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La Passione del martire Arsenofis e dei suoi compagni nella versione etiopica

Author(s): C. Conti Rossini


Source: Orientalia , 1938, NOVA SERIES, Vol. 7 (1938), pp. 193-214
Published by: GBPress- Gregorian Biblical Press

Stable URL: https://www.jstor.org/stable/43581223

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La Passione del martire Arsenofis


e dei suoi compagni nella versione etiopica

C. CONTI ROSSINI - Roma

Secondo il racconto che qui pubblico, Arsenofis, Pietro ed Jschi -


rion sono soldati nel castro di Diospolis e cristiani . Il preposito vuole
che i suoi dipendenti sacrifichino agli Dei , e tutti cedono alle sue
richieste, eccettuati quei tre, che resistono a lusinghe, a minacce ed
a pene ; anzi Arsenofis trascende a vie di fatto contro il suo supe-
riore, che si è spinto a percuotere Pietro. Riusciti vani i suoi sforzi,
il preposito li manda, sotto scorta , al duce, che sta in Licopolis. Ivi
essi giungono al 20 del mese di pachon, e vi trovano Belfios ed
Origenes , che, per uguale accusa , ve li hanno preceduti. Il duce, fal -
lito il tentativo di ridurli con le buone, ricorre alla maniera forte.
Arsenofis muore nello stesso giorno fra i tormenti. Pietro, Origenes,
Ischirion e Belfios resistono alle sofferenze, e, per ordine del duce,
sono chiusi in una casa , di cui lo scriba fa murare la porta : vi lan -
guiscono parecchi giorni, e muoiono di fame e di sete, Pietro il 30
di pachon, Origenes il 5 di panni, Ischirion il 18, Belfios il 19. Du -
rante la prigionia , vengono a visitarli, restando fuor della porta , i
loro correligionari ; Belfios riesce a ridurre alla retta fede sua madre,
non la sorella ; a mano a mano che i prigionieri muoiono, i loro ca -
daveri son tratti fuori e lasciati agli amici ; quello di Origenes è ri-
portato al paese nativo dal diacono Arsenio. Nel complesso , il rac-
conto corre semplice e piano, e, pur cadendo in qualche eccesso, è
lontanissimo da quelle mostruose, disgustose fantasticherie, cui so-
vente gli agiografi egiziani si abbandonano nell’ inventar tormenti.
Notevole è la situazione religiosa che traspare dal nostro testo.
Pagano è il preposito Asoyenes, ma senza eccessivo fanatismo ; pa -
gano ardente e combattivo è il duce, dnks , di cui non si fa il nome.
Ma nulla fanno o dicono di pagano nè le sorelle d ’ Ischirion , che
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vengono a cercare di attrarlo a sè e di salvarlo, n è la madre e la


sorella di Belfios ; non sono però della stessa fede dei prigionieri,
sono nell’errore ( sehtaf ) ; anzi, la sorella di Belfios si vanta di se-
guire la fede di « quelli di Valentino ». Nel paese i cristiani sono
molti : v’ è un vescovo, vi sono preti e diaconi ; perfino Belfios è dia-
cono. In fondo, lo stesso contegno dei carcerieri non è feroce contro
i cristiani ; si lasciano corrompere, ed eccitano Ischirion a uscire dalla
carcere ove dovrebbe morire.
Se in tutto ciò possa ravvisarsi qualche cosa di storico, e quale,
non intendo indagare ; e, molto meno, mi propongo di pronunciarmi
sui rapporti, intravisti dal Crum (*), fra la leggenda d’ Ischirion e dei
suoi compagni e quella di Phoebammon , cui fu intitolato il convento
sorto pi ù tardi in Tebe sulle rovine del tempio di Deir el Bahari. In - -
tendo invece restare alla sola versione etiopica della Passione.
La mia edizione è condotta su tre codici.
Il codice, che chiamerò A , è il ms. é th. 131 Bibl . Nat. Parigi,
fol. 153v-164r, attribuito dallo Zotenberg al secolo XIII , e dal Gré-
baut (8) ritenuto più recente di un secolo, sebbene non tutte le sue
osservazioni mi sembrino probanti (3), e pur rammentando che volere
troppo precisare date, specialmente prima del secolo XVI , per scrit-
ture come l’etiopico è imprudente. Basta quindi rilevare il carattere
decisamente arcaico delle lettere, e l’arcaica peculiarità di forme come
egzf àbefyèr , amè cesràku, amè hallawku, sobè tadammo, mafanèz
malva el, za elle walanfinos, liodwo, aqrabwo, yàhru , ecc.
3

Il codice, che chiamerò B, è lo Orient. 690 British Museum ,


fol. 91r - 97 v. Il Wright lo dichiara scritto « in a fine, large character
of thè XVth century » ; Pesame attento delle fotografie mi porta a
uguale avviso.
.
Il codice, che chiamerò C, è lo Orient 686 British Museum,
-
fol. 233v 237r. L’età è stabilita dalla nota finale del nostro testo :
« La preghiera, la benedizione e l’effusione del sangue di quei santi
soldati martiri del Signor nostro Ges ù Cristo sieno con Panima del
.
loro diletto re nostro, Iyàsu (A. D 1730-1755), e col figliuol suo ,
Iyo’as ( A . D. 1755-1769), e con la loro madre, la regina nostra Walatta

(1) H. E. WINLOCK and W. E. CRUM , The Monastery of Ejr ìphanius at


Thebes. New York 1926 , parte I , pp. 109 110 e 204 . -
( 2 ) S. GR éBAUT, Examen paléographìque du ms . é thiopien n° 131 de la
Bibliothèque Nattortale> in Aethiopica , 1933, p. 19- 20.
(3) C. CONTI ROSSINI, Bibliografia etiopica ( 1927 - giugno 1936 ) > in Aevum ,
1936 , p. 489 ( n° x . 239 ).

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La Passione del martire Arsenofis 195

Giyorgis (aggiunta : e con l ’anima della sua ancella Elléni ), per tutti
i secoli, amen ».
Notevolissimo fatto si è che i due manoscritti pi ù antichi pre-
sentano comuni le scorrettezze e le alterazioni del testo, alterazioni
talvolta sì grandi da rendere difficile il senso, e che giungono per-
sino alla omissione , in entrambi, delle stesse cifre, come nella frase
waye' ezèsa nahu salas malva el wa' asru wakeFè layaley , mentre va
letto nahu casru wa salas mawael ecc. Il ms. C ha le identiche
scorrettezze ed alterazioni , ma si accosta assai più al codice A che
non al codice B ; inoltre qua e là presenta tentativi, spesso riusciti ,
di emendamenti al testo, che in alcuni casi pi ù forti, se pur non lo
riportano alla forma originaria, possono renderlo meglio intelligibile.
Manifestamente il testo giunse scorretto anche ai copisti dei secoli XIV
e XV : probabilmente circolava da tempo.
Ciò ne conduce a trattare della parte pi ù importante, almeno
pel testo etiopico, del nostro documento. Quando, come fu esso volto
in lingua gecez ?
È ben noto che, in generale, i testi agiografici, concernenti per -
sonaggi stranieri, della letteratura etiopica provengono dall’arabo, pur
se scritti originariamente in altra lingua : anche gli Atti del santo
Azqir, che si è ritenuto provenissero dal greco ( 4 ), presentano sicure
tracce di passaggio per la scrittura araba. I soli Atti di S. Paolo
primo eremita sembrano tradotti direttamente dal greco. Nessun testo
si conosce che possa fondatamente ritenersi volto dal copto ; anzi, è
stato, con argomenti d’ indubbia serietà , sostenuto non potervi essere
traduzioni etiopiche fatte direttamente dal copto ; anche se copto era
lo scritto che volevasi volgere in etiopico, la versione avveniva pel
tramite d’una versione orale araba.
Per gli Atti di Arsenofis l’arabo sembra assolutamente da esclu -
dersi : forma come diyospoléwos, proposifos, belpiyos , pahni non pos-
sono provenire da uno scritto arabo ; si aggiunga la completa man-
canza se non erro

di locuzioni o parole arabe, che, passate
nella versione etiopica, tradiscano P intervento dell’arabo, anche orale,
come intermediario.
D’altra parte, nessuna traccia sembra esservi di derivazione dal
copto; i nomi di luogo hanno la forma greca, onde troviamo Dio -
spolis ; nè si trovano accenni di quelle corruzioni caratteristiche che
i nomi greci subiscono talora passando nel copto.

