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B E AT U S P OPU LU S , C U I U S D O M I N U S DE U S E I U S
SOMMARIO 4131-4132
ARTICOLI
209 TRASMETTERE LA FEDE ALLE NUOVE GENERAZIONI
10 sfide per l’educazione
Emmanuel Sicre S.I.
Quali nutrienti sono necessari al terreno nuovo dell’infanzia e della gioventù odierne, affinché
siano in grado di accogliere la fede dei nostri antenati? Quali disposizioni dovremo coltivare
nell’interiorità di ogni persona in crescita, per far sì che l’incarnazione del Dio di Gesù trovi un
presepe in cui nascere? Come si può appianare progressivamente la via, affinché la manifestazio-
ne del Cristo interiore avvenga nella vita di coloro che ci succederanno nel tempo? Nell’articolo
vengono proposte agli educatori e alle famiglie 10 sfide per l’educazione alla fede cristiana dei
bambini e dei giovani come processo significativo di formazione e di vita. L’Autore è rettore del
Colegio de la Inmaculada Concepción di Santa Fe (Argentina).
Il tema delle virtù cardinali non trova molto spazio in sede di filosofia morale. Il contributo
più significativo rimane ancora oggi la trattazione di san Tommaso. In questo senso si nota
un chiaro contrasto rispetto al tema, a esso speculare, dei vizi capitali. La scomparsa delle virtù
cardinali dalla riflessione filosofica è parallela alla crisi della morale: crisi non solo speculativa,
ma soprattutto di apprezzamento da parte del sentire comune, portato a considerare la morale
in termini di proibizione e negazione del piacere di vivere. Anche a motivo di tali aporie, la
filosofia contemporanea ha ripreso a occuparsi del tema delle virtù, aprendo un fecondo dialogo
con le scienze umane e le neuroscienze.
Il primo cristianesimo si diffuse in un mondo tutto impregnato di religiosità: quali furono le rea
zioni dei primi cristiani verso la religione pagana? L’articolo intende richiamare a grandi linee il
loro atteggiamento, basato sulla distinzione ontologica tra Creatore e creatura e quindi sul rifiuto
del culto idolatrico. Cosa significativa, il cristianesimo comportò il rigetto dei sacrifici cruenti.
Rimaneva però il caso di coscienza circa la liceità di cibarsi di carni immolate agli idoli. L’inter-
vento di Paolo è ancora oggi illuminante, perché mette in evidenza il ruolo della fede che libera,
e quello della carità che edifica.
NELLA COLLANA «ACCÈNTI» LE PAGINE DELLA CIVILTÀ CATTOLICA
CHE AIUTANO A CAPIRE IL PRESENTE
15
UNIVERSO
Il dilemma quantistico, la teoria del tempo, i dubbi e le incognite sulle origini dell’universo,
lo studio delle stelle e della vita possibile su altri pianeti.
Una lettura imperdibile per chi vuole scoprire le leggi che governano
la nostra vita e quella delle galassie lontane anni luce.
La coltivazione dei cereali (riso, frumento, mais, miglio, sorgo ecc.) ha progressivamen-
te modellato complessi di civiltà su tutta la superficie della Terra. Tali complessi hanno
associato conoscenze locali, rituali, progressi tecnici, scientifici ed etici; hanno dato ori-
gine a trasferimenti genetici, tecnologici e spirituali. Reinserire una tale avventura nel
suo contesto globale permette di comprendere meglio come si sono evolute le relazioni
tra l’umanità e le altre forme del vivente, e di immaginare il loro futuro. Significa anche
meditare sui ritmi della nostra quotidianità e sulle forme della condivisione sociale, risco-
prendo così l’importanza dell’alternanza tra il digiuno e la festa.
FOCUS
267 TURCHI ED EBREI? I CARAITI DELLA CRIMEA
Vladimir Pachkov S.I.
Il 4 settembre prossimo, a Roma, verrà proclamato beato Giovanni Paolo I, Albino Luciani.
