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Prospero Aldorisio. Il modello ermetico, Galileo e la Santa Inquisizione, in


Scrittura. Rivista di problemi grafologici, n. 172, 2016, pp. 51-76

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Carla Salmaso
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172 FC e@w&
Rivista di proble mi grafologici -o.,

gennaio-aprile 2016
STORIA

CARLA SALMASO

Frosp*ral &lder*sÉ*
/l s**dsll* enff?#trr{#, Sr/d**
r ls S*rufs l#fsrrsffd*ffc

Prospero Aldorisio, noto precursore della grafologia, fu attivo nella prima metò
del XVil secolo. Fine osservatore della scrittura come segno visibile del mistero
individuale, eglifu autore ditre trattatì e del profilo grafologico dÌGalileo Galilei,
Le fondamenta dell'intera sua opera sembrano aver risentito non poco del para-
digma ermetico del macro-microcosmo, in base al quale l'essere umano, le sue
forme e le sue espressioni furono concepiti e osservatì come sintesi dell'Universo.

lo prometto di difendere queste tesi sempre e ovunque,


in aperto campo di battaglia.
Prospero Aldorisio

I I nu delle figure più(cfr.affascinanti della storia della grafologia è per noi Pro-
l-f spero Aldorisio Zucchi, 201 1), salvato dallbblio grazie a Salvatore
Ruzza che, nel suo pregevole articolo pubblicato in Scrittura,lo definì <il pri-
Carla Salmaso,
mo grafologo in ordine di tempo> (Ruzza,1984, p.67).
laureata
Nacque sul finire del XVI secolo in una Napoli contrassegnata da un fervore
in Lettere,
consu lente
intellettuale senza precedenti, che assistette al rafforzarsi del viceregno spa-
grafologa gnolo, alfiorire del Barocco, all'espansione architettonica e urbanistica, alla co-
e rieducatrice struzione e al restauro di conventi e al consolidarsi di nuovi ordini monastici.
della scrittura, Aldorisio visse nel secolo del grande vigore delle cosiddetle scienze cu-
insegna Grafologia
riose (fisiognomica, metoposcopia, chiromanzia, onicomanzia ecc.)1 che
comparata
beneficiarono di un'intima connessione col misticismo cabalistico, con l'a-
e Tecnica
grafologica strologia e con I'alchimia, dal cui fascino certamente non fu immune. ll troit
presso la Scuola
grafologica
Metoposcopio e onicomonzia: antiche tecniche divinatorie che consistono nel lhnalisi, rispettivamente, del-
1
morettiana
di Verona. le rughe della fronte e delle unghie.

Scrittura 172, gennaio aprite 2016 51


d'union tra tutti questi saperi sembra essere rappresentato dal modello er-
metico del macro-microcosmo per cui l'essere umano era inteso come una
riproduzione, in"scala ridotta'i dell'intero universo e osservato, per analogia,
con il creato contenente il tutto.
Tale modalità di affrontare lo studio dell'uomo godette di straordinaria
applicazione proprio a partire dal XVI secolo in seguito alla diffusione de-
gli scritti attribuiti a Ermete Trismegisto, figura leggendaria a cui furono
ricondotti numerosi trattati ermetico-religiosi nonché l"'invenzione" della
scrittura. La traduzione dell'imponente opera ermetica fu curata dall'uma-
nista Marsilio Ficino (1433-1499) che seppe fondere l"'ermetismo magico"
diTrismegisto col concetto di"armonia universale" di derivazione platonica,
determinando, di fatto, un orientamento capace di ispirare e di condiziona-
re, dal Cinquecento in poi, ogni ambito della cultura europea. Nei trattati
che costituiranno il Corpus Ermeticum, cosi come nell'Asclepio, Trismegisto
esplicò il paradigma di fondo dell'intero modello cosmologico in base al
quale l'Uomo nasce composto per metà di materia grezza e per metà di
spirito divino, collocandosi nella posizione intermedia tra la Terra e il Cielo.
L,essere Umano, Secondo questa visione, gode in potenza (ovvero ne può
pienamente godere solo armonizzandoli) di elementi terreni e di elementi
celesti. A sua volta, l'intero Universo, per il fre volte saggio Ermete, così come
per la filosofia platonica, si "ritrova" nell'essere umano: alle diverse parti di
cui si compone l'Uomo è infatti correlata una porzione del Creato che, nella
sua struttura di base, si erige sui quattro pilastrifondamentali, gli elementi
Fuoco, Aria, Acqua e Terra.
Nel Iimeo Platone organizzò una sorta difisiologia mediante la quale le
parti del corpo furono simbolicamente collegate ai quattro elementi costi-
tutivi del Cosmo; a ognuno di essi, furono ricondotte specifiche funzioni
e qualità, rivisitate da Empedocle e quindi da Aristotele, quali il Caldo, il
Freddo, il Secco e I'Umido; la teoria ippocratica fece quindi corrispondere ai
quattro elementi i quattro umori umani (sangue, Bile gialla, Bile nera, Fleg-
ma); alla predominanza di uno di questi furono associati i temperamenti
(Sanguigno, Collerico-Bilioso, Nervoso, Flemmatico); a ogni temperamento
fu connessa una delle quattro stagioni (Primavera, Estate, Autunno, Inver-
no), che trovarono corrispondenza simbolica nelle età della vita (lnfanzia,
Giovinezza, Maturità, Vecchiaia) e così via. La portata di questa imposta-
zione filosofica fu straordinaria poiché legittimo a lungo l'interpretazione
dell'essere umano (e del suo corpo) come emblema unitario essenziale co-
stituito da due entità speculari: Uomo/Universo. Lo strumento fondamen-
tale in grado di cogliere talicorrispondenze fu, come anticipato, I'analogia:
essa permetteva di evidenziare i legami tra il manifesto e il celato, tra il ter-
reno e il divino, tra la materia e lo spirito, tra il corpo e l'anima'
ll quadro legato alla corrispondenza macro-microcosmo fu utilizzato tra-
sversalmente dalle scienze occulte (cabala, alchimia, esoterismo, astrolo-

52 scritturol72, gennaio-aprile20t6
gia), dalle scienze curiose (cfr. Cingolani,2007 , p. 73 e Spadon, 1662, pp.6-7)
e dalle scienze ufficiali (dalla matematica alla cosmologia, dalla medicina
alla psicologia).
Similmente a buona parte degli uominidi cultura dell'epoca, anche Aldorisio
sembra aver utilizzato tale paradigma: questo appare a nostro avviso confer-
mato, sia nella pubblicazione di Giovanni Frigiolo, di cui parleremo più avanti,
sia nella sua opera piir nota in ambito grafologico, ldengraphicus nuntius, siain
altri trattati meno conosciuti quali Gelotoscopia e Typus metereologicus.
La straordinarietà e lbriginalità dellbpera di Aldorisio sta nell'aver appli-
cato questo modello non a una "forma" - come fecero le scienze curiose in-
dividuando i segni nel corpo - bensì ricercando nel "movimento" quei segni
del corpo espressi dalla scrittura: per analogia essi furono esplicitamente
osservati come il risultato dell'unione tra spirito e materia. Con Aldorisio,
dunque, il gesto divenne un codice in grado di esprimere ed estrinsecare
una vivenza attraverso cui l'intus diventava manifesto e rimaneva fissato
in un segno (la scrittura) capace di rappresentare la traccia sempre viva del
passaggio di un'anima.

La Èes*im*rlEanse di G!*vaffi*:i FrègE*à*


Figlio di Giovanni Battista Aldorisio, medico nel convento dei Monaci Oli-
vetani di Napoli nonché uno dei migliori peripatetici dell'epoca, Aldorisio

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trontespizio
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di Giovanni Frigiolo.