( l ) I . GUIDI , Storia della letteratura etiopica , Roma 1932 , p. 18 .

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Che originariamente la Passione sia stata redatta in greco, non


sarei alieno daU’ammetterlo. Significativa parmi la frase behèra liqos
e behèra liqon , nella quale la diversa terminazione del nome proprio
riproduce , nella seconda volta, esattamente la terminazione genitivale
greca , Auxcov Jtó Xi?, analogamente a quanto ci è noto per la versione
delle Sacre Scritture (*), e , nella prima volta , un errato tentativo del
traduttore di risalire alla forma nominativale ; al quale errore può forse
aver concorso l’uso , pur noto, d’una forma Auxco a fianco di Avxcov
jtóA.15. Altra terminazione accusativa greca io ravviso nel nome del

martire Belfios nella frase : warakabwomu za adispolèwos bèlfyonha


(BéXqnov ) wa argoneshà ( 2), a pag . 200 , v . 21 - 22. Altra terminazione
genitivale parmi rimasta in una lezione del codice C, pag. 200, v. 21 :
lawarfaa pakomu , « corretta » in pàkom , pakon dagli altri manoscritti .
Ma queste stesse trascrizioni possono essere indizio che la versione
etiopica sia stata fatta direttamente dal greco. Altri indizi vi si aggiun-
gono : senza insistere sulla forma greca e genitivale di diospolèwos,
rammenterò le già citate parole contenenti una lettera p , le quali in etio-
pico non possono essere passate che dal greco o dal copto ( 3 ) ; non
raramente l ’espressione ha carattere non etiopico ( 4 ) bensì greco , come
per esempio nella frase testé riportata , in cui parmi evidente un TO ù;<
Tfj;< AioartóXecos Bétapiov xa ì ’QQiyévrjv ; infine il periodo ha talvolta
tale larghezza di respiro ( 5 ) da far pensare appunto a un originale
greco.

p) C. CONTI ROSSINI , Storia di Etiopia, I, p. 224.


( 2) È curioso come gli amanuensi , i quali pur lasciarono immutata la
corruzione di argènes in argones , sentissero invece quella del nome bèlpyos ,
onde B corregge za' adis palayos bèlfyones e C za' adispolèwos bèlfiyoneshà .
( 3) Certamente non pu ò elevarsi a canone che la presenza di parole
con le lettere fc , T valga ad escludere la derivazione di un testo dalfarabo :
non poche parole, sovratutto nomi propri , aventi un £ erano gi à nel patri -
monio etiopico , tratte da versioni dal greco (Sacre Scritture , libro di H è nok ,
Atti di Pawli o S. Paolo eremita , regole di Pacomio etc.) od anche apprese
direttamente nei conventi copti in Egitto ( come p . es. XttXnhC ecc.) , e
quindi possono essere passate in testi tradotti dall ’arabo al posto di altre
aventi le consuete alterazioni arabiche. Ma nel nostro testo : 1) abbiamo due
serie di nomi a lettere £ , T J 2) tutti i nomi propri aventi un p in greco o
in copto sono stati resi in etiopico con la lettera stessa ; 3) si tratta, nella
maggioranza dei casi, di parole non altrimenti note , o almeno rarissime in
etiopico , come propositos, bèlpyos, pàh?ii.
.
(4 ) P. es non ha carattere etiopico la frase estua nagaron teqqa estnèC
iyefattu , a pag. 208, v . 4 ; cfr. anche pag. 202 , v. 3- 4 etc.
.
(5) Cfr pag. 211 , v. 2 -5.

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Se questa mia ipotesi è fondata , il testo che qui pubblico avrebbe,


per l’ Etiopia , particolare importanza , perch è, confermandosi una mia
impressione antica ( 4 ) , esso ci darebbe un nuovo documento del primo
periodo della letteratura del paese d’Aksum .
Il sinassario etiopico commemora i nostri martiri al 19 di sane,
cioè nella ricorrenza della morte dell’ultimo di essi.
Ma anche al 7 di quel mese lo stesso sinassario commemora dei
martiri egiziani , alcuni dei quali richiamano, nel nome, i martiri del
gadl : nell’ un caso e nell’altro , si tratta di soldati ; il principale è
abbà Eskiron , o , secondo altri manoscritti , Abaskiron , il cui nome ri -
chiama quello del nostro Iskirion , e tra i cinque suoi compagni di
milizia e di martirio troviamo anche un Pietro e un Walfyos, nome che
ci potrebbe ricondurre a Belfios , mentre i nomi dei restanti , Arm àsyos,
Arkiyàs e Qarà nyos , si scostano sensibilmente dagli altri del gadl,
Arsenofìs e Argé nes, sebbene possa non essere casuale l’ incontro delle
due prime sillabe dei due primi con quelle dei secondi dell’altro testo.
Ma qui si arrestano le analogie. I fatti narrati dal sinassario al 7 di sane
differiscono nel modo pi ù completo da quelli del gadl ; i fatti del si -
nassario incominciano in Andé n à w =
Antin òou , quelli del gadl a Dio -
spolis ; quelli del sinassario si svolgono al tempo di Diocleziano , essendo
governatore Ariano, per gli altri non si fa il nome dell’ imperatore,
ma si allude a « quelli di Valentino » , che nel complesso del racconto
finiscono con 1’ avere importanza quasi pari all’ importanza dei pagani ;
il martirio degli uni non ha assolutamente nulla di comune con
quello degli altri , salvo il tragico loro scioglimento. Inoltre, mentre
la narrazione del gadl si mantiene, almeno relativamente, nei limiti
d’ una qualche verisimiglianza , il sinassario racconta uno straordinario
episodio d’ un mago, Al-Eskenderos, che finisce col convertirsi per
opera stessa del demonio ( 2 ). In breve, le due narrazioni sono affatto

( l ) C. CONTI ROSSINI, Note per la storia letteraria abissina , Ronia 1900 ,


p. 14 -15.
. .
(2) I. GUIDI , Le synaxaire éthiopien I Mois de satié, in Patr . Or ., I ,
-
p. 562 566 . Veggasi anche R . BASSET, Le synaxaire arabe jacobite , V , ibid .,
XVII, P 542 - 544 ; I. FORGET , Synaxarium Alexandrivuni , Pars II , testo
-
-
p. 155-156 , trad . p. 153 154 . Come ho gi à avvertito , non intendo addentrarmi
nelle questioni agiograf ìche , che questo testo solleva. Non posso però nascon
dere 1’ impressione che , permanendo un vago ricordo ( o una leggenda ) sul
-
martirio di cinque soldati, ricordo (o leggenda ) cui poteva dar forza , o vita ,
il nome stesso d ’ uno di loro , Ischirion, pel senso che in greco ha questa voce ,
si sieno andate elaborando localmente particolari leggende con l ’ausilio d’altri
elementi e con quei procedimenti cui gli studi agiografici ci hanno avvezzati .

