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Tra i ritrovamenti “recenti” che più hanno impressionato gli studiosi, e che lasciano basiti se si trattasse di una
valutazione realistica, ci sono i cosiddetti “cerchi di pietre” che pullulano in una zona precisa del Sudafrica, cioè
la parte orientale distante 280 km dalla costa dell’Oceano Indiano, ad ovest dunque rispetto al porto di Maputo
(la capitale del Mozambico): si tratta di una zona dell’estensione valutata di quasi 20.000 kmq (corrispondente
all’estensione attuale ad esempio della Puglia) ed individuabile dall’alto tramite servizi di aerogeografia come
Google Maps. Qui forniamo le coordinate di quattro località che delimitano il territorio in oggetto: Carolina –
Badplaas – Waterval – Machadodorp.
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La stranezza, detto in breve, sta nel fatto che lo
studioso che ha individuato e studiato
approfonditamente questi ritrovamenti, e cioè
l’attivista e divulgatore Michael Tellinger, sostiene
che si tratterebbe di una città, o meglio di una
“metropoli” (cioè di un conglomerato di centri abitati
collegati tra loro) antica ben 200.000 anni, fuori da
ogni cronologia comunemente accettata dagli studi
comuni in fatto di civilizzazione ed “ominazione”,
cioè la descrizione della nascita dell’uomo moderno.
In particolare, ricordiamolo, si fa risalire alla civiltà
sumera del 6.000 a.C. la prima strutturata
organizzazione umana in grado di esprimere un pensiero compiuto nelle sfere del linguaggio,
dell’organizzazione sociale e culturale, dell’espressione di un culto religioso.
Questa ipotesi di cronologia è compatibile, come abbiamo più volte affermato, con la sistematizzazione della
storia umana avvenuta in epoca illuminista, e che comprende tra i suoi paradigmi fondanti l’assunzione del
sistema eliocentrico, il “dogma” (perché di questo si tratta) dell’evoluzionismo, un sostanziale scetticismo verso
qualunque manifestazione di tipo religioso o “soprannaturale”, che viene rubricata come superstizione.
È stato detto molte volte, ad esempio, che la probabilità che da organismi mono o pluricellulari si arrivasse per
pura evoluzione – cioè per puro caso – alla formazione di organismi complessi ed evoluti come l’uomo o anche
solo ad alcuni tra gli animali più evoluti come le scimmie o i delfini, corrisponderebbe alla stessa probabilità di
vedere nascere, con l’ausilio del solo vento, un aereo passeggeri complesso e grande da un cumulo di rottami
informi e accatastati di ferro o di alluminio.
A ciò va aggiunto, aggiungiamo noi, che non è del tutto infondata l’ipotesi secondo cui anche la tecnologia di cui
disponiamo non è il frutto del solo nostro ingegno o delle nostre “scoperte”, tenendo conto ad esempio che molti
manufatti antichi che abbiamo analizzato su questo sito rimandano all’utilizzo di tecnologie potentissime e
sconosciute con le quali sarebbero state sollevati i monoliti (3.000 tonnellate) di Baalbek o create le famigerate
Piramidi egizie.
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Non che questo non sia importante o fondamentale,
ma ciò espunge dal calcolo del valore tutto ciò che
non è compatibile con questa narrazione e
“rovescia” forse per certi termini l’ordine addirittura
quasi naturale che era stato pensato per l’uomo.
Alla ricerca di questo prezioso metallo essi sarebbero discesi sulla Terra ed avrebbero trovato o individuato in
quella zona del Sudafrica una serie di miniere utili allo scopo. All’inizio avrebbero, per molto tempo, provveduto
direttamente a scavare le miniere per procurarsi il metallo, ma poi hanno pensato di creare l’uomo affinché
lavorasse al posto loro: essi dunque avrebbero creato l’uomo tramite esperimenti di ingegneria genetica (proprio
come è stato narrato negli antichi testi diffusi nell’antichità, anche tra popolazioni molto distanti e che non si sono
conosciute direttamente).