Scritturo 172, gennaio-aprik 2016 53


fu nipote dellbmonimo Prospero, anch'egli uomo di rara intelligenza e di
straordinaria cultura.2
Aveva solo diciassette anni quando conobbe tale Giovanni Frigiolo, il
quale si era recato a Napoli per un soggiorno di qualche mese e a cui va
riconosciuto il merito di aver lasciato il primo documento che ci permette
oggi di collocare la figura di Prospero Aldorisio alle origini della storia della
grafologia italiana.
5i tratta di una lettera scritta a Padova, datata 18 dicembre 1609 e indiriz-
zata a Giovan Battista Solari, agente del monarca Sigismondo lll Vasa, re di
Polonia e di Svezia, nella quale sono raccontate, nel dettaglio, le singolari
doti del giovane Aldorisio, quelle stesse doti che, come si vedrà, susciteran-
no non poco stupore a Roma e presso gli Uffici ecclesiastici. La missiva fu
pubblicata dal tipografo milanese Girolamo Bordoni nel 1610, il quale ne
curò anche l'introduzione, datata 5 luglio 1610, e il titolo: Lettera nella quale
si ragiona intorno alla nuova scienza detta l'ldengrafia da Prospero Aldorisio
ritrovata (figura i ).3
La pubblicazione del documento fu sostenuta fortemente da Giovan Bat-
tista Manso (1569-1645), poeta e mecenate napoletano, già protettore e
amico di Torquato Tasso, definito dallo stesso Bordoni una "trombetta dei
virtuosi". Manso colse nel contenuto della missiva di Frigiolo la straordinaria
portata dell'invenzione di Aldorisio, <un giovanetto tale, che l'età di lui non
giunge ancora al diciottesimo degli anni suoi> (Frigiolo, 1610, p. 8).4 Nell'in-
troduzione del tipografo si legge che <il Sig. Prospero Aldorisio Gentilhuo-
mo Napolitano, ed eruditissimo in ogni scienza ha ritrovato la forma di così
bella Fabrica nell'ldea della sottilissima sua mente & nello spazio di queste
poche carte, appunto come in Frontispicio, ha poi il Signor Giovanni Frigio-
lo, con brevi delineamenti, dirò come interprete di quell'altissimo intelletto,
segnato parte solamente dell'infinite sue maraviglie. Le quali ammirando il
Sig. Gio. Battista Manso Cavaliere di finissime lettere & non meno Mecenate
che Trombetta de'virtuosi, ha finalmente voluto, che col mezo delle mie
stampe desse avviso al Mondo> (Frigiolo, 1610, p.4).
Durante il suo soggiorno napoletano, Frigiolo era <divenuto non sola-

2
<Íinventione par che hereditariamente gli (onvenga [a Prospero Aldorisio] come a figliuolo del Sig. Gio.
Battista Aldorisio persona d'inventione, e di profondissimo giudicio, oltre all'esser uno de'migliori peripa-
tetici di questa età; e come nipote del Sig. Prospero Aldorisio avo, che fu stimato ai tempi su0i huomo di
grand'inventione, & acutissimo ingegno, e giudicio> (Frigiolo, 1610, p.9).
r
Già in una precedente missiva Frigiolo aveva parlato di Aldorisio alSolari, stimolando la curiosità dell'agen-
te del re. Nella più nota lettera infatti si legge: <questi è il signor Prospero Aldorisio di cui vi scrissi per l'altra
mia> e, a riprova che già la curiosità del Solari era stata stuzzicata, Frigiolo scrive: <con che mi credo haver
già soddifatto à tutto ciò, ch'io potea dal canto mio per ismorzare quel desiderio in voi generato dall'altra
mia per il ritrovamento dell'ldengrafia>, (Friqiolo, 1610, p. 8 e p. 1 3).
a
In base a quest'affermazione di Frigiolo si ritiene di poter collocare la data di nascita di Aldorisi0 tra il 1591
e il 1592.

. îr
)+ Scritturu | 72, gennoio-aprile 2016
l
mente [...] familiare amico [di Aldorisio], ma amicissimo ancora di tutti gli
amici suoi: onde lsi è] sovente ritrovato ne'loro ragionamenti, e questioni
intorno a ciò, & honne con lui, & con tutti gli altri, che ne sono consapevoli
lungamente favellato> (Frigiolo, 1610, p' 4)' Questa amicizia permise a Fri-
giolo di conoscere le abilità del giovane Aldorisio di cogliere e di descrivere
il carattere, il temperamento e l'aspetto fisico di un essere umano basandosi
sullbsservazione della scrittura e, viceversa, risalire al gesto grafico dell'indi-
viduo partendo dalle sue caratteristiche somatiche: <è arrivato a tanto, che
non solo in rappresentargli una lettera, o qualunque altra scrittura di chi che
sia da lui no mai piùr conosciuto, né visto; ancorché di lontano, & straniere
contrade, egli riguardando in quello scritto quasi se in uno specchio vedes-
se l'immagine dello scrittore, descriverà subito le qualità del suo corpo non
solo & dell'animo & della fortuna insieme; ma ancora mirando egli ciascuna
persona. o havendo relatione da altri de'suoi costumi, o d'altro tale, subito
conoscerà quale sia il suo scrivere, o vogliam dire il carattere che forma scri-
vendo) (Frigiolo, 1610, pp. 16-17).
Una delle disquisizioni che il giovane Aldorisio intrattenne coi suoifedeli
amici ebbe come argomento la scelta del nome da attribuire alla sua ritro-
vata scienza d'<investigar [...] dai caratteri scritti le qualità dello scrittore>
(Frigiolo, 1610, p. 11):tra tutte le denominazioni prese in considerazione -
da grafirologia a grammimanzia, da grafilogia a grammirologia - Aldorisio
scelse idengrafia, altribuendole, come dirà piÙr estesamente nel suo celebre
trattato ldengraphicus nuntius, il valore di una vasta filosofia naturale <in-
dovinatrice lcome evidenziò Frigiolo] dallo scritto e non dello scritto. [Al-
dorisiol commentava sommamente il nominarsi questa sua scienza lden-
grafia, sodisfacendo a molti dubbi, che gli erano stati fatti da'suoi amici,
& principalmente che la voce grafia significasse non solo la composizione
(com'altri vollero) donde è cognominato appo i Greci singrafis compositore,
confermava col mostrarmi che i Greci chiamano etiandio la pittura Grafi.
Adunque argomentava che significasse appo loro non solo il componere,
ma il delineamento che sifa scrivendo. Oltre a questo dimandai la cagione
perché non volle chiamar questa sua scienza Logia, com'altri giudicarono
doversi chiamare; & egli sodisfacendo così a questa, come a tutte le altre
mie dimande, soggiunse che essendo questa scienza habito da investigare
[...] de'caratteri scritti le qualità dello scrittore, però ne siegua che non si
debba chiamare Logia: conciosia cosa che sarebbe questa scienza habito da
investigare la cagione de'caratteri facitrice> (Frigiolo, 1610, p.21).
La lettera del Frigiolo rappresenta un documento straordinario dal punto
di vista storico-grafologico perché illustra, anticipandoli, alcuni dei capisaldi
delle teorie che Aldorisio fisserà nell'ldengraphicus nuntius, nonché molti dei
punti fermi di qualsiasi scuola grafologica attuale, a partire dall'assoluta indi-
vidualità della scrittura, su cui già Ruzza si era soffermato nell'articolo citato.
Frigiolo rilevo che (osservando l'lnventore [Aldorisio], che tutti gli huomi-

Scritturo 172, gennaio-oprile 2016 55


ni, che scrivono, fanno così varij e difformi i caratteri delle loro scritture: che
quantunque tuttiformino lA, il B, il C e l'altre lettere dellAlfabeto nell'istessa
loro propria forma, nulladimeno sono tanto diversamente scritte, ch'a pena
di considerare di chiunque le mira, chiaramente si conosce, che sien diver-
se mani delineate: anzi che agevolmente a prima vista si comprende, che
questa scrittura è di mano del tale, e quell'altra di mano di quell'altro tale:
la qual varietà è in loro sì fatta maniera, che fra le migliaia delle persone
che scrivono, non si sono mai ritrovate scritture così simili l'una all'altra, che
non vi si scorga notabile & maravigliosa differenza. Et ammirando etiandio
l'lnventore un fermo proponimento della natura, ché di variare il caratte-
re scritto secondo le varietà de gli huomini che scrivono> (Frigiolo, 1610,
pp. 10-11). E ancora:<se la varietà de'volti, che si vede ne gli huomini, ha
dato grandissima maraviglia, molto maggiore la dee porgere la varietà delle
scritture; conciosia cosa che i volti, i quali possono paragonarsi l'un l'altro
sono solamente que'di coloro che di presente vivono, e che presenti sono;
là dove de gli scritti si puo far paragone & de'presenti, & de'lontani, & di
coloro che vivono, & di quegli etiandio che sono di secoli primi già morti: &
tuttavia pareggiandoli tuttitra loro, non ritrovaremo giammai scrittura alcu-
na, che non sia per se stessa da tutte le altre difforme, (Frigiolo, 1610, p.12).
Partendo dalla premessa che ogni scrittura è espressione unica e indivi-
duale, la varietà e la difformità delle scritture dimostrano l'irripetibilità di
ogni essere umano. Tale irripetibilità può essere colta attraverso una pro-
spettiva microcosmica di osservazione poiché anche la scrittura, al pari
della fisionomia, della forma della mano o delle unghie, delle rughe nella
fronte, rappresentò la produzione e lesteriorizzazione di componenti uma-
ne riconducibili a un modello preesistente, universale e, come si vedrà, divi-
no. Con la differenza sostanziale però, rispetto alle altre scienze curiose, che
la scrittura non "appartiene" solo al corpo, ma diventa anche espressione
dell'anima dello scrivente. In base a questo modello, animi mores corporis
temperaturam sequuntur [e facoltà dell'anima seguono i temperamenti del
corpol, i quali temperamenti, a loro volta, prendono vita dagli umori che
riflettono le caratteristiche fondamentali dei quattro elementi, ossia delle
quattro materie, che accomunano Uomo e Cosmo (Fuoco, Aria, Acqua, Ter-
ra) le quali hanno una corrispondenza con le stagioni della natura e del-
la vita umana. <5è vero che la diversità dellbperationi dimostri varietà di
natura negli operanti, chiara cosa è che la varietà delle scritture mostrarà
etiandio difformità di natura & di qualità ne gli scrittori [...]. ll camminare, il
balbutire, la lunghezza e Ia brevità della vita; a che infirmità sia il corpo più
disposto; & finalmente ciascuna cosa, che si può dire qualità di corpo egli
lAldorisiol con istupore di tutti la conosce & fa palese per mezo de'carat-
teri scritti. Presupposte le quali cose, & il modo sopradetto di conoscerle,
da queste argomenta poi le qualità, & l'inclinazione dell'animo: la qual cosa
comesser possa dimostrò dottamente Galeno là dov'egli provò, che animi

