mettere in atto una sterminata serie di evitamenti nei
confronti di tutte quelle situazioni che innescano i pensieri osses-
sivi, nel tentativo di controllarli e di non essere costretto a com-
piere i rituali.
Così, chi teme la contaminazione con lo sporco evita di tocca-
re qualunque oggetto che possa essere, anche lontanamente, non
sterilizzato: apre le porte o accende le luci con i gomiti o con i
piedi, moltiplicando le attenzioni nei luoghi pubblici.
Chi teme di contaminarsi con il sangue o con le siringhe evita
di mettere le mani in posti in cui non possa controllare accurata-
mente che non vi siano aghi: non cammina sull’erba o sulla sab-
bia, tantomeno con le scarpe aperte, e non tocca niente di rosso o
che possa vagamente assomigliare a tracce di sangue.
Per quanto riguarda le ossessioni pure, chi, ad esempio, teme
di essere omosessuale, evita accuratamente di trovarsi in situazio-
ni in cui possa trovarsi esposto a corpi nudi di persone dello stesso
sesso, spesso smette di guardare la televisione, di leggere le riviste,
di guardare le persone per strada.
Chi ha pensieri ossessivi a contenuto aggressivo evita metodi-
camente di avere a portata di mano oggetti contundenti o appun-
titi, talvolta si fa controllare a vista da qualcun altro, per essere
certo di non fare niente di male e si tiene a debita distanza dalle
persone che teme maggiormente di aggredire.
Chi pensa che certi numeri, parole, colori o altro portino sfor-
tuna a se stesso o ai suoi cari, evita di esporsi a tutte quelle situa-
Le diverse tipologie di DOC 17
zioni in cui più facilmente può entrare in contatto con tali stimo-
li, ad esempio, per quanto riguarda i numeri, non guardando più
la televisione, l’orologio o i calendari.
3
disturbi che possono
essere confusi con il doc
CONVINZIONI DELIRANTI
Un discorso a parte meritano le cosiddette “convinzioni de-
liranti”.
La capacità di critica razionale rispetto alle proprie idee e il
riconoscimento del fatto che le proprie ossessioni e compulsioni
sono eccessive e irragionevoli è un criterio fondamentale che ca-
ratterizza il disturbo ossessivo-compulsivo. Chi soffre di DOC,
nella maggior parte dei casi, si rende conto che i propri com-
portamenti non hanno senso e spesso, proprio per questo, se ne
vergogna.
A volte, però, le idee ossessive assumono proporzioni deliranti
e la persona, per la maggior parte del tempo, ritiene che le proprie
paure siano proporzionate e condivisibili dagli altri e che i propri
comportamenti siano perfettamente sensati e funzionali, anche
se è infastidita dal fatto che le portano via troppo tempo e non le
consentono di condurre una vita normale.
Chiaramente, in questo caso, viene a mancare nella persona
l’intenzione di liberarsi dai propri rituali, perché non li ritiene
una fastidiosa e inutile palla al piede, di cui è rimasto involon-
tariamente schiavo, ma dei sensati comportamenti finalizzati a
evitare di correre dei grossi e intollerabili rischi. Chiedere a que-
ste persone di seguire un programma di trattamento come quello
esposto in questo libro, senza prima intervenire farmacologica-
mente sulla solidità delle convinzioni, sarebbe come chiedere a
qualcuno di attraversare continuamente la strada a occhi chiusi e
con le orecchie tappate. Per questo motivo, può essere utile con-
Disturbi che possono essere confusi con il DOC 23
IPOCONDRIA
Spesso il DOC viene confuso anche con l’“ipocondria”. Le
persone che soffrono di questo disturbo, basandosi sulla errata
interpretazione di uno o più segni o sintomi fisici, hanno la pre-
occupazione o la convinzione di avere una grave malattia. Il di-
sturbo non si limita all’idea ossessiva che genera spavento, ma si
rilevano sempre comportamenti di evitamento nei confronti delle
situazioni che innescano tale paura (programmi televisivi, conver-
sazioni sul tema, ecc.) e comportamenti ripetitivi di richiesta di
rassicurazione e di controllo (visite mediche, analisi cliniche, ecc.),
24 Vincere le ossessioni
DEPRESSIONE
Un ultimo cenno deve essere fatto alla “depressione”, diffusis-
simo disturbo caratterizzato da umore triste quasi costante, muta-
menti del sonno e dell’appetito, affaticabilità, apatia e mancanza
di energie, disistima e sensi di colpa, diminuzione dell’interesse e
del piacere per quasi tutte le attività.
Spesso le persone depresse hanno pensieri intrusivi negativi
riguardo a errori compiuti nel passato, alla propria inutilità, al
proprio senso di fallimento, a persone decedute o a ex partner che
li hanno abbandonati. Questo rimuginare in maniera ossessiva
è diretta conseguenza del calo dell’umore e non è assolutamente
diagnosticabile come disturbo ossessivo-compulsivo.
D’altra parte, è vero che quasi tutte le persone affette da DOC
tendono, col tempo, a deprimersi, perché le limitazioni di vita
che il disturbo impone e il senso di fallimento nel contrastare le
ossessioni sono tali da provocare un calo dell’umore anche nella
persona più solare.
In questi casi, ovvero quando il disturbo dell’umore è secon-
dario al DOC e non esisteva prima, esso tende a scomparire non
appena i sintomi ossessivo-compulsivi migliorano.
Se però il vostro livello di depressione è alto, è possibile che
non abbiate le necessarie energie per portare avanti l’impegnativo
programma terapeutico. In questo caso, un appropriato interven-
to farmacologico, in associazione alla terapia cognitivo-compor-
tamentale, può esservi molto utile.
4
frequenza, esordio
e decorso
IPOTESI PSICOLOGICHE
Tra le ipotesi psicologiche, la prima è stata quella psicoanali-
tica. Secondo Freud una persona arriva a soffrire di DOC perché
le difese della sua personalità sono crollate e quindi certi impulsi
libidici, di natura anale, arrivano alla soglia della coscienza. La
persona deve, perciò, mettere in atto dei meccanismi di difesa di
tipo nevrotico, ad esempio la formazione reattiva (lavarsi le mani
come comportamento reattivo rispetto all’impulso di masturbar-
si), in modo da tenere sommersi certi impulsi inconsci che stanno
per sfuggire alla rimozione.
