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ARCADIA

Adesso sento questa dolorosa distanza, tra me e qualcosa di reale


Voglio tirare fuori tutti i miei fili, lasciare che le mie ferite finalmente guariscano
Vogli scappare da questo labirinto, spegnere tutti gli schermi
Fuggire da questo simulacro, che fa dell’uomo una macchina…
-Arch Handes
COSA SONO GLI NFT?
La durata di una moda dipende da tanti fattori: l'innovazione,
l'accessibilità, l'interesse, la praticità. Se l'importanza di questi
fattori non viene rispettata, prendono il sopravvento noia,
tediosità e il suo superamento diviene immediato.
Gli NFT non sono una moda del momento e, sebbene portati
alla ribalta grazie alla crypto art, sono già in grado di guardare
oltre, facendoci intuire quanto influenzeranno la nostra
quotidianità e le relazioni sociali, sempre più mediate da
tecnologie quali l'intelligenza artificiale o la realtà aumentata e
da nuovi ecosistemi digitali come il metaverso. NFT è un
acronimo ormai assunto nel quotidiano che ha catturato
l'attenzione dei media anche in italia. Non è infrequente,
oggigiorno, imbattersi in servizi televisivi dedicati ai Non-
Fungible Token, proposti per esempio dai telegiornali. Ma cosa
sono realmente questi NFT? Acronimo di Non-Fungible
Token, in italiano “gettone non copiabile” è qualcosa di unico che non può essere sostituito da altro.
Ad esempio una criptovaluta può essere scambiata con un’altra criptovaluta mentre un’opera d’arte
è unica e quindi non fungible.
Un NFT è un contenuto digitale che rappresenta oggetti del mondo reale come opere d’arte, musica,
giochi e collezioni di qualsiasi tipo. Chi acquista un’opera legata a un non-fungible token non
acquista l’opera in sé, ma semplicemente la possibilità di dimostrare un diritto sull’opera, garantito
tramite uno smart contract. Tutto comincia con una versione
digitale dell’opera d’arte. Tipicamente, si usa una foto
digitale o una sua documentazione filmata e salvata in
formato digitale. Questa versione digitale non è altro che una
lunga sequenza di numeri, 0 e 1 nel linguaggio informatico. Il
gettone digitale impiegato per rappresentare un bene
materiale o immateriale, la cui unicità e autenticità sono
assicurate tramite l'impiego della criptografia e della
tecnologia basata sui registri distribuiti, è un surrogato
digitale immune al rischio di replica, e ciò che lo rende unico
è la sua "creazione" informatica, attuata con la
programmazione di un codice chiamato smart contract e
distribuito su piattaforme di computer decentralizzate,
governate da un protocollo di blockchain. L'autenticità di un
NFT è data dalla propria storia che, tracciata su un registro
distribuito, racconta dei passaggi di mano, degli scambi e del
trasferimento tra più parti. L'assenza del pericolo di copia del
token si rende possibile grazie all'immutabilità del registro su
cui è rilasciato, senza la necessità di alcun intermediario
(trustworthy). L'affidabilità è garantita da un complesso
sistema "cripto-economico", nel quale la validazione delle
scritture sul registro distribuito avviene attraverso numerosi operatori consenzienti riguardo lo stato
delle transazioni, raggruppate in blocchi collegati criptograficamente. I soggetti validatori vengono
incentivati tramite l'assegnazione di criptovaluta, in qualsiasi sua forma, che agisce anche come
freno ai tentativi di manomissione dell'integrità dei registri distribuiti, dissuadendo da
comportamenti nocivi, frutto di malafede o corruzione.

Il procedimento di
tokenizzazione, è il
procedimento che deve
compiere un bene materiale
(ossia fisico) o immateriale
(ossia digitale o
digitalizzabile) per essere
rappresentato digitalmente da
un NFT, creato da smart
contract e distribuito su
blockchain.
