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Testi di Edith Stein

Edith Stein, Notte Santa 24 dicembre 1936

Mio Signore Dio, tu mi hai tracciato una strada lunga e oscura, sassosa e dura. Spesso le mie forze mi vogliono venir meno, quasi non speravo pi che la luce splendesse. Tuttavia quando il mio cuore impietr nel pi profondo dolore, ecco sorse per me una chiara, dolce stella. Mi condusse fedelmente - io la seguii, dapprima esitante, poi sempre pi sicura. Cos mi trovai infine alla porta della chiesa. Si apr - io chiesi di entrare. Sulla bocca del tuo sacerdote mi salut la benedizione. Nell'intimo si allinea una stella dopo l'altra. Rosse stelle di sangue mi indicano la strada verso di te. Esse attendono la tua Notte Santa. Davvero la tua bont me le fa splendere sulla strada verso di te. Esse mi conducono avanti. Il segreto che io dovetti nascondere nel profondo del cuore lo posso ora annunciare a voce alta: Io credo - io professo! Il sacerdote sui gradini mi conduce all'altare: io chino la fronte lacqua santa mi scorre sul capo. * * * possibile, Signore, che sia nuovamente generato chi ha gi oltrepassato la met della vita? Tu lo hai detto e per me fu realt. Una lunga vita grave di colpa e sofferenza mi lasci. Sinceramente ricevo il bianco mantello che essi mi pongono sulle spalle, luminosa immagine della purezza! Io tengo in mano la candela. La sua fiamma annuncia che in me arde la tua vita santa. Il mio cuore ora diventato una mangiatoia Che attende il tuo. Non a lungo. Maria, madre tua e anche mia, mi ha dato il suo nome. A mezzanotte mi pone nel cuore

il suo bimbo appena nato. Oh, nessun cuore d'uomo pu comprendere ci che tu prepari a loro che ti amano. Ora ti possiedo e non ti lascio mai pi. Dovunque vada la strada della mia vita tu sei accanto a me: nulla mi pu mai separare dal tuo amore.

Teresa Benedetta della Croce Edith Stein

Edith Stein, da Il mistero del Natale

Ognuno di noi ha gi sperimentato una simile felicit del Natale. Ma il cielo e la terra non sono ancora divenuti una cosa sola. La stella di Betlemme una stella che continua a brillare anche oggi in una notte oscura. Gi allindomani del Natale la Chiesa depone i paramenti bianchi della festa e indossa il colore del sangue: Stefano, il protomartire, che segu per primo il Signore nella morte, e i bambini innocenti, i lattanti di Betlemme e della Giudea, che furono ferocemente massacrati dalle rozze mani dei carnefici. Che significa questo? Dov ora il giubilo delle schiere celesti, dov la beatitudine silente della notte santa? Dov la pace in terra? "Pace in terra agli uomini di buona volont". Ma non tutti sono di buona volont. Per questo il Figlio delleterno Padre dovette scendere dalla gloria del cielo, perch il mistero delliniquit aveva avvolto la terra. Le tenebre ricoprivano la terra, ed Egli venne come la luce che illumina le tenebre, ma le tenebre non lhanno accolto. A quanti lo accolsero Egli port la luce e la pace; la pace col Padre celeste, la pace con quanti come essi sono figli della luce e figli del Padre celeste, e la pace interiore e profonda del cuore; ma non la pace con i figli delle tenebre. Ad essi il Principe della pace non portala pace, ma la spada. Per essi Egli la pietra dinciampo, contro cui urtano e si schiantano. Questa una verit grave e seria, che lincanto del Bambino nella mangiatoia non deve velare ai nostri occhi. Il mistero dellincarnazione e il mistero del male sono strettamente uniti. Alla luce, che discesa dal cielo, si oppone tanto pi cupa e inquietante la notte del peccato. Il Bambino protende nella mangiatoia le piccole mani, e il suo sorriso sembra gi dire quanto pi tardi, divenuto adulto, le sue labbra diranno: "Venite a me voi tutti che siete stanchi e affaticati". Alcuni seguirono il suo invito. Cos i poveri pastori sparsi per la campagna attorno a Betlemme che, visto lo splendore del cielo e udita la voce dellangelo che annunciava loro la buona novella, risposero pieni di fiducia : "Andiamo a Betlemme" e si misero in cammino; cos i re che, partendo dal lontano Oriente, seguirono con la stessa semplice fede la stella meravigliosa. Su di loro le mani del Bambino riversarono la rugiada della grazia, ed essi "provarono una grandissima gioia". Queste mani danno e esigono nel medesimo tempo; voi sapienti deponete la vostra sapienza e divenite semplici come i bambini; voi re donate le vostre corone e i vostri tesori e inchinatevi umilmente davanti al Re dei re; prendete senza indugio su di voi le fatiche, le sofferenze e le pene che il suo servizio richiede. Voi bambini, che non potette ancora dare alcunch da parte vostra: a voi le mani del Bambino nella mangiatoia prendono la tenera vita prima ancora che sia propriamente cominciata; il modo migliore di impiegarla quello di essere sacrificata per il Signore della vita. "Seguitemi", cos dicono le mani del Bambino, come pi tardi diranno le labbra delluomo adulto. Cos dissero esse al giovane amato dal Signore e che ora fa anche parte della schiera disposta attorno alla mangiatoia. E san Giovanni, il giovane dal cuore puro e semplice, lo segu senza domandare: Dove? A che scopo? Abbandon la barca del padre e and dietro al Signore su tutte le sue strade, fino al Golgota. "Seguimi", questo invito percep anche il giovane Stefano. Egli segu il Signore nella lotta contro le potenze delle tenebre, contro laccecamento della testarda mancanza di fede; gli rese testimonianza