L’articolo ripercorre le diverse tappe di una vita completamente dedicata al servizio di Dio. Nato
nel 1912, Luciani, seminarista a Feltre e poi a Belluno, vicerettore del seminario bellunese per
10 anni, diventa vescovo di Vittorio Veneto nel 1958 e partecipa al Concilio Vaticano II. Paolo
VI lo nomina patriarca di Venezia nel 1969. Nell’agosto del 1978 viene eletto papa. Il suo pon-
tificato durerà solo un mese, ma lascerà di lui un ricordo indelebile, per la sua umiltà e per il suo
modo semplice ed efficace di proporre una fede cristiana pienamente e coerentemente vissuta.
Nell’articolo si cerca di chiarire l’uso del termine «pastorale» che è stato fatto dagli ultimi
pontefici: per Giovanni XXIII esso significava rinnovamento, santificazione e apertura al
mondo; per Paolo VI era lo stile con cui presentare la dottrina e il diritto; per Giovanni Paolo
II rappresentava una sfida alla dottrina; per Benedetto XVI aveva un valore ermeneutico;
Francesco riecheggia il pensiero di Giovanni XXIII. Nell’articolo viene suggerito per questo
termine il significato di funzione semantica nel discorso ecclesiale. L’Autore è professore di
diritto canonico allo Hekima University College di Nairobi (Kenya).
PROFILO
299 ALONSO DE BARZANA
«Il Francesco Saverio delle Indie occidentali»
Wenceslao Soto Artuñedo S.I.
Sono di nuovo in edicola, nel formato a strisce caratteristico dell’epoca, i primi numeri di Tex
del 1948. Il personaggio creato da Gianluigi Bonelli e disegnato da Galep sta per compiere
75 anni e gode buona salute, nonché fama di essere il fumetto italiano più famoso nel mondo.
Tex Willer, all’inizio fuorilegge solitario, poi ranger abilissimo nel maneggiare la Colt, infine
capotribù dei Navajos, è l’avversario di ogni ingiustizia e corruzione, assertore profetico di
tolleranza e di rispetto per gli indiani. Un ideale di giustizia pervade l’intera epopea. Se il
fumetto sembra americano, in realtà è tutto italiano, e l’eroe rappresenta la ripresa di un’Italia
che esce umiliata dal conflitto mondiale, ma piena di energie, ambiziosa, creativa e, a suo
modo, anche gioiosa.
Nel libro The Education of a Historian il gesuita John W. O’Malley presenta il racconto della sua
vita di storico. Utilizzando l’esperienza acquisita nel corso degli anni, fa rivivere al lettore, passo
dopo passo, il processo attraverso il quale un ragazzo della cittadina di Tiltonsville, nell’Ohio
(Usa), è diventato uno storico famoso. In particolare, il libro manifesta come la fede cristiana di
O’Malley e la sua vocazione alla Compagnia di Gesù si siano potute esprimere nella pratica ri-
gorosa della disciplina della storia, dimostrando in definitiva che Dio può essere trovato in tutte
le cose. L’Autore è direttore accademico dell’Archivum Romanum Societatis Iesu.
Caleca A. 338 - Farisei 337 - Levine A.-J. 337 - Rampini F. 341 - Sievers J. 337
TRASMETTERE LA FEDE
ALLE NUOVE GENERAZIONI
10 sfide per l’educazione
Emmanuel Sicre S.I.
210
L’INFANZIA E LA GIOVENTÙ DELLA NOSTRA EPOCA
HANNO BISOGNO DI TEMPO PER ESPLORARE IL
MONDO ESTERNO E QUELLO INTERIORE.
4. Riposare dall’informazione
che il rapporto stesso dei ministri con le cose sacre sia diventato
in qualche modo mondano, o troppo artificioso e puntiglioso. In
questo modo essi snaturano la familiarità con il mistero delle cose,
e generano una relazione dissonante, che all’infanzia, così amica del
meraviglioso, risulta estranea.
L’educazione nella fede deve sempre tendere alla mistagogia, che
è la pedagogia del mistero, la ricerca volta a offrire un cammino di
iniziazione alle realtà divine.