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Frutto di questi esperimenti, che avrebbero avuto
come oggetto le scimmie allora presenti sulla Terra
e gli stessi Anunnaki, sarebbe appunto quello che
noi chiamiamo “uomo” (o Homo Sapiens Sapiens o
comunque una delle ultime evoluzioni degli ominidi),
cioè un bipede dall’aspetto eretto che, a differenza
delle scimmie, aveva caratteristiche per certi versi
molto diverse (assenza di peluria su tutto il corpo,
tratti somatici differenziati, varianti fisiche anche
molto differenti [occhi azzurri, capelli biondi], piedi
non del tutto simili alle mani ecc.).
Quest’uomo sarebbe stato un “mix” tra le caratteristiche fisiche delle scimmie e quelle psicologico-spirituali degli
Anunnaki, come il pensiero, la capacità creativa, la facoltà di astrazione, la progettualità, le emozioni più
complesse fino a capacità più spirituali che riguardano la percezione del senso della storia, la ricerca delle
proprie origini, il culto, la comunicazione con la “divinità” tramite le facoltà spirituali.
A parziale smentita della teoria di Sitchin secondo il quale gli Anunnaki furono i primi abitanti della Terra, altri
studiosi sostengono invece che gli Anunnaki non fossero una stirpe extra-terrestre come dà invece a intendere
Sitchin con la sua teoria del “Pianeta X”, ma che essi furono i primi abitanti stanziali della Terra ed erano a loro
volta di “sangue divino”, tanto è vero che la loro etimologia, riportata in vari modi, potrebbe essere “da-nuna” –
“da-nun-na-ke-ne” – “da-nun-na”, col significato di “quelli di sangue principesco” oppure “prole regale” o ancora
“progenie di principi”. L’assiriologo italiano Pietro Mander ad esempio sostiene che gli dèi Anunna erano un
nome collettivo di divinità dal significato, forse, di “discendenza principesca”.
Dunque è del tutto realistico – ed è ovvio se ipotizziamo che l’uomo sia stato creato partendo dalle scimmie –
pensare che prima dei “Sapiens sapiens” ci fossero già altre creature sulla Terra e nella fattispecie, appunto, le
scimmie, così com’è altrettanto realistico pensare che la creazione non sia il frutto di un lentissimo e del tutto
improbabile processo di “evoluzione” da organismi monocellulari, ma che ci sia stato ad un certo punto, cioè ad
un certo “inizio”, una creazione “ex nihilo”, dal nulla, sostanzialmente per via del pensiero (di Dio, potremmo
aggiungere, e di chi altri sennò?).
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presenza di campi elettromagnetici prodotti o ottenuti dai cerchi di pietre o generati dai suoni.
Ciò sarebbe possibile verificarlo facendo una “gita” in queste costruzioni, come fa Tellinger correntemente, ma è
indubbio che anche altrove – in altri luoghi e altri tempi – è nota la proprietà insonorizzante, di protezione
termica e di generazione di “benessere” di alcuni tipi di pietre.
Quello che possiamo dire è che l’intera cronologia del popolamento umano andrebbe rivista, così come la storia
del popolamento (che, a dire il vero, è ben rivelata in termini simbolici e anche pratici dalle antiche culture e testi
dell’umanità) come anche la storia dei progressi e delle acquisizioni tecnologiche, se è vero ad esempio che le
popolazioni dell’antichità erano in grado di costruire edifici molto complessi ed estremamente grandi e pesanti,
in assenza – teoricamente – di altre tecnologie o strumenti che non fossero tronchi di legno o funi di corda o
attrezzi di metallo non più duri del rame.
Insomma, ci sarebbe molto da indagare, per non dire che forse l’intera storia dell’umanità, per com’è andata, ci è
stata finora quasi del tutto occultata.
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