56 Scrittura 172, gennaio-aprile 2016


mores corporis temperaturam sequuntur per la qual cosa suole l'lnventore
per sì fatto modo delle persone lontanissime, & da lui non mai conosciu-
te rappresentare le conditioni, & i costumi, & i casi notabili di fortuna, pur
c'habbia un loro scritto nelle mani; che poco meno sarebbe, se con essi loro
havesse conversato le decime de gli anni. Conoscerà chi sia d'animo grande,
chi di vile; chi coraggioso, chi timido; chi prudente, chi sciocco; chi inchi-
nato alla lascivia, chi alla modestia; chi alle crapule, & allo spendere; & allo
'ncontro chi alla avaritia, & alla sobrietà: & così all'altre virtùr, & a'vizij, che
chiamiamo morali> (Frigiolo, 1610, pp. 14-16).
ll diciassettenne Aldorisio non parlava volentieri in pubblico di questa
"nuova scienza", anzi. Frigiolo evidenziò che egli <parcamente ne favella, o
sia per sua natural modestia (essendo questa una delle sue particolarivirtù)
o sia perché scrivendo tuttavia i principij di questa scienza, voglia per se
medesimo, comè ragione, darne parte al mondou (Frigiolo, 1610, p. 10). Da
quanto si legge nella Lettera appare chiaro che nel 1609 Aldorisio stesse già
curando la redazione dell'ldengraphicus nuntius che fu pubblicato solo due
anni dopo e con cui Aldorisio passò alla storia della grafologia.

Ls tre parbblie*ei*ni di Aldcrisis


tdengraphicus nuntius lmessaggero idengraficoì è certamente il trattato
aldorisiano più celebre in ambito grafologico:sitratta di una raccolta di 72
assiomi in latino che rappresentano i principi fondamentali del pensiero
idengrafico come descritti da Ruzza.
Tra tutte quelle espresse da Aldorisio, la legge su cui ci si sofferma in que-
sta sede è quella relativa al "tempo dello scrivente" a cui lAutore dedicò
nove assiomi (dal XXVI al XXX|ll e il L). Aldorisio pose l'accento sull'esistenza,
in ogni scrivente, di un tempo personale di scrittura: esiste, disse, un tempo
di scrittura proprio, coerente con la propria natura e in linea con il proprio
temperamento costituzionale; un tempo contrario al proprio, che porta gli
scriventi a sopportare a malapena lo scrivere e che è causa di indisposizio-
ni; e un tempo oltre il proprio che sembra essere sovrannaturale, ovvero
al di là della natura stessa. Per Aldorisio, è il rapporto tra questi tempi di
scrittura a decretare le qualità degli scriventi, le loro caratteristiche e le loro
disposizioni, predisposizioni e indisposizioni fisiche e somatiche. Si potreb-
be aggiungere che, secondo l'idengrafia, sono i tempi a determinare il gra-
do di avvicinamento all'armonia universale, principio basilare del modello
macro-microcosmico.
<XXVI: Cè un tempo stabilito per tutti gli scriventi: uno nel quale essi go-
dono dellbperazione della scrittura e questo tempo può essere definito
tempo proprio lpropriuml; cè un altro tempo di cui gli scriventi sopportano
a malapena lbperazione della scrittura e questo è definito tempo contro
il proprio lcontra proprium) e cè un altro tempo che va oltre il proprio, in
cui gli scriventi né godono della scrittura, né la sopportano a malapena e

Scritturo 172, gennoio-oprile20l6 57


può essere definito oltre il proprio lpraeter propriuml. XXVII: La variabilità
dei tempi degli scriventi deriva dalla diversa durata degli stessi: per alcuni
infatti durano lo spazio di un momento, per altri di unbra, per altri ancora
di un mese. XXVlll: Questo deriva dal fatto che tutti gli scriventi ottengono
diverse qualità: cè un tempo differente tanto proprio, sia contro il proprio
sia oltre il proprio. Percio sono le differenze di questi tempi che permettono
di ottenere le qualità degli scriventi. XXIX: Scrivere in un tempo contro il
proprio, accanto alle varie qualità dello scrivente, può causare le varie in-
disposizioni del corpo. XXX: Invece scrivere nel tempo proprio, in base alle
varie qualità dello scrivente, può produrre le varie disposizioni del corpo.
XXXI: Dunque non scrivere in un tempo contro il proprio, a seconda delle va-
rie qualità dello scrivente, può determinare le varie disposizioni del corpo.
XXXII: Ugualmente non scrivere nel tempo proprio in base alle diverse qua-
lità dello scrivente, può produrre le diverse indisposizioni del corpo. XXX|ll:
Ma sia lo scrivere contro il proprio tempo sia lo scrivere oltre il proprio tem-
po puo produrre le disposizioni o indisposizioni del corpo. [...] L: [...] il tem-
po della scrittura, che abbiamo chíamato proprio dello scrivente è secondo
la sua natura; quello che è stato detto oltre il proprio è al di là della natura
dello scrivente, invece l'altro tempo è contro natura, che ab[iamo definito
contro il proprio> (Aldorisio, 161 1 a).s
Se è probabilmente azzardato parlare del concetto di tempo di Aldorisio
come di una prima semiotica sul ritmo nella scrittura - benché non lo si pos-
sa escludere completamente - resta indiscusso il fatto che saper individuare
e intellegere il tempo dello scrivente è alla base della capacità dí Aldorisio di
vedere oltre la scrittura.6
Frigiolo nella sua lettera fece menzione a questo aspetto, legandolo, tra
l'altro, alle doti quasi sensitive e premonitorie di Aldorisio: <egli fAldorisio]
molte cose prevede etiandio de'casi della fortuna: applicando così alle di-
verse qualità dell'animo, come alle varie potenze naturali del misto vari, &
proportionatiavvenimenti. Augura gli honori, i pericoli, le ricchezze, i matri-
moni, i viaggi, l'heredità, co' loro mezani. Stabilisce etiandio il tempo di tutti
questi accidenti, così di fortuna, come di corpo, o d'animo: il quale, intendo,
c'hora sia ristretto non solo in anni, ma ancora in stagioni, & in mesi: come
che in quel tempo, ch'io dimorai in Napoli, intendea, che fosse ristretto in
quattro età, le quali l'lnventore per traslatione nominava Primavera, Estate,
Autunno & Verno: nondimeno nello stesso tempo havea nuova, ch'egli fati-
casse sopra il tempo determinato in anni, mesi & stagioni. Egli alla fine tutte

5
La traduzione dal latino che si riporta in questa sede è stata curata da Michela Masiero, laureata in Lettere

classiche presso l'Università degli studi di Padova, già docente di greco e latino.
6
Inoltre, quasi a conferma dell'importanza che tale paradigma ha nellbttica aldorisiana, lîutore lo utiliz-
za all'inizio dellbpera anche per definire il cnrltterc sdttl: nel Vll assioma infatti si legge che <il carattere
scritto deve essere diviso in proprio, in oltre il proprio e in quello che è contro il proprio carattere> (Aldorisio,
1611a).