1. Cfr G. Cucci, Il fascino del male. I vizi capitali, Roma, AdP, 20122.
2. Cfr J. Pieper, The Four Cardinal Virtues, Notre Dame, University Press,
1959; D. Westberg, Right Practical Reason: Aristotle, Action, and Prudence in Aqui-
nas, Oxford, Clarendon Press, 1994; R. Cessario, Le virtù, Milano, Jaca Book,
1994; Ch. Kaczor - Th. Sherman (edd.), Thomas Aquinas on the Cardinal Vir-
tues, Edited and Explained for Everyone, Ave Maria, FL, Sapientia Press, 2009; I. P.
Bejczy, The Cardinal Virtues in the Middle Ages. A Study in Moral Thought from the
Fourth to the Fourtheenth Century, Leiden - Boston, Brill, 2011.
3. Ricordiamo alcuni titoli: J. Eckert, Piccolo breviario delle virtù. Prudenza,
giustizia, fortezza, temperanza, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2009; R. Bodei
- G. Giorello - M. Marzano - S. Vega, Le virtù cardinali. Prudenza, temperanza,
fortezza, giustizia, Bari, Laterza, 2017; V. Mancuso, La forza di essere migliori, Mi-
lano, Garzanti, 2019; A. Bellon, Le virtù sono il frutto delle sue fatiche. Trattato sulle
virtù cardinali, Brescia, Independently published, 2021.
4. Aristotele, Etica Nicomachea, 1094a 3.
5. Ivi, 1096b 28.
6. Cfr G. Cucci, L’ arte di vivere. Educare alla felicità, Milano, Àncora, 2019.
LE VIRTÙ CARDINALI
nalmente, non è né vero né falso, un senso di orrore» (S. Vanni Rovighi, Elementi
di filosofia, Brescia, La Scuola, vol. III, 19765, 195).
14. «Le virtù sono abiti che dispongono perfettamente l’uomo a ben operare»
(Sum. Theol. I-II, q. 58, a. 3).
15. L’esempio è di Aristotele: Etica Nicomachea, 1098a 19.
16. Cfr ivi, 1094a 24; Sum. Theol. I, q. 2, a. 3; Dante, Paradiso, VIII, 97-105.
ARTICOLI
19. Cfr G. Cucci, «Emozioni e ragione: due mondi antitetici?», in Civ. Catt.
2015 III 139-150; Id., «La prudenza. Una virtù scomparsa?», ivi 2021 III 11-22.
20. Cfr Id., «Passioni», in P. Benanti et Al. (edd.), Dizionario di teologia mo-
rale, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2019, 735-742.
ARTICOLI
21. Cfr Tommaso d’Aquino, s., De malo, q. 12, a. 1; Sum. Theol. I-II, q. 46, aa.
1-3; q. 56, aa. 3-4.
22. «Il modo della virtù, che consiste nella perfetta volontà, non può essere
senza passione, non perché la volontà dipenda dalla passione, ma perché a una vo-
lontà perfetta in una natura passibile necessariamente consegue la passione» (De
Veritate, q. 26, a. 7, ad 2um; cfr Sum. Theol. II-II, q. 142, a. 1).
23. B. H. Rosenwein, Generazioni di sentimenti. Una storia delle emozioni,
600-1700, Roma, Viella, 2016, 147.
24. «Il bene umano è quello conforme alla ragione […]. E tale bene appartiene
essenzialmente alla prudenza, che è una perfezione della ragione. La giustizia invece
LE VIRTÙ CARDINALI
Un’unità perduta
26. I. Kant, Antropologia pragmatica, Bari, Laterza, 1993, § 73, 141; cfr Id.,
Critica della ragion pratica, ivi, 1986, 90. Nota in proposito Remo Bodei: «La scoper-
ta della positività delle passioni è abbastanza recente, ha luogo soprattutto nell’età
contemporanea» (R. Bodei, Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità: filosofia
e uso politico, Milano, Feltrinelli, 2003, 10).
