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VIA CRUCIS

Introduzione
Teco vorrei, Signore, oggi portar la Croce, Tu col divin tuo Sangue vanne segnando i passi,
nella tua doglia atroce io ti vorrei seguir. ch’io laverò quei sassi col molto lacrimar.
Ma sono infermo e lasso, donami deh coraggio, Né temerò smarrirmi pel monte del dolore,
acciò nel gran viaggio non m’abbia da smarrir. quando il tuo santo amore m’insegni a camminar.

STAZIONI

1. Se il mio Signor diletto a morte hai condannato, 8. Figlie, non più su queste piaghe che porto impresse,
spiegami almen Pilato qual fu il suo fallir. sui figli e sui voi stesse vi invito a lacrimar.
Che se poi l’innocenza colpa da te si appella, Serbate il vostro pianto, o sconsolate Donne,
per colpa così bella potessi anch’io morir. quando l’empia Sionne vedrete rovinar.

2. So che del suo supplizio appare reo ch’il porta, 9. L’ispido monte mira il Redentor languente,
so che la pena è scorta del già commesso error. e sa che inutilmente per molti ha da salir.
Ma se Gesù si vede di Croce caricato, Quest’orrido pensiero sì al vivo il cor gli tocca
paga l’altrui peccato sol per l’immenso Amor. che languido trabocca, e sentesi morir.

3. Chi porta in pugno il mondo a terra è già caduto, 10. Mai l’Arca del Signore del vel si vide scarca,
né gli si porge aiuto, o Ciel, che crudeltà ! è ignudo il Dio dell’Arca vedrassi, è senza vel.
Se cade l’uomo ingrato tosto Gesù il conforta, Se nudità sì bella or ricoprir non sanno,
ed è per Gesù morta al mondo ogni pietà. dite, mio Dio, che fanno i serafini in ciel ?

4. Sento l’amaro pianto della dolente Madre, 11. Vedo sul duro tronco disteso il mio Diletto
che gira tra le squadre in traccia del suo Ben. e il primo colpo aspetto dell’empia crudeltà.
Sento l’amato Figlio, che dice : Madre, addio! Quelle divine mani, che al tornio sembran fatte,
più fier del dolor mio il tuo mi passa il sen. ahi ! che il martel le batte senz’ombra di pietà.

5. Se di tue crude pene son io, Signore, il reo, 12. Veder l’orrenda morte del suo Signor non vuole,
non deve il cireneo la Croce tua portar. onde si copre il Sole e mostra il suo dolor.
S’io sol potei per tutti di croce caricarti, Trema commosso il mondo, il sacro vel si spezza,
potrò nell’aiutarti, per un solo bastar ! piangon per tenerezza i duri marmi ancor.

6. Sì vago è nel tormento il volto del mio Bene, 13. Tolto di croce il Figlio, l’avide braccia stende
che quasi a te diviene amabile il dolor. l’afflitta Madre, e prende nel grembo il morto Ben.
In Cielo che sarai, se in rozzo velo impresso Versa per gli occhi il cuore, in lacrime disciolto
da tante pene oppresso spiri sì dolce amor ? bacia quel freddo volto, e se lo stringe al sen.

7. Sotto i pesanti colpi della ribalda scorta 14. Tomba, che chiudi in seno il mio Signor già
un nuovo, inciampo porta a terra il mio Signor. morto,
Più teneri dei cuori siate voi duri sassi, finch’ Ei non sia risorto, non partirò da te.
nè più ingombrate i passi al vostro Creator. Alla spietata morte allor dirò con Gloria :
dov’è la tua vittoria, dov’è, dimmi dov’è ?

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