Questi passaggi spiegano
come funziona il mercato NFT:
1. Il primo step prevede l’iscrizione ad una piattaforma NFT
2. Una volta iscritti è necessario creare e impostare un portafoglio virtuale sulla piattaforma
scelta per archiviare i non-fungible tokens e la criptovaluta
3. Dopo aver creato l’NFT bisognerà impostare i criteri dell’asta e mettere in vendita il
prodotto.
4. I non-fungible tokens appariranno in vendita nell’asta
5. Verranno fatte delle offerte nell’asta da parte di acquirenti
6. Quando l’asta si sarà conclusa, il venditore riceverà un avviso con le migliori offerte degli
acquirenti
7. Infine la piattaforma gestirà il trasferimento di fondi e articoli e chiuderà il processo di
vendita.
FUTURO VIRTUALE
Il metaverso è un mondo tutto digitale che, grazie a tecnologie di creazione di ambienti
tridimensionali e di avanzata immersione sensoriale, promette esperienze ed interazioni realistiche
con amici, familiari, colleghi, insegnanti, venditori. O meglio, con i loro avatar, cioè le loro
rappresentazioni virtuali. Il metaverso è un’evoluzione dei mondi virtuali originariamente creati per
MMOG – Massively Multiplayer Online Games, giochi di rete per grandi quantità di giocatori.
Ne sono esempi: World of Warcraft, che esiste dai primi anni 2000; il Second Life, che si distingue
per non essere un gioco vero e proprio, con un obiettivo prestabilito, ma un ambiente virtuale dove
letteralmente ci si costruisce una seconda vita come avatar; i più recenti War and Order, Fortnite o
Call of Duty.
Si tratta di giochi online cui
partecipano migliaia di persone che
interagiscono in un mondo virtuale
condiviso, in cui, a seconda della
piattaforma, si è coinvolti in attività di
diversa natura: costruire castelli o altri
edifici, acquistare armi o altri prodotti
da utilizzare all’interno del gioco,
combattere o collaborare con altri
giocatori per conquistare terreni o
formare comunità.
Sostanzialmente, giochi in cui ci si
catapulta in un mondo virtuale ma estremamente realistico, in cui si può decidere di essere il
personaggio che si desidera, un avatar sul quale investire per avere le caratteristiche desiderate. È
qui che il gioco si fa interessante dal punto di vista economico.I MMOG sono giochi gratuiti, se non
si considera il costo dell’elettricità e della connessione ad Internet, ovviamente. Tuttavia, molti
giocatori sono disposti a spendere quantità non trascurabili di denaro per avanzare nel gioco, per
migliorare il proprio avatar, per acquistare oggetti utili all’interno del gioco. Secondo statistiche
recenti di settore, il 90% dei giocatori spende qualcosa all’interno dei giochi in cui partecipa, con
una piccola minoranza disposta a spendere anche migliaia di dollari. Si tratta di denaro reale: euro,
dollari americani, yen giapponesi che provengono dalle carte di credito dei giocatori o dai loro conti
bancari. Le motivazioni che spingono i giocatori a spendere moneta reale in un mondo virtuale non
sono però irrazionali o bizzarre: un MMOG è una forma di intrattenimento, come un film, un libro,
un disco, per il quale si possono avere preferenze ben marcate ed è quindi comportamento
perfettamente razionale quello dell’individuo
che spende denaro per intrattenersi. Ci sono
persino concerti di musicisti affermati
all’interno dei MMOG: Marshmello è stato il
primo artista ad esibirsi (o meglio, a far esibire
il proprio avatar) all’interno di un gioco online
ed ha scelto Fortnite come palcoscenico per il
suo concerto virtuale del 2 Febbraio 2019. Ha
attirato quasi 11 milioni di spettatori,
diventando, all’epoca, il concerto più
partecipato di tutti i tempi: un record superato
dal concerto, sempre su Fortnite, di Travis Scott in piena pandemia, con quasi 28 milioni di
giocatori collegati all’evento. Eventi speciali a parte, riservati ai giocatori, nei MMOG c’è anche
una certa forma di competizione e, se la spesa serve a vincere contro altri giocatori o a raggiungere
livelli superiori rispetto ad altri, la motivazione a spendere è anche maggiore.
