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GIOVINETTE – Le calciatrici che sfidarono il duce

-Federica Seneghini-
TITOLI CAPITOLI:
1) Inizio giornata
2) “Allora, proviamo?”
3) Calcio, ma con moderazione
4) Valori importanti nella famiglia di Lodi
5) Cambiamenti a causa del fascismo
6) Primi amori e relazioni
7) Gruppo femminile calciatrici milanese:
nuovo allenatore, nuovo progetto
8) Nuove esperienze allo stadio
9) Nuove calciatrici per la squadra
10) Dubbi sul calcio femminile nella
società
11) Dottor Pende
12) Divieto
13) Un fedele spettatore
14) Restrizioni ed ostacoli
15) Il grande salto
16) Arpinati
17) Autorizzazioni
18) Decisione da uomini
19) Una lettera attesa
20) Gita a Brescia e nuove conoscenze
21) Gara: un’esperienza emozionante
22) Due fronti opposti
23) Un giorno da ricordare
24) L’appoggio altrui
25) Vivere come prima
26) Un’ignorante a capo dello sport
27) La vita che cambia
28) Qualcosa per cui distrarsi
29) Il “Due”
30) Normalizzazione della squadra
31) Spettatori importanti
32) Sogno che diventa realtà
33) Il racconto dell’inferno
34) Qualcuno con cui confrontarsi
35) Chiamata da Alessandria
36) Grandissima gioia
37) Scomparse nel nulla
38) Cosa non si fa per liberarsi dai nemici
39) La passione va contro tutto e tutti
40) Il nuovo gruppo di atletica
41) Comunicato
PERSONAGGI
ROSETTA: Si sveglia presto, piena di gioia, sorella della protagonista, dal fare spensierato; sedici
anni, ma sembra una bambina; Ogni tanto ha un'espressione cocciuta che stonava un po’ con la sua
figura (“margherita che si era infilata dietro l'orecchio”). Una delle più giovani della squadra, anche
molto forte. Scatta con una velocità e una prontezza tali da rendere difficile a chiunque starle dietro,
fa sempre gol e finita una partita vuole sempre farne un'altra. Sfoga la rabbia sul campo come tutte le
altre. Testa calda, coraggiosa, orgogliosa, socialista, spensierata, orgogliosa.
[pag., 9,10,11,22,80,92]
MADRE DI MARTA: 60 anni, pelle bianca e raggrinzita (specialmente intorno agli occhi), ha avuto
Rosetta e Marta tardi (protagonista s’interroga su come sarebbe stato avere una madre giovane),
capelli bianchi cresciuta come anche il padre di Marta in fabbrica al cotonificio di Lodi. Iniziano a
lavorare lì che non hanno nemmeno vent'anni. Lui era l'addetto alle buste paghe e passava le sue
giornate a stare dietro ai suoi dipendenti. Lei invece era operaia e ogni due giorni bussava alla sua
porta per chiedergli chiarimenti per sé e per le compagne. Alla fine, si sposarono e iniziarono a
portarsi i loro discorsi anche a casa e anche i figli impararono un po’ alla volta il senso delle loro
parole (Scioperi, licenziamenti, aumenti salariali). Insegnano ai figli cosa fosse era libertà, e cosa
significasse perderla. In famiglia parlano in dialetto e anche dopo che si trasferiscono a Milano
continuano a fare così (a Marta non piace perché le sembra quasi che in famiglia abbiano un codice
che gli permetta di galleggiare in quella nuova città dal cielo sempre bianco. Erano speciali). Quando
il padre muore, la madre si rinchiude per mesi in silenzio e le figlie la vedono di rado. Per fortuna con
la nascita di Giacomino, il primogenito della sorella di Marta, Giovanna, la vita va avanti di colpo
anche per lei che si ritrova tutto a un tratto nonna, con troppe cose cui dover star dietro. Resta
comunque sempre molto avvilita
MARTA: Sembra più grande dei suoi 21 anni e di Rosetta (che ne ha sedici e a volte sembra una
bambina); ha una frangetta corta che crede la stia bene; le piace la sua vita semplice, le piace stare a
casa e adora lavorare da sola e aiutare la madre con le faccende, soprattutto ora che è anziana. Si sente
utile, indispensabile, specie da quando è morto suo padre. Non ha in testa grandi sogni per la sua vita
futura e non crede di averne mai avuti. Di professione cuce. Nella squadra di calcio prova a stare al
passo con le altre, ma si sente goffa e instabile, lenta e poco coordinata. Sfoga anche lei la sua rabbia
sul campo. Timida, tranquilla, socialista.