Nonostante sia stata dimostrata la debolezza delle basi teoriche
di questa ipotesi, Freud aveva già delineato, dal punto di vista cli-
nico descrittivo, alcuni fenomeni cognitivi, ovvero specifiche mo-
dalità di pensiero tipiche del paziente affetto da DOC, tutt’oggi
considerate valide, come il fatto di difendersi da pensieri inaccet-
tabili, il timore di danneggiare gli altri o l’eccessiva importanza
attribuita ai pensieri.
30 Vincere le ossessioni
IPOTESI NEURO-BIOLOGICHE
Le ipotesi neuro-biologiche si basano su studi condotti uti-
lizzando tecniche molto sofisticate (brain imaging), tra cui PET,
SPECT e Risonanza Magnetica, o valutando l’effetto di alcuni
psicofarmaci. Poiché nessuna di queste teorie risulta totalmen-
te convincente e, soprattutto, data la loro scarsa utilità clinica ai
fini del trattamento, mi limiterò ad esporne soltanto alcune delle
principali (per una rassegna dettagliata si veda: Dèttore, 2003).
È possibile, tuttavia, che, con la rapida sofisticazione delle tec-
niche di analisi, si arrivi presto a formulare una teoria neurobio-
logica convincente, che tenga conto di tutte le osservazioni effet-
tuate finora, conciliandosi con le teorie psicologiche sopra citate,
più valide e meglio verificate.
centro della parte più interna del cervello, che controllano i mo-
vimenti muscolari) di persone affette da DOC si riscontravano
livelli metabolici più alti che nei soggetti normali. Questi studiosi
hanno inoltre dimostrato che tali livelli tornavano nella norma
dopo somministrazione di SSRI (antidepressivi che potenziano
il sistema serotoninergico) o dopo una buona psicoterapia co-
gnitivo-comportamentale. Questo è il primo studio in cui è stata
dimostrata l’efficacia, a livello biologico, di una psicoterapia.
Molti altri studi hanno evidenziato alterazioni metaboliche di
particolari aree cerebrali nelle persone affette da DOC. Oltre al
nucleo caudato sembrano coinvolti tutti i gangli della base e la
corteccia orbito-frontale (quella parte di strato esterno del cer-
vello che si trova al di sotto del lobo frontale, proprio sopra le
orbite oculari). In sostanza, risulta credibile un interessamento
del circuito fronto-striato.
TRATTAMENTO FARMACOLOGICO
La terapia farmacologica del DOC è stata caratterizzata stori-
camente dall’impiego dell’antidepressivo triciclico clomipramina
(Anafranil). La clomipramina ha dimostrato una potenzialità te-
rapeutica significativa fin dai primi studi clinici degli anni ’60, ef-
ficacia attualmente ben documentata, che ha spinto poi i ricerca-
tori a interessarsi a un’altra famiglia di farmaci antidepressivi, gli
inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, caratterizzati
dall’acronimo SSRI. Si tratta della fluovoxamina (Maveral, Du-
mirox, Fevarin), del citalopram (Elopram, Seropram, ecc.), della
sertralina (Zoloft, Tatig, ecc.), della fluoxetina (Prozac, Fluoxeren,
Fluoxetina), della paroxetina (Sereupin, Seroxat, ecc.) e dell’esci-
talopram (Entact, Cipralex, ecc.).
Queste due famiglie di farmaci hanno in comune, dal pun-
to di vista del meccanismo d’azione, la capacità di potenziare la
trasmissione nervosa, mediata da uno dei più studiati neurotra-
smettitori: la serotonina. Tanto che, come abbiamo visto, questo
fenomeno è stato arbitrariamente utilizzato per dimostrare la va-
lidità delle teorie biologiche del DOC, basate sulla carenza di tale
neurotrasmettitore.
Vari studi hanno sottolineato la sostanziale equivalenza te-
rapeutica della clomipramina e degli SSRI nel trattamento del
DOC.
38 Vincere le ossessioni
PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE
La psicoterapia cognitivo-comportamentale (PCC) costituisce
il trattamento psicoterapeutico più indicato per bambini, adole-
scenti e adulti affetti da DOC. Aiuta le persone a internalizzare
una strategia per resistere al disturbo che avrà effetti benefici a
breve e a lungo termine.
La psicoterapia cognitivo-comportamentale è una forma di
trattamento psicologico ormai molto diffusa.
Il suo successo deriva da alcune sue specifiche caratteristiche;
essa, infatti, è:
problematiche psicologiche.
È bene ricordare che le ossessioni sono idee, pensieri o impulsi
inaccettabili, che creano disturbo e si presentano alla mente in
continuazione. Esse possono emergere contro la propria volontà,
apparire ripugnanti e chi ne soffre spesso può riconoscerle come
prive di senso e incoerenti col proprio modo di essere abituale.
Le compulsioni sono comportamenti o azioni che le persone si
sentono spinte a compiere, sebbene riconoscano che sono prive
di senso o eccessive. Solitamente le compulsioni vengono messe
in atto in risposta a un’ossessione, secondo particolari regole o in
maniera stereotipata. A volte la persona tenta di resistere a tale
impulso, ma questo può risultarle molto difficile; può provare
un disagio che non diminuisce, fino a quando il comportamento
abituale non viene portato a termine.
A questo punto, tenendo presenti le definizioni sopra riporta-
te, cominciate l’auto-valutazione. Leggete attentamente ogni frase
che troverete nella tabella seguente ed evidenziate con un segno:
ossessioni
Ossessioni aggressive
Ho paura di fare del male a me Es.: paura di usare il coltello o la forchetta,
stesso di maneggiare oggetti appuntiti, di passare
vicino alle finestre.
Ho paura di fare del male agli Es.: paura di avvelenare il cibo di altri, di
altri fare del male a bambini piccoli, di spingere
qualcuno sotto il treno, di ferire i senti-
menti degli altri, di non prestare soccorso
alle vittime di una catastrofe immaginaria,
di fare del male attraverso cattivi consigli.
Fase I – Autovalutazione 49
Ossessioni di accumulo/conservazione
Sono ossessionato dal bisogno Es.: difficoltà a gettare via le cose apparen-
di accumulare o conservare le temente prive di importanza perché se ne
cose potrebbe avere bisogno in futuro, impulso
di conservare e raccogliere cose inutili.
Ossessioni superstiziose
Sono convinto di dover sapere Es.: essere convinti di dover ricordare cose
o ricordare alcune cose insignificanti come numeri di targa, nomi
di attori di spettacoli televisivi, vecchi nu-
meri telefonici, slogan scritti sugli adesivi,
sui paraurti delle auto o sulle magliette.