Spendere denaro a fronte di un’esperienza che per alcuni individui è divertente e coinvolgente, è
dunque facilmente comprensibile. Ma perché grandi aziende o fondi di investimento sono disposti
ad acquistare immobili virtuali in questi mondi digitali in cui si passa dal gioco ad altri tipi di
interazioni, come conversazioni o riunioni professionali? Si tratta di investimenti molto rischiosi,
perché sono scommesse sul successo, misurato in termini di popolarità, di un determinato mondo
virtuale. Ma immaginiamo una Fifth Avenue o una Via Condotti virtuale, con tantissimi avatar
pronti ad acquistare capi d’abbigliamento o gioielli o altri accessori digitali per la propria
immagine. Oppure un Moulin Rouge o un Teatro alla Scala virtuale in cui assistere a spettacoli
esclusivi. Oppure un luogo virtuale che riproduca il famoso hotel di Ibiza Ushuaïa in cui far festa
con i migliori DJ al mondo. In
tanti potrebbero essere attratti
verso un tale mondo, specialmente
se quel mondo è irraggiungibile
nella realtà fisica. Non è certo un
caso che i mondi virtuali siano
diventati particolarmente popolari
durante la pandemia: si cerca di
supplire alle mancanze imposte
nel mondo reale con una replica
virtuale. Zoom è stata apprezzata
moltissimo nel 2020, perché ha
consentito ad aziende, università e
scuole di rimanere in attività, a giovani appassionati di discoteche di portare la festa in casa propria,
a famiglie sparse per il mondo di giocare a giochi di società…
Un luogo digitale ha valore solo se tanti altri
avatar vogliono visitarlo, vogliono passarci
del tempo, vogliono spenderci soldi. I grandi
social network come Facebook o Twitter
hanno sfruttato questo meccanismo per
raggiungere massa critica e diventare i luoghi
digitali più ambiti nel mondo occidentale del
decennio passato: a che serve un profilo su
MySpace, che sarebbe visibile solo da una
piccola quantità di utenti, quando se ne può
avere uno su una piattaforma ben più
trafficata come Facebook, o Instagram?
Altra caratteristica fondamentale, in parte collegata agli effetti di rete, che conferisce valore ai beni
digitali è la loro unicità: come nei beni economici classici, la scarsità fa crescere la disponibilità a
pagare prezzi più alti.
Però ci sarebbe da dire che una Avenue des Champs-Elysées digitale non avrebbe più nulla di unico
se risultasse troppo affollata e se tutti gli edifici commerciali virtualmente lì presenti fossero già
occupati. Non se ne potrebbe semplicemente fare una copia (di fatto linee di codice, programmi che
possono essere copiati a costo zero) ed accogliervi nuovi avatar e nuove aziende virtuali? Non
proprio, perché le copie, non sono originali, non sono esclusive: per quanto fedeli possano essere le
riproduzioni, non è a Las Vegas che si va per visitare Venezia o la Tour Eiffel, così come non si va
in un museo ad ammirare copie di opere d’arte se gli autentici sono altrove. E tutti preferiscono
visitare luoghi autentici. Nel metaverso l’autenticità è garantita da una tecnologia di crittografia
chiamata blockchain, un registro pubblico in cui si scrive in maniera indelebile, senza rischi di
contraffazione, che un determinato luogo o oggetto virtuale è originale. Ad esempio, Decentraland è
un mondo virtuale il cui codice scritto per crearlo è visibile da tutti, in cui è stato creato: un Fashion
Street District, ovvero il quartiere delle grandi firme; un quartiere per discoteche e casinò; un Art
District, il quartiere dei musei e delle gallerie d’arte.