27. A. Damasio, L’ errore di Cartesio, Milano, Adelphi, 1995, 18.
28. Cfr D. Goleman, Intelligenza emotiva, Milano, Garzanti, 1999, 85 s.
LE VIRTÙ CARDINALI
norme, dopo quelle passate che non sembrano più applicabili oggi, è la conferma che
dal moralista non si attende altro che un’etica del dovere e dell’obbligazione. E questa
stessa concezione dell’etica è evidente in chi si oppone a qualsiasi compito morale» (M.
Chiodi, Il cammino della libertà. Fenomenologia, ermeneutica, ontologia della libertà nella
ricerca filosofica di Paul Ricœur, Brescia, Morcelliana, 1990, 334, nota).
33. Cfr G. E. M. Anscombe, «Modern Moral Philosophy», in M. Geach - L.
Gormally (edd.), Human Life, Action and Ethics, Exeter ‒ Charlottesville, Imprint
Academic, 2005, 169-194; G. Abbà, «L’originalità dell’etica delle virtù», in F. Com-
pagnoni - L. Lorenzetti (edd.), Virtù dell’uomo e responsabilità storica. Originalità,
nodi critici e prospettive attuali della ricerca etica della virtù, Cinisello Balsamo (Mi),
San Paolo, 1998, 135-165.
34. Cfr, ad esempio, G. H. von Wright, The Varieties of Goodness, New York,
Humanities Press, 1963; P. Geach, The Virtues, Cambridge, Cambridge University
Press, 1977. Per una panoramica storica, cfr M. Micheletti, Filosofia analitica della
religione. Un’introduzione storica, Brescia, Morcelliana, 2002; G. Filoramo, «Filo-
sofia e religione», in G. Cambiano - L. Fonnesu - M. Mori (edd.), Storia della
filosofia occidentale. 7. Problemi d’oggi, Bologna, il Mulino, 2015, 193-215.
LE VIRTÙ CARDINALI
35. Ph. Foot, Virtù e vizi, Bologna, il Mulino, 2008, 4. Cfr M. Micheletti,
Tomismo analitico, Brescia, Morcelliana, 2007; G. S. Lodovici, Il ritorno delle virtù.
Temi salienti della Virtue Ethics, Bologna, Esd, 2009.
36. Cfr A. Da Re, «Il ritorno dell’etica nel pensiero contemporaneo», in Etica
oggi: comportamenti collettivi e modelli culturali, Padova, Gregoriana, 1989, 105-233;
E. Berti, Nuovi studi aristotelici. Vol. IV/2. L’influenza di Aristotele. Età moderna e
contemporanea, Brescia, Morcelliana, 2010; M. Nussbaum, L’ intelligenza delle emo-
zioni, Bologna, il Mulino, 2008; I. Boniwell, La scienza della felicità. Introduzione
alla psicologia positiva, ivi, 2015.
37. H. U. von Balthasar, Gloria. Una estetica teologica. I. La percezione della
forma, Milano, Jaca Book, 1991, 11.
ARTICOLI
IL PRIMO CRISTIANESIMO
E LE RELIGIONI DEL TEMPO
La lezione di Paolo
Enrico Cattaneo S.I.
1. Redatto in greco nel I secolo a.C. e assente dal canone ebraico, il libro della
Sapienza, o Sapienza di Salomone, è entrato nel canone biblico della Chiesa cattolica.
L’intervento di Paolo
11. G. Sfameni Gasparro, «Critica del sacrificio cruento…», II, cit., 484.
IL PRIMO CRISTIANESIMO E LE RELIGIONI DEL TEMPO
polosi osservanti della Legge. Forse per questo suo zelo se la prese
tanto con i seguaci del Nazareno, combattendoli aspramente, come
egli stesso confessa: «Voi avete certamente sentito parlare della mia
condotta di un tempo nel giudaismo: perseguitavo ferocemente la
Chiesa di Dio e la devastavo, superando nel giudaismo la maggior
parte dei miei coetanei e connazionali, accanito com’ero nel soste-
nere le tradizioni dei padri» (Gal 1,13-14).