Ho paura di dire determinate Es.: paura di pronunciare alcune parole
cose (come “tredici”) per superstizione, di dire
frasi irrispettose nei confronti di un defun-
to, ecc.
Ho paura di non dire la cosa Es.: paura di aver detto una cosa sbagliata,
giusta di non usare la parola “esatta”.
Ho numeri fortunati e numeri Es.: essere condizionati da semplici nu-
sfortunati meri (come il tredici), al punto da sentirsi
costretti a ripetere le azioni per un deter-
minato numero di volte, essendo tale nu-
mero ritenuto “fortunato” oppure arrivare
a ritardare un’azione fino ad una data ora,
considerata “fortunata”, della giornata.
Alcuni colori hanno un signifi- Es.: paura di usare oggetti di determinati
cato speciale per me colori (per esempio: il nero può essere as-
sociato alla morte, il rosso al sangue e alle
ferite).
Ho timori superstiziosi Es.: paura di passare davanti ad un cimite-
ro, a un carro funebre; temere che un gatto
nero attraversi la strada; paura dei simboli
della morte.
Ossessioni varie
Ho paura di perdere le cose Es.: preoccuparsi di poter perdere il por-
tafogli, o anche oggetti totalmente privi
d’importanza, come un foglietto di carta.
* Sono infastidito da immagini Es.: presenza nella mente di immagini ca-
mentali invadenti e ricorrenti suali indesiderate.
* Sono infastidito da suoni, pa- Es.: presenza di parole, canzoni o musica
role o musica apparentemente che non si riescono a scacciare.
privi di senso che invadono la
mia mente
Ossessioni somatiche
* Sono preoccupato dalle ma- Es.: preoccuparsi di poter soffrire di una
lattie (ipocondria) malattia come il cancro, una cardiopatia
o l’AIDS, nonostante le rassicurazioni dei
medici.
* Mi preoccupo troppo di una Es.: preoccuparsi che il viso, la bocca, le
parte del mio corpo o della mia orecchie, il naso, gli occhi, le gambe o
immagine (dismorfofobia) un’altra parte del corpo possano apparire
ripugnanti, nonostante siano state ottenu-
te rassicurazioni del contrario.
compulsioni
Compio altre azioni per preve- Es.: chiedere ai familiari di non maneggia-
nire o eliminare il contatto con re o di buttare via insetticidi, spazzatura,
sostanze contaminanti latte di benzina, carne cruda, colori, verni-
ci, medicinali o lettiera del gatto. Se non si
può evitare il contatto, indossare i guanti,
per esempio quando si fa rifornimento di
benzina ad un distributore automatico.
Compulsioni di controllo
Controllo di non aver fatto del Es.: controllare di non aver ferito involon-
male agli altri tariamente qualcuno. Chiedere rassicura-
zioni agli altri o telefonare per accertarsi
che vada tutto bene.
Fase I – Autovalutazione 53
Controllo di non essermi ferito Es.: cercare segni di ferite o sangue dopo
aver maneggiato oggetti appuntiti o fragili.
Recarsi spesso dal medico per essere rassi-
curato.
Controllo che non sia accaduto Es.: scorrere il giornale o ascoltare la radio
qualcosa di terribile o la televisione, ricercando notizie di una
catastrofe che si è convinti di aver provo-
cato. Chiedere agli altri di essere rassicu-
rati sul dubbio di aver provocato qualche
incidente.
Controllo di non aver commes- Es.: controlli ripetuti di porte, fornelli e prese
so errori elettriche prima di uscire da casa; controlli
ripetuti mentre si legge, si scrive o si com-
piono semplici calcoli, per accertarsi di non
aver commesso errori (non si riesce ad essere
assolutamente sicuri di non averli compiuti).
* Controllo alcuni aspetti della Es.: cercare di essere rassicurati da amici o
mia condizione fisica legati alle da medici che non si avrà un infarto o il
ossessioni relative al mio corpo cancro; misurare ripetutamente il polso, la
(dismorfofobia o ipocondria) pressione o la temperatura; controllare il
proprio odore corporeo; scrutare il proprio
aspetto alla ricerca di lineamenti deformi.
Compulsioni di ripetizione
* Continuo a rileggere o a ri- Es.: impiegare ore a leggere poche pagine
scrivere le cose di un libro o a scrivere una breve lettera,
perché si rimane intrappolati in un circolo
vizioso di letture e riletture; preoccuparsi di
non aver compreso ciò che si è appena letto;
cercare la parola o frase “perfetta”; essere os-
sessionati dalla forma di alcuni caratteri.
Sento il bisogno di ripetere Es.: ripetere azioni come accendere e spe-
azioni abituali gnere apparecchiature, pettinarsi, entrare e
uscire dalla porta o guardare in una dire-
zione particolare; sentirsi a disagio se non
lo si fa un “giusto” numero di volte.
Compulsioni di conteggio
Ho compulsioni di conteggio Es.: contare oggetti come i pannelli del
soffitto o le piastrelle del pavimento, i li-
bri di uno scaffale o addirittura i granelli
di sabbia di una spiaggia; contare mentre si
ripetono alcune azioni come lavarsi.
54 Vincere le ossessioni
PENSIERI OSSESSIVI
Considerate gli ultimi sette giorni (compreso oggi) e indicate
una risposta per ogni domanda.
0 = Nessuna interferenza.
1 = Lieve interferenza con le attività sociali o lavorative ma, nel
complesso, nessuna riduzione delle prestazioni.
2 = Chiara interferenza di grado medio con le prestazioni so-
ciali o di lavoro, ma ancora controllabile.
3 = Grave interferenza, che provoca una sostanziale riduzione
delle prestazioni sociali o di lavoro.
4 = Interferenza grave e invalidante.
0 = Nessuna.
1 = Sofferenza lieve, rara e non troppo fastidiosa.
Fase I – Autovalutazione 57
0 = Controllo completo.
1 = Notevole controllo; di solito con un po’ di sforzo e una
certa concentrazione riesco a interrompere o a deviare le os-
sessioni.
2 = Controllo medio; talvolta riesco ad interrompere o a de-
viare le ossessioni.
3 = Scarso controllo; raramente riesco ad arrestare le ossessioni
e posso distogliere l’attenzione solo con grande difficoltà.
4 = Nessun controllo; raramente riesco ad ignorare, anche solo
momentaneamente, le mie ossessioni.
