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“Sono tempi strani questi”

Questa è la frase che ha accompagnato la mia intera esistenza.


Devo dire di essere stata molto fortunata, sono cresciuta da due genitori tutto sommato amorevoli
che hanno soddisfatto ogni mio capriccio. Grazie alla fama di mio padre mi sono stati risparmiati
sguardi ostili e diffidenza, ero la perla del Capo del villaggio, colui che per anni aveva lottato per il
benessere e la prosperità di esso, mai nessuno avrebbe osato fargli un torto simile. Eppure di
tanto in tanto c’era qualche curioso che cercava di indagare sul perché Goliath, umano fatto e
finito, e sua moglie Gertrud, umana fatta e finita anch’essa, avesse come figlia una tiefling.
Certo, il fatto che Goliath da combattente mediocre si fosse trasformato in una sorta di macchina
da guerra qualche sospetto lo causava, ma alla fine, pur di non perdere la sua protezione, anche i
più impavidi demordevano dalla ricerca della verità (dà lì la famosa frase).
La paura spinge la gente inferiore a calare la testa, ma questo non fa che accrescere il loro
risentimento e la loro acredine. Sapevo che molti detestavano la mia stessa esistenza, ma
preferivo girarmi e continuare per la mia strada, come se tutto ciò non mi toccasse.
Gertrud, animo dolce e delicato passò la mia intera fanciullezza a tenermi lontano dalle brutture
del mondo, a insegnarmi come intrecciare i capelli, come abbinare bene i colori e le stoffe, come
slanciare la mia figura e le maniere da seguire in tutte le circostanze. Sempre con amore e
gentilezza.
L’obbligo di essere sempre così perfetta mi portò a voler evadere, volevo scoprire il mondo e lo
volevo fare al di fuori dei rigidi canoni della mia famiglia.
Così, un po' per dispetto e un po' per curiosità iniziai a uscire di nascosto di notte e a frequentare
qualche bettola. Ebbi la fortuna di trovare dei ragazzi che, nonostante il mio essere differente, in
breve mi presero in simpatia e mi proclamarono membro onorario del gruppo. Commettemmo
piccole marachelle, nulla che avrebbe danneggiato gli altri, ma questo sembrò infastidire tutti
coloro che, cresciuti nella cieca ignoranza di una mente chiusa, non tolleravano la mia esistenza.
Così una notte in cui eravamo nel nostro ritrovo preferito, un cimitero abbandonato in cui solo i
più coraggiosi si avventurarono, un luogo che a me aveva sempre trasmesso una innaturale calma,
in cui mi sentivo abbracciata dal silenzio, e proprio in quel cimitero fummo accerchiati e aggrediti e
fu li che, uno dei compagni di scorribande che tanto adoravo si sacrificò per me, mise la mia vita
uno scalino sopra la sua. Fu in quel momento che l’innaturale silenzio che di solito accompagnava
quel posto venne sostituito da sussurri e lamenti, vedevo il cremisi del suo sangue scorrere e con
esso il volume nella mia testa salire. Ero così immersa in quella schiacciante sensazione da non
accorgermi che, la mia natura si stava manifestando, i miei occhi, da sempre di un dorato flebile
iniziarono a risplendere nella notte e i miei capelli da sempre legati mi vorticavano intorno come
dei piccoli serpenti. Il piccolo accenno della mia natura fece scappare a gambe levate le persone
che consideravo amiche, ma al contempo attirò l’attenzione di una donna, dalla grazia innaturale e
dalle movenze precise, che uccise in pochi attimi quegli uomini che, al manifestarsi della mia
natura avevano rafforzato la convinzione di voler epurare questo mondo.
Nonostante la naturale paura che questa avrebbe dovuto suscitare in me, ero troppo presa dai
sussurri, troppo sconvolta dalla morte di un uomo per salvare la mia, troppo occupata a contenere
l’ira che quella situazione aveva scatenato in me per poter provare anche la più semplice forma di
terrore.

Quella notte quella donna, Althea, mi diede la possibilità di scegliere se continuare a essere un
delicato fiore di campo, pronto a essere calpestato e abbandonato dalla crudeltà degli stolti
uomini, o diventare qualcosa di più, qualcosa capace di agire tra le ombre della morte in modo
definitivo.
Ma tutto aveva un prezzo, il mio sarebbe stato quello di non riuscire più a percepire il silenzio nel
luogo che più di tutti per me aveva rappresentato casa.

Così, di giorno sono la tranquilla Esmedea che con la sua straordinaria bellezza riesce a incantare i
più, di notte faccio parte di una tra le più prestigiose élite della gilda degli assassini, e sia di giorno
che di notte i sussurri non mi abbandonano mai, si aggrappano a me, mi forniscono dei doni che
sperano possano accendere in me della compassione, ma non avviene, non avviene mai.

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