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indipendenti Runa dall’altra . In ultimo , quella del sinassario è, in


modo evidente , tradotta dall ’arabo.
L’articolo del senkessàr al 19 di sane ( 4 ), invece, è, indubbia-
mente, tratto dal gadl. E, se i manoscritti utilizzati dal Guidi non
danno luogo ad osservazioni , quello seguito dal Budge, se esatta è la
versione del dotto inglese, mostrerebbe una volta di pi ù l’antichit à di
talune alterazioni del nostro testo ( 2 ).

TESTO

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( * ) GUIDI , op cit t p 638 640. . . -
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( 2) E A Wallis BUDGE , The Book oj thè Saints of thè Ethiopian Church ,
Cambridge 1928 , voi . IV , p 1017. .

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La Passione del martire Arsenofis 201

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La Passione del martire Arsenofis 203

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La Passione del martire Arsenofis 205

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206 C. Conti Rossini

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La Passione del martire Arsenofis 207

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208 C. Conti Rossini

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La Passione del martire Arsenofis 209

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La Passione del martire Arsenofis 211

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C. Conti Rossini
212

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La Passione del martire Arsenofis 213

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214 C. Conti Rossini - La Passione del martire Arsenofis

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319

La Passione del martire Arsenofis


e dei suoi compagni nella versione etiopica
C. CONTI ROSSINI - Roma
[ Continua . )

TRADUZIONE

Martirio ( * ) dei santi soldati , di Arsenofis (*), di Pietro e d’ I -


schirion ( 3), i quali stavano nel castro di Diospolis ( 4 ) ; che furono
coronati per cagione del Signor nostro Gesù Cristo.
Procedimento giudiziario e gesta dei soldati , di Arsenofis, di
Pietro e d ’ Ischirion , i quali stavano nel castro di Diospolis : in quale

( £ ) Fu avanzato il dubbio ( P. PEETERS , Les traductions orientales du mot


. .
« martyr », in Anal Boll XXXIX , p. 58 ) , che l ’ etiopico sem' e « martirio » , sa -
moti, samà' et « martire » , sia stato foggiato sull’arabo ne consegui -
rebbe che tutti i testi ove tali parole ricorrono dovrebbero ritenersi posteriori
all 'adozione dell'arabo come lingua dei cristiani d’ Egitto È vero che .
. -
2 come il sud arabico oJ]|
|l , significa « testimonio » , onde il senso di
« testimonio di Cristo », « martire » ; ma non vedrei perch è esso non debba
essere stato foggiato sul siriaco Ifom , così come tante altre parole siriache
attinenti alla religione passarono, per note ragioni , direttamente dal siriaco
.
in etiopico L’ Apocalisse , che appartiene al primo periodo della letteratura
etiopica , ha , XVII 6 :
^ 1 rthCft fl L almeno nei+
testi che mi è dato di vedere.
(*) 5 O ÙQoevoiicpis, frequente nei papiri ; cfr. F PRBISIGKB,
= .
Namenbuch , Heidelberg , 1922 , col. 247. In copto OYep$éJ ftOYCf £ , che
G. HBUSBR , DU Personennamen der Kopten , I , Leipzig, 1929, p 19 , traduce .
« Gute Wache ».
(3) 'IaxvQicov. Nei mss. si ha di regola Askiryon, ma non rara è la va -
riante Eskiryon, e in AB ricorre una volta anche l’altra Yskiryon C ha una
Aksiryon, un ’altra Abaskiron.
(4) Il P. Simon , cui debbo sinceri ringraziamenti pei suggerimenti for -
nitimi circa questo testo, richiama la mia attenzione sul seguente passo di
. .
H. E. WINLOCK and W E CRUM , The Monastery of Epiphanius al Thebes,
.
I p. 107 , relativo alla denominazione Diospolis per Tebe : « That ancient

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320 C. Conti Rossini

modo il preposito ( 4 ) cercò di costringerli a dipartirsi dalla via della


verità, ed a sacrificare agli idoli, e ad abbandonare il Signore. Essi
gli opposero un rifiuto. E quel preposito non seppe che fare ; e li
sped ì al governatore iniquo e tiranno, al duce ( 2). Furono radunati
assieme, si affrettarono a andare, ed uniti compirono lo spirituale loro
combattimento.
E il primo procedimento a carico loro fu questo. Il preposito
Asoyenes ( 3) incominciò a salutarli con tranquilla voce, fraudolente -
mente, e voleva convertire i suoi soldati , tanto che tutti abiuravano
e si dipartivano dalla via della verit à e aderivano al culto degli idoli,
eccettuati soltanto quei tre soldati. A causa della loro forza e della
loro costanza , il preposito prese a persuaderli, e disse loro : « Sacri -
ficate come hanno comandato i re ». Quei forti risposero e gli dis -
sero : « Non sacrifichiamo, perchè siamo cristiani » Egli incominciò .
a riprenderli, e disse loro : « Per forza lo farete ; adempite all’ordine
dei re ! » Quei costanti risposero e dissero : « Davvero noi adempi
remo all’ordine del re immortale, del re nostro, così come Egli ha
-
ordinato a coloro che credono in Lui di non sacrificare agl’ idoli » . E
incominciò il preposito con malvagio pensiero, fuor della legge, a
.
percotere quel verace lottatore, Pietro Balzò su U. giovane Arsenofis,
e prese ad opporsi al preposito. Il preposito si sdegnò, e ordin ò di
gettarli in una casa e di non dare loro pane nè acqua per due giorni.
Ciò egli fece pensando d’ incutere loro spavento, in guisa che temes -
sero e adottassero lo stolto suo modo di comportarsi.
Dopo due giorni comandò di arrecarglieli. Dopo che si furono acco -
stati , egli incominciò nuovamente l’inganno ; era malvagio, e nemico della
giustizia. Dolosamente cercava di sedurli , e disse ad Arsenofis : « Figliuol

rame is not found in Christian texts ; it had indeed been long obsolete.
Where Diospolis does occur , th è name applies invariably to thè town of
.
Hou , i. e Diospolis Parva ».
( 4 ) NelPetiopico, costantemente propositos, ih luogo di TiQaiJsóaiTos,
praepositus .
( 2) 5 nel testo etiopico 8ov
| . Il compilatore del sinassario ha
=
preso tale titolo per un nome proprio che nel manoscritto utilizzato dal BUDGB
. .
op cit., p 1016, diviene Dèses .
.
S Non saprei di qual nome possa essere cattiva lettura od
(3)
alterazione : nei papiri trovo ’Aooeio?, ’Aoóei?, Eoeveù ;< ecc
9
Come ho già
accennato, nella leggenda narrata dal Senkessàr al 7 di sane apparisce il
. —
governatore Ariano, ben noto nelle leggende agiografiche ; ma una altera
zione di ’Apiavóg , in ! non sembra facile a ravvisarsi.
-

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La Passione del martire Arsenofis 321

mio, commetti una colpa contro tuo padre, poich é lo abbandoni. Non
temere, dunque, e non attristarti che ti ho percosso ; non v’ è nulla di
male che io ti faccia. Adesso, invero, sacrifica ! Ma il veloce nel
correre nei cieli, Arsenofis, gli disse : « Ripeti il percuotermi , non sa-
crificheremo » . E ci ò diceva mentre gli dava forza il Signore, essendo
egli desideroso e voglioso di uscire presto da questa sua carne e di
migrare presso il Signore. Il preposito si sdegnò moltissimo contro
di lui. Poi, non seppe che fare contro lui, e non ebbe che cosa com -
piere, vergognandosi assai. Prese a parlare ad Ischirion : « Ma tu
.
prima sacrificasti Adesso, invero, sacrifica, e ti rilascerò ; non badare
a coloro, che sono pazzi ». Ischirion gli rispose e disse : « Tu
.
sacrificasti e rinnegasti il tuo Dio Ma io non sacrificai, nè sacri -
ficherò ».
Tutti gridarono con una sola voce ed un solo cuore dicendo *