5B Scrittura 172, gennoio-aprite20l6


queste cose, & che artefice d'indovinare un astrologo, & più, prevede per
ragione naturale> (Frigiolo, 1610, p. 16).
Le "leggi del tempo" di Aldorisio si legano alle teorie temperamentali di
lppocrate di Coo, ben noto anche oggi in ambito grafologico, e a quella pro-
posta da Galeno (ca. 168 d.C.), secondo la quale le quattro stagioni rappre-
sentavano un riferimento non solo temporale e ciclico ma anche simbolico,
facenti riferimento a un preciso temperamento, a un umore e a un elemento
naturale.
Già nella lettera di Frigiolo sono espliciti i riferimenti a Galeno come sono
espliciti, per la prima volta nella storia della grafologia, i collegamenti alle
forze determinanti le facoltà naturali dell'essere umano, le cui commistione,
relazione e opposizione, determinano psiche e soma. Le forze di cui parla
Aldorisio sono quattro e, facendo ancora riferimento a Galeno, collocate in
un continuurn che va dalla facoltà concocitrice all'espoltrice, passando per
due stadi intermedi, ovvero l'attrattrice e la retentrice: prese nei loro opposti
facilmente esse rimandano alle forze attrottiva e repulsiva della gnoseologia
di Empedocle che vide proprio in queste due tensioni antitetiche le forze
Amore/Odio in grado di"muovere" le quattro radici, ossia le quattro materie
di cui, secondo le diverse tradizioni, si compone l'Essere, vale a dire il Fuoco,
lAcqua, lAria e la Terra.
ll simbolismo degli opposti, come l'uso delquaternario, oltre a essere prin-
cipifondamentali della filosofia ermetica, sono temi ricorrenti nelle opere di
Adorisio:significativo in questo senso è il loro uso in quello che Frigiolo de-
finì un fondamento dell'idengrafia (cfr. Frigiolo, 161 O, p.22), vale a dire il yer-
so positu, emblematicamente (e cripticamente) rappresentato dalle quattro
lettere p, d, b, q, formalmente identiche, le quali <variamente rivolte, & lette
in qualunque maniera, che allungate sono, tantosto vari significati a pren-
dere vengono> (Frigiolo, 1 61 0, p. 16). Tanto è significativo il verso positu per
Aldorisio da essere poi trasformato in un vero e proprio stemma (figure 2 e
2a), un logo identificativo della sua opera più nota.7
Certamente la tecnica della rotazione (dei numeri, delle lettere, degli astri,
degli elementi, delle stagioni, delle età della vita ecc.) è di diretta derivazio-
ne ermetica, a cui peraltro attinse a piene mani l'alchimia. Senza dimentica-
re che Frigiolo, proprio nel descrivere questo fondamento dell'idengrafia,
esplicitamente lo definì simbolico (cfr. Frigiolo, 1610, p.22).
Secondo quanto affermato da Frigiolo, quando Aldorisio si avvicinava alle

7
[attribuzione di un valore simbolico a un tetragramma ha radici antiche e note, particolarmente nella tra-
dizione ebraica, la quale utilizzava la combinazione di quattro lettere per compone l'innominabile nome di
Dio l'? il ' UHVHI. Secondo tale tradizione, la combinazione e la trasposizione del tetragramma non solo
consentono la nascito di ogni cosa, ma racchiudono, geroglificamente, tutti i misteri della cabala. In comune
vi è la dottrina aristotelica delle qualità e dell'interscambiabilità degli elementi che divenne ilfondamento
dell'alchimia, della dottrina dei quattro temperamenti ippocratici, dell'astrologia, nonché dei pensieri reli-
qiosi ebraico e cristiano.

Scrittural72, gennaio-aprile20l6 59
scritture la prima cosa che riusciva a individuare
erano le caratteristiche somatiche dello scriven- *rc$g*$rrs
te. Da qui egli procedeva definendo gli umori
e il loro reciproco rapporto, i relativi elementi e
le loro caratteristiche fondamentali riuscendo a
*
g q FIGURA 2.
Verso positu

scendere sin nei minimi particolari. Infatti Aldo-


risio <da ciascuna scrittura argomenta primiera-
# to
riportato nella
lettera di
Giovanni Frigiolo.
mente le qualità del corpo, cominciando dalla
forma di tutto il misto, & delle sue parti, la constitutione de gli elementi;
quali humori più signoreggino & quali meno, & quali in primo dominio, &
quali in secondo dominio, & quali in sottodominio [...] quali in penultimo,
& quali in ultimo grado. Dirà quanto ha di fuoco,
quanto d'aria, quanto d'acqua, quanto di terra;
& quanto queste parti sieno proportionate tra
loro. Conoscerà da queste cose non solo la con-
stitutione ditutto il misto insieme. ma di ciascu-
na delle sue parti etiandio:cioè la quantità delle
FIGURA 2a.
cartilagini, muscoli, & delle vene, & delle arterie Logo ldengrophicus
insieme, con le qualità, & figure di loro. Rappre- nunUuS.

senterà minutamente la fisionomia di che colore.


& di che pelo sia; se havrà le orecchie grandi, il naso picciolo; se lbcchio
nero, se la fronte grande, & somiglianti. Desígnarà le linee della mano, &
quelle della fronte etiandio dopoi le facoltà naturali, come la vitale, animale,
& naturale> (Frigiolo, 1610, p.14).
Coerentemente con la teoria umorale, rimasta una delle dottrine piùr in
voga sia in medicina sia relativamente alla concezione dell'Uomo almeno
fino al Rinascimento, a ognuno dei quattro elementi naturali Aldorisio con-
nesse uno dei quattro temperamenti ippocratici, in particolare: all'elemento
Terra il temperamento Nervoso; allAria il Sanguigno; al Fuoco il Collerico-
Bilioso; allAcqua il Flemmatico.
Dei quattro elementi Prospero Aldorisio parlo esplicitamente nell'lden-
graphicus nuntius dove si può cogliere nitidamente il legame con la tradi-
zione empedoclea e aristotelica, la quale attribuiva a ognuno di essi delle
specifiche proprietà, da cui poi presero avvio tutte le sfumature tempera-
mentali: il Fuoco è caldo e secco; la Terra è fredda e secca; lAcqua è fredda
e umida; lAria è calda e umida. llassociazione con un determinato tempe-
ramento e la relativa temperatura, la presenza/assenza di umidità e l'ac-
costamento alla relativa stagione simbolica, conferivano una determinata
conformazione umorale e quindi costituzionale, la quale, a sua volta, dava
vita a uno specifico gesto grafico, che si componeva, per Aldorisio, di due
movimenti fondamentali, quello "piramidale" e q uello "circola re'i facilmente
riconducibili al movimento scrittorìo rispettivamente angoloso e curvo (cfr.
Cingolani, 1 996, pp. 253-260).

60 Scritturo l 7 2, genna io-apri le 20 | 6


Aldorisio, dunque, servendosi di un paradigma temperamentale a lui ben
noto, espose una precisa tipologia idengrafico-grafologica, per cui all'ip-
pocratico temperamento Collerico-Bilioso lAutore ricond usse grafologica-
mente una forma piramídale e ruvida; al temperamento Sanguigno associò
una forma piramidale levigata;al Flemmatico curve levigate mentre al Ner-
voso attribuì forme circolari ruvide.
Che il legame tra gli elementi e i temperamenti fungesse da fonda-
menta per l'intera opera aldorisiana si ha ulteriore conferma nel trattato
Gelotoscopia,s pubblicato nel 1611, nel quale viene affrontato lo studio si-
stematico e organico della risata spontanea in rapporto ai temperamenti
(Aldorisio, 161 1b).

Temperamento Elementi
l

| Stagioni
!
j Forma
grafica
Movimento
grafico
Risata
re 1 somatico-
Ì te.p"t"mentali
1

Calda Piramidale Tendenza Forte, rapido,


Sanguigno
Umida levigata I angolosa rubicondo, gioviale
:

!
Magro, asciutto,
In o-l ì

I Collerico-Bilioso i
irascibile, permaloso i

i-----_-ì- Magro, pallido,


I
i

Nervoso lne
I debole

i
i Flp
i

L-

TABEL1At. La risata, per Aldorisio, prendeva awio dalla dinamica dell'inspirazione e


dell'espirazione per poi coinvolgere dinamicamente la laringe, l'epiglottide,
il palato e aveva quattro espressionivocali differenti a seconda del tempera-
mento che le produceva: in base alle ricerche compiute, Aldorisio concluse
che i temperamenti caldi e umidi ridono in a, i caldi e secchi in o o in i, quelli

i t;iîiniiìroiio t'un',rnu,o in tatino dedicato a Don Francisco de (arro. Di questo trattato Maurizio de

Gregorio (teologo siciliano morto nel 1651) aveva redatto un c0mmenta rio,il Prosperi Aldorisii gelotoscopiom
conmentorii, venduto nel 1659 presso un libraio parigino.Tale commentario pare sia stato scambiato per
un saggio di astronomia e a esso, successivamente, dato il titolo di klotoxopio, e attribuito ad Aldorisio.
[origine di tale impasse sembra trovarsi nel Catalogue de la bibliothèque de feu M. falconet (1783) doue
si legge per la prima volta ltrronea attribuzione, da parte del Falconet, del Celotoscopia ad Aldorisio.
Nell'elenco della Bibliogrophie ostronomique ovec I'histoire de lAstronomie (1803, Parigi) si trova citato
il medesimo Celotoscopio, ancora attribuito ad Aldorisio. ll manoscritto di De Gregorio è 0ra conservato
presso la Bibliothèque Nationale de France e consultabile in formato digitale. A esso s0n0 allegati altri
tre manoscritti, nellbrdine: 1" Pkatrkis, Hispani, Astrologio, tribus librir 2" Mouritii de Gregorio, Siculi
Comorotensis, ordinis trotrum Praedicotorum, in Prosperi Aldorisii gelotoscopiom commentlrii;3" Anonymus,
De piscibus; 4' Rolondi, Physionomio in sex libros diviso. . . saeculo decim0 septim0 videtur exlrltus.

