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LE PAGINE DA 1 a 9 DI QUESTO FILE SONO MATERIA

D’ESAME SIA PER GLI STUDENTI FREQUENTANTI SIA


PER GLI STUDENTI NON FREQUENTANTI E SONO
OGGETTO DI SPECIFICHE DOMANDE DURANTE
L’ESAME

Vicende storiche connesse ad Agota Kristof


Il Blocco orientale
https://www.google.com/search?q=blocco+orientale&client=fi
refox-
b&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwihvbv22cj
aAhVJP5oKHVumAboQ_AUICigB&biw=1224&bih=606#im
grc=BuXxLt3UizCgLM:
Durante il periodo storico della Guerra Fredda (1947-1989), il
termine blocco sovietico, o orientale, definiva l’Unione Sovietica
e i suoi alleati dell'Europa centrale e dell'Europa orientale:
Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est, Ungheria, Polonia,
Romania e, fino agli anni sessanta, l'Albania. Il blocco orientale si
contrapponeva al blocco occidentale. Il termine "blocco orientale"
è anche usato come sinonimo di Patto di Varsavia (un'alleanza
militare guidata dall'Unione Sovietica), o di Comecon
(un'organizzazione economica internazionale di stati comunisti).

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Il blocco orientale e l’Ungheria al suo interno

Il blocco orientale e l’Ungheria al suo interno

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La rivoluzione ungherese, 1956
https://www.youtube.com/watch?v=Cz52YhfCOZM
(dal 13mo minuto in poi fino al 26mo)
La rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come
insurrezione ungherese o semplicemente rivolta ungherese, fu
una sollevazione armata di spirito antisovietico dell’allora
Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10 - 11 novembre
1956. Gli ungheresi volevano cioè uscire dal Blocco orientale
al quale erano stati annessi nel 1947 senza il loro consenso,
volevano riscattare la loro nazione dal controllo economico e
culturale dell’Unione Sovietica e volevano infine quei diritti
civili e democratici (diritto di voto, di libertà di opinione, di
movimento fuori dai confini ungheresi) che il regime
ungherese filosovietico negava loro. Inizialmente contrastata dai
Servizi Segreti ungheresi, venne alla fine duramente repressa
dall'intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa
2.700 ungheresi di entrambe le parti, ovvero pro e contro la
rivoluzione, e 720 soldati sovietici. I feriti furono molte migliaia e
circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell'Ungheria)
furono gli ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi
in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del
sostegno alle idee del comunismo nelle nazioni occidentali.

La rivolta ebbe inizio il 23 ottobre 1956 a partire da una


manifestazione pacifica di alcune migliaia di studenti e durò
fino al 10 novembre 1956 (solo 18 giorni). Ma le premesse
della rivoluzione si trovano nella morte del Segretario
generale del Partito Comunista Sovietico, Iosif Stalin,
avvenuta nel 1953 (quindi tre anni prima della rivoluzione
ungherese) e nella denuncia della politica repressiva e dittatoriale
di Stalin durante il Ventesimo Congresso del Partito Comunista
Sovietico, tenutosi a Mosca nel febbraio del 1956, sette mesi
prima della rivoluzione ungherese. La morte di Stalin (1953) e la
denuncia delle sue scelte autoritarie e sanguinose (1956) avevano
indebolito il potere dell’Unione Sovietica e da questo
indebolimento erano nate già altre sollevazioni nei Paesi del
Blocco orientale.
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Tornando all’inizio della rivoluzione ungherese e quindi a quel 23
ottobre del 1956, in poco tempo molte migliaia di ungheresi si
aggiunsero ai manifestanti e la manifestazione si trasformò in una
rivolta contro la presenza sovietica in Ungheria.

Nel giro di alcuni giorni, milioni di ungheresi si unirono alla


rivolta o la sostennero. La rivolta si trasformò in controllo su
molte istituzioni e su un vasto territorio. I partecipanti iniziarono
a rafforzare le loro politiche. Vi furono esecuzioni sommarie di
filo-sovietici e membri della polizia politica, particolarmente
invisa alla popolazione.

Dopo varie vicissitudini, il Partito dei Lavoratori Ungheresi


nominò primo ministro Imre Nagy che concesse gran parte di
quanto richiesto dai manifestanti, finendo per interpretare le loro
istanze, identificandosi con la rivoluzione in corso.