« Noi siamo cristiani, non sacrificheremo, perch è ciò è contrario ( 4 ) alla


verità ». Ordinò [il preposito] di trattarli ignominiosamente (* ) e di
mettere un segno di vergogna al loro collo. Come li ebbero trattati
ignominiosamente, egli disse loro : « Vedrete quanto vi succederà se
prendo ( 3) a mandarvi dal duce, poiché [il vostro Signore] non è dunque
capace di aiutarvi. Mentre siete qui , sacrificate, e vi rilascerò » . Rispo -
sero e gli dissero : « Non sacrificheremo. Fai quello che vuoi fare,
perchè non vogliamo il tuo aiuto, bensì abbiamo un aiutatore che ci
aiuterà, il Signore, che aiuta tutti coloro i quali mancano di aiuto ,
e dà forza e costanza ai deboli » ( 4 ). Il preposito prese e li mand ò ,
insieme con soldati, al duce, in quel giorno, 7° del mese di pàchom (5).

( 4 ) Nel testo rekus « immondo, impuro » .


.
(2) I mss qui e spesso in seguito hanno » « ignominia vel contume -
lia afficere » ; e non sempre è facile comprendere se non debbasi invece leggere
•foof • « vinculis constringere » . Ma 1’ imprecazione trovasi fra le pene commi -
. .
nate dai capi pagani contro i martiri egiziani : p es nel Martirio del santo Ma -
cario d’Antiochia si legge m OYg A.qepKe eYlft eepOY&lOYI e*>OYIt
^ ^
iòew pcuq OYO& HceiTo Kq eKo bett gArr copoc OYO& Hcei" it* q itn .
. ^ ^ ^ .
JtOYA. ( H HYVERNAT , Les Actes des martyrs de l’ Ègypte, I, Paris 1886 , p 47 ) .
( 3) Notevole in questo testo è l’ insistente uso di A*fH • seguito da un
altro verbo , assai pi ù frequentemente di quanto suole occorrere in etiopico ;
talvolta in luogo di £*fH l trovasi i seguito da un a) e da un perfetto .
Si penserebbe quasi ad un pleonastico taxfxpàvo) od altra consimile voce.
(4 ) In A la strana variante senusàn, forse col senso di « concepti » .
( 5) Di regola in questo testo si trova pàkhom, in luogo di pàkhon , che
meglio corrisponderebbe al copto nJOCCJUlt , greco jiaxwv. Tuttavia in qualche
passo del nostro testo ricorre anche la forma pàkhon .

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322 .
C Conti Rossini
Giunsero ( 4) nella terra di Licon (2) al 20 di pachom. E ritrovarono
Belfios ( 8 ) di Diospolis ( 4 ), e Origenes ( 5), che li avevano preceduti ,
nella terra di Licos ; e quelli pure il preposito aveva mandato.
Si ritrovarono fra loro, si abbracciarono e si baciarono in un santo
bacio, e si esortarono reciprocamente con gli ammonimenti del Si -
gnore. In verità furono come i valorosi soldati di Cristo, si arma -
rono delle armi della giustizia, e si opposero al peccato, fin che giun-
sero a morirne, mentre ponevano la loro fede in Quegli che combatteva
per loro. Corsero , e andarono a morire di martirio. Mentre anda-
vano, parlò (6 ) Origenes e disse loro : « Fratelli miei , vedete voi che
un Angelo dal cielo discende e ci investe di dignità , noi cinque ? »
Rispose Arsenofis e gli disse : « Che cosa vedi , o fratello mio ? »
Rispose Origenes e disse : « Credetemi , o miei fratelli , perchè il vero
vi parlo. Ho visto l’ Angelo del Signore , mentre investiva di dignità
me, Origenes e Belfiones (7 ) e Arsenofis e Pietro ed Ischirion » .
Mentre il governatore , il duce, stava nel bagno (8 ) di Licon , gli

(*) Nel testo etiopico 0>£Af < :: . Il senso di « giungere » non è registrato
per tale verbo dal Dillmann. Va accostato a quello registrato di « trasfe -
rire » ; p. es . 5 4lCyì 5 5 « li trasferirò alla luce
dalle tenebre ».
. .
( 2) Su Lycopolis v Ar Cà LDERINI, Nella patria di Plotino, Licopoli,
.
in Aegyptus, 1922 , p. 255 segg Licopoli aveva notevole importanza militare,
che spiegherebbe la presenza del dux in essa. Nelle figure che accompa
gnano il testo della Notitia dignitatum essa apparisce come città fortificata
-.
(3) Il nome BéÀ,<pi£ ricorre nei papiri : vedi PREISIGKE, op. city , col 73, .
. .
HEUSER , op cit ., p 78. Nel nostro testo si scambiano la grafìa Bèlpyos e
Bèlfyos ; ma la presenza di cp nei papiri dimostra che lo f etiopico non pro
.
viene da una lettura araba di un p Non so spiegarmi il fatto che, mentre
-
al Jt greco corrisponde nel nostro testo un fa , in questo nome invece si ha T •
.
Del resto , il nome nei vari mss presenta le più strane alterazioni , bèlpyos,
bèlpiyos, bèlpèyos, bèipèwos, bèlpiwos, bèlpuèyos, bèlpuàlo, bèlpuàwos, bèlwo
. -
puàwos, bèlfyos, bèlfyones, belf èwos ; A una volta ha persino èlfyos In ge -
nerale, nella prima parte sembra esservi tendenza a forme con p, nella se -
conda a forme con f .
(4) Non mi spiego la forma Adispolèwos, costante, per questo passo, in
tutti i codici ; nè crederei accettabile 1* ipotesi di un ' ad dispolèwos, foggiato
alla tigrai.
(5) AClìfl 5 = .
’QpiYévris Nel nostro testo, Argènes ; qui però tutti i
.
codici hanno una variante Argones C in vari casi ha Argènes.
.
(6) hfD' P' h ! in questo testo assume spesso il senso di « parlare »
(7) Così nei manoscritti .
(8) I bagni di Licopoli ebbero una certa rinomanza Al tempo di Teo . -
dosio, essendo la città divisa in due partiti, i membri del partito Greco ap -

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La Passione del martire Arsenof ìs 323