Ciò che successe poi un certo giorno sulla via di Damasco, oltre
a Luca in At 9,1-19, ce lo dice Paolo stesso, redigendo la propria
scheda biografica: «Circonciso all’età di otto giorni, della stirpe d’I-
sraele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei, quanto alla
Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto
alla giustizia che deriva dall’osservanza della Legge, irreprensibile.
237
Ma queste cose, che per me erano guadagni, io le ho considerate
una perdita a motivo di Cristo. Anzi, ritengo che tutto sia una per-
dita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio
Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero
spazzatura, per guadagnare Cristo» (Fil 3,5-8)12.
Che cos’è allora per Paolo la circoncisione, il segno per anto-
nomasia di appartenenza al popolo dell’alleanza? «Non conta più
nulla», risponde arditamente l’Apostolo. Di fronte a Cristo, «non è la
circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova
creatura» (Gal 6,15).
Questo è il Paolo che si avventura nella sua azione missiona-
ria, un Paolo animato da un’unica passione: quella di annuncia-
re il Vangelo della grazia, cioè che Cristo è morto per i nostri
peccati e per riconciliarci con Dio (cfr 2 Cor 5,18-21). L’Apo-
stolo ha espresso in una sintesi mirabile il suo stile missionario:
«Infatti – egli dice –, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto
servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono
fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per
coloro che sono sotto la Legge – pur non essendo io sotto la
Legge – mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo
13. P. Rossano (ed.), Lettere di San Paolo, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo,
2002, 148.
14. C. K. Barrett, «Things Sacrificed to Idols», in New Testament Studies 11
(1965) 152.
IL PRIMO CRISTIANESIMO E LE RELIGIONI DEL TEMPO
fede non vada mai disgiunta dalla carità: «Tutto è lecito! Sì, ma
non tutto giova» (1 Cor 10,23).
Vale comunque sia per i forti – quelli che hanno la gnōsis – sia
per i deboli il dovere categorico di «fuggire l’idolatria» (1 Cor 10,14).
Se è vero che un idolo non è un dio, rimaneva però il rischio che le
pratiche idolatriche ponessero a contatto con il demoniaco. Paolo
condivide la credenza nell’esistenza di angeli e demoni, con i quali
anche Gesù aveva avuto a che fare (cfr Mc 1,21-28.32-34). Perciò
scrive: «Dico che quei sacrifici [dei pagani] sono offerti ai demòni e
non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i
demòni» (1 Cor 10,20)16.
È importante sottolineare il contesto eucaristico di questa in-
compatibilità: «Non potete bere il calice del Signore e il calice dei
240
demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa
dei demòni» (1 Cor 10,21). L’Eucaristia è dunque l’antidoto contro
qualsiasi specie di idolatria.
Oltre al caso specifico delle carni immolate agli idoli, Paolo af-
fronta la questione da un punto di vista più generale, che riguarda
alcune osservanze religiose derivate da una determinata cultura
o da un determinato ambiente. C’era, ad esempio, chi si sentiva
obbligato a osservare un certo calendario di giorni e di feste, e chi
si vincolava a una dieta vegetariana. L’Apostolo si riferisce a questi
quando scrive ai Romani: «Uno crede di poter mangiare di tutto;
l’altro, che invece è debole, mangia solo legumi […]. C’è chi di-
stingue giorno da giorno, chi invece li giudica tutti uguali» (Rm
14,2.5). Tra questi potevano esserci sia giudeo-cristiani ancora at-
taccati al sabato e alle norme sui cibi puri e impuri, sia persone
influenzate dal pitagorismo, che predicava l’astensione dalle carni
e anche dal vino17. Paolo non entra in merito alle motivazioni, ma
suggerisce due linee di comportamento.