Ciascuno di questi distretti potrebbe essere copiato da chiunque abbia confidenza con la
programmazione e le scienze informatiche, ma la blockchain mostra a tutti che l’originale
appartiene solo ed esclusivamente al mondo di Decentraland: tutte le altre copie non potranno mai
avere la Fashion Street autentica. Se Gucci o Balenciaga vorranno avere il proprio negozio virtuale,
e se un consumatore desidererà acquistare prodotti firmati da questi grandi nomi per il proprio
avatar, è a Decentraland che dovranno recarsi, non ad una sua eventuale copia.
Gli investimenti immobiliari nel metaverso sembrano essere l’ultima frontiera del guadagno, ma
dovunque vi siano alti tassi di rendimento atteso vi sono anche alti rischi, tra cui il valore della
criptovaluta, che come tutte le criptovalute è estremamente volatile e potrebbe centuplicarsi o
ridursi a zero nel giro di poche ore, perché non è ancorata ad alcuna riserva reale o legata in alcun
modo a valute reali.
BITCOIN
Una delle innovazioni tecnologiche di cui si è sentito maggiormente parlare dal momento della sua
invenzione è senza dubbio la criptovaluta Bitcoin. Quest’ultima è una moneta virtuale, creata,
distribuita e scambiata in maniera completamente virtuale, attraverso i computer, e con una
tecnologia peer to peer. Bitcoin nasce dall’invenzione di Satoshi Nakamoto, pseudonimo utilizzato
appunto dall’inventore di questa moneta
elettronica. Satoshi pubblica i primi
whitepaper sul bitcoin e sulla tecnologia
che sta alla base, la blockchain, nel 2008-
2009. Prende però spunto per la sua
creazione da Wei Dai, che già tempo prima
aveva iniziato a lavorare su una tecnologia
per la generazione di una valuta virtuale.
Facendo un passo indietro nel tempo al
2008, quando sono stati presentati per la
prima volta sul mercato, ci accorgeremo
che proprio in quell’anno era appena
scoppiata la più grande crisi economica che
gli Stati Uniti avessero mai conosciuto e che nel giro di pochissimo tempo avrebbe invaso gran
parte del mondo, l’Europa per prima. Lo scopo dei bitcoin era proprio quello di dare la possibilità a
chiunque volesse di avere una propria somma che non fosse influenzata dalle dinamiche delle altre
valute. I bitcoin non sono infatti intaccati in alcun modo dall’inflazione ed in questo modo tutte le
oscillazioni negative generate dalla crisi economica non avrebbero diminuito i risparmi personali di
chi avrebbe scelto questa criptovaluta.
Il bitcoin è quindi la prima criptovaluta creata e commercializzata. Il suo simbolo è ฿, e nei mercati
viene utilizzato anche BTC o XBT. La tecnologia che fa funzionare bitcoin, ovvero la blockchain
funziona in modo tale da avere una gestione digitalizzata della valuta. La moneta bitcoin non viene
creata da una banca centrale, che immette nel mercato nuova moneta (come accade con le monete
oggi in tutti i Paesi); al contrario nel caso
dei bitcoin le monete vengono conservate
all’interno di giganteschi database
condivisi (ovvero fisicamente installati
su più computer collegati tra loro alla
rete internet), e attraverso sistemi
avanzati di crittografia rendono possibile
tracciare le transazioni, generare nuove
monete, distribuirle ai proprietari e
effettuare transazioni. Queste monete
bitcoin vengono poi conservate
all’interno di un portafoglio virtuale, salvate all’interno di un indirizzo bitcoin specifico (wallet, o
portafoglio) formato da chiave privata e chiave pubblica: quest’ultima condivisibile con tutti per
fare in modo che un utente sappia dove versare bitcoin; la chiave privata invece utile a rendere
possibile l’accesso a quello specifico portafoglio, e la gestione di transazioni al suo interno.