[pag. 11,22,28,93]
LUCCHI: Spesso in ritardo; ha 21 anni. Ha dei fianchi rotondi ed è la più bella di tutta la squadra,
secondo Marta, la più simile a quelle donne formose che di quei tempi che spuntavano un po’ su tutte
le riviste e sui giornali lustrati. Molto riservata, ma inonda le ragazze di segreti e confidenze. Il padre
le dice che è una leggera e che non vuole leggere in casa sua; che è la rovina della famiglia; che una
donna deve stare a casa. Infatti, quando si tira indietro i capelli si vede un livido blu che le è spuntato
vicino alla tempia, anche gli occhi sono segnati come se non dormisse da giorni. Sfoga la rabbia sul
campo.
[pag. 29, 35, 97, 178]
PADRE DELLA LUCCHI: È un uomo duro, fa il carrozziere e tiene un crocifisso appeso in officina,
accanto al ritratto del Duce. Va a messa regolarmente. Impone alla Lucchi un coprifuoco alle 19 e le
vieta di uscire la sera anche se aveva quasi 21 anni. Molto severo.
[pag. 14]
STRINGARO: Ha le trecce e per praticità si arrotola le maniche della camicia di lino al gomito;
Viene messa in difesa durante le partite. Molto decisa, ironica e coraggiosa. Sfoga la sua rabbia sul
campo.
[pag. 11,101]
ZANETTI: Si mette sempre in porta durante le partite; determinata, sfoga la rabbia sul campo.
[pag. 15]
GIOVANNA: Spesso usa un tono austero e un po’ solenne che sicuramente usa anche con i suoi
alunni quando sta in classe; porta gli occhiali che ogni tanto le scivolano sulla punta del naso; ha
un'espressione che è una sintesi perfetta di rassegnazione e rabbia. Testa dura. Distrutta per la notizia
del marito Giacomo; Le piange il cuore a vedere suo marito Giuseppe ridotto così. Marta e Rosetta
dormono quasi sempre da lei, badano ai bambini mentre lei è a scuola, cucinano, rassettano, cercano
soprattutto di tenerla su di morale ma non è facile. Molto triste per il marito tanto da arrancare e non
riuscire neanche più a leggere (strano perché la lettura è sempre stata il suo passatempo preferito)
Senza il marito non riesce proprio ad essere felice.
[pag. 22,87]
ETTORE ARCHINTI: Ha 54 anni, 6 meno della madre di Marta; per le figlie della madre di Marta
è un po’ come uno zio: lo chiamano tutte così e a lui fa piacere, ma è solo il loro caro amico di
famiglia, un socialista come loro che per qualche anno è stato anche sindaco di Lodi, il primo sindaco
socialista della storia della città. Ma soprattutto è l'unica persona che fosse sempre in grado di mettere
di buon umore la madre di Marta. Nel 1925 è un bersaglio con tutte le battaglie che aveva deciso di
combattere. Aveva scelto di colpire i più ricchi a suon di tasse e la borghesia gli ha scagliato contro
una velenosa campagna stampa. Lui per quanto aveva potuto aveva resistito: solido, quieto,
inespugnabile come è solito. Hai sempre l’odore delle sigarette addosso.