consegnarono i cinque, in quel giorno 20 del mese di pàchotn. Il primo


d’essi era Arsenof ìs. Il duce gli disse : « Tu forse sei quello che percosse
il preposito ? » Rispose e disse : « Tu lo hai detto ». Il duce rinnov ò
il tentativo di sedurlo con frode. Gli disse : « Sacrifica e farò per te
.
quello che vorrai » Rispose Arsenof ìs e gli disse : « Non sacrificherò :
fai quello che vuoi ». Il duce ordinò che lo legassero, lo coprissero
di contumelie, lo dilaniassero e lo portassero in giro per la città le-
.
gandolo alla coda d’ un cavallo Dopo che lo ebbero portato in giro,
glielo arrecarono, e il duce gli disse : « Sacrifica , affinchè tu non
muoia ». Arsenof ìs gli rispose e gli disse : « Questa invero non è
.
stata morte, bensì è vita » Il duce ordin ò che gli abbruciassero la
faccia nella fornace del bagno. Dopo ciò, glielo arrecarono, e il duce
gli disse : « Sacrifica, risparmiati ( 4) una punizione, che sarà pi ù grave
.
e cattiva di ciò » Rispose Arsenof ìs e gli disse : « Non sacrificherò,
e fa quello che vuoi , perch è io ho il Signore che mi aiuta » . Co-
mand ò che lo legassero ad una ruota e che venisse messo alla tor -
. .
tura Dopo che fu torturato, lo condussero al duce E gli disse il duce :
« Sacrifica ! » Rispose Arsenof ìs e gli disse : « Non sacrificherò, e non
rinnegherò il Signore ». Ordinò che lo appendessero con la testa in
.
giù E mentre stava appeso quello strenuo nella fede e combattitore
.
custodì la sua fede e compì il suo corso vitale Mentre stava appeso,
rese la sua anima in quel giorno, nel mese di pachom, in data del
20 del mese.
Fecero accostare Pietro e lo condussero al duce. Questi gli
disse : « Sacrifica ! » Rispose e gli disse : « N o n sacrificherò » . Gli
disse il duce : « Non hai veduto i castighi , come io abbia fatto e ca -
stigato quelli che erano prima di te ? » Rispose e gli disse : « Io
.
sono cristiano, e non sacrificherò » Il duce comand ò che lo legas -
sero ( 2), lo coprissero di contumelie, piantassero dei pali , e lo appen -
dessero col capo all * ingiù : lo appesero e lo torturarono. Dopo ciò,
vide come [Pietro] fosse costante e non rinnegasse la sua fede. Co -
mandò che scavassero una fossa , ve lo gettassero, lo ricoprissero, e

profittarono d’un giorno in cui i membri del partito Egiziano eransi raccolti
nelle terme, per bruciarveli vivi, costruendo o ricostruendo dopo lo stabili -
mento con sale pel tiro dell’arco e per il pugilato, con vasche d’ immer
. . . .
sione ecc (AMéLINBà U , Moti , potir servir à l’hist de V Èg chrét , I, p. 465)
-.
(* ) Il verbo S ha il senso di « luerari » ; il contesto qui però vuole
« evitarsi, risparmiare per sè stesso » .
.
(*) Nel testo J&iittSP S Il verbo Att 2 non è registrato dal Dillmann ,
ma il Sawàsew di Moncullo lo traduce X 4ldT S , ••

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324 C. Conti Rossini

facessero camminare su di lui dei muli. Egli sopport ò anche ciò,


mentre il Signore lo aiutava. Lo trassero di col à tutto rotto per la
gravità dei supplizi. Il duce gli disse : « Sacrifica , affinchè tu non
muoia » . Non potè parlare per la gravità del supplizio , scosse il capo
e disse : « Non sacrificherò , no ! » E quando pi ù non seppe che fare,
quel tiranno e peccatore ordin ò di gettarlo ai fori di tre ceppi ( 4 ),
mentre era incatenato, e di farlo stare nella carcere senza cibo nè
acqua , affinchè morisse di fame.
Fecero accostare Origenes. E gli disse quel peccatore, duce :
« Giova a te stesso, salvati dai supplizi e sacrifica ! » Rispose e gli
disse : « Non sacrificherò ». Comandò che lo appendessero, lo inca -
tenassero e lo torturassero. Dopo che l’ebbero torturato , gli disse il
duce : « Sacrifica ! » Rispose Origenes e gli disse : « Non sacrificherò,
io sono cristiano ». Comandò il duce che lo menassero in giro per
tutta la città , lo appendessero col capo all’ ingi ù , e lo tormentassero,
affinchè per la gravità dei tormenti dicesse di si e sacrificasse. Sot -
toposto a tormenti, rimase costante. Lo portarono al peccatore , il
.
duce Gli disse : « Sacrifica ! » Rispose Origenes e gli disse : « Non
sacrificherò » . E comandò che lo gettassero al cavo dei tre ceppi, le -
gato e incatenato, e <?he non gli dessero da mangiare e da bere, fin
che morisse.
Fecero venire ed accostare Ischirion. Il duce gli disse : « Bada
a te stesso e sacrifica » . Rispose Ischirion e gli disse : « Bado a me
stesso, e non sacrifico ». Ordinò di incatenarlo, di appenderlo e di
torturarlo. Il duce gli disse : « Ho inteso che un tempo sacrificasti ;
.
sacrifica anche ora » Rispose Ischirion e gli disse : « N o n è vero,
non sacrificai , tu sacrificasti » . Il duce si irritò, lo consegnò alle guardie

(*) Espressione molto oscura , che nei ms. è presentata con grande in -
certezza, la quale dimostra come gli amanuensi non la capissero : westa guend
westa sàles , westa sàles herwata esa guend, westa herwata guenda es, westa
herwata esa guend sàles, westa sàlsày herwata guend. Dapprima avevo cercato
la spiegazione in un passo della lettera di Fileas riportata da Eusebio , Hist .
. -
eccl , Vili, 10, 5 9, ove, parlandosi dei supplizi inflitti ai martiri di Cristo, si
riferisce : « Alcuni , dopo la tortura , erano messi ai ceppi, coi piedi discostati
fino al quarto foro, in modo da essere costretti a restare sdraiati sul dorso
per causa delle ferite di cui avevano coperto il loro corpo » . Tuttavia,
sulla base delle fonti citate dal Dillmann sotto la voce S > e tenuto
conto della traduzione Guidi del corrispondente passo del Senkessàr, accolgo
Vinterpretazione che d ò nel corso della mia versione : il paziente era legato
a tre ceppi disposti in modo da farlo giacere supino, con le braccia aliar
gate e le gambe distese.

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La Passione del martire Arsenofis 325

delle carceri , malvage e crudeli, ed ammonì le guardie dicendo : « Se


non gli farete in modo che egli sacrifichi, sappiate che voi stessi
ucciderò ». Quelle malvage guardie lo presero , lo condussero in giro
per tutta la città e cominciarono a cercar di persuaderlo che dicesse
di sì , e lo turbavano affinchè sacrificasse al loro Dio. Allorché il buon
lottatore, timorato del Signore, ebbe rifiutato a loro di sacrificare
agl’ idoli immondi , presero a tormentarlo e ad offenderlo molto, avendo
essi paura del governatore che li minacciava ; lo trassero alla chiesa ,
verso sud , piantarono un palo ed appesero il figlio della Luce col
capo all* ingi ù. I nemici della verità presero a dirgli : « Le chiese cri -
stiane sono state distrutte, i capi della chiesa hanno fatto sacrifici ;
che ne sai tu se il Signore non abbia voluto ci ò ? Ora dunque dicci
di sì , e sacrifica, affinchè noi pure non si sia messi alla tortura per
causa tua ». E quello strenuo e forte rimase costante, e non vi fu
cosa alcuna che egli loro rispondesse. Essi , invero, pensarono che egli
dicesse che avrebbe sacrificato ; lo presero e lo condussero al duce.
Quel peccatore disse loro : « Dice egli di sì , che sacrificherà ? » Ri -
sposero quei peccatori e gli dissero: « Sì ! » Quel duce, uscito dal
Signore e peccatore, disse a lui : « Sacrifica ! » Rispose e gli disse il
beato Ischirion : « Tu , in realtà, negli uomini credi , ma io nel Dio
vivente credo ; io ho chi mi aiuterà , il Signore » .‘ Il tiranno rimase
svergognato, e comandò che lo appendessero, lo portassero via, lui
pure gettassero nel terzo grado di ceppi , ve lo facessero entrare legato
e incatenato, lo chiudessero nella casa, e lo lasciassero finché fosse
morto di fame e di sete .
Fecero venire ed accostare Belpios, diacono ( 4). Entrò. Il duce
gli disse: « Ecco, hai sentito ! sacrifica , affinchè tu non sia messo alla
tortura sino a che non abbia sacrificato. Risparmiati i tormenti, coi
quali saresti tormentato ». Rispose e gli disse Belpios : « Fa quello
che vuoi, perchè io, invero, per ciò sono venuto, onde il mio sangue
sia sparso per la voce del Signore ». Il duce ordinò che lo legas -
sero, lo coprissero di contumelie e lo torturassero. Dopo ciò, nuova -
mente gli disse quel peccatore : « Sacrifica ! » Rispose e gli disse
Belpios : « Non sacrificherò, sono cristiano » . [ Il duce] consegn ò ai
guardiani dei carcere il santo del Signore affinchè lo menassero in
.
giro per tutta la città Dopo ciò lo portarono in giro nuovamente ,
ed egli stette saldo nella fede. In seguito, egli rifiutò ancora di dire

(*) In questo testo ricorre quasi contantemente , anzich é diyàqon, la


forma zeyàqon, d ’onde il verbo amarico zàqqonà « divenire diacono » .