Al giorno d’oggi il Bitcoin è diventato un tema di interesse globale, tanto che se ne occuperà il G20
per decidere se procedere ad una maggiore regolamentazione, ben sapendo però che già molti Stati
hanno preso strade e visioni diverse sul da farsi. Sul Bitcoin si sono anche pronunciati economisti di
fama mondiale come Nouriel Roubini che lo ha definito "La più grande bolla della storia umana" e
Paul Krugman, che si è detto certo che il Bitcoin andrà a zero.
In un investimento in bitcoin c’è sicuramente la maggiore possibilità di ottenere un profitto rispetto
ai canali più tradizionali della finanza, legata anche all’assenza di tassazione sui guadagni che si
ottengono. Anche i costi, confrontati con i classici canali finanziari, sono minori. La privacy in oltre
è garantita dal sistema
crittografico che si basa sulla
blockchain, che consente di
acquistare e vendere bitcoin in
modo totalmente anonimo. La
compravendita può anche
essere fatta su piattaforme in
cui la regolamentazione è
totalmente assente, ma
chiaramente è consigliato
rivolgersi a delle piattaforme conosciute che offrono maggiori garanzie. Nonostante questi punti
positivi, ci sarebbe da evidenziare la mancanza di regolamentazione ufficiale in merito, che rende il
mercato e gli investimenti tutelati in maniera minore rispetto ai canali più tradizionali. Altro fattore
da tenere in considerazione è la volatilità della valuta, che come consente di trarre grandi profitti,
allo stesso tempo espone a rischi potenziali.
Vi sono molte ipotesi riguardanti le sorti del Bitcoin :
il mezzo per preservare il valore del risparmio. In un mondo in cui le valute tradizionali possono
essere facilmente svalutate dalle Banche Centrali, il Bitcoin grazie alla sua facile conservabilità, alla
relativa sicurezza nel possesso e, soprattutto, grazie all'offerta limitata diventa un modo per
proteggere i risparmi;
il mezzo di scambio. Un po’ già lo è, ma è un uso piuttosto raro, anche perché ci sono alternative
più semplici – basta pensare alle carte di credito - ed è tutt'altro che universalmente accettato.
Questa funzione potrebbe essere duramente avversata dai governi che hanno interesse a controllare
e, soprattutto, tassare le transazioni;
Il Bitcoin si dissolve e va a zero. Sotto la pressione dei governi e delle Banche Centrali il Bitcoin
cade in disuso anche a causa della difficoltà nel trasformalo in denaro "ufficiale". Una minaccia
altrettanto concreta può venire dall'evoluzioni di altre cryptocurrencies più avanziate che lo
potrebbero sostituire del tutto.
Gli ultimi movimenti farebbero presagire che l'ipotesi del dissolvimento sia la più probabile, ma per
dovere di cronaca non possiamo non tenere conto del fatto che la morte del Bitcoin sia stata
annunciata innumerevoli volte e, fino ad ora, ha saputo risollevarsi più forte di prima.
PROBLEMATICHE SOCIALI
La tecnologia è l’anima del futuro, ma tra tutti i vantaggi e le facilitazioni che concede
bisognerebbe considerare anche le problematiche sociali ad essa legate.
la tecnologia che promette l’integrazione tra mondo fisico e virtuale; l’evoluzione del cyberspazio
verso un regno immersivo multidimensionale senza confini e condiviso, avrà implicazioni su tutti
gli aspetti della nostra società, inclusi l’intrattenimento, la pubblicità, l’economia e anche il diritto.
È il palcoscenico di una società automatica dell’ipercontrollo, dove tutti gli aspetti del
comportamento contribuiscono a generare tracce, e tutte le tracce diventano oggetti di calcolo, e in
cui tutti i dati del mondo possono essere raccolti e archiviati in un unico luogo.
In modo particolare in Paesi caratterizzati
da evidenti e persistenti disuguaglianze
strutturali e socio economiche, le persone
sono indotte a cercare alternative ad una
realtà piuttosto difficile e deprimente: come
nelle Filippine, o anche in Corea del Sud,
dove la nuova generazione si è precipitata
nel metaverso per navigare nel nuovo
panorama delle attività virtuali, convinti in
tal modo di poter dare le spalle alla
mancanza di opportunità che sta
caratterizzando i rispettivi paesi, con una
popolazione che invecchia e una forza
lavoro in calo. Allo stesso modo in
Giappone dove il meta universo fa già discutere per i riflessi in termini di isolamento dal mondo
reale e dipendenza digitale dei giovani (hikikomori).