[pag. 22,24 …]
PIERO: Alto, muscoloso; gioca a calcio nel Littoria insieme al fratello della Zanetti. È un tipo timido
che se ne sta spesso in silenzio immerso in chissà quali pensieri; fuma; ha il ciuffo biondo pettinato
tutto da un lato, una giacchetta di lino blu e il cappello che tiene un po’ rialzato sulla fronte. Gli piace
essere chiamato figlio del padrone.
UGO CARDOSI: Uno tra i più attivi membri dell'unione sportiva quando abitava ancora a Livorno.
Stando a quello che raccontava, quando viveva in Toscana era un piccolo re. Aveva un negozio
sempre pieno, una bellissima casa con quattro stanze e un figlio devoto come Piero. Poi un po’ alla
volta gli affari avevano iniziato a girargli storto e poi sempre peggio. Ma lui non si era perso d'animo
e un giorno d'estate gli era venuto in mente di raggiungere dei parenti che aveva a Milano. In meno
di un mese si era trasferito, aveva aperto il suo negozio di vini e prima di Natale era perfettamente
inserito in questa nuova città; tanto che con certi colleghi era riuscito a trovare il tempo per fondare
la società sportiva esercenti di Milano.
CARLO BRIGHENTI: Ha i capelli accuratamente pettinati con la brillantina, i baffi neri e un
taccuino in mano. Dal taschino spunta un fazzoletto a quadretti nero e blu. Era l'addetto stampa di
Nuvolari; nel tempo scriveva sul calcio illustrato.
DISCRIMINAZIONI:
[pag. 12,15, 17,18, 34,49,57,66,71, 74, 79,81,89,94,191]

Pag. 17 nell'anno x dell'era fascista erano costrette a portare delle gonne lunghe. Non potevano
mettersi le maniche Corte virgola non potevano alzare la voce per non attirare troppo l'attenzione
della piccola moltitudine che come noi trascorreva la domenica ai giardini punto non potevano
nemmeno correre, o perlomeno non troppo. Doveva essere fatto con moderazione perché erano
donne. E il regime aveva più volte detto che lo sport femminile doveva essere proprio così: moderato
del resto bastava una parola in più perché la gente si girasse a guardarci, bastava risultare un po'
troppo forte perché qualcuno si mettesse a fischiare, bastava spedire la palla troppo vicino alle altre
persone perché quelle morissero chissà che, probabilmente commenti davvero poco garbati una volta
una signora si è avvicinata dicendo: “non sta mica bene per le ragazze come voi agitarsi in questo
modo, lo sa?“
Pagina 34: come fate a giocare a calcio? Siete donne.
Pag. 51 gli uomini ci discutono con meraviglia e curiosità ma non c'è niente da meravigliarsi perché
ormai lo sport ha conquistato anche la donna
Pag. 54 molte ragazze rinunciavano ancora prima di iniziare perché erano sicure che i genitori non
avrebbero mai concesso loro il permesso.
Pag. 59 la femminilità delle giocatrici non è apparsa diminuita punto al calcio femminile non
mancano le possibilità di successo anche perché presenta nuovi interessanti lati sportivi punto e
virgola si deve dunque perseverare e creare nelle donne una mentalità calcistica che possibilmente
sia diversa da quella degli uomini
Pag. 61 regime che tra l'altro da qualche tempo aveva iniziato a puntare su una moderata
partecipazione delle donne alle attività sportive adducendo sempre gli stessi argomenti:
miglioramento fisico miglioramento morale e un potenziale contributo ai successi dello sport italiano
[…]
Pag., 66 una donna deve stare a casa
Pag. 94 vedi rosetto io non farei mai una partita contro di te punto perché se vincessi io vorrebbe
dire che sono più forte di te e quindi non mi diverto per niente punto mentre se invece avessi tu ci
farei male, perché Vinci ma non va bene che un uomo perda a calcio contro una donna punto e
comunque, vedrai, rosetto, il Duce non vi darà mai il permesso di continuare

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