58 Vincere le ossessioni
COMPULSIONI
Considerate gli ultimi sette giorni (compreso oggi) e indicate
una sola risposta per ogni domanda.
0 = Nessuna interferenza.
1 = Lieve interferenza con attività sociali o di lavoro, tuttavia
nel complesso le prestazioni non sono compromesse.
2 = Chiara interferenza di media gravità con le prestazioni so-
ciali o di lavoro, ma ancora controllabile.
3 = Grave interferenza, compromissione sostanziale delle pre-
stazioni sociali o di lavoro.
4 = Interferenza grave ed invalidante.
Fase I – Autovalutazione 59
0 = Nessuna ansia.
1 = Ansia solo lieve.
2 = L’ansia aumenterebbe ma sarebbe ancora controllabile.
3 = Aumento notevole e molto fastidioso dell’ansia.
4 = Ansia estrema e invalidante in seguito a qualsiasi interven-
to mirante a ridurre le compulsioni.
Penso sia chiaro, a questo punto, il motivo per cui, ai fini del
trattamento, sarà necessario un notevole impegno da parte vo-
stra per interrompere gradualmente qualunque forma di rituale
o richiesta di rassicurazione mettiate in atto abitualmente, impa-
rando a gestire in altro modo la momentanea ansia connessa ai
pensieri ossessivi. La graduale sospensione volontaria dei rituali si
chiama, in termini tecnici, “prevenzione della risposta” e, come
vedrete, sarà elemento fondamentale del programma di auto-aiu-
to che andrete ad affrontare.
EVITARE DI EVITARE
Oltre alle compulsioni e alle richieste di rassicurazione, che
caratterizzano gran parte delle persone affette da DOC, c’è un
altro fenomeno che contribuisce ad alimentare il circolo vizioso
Fase II – Educazione sul disturbo 71
AUMENTARE LA TOLLERANZA
DELLA COSCIENZA DEL RISCHIO
È importante rendersi conto che c’è una certa percentuale di
rischio che si verifichino delle situazioni spiacevoli: può accadere
che noi o i nostri cari abbiamo un incidente, che mangiamo dei
cibi avariati, che ci dimentichiamo porte aperte o fornelli accesi,
provocando dei danni a noi o ad altri, ecc. Ma è altrettanto essen-
ziale capire che tale percentuale non si modifica nel momento in
cui noi ne prendiamo coscienza. La nostra vita è tutta un rischio.
Niente di quello che facciamo è esente da rischi, considerevoli
o meno; ma, fortunatamente, non abbiamo sempre in mente i
rischi che stiamo correndo. Viviamo in una sorta di stato di cer-
tezza soggettiva, pur vivendo nell’incertezza. Per poterci muovere
nel nostro ambiente e non rimanere bloccati, abbiamo bisogno di
conservare un sano margine di “incoscienza”.
Nonostante questo, però, ogni tanto certi stimoli esterni o in-
terni ci ricordano uno dei tanti rischi che stiamo correndo, obbli-
gandoci a prenderne momentaneamente coscienza.
Chi soffre di DOC, purtroppo, non sopporta determinate ca-
tegorie di pensieri minacciosi, alcune normali preoccupazioni, la
presa di coscienza di certi rischi anche infinitesimali, pur tolleran-
done senza problemi mille altri, anche di maggiore entità.
74 Vincere le ossessioni
Non è ben chiaro quale sia il criterio per cui alcuni rischi spe-
cifici siano più intollerabili di altri, ma ciò sembra legato a fattori
individuali di tipo cognitivo, probabilmente influenzati dall’edu-
cazione ricevuta, come vedremo nei prossimi paragrafi.
In ogni caso, l’intervento terapeutico non è orientato a fornire
strumenti per tranquillizzarsi in modo più efficace, per non avere
più paure, per azzerare i rischi, ma si pone l’obiettivo di inse-
gnare a convivere con la consapevolezza che stiamo correndo un
rischio, che il contenuto delle preoccupazioni negative potrebbe
teoricamente anche avverarsi, senza che il nostro intervento possa
in alcun modo condizionare gli eventi. Ancora una volta, si tratta
di imparare ad accettare le ossessioni al pari di qualunque altro
pensiero spiacevole, a non tentare in ogni modo di non pensare
a certe cose, ma aspettare semplicemente che la preoccupazione
passi… e passerà!
grazie all’ansia che, giungendo ad alti livelli nel momento del pe-
ricolo, attiva al massimo le nostre risorse cognitive.
A questo punto, dovrebbe essere chiaro che l’ansia è un segnale
di allarme e che, per la sua funzione, essa non può aumentare
all’infinito e non può avere una durata illimitata.
Per svolgere la sua funzione, infatti, un allarme deve essere
molto forte e rapido; non serve che duri nel tempo. L’antifurto
di una macchina che continua a suonare per una notte intera,
perché è guasto, ottiene al massimo di disturbare tutto il vicinato,
senza contribuire a sventare il furto: o il ladro scappa subito, op-
pure la macchina sparisce nonostante l’antifurto. In ogni caso, la
funzione dell’allarme, se esiste, è concentrata nei primi secondi.
Allo stesso modo, l’ansia aumenta in modo rapido, improvviso
e dirompente ma, dopo un po’ di tempo, sia per la sua natura
(che abbiamo fin qui descritto), sia perché l’organismo non ha
le energie per rimanere a lungo iperattivato, tende ad attenuarsi
spontaneamente, anche se non interveniamo in alcun modo.
Ai fini del trattamento del DOC, è importante che sia chiaro
questo principio: anche se non viene messo in atto il rituale che
normalmente libera prontamente dall’ansia, questa raggiunge-
rà un picco, ma poi calerà comunque. Si tratta solo di aspettare
qualche minuto o, al massimo, qualche ora.
La grossa differenza sta nel fatto che, per i principi che ho illu-
strato sopra, attendere che l’ansia diminuisca, senza far niente per
tranquillizzarsi, è un passo decisivo per spezzare il circolo vizioso
del DOC. In questo modo aumenta la probabilità che, la prossima
volta che vi capiterà di trovarvi in una situazione simile, sia la paura
che l’impulso a eseguire il rituale siano minori. Comportandovi
diversamente, invece, non fate altro che gettare legna sul fuoco e
alimentare continuamente la vostra dipendenza dalle compulsioni.
Mi preme infine sottolineare che la forte attivazione fisiologica
connessa all’ansia, che predispone l’organismo all’attacco o alla
fuga, non è assolutamente dannosa per gli organi umani.