Orientalia
— 22

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326 .
C Conti Rossini

di sì ; e lo presero quegli usciti dal Signore e perversi guardiani


delle carceri , lo trassero alla loro casa , piantarono un palo, lo appe -
sero col capo all’ ingi ù , e legarono al collo di lui una pietra. Quando
egli ebbe rifiutato di dire di sì e non si scosse dalla sua fede, lo
presero e lo trassero a quell’empio e peccatore duce. Gli disse quel -
l’empio : « Sacrifica , affinch è di mala morte non muoia » Rispose e .
gli disse il beato Belpios : « Non sacrificherò per vivere » . E quando
ebbe stupefatto quel duce peccatore, [questi] ordinò che lo gettas -
sero ai tre cavi dei ceppi, incatenato e legato, sino a che morisse
di fame e di sete.
Dopo che fu partito il nemico della verità , il peccatore, lo scriba
prese i [prigionieri], li fece entrare in una casa e ne murò la porta,
come aveva comandato il duce, ed ivi li lasci ò in quel giorno, add ì
20 del mese di pàchom. I nomi di coloro che furono rinchiusi sono
questi : Pietro, Origenes, Ischirion e Belpios. All’albeggiare, anda -
rono i fratelli e stettero presso la porta della casa : li visitavano, li
encomiavano e loro dicevano : « Ottimamente siete stati costanti, o
fratelli nostri , ieri, fino a giungere a morire. Che il Signore sia con
voi, ed Egli vi aiuti » . Risposero e dissero i beati : « Metà della
corona, per altro, prendemmo, o fratelli nostri ; può (*) il Dio pos -
sente portar la cosa a compimento a favor nostro » . All’albeggiare,
i fratelli venivano a vederli dal di fuori. Al 30 del mese di pàchom,
salutarono quelli che stavano fuori ; e quei beati fra loro si abbrac -
ciarono. Ischirion disse loro: « Fratelli nostri, attendete e state attenti
qui presso noi , perchè in questa notte il fratello nostro Pietro ren -
derà Tanima sua, ed affinchè lo prendiate ; egli infatti è coricato su
di me, e molto mi disturba , perchè siamo incatenati » . Risposero i
fratelli e gli dissero : « Siamo pronti , attenderemo ». Il beato Pietro
combattè un perfetto combattimento spirituale nella legge, custodì la
sua religione, compì il suo corso mortale, e in quella notte rese l’a -
nima sua in pace, nel mese di palmi. Dopo che Pietro si fu addor
mentato, fecero uscire anche gli altri dai ceppi : portato fuori Pietro,
-
murarono nuovamente la porta. I fratelli presero il beato Pietro con
grande festa. E, siccome solevano, i fratelli venivano a visitare quelli
che erano rimasti .
E vi era Sostenes (8) diacono, che stava presso la porta e confor -
tava Belpios. E gli disse : « O fratello mio Belpios, sii costante mentre
( * ) Così ( jyekel) in tutti i tre codici ; forse avremmo atteso yekhal
4 possa » .
( 2) Nel testo etiopico Sestènèw .

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La Passione del martire Arsenof ìs 327

credi nel Signore ». Rispose il costante, e gli disse : « Costante sono


io, e non per mia forza bensì soltanto per la forza del Signore ».
Gli disse il diacono : « Bene hai parlato » . Rispose e gli disse il beato:
« Io stesso so (* ) che, quando io avessi durato due giorni, non avevo
pi ù la forza di parlare e venivo meno. Ed ora, ecco, sono tredici giorni
e dodici notti che digiuno e non ho gustato cibo od acqua , ed ecco !
parlo forte come te, come chi abbia mangiato e bevuto, e non ho
sofferto la fame e non ho patito la sete se non grazie alla forza del
Signore, con cui mi nutrisco e mi rafforzo ». Gli disse il diacono :
« Ricordati di me, o fratello mio ! » E gli disse il beato : « Che il
Signore ti ricordi, o fratello mio ! » E molto valido era il cuore di
quel beato, mentre tante torture sopportava per tanti giorni ; e ri -
cordava i fratelli , che stavano fuori , ciascuno col suo nome, e di -
ceva : « Salutate il tale, e salutate il tale, salutate il padre nostro
vescovo e tutti quelli che con lui stanno ».
Nel giorno 14, vennero le sorelle carnali d’Ischirion, stettero presso
la porta, gridarono e dissero con grande voce : « O fratello nostro che
amiamo, amore (s) delle sue sorelle, guarda le nostre lagrime, il nostro
abbattimento e il nostro dolore ! Ecco, sono cinque inverni da che non
.
ti abbiamo veduto Noi desideriamo vederti. Abbiamo supplicato i sol -
dati, e li abbiamo indotti a consentire che ti dieno licenza di uscire e
noi ti si vegga. Esci dunque, e non lasciarci in questa tristezza ed affli -
zione grande, poiché molto si rattrista l’anima nostra, e non sarà pec -
cato presso il Signore se ti vedremo » . A sua volta, il custode di colà lo
supplicava e gli diceva : « Esci , che ti veggano le sorelle tue ! » Cer -
cavano le sue sorelle d’ ingannarlo, vanamente, con ipocrisia , e
volevano sedurre l’anima di lui per la morte. Ma il beato Ischirion,
mentre ardeva nello spirito della fede, disse : « Se è possibile, entrino
esse qui, presso me ; ma se non è possibile il loro entrare, lungi da
me il pensiero che io esca da questa casa ! » Parlò il forte e beato
Belfios, e gli disse : « Non ascoltarle, perchè esse ci sono estranee ;
se ne stanno fuori, e cercano come un leone di rapire l’anima tua
nella morte ». Rispose il beato Ischirion e gli disse : « Non addolo
rarti, o fratello mio Belfios, perchè non mi piace ascoltar molto il
-
loro discorso, ma io nel Signore soltanto, nel mio Dio, ho fiducia ».
Si riunirono l’un con l’altro i beati essendo d’accordo, e discesero
.
(*) Nel codice C « sappi » Ma la locuzione Ah9°C • CXfì? • occorre
anche in seguito.
, -
(*) Mafqara ahàtihn ; la forma fna/ qar di tutti i tre codici, non è se
gnalata dal Dillmann .