con le sue parole e col suo sangue; lo segu anche nel suo spirito, nello spirito dellamore, che combatte il peccato, ma ama il peccatore e intercede per lassassino davanti a Dio anche in punto di morte. Di fronte ad essi sta la notte dellindurimento e dellaccecamento incomprensibile: gli scribi, che sono in grado di dare informazioni sul tempo e sul luogo in cui il Salvatore del mondo deve nascere, ma che non deducono alcun "Andiamo a Betlemme!"; il re Erode, che vuole uccidere il Signore della vita. Di fronte al Bambino nella mangiatoia gli spiriti si dividono. Egli il Re dei re e il Signore della Vita e della morte, pronuncia il suo "Seguimi", e chi non per lui contro di lui. Egli lo pronuncia anche per noi e ci pone di fronte alla decisione di scegliere fra luce e tenebre.

Edith Stein, da Vie della conoscenza di Dio La sancta discretio Si potrebbe tradurre discretio con saggia moderazione. Ma la sorgente di tale saggio moderarsi il dono del discernere, che commisurato a ciascuno. Da dove viene questo dono? Esiste una disposizione naturale che fino a un certo grado abilita a ci. La chiamiamo tatto o sensibilit, frutto della cultura e della saggezza dellanimo ereditata e acquisita con leducazione e lesperienza di vita. Il cardinal Newman afferma che il perfetto gentleman somiglia perfettamente al santo. Ma questo vale fino a un certo punto. Da l in poi questo naturale equilibrio dellanima crolla. E neppure la discretio naturale penetra nel profondo. Essa ben sa trattare con la gente e sa prevenire come olio soave gli attriti nellingranaggio della vita sociale. Ma i pensieri del cuore, lintimo dellanima, le rimangono nascosti. L penetra solo lo spirito, che esplora tutto, perfino gli abissi della divinit. La vera discretio soprannaturale. Si trova solo l dove regna lo Spirito Santo, dove unanima in indivisa dedizione e libero movimento ascolta la voce soave del benevolo ospite e sta in attesa del suo cenno. La discretio deve essere ritenuta un dono dello Spirito Santo? Non come uno dei ben noti sette doni e neppure come lottavo. Essa appartiene sostanzialmente ad ogni dono, si potrebbe dire che i sette doni sono esplicitazioni di questo unico dono. Il dono del timore discerne in Dio la divina majestas e misura linfinita distanza tra la santit di Dio e la propria impurit. Il dono della piet discerne in Dio la pietas, la bont paterna, e guarda a lui con timore filiale e rispettoso, con un amore che sa discernere ci che dovuto al padre che nei cieli. Quanto allintelligenza, risulta sommamente evidente che essa dono del discernimento, discernimento di ci che in ogni situazione adeguato. Circa la fortezza si potrebbe essere inclini a pensare che si tratti di qualcosa di puramente relativo alla volont. Tuttavia la separazione tra lintelligenza, che riconosce la retta via senza percorrerla, e una fortezza che si impone ciecamente, possibile solo alla natura pura. Dove regna lo Spirito Santo lo spirito umano diviene docile e non oppone resistenza. [] La sancta discretio quindi radicalmente distinta dalla perspicacia umana. Non discerne attraverso il pensiero procedente per gradi come lo spirito umano che cerca, non attraverso lanalizzare ed il comprendere, ma attraverso il confrontare e il riunire, attraverso il dedurre e il dimostrare. Essa discerne allo stesso modo in cui l'occhio alla chiara luce diurna vede davanti a s, senza fatica, i contorni netti delle cose. Il penetrare nei particolari non fa perdere la visione dellinsieme. Quanto pi alto sale il viandante, tanto pi si estende la visuale, finch dalla cima tutto il panorama appare senza ostacoli.