Nelle fabbriche si formarono consigli operai, perlopiù di


orientamento anarco-sindacalista, che proclamarono lo sciopero
generale. In seguito alla comparsa dei carri armati sovietici,
l'insurrezione si estese. Il grosso dei combattimenti ebbe luogo a
Budapest. I comandanti sovietici spesso negoziavano dei cessate
il fuoco a livello locale con i rivoluzionari. In alcune regioni le
forze sovietiche riuscirono a fermare l'attività rivoluzionaria.

Rinacquero sindacati, giornali e associazioni culturali abolite da


Rákosi (il Segretario del Partito Comunista ungherese). A Roma
101 intellettuali comunisti firmarono un appello di solidarietà con
gli insorti. Vari agenti dei Servizi Segreti ungheresi e vari
dirigenti del partito (compreso il segretario di Budapest, di
orientamento riformatore) vennero trucidati, mentre si iniziò a
formare una Guardia Nazionale composta dagli insorti. Il 30
ottobre Mikojan e Suslov ritornarono a Budapest, latori di una
risoluzione del Praesidium che stabiliva rapporti paritari tra
l'URSS e gli altri paesi socialisti.

Ma il 4 novembre l'Armata Rossa arrivò alle porte di Budapest


con circa 200.000 militari e 4.000 carri armati, ed iniziò
l'attacco trovando un'accanita resistenza nei centri operai. La
sproporzione abissale delle forze in campo era tuttavia tale che le
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resistenze ebbero comunque vita brevissima. La rivoluzione
ungherese fu stroncata nel giro di sei giorni dalla repressione
sovietica. Il cessate il fuoco fu dichiarato il 10 novembre 1956.

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Ágota Kristóf
(Csikvánd, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, 27 luglio 2011)

Ágota Kristóf nasce il 30 ottobre 1935 a Csikvánd, un villaggio


dell'Ungheria “privo di stazione, di elettricità, di acqua corrente, di
telefono” (L’analfabeta, p. 7). Ben presto la famiglia si trasferisce a
Koszeg, un altro piccolo paesino, alla frontiera con l’Austria, cui Kristof
sarà sempre molto legata, al punto da volere essere sepolta lì nonostante
abbia vissuto più di 50 anni in Svizzera. A 4 anni impara a leggere
correttamente e a 14 comincia a scrivere le sue prime poesie e le sue prime
pièce teatrali. Durante l’adolescenza viene mandata in un collegio
femminile. In seguito all'intervento in Ungheria dell'Armata Rossa per
soffocare la rivoluzione popolare contro il dominio sovietico, fugge nel
1956, all’età di 21 anni, con il marito e la figlia verso l’Austria
occidentale e si stabilisce poi in Svizzera, a Neuchâtel, dove vivrà fino alla
morte.

A Neuchâtel, Ágota Kristóf impara il francese, che adotterà poi per la sua
scrittura letteraria. A 26 anni, cinque anni dopo il suo arrivo in Svizzera si
rende conto di essere una analfabeta funzionale (cfr. e studiare qui di
seguito il brano del linguista Tullio De Mauro): pur avendo cioè
un’ottima padronanza della lingua scritta ungherese e pur essendo stata una
bambina precoce nella lettura e nella scrittura, non è in grado di leggere e
scrivere in francese. Per poter leggere e scrivere in francese, frequenta a 27
anni, nel 1962, un corso di lingua francese. L’analfabeta racconta proprio
l’esperienza drammatica del distacco dalla lingua ungherese e l’altrettanto
sofferta esperienza dell’apprendimento della scrittura in francese. Dal
momento che viene pubblicato nel 2004 e dunque durante la fase finale
della vita di Kristof (esce solo sei anni prima della sua morte),
L’analfabeta rappresenta un bilancio che l’autrice propone del proprio
bilinguismo, della propria diaspora culturale e delle proprie risorse di
inclusione attraverso la creatività in lingua francese.