È prevedibile che deep fake (immagini corporee o facciali reali riadattate in contesti diversi)
appositamente inseriti in specifici scenari virtuali possano incidere in maniera determinante sulle
reazioni comportamentali degli utenti, suggestionarne l’impatto sensoriale, manipolarne le scelte e
le abitudini di consumo. E poiché il metaverso raccoglierà più che mai i dati degli utenti, una delle
preoccupazioni più rilevanti riguarda proprio la sfera della tutela della privacy ed il rischio di
monitoraggio onnipresente e di compromissione della sicurezza dei dati. Metadati, impronte digitali
e breadcrumb digitali vengono tracciati
rivelando identità, posizione, età,
preferenze di acquisto, amici, film
preferiti e molto altro, compresi numeri di
carte di credito, numeri di identità,
informazioni sul conto bancario e così
via. Ma non solo. Poiché il metaverso
interconnetterà sia il mondo fisico che le
copie digitali dei nostri ambienti fisici,
tutti gli utenti umani nel mondo fisico
saranno sottoposti a continuo rilevamento
di dati biometrici eye-tracking e motion
tracking, onde cerebrali, raccolti dalle interfacce
cervello-computer, dai dispositivi indossabili, e
opereranno attraverso avatar e oggetti virtuali,
droni ed agenti robotici collaborativi, situati sia
nel metaverso che in ambienti fisici. Ovvero sia
il mondo fisico che quello virtuale si
influenzeranno costantemente a vicenda, e il
concetto di spazio (cyberspazio) si prenderà la
rivincita su quello di tempo. Sono quantità
insondabili di dati, utilizzati per gli scopi più
svariati, destinati allo sviluppo di applicazioni di
intelligenza artificiale, monitoraggio e pianificazione, perciò blockchain, criptovalute e NFT
vengono da alcuni esperti del settore ritenute tecnologie abilitanti ulteriori minacce, piuttosto che
metodologie parte della soluzione.
Secondo una nota di ricerca pubblicata dal China Institutes of Contemporary International
Relations, uno dei rischi insiti nell’universo parallelo consiste nell’egemonia politica, economica e
tecnologica, a cui sarebbero esposti in modo particolare i paesi in via di sviluppo, tra i più esposti
alla dipendenza dalle infrastrutture tecnologiche delle grandi potenze digitali. Afferma il Ministero
della Sicurezza di Stato cineseche “Mentre il metaverso attraversa i confini nazionali, i suoi
problemi e le sue sfide diventeranno potenziali argomenti per la futura politica internazionale.
Potrebbero esserci lacune normative in settori come l’antiriciclaggio, le sanzioni, la supervisione
finanziaria e la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, e questo spingerà la comunità
internazionale a esplorare la cooperazione”. “Si prevede quindi che Metaverse diventerà una
piattaforma di cooperazione a disposizione dei giganti della tecnologia per ripristinare la fiducia del
governo.
Spostando invece l’attenzione sulle
criptovalute nello specifico, i dati sulle truffe in
questo ambito sono piuttosto preoccupanti dato
che circa 7.000 persone hanno perso più di 80
milioni di dollari in truffe di criptovalute da
ottobre 2020 a marzo 2021, secondo la Federal
Trade Commission (FTC). Dobbiamo
evidenziare come le truffe nel mondo delle
crypto attività siano facilitate anche dal fatto
che al momento queste non sono ricomprese
nella tutela fornita dalla legislazione europea
in materia di servizi finanziari e quindi non
possono trovare la protezione offerta in tema
di tutela dei consumatori.