sctittura 172, gennoio-aprite2016 61 '.


freddi e secchi in e, i freddi e umidi in u. La risata prodotta dal Sanguigno è
dunque in a, quella del Bilioso in o o in r, quella del Nervoso in e, quella del
Flemmatico in u.
Già Ruzza aveva schematícamente illustrato la tipologia idengrafica: in
questa sede la si ripropone includendovi le caratterizzazioni somatiche fa-
centi capo alla tipologia di lppocrate nonché quelle stagionali e gelotosco-
piche assegnate da Aldorisio a ogni temperamento (tabella 1).
Posto che nessun essere umano è costituito di un temperamento puro,
la scrittura, come ogni altro aspetto della personalità, risata compresa, sarà
espressione di una mescolanza soggetta a mutazioni nel corso della vita.
Nellbttica aldorisiana sarà quindi la commistione tra elementi naturali, tem-
peramentali e temporali a consentire la prevalenza di una delle due espres-
sioni grafiche fondamentali (piramidale e circolare) e, di riflesso, la possibili-
tà di cogliere il temperamento di base e il suo rapporto con gli altri tre.
Si legga Aldorisio:<Ll: Poiché nelle mescolanze non è possibile trovare I'ele-
mento puro, così nel carattere scritto non si può trovare la figura pura, assolu-
ta e perfetta circolare o piramidale. Lll:Come dalla mescolanza degli elementi
nasce in noi un equilibrio, così dall'incontro di queste due figure nasce un ca-
rattere proprio. Llll: Dal carattere scritto, da noì chiamato secundum noturam,
si può capire sia l'elemento che abbia il praedominium, siail subdominium sia
il tertium dominium che I'ultimum gradum> (Aldorisio, 1 61 1 a).
ll fatto che il corpo umano, come il carattere, sia soggetto a mutazioni fu
espresso chiaramente da Aldorisio che vide tali cambiamenti coprire il ciclo
temporale di sette anni:<XXXIX: Poiché nello spazio di sette anni gli elemen-
ti del corpo dello scrivente vengono modificati, nel medesimo intervallo di
tempo viene alterato il carattere proprio dello scrivente e, dopo che questo
è stato modificato, viene alterato anche il carattere oltre il proprio e contro
il proprio> (Aldorisio, 161 1a).
Ciò che appare interessante evidenziare, vista anche la prospettiva di os-
servazione proposta in premessa, è che Aldorisio abbia utilizzato il ciclo dei
"sette anni", di derivazione ermetica e facente riferimento a una complessa
proiezione relativa alle "sette sfere" di cui parlo Ermete nel suo Corpus Her-
meticum: sitratta di una (ulteriore)analogia, ben nota anche in ambito al-
chemico, oltreché in quello astrologico, facente riferimento ai sette pianeti.
Alla ciclicità e alle"sfere", nonché alla loro reciproca influenza, sembra essere
unito un terzo trattato aldorisiano, pubblicato anch'esso nel 161 1 e di cui si
conserva copia presso la Biblioteca Nazionale di Napoli: si tratta del Typus
Metereologicus (figura 3), un breve scritto in latino dedicato al cardinale Fer-
dinando Gonzaga, nel quale vengono indagati gli eventi meteorologici (Al-
dorisio, 161 1c).
ln questo trattatello, che sembra seguire il filone del Meteorologica di Ari-
stotele, tornano i quattro elementi come fautori (per analogia) di ogni pro-
cesso comoiuto in natura; essi hanno forma sferica e sono disoosti da Aldo-

62 Scritturu I 72, gennaio-aprile 201 6


TYT\T$
H ÉrgRE$tccIf tr s.

Í, RI 3 princlr*gia,ab tre$;
*is refiexiansro calió* t::l-
ai:niter i*dicatilrrft*:t tafl]*tl
ideo fe cundrm I íiigidano ar-
bitrrndum, etenim ob refie-
xi*nic d*fÈShrm siaarr*ljda r aan aÉi€{tr
f!ig;d1 diccnda erir. Probrnt quidem"
refrcxionis rationc philofophantes 3. pri'-
rr.r:n Etlgis calidamr non calidam eifi; ca'
lidrtrte m" quippe Aer ex rè , non ahunde
brcìtur'
IIGURA 3.
B NiE
Typus

metereologicus.

risio in linea con la concezione ermetica e con il De caelo di Aristotele - in


-
maniera concentrica, uno dentro l'altro: il piùr esterno (il piùr vicino al sole) è
il Fuoco, al suo interno (la seconda sfera) sitrova lAria, poi lAcqua e quindi la
Terra (la quarta sfera e la più pesante). Aldorisio esplicitamente afferma che
<la sfera del fuoco è più vicina al sole e più lontana dal freddo della terra>
(Aldorisio, 1611c, pp. 2-3); il contatto tra le sfere elementari, unito alle quali-
tà delle ouattro materie (Caldo/Freddo; Secco/Umido) diventa per Aldorisio
la causa degli eventi meteorologici. Si legga a cosa Aldorisio attribuisce, per
esempio, la formazione della pioggia: <ll vapore deriva dall'acqua lla terza
sferal;dunque segue la natura dell'acqua [...]. Quando cè il dono del calo-
re esso separa le parti eterogenee e unisce quelle omogenee; infatti que-
sto calore, che è nella seconda regione dell'aria, separerà le parti di vapore
dalle parti aeree e dalle altre di cui poi alcune salgono, o si fermano, altre
scendono; è chiaro che quelle che hanno gravità scendono, mentre salgono
quelle che ottengono leggerezza. Perciò le acque scendono quando ritor-
nano omogenee. D'altra parte il calore separa le parti che sono eterogenee.
Perciò da qui bisogna che tragga origine la pioggia> (Aldorisio, 161 1c, p. 6).

Scrittura | 72, gennoio-aprìte 20 1 6 63


ll trattato appare certamente molto lontano dal contesto di cui si è sinora
parlato ma sembra confermare l'applicazione di un modello predefinito al
pUnto che, secondo la nostra interpretazione, lo stesso trattato, seppur indi-
rettamente, diventa capace di motivare o spiegare i movimenti "piramidali"
e "circolari" attribuiti ai diversi temperamenti: perché, per Aldorisio, i tem-
peramenti caldi (Sanguigno e Collerico-Bilioso) sono fautori di movimenti
grafici angolosi mentre quelli freddi (Nervoso e Flemmatico) producono
movimenti curvi?
La risposta sembra trovarsi proprio nelle funzioni specifiche attribuite ai
ouattro elementi: se il calore tende "scientificamente" a separare le parti e a
differenziarle, non può essere casuale che i temperamenti che si rifanno agli
elementi che"separano'i vale a dire Fuoco e Aria, producano un movimento
grafico angoloso. D'altra parte, per converso, se il freddo tende a'tonser-
vare", ne consegue un movimento curvo (conservativo) del gesto grafico,
tipico dei temperamenti freddi che "uniscono".
Si potrà certamente discutere sulla validità scientifica delle considerazioni
di Aldorisio, ma le sue intuizioni grafologiche (e psicologiche) sono a dir
poco Stupefacenti se si pensa che solo nel Novecento l'istinto di conserva-
zione e l'istinto di differenziazione hanno posto le basi di una nuova pro-
spettiva dello studio sull'uomo.