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Kristof apprende quindi a leggere e scrivere in francese nel 1962, sette anni
dopo il suo arrivo in Svizzera, ma la sua prima opere scritta risale al 1972,
ben dieci anni dopo, quando Kristof ha 37 anni. Si tratta di una
drammaturgia teatrale. Trascorrono quindi ben 16 anni dal suo arrivo in
Svizzera nel 1956 e 10 anni dal suo apprendimento del francese scritto,
prima che Kristof riesca usare per la prima volta la scrittura in lingua
francese in modo creativo.

Infine, il successo vero e proprio arriverà ancora più tardi: solo a partire dal
1986 (30 anni dopo l’arrivo in Svizzera e 14 anni dopo la prima opera
scritta nel 1972), quando Kristof ha 51 anni, con la pubblicazione del
romanzo Le grand cahier (Il grande quaderno), che viene eletto "Livre
Européen". Le grand cahier confluirà, insieme a La preuve (La prova; ed.
originale 1988) e Le troisième mensonge (La terza menzogna – ed.
originale 1991), in un romanzo in tre parti che racconta la storia di due
gemelli, chiaramente ispirati al legame intensissimo tra Agota stessa e il
fratello Yano. Questo romanzo in tre parti si intitola infatti Trilogie des
jumeaux (Trilogia dei gemelli, ma nella traduzione italiana il titolo è
Trilogia della città di K., con un esplicito rinvio alla città di K. in cui la
vicenda è ambientata e al suo collegamento con la città ungherese amata da
Kristof, la citta di Koszeg ) e verrà pubblicato come opera integrale nel
1992. Con questa opera, si riannoda “il filo d’argento spezzato”
dell’infanzia e delle radici ungheresi: Agota riuscirà a raccontare
attraverso la “lingua nemica” (il francese) il suo amore per la lingua e
cultura materna (l’ungherese) includendo reciprocamente due mondi
che fino a quel omento erano rimasti in lei separati.

Questo romanzo in tre parti dal titolo Trilogie des jumeaux (edizione
italiana: Trilogia della città di K.) - pubblicato come opera integrale nel
1992 - è il capolavoro letterario di Ágota Kristóf, stampato in oltre 30
Paesi.

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Dichiarazioni di Agota Kristof
Non potevo continuare, come hanno fatto alcuni altri scrittori dell’Est a
scrivere in una lingua che non parlavo più quotidianamente. Non avrei
avuto neppure lettori. E così scrivere in francese è stata una necessità oltre
che una sfida. Mi dicevo: “come può accadere questo, io che sto scrivendo
in una lingua che non è la mia”.

Scrivere (in francese) per me voleva dire anche cancellare tantissimo.


Cancellavo in particolare gli aggettivi e le immagini che non appartenevano
al mondo reale, concreto.

C’è voluto molto tempo, dieci anni direi, perché cominciassi a scrivere in
francese. Prima ho tentato di capire come suonavano in francese le mie
poesie ungheresi. Poi ho iniziato ad assemblare frasi, testi brevissimi, ma è
accaduto tutto molto lentamente. Ho iniziato con i testi teatrali, perché è
molto più semplice, basta indicare il nome di chi parla. Il mio non era un
francese letterario, buttavo giù conversazioni in una lingua quotidiana,
popolare.

Quando scrivevo in ungherese ero melliflua, romantica, troppo letteraria.


Le mie prime cose in francese, quelle per il teatro, erano scritte in una
lingua normale, quotidiana.

Tullio de Mauro: L’analfabeta di Agota Kristof e


l’analfabetismo funzionale
(tratto da https://nuovoeutile.it/istruzione-tullio-de-mauro-se-un-mattino-di-primavera-un-
governante/ Qual è la differenza tra analfabetismo primario, di ritorno e funzionale? Com’è la
situazione in Italia? In che modo gli analfabeti mascherano la loro condizione? Perché l’istruzione è
fondamentale per lo sviluppo? E che cosa si può fare per migliorare le cose?
Conversazione di Tullio de Mauro alla Scuola Mauri per Librai, Venezia, gennaio 2006)

«- analfabeta primario strumentale è una persona che non ha mai imparato a leggere e
scrivere (in talune indagini si aggiunge che nemmeno ha imparato a far di conto, ma per
questa categoria si preferisce parlare di innumeratismo, innumeracy in inglese): è, dirò
poi, la Hannah di A voce alta di Schlink;