Al giorno d’oggi si sfrutta la fama e la notorietà di un personaggio celebre per carpire la fiducia
degli utenti e per distrarli da tutto quanto potrebbe non essere chiaro o garantito. Riconoscere un
post falso, un messaggio o un video sui social media può essere difficile perché i truffatori spesso
rubano immagini per dare credibilità ai loro stratagemmi. A volte si spingono fino a violare account
verificati, creando l’illusione di legittimità insinuando che una figura nota sia coinvolta. In futuro
non ci sarà da stupirsi se per ottenere ancora più credibilità alle comunicazioni si sfrutteranno voci o
addirittura video con la faccia di personaggi noti per diffondere dialoghi falsi. Si tratta di deep fake
ovvero di una tecnica per la sintesi dell’immagine umana e della voce basata sull’intelligenza
artificiale. Questa viene sfruttata per combinare e sovrapporre immagini e video esistenti con video
o immagini originali. Creare un falso video di un evento dal vivo o falsi account sui social sono solo
uno dei mezzi che i truffatori utilizzano per ingannare gli appassionati di cryptovalute.
Un’altra problematica legata all’acquisto di NFT è legata a una pratica illegale di manipolazione del
prezzo: è il fenomeno del wash trading, un’operazione messa in atto da alcuni venditori per
aumentare in modo fittizio il valore di un NFT. Il venditore vende a se stesso il bene digitale,
trasferendolo su un altro wallet di proprietà: in questo modo il valore dell’NFT viene gonfiato
illegalmente inducendo gli utenti interessati a credere che si tratti di un oggetto con potenzialità
speculative. Secondo Chainalysis, durante il 2021 sono stati realizzati circa 8,9 milioni di dollari di
profitto da attività di "wash trading" di NFT.
RIFLESSIONI PERSONALI
Leggendo il libro “Tutto sugli NFT: Crypto art, token, blockchain e
loro applicazioni di Roberto Garavaglia”, ed assistendo alla mostra
“Let’s Digital” organizzata dalla Fondazione Palazzo Strozzi e Hillary
Merkus Recordati, ho personalmente conseguito la consapevolezza del
tessuto tecnologico in cui nascono, crescono, si sviluppano i Non-
Fungible Token, permettendomi di comprendere il valore effettivo che
essi rappresentano per il nostro presente e per il futuro delle prossime
generazioni.
Dal libro, sullo sfondo di una società della quale siamo tutti co-
creatori, è emerso come l'arte generativa e programmabile, a cui il libro
dedica uno spazio speciale, se compresa ci permette di intuire in quali nuove dimensioni relazionali
potremmo esprimerci e i gli scenari di sviluppo futuri
degli NFT. Questi ultimi sono un prodotto che ha scosso
il mondo dell’arte, che ha dato per un lato finalmente
dignità ad una forma creativa sottovalutata dalla sua
riproducibilità infinita, ma dall’altro lato ha creato
occasione per la diffusione di prodotti artistici non
esattamente degni di questo nome.
L’idea che sia possibile un metaverso aperto, progettato
by design per il rispetto dei principi di sicurezza,
trasparenza, legittimità dei trattamenti dei dati, a
presidio della tutela dei diritti digitali e dei valori
fondamentali di dignità, autonomia e libertà, non sembra
facilmente realizzabile al momento. Tutto ciò poiché i
piani dell’industria tecnologica impegnata in
investimenti e business plans sofisticati, divengono
madri di asimmetrie di potere, vulnerabilità tecnologiche
e discriminazioni abusive. In assenza di un quadro
preciso sull’impatto, che in termini di effetti personali,
l’abuso di certe tecnologie comporta, il pericolo
maggiore da scongiurare è quello che l’autore nel libro definisce “ingegneria tecno-sociale”, che
può condurre gli individui verso forme silenziose di regolamentazione del comportamento, il cui
esito potrebbe spingersi ben oltre la sola perdita di controllo dei dati, comportando altresì una
mancanza di controllo della stessa vita reale dei soggetti coinvolti. Per prevenire tutto ciò, la società
tecnologica dovrà mantenere una costante interazione con il campo delle scienze, e far fronte al
rischio di effetti non governabili e indesiderabili.
