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Manzoni aveva sperato che il popolo italiano sollevasse la testa per scuotersi di dosso il giogo dell’occupazione austroungarica, ma l’austria

aveva spedito in carcere capi della


rivolta. Manzoni decide di contribuire a creare le premesse di un risveglio, di un rinnovamento nazionale.
Manzoni ha chiare alcune esigenze che derivano dalla sua concezione di arte e di opera letteraria. L’arte deve ritrarre e rappresentare la realtà, essere vera. Il genere letterario che
offre la possibiltà di parlare e scrivere del vero è il romanzo. Quando sta scrivendo il Fermo e Lucia, Manzoni non ha modelli di riferimento ne nella letteratura italiana (unico
romanzo epistolare di Ugo Foscolo Le ultime lettere di Jacopo ortis), ne il quella europea dove spopola il romanzo gotico o nero, con le sue trame avvincenti, i delitti, i colpi di scena.
Non ha nemmeno a disposizione una lingua letteraria adatta allo scopo. L’Italia non ha ancora conquistato l’unita nazionale; la lingua italiana è parlata da minoranze; la lingua
letteraria è trecentesca. Manzoni avrebbe dovuto risolvere anche il problema di avere a disposizione una lingua adatta al genere letterario e al suo nuovo pubblico. La lettura di
Ivanhoe, di Walter Scott, gli suggerisce di scrivere un romanzo storico, una forma narrativa moderna, imposta sulla realtà e sul vero, riferita a un periodo storico che può essere
paradigma del momento storico contemporaneo. Il romanzo storico nel primo 800 è di grande successo. Manzoni sceglie questo genere che ritiene perfetto per realizzare la sua
poetica del “vero” come oggetto, dell”interessante” come mezzo, dell”utile” come scopo dell’opera letteraria. Esso infatti consente di rappresentare fedelmente la realtà e sa
appassionare e intrigare il lettore comune. IL romanzo storico offre l’opportunità, attraverso la narrazione di una vicenda verosimile, e di proporre una visione del mondo e il senso
dell’esistenza, di prospettare idee, di celebrare valori e rigettare disvalori.
Manzoni non sceglie come ambientazione il medioevo bensì un secolo dell’età moderna, il Seicento, secolo della dominazione spagnola in Italia, e come teatro dell’azione l’allora
ducato di Milano. Individua questo periodo come emblematico di un coacervo di mali (arbitrio, arroganza, incapacità di governare) e brutali eventi (carestie, guerre, peste). Agiscono
personaggi storici testimoni del bene e del male, sullo sfondo si muovono gli umili, condizionati dai potenti.
Fatti e personaggi delle cronache del primo Seicento offrono quindi materiale narrativo che risponde pienamente alle esigenze di realismo del nostro autore.
Manzoni pone al centro del suo lavoro gli umili, vittime dei potenti.
LA faccenda del Matrimonio negato è inventata, ma plausibile: l'esistenza di una legge che puniva le minacce ai sacerdoti dimostra che questo reato era diffuso. Manzoni vuole
offrire un quadro completo della Lombardia del 600 e ricostruire tutti gli aspetti della società ( costumi sociali, mentalità, condizioni di vita) attraverso una rigorosa documentazione.
Manzoni ha inteso non solo analizzare un’epoca, ma indagare le leggi che governavano l’agire umano, che restano le stesse da tempo.
Manzoni mette a punto una lingua viva e flessibile, in grado di adeguarsi a tutte le situazioni narrative e di essere compresa da tutti gli alfabetizzati del paese.