18. Il vino era «un ingrediente essenziale sia nei banchetti greco-romani sia
anche nella celebrazione giudaica della cena pasquale» (R. Penna, Lettera ai Roma-
ni, III, Bologna, EDB, 2008, 193). Il vino era essenziale anche nell’Eucaristia cristia-
na, indicato come «bere il calice» (1 Cor 11,26). Non sappiamo se Paolo prevedesse
una partecipazione all’Eucaristia con il solo pane. È certo che nella Chiesa primitiva
c’erano gruppi che rifuggivano talmente dal vino da celebrare l’Eucaristia solo con
pane e acqua (cfr Ireneo, s., Contro le eresie, V,1,3).
19. G. Sfameni Gasparro, «Critica del sacrificio cruento…», I, cit., 117.
ARTICOLI
23. Quest’uso di fare libagioni di vino sulle tombe è attestato anche dai primi
cristiani, che praticavano dei «rinfreschi» o refrigeria, non senza qualche abuso, che
non è sfuggito alle critiche di Ambrogio e di Agostino. Cfr A. Ferrua, «Il refri-
gerio dentro la tomba», in Id., Scritti vari di epigrafia e antichità cristiane, Bari, Edi-
Puglia, 1991, 69-81. Il termine «libagione» è stato omesso nell’ultima versione della
Cei di Fil 2,17 e 2 Tm 4,6.
24. I critici mettono in dubbio la storicità di questi fatti, giudicandoli incom-
patibili con la dottrina paolina della giustificazione. Ma, allora, come avrebbe potu-
to Paolo dire di essersi fatto «giudeo con i giudei»? Su tale questione, cfr N. Torne-
se, «Mi sono fatto tutto a tutti…», cit., 55-68.
ARTICOLI
Quando però era in gioco «la verità del Vangelo» (Gal 2,5), cioè la
salvezza per la fede in Cristo e non per l’osservanza della Legge,
Paolo diventava intransigente. Così, se fece circoncidere Timo-
teo, che era di madre ebrea, per non dare scandalo ai giudei, si
oppose decisamente alla circoncisione di Tito, che era greco, per
non oscurare la grazia di Cristo (cfr Gal 2,3). Allo stesso modo,
ad Antiochia rimproverò apertamente Pietro, perché non si era
comportato «rettamente secondo la verità del Vangelo» (Gal 2,14)
e con la sua adesione ai giudaizzanti stava provocando una spac-
catura nella comunità25.
In tutti questi casi, dunque, la fede fornisce la retta conoscen-
za (gnōsis), ma è la carità che detta il retto comportamento, «per
l’edificazione, non per la rovina» (2 Cor 10,8). La gnosi cristiana
244
giustifica la libertà di movimenti, ma spetta alla carità dirigere le
scelte da effettuare per le realizzazioni concrete, dove non sia in
gioco la verità del Vangelo. Rivelando il carattere relativo delle
varie forme o stili di vita dei popoli da guadagnare a Cristo, la
gnosi pone l’apostolo in uno stato di libertà riguardo a quelle for-
me e a quei modi di vita, ma l’uso della propria libertà sarà sempre
condizionato e dominato dalla carità: «In lui la libertà della fede
diventa la schiavitù della carità»26.
In definitiva, «la capacità di adattarsi alle diverse situazioni re-
ligiose e socio-culturali dei destinatari non deriva [per Paolo] da
abile tatticismo o da opportunismo camaleontico, ma dal servi-
zio incondizionato al vangelo proposto come unica possibilità di
salvezza per tutti. Paolo non cambia il vangelo per adattarlo alle
esigenze degli ascoltatori, ma adatta se stesso e il proprio modo
di vivere per non porre in alcun modo un ostacolo all’annuncio e
all’accoglienza del vangelo»27.
In conclusione, possiamo affermare che il «farsi tutto a tutti» di
Paolo possiede un carattere universale e può essere esteso ad altre
situazioni derivanti dall’attività apostolica. Vale sempre il principio
Il contesto
Dio personale, un soggetto che interagiva nella storia con gli esseri
umani e con l’ordine creato, ma un architetto cosmico impersonale.