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328 C. Conti Rossini

nella parte di casa che era sotto terra , fino a quando [quelle donne]
avessero perduto la speranza e se ne fossero andate. Dopo che fu -
rono passate via , sfiduciate, essi salirono nuovamente al loro posto.
E vennero altresì altri fratelli . Uno d ’essi era un diacono, chia -
mato Arsenio. Stettero presso la porta. Li salutarono da fuori ; e
quelli , invero, li salutarono dall’ interno, riconobbero Arsenio e gli dis-
sero: « Tu sei Arsenio ( 4), che porterai il tuo fratello Origenes al suo
paese ? » Disse Arsenio: « Sì , sono io ». Rispose e gli disse Ischirion :
« Non essere negligente, perchè egli stesso ha detto : mi porteranno al
paese mio ». Disse Arsenio : « Io sono pronto , perciò sono qui. Sol -
tanto , ecco ! mentre vi sono i diaconi , mi dirà egli stesso che mi dieno
licenza di prenderlo » . E parlò Origenes e gli disse ( 2 ) mentre vi
erano tutti i diaconi : « O mio fratello Arsenio, non essere negligente
nel prendere il mio corpo e nel portarlo al mio paese ». E rispose
Arsenio e gli disse : « Non sarò negligente, per la volontà del Si -
gnore ; ma per questo motivo non sarai triste » . E rispose Origenes
e gli disse : « Se questo farai , farai un esimio atto di carità » . Anche
Belfios, buono, combattente spirituale, disse ad Arsenio: « Il Signore
ti ricompenserà e ti darà il tuo premio, o fratello mio Arsenio ; dacché
noi, invero, siamo fatti di carne e sangue » . Rispose Arsenio e disse :
« Ma voi avete calpestato V inimico, e siete divenuti come gli Angeli
del Signore. Ricordatevi di me, giovatemi ! » Rispose e gli disse :
« Il Signore ricordi , Egli che tutto ricorda » . Il beato Origenes si
accostò al momento di uscire dal suo corpo. Mentre era in tanto do -
lore, afflizione e tormento, Origenes grid ò con grande voce, e disse :
« Desidero bere ! » . I fratelli, che ivi erano, ebbero il loro cuore ad -
dolorato per l’orrore di quella voce, perchè moltissimo soffriva e pa-
tiva il beato combattitore. Rispose Arsenio e gli disse : « Abbi pa -
zienza, o mio fratello , un poco, e prenderai la corona incorruttibile » . E
gli disse Belfios : « Abbi pazienza, che non ci deridano ! » Gli disse
Origenes : « Soffro molto, o fratello mio, voglio risciacquare (3) la
( 4 ) JiCfolfì • ’AQoéviog. Neir episodio seguente vi è qualche confu -
= .
sione, nei mss. , fra i nomi Arsènes e Argenes Il Sinassario tradotto dal BUDGE
.
ha costantemente Aretigis per Arsènes Anche il cod. B una volta ha Ar
gèbènes per Arsènes .
-
( 2 ) Il testo è alquanto guasto nei codici .
(3) Nel testo XÌ OT*# • • La radicale è registrata dal Dillmann soltanto
^
in ’hWhd « salebrae » e « salebrosus » detto specialmente di luogo o di via .
In tigrai .
l « sciacquare la bocca , l’otre dell’acqua » ecc (FRANO, DA
BASSANO) , in amarico T* a\7* fl\ l « pulire i denti strofinandoli con un ramo -
scello d ’olivo ».

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La Passione del martire Arsenof ìs 329

mia bocca con un poco d’acqua, affinchè non venga meno la mia
.
lingua » Gli disse Belfios : « Abbi pazienza ! prima che venissimo qui,
abbiamo inteso che l’acqua non vi è in questa casa. E questo sap-
piamo, che senza dolore e sofferenza grande non si prende la co -
rona, e non vi è se non chi abbia combattuto secondo legge, che
.
prenda la corona Alzati dunque, o fratello mio, ora, verso oriente ;
supplicheremo il Signore, e subito ti farà riposare quel Dio di mise -
ricordia ». Sorsero, lo presero, e gridarono con grande voce, mentre
dicevano : « O Signore, Dio dei forti, padre del Signore nostro e
nostro Redentore Ges ù Cristo, padre di misericordia, Dio di ogni
supplica , Tu che ci conforti contro ogni dolore nostro, fa uscire il
fratello nostro da questa sofferenza ! » E li ascoltò il Signore mise-
ricordioso, e prese lo spirito di lui, che aveva custodita la sua fede.
Origenes compì il [suo] computo mortale (* ) in quella notte, nel mese
di patini , al 5 del mese.
Dopo ciò, lo estrassero dalla casa e nuovamente la chiusero contro
i due che erano rimasti. Mentre lì venivano a visitare i fratelli ed i
sacerdoti , giunse la sorella (*) carnale di Belfios, stette presso la porta ,
vantò (3) la sua fede, che era quella dei compagni di Valentino ( 4), e
rafforzava in essa suo figlio. Vi era un dei fratelli , il cui nome era
Sofronimos, e questi parlò e disse a Belfios : « Una beata madre car -
nale hai, o fratello mio ! » Rispose e gli disse quell’alacre e beato :
« Come può ella essere beata se non sono pochi gli errori per cui
erra ? » E gli disse [Sofronimos] : « Molto mi hai addolorato col
dire questo, perchè non sapendolo io la feci stare con noi ». Gli
disse Belfios : « Fratello mio, può il Signore farla ritornare da questa
via di errori a quella del non errore, e darle intelligenza con cui

(*) Huelque con questo senso speciale mi sembra nuovo .


(2) Cosi in tutti i mss., sebbene il seguito lasci dubitare che , in luogo
di « sorella » sia da leggersi « madre » .
(3) I vari codici presentano, qui, lezioni alterate ed incomprensibili :
.
A wakh, BC wakha Io leggo wakhat Il verbo ( Dtirfi * è dal Òillmann re -
gistrato soltanto col senso di « tumultuari, clamorem edere ». Il Sawàsew di
Moncullo lo traduce in amarico 5 « fare bravate, ostentazioni come i
. .
soldati » Ma il senso qui mi rimane oscuro Vedi anche I GUIDI , Il Gadla .
Aragàwl , Roma , 1895, p. 37, n 1 . .
(4) La forma za' ella walantinos potrebbe richiamare i nomi dei re d ’Abis -
sina, Ella 'Amida , Ella Asbeha ecc. Ma credo che essa debba tradursi « quelli
di Valentino » , secondo un valore del pronome etiopico ella perpetuatosi
nell’ uso tigrai ed amarico. Essa potrebbe riferirsi a qualche setta gnostica
del valentinismo, che, come è ben noto, ebbe molto sviluppo in Egitto .

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330 C. Conti Rossini

comprenda. Ma se tu temi di venire qui, manda domani uno dei tuoi


uomini con la mia madre carnale, qui, presso di me, ed io parler ò
con lei mentre voi sarete presenti ». Gli disse il sacerdote : « Io dal
vescovo sono stato preposto qui, sulla carcere, e non v ’ è nessuno di
cui io tema, all’ infuori del Signore, lui solo. Dì quello che vuoi ».
Nel giorno 15° da che era nella prigione, vennero a visitarlo i fra -
telli ed anche la madre di Belfios. La madre di Belfios gli disse :
« Figlio mio, dove dunque vuoi che stia il tuo corpo quando avrai
reso lo spirito tuo ? » Rispose e le disse il beato combattitore
Belfios : « Come puoi prendere il mio corpo ? Ecco, tu sei neirerrore .
Ma se vuoi prendere il mio corpo fai dunque quello che ti dirò » .
Ella gli disse : « Figlio mio, ciò che mi dirai farò » . Egli le disse :
« Lascia la via dell *errore, nell * ignoranza, e conosci la via della ve -
rità e della giustizia ». Rispose la madre di lui, e gli disse : « Figlio
mio, meglio è per me la tua uscita da questo mondo conoscendo la
via della verità, da questa casa ( 4 ), e che tu prenda la corona incor -
ruttibile ed entri nella vita eterna, piuttosto che tu ritorni in questo
mondo e viva una vita immonda » . E questo disse la madre di lui,
affinchè il suo figlio sapesse che ella aveva abbandonato il suo er-
rore ed era entrata nella via diritta, che è la via della religione della
chiesa cristiana che è dovunque ( 2). Rispose Belfios e le disse: « Mi hai
dato allegrezza nel dire così. Credimi, che vero è questo che ti dirò .
Prima, se avessi digiunato un giorno o due, so io stesso che sarei
.
divenuto fiacco e sarei caduto per debolezza Ed ecco ! oggi sono
quindici giorni e quattordici notti che sono incatenato e legato, e di
questi quindici giorni sono dodici che sono sottoposto a supplizio
nel cavo di tre ceppi, e molto sono stato tormentato da parte di
questo scellerato e corrotto duce. Or vedi come io ti parli forte e
sano. Da ciò conosci che non sono io che parlo, bensì lo spirito di
verità che ha fatto stare su di me il Padre del Signore nostro e nostro
Redentore Ges ù Cristo. Credimi dunque che questa è la via della
vita che conduce alla vita eterna. E questo saprai e conoscerai, che
non vi è martirio, se vi è morte (8), e non vi è per
secuzione se non per i soli giusti , i quali sempre sono perseguitati.
-
Sì ! in verità essi sono i giusti , in verità sono essi, sì ! e certamente