Dal 18 maggio al 31 luglio 2022 Palazzo Strozzi ha
presentato Let’s Get Digital!, nuovo progetto
espositivo che porta negli spazi della Strozzina e del
cortile la rivoluzione dell’arte degli NFT e delle nuove
frontiere tra reale e digitale attraverso le opere di artisti
internazionali quali Refik Anadol, Anyma, Daniel
Arsham, Beeple, Krista Kim e Andrés Reisinger. La
mostra presenta un percorso tra installazioni digitali ed
esperienze multimediali create da artisti che esprimono
le nuove ricerche della Criptoarte, basata sul successo
degli NFT, certificati di autenticità digitali che stanno
ridefinendo i concetti di unicità e valore di un’opera
d’arte. Let’s Get Digital! propone uno sguardo su un
movimento in piena evoluzione e trasformazione, che
per molti costituisce il punto di partenza per l’unione
tra estetica e nuove tecnologie, una rivoluzione per
tutto il mondo dell’arte, digitale e non solo. Durante il
mio personale percorso ho potuto apprendere che per
arte digitale si intendono tutte quelle opere realizzate e
presentate utilizzando tecnologie digitali. Se già negli
anni 60 se ne rintracciano i primi esempi, questa pratica artistica si è evoluta in parallelo allo
sviluppo della tecnologia, in particolare la grafica digitale ha avuto una grande accelerazione
evolutiva passando dal 2D, 3D fino ad arrivare alle realtà aumentate. In una sempre maggiore
interazione con il pubblico, negli ultimi anni il digitale ha conquistato nuovo valore artistico e di
mercato grazie alla nascita del movimento della criptoarte. Quest’ultima detta anche arte
cittografica o cryptoart, è un movimento artistico volto alla creazione di opere legate alla tecnologia
del blockchain, che rende possibile la proprietà, il trasferimento e la vendita di un’opera d’arte in
modo cittografato e verificabile. Dal 2017, i sistemi di blockchain sono diventati accessibili anche a
una nuova generazione di artisti, vicini al mondo tecnologico, che ne hanno subito intuito il
potenziale, sperimentando nella creazione di opere basate sull’illustrazione digitale e la
programmazione.
La mostra era organizzata in stanze, in
ognuna vi erano esposte le opere di un’artista,
quella di Andres Reisinger è stata quella che
maggiormente mi ha incuriosito. Arcadia è un
cortometraggio concepito a più mani in
collaborazione con la poetessa inglese Arch
Hades e il musicista e producer RAC. Poesia.
suono e immagini si fondono, dando vita a
un'esperienza riflessiva sulla condizione
dell'uomo del XXI secolo. Il film è suddiviso
in cinque capitoli [Welcome to the Current,
Simulacrum, House of Cards, Silence, Chorus), ciascuno dei quali rende omaggio filosofi, artisti e
poeti che hanno influenzato il pensiero, la psicologia e la cultura del nostro tempo, tra cui Voltaire,
William Wordsworth, Soren Kierkegaard, Friedrich Nietzsche, Oscar Wilde, Robert Frost, Jean-
Paul Sartre, Marshall McLuhan, Albert Camus, Jean Baudrillard, Roger Scruton e Alain de Botton.
Arcadia ci invita a riflettere sulla condizione di solitudine, ansia e alienazione che l'essere umano
vive nel mondo moderno, basato su un sistema consumista in cui tutto è replicabile e dove la
tecnologia e i mezzi d'informazione di
massa ci pongono all'interno di un
vortice incessante di informazioni.
Attraverso un linguaggio puramente
digitale, l'opera rivendica alcuni
principi fondamentali per l'uomo come
la libertà e l'autenticità, in una
prospettiva di emancipazione verso
una vita più ricca e consapevole.
https://vimeo.com/639528236

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