L’universo era governato da leggi naturali immutabili, e quindi sot-
to il dominio di una scienza secolare. Le rivelazioni non erano più
necessarie. Enfatizzando l’osservazione e la dimostrazione empirica,
la rivoluzione scientifica tendeva a escludere una fede trascenden-
te. Con la perdita del senso del trascendente, e quindi del divino,
e con il progressivo distacco dalle autorità religiose tradizionali, la
spiritualità si è sempre più focalizzata sull’individuo e sui sentimenti
personali. La religione è stata respinta in quanto realtà istituzionale3.
La fiducia illimitata della modernità nella ragione e nella sua
attitudine a migliorare costantemente le nostre esistenze avrebbe
condotto a quella reazione che chiamiamo «postmodernismo», già
255
evidente in pensatori come Kierkegaard, Nietzsche, Marx e Freud,
i quali, contro la tradizione che definiva la persona umana un «ani-
male razionale», sostenevano che siamo soggetti all’influenza di di-
namismi inconsci o di leggi economiche. Gli orrori del XX secolo
– due devastanti guerre mondiali, con gravi perdite tra i civili, fra
cui quelle dovute alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e
Nagasaki, i genocidi, la minaccia di annientamento nucleare du-
rante la Guerra fredda, la pandemia di Aids, il divario tra i ricchi e
i poveri, per non parlare della pandemia di Covid-19 che nel XXI
secolo ha causato milioni di vittime – hanno in gran parte infranto
l’illusione che la sola ragione autonoma possa condurre alla perfet-
tibilità dell’essere umano.
Il postmodernismo, una reazione all’ottimismo della moder-
nità, è più una sensibilità che una filosofia coerente. Esso guarda
con sospetto a tutte le metanarrazioni e tende a considerare relativa
qualsiasi affermazione di verità, sostenendo che essa sarà pur sem-
pre condizionata dalla posizione sociale di chi la pronuncia e che si
e il Giappone nella pratica religiosa denotavano un divario tra i più ampi al mondo
tra i giovani adulti e i loro genitori (Pew Research Center, «In U.S., Decline of
Christianity Continues at Rapid Pace», settembre 2019).
3. Cfr ivi, 635-640. Qualcuno suggerisce che stiamo entrando in un’«era
post-secolare», che metterà alla prova sia la scienza assolutista sia la necessità, per la
fede e la ragione, di coesistere e di imparare l’una dall’altra. Il termine è generalmen-
te attribuito a Jürgen Habermas. Comunque, la cultura popolare e politica è tuttora
decisamente secolare.
ARTICOLI
La spiritualità
del “sentire con la Chiesa” sia legata solamente al sentire con la sua
parte gerarchica». E aggiunge: «Quando il dialogo tra la gente e
i vescovi e il Papa va su questa strada ed è leale, allora è assistito
dallo Spirito Santo». Qui vediamo l’importanza che egli attribuisce
al sensus fidei e al sensus fidelium, tanto da affermare che, quando
tutto il popolo di Dio cammina insieme nella fede, manifesta una
infallibilitas in credendo9.
Noi riteniamo che la nostra cultura secolare, e non solo in Oc-
cidente, abbia sostituito quella cultura religiosa che molti di noi
danno ancora per scontata, e che quindi oggi abbiamo bisogno
di un contesto più ampio per proporre gli Esercizi spirituali. Non
possiamo dunque limitarci a presumere una cultura religiosa tra-
dizionale. Molti di coloro che parteciperanno agli Esercizi o a un
259
ritiro non avranno familiarità con le storie e con i racconti biblici,
o li troveranno piuttosto antiquati e non più convincenti. Tanti di
loro, provenendo da una cultura laica, o non conoscono la fede e
la teologia della Chiesa, o le rifiutano. Con ciò non stiamo sug-
gerendo di fare a meno dei racconti biblici, ma intendiamo dire
che è necessario integrarli, facendo appello all’immaginazione e
alla comprensione degli esercitanti di oggi. Potremmo invitar-
li a considerare l’opera di Dio nell’immensità della creazione, o
nel processo evolutivo, o nel dinamismo della vita. I doni di Dio
riflettono una bontà e una bellezza che vanno oltre ogni imma-
ginazione, mentre la sofferenza, l’ingiustizia e la violenza che fe-
riscono così tante persone ci spingono al discepolato.