Edith Stein

In occasione della sua professione, una pittrice fece pervenire a Edith Stein un quadro. Questo il commento al quadro. Limmagine della luce ritorna in una delle ultime testimonianze che Edith, deportata, fece pervenire al Carmelo di Echt. La sera del venerd santo, ai piedi della Croce. Il dolore della Madre di Dio grande come il mare, lei vi sta immersa, ma un dolore contenuto, ella trattiene con fermezza il cuore con la mano, perch non si spezzi, la morte vera appare in modo quasi spaventoso dalla bocca semiaperta del Salvatore. Ma la sua testa rivolta verso la Madre, come per consolarla, e la Croce tutta luce: il legno della Croce divenuto luce del Cristo.

Testi di Etty Hillesum Etty Hillesum, dal Diario 12 luglio 1942 Preghiera della domenica mattina. Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercher di non appesantire loggi con i pesi delle mie preoccupazioni per il domani ma anche questo richiede una certa esperienza. Ogni giorno ha gi la sua parte. Cercher di aiutarti affinch tu non venga distrutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, per, diventa sempre pi evidente per me, e cio che tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. Lunica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche lunica che veramente conti, un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini. S, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anchesse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la tua responsabilit, pi tardi sarai tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci, ma tocca a noi aiutare te, difendere fino allultimo la tua casa in noi. Esistono persone che allultimo momento si preoccupano di mettere in salvo aspirapolveri, forchette e cucchiai dargento invece di salvare te, mio Dio. E altre persone, che sono ormai ridotte a semplici ricettacoli di innumerevoli paure e amarezze, vogliono a tutti i costi salvare il proprio corpo. Dicono: me non mi prenderanno. Dimenticano che non si pu essere nelle grinfie di nessuno se si nelle tue braccia. Comincio a sentirmi un po pi tranquilla, mio Dio, dopo questa conversazione con te. Discorrer con te molto spesso, dora innanzi, e in questo modo ti impedir di abbandonarmi. Con me vivrai anche tempi magri, mio Dio, tempi scarsamente alimentati dalla mia povera fiducia; ma credimi, io continuer a lavorare per te e a esserti fedele e non ti caccer via dal mio territorio.