Molte persone affette da DOC temono l’ansia, poiché sono
convinte che essa possa facilitare l’insorgere o il peggiorare di ma-
lattie organiche o possa, in qualche modo, danneggiare il fisico o
84 Vincere le ossessioni
INFORMAZIONI PRELIMINARI
Come avrete intuito leggendo le pagine precedenti, il pro-
gramma di auto-aiuto che vi propongo si basa essenzialmente sui
principi della terapia comportamentale e prevede l’uso intensivo
di tecniche di esposizione graduata e prevenzione della risposta,
essenziali per contrastare i fattori che favoriscono il mantenimen-
to del disturbo.
È bene ricordare che l’esposizione consiste nel porsi ripetuta-
mente e intenzionalmente nelle situazioni che innescano le paure
ossessive e la necessità di mettere in atto il cerimoniale compul-
sivo; proprio quelle situazioni che, spontaneamente, evitereste il
più possibile.
La prevenzione della risposta consiste nell’astenersi deliberata-
mente dal fare quello che normalmente serve ad alleviare il disa-
gio causato dall’ossessione, ovvero qualunque forma di rituale o
richiesta di rassicurazione.
Vedremo nel dettaglio, tramite alcuni esempi clinici, in che modo
si possa mettere in atto un processo di esposizione e prevenzione
della risposta per ogni tipologia di disturbo ossessivo-compulsivo.
Ognuno dovrà tuttavia costruirsi il proprio percorso individuale,
seguendo con cura le indicazioni del prossimo paragrafo.
Prima di entrare nel vivo dell’argomento, però, è bene assicu-
rarsi di aver chiarito alcuni punti essenziali.
86 Vincere le ossessioni
tuazioni in cui fate in modo di non trovarvi, per non essere co-
stretti a tollerare ansia o disgusto o a compiere lunghi e fastidiosi
cerimoniali. Scrivete inoltre, sempre una per una, tutte le situa-
zioni che non potete normalmente evitare, ma che attivano le
vostre paure e i vostri impulsi a lavarvi o a lavare, a controllare, a
ordinare, a contare, a pregare o a compiere qualunque altro gesto
o operazione mentale.
Una volta che avete individuato almeno 15 o 20 situazioni
problematiche, cercate di immaginare quanto vi sentireste a di-
sagio, quanta ansia o disgusto provereste, nel caso in cui doveste
trovarvi in ognuna di esse, senza poterle evitare o senza poter ri-
correre ai vostri rituali tranquillizzanti. Date un valore numerico
al disagio che avete immaginato di provare, espresso su una scala
da 0 a 10, dove 0 corrisponde a ciò che non vi crea alcun proble-
ma e 10 esprime il massimo del disagio che abbiate mai provato.
Se, ad esempio, il vostro disturbo consiste nel temere di con-
taminarvi con le sostanze chimiche contenute nei detersivi, è
probabile che non riusciate più a svolgere alcuna funzione do-
mestica, che non vi avviciniate più a oggetti che possono essere
stati a contatto con dei detersivi, e cosi via, se non ricorrendo
poi, necessariamente, a lunghi risciacqui. Immaginate quindi di
entrare in un supermercato e di prendere una scatola di fagioli,
posta su uno scaffale ben lontano dai detersivi, senza avere la
possibilità di lavarla né di lavare le vostre mani. Sarebbe terri-
bile? Probabilmente sì, perché potrebbe assalirvi il dubbio che
nel magazzino del supermercato la scatola di fagioli sia stata a
contatto con un fustino di detersivo, ma certamente il disagio
legato a questo pensiero non sarebbe cosi insopportabile come
infilare una mano dentro il fustino stesso. Cercate di attribuire
un punteggio al disagio che vi arrecherebbe ogni situazione, non
segnando sempre il massimo o il minimo, ma sforzandovi di in-
dividuare molti livelli intermedi.
E se la scatola di fagioli fosse a 30 centimetri da un detersivo?
E se doveste toccare il lavandino di un bagno pubblico che non
sapete con che detersivo è stato pulito? E se doveste toccare un
pavimento appena lavato? Esprimete le vostre valutazioni, im-
Fase IIIa – Programma di trattamento del DOC con compulsioni 93
Come abbiamo detto, è bene che durante gli esercizi siate af-
fiancati dall’assistente che avete individuato. Chiaramente, do-
vete riferirgli nei dettagli i vostri obiettivi e il vostro programma
terapeutico o, meglio, prepararli insieme a lui.
Non dovete chiedergli rassicurazioni di alcun genere durante
gli esercizi e dovete accettare che vi incoraggi e vi ricordi cosa do-
vreste fare o non fare. Non arrabbiatevi con lui. È perfettamente
consapevole che vi sta facendo fare cose che vi fanno star male e
non credo lo faccia volentieri, ma accetta di aiutarvi per il vostro
bene.
Cercate di gioire delle piccole conquiste, sforzandovi sempre
di fare il massimo, ma non pretendendo troppo da voi stessi e ac-
cettando anche piccoli insuccessi. La lotta contro il DOC è dura
e perigliosa. I successi potrebbero essere molto lenti e apparire in-
significanti al confronto di tutte le problematiche che restano da
affrontare. Non scoraggiatevi! Se per alcuni giorni non vedete mi-
glioramenti, non datevi per vinti. Ricordatevi di guardare sempre
anche indietro: fissarvi su quanta strada c’è ancora da percorrere
non vi aiuta, mentre notare i passi che avete fatto, anche se pochi,
vi farà sentire meglio e vi motiverà ad andare avanti.
Tenete sempre presente che è probabile che i progressi non
siano costanti, ma che vi siano dei giorni in cui noterete grandi
e inaspettati miglioramenti, mentre in altri avrete la sensazione
di essere bloccati, di non riuscire ad andare oltre o forse anche
di star facendo passi indietro. Questo è normale e non significa
che la terapia non stia funzionando. Dovete aspettarvi queste
oscillazioni senza dar loro particolare importanza. Perseverate
comunque!
Ricordatevi che ogni guerra è composta di tante battaglie, così
come un campionato di calcio è composto di tante partite. Potete
vincere la vostra guerra, a lungo termine, anche perdendo alcune
battaglie! La vostra squadra del cuore può vincere il campionato
anche perdendo alcune partite!