( * ) Così nel testo che nella mia traduzione cerco di seguire strettamente
anche nell’ordine delle parole ; ma qui vi è uno spostamento di voci o manca
qualche cosa .
(2) Cioè universale .
(3) Testo molto corrotto , traduzione dubbia.

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La Passione del martire Arsenofis 331

sono perseguitati in questo mondo per la gloria della prova della


magnificenza del Signore. Or dunque, veritiero è tutto quello che ti
dico, affinchè tu lasci l’errore e segua la via della giustizia che mena
alla vita eterna ». E quando intesero questo i sacerdoti e i diaconi
e tutti coloro che stavano ivi ammirarono la sua fede e la forza che
era in lui. E parlò Belfios e disse al sacerdote : « Se investighi e co -
nosci che ella ha lasciata la via dell’errore, lasciatela che stia con voi
nella preghiera : qualora poi ella presti ascolto alla vostra parola ed
a ciò che io stesso le ho detto, datele non pure il mio corpo, bensì
quanto altro ella vi domandi dateglielo. Ora dunque alzatevi ed an -
datevene, ritornate a casa. Avete sofferto con me, e vi ho fatto afflig-
gere. Noi pure anderemo e scenderemo nella casa che è sotterranea » .
Passarono via, e ritornarono a casa. Arsenio diacono stette presso
la porta, e disse loro : « Rallegratevi, o lieti combattitori di Cristo ! » Lo
salutarono quei che erano dentro , e lo interrogarono, e gli dissero : « Che
ora è ? » Questo gli dissero perchè non sapevano quando fosse giorno ,
e quando notte, essendo molto oscura quella casa. Arsenio disse
loro : « Ecco, ora è sorto il sole » . Rispose il beato Belfios, e disse :
« Ringrazio il nostro Aiutante ed il nostro Patrono, perchè, ecco, ci
troverà la visita che verrà da Lui (*). Sii costante, adtsso, per ca -
gione del fratello nostro Ischirion ; perchè egli renderà il suo spirito
oggi, in questa giornata » .
Gli disse Arsenio : « Perchè non parli a tua sorella , affinchè
essa si allontani da questo errore, dal momento che noi ci siamo
affaticati con lei e non ci ha detto di sì ? » Rispose il beato e disse ( 2) :
« Io pure mi sono affaticato nel parlarle, e non mi ha detto di sì.
È scritto : forse che getterò una corda, e la tirerò ? » (3) Rispose
la sua sorella e disse : « Che cosa vuoi, o fratello mio ? Ecco, mi
vietano di stare nella preghiera » . Rispose Belfios e le disse : « Ecco,
sono diciasette giorni e sedici notti che soffro e mi affatico mentre ti
ammonisco di scostarti da questo errore ; e non mi hai ascoltato, ed
hai rifiutato di scostarti da questo errore tuo ; verso la legge degli
.
uomini procedi, e nelle tenebre stai Io, invero, per pietà dell’anima
tua, al pari dell’anima mia, questo ti dico, e non mi dici di sì » . Gli
disse la sua sorella : « E che, fratello mio ! sia che io fossi di fuori,

( l ) Così nel testo che forse è alterato.


(*) Passo corrotto.
( 3) Cfr. forse MICH. Il 5 .

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332 C. Conti Rossini - La Passione del martire Arsenofìs
sia che fossi al pozzo ( * ), e venissi verso di te, tu uscivi e mi acco -
glievi. Ed ora , mentre tu stai nella casa , io sono di fuori . . (*), non .
vuoi parlarmi » . Rispose e le disse Belfios (8) : « Prima , mentre stavo
col à mi recavo presso te, secondo l’ usanza umana ; ma ora non se -
condo la legge umana stiamo chiusi e legati, per cagione di Cristo,
che non ha riguardo per alcuno, poiché non debbonsi riguardi agli
uomini, ma a Gesù Cristo, nostro Signore. Ed ora, non mi dici di si.
[Bensì] allontanati dall’errore. Ed ecco ! ora io do ordine al diacono
che tu non tocchi il mio corpo quando verrò sepolto nella mia casa,
e non ti do il permesso di toccare il mio corpo, perchè tu non sei
mia carne, per causa dell’errore della tua fede » Dopo ciò, . ì il mor
beato Ischirion custodendo la sua fede e compiendo il suo corso, il
18 del mese di pahni. Dopo ciò, lo trassero fuori, rimisero nuova -
mente le pietre e murarono la porta sul beato Belfios, sul pastore
buono. E al 17 ( 4 ) di quel mese, siccome costumavano far la visita,
i fratelli vennero per visitarlo, e gli dissero : « Come stai dunque, o
beato Belfios ? » Rispose loro, e loro disse : « Aspettatemi , © fratelli
miei, e pazientate per me, perchè io pure in questa notte uscirò ». E
il beato commise lo spirito suo, conservando la sua fede e compiendo
il suo corso in quella notte, al 19 del mese di pàhin ( 5) .
In sempiterno, amen .
(* ) Nel testo «flCfrC * di cui non conosco altri esempi Traduco come.
fosse ACCLC • • Ma il testo è guasto .
(2) Nel testo 71JW * » 71M !» voce che mi è sconosciuta .
(3) Anche il tratto seguente sembra corrotto .
(4) L’ irregolarità nella esposizione delle date negli ultimi due episodi
.
colpisce Prima si narra della morte d’ Ischirion al 18 di pàhtii, poi si ritorna
.
indietro, al 17 dello stesso mese, per le visite a Belfios D’altra parte, non
vi è possibilità di pensare a errori d’ amanuensi nel maneggiare le cifre,
perchè, se di cifre si avvale il codice C (quello B ha cifre pel 18, e lettere
per la seconda data, che però riporta al 14), A ha chiaramente sei lettere
.
' asurù wa satnunU e poi ' asura wa sabu' u Questo oscillare di date e l’estrema
brevità del racconto della fine di Belfios possono dare l’ impressione che il
testo utilizzato dal traduttore si arrestasse alla morte di Ischirion , e che il
resto sia un’ aggiunta. Il gadl, infatti, si intitola ad Arsenofìs, Pietro ed
Ischirion .
(5) Nel testo si scambiano le forme pahni, pàhni, pàhin
.
nACOite »
n Atom , HA.Viti Non so spiegarmi l’ intervento della aspirata , che non ha
=
riscontro n è in greco nè in copto. Rappresenta essa forse uno spediente del
traduttore etiopico per rendere il suono v della voce jicnm, ignoto alla sua
lingua ?

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