*ema, Ge!Éle* e il Tribunale de!!'!nquEsEzlar*e


A riprova del fascino e del clamore che lbpera di Aldorisio suscitò ai suoi
tempi, esistono diverse testimonianze. 5i fa riferimento, anzitutto, a due
lettere che includono quello che è da considerarsi il primo e documentato
profilo grafologico della storia:quello di Galileo Galilei redatto, appunto, da
Aldorisio. Le missive, di cui si riporta integralmente la trascrizione, furono
scritte entrambe nel 1613 da Franciotto Orsini, signore di Monterotondo, e
indirizzate a Galileo Galilei: la prima (figura 4) riporta la data del 9 agosto, la
seconda quella del24 agosto.
<Molto lll. Sig.re, ancorché di presenza non conosca V.S., celebrandomi-
si nondimeno per fama la virtù et valor suo, desidero almeno con lettere
significarle il molto affetto ch'io le porto, il che servirà anco per porgerle
occasione di valersi di me in ogni sua occorrenza; et perché mi nasce un
dubbio, che nel mirar per l'instrumento da lei inventato fa un effetto, che
chiuso lbcchio sinistro, et col destro vedendosi per lbcchiale, se al sinistro
si oppone o mano o altro, aprendosi vi si vede la cosa istessa che si vedeva
col destro, del qual effetto desiderarei grandemente saperne il parere diV.S.:
alla ouale mando alcune conclusioni mantenute qui publicamente da un
gentilhuomo Napolitano [Prospero Aldorisio]; et perché mi paiono cose di
molta ammiratione et che siano per apportarle gusto, desidero anco sopra
queste intenderne qualche cosa, degna del suo raro giuditio. Ho presa que-
sta segurtà con lei, presupponendomisi quanta sia la gentilezza et cortesia

: 64 Scrittural72, gennoio-aprite2016
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Trr:,ffi
ffit'fw.
itl*i*r*1i.***"uyi;-
TIGURA 4.
Lettera
.'Éir'.
,*-Fa{ffi
del 9 agofo 1613
o,tr','rx::',il:: .
', ; ,

diV.S.: alla quale per fine offerendomi di core, pregole da Nostro Signore
ogni bene, et le bascio le mani. Di Roma, li 9 Agosto 1613. DiV.S. molto lll.
Aff.mo per ser.la Franciotto Orsini> (Favaro et al., 1890-1909, p. 550).
Alla lettera Franciotto allegò un <foglio volante> (figura 5):di tale documen-
to si ha un preciso riferimento nell'lndice Biografico delle Opere di Galileo Gali-
/el dove si legge che ula Biblioteca Nazionale di Firenze possiede [...J un foglio
volante, che comincia: Prosper Aldorisius, ex eius ldengraphico Nuntio has
theses, ut novae scientiae idengraphiae potissimas, publice Romae disputan-

Scritturo | 72, gennaio-aprite 20.,6 65



....-

PROSPER ALDORISIVS
EX EIVS IDENGRAPHICO NVI{TIO
Í{AS THE,SES
VT NOVAE SCIEF{TIAE, IDENGRAPHIAE
POTISSIMAS
Publicè Ron"re &fpntandas proponic '

I. I l-lv'
'
t. "/-\Vq6librhonrlmn int,nlsnJi agÙrriw,op*j f f,. fsdsernira.ioncquwti.rrnmfisurmmllT.Tl"
turu';1to:ut
Q$:*;,:,1,Ì,',",1'*'
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J ,t;.1',;:;;i;
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t l. S.r;:€nim if fliómrun c:n3crci J,*.e ** .tf= i
e"mel*brlUiscrJùfmnssrofqttenrrto:tutar.
' I F' M'îîHhr{ robLqirliucl-gqwe{mffiqrum{ctu
i xlar'li-le Út' tte{uJir flYripigt lilltffi'flìll0mrL
X X H V' ':"yp"tl, e0riro , qu huius muu* rogaltioco de
I
llL 0,urlwJn trrr:nnli :...:.cd:o fr:iSorirrmw-l fuiLlrrbtam'
o".-i.l:*,., illq{ui q.i}r;r:JÀ 1u'iror ::.1*rto<rel f X.
fr'llf,ls' IxÌ F*":J;t"'emerorrmeqrlifirtì0ú6qutop€IDTFJ'
X X X V I' i cpai'*; +g iruirg:rur,ir*lroarioo t116i'e;eq"',!
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Foglio volante
allegato alla lettera
tl{ri: l$1in ,{9*f J:rjà' Fe*y'r'*r* srlt l€r€i1Ìi' t4!J'
J:;j;.rri].*.::r..-!:!q iJEi ìljrtS;***?Afé:'1. di Franciotto 0rsini
a Galileo.

0O Scrittura | 72, qennoio-aprile 2016


das proponit. Seguono gli enunciati delle tesi proposte [...]. Non dubitiamo
di riconoscere in questo foglio volante, certamente rarissimo, le"conclusioni
mantenute qui publicamente da un gentilhuomo Napolitano'i che Franciotto
Orsini mandava a Galileo da Roma nell'agosto 1613> (op.cit., p.367).
Questo <foglio volante> sembra motivare la presenza di Aldorisio a Roma
poiché consiste in una sorta di manifesto pubblico, preposto all'affissione,
che invitava a partecipare a una discussione pubblica di tre giorni, nella
quale Aldorisio avrebbe illustrato le tesi fondamentali della sua idengrafia.
Nell'affiche si possono leggere 16 delle T2leggi pubblicate nel 1611 nell'/-
dengraphicus nuntius.
Dopo pochi giorni dall'invio della lettera, il Franciotto ricevette un riscon-
tro scritto da Galileo: del suo contenuto fece riferimento lo stesso Orsini,
grazie al quale si sa che Galileo non provò <repugnanza o manifesta con-
traddittione> (op. cit., p.557) sull'idengrafia. ll caso volle che, quando gli fu
recapitata la lettera galileiana, Franciotto fosse in compagnia di Aldorisio,
al quale la mostrò. ll giovane napoletano, dopo aver preso visione del ma-
noscritto, <d'improviso>tracciò un breve schizzo grafologico di Galileo che
Orsini inviò all'astronomo, allegandolo alla seconda missiva.
Ecco la seconda lettera dell'Orsini:<Molto lll. Sig.re, resto con infinito obli-
go all'amorevolezza diV.S., et dalle raggioni adottemi nella sua lettera cono-
sco il suo raro giuditio et virtù, le quali m'appagano, ringratiandola quanto
devo; et sì come io sono stato pronto nel prender segurtà di lei, così mi sarà
carissima ogni occasione di poterle mostrare con effetti il desiderio di servir-
la. Nell'istesso tempo che mi fu resa la lettera di V.S., si trovava con me il S.or
Prospero Aldorisio, del quale mandai le conclusioni; et letta che io hebbi la
lettera, glie la diedi, dicendoli che volesse dire qualche cosa sopra il carat-
tere di essa: et d'improviso ha fatto I'incluso discorso, reserbandosi di voler
meglio dire qualche altra cosa, poi che non vi era persona che conoscesse di
presenza V.S.. Onde da questo potrà in parte raccogliere la scienza di questo
giovane, ché quasi ancor io vado accostandomi a qualche credenza, mentre
lei mi dice non trovarci repugnanza o manifesta contradittione. Et perché
mi trasporta un poco la curiosità, desiderarei, se vi fosse in Firenze qualche
astrologo eminente, mandarei [sic]'di qua la natività di alcuno, che vi faces-
se sopra il suo discorso, et di là mi si mandasse il carattere di alcun altro, ché
qui dallAldorisio vi farrei scrivere; ché forse così si potrebbe giudicare come
convenisse questa nova scienza con l'astrologia. Mi perdoni dell'ingombro
che le do, desiderando all'incontro si vaglia di me con ogni segurtà; et per
fine a V.S. bascio le mani, pregandole da Nostro Signore felicità et contento.
Di Roma, li 24 Agosto 1613. Di V.S. molto lll.re. Se altra esperienza megliore
che il far I'astrologo due natività, e dallo scritto dell'istessi due (con il carat-
tere) si facesse il giuditio qui dal S.r Aldorisio, mi facci piacere avisarmene,

,ll [sic] èdell'autorecheharip0rtato laletteradi 0rsini nellaraccoltale operediGolileoGalilei.