– analfabeta di ritorno strumentale è una persona che ha forse imparato, è andata a


scuola per alcuni e a volte per molti anni, ma in età postscolastica ha vissuto una tal vita
da disimparare completamente, da non sapere usare lo strumento dell’alfabeto: è la
Eunice del giallo di Ruth Rendell;

– analfabeta funzionale è la persona che decifra uno scritto, che sa apporre e


riconoscere la propria firma, ma non corrisponde al livello di alfabetizzazione
funzionale definito già nel 1952 dall’UNESCO come capacità di andare oltre

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l’alfabetizzazione strumentale, e cioè di metterla pienamente a frutto sviluppando
la capacità di leggere e di scrivere un texte (dice la versione francese) o uno
statement (dice l’inglese) su problemi e fatti della vita quotidiana di interesse
sociale.

Va detto che l’analfabetismo funzionale è una condizione che tutti possiamo sfiorare:
in un tribunale quando ci impappiniamo dinanzi alla controinterrogazione di un abile
avvocato, agli esami e, soprattutto, quando siamo esposti alla necessità di un salto di
norma linguistica, dobbiamo scrivere aulico e non sappiamo farlo, dobbiamo
parlare a un bimbetto e ci accorgiamo che non sappiamo farlo o, peggio ancora,
dobbiamo servirci di una lingua diversa dalla nostra, che per certi aspetti
conosciamo, per esempio ne sappiamo leggere testi tecnici della nostra materia, ma
non sappiamo usarla per leggere o scrivere della quotidianità o di sentimenti: è la
condizione iniziale di fronte alla scrittura francese dell’io narrante di quello
straordinario gioiello di quella grande scrittrice di origine ungherese che è Agota
Kristof, L’analfabeta. Racconto autobiografico.

Questi tre tipi di analfabeti, gli strumentali primari e di ritorno e i funzionali, coesistono
e si mescolano tra noi. Le società postindustriali del Nord del mondo si definiscono da
se stesse con enfasi “società della conoscenza”. In realtà, produzione di redditi e
sfruttamento delle risorse umane sono in genere accortamente organizzate in modo che
alti livelli di conoscenze scientifiche e tecnologiche, propri di uno strato ristretto, si
equilibrino con livelli mediocri e perfino bassissimi. Gli analfabeti primari (i senza
scuola) e gli analfabeti di ritorno sono lo strato più profondo dei livelli bassi. Uno strato
che è ampio in tutti i paesi più ricchi ma è enorme, nel confronto internazionale, in
Italia».

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LE PAGINE DA 10 a 11 DI QUESTO FILE SONO
MATERIA D’ESAME SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER
GLI STUDENTI FREQUENTANTI

Per gli studenti frequentanti


I collegamenti qui di seguito elencati tra l’Analfabeta e le
lezioni introduttive (testo d’esame solo per i frequentanti)
sono materia d’esame per i frequentanti, ma non sono le
uniche domande che possono essere poste all’esame
sull’Analfabeta.
Stabilire i seguenti collegamenti tra l’Analfabeta e le lezioni
introduttive:
- Agota come rifugiata politica (par. 5c Lezioni intrroduttive;
e in generale l’intero paragrafo 5 sulle tipologie di straniero
e sulla presenza numerica degli stranieri in Italia);
- Agota, la diaspora ungherese, la sua fuga e la
frontiera/Frontiera (par. 3 Lezioni introduttive e testo
d’esame di Leogrande);
- assimilazione o integrazione vs inclusione (par. 11 Lezioni
introduttive). In base a quanto ci spiega Todorov nel
paragrafo 11, il modello dell’inclusione si basa sul “sia/sia”
(“puoi essere sia questo, sia quello”, nel caso di Agota “puoi
essere sia ungherese sia francofona”), quello
dell’integrazione e dell’assimilazione si basa invece sull’o/o
(“o sei questo, o sei quello”, nel caso di Agota “ o sei
svizzera francofona o sei ungherese”). Cfr. grafici qui di
seguito su inclusione, segregazione, esclusione,
integrazione;
- Agota, il francese come “lingua nemica”, la scrittura del
mondo ungherese in francese (La trilogia della città di K.,
1986-1992) attraverso la “lingua nemica”) e il
riconoscimento (par. 10 Lezioni introduttive).

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