Gli Esercizi spirituali si strutturano secondo tre pilastri fon-
damentali. Il «Principio e fondamento» ci ricorda di mettere
Dio al primo posto nella nostra vita. La meditazione su «Il Re-
gno di Cristo» ci parla del discepolato, invitando l’esercitante a
scoprire la sua vocazione. La «Contemplazione per giungere ad
amare» è il fondamento del principio gesuita di trovare Dio in
tutte le cose. Qui vorremmo proporre una riflessione su ciascu-
no di questi punti.
«Principio e fondamento»
10. Cfr F. Jabr, «The Social Life of Forests», in The New York Times Magazine,
6 dicembre 2020, 34.
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IMPORTANTE
Si ricordi di salvare tutti i nostri social qui di seguito elencati, perchè alcuni di essi
(soprattutto Facebook) potrebbero essere presto chiusi, avranno TUTTI il nuovo indirizzo aggiornato:
senza. Dio è presente nelle stelle del cielo, nella bellezza della Ter-
ra e delle erbe, delle piante e degli alberi che la ricoprono. Spesso
lo percepiamo quando, davanti a tanta bellezza, ci sentiamo pieni
di stupore e di timore. La natura canta il suo Creatore.
Il terzo punto ci chiede di vedere Dio all’opera nei suoi doni.
Il linguaggio di Ignazio qui non è solo figurativo. Se la crea-
zione è avvenuta nel Verbo e per mezzo di lui (cfr Gv 1,3; Col
1,16-17), allo stesso modo avverrà anche quando Cristo radunerà
tutto in sé e lo sottometterà al Padre, affinché «Dio sia tutto in
tutti» (1 Cor 15,28). Quella che Teilhard chiama «la lenta opera
di Dio»11 avviene all’interno di questo processo evolutivo. Ilia
Delio lo vede all’opera «nell’atto divino, continuo della creazio-
ne, redenzione e santificazione dell’intero universo»12 . Possia-
265
mo immaginare come l’opera creativa di Dio si renda evidente
nell’energia della vita, che è in continua espansione, superando
gli ostacoli, prorompendo in innumerevoli tipologie e varietà.
Nel quarto punto, ci si chiede di riflettere su come tutti i doni
di Dio discendano dall’alto, su come la nostra limitata potenza
promani da quella somma e infinita di Dio. La vita non si può
mai ridurre a mere interazioni chimiche o a reazioni neurologi-
che. La persona umana è più che una macchina priva di spirito e
di riferimento etico, assemblata a forza di schemi incorporati e di
leggi biochimiche che controllano il comportamento individuale.
L’intelligenza è più che i riflessi e gli algoritmi. Tommaso d’A-
quino l’ha descritta come una partecipazione della luce increata di
Dio. I doni di giustizia, bontà, pietà, misericordia e amore sono
solo riflessi limitati della loro stessa perfezione nel divino. Quante
volte siamo rimasti colpiti dalla bellezza del viso di un bambino, di
un corpo umano, di uno spettacolo naturale o di un’opera d’arte!
Abbiamo conosciuto momenti di grande bontà o misericordia, il
trionfo della giustizia sul male, o di un amore che dà la vita, in
senso sia figurato sia letterale.
Pertanto ringraziamo il Signore e diciamo il Suscipe: «Prendi, o
Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intel-
Conclusione
L’ebraismo turco
Agli inizi del VI secolo, molti ebrei dovettero fuggire dall’Impero 269
persiano, perché avevano sostenuto un movimento di opposizione al
governo, il mazdaismo. Giunti nella regione dell’attuale Daghestan, si
dedicarono all’allevamento del bestiame, conservando però le norme
della circoncisione e del