Sulla trama base dell’amore contrastato di Renzo e Lucia, infatti Manzoni inserisce la trama tipica del romanzo di formazione, riutilizza elementi e coloriture del genere nero-gotico e
del romanzo picaresco a avventuroso. MAnzoni crea una lingua eclettica: innesta sul fondo di toscano della tradizione letteraria apporti dialettali (lombardismi) e costruzioni francesi
(francesismi). Il 17 settembre 1823 la prima stesura è conclusa. Nel marzo 1824 Manzoni comincia a lavorare a una totale revisione del romanzo. TAglia le parti che avevano avuto
uno sviluppo abnorme ed elimina le situazioni scabrose che avevano poco a che fare con la trama e riduce le biografie dei personaggi storici a quel tanto da far capire il loro ruolo
nella vicenda; dissemina rimandi interni per mantenere vivi i fili della trama. Fermo è diventato Renzo, Conte del Sagrato è diventato l’innominato. Anche la lingua è rinnovata: il
modello è esclusivamente il toscano. Manzoni si avvale del vocabolario milanese italiano di cherubini per eliminare i lombardismi, legge opere di autori toscani per aver riferimenti
per il parlato dei personaggi. Un viaggio a firenze convince Manzoni che è necessario “sciacquare i panni in Arno”. L’unico modello valido non può che essere dato dalla lingua viva.
Decide di rivedere nuovamente il testo, sta volta solo dal punto di vista linguistico, per adeguare la sua prosa al toscano medio: la lingua parlata dai fiorentini colti.
Nella redazione definitiva fornisce alla letteratura italiana moderna un nuovo modello di lingua letteraria e offre una possibile lingua d’uso della società della futura italia unita. In
appendice al romanzo, Manzoni pubblica la storia della colonna infame, che ricostruisce la vicenda di un processo agli untori, coloro che ritenevano causa della diffusione della
peste. Manzoni cerca di raggiungere un pubblico sempre più vasto e di difendersi dalle pubblicazioni pirata. La cultura italiana postunitaria ritenne l’apporto dei promessi sposi molto
importante per la diffusione di un modello linguistico, sia per i valori educativi esposti, per questo venne inserito nei programmi scolastici. Le critiche sono derivate da una lettura
ideologica del romanzo: nell’800 Manzoni era giudicato troppo clericale dai laici e troppo laico dai clericali. Nel 900 alcuni critici hanno considerato paternalistico il suo atteggiamento
verso gli umili, mentre altri democratico per la severa critica ai potenti.
madre, Giulia Beccaria figlia del famoso illuminista Cesare Beccaria, noto in europa per ‘Dei delitti e delle pene’, in cui si condanna la tortura come strumento processuale e si
sosteneva l’inutilità della pena di morte. Quando la madre lo chiama da Parigi, Alessandro accorre entusiasta sperando di trovare un ambiente meno ipocrita e più aperto di quello
milanese. La madre lo introduce nei più esclusivi salotti e gli offre l'opportunità di entrare in contatto con nuove idee e stili di vita.
I tratti di Enrichetta corrispondono a quelli di Lucia. Enrichetta Blondel è stata la musa ispiratrice di manzoni, il periodo di massima creatività corrisponde a quando stavano insieme.
Manzoni partecipa al dibattito ad ampio spettro della generazione romantica: si domanda come far progredire la società, come promuovere le libertà, prima fra tutte quella dello
straniero. Discute su come svecchiare la letteratura, quali coraggiose scelte fare sul piano dei contenuti, della forma, dei destinatari per quel progetto di rinnovamento della cultura
italiana.
1812,1815- 4 inni sacri: La resurrezione, il nome di Maria, il natale, la passione. 1820 finisce Il Conte di Carmagnola, tragedia nella quale sovverte le regole classiciste dell’unità di
tempo, luogo e azione nella rappresentazione drammatica. 1821-fama internazionale grazie al 5 maggio,scrive l’altra ode civile Maggio 1821 e inizia il romanzo Fermo e Lucia.
1822-pubblica seconda tragedia (Adelchi) e l'edizione definitiva della Pentecoste (più complesso degli inni sacri). 1823-molto importante per la definizione della sua concezioni d’arte
e letteratura. 1827-da alle stampe il romanzo col titolo i Promessi Sposi. 1840-pubblica a dispense l’edizione definitiva dei promessi sposi, illustrata da francesco gonin, che ha in
appendice la storia della colonna infame. 1861-accetta nomina a senatore del regno.1862- nominato presidente della commissione per l’unificazione della lingua.