Etty Hillesum, dal Diario 15 settembre 1942 Oggi si pasticcia e si scherza con le cose grandi, con le cose ultime di questa vita. Molti si rendono malati, o continuano a esserlo, per paura di essere portati via. Molti addirittura si ammazzano. Sono riconoscente che la tua vita sia finita naturalmente, che anche a te sia toccato un po di dolore da portare. Tide dice: questo dolore gli stato assegnato da Dio, e cos gli stato risparmiato quello che gli avrebbero inflitto gli uomini. Tu, caro uomo viziato, probabilmente non saresti stato in grado di sopportarlo? Io si che ne sono capace, e in questo modo continuer la tua vita e ti trasmetter agli altri. Quando si arrivati al punto di sentire la vita come una cosa bella e ricca di significato, anche di questi tempi, proprio di questi tempi, allora come se tutto ci che avviene debba avvenir cos e non altrimenti. Essere di nuovo seduta alla mia scrivania! E domani non posso tornare a Westerbork e cos sar ancora una volta con tutti gli amici, quando sotterreremo insieme i tuoi poveri resti mortali. Sai com, queste cose devono pur succedere, una consuetudine igienica degli uomini. Ma saremo tutti quanti insieme e il tuo spirito sar in mezzo a noi e Tide canter per te, se sapessi quanto sono felice di poter esserci anchio. Sono ritornata proprio in tempo, ho baciato ancora la tua bocca avvizzita e morente, tu hai preso ancora una volta la mia mano e lhai portata alle tue labbra. Una volta hai detto quando sono entrata in camera tua:La ragazza viaggiatrice. Unaltra volta hai detto:Ho dei sogni cos strani, ho sognato di essere battezzato da Cristo. Ho sostato con Tide accanto al tuo letto, per un momento abbiamo creduto che tu stessi morendo e che i tuoi occhi si spegnessero. Eravamo accanto al tuo letto, come saresti stato felice se ci avessi viste in quel momento, proprio noi due. Magari ci hai viste, anche se sembrava che in quellistante tu stessi morendo. Sono pure cos riconoscente che le tue ultime parole siano state:Hertha io spero Quanto hai dovuto lottare per rimanere fedele, ma la tua fedelt ha vinto su tutto il resto. Proprio io te lho resa cos difficile a volte, lo so; ma da te che ho anche imparato cosa siano fedelt, la lotta e la debolezza. In te cerano tutto il male e tutto il bene che possono esserci in un uomo. I demoni, le passioni, la bont e lamore per gli uomini, tutto era in te, che sapevi tanto capire, che sapevi cercare e trovare Dio. Hai cercato Dio dappertutto, in ogni cuore umano che ti si aperto quanti ce ne sono stati , e dappertutto hai trovato un pezzetto di lui. Non hai mai rinunciato a questo, potevi essere cos [..] Ora sono le due di notte e la casa silenziosa. Devo raccontarti una cosa strana, credo che capirai. Alla parete appeso un tuo ritratto: vorrei farlo a pezzi e gettarlo via, e cos facendo avrei la sensazione di esserti pi vicina. Tu e io non ci siamo mai chiamati per nome. Per molto tempo ci siamo dati del lei, e solo pi tardi, molto pi tardi, mi hai dato del tu. E il tuo tu stato per me una delle parole pi carezzevoli che mi siano mai state dette da un uomo e sai bene che ero abituata a sentirne tante. Firmavi sempre le tue lettere con un punto interrogativo, e cos facevo anchio. Cominciavi sempre le tue lettere con:Horen Sie mal!, il tuo caratteristico Stia un po a sentire, la tua ultima lettera cominciava con Carissima.Ma per me sei senza nome, cos senza nome come lo il cielo. E vorrei metter via tutti i tuoi ritratti e non guardarli mai pi, sempre ancora troppa, troppa materia. Voglio continuare a portarti in me senza nome e ti trasmetter ad altri in un semplice, tenero gesto che una volta non conoscevo.

Etty Hillesum, dal Diario

12 ottobre 1942 Le mie impressioni sono sparse come stelle sfavillanti sullo scuro velluto della mia memoria. L'et dell'anima diversa da quella registrata all'anagrafe. Credo che l'anima abbia una determinata et fin dalla nascita, e che questa et non cambi pi. Si pu nascere con un'anima che ha dodici anni. Si pu anche nascere con un'anima che ne ha mille.(..) Ci sono persone che hanno molto "sentimento" ma poca anima. Un'anima fatta di fuoco e di cristalli di rocca. E' una cosa molto severa e dura, ma anche dolce come il gesto delicato con cui la punta delle sue dita sfiorava le mie ciglia. Quando soffro per gli uomini indifesi, non soffro forse per il lato indifeso di me stessa? Ho spezzato il mio corpo come se fosse pane e l'ho distribuito agli uomini. Perch no? Erano cos affamati, e da tanto tempo. Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.

Edith Stein, lettera da Westerbork Westerbork, 18 agosto 1943 [.] Mi hai resa cos ricca, mio Dio. Lasciami dispensare anche agli altri questa ricchezza a piene mani. La mia vita diventata un colloquio ininterrotto con Te, mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo con i piedi piantati sulla tua terra e gli occhi rivolti al tuo cielo, le lacrime mi scorrono in faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche la sera quando sono coricata e riposo in Te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono in faccia e questa ormai la mia preghiera. Sono molto, molto stanca, gi da diversi giorni, ma anche questo passer. Tutto avviene secondo un ritmo profondo che bisognerebbe imparare ad ascoltare e questo imparare ad ascoltare la cosa pi importante che si possa fare in questa vita. Io non combatto contro di Te, mio Dio. Tutta la mia vita un unico grande colloquio con Te. Forse non diventer mai una grande artista come in fondo vorrei, ma mi sento gi fin troppo al sicuro con Te. A volte vorrei comporre delle piccole massime o scrivere storie appassionanti, ma poi mi ritrovo pienamente in una sola parola: Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho pi bisogno di dire altre cose. E la mia forza creatrice si tramuta in un colloquio interiore con Te e le ondate del cuore sono diventate via via lunghe e mosse, ma insieme anche tranquille. E mi sembra che la mia ricchezza interiore continuamente cresca ancora [.]

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