Cercate inoltre di premiarvi per i vostri successi. Anche se sem-
brano piccoli, per voi sono grandi successi e meritate una gratificazio-
ne. Concedetevi, ad esempio, qualcosa di particolarmente piacevole,
98 Vincere le ossessioni
IL DISTURBO DA CONTAMINAZIONE
Anna soffriva di un grave disturbo, che le faceva temere di
contaminarsi entrando in contatto con germi di varia natura. Per
lei era diventato impossibile toccare qualunque oggetto ritenuto
“sporco”; raccogliere cose cadute in terra, passare vicino a un cas-
sonetto dell’immondizia, sedersi o toccare oggetti in luoghi pub-
blici (bar, giardini, autobus, stazione, ecc.) erano diventati gesti
inattuabili.
Il timore principale di Anna non era tanto di ammalarsi,
quanto di trasmettere la contaminazione a uno dei suoi familia-
ri, divenendo involontariamente colpevole di un loro danneg-
giamento.
Anna evitava quindi di esporsi a tutte le situazioni che abbia-
mo indicato (e non solo a quelle), ma per lei il problema cruciale
riguardava la necessità di “decontaminazione”, che consisteva nel
lavarsi accuratamente prima di entrare in contatto con i familiari
o con qualunque cosa potesse essere usata da loro.
Gli esercizi di esposizione e prevenzione della risposta, in que-
sto caso, sono stati impostati, con il coinvolgimento attivo della
madre, più o meno nel modo seguente:
IL DISTURBO DA CONTROLLO
A causa del suo disturbo, Michele si sentiva obbligato a torna-
re continuamente indietro, sulla strada che faceva ogni giorno per
recarsi al lavoro, per controllare di non aver investito involonta-
riamente, guidando l’auto, un pedone o un ciclista. Aveva ridot-
to al minimo indispensabile l’uso dell’automobile, ma durante il
percorso che doveva fare necessariamente cercava di tenere a bada
la sua ossessione in tutti i modi possibili.
Innanzitutto, seguiva una strada molto più lunga, ma più lar-
ga e meno trafficata, in modo da poter viaggiare al centro della
carreggiata e non lungo il bordo stradale; ogni volta che poteva si
faceva accompagnare dalla moglie che, pur non avendo la patente,
doveva stare molto attenta e rassicurarlo continuamente sul fatto
di non aver visto nessun pedone vicino alla macchina e di non
102 Vincere le ossessioni
sentirsi costretto a cercare volta per volta dei numeri nuovi, per-
ché la neutralizzazione potesse considerarsi efficace.
Poiché non c’erano dei numeri che lo sconvolgevano più o
meno di altri, era molto difficile stabilire con lui una gradualità
di stimoli ansiogeni; per questo è stato necessario iniziare con una
graduale esposizione con dilazione della risposta, continuando
con una modificazione della risposta, per arrivare a una completa
prevenzione della risposta.
Più o meno si sono seguiti i seguenti passi:
LE COMPULSIONI MENTALI
Come abbiamo già chiarito in precedenza, le compulsioni
mentali non costituiscono una specifica tipologia di disturbo
ossessivo-compulsivo, ma assumono comunque un ruolo consi-
derevole in molte persone affette da DOC che, quali che siano i
loro timori, possono effettuare dei cerimoniali mentali per tran-
quillizzarsi o per esorcizzare i pensieri negativi.
Il principio d’intervento è assolutamente identico a quello uti-
lizzato per gli altri casi e comprende l’esposizione e prevenzione
della risposta; quest’ultima implica l’impegnarsi a non eseguire
gli abituali conteggi mentali, a non pregare o a non ricorrere ai
pensieri “positivi” neutralizzanti.
Fase IIIa – Programma di trattamento del DOC con compulsioni 109
INFORMAZIONI PRELIMINARI
Il disturbo ossessivo puro, come già descritto, è caratterizzato
dalla ricorrente e indesiderata presenza di pensieri, immagini e/o
impulsi il cui contenuto è considerato dal soggetto anormale,
pericoloso per se stesso o per gli altri, immorale o socialmente
sconveniente.
Tra i più comuni contenuti mentali che generano spavento e
fanno cadere nei tranelli ossessivo-compulsivi le persone che li spe-
rimentano ricordiamo pensieri, immagini o impulsi intrusivi di:
IL PROGRAMMA TERAPEUTICO
Se passeggiando al mercato la vostra attenzione si fermasse su
un variopinto banco di frutta e cominciaste a immaginare come
sarebbe bello stare dietro a quella bancarella a fare il venditore,
magari desiderando di sostituirvi al fruttivendolo che contratta
animatamente con le massaie, ciò vi creerebbe un problema? Giu-
dichereste tale pensiero come segno di stranezza o di un desiderio
latente di fare il fruttivendolo? Ne avreste paura, cerchereste di
sopprimerlo, pensereste che è il segno che avete sbagliato tutto
nella vita perché quella era la vostra aspirazione e avreste dovuto
realizzarla? Suppongo proprio di no! Infatti, certamente vi conce-
dereste di lasciarlo scorrere per qualche frazione di secondo, fino
a lasciarlo sostituire spontaneamente da altri pensieri. E il nostro
obiettivo è proprio questo. Per uscire dalla trappola del DOC
dobbiamo arrivare a far sì che i vostri “cattivi” desideri siano giu-
dicati al pari di quello di sostituirvi al fruttivendolo, senza destare
in voi alcuna paura o senso di colpa. Lo scopo principale dell’in-
tervento, infatti, è proprio quello di imparare a lasciar scorrere
questi pensieri, a non valutarli come pericolosi, strani, inaccetta-
bili o immorali. Per ottenere questo occorre un intenso e costante
allenamento mentale a porre l’attenzione su ciò che ci passa per
la mente dopo che si sono presentate le intrusioni ed è necessario
imparare a modificare i giudizi sui pensieri e sulle emozioni di cui
abbiamo parlato fino a ora.
Per iniziare a lavorare è utile che vi alleniate, per almeno una
settimana o due, a individuare le sequenze problematiche e a
scinderle in una serie di fattori, utilizzando una scheda analoga a
quella che potete vedere a pagina 119.
DATA SITUAZIONE COSA MI È PAS- INTERPRETAZIONE DISAGIO COMPORTAMENTO
E ORA Dov’ero, con chi SATO IN TESTA DELL’INTRUSIONE Quanto mi Cosa ho fatto per abbassare l’ansia?
ero, cosa stavo Pensiero intrusivo, Cosa ho pensato in merito all’intru- sono sentito in Come mi sono comportato?
facendo, dubbio, immagine sione? Cosa significava per me quella ansia?
cos’è accaduto? ricorrente, intrusione? Cosa poteva indicare il (da 0 a 100)
ossessione, ecc. fatto che si era presentata quella
intrusione? Cosa poteva succedere
in seguito al presentarsi di quell’in-
trusione?