IL FALSO MANOSCRITTO: il romanzo è preceduto da un'introduzione che riproduce il manoscritto di un anonimo scrittore del 600. In realtà si tratta della perfetta imitazione di un
documento seicentesco confezionato da manzoni stesso che ha saputo riprodurre con straordinaria abilità l’artificiosa e ampollosa prosa barocca sia nella grafia, sia nell’uso di
espedienti retorici.
INTRODUZIONE IN BREVE: il romanzo è preceduto da alcune pagine in corsivo: sono la riproduzione di un manoscritto attribuito a un anonimo autore seicentesco. Si tratta però di
una finzione letteraria. L’anonimo autore del finto manoscritto fa una serie di considerazioni sul ruolo della storia e degli storici: salvano il passato dalla dimenticanza e dall'oblio.
L'Anonimo afferma che intende narrare una storia in cui i protagonisti sono gli umili che la storia trascura. La storia che si appresta a raccontare è ambientata nel 600, Lombardia, al
tempo della dominazione spagnola e narra di atti tenebrosi, malvagità ma molto bella e degna di essere raccontata.
ROMANZO STORICO: l’introduzione al romanzo mette a fuoco la concezione manzoniana di romanzo storico. Per scrivere il romanzo si sono rese necessarie un'indagine storica su
fatti e personaggi e l’acquisizione di testimonianze documentali. L’idea di romanzo storico perseguita da Manzoni è una tipologia che definisce ‘misto di storia e invenzione’.
Manzoni non si allontana mai dalla verità storica. Carestia, guerra, peste, protagonisti, antagonisti e comprimari sono frutto di invenzione, ma traggono la loro veridicità dall’assoluto
rispetto del contesto storico. La Storia nella concezione manzoniana non è il fondale di scena ma condiziona i destini dei personaggi ed è elemento motore della vicenda, quindi a
modo suo è protagonista. “Historia” è la prima parola del romanzo.
NARRATORE:è la figura a cui l'autore affida il compito di raccontare ciò che accade: è la voce narrante della storia. Può essere un personaggio della storia (narratore interno) o un
qualcuno che racconta una vicenda che conosce, cui ha assistito o che riferisce (esterno). L’anonimo autore del manoscritto che si presenta nell’introduzione come narratore,
manzoni lo mantiene in vita richiamandolo in cambio più volte per attribuirgli qualche manchevolezza (segnalata da ***). Il narratore dei promessi sposi è un narratore esterno
onnisciente: conosce ogni cosa persino i pensieri più reconditi dei suoi personaggi.
RIPERCORRIAMO INTRODUZIONE: dietro la finzione dell’anonimo e del suo "dilavato e graffiato” scritto “autografo” c’è la mano di manzoni, abile nell’imitare e riprodurre
perfettamente la prosa barocca con la sua retorica e i suoi ornamentali, perfino con la sua grafia. L’invenzione del manoscritto ritrovato che conferisce attendibilità alla storia narrata
non era una novità(Ivanhoe walter scott). L’Anonimo viene chiamato in causa più volte come garante della autenticità dei fatti narrati. Illustra punti chiave della trama e temi
fondamentali: la violenza della società del tempo, l’inefficienza del potere spagnolo, incapace di ostacolare e reprimere gli atti criminosi; la giustizia negata agli umili; la cultura
dominante. Nell’introduzione al romanzo il narratore-autore pone il problema della lingua nella quale riscrivere la storia. La riscrittura dovrà evitare sgrammaticature e forme
dialettali. Dovrà adeguarsi a quello che manzoni fece quando soggiornò a firenze per “sciacquare i panni in arno”cioè per modellare la lingua del suo romanzo sulla lingua parlata
dalla borghesia fiorentina del tempo, che egli considerava la forma più evoluta della lingua italiana.

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