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STORIA:
Non si sa chi abbia inventato i bitcoin: l’inventore viene chiamato Satoshi Nakamoto, ma è un
nome di fantasia che finora ha garantito anonimato alla persona o alle persone che li crearono nel
2009.
• Nakamoto voleva creare un nuovo sistema di valuta elettronico senza nessun tipo di autorità
centrale: ci riuscì e nel 2010 sostanzialmente sparì, sfilandosi completamente dal sistema che aveva
creato. • il bitcoin non è emesso né garantito da una Banca Centrale. È frutto di un software
appositamente programmato.
Nel tempo, nelle transazioni online il bitcoin ha mostrato di avere un controvalore (in valute
tradizionali) estremamente variabile: per esempio, il 13 gennaio 2017 un bitcoin si valutava circa
777 euro, il 13 dicembre 2017 si valutava 14.475 euro.
SPIEGAZIONE FUNZIONAMENTO:
Ogni utente ha dei wallet (portafoglio), che rappresentano i loro conti.
Il cardine di tutto il protocollo è il trasferimento di valuta tra i vari wallet • Ogni transazione in
bitcoin è pubblica e memorizzata in un database distribuito, che viene cioè replicato nei computer di
tutti coloro che possiedono un wallet
• In informatica un database distribuito è un database che si trova sotto il controllo di un Database
management system (DBMS) nel quale gli archivi di dati non sono memorizzati sullo stesso
computer bensì su più elaboratori • Quando un "utente A" (Amy) trasferisce criptovaluta a un
"utente B" (Jerry), attraverso una connessione diretta da computer a computer (il peer-to-peer),
aggiunge alle proprie monete la chiave pubblica di B e autorizza la transazione firmandola con la
propria chiave privata (la propria "firma"). La transazione viene inviata sulla rete peer-to-peer, dove
viene controllata e registrata da tutti i nodi (gli elaboratori) che partecipano alla rete.
Il prefisso cripto- indica "nascosto", come in appunto in crittografia. All'interno del wallet di ogni
utente c'è infatti una coppia di chiavi crittografiche: la chiave pubblica, cioè l'indirizzo che fa da
punto di invio o ricezione dei pagamenti, e la chiave privata che serve per apporre la firma digitale e
autorizzare le transazioni. •
I bitcoin all'interno di un wallet possono essere spesi solo da chi ne possiede la relativa chiave
privata: se questa viene smarrita, i bitcoin associati non potranno più essere spesi e il relativo
importo diverrà indisponibile. • Esattamente come per il contante, una volta che una transazione è
avvenuta non è più possibile annullarla.
Quando la validità della transazione viene confermata, l'informazione viene aggiunta al database
distribuito, chiamato blockchain, cioè catena di blocchi: a questo punto ogni nodo della rete peer-
to-peer viene a conoscenza dell'avvenuta transazione. • La blockchain contiene tutti i movimenti di
tutti i bitcoin generati a partire dall'indirizzo pubblico del loro creatore fino all'ultimo proprietario.
ogni punto della rete sa tutto di ogni singola moneta. È come se conoscesse la storia di quella
moneta
Per farla semplice, la blockchain è un libro mastro, un registro. Ogni unità del registro è un
“blocco”, e i blocchi sono collegati tra loro nell’ordine in cui sono stati creati. I blocchi sono
connessi usando la crittografia, che li lega in modo virtualmente non modificabile.
La verifica delle transazioni nel blocco viene eseguita da alcuni elaboratori (i Miner) presenti nella
rete e che partecipano alla Blockchain.
MINER: I miner sono coloro che mettono a disposizione la potenza di calcolo, cioè i computer, che
servono per la verifica delle transazioni. il miner viene ricompensato in criptovaluta. • La
criptovaluta viene generata e accreditata 6 volte l'ora in maniera automatica nei wallet degli utenti
che con il loro operato contribuiscono al mantenimento del sistema: il mining è quindi un'attività
che consente, a chi la pratica, di generare criptovaluta.
• Nel 2009, quando solo gli appassionati e i creatori stessi erano a conoscenza dei Bitcoin, il mining
era un’operazione semplice e un bitcoin costava circa 5 centesimi.
Attualmente in tutto il mondo esistono delle Farm industriali per il mining delle criptovalute
DOVE USARLI?
In molti Paesi del mondo (Italia compresa) non ci sono norme che vietano di usare bitcoin, perciò
sì, sono legali e si possono usare per fare acquisti... a patto che la controparte sia disposta ad
accettarli. • Oggi diverse catene di negozi, siti di e-commerce e organizzazioni noprofit, per
esempio la Wikimedia Foundation, accettano pagamenti e donazioni in bitcoin.
Ci sono anche carte di credito emesse dai normali gestori ma appoggiate a wallet in bitcoin e, da
qualche tempo anche in Italia, ci sono sportelli ATM dai quali è possibile prelevare contanti (in
euro) da un proprio conto in criptovaluta o viceversa. Uno dei primi, ma ormai non più unico, si
trova a Milano, presso uno dei coworking di Talent Garden.