23/02 Ero in palestra e mi Pensiero: “Che pene Se ho un pensiero e un impulso del 80 Mi sono girato dall’altra parte, cercando
18.30 è passato accanto grosso che ha!”, genere probabilmente sono omosessuale di scacciare l’immagine. Ho cercato
un bel ragazzo associato all’impulso a o bisessuale! Se mi avvicinassi troppo subito una bella ragazza per vedere se
nudo. toccarlo. forse perderei il controllo e glielo toc- mi eccitava guardarla.
cherei davvero.
28/02 Ero sola in casa e Immagine di buttar- Oddio! Questo è un pensiero da 90 Mi sono allontanata immediatamente
10.30 stavo chiudendo le mi di sotto, associata depressa. Probabilmente ho il desiderio dalla finestra e ho cercato di sopprimere
persiane, per far per un attimo a una di uccidermi e se non sto attenta potrei la fantasia di gettarmi.
questo ho dovuto strana sensazione farlo.
sporgermi un po’. piacevole.
DATA SITUAZIONE COSA MI INTERPRETAZIONE DISAGIO REINTERPRETAZIONE DISAGIO COMPORTAMENTO
E ORA Dov’ero, con chi È PASSATO DELL’INTRUSIONE Quanto NORMALIZZANTE Quanto Come mi sono
ero, cosa stavo IN TESTA Cosa ho pensato in mi sono Come posso interpretare ciò mi sono comportato?
facendo, cos’è Pensiero merito all’intrusione? sentito in che mi è venuto in mente sentito in
accaduto? intrusivo, Cosa significava per me ansia? (da alla luce di tutto quello che ansia dopo
dubbio, quella intrusione? Cosa 0 a 100) ho imparato sul normale la reinter-
immagine poteva indicare il fatto funzionamento psicologico? pretazione?
ricorrente, che si era presentata (da 0 a
ossessione, quella intrusione? Cosa 100)
ecc. poteva succedere in
seguito al presentarsi
di quell’intrusione?
23/02 Ero in palestra Pensiero: Se ho un pensiero e Tutti gli essere umani hanno Sono rimasto nello spo-
18.30 e mi è passato “Che pene un impulso del genere pensieri e impulsi del genere. gliatoio e ho continuato
accanto un bel grosso che probabilmente sono Non c’è niente di male. Io li a osservare il ragazzo
ragazzo nudo. ha!”, associa- omosessuale o bisessuale! 80 ho così spesso solo perché non 40 per qualche secondo,
to all’impulso Se mi avvicinassi troppo voglio averli e li considero lasciandomi andare alla
a toccarlo. forse perderei il con- anormali. Posso concedermi fantasia di accarezzarlo
trollo e glielo toccherei di pensarlo quanto voglio ma sui genitali.
davvero. non lo farei mai.
28/02 Ero sola in casa e Immagine Oddio! Questo è un Tutti gli essere umani hanno Sono rimasta qualche
10.30 stavo chiudendo di buttarmi pensiero da depressa. pensieri e impulsi del genere. secondo affacciata conce-
le persiane, per di sotto, Probabilmente ho il Non hanno nulla a che fare dendomi di immaginare
far questo ho associata per desiderio di uccidermi e 90 con il mio umore. Io li ho 60 di spiccare un bel volo.
dovuto sporgermi un attimo a se non sto attenta potrei così spesso solo perché li temo
un po’. una strana farlo. e li considero anormali. Posso
sensazione pensarlo quanto voglio ma
piacevole. non lo farei mai.
Fase IIIb – Programma di trattamento delle ossessioni pure 121
UN CASO CLINICO
Giulia era affetta da un disturbo caratterizzato dalla angoscian-
te presenza di immagini e pensieri aggressivi nei confronti della
figlia appena nata. Aveva sempre avuto pensieri aggressivi, invo-
lontari e fastidiosi, nei confronti di persone care, quali il marito
e i propri genitori, ma era sempre riuscita a gestirli alla meno
peggio, convincendosi del fatto che non avrebbe mai fatto niente
di quello che le passava per la testa.
La nascita della figlia, però, aveva aggravato questa sintomato-
logia e per Giulia era diventato praticamente impossibile avere a
che fare da sola con la bambina. Doveva sempre avere qualcuno
che la tenesse d’occhio, per avere la certezza di essere fermata nel
caso in cui avesse fatto qualcosa di male. Ormai da tempo evitava
di utilizzare forbici o coltelli, soprattutto se si trovava nelle vici-
nanze della figlia. Aveva smesso di guardare film violenti o dell’or-
rore, che tra l’altro le erano sempre piaciuti molto, perché adesso
attivavano prepotentemente le sue paure di perdere il controllo.
Non leggeva più i giornali e non guardava più la TV, perché tutte
le notizie di delitti, in particolar modo quelle relative a gesti folli
compiuti da madri “impazzite”, la angosciavano terribilmente.
Per aiutare Giulia è stato necessario affrontare il problema
dell’eccessiva importanza attribuita ai pensieri e agli impulsi: le è
stato spiegato, infatti, che il disturbo ossessivo, in questi casi, con-
siste proprio nell’interpretare la comparsa di tali fenomeni mentali
come il segno di una nostra intrinseca “malvagità”, che un giorno
potrebbe prendere il sopravvento e condurci a fare cose realmente
terribili. Credere che certi impulsi siano “sbagliati” e “anormali” ci
induce a mettere in atto delle strategie di controllo che ottengono
l’effetto contrario, incrementandone la frequenza, e a evitare tutto
quello che possa farli scaturire, aumentando, in maniera ingiusti-
ficata, il senso di pericolosità attribuito ad essi. Inoltre, dobbiamo
Fase IIIb – Programma di trattamento delle ossessioni pure 125
DISTINGUERE LA MOMENTANEA
CADUTA DALLA RICADUTA
Proprio per evitare questi tranelli è importante non abbassare
mai la guardia e ricordarsi che il DOC è sempre in agguato. Può
capitare, tuttavia, che abbiate dei momentanei cedimenti.
Resistere all’assedio delle ossessioni, soprattutto nei primi
periodi, è estremamente faticoso ed è possibile, se non addirit-
tura probabile, che nonostante i vostri sforzi vi capiti talvolta
di lasciarvi andare e di ricorrere a qualche vecchio meccanismo
per tranquillizzarvi, anche se ormai avevate imparato a farne a
meno.
In questi casi, è molto importante non lasciarsi prendere dalla
disperazione. Un momentaneo cedimento non è assolutamente
un segno di ricaduta, né tantomeno la dimostrazione che tutti gli
sforzi fatti fino a quel momento sono stati vani o che siete delle
persone deboli o inguaribili.
Anzi, proprio l’interpretazione come segni di ricaduta di que-
sti momentanei scivoloni, che vi riportano verso vecchie modalità
comportamentali, può determinare una nuova, reale chiusura nei
circoli viziosi del DOC.
Se non drammatizzate l’evento e lo considerate normale e pre-
vedibile, soprattutto in momenti di forte stress o di stanchezza
psico-fisica, esso non avrà alcuna implicazione sul vostro processo
di guarigione.
Continuando a impegnarvi come sempre, sin dalle ore suc-
cessive, riuscirete a riprendere facilmente il controllo sui vostri
sintomi e a ottenere nuovi miglioramenti.
Immaginate di essere un alcolista che abbia faticosamente
smesso di bere. Dopo sei mesi di totale astinenza vi trovate in un
momento particolare della vostra vita in cui coincidono una serie
di elementi sfavorevoli: una brutta giornata lavorativa, la preoc-
cupazione per la malattia di un parente e l’incontro occasionale
con uno dei vecchi amici del bar che frequentavate. È probabile
134 Vincere le ossessioni
che cediate alla tentazione di bervi un’amata birra, magari con l’il-
lusione di fermarvi alla prima, e finiate con l’ubriacarvi di nuovo.
Se la mattina dopo, rendendovene conto, vi flagellate di insulti, vi
date del debole e malato a vita, vi ripetete senza sosta che i vostri
sforzi sono stati tutti inutili, rischiate davvero di scatenare in voi
una reazione emotiva talmente frustrante da farvi perdere buo-
na parte della motivazione necessaria a continuare a mantenere
l’astinenza. L’atteggiamento migliore sarebbe invece ammettere
semplicemente: “Può capitare! Meglio caderci una volta al mese
che tutti i giorni. In fin dei conti ho resistito fino a ieri: sono stato
molto bravo! Da oggi cercherò di impegnarmi ancora di più per
evitare anche questi occasionali cedimenti”.
Applicate lo stesso principio ai vostri eventuali passi indietro
riguardo al controllo dei sintomi ossessivo-compulsivi e conti-
nuerete a fare grandi progressi!
BIBLIOGRAFIA DI AUTO-AIUTO
Ci sono altri libri in lingua italiana, che possono essere utili a
chi è interessato all’argomento. Ecco un elenco:
• Baer, L. (1991). Getting control. Overcoming your obsessions and
compulsions. New York: Penguin Books. (Tr. it. Come raggiun-
gere il controllo e la padronanza di sé. Milano: Bompiani).
• Dorz, S., Novara, C. & Sanavio, E. (1999). Il chiodo fisso.
Come comprendere e sopravvivere alle ossessioni. Milano: Franco
Angeli.
• Fricke, S., & Hand, I. (2004). Zwangsstörungen verstehen und
bewältigen. Bonn: Psychiatrie-Verlag. (Tr. It. Avrò chiuso la
porta di casa? Affrontare le proprie ossessioni. Trento: Erickson).
• Schwartz, J.M. (1996). Brain Lock. Free yourself from obsessive-
compulsive behavior. New York: ReganBooks. (Tr. it. Il cervello
bloccato. Come liberarsi del disturbo ossessivo-compulsivo. Mila-
no: Longanesi & C.).
154 Vincere le ossessioni
SITI INTERNET
Per ulteriori approfondimenti sul tema è possibile visitare, na-
vigando in rete:
• Sito italiano sul Disturbo Ossessivo-Compulsivo, a cura
dell’Associazione Italiana Disturbo Ossessivo-Compulsivo:
www.aidoc.it
• �er informazioni dettagliate, in italiano, sulla psicoterapia co�
Per informazioni dettagliate, in italiano, sulla psicoterapia co-
gnitivo-comportamentale: www.ipsico.org
E per chi mastica l’inglese:
• National Institute of Mental Health: www.nimh.nih.gov/pu-
blicat/ocd.cfm
• OCD Online: www.ocdonline.com
• Ontario Obsessive�Compulsive Disorder Network: www.ooc-
dn.org
• All about OCD: www.healthyplace.com/communities/ocd/
doubt/ocd.html
• OCD Resource Center: www.ocdresource.com
• Obsessive Compulsive Disorder �1: www.1�obsessive�com�
www.1�obsessive�com-
pulsive-disorder.com
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Baer, L. (1991). Getting control. Overcoming your obsessions and
compulsions. New York: Penguin Books. (Tr. it. Come rag-
giungere la padronanza e il controllo di sé. Milano: Bompiani,
2002).
Dèttore, D. (2003). Il disturbo ossessivo-compulsivo. (II ed.). Mila-
no: McGraw-Hill.
Dorz, S., Novara, C., & Sanavio, E. (1999). Il chiodo fisso. Come
comprendere e sopravvivere alle ossessioni. Milano: Franco An-
geli.
Foa, E.B., & Wilson, R. (2001). Stop obsessing. How to overcome
your obsessions and compulsions. (II ed.). New York: Bantam
Books.
Giusti, E., & Chiacchio, A. (2002). Ossessioni e compulsioni. Va-
lutazione e trattamento della psicoterapia pluralistica integrata.
Roma: Sovera Editore.
Lorenzini, R., & Sassaroli, S. (2000). La mente prigioniera. Strate-
gie di terapia cognitiva. Milano: Raffaello Cortina Editore.
Ravizza, L., Bogetto, F., & Maina, G. (1997). Il disturbo ossessivo-
compulsivo. Milano: Masson.
Sanavio, E. (1991). Psicoterapia cognitiva e comportamentale.
Roma: Carocci Editore.
Schwartz, J.M. (1996). Brain Lock. Free yourself from obsessive-
compulsive behavior. New York: ReganBooks. (Tr. it. Il cervello
bloccato. Come liberarsi del disturbo ossessivo-compulsivo. Mila-
no: Longanesi & C., 1997).
Watzlawick, P. (1989). Il codino del barone di Münchhausen.
Munchhausen. Ov-
vero: psicoterapia e “realtà”. Milano: Feltrinelli.
www.erickson.it