Scrittura 172, gennoio-aprile 20l6 67


chénonpossonegarenonmiapportiamirationeecuriositàdivedereache
pp' 556-557)'
arivi all'astrologia. Et a V.S. bacio le mani> (op' cit',
,,profilo grafologico" di Galileo, stilato da Prospero Aldorisio e
Ed ecco il
allegato alla lettera dell'orsini: <Giudica il temperamento del
corpo sangui-
gno, hubbiu lbcchio più presto cavato in dentro, la fronte grande, il color
convenien-
della carne biondo scuro, di pelo castagnaccio lucido, di statura
più presto alta. De l'animo, sii persona nell'attioni violento>. All'esterno si
te,
(op' cit', p' 557)'
legge: <Al molto lll. Sig.re ll S.or Galileo Galilei>
Non si sa se Galileo abbia riscontrato la seconda lettera dell'orsini, ma le
impor-
due missive e i rispettivi allegati restano, a nostro avviso, documenti
della vita
tanti per ricostruire, seppur sommariamente, momenti significativi
la prova che eglifu a Roma nel 1613' e diquesta sua
perma-
diAldorisio. Sono
quello
nenza nella capitale rimangono tracce anche in un altro documento,
e il
di padre Daniello Bartoli,l0 in cui viene descritto l'incontro tra Aldorisio
parole di Aldorisio, ri-
cardinale Bellarmino, il quale, dopo aver ascoltato le
di diffondere
volse al giovane napoletano l'invito ad abbandonare l'impresa
che
la sua nuova scienza perché, disse, ne sarebbero potuti nascere scandali
uffizio.
avrebbero destato non pochi sospetti nelTribunale del santo
Si|eggaiIBarto|i:<porròqui|aschiettanarrazionedelfatto,qua|eappun-
per iscritto [Fran-
to l,ho dalla mano di chi ce la lasciò a perpetua memoria
cesco Andosiglial. Mi ricordo (dice) parecchi anni addietro,
in tempo della
un tale Prospe-
buona memoria di Papa Paolo Quinto, esser venuto a Roma
il quale mantenne
ro Alderisio, uomo di lettere, e di nazione Napolitano;
nuo-
pub|icamente conc|usione di questo, che si doveva attendere ad una
parve a tutti di
va filosofia da lui trovata e rifiutarsi ogni altra. E perché ciò
provarlo,
molto scandalo; tanto più che detto Alderisio volle ostinatamente
principali lette-
come fece, con molta maraviglia e confusione di parecchi e
una sol parola
rati di Roma; la santa memoria del cardinal Bellarmino, con
stesso ogni sua
detta in lode di lui a lui stesso, lo ridusse a rinunziar da se
perfidia,ebuttare,percosìdire,tantagloriacomeerailfarpalesealmondo
uningegnocosìmirabi|e,ecosìstimatoper|epruovefatte.Leparo|efuron
il suo bello
queste: signor Prospero, con molta mia ammirazione ho sentito
E veramente non si può negare, ch'ella non abbia
provato il tutto
ingegno.
mentre ne
con efficacissime ragioni; ma meglio saria il lasciare tale impresa,
egli dellAlderi-
ootrebbono nascere scandali grandissimi dalla novità' così
sio.Ediosod,un,a|tro[sic]11nobi|eItaIiano,aIquaIediedepurIemedesime
e v'aggiunse
lodi, come veramente dovute al sommo ingegno ch'egli era,
ilmedesimoconsig|iopersomig|iantecagionedinovità,nonvo|utaper-

librodedicatoallavita delcardinale Bellarminochefu uno


"[;'*:fi;ilffi'(1608-1685),autorediun questioni che ebbero come protagonisti Galilei'
dei maggiori teorici della controriforma e coinvolto nelle
Camnanella e Giordano Bruno.
11
ll [sic] è nostro.

68 Scrittural72, gennaio-aprite2016
mettere da questo Sacro Tribunale del s. Ufficio: al quale chiamato, ebbe
il Cardinale in ajuto, e l'ebbe ancor poscia in difesa, per quanto era dovuta
alla verità, e bisognevole allbnor del medesimo: del che io ne ho in fede la
mano stessa del Cardinale. E se quel valente uomo si fosse da vero attenuto
a'consigli del Bellarmino, come allora promise, e forse il potea fare agevol-
mente, salvo le cose, e mutato il modo del presentarle; non avrebbe di poi
(cioè dodici anni da che era morto il Cardinale lvale a dire nel 1633, l'anno in
cui Galileo fu condannato per eresial) provati que'dispiaceri che non poco
l'afflissero> (Marietti, 1836, p. 187).
Lo stesso Aldorisio decise di sottoporre l'idengrafia alvaglio della censura
ecclesiastica e le parole con cui chiude l'ldengraphicus nuntius non lasciano
adito a dubbi. Così la traduzione della terza di copertina (figura 6): <Voglio
che queste cose che sono state scritte sulla ldengrafia siano sottoposte alla
censura della Sacra Santa Romana Chiesa> (Aldorisio, 1611a). Si ha motivo
di ritenere che le perplessità espresse dal cardinale Bellarmino non fossero
infondate ma, anzi, che esse si siano rapidamente estese nell'ambiente ec-
clesiastico romano, sino a concretizzarsi dapprima in diffidenza quindi in
ostilità nei confronti di Aldorisio e della sua scienza considerata divinatoria.

D E IDENGRAPHI.fi.
O ît /t E
.Îc RI?{.1 9?',NÍr, SACRO-
8AÀTCTAE ROMANT{E
IIGURA 6.
Idengrophkus
ECCLESTAE CENJî/&.AE
nunttuS,
terza di copertina. 8r/BMISSi rlÙLA.
La prova più evidente è conservata nelle Novrssime Consultationes Cano-
nice Precipuas Controversias di Giacomo Pignatelli (1625-1698), pubblicazio-
ne che godette di grande considerazione, particolarmente nei tribunali ec-
clesiastici. Nellbpera è esplicita la condanna sia dell'ldengraphicus nuntius sia
del Gelotoscopia,in quanto da considerarsi entrambe opere relative a scien-
ze divinatorie, e quindi in contrasto con ivalori religiosi espressi dalla Chiesa.
Non si hanno notizie certe relativamente a reali e ufficiali condanne inflit-
te ad Aldorisio dalTribunale dell'lnquisizione, tuttavia dopo il 1613 sembra-
no essersi perse le tracce del padre dell'idengrafia, né risultano altre pubbli-
cazioni a suo nome dopo quelle del 161 1.

Scrittura 172, gennaio-aprile 20 6 69



=*.*s<=*ÈÈ*
di Parigi conserva un manoscritto at-
La Biblioteca di Sainte-Geneviève
trìbuito ad Aldorisio (figura 7) che porta il titolo L'ldengrafia:12 di questo
manoscritto resta traccia in un manuale ottocentesco di Antonio Marsand
dal titolo I manoscritti italiani della Regia Biblioteca Parigina. Se ne riporta
ìntegralmente la descrizione: <Trattato teorico e pratico della cabala; ovvero
scienza cabalistica. Cartaceo, caratteri corsivi, secolo XVll, di pagine 60, buo-

-'
FIGURA 7.

na conservazione. Trattasi in questo codicetto di un argomento del quale, sì


come in altri e molti, io mi dichiaro al tutto ignorante quantè specialmente,
ciò che più importa, a'suoi ultimi risultati. Lascio dunque a' lettori, che si
dilettano d'intertenersi in così fatti studj, l'esame e il giudizio del merito di
questbpera, che viene attribuita, secondochè leggesi nella prima pagina, ad
un Prospero Aldovisio [sic]r3. Essa è formata in due parti. La prima è teorica,
ed è divisa in libri, e questi in capitoli de'quali il primo è Che cosa è la Cabala,
et che è utlle. Incomincia il primo capitolo nel modo seguente:"Cabala anti-
camente scienza celeste data ad lsraele, che per le sue perfide trascuraggini
fu degno d'esserne privo per sempre, benché d'haverla si vanti, hora è fatta
humana e terrena, onde qualsivoglia huomo che sappia solo numerare e
capace di apprenderla, ec. ec.'i Le proposizioni, che in questa prima parte
si annunziano, sono tutte dimostrate per via di numeri, o di lettere, o d'altri
segni conformi alla natura della proposizione annunciata.Termina essa pri-
ma parte,'dichiarando che in questo lavoro non habbiano nessun interesse,
né speriamo alcun guadagno, e si è fatto mera cortesia e gentilezza, ne si
vanterà alcuno che sia stata venduta questa nobilissima scienza'i Dopo di
cio succede la parte seconda dellbpera, che concerne la pratica della scien-
za cabalistica, e che ha per :1r.olo Chiave di cabala intellettiva che per numeri
apporta divinatione. "Regola generale ti sia che venendo da numero pari pa-
rità, all'hora il negotio e di principio e di fìne sarà perfetto; se di impari pari
cominciarà cattivo e finirà bene; se di pari impari cominciarà bene e finirà
male; se di impari impari, male in principio e in fine, ec''i La scrittura mate-
riale di questa parte seconda è d'altro amanuense, ma quantè alla dizione

5i ringrazia il professor Dario Cingolani, senza la cui competenza e generosità l'esame sul manoscritt0 n0n
r2

sarebbe stato possibile.


rr ll è nostro.
[sic]

, 70 Scritturo 172, qennoio-aprite2016


sembrami dello stesso autore di tutta lbpera, la quale per quanto io mi sap-
pia non fu mai pubblicata> (Marsand, 1838, pp. 409-410).
Come anticipato da Marsand, il perno attorno a cui ruota lbpera è la ca-
bala: pur rientrando a pieno titolo nel modello ermetico e nella rivisitazione
rinascimentale operata da Pico della Mirandola, la mistica cabalistica mal si
concilia col contenuto (e col significato principale) della filosofia naturale di
matrice aldorisiana legata alla più nota idengrafia.
Benché presenti alcune dinamiche grafomotorie riconducibili alle scrittu-
re del Seicento, il gesto grafico del manoscritto manca di una serie di carat-
teristiche stilistiche che più facilmente e con maggior certezza lo colloche-
rebbero nel XVll secolo: per questa ragione si ritiene piir probabile che lo
scritto possa essere non di molto precedente alla prima metà del Settecen-
to e in ogni caso non attribuibile con assoluta certezza a Prospero Aldorisio.
Esso inoltre porta il litolo lldengrafia,"da" Prospero Aldorisio facendo sup-
porre che, se fosse stato effettivamente vergato da Aldorisio, sarebbe stato
più probabile leggervi la preposizione "di": non si esclude quindi che lo stes-
so titolo sia stato apposto solo successivamente alla composizione originaria
dellbpera e che gli autori della trascrizione, presumibilmente due in conside-
razione delle differenze nel gesto scrittorio tra la prima e la seconda parte del
manoscritto,ro possano aver ritenuto che il testo originale fosse di Aldorisio.
La biblioteca Sainte-Geneviève di Parigi, in cui il documento è conservato,
dal1732 applico un regolamento generale per cui ogni manoscritto doveva
essere munito di un ex-libris, sia all'inizio sia sul retro del foglio 21, questo
almeno fino al 1753. Dopo tale data, tranne alcune eccezioni, I'ex-librisfu so-
stituito da un timbro identificativo della biblioteca. Nello scritto in questio-
ne, proprio in calce al primo foglio, si legge 41, Ex Libris Sanctae Genovefae
parisiensis 1753 (figura 8) e, sul foglio 20r, la sigla B. S.'o" G. (figura 9) che si ri-

rlfr
' '/ , .'? *dr1'
t: i.t t' e*:'-lli l,- *$
FIGURA 8. +J' , 'Je oi ;r*?r ) r''-f ;l | t*" 1; ; vttt g , ,4 ,
",g
+

i î.1 ':
Ex libris.

l= =t
*'!1 4
TIGURA 9.
Acronimo. r=*s
Rispetto alla scrittura della prima parte, la seconda presenta un aumento significativo del calibro, il segno
14

Legata, assenle invece nella sezione precedente, la pressione più marcata e la presenza di collegamentì ad
anoolo. Inoltre si osserva una dinamica qrafomotoria differente nelle lettere b ed f
Scrittura 172, gennaio-aprile 2016 7 1
tiene possa essere l'acronimo di Bibtiothecae Sanctae Genovefae (cfr. Kohler,
'1893, p.56).
Questo duplice intervento nel manoscritto, compiuto da altra
mano rispetto all'estensore del contenuto dellbpera, potrebbe essere stato
eseguito (o fatto eseguire) dal bibliotecario dell'epoca, padre Joseph Barre,
e consente di collocare cronologicamente l'arrivo del manoscritto nella bi-
blioteca parigina.
Uno degli aspetti piùr interessanti del documento (figure 10-15) è il richia-
mo a uno dei principi cardine dell'idengrafia aldorisiana, ovvero l'irripeti-
bile e infinita individualità dell'essere umano' A decretarla, scrive lAutore,
vi sono quelle <lettere Divine senza la cui conoscenza la scienza è nulla>
(MS 336a); sono le lettere, si legge, che consentono di ottenere la "risul-
tanza mistica'i o meglio, è la capacità di"combinarle, calendarle e unirle"
a sancire tale risultanza, per cui ogni lettera sfocia in numeri che fungono
poi da base per l'interpretazione cabalistica: <Rissultanza mistica [...] non
per dare il modo di trovarla ma di combinarla calendarla et unirla all'altri
numeri diremo donque che infinite sono le divine lettere come infiniti sono
li huomeni e come nelli huomeni non è la faccia istessa così non è l'istessa
lettera et quella cagiona la solutione di quell dubio che dicono se pigliare-
mo a calcular Francesco Bembo Seniore e vi sarà un altro Francesco Bembo
seniore> (MS 3364).
Alla differenza delle scritture e delle lettere è associata la diversità deitratti
del volto, come espressamente mette in luce lAutore che fa chiara menzio-
ne ai più noti autori di fisiognomica: il manoscritto cita come fonti Aristotele
e Della Porta, il Geber (oggi noto come Pseudo-Geber, alchimista del Xlll
secolo), il Sadoletto (Jacopo Sadoleto), il Camillo (presumibilmente il Baldi,
che a lungo si era interessato di fisiognomica e che ebbe stretti rapporti col
Sadoleto stesso) e il Lullio (Raimondo Lullo, padre dell'arte combinatoria)'
ll manoscritto conferma inoltre che il suo autore sapeva gestire con dime-
stichezza e abilità non tanto o non solo la cabala e le "Divine lettere'i ma
anche la chiromanzia, la metoposcopia, l'astrologia, la numerologia e la ma-
tematica, a conferma di quanto fosse viva la dialettica tra scienze occulte,
curiose e ufficiali nellbttica della conoscenza del mistero umano individuale'
Per completezza di informazioni si fa menzione a un secondo mano-
scritto, conservato presso la Bibliothèque Nationale de France di Parigi'

fira^fÍ-u, +t"4t^tta) f* "' ; f^o W*'^-'ú' - fT:::


irraqbta.' t {" #4,. ( .l 1*"'tt' !,t'**
*f"*r- ,tyr, Èate J *; i "*"*4- n*' aI'í^O:1.,-
" 1o{ru/*rL 'o u or,'* *{ *lr'n taa"r*î lrn t fuH , o& t'*
J-r,r,., .i trort l,r.n. t-""- ;rf* F*- [ l**e*:*U' FIGURA 10.

". M5 3364, f.9.

: 72 sctittura 172, gennaio-aprite2016


't ';

J
FIGURA 1

Disegni, MS 3364.
1. s;
=

FIGURA 12.
Disegni, M5 3364.

attribuito, erroneamente, ad Aldorisio (MS Reserve 1339): redatto nella


seconda metà del Settecento, lo scritto contiene tra l'altro una raccolta di
appunti sulle due opere più celebri del gíovane napoletano, I'ldengraphi-
cus nuntius e il Gelotoscopia.
Un brevissimo cenno a un manoscritto aldorisiano lo fece anche il medico
francese Guy Patin (1601-1 672) che, in una lettera del 12 aprile 1636, ríngra-

Scrittura 172, gennaio-aprile 2016 73


fr**
,._..à-g.o

I =.{*-*.*r-.
{tg TIGURA 13.
gcr
MS 3364.

q_.
FIGURA 14.
0roscopo, MS 3364.

ziava il dottor Claude Belin per avergli fatto avere la pubblicazione dell'/-
dengraphicus allegando alla missiva un manoscritto sull'idengrafia che Patin
aveva a sua volta ricevuto nel 1624 (cfr. Triaire, 1905). A questo si aggiunge
che Guy Patin fu grande amico di Gabriel Naudé, straordinario bibliotecario
del cardinal Mazzarino che soggiorno in ltalia tra il 1630 eil1642, in partico-

' 74 Scritturo 172, gennaio-aprile20l6


lare a Roma e a Padova. Naude conobbe molto bene la lingua ital '- :: -"-= '
fu certamente a conoscenza dellbpera diAldorisio della cui consioe'.7 :'=
resta traccia in una sua lettera; egli, con un chiaro riferimento al Gelotcs::
pia,lo condanna perché (promette di indovinare la natura degli uominì da
riso [...]; sitratta di sottigliezze italiane lcontinua Naudé]che cercano solo
di ingannare gli sciocchie icreduloni> (Cavaillé, 2014).
Queste testi monianze d iventano oggi sign ificative perché testi monia no
che lbpera di Aldorisio rimase celebre almeno fino al Settecento e che, in-
dubbiamente, fu capace di varcare i confini della penisola.

*iJ{-É* sÈd{*a*'"
IIGURA 15.
Segni dello zodìaco,
? e sr f€ %3pi.n+-*-q 5d{'-
M5 3364.

{*ctciresÈ*nF
Nel XVll secolo il modello ermetico del macro-microcosmo trovò terre-
no fertile oarticolarmente nelle scienze occulte e curiose, alimentando
un'impostazione antropologica che sembra aver avuto influenze significa-
tive nell'intera produzione aldorisiana. tldengraphicus nuntius, lbpera piu
conosciuta in ambito grafologico, testimonia, a nostro avviso, la volontà
dell'autore di applicare tale modello alla scrittura e soprattutto al gesto che
la sottende, tentandone un'interpretazione codificata e potenzialmente tra-
smissibile. Benché, come evidenziato da Ruzza, Aldorisio non abbia creato
una vera e propria semiotica grafologica, egli fu il primo a ricercarla. fintera
sua opera sembra aver percorso il confine tra il sapere mistico-esoterico e
lo studio sìstematico e rigoroso, e certamente la condanna inflitta al ver-
sante divinatorio ha, più o meno direttamente, messo in ombra molte delle
straordinarie intuizioni del giovane napoletano che restano, a oltre quattro-
cento anni dalla loro pubblicazione, quanto mai innovative e meritevoli di
approfondimenti e di sperimentazioni.

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76 scritturu 172, gennoio-aprile2016


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Scrittura 172

ANTONELLA ROGGERO
Le nuove frontiere delle scienze emergenti

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I cicli della vita. Espressioni grafiche e grafologiche

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Prospero Aldorisio. ll modello ermetico, Galileo e la Santa Inquisizione

VITO MATRANGA
La persistenza di gestualità complesse nella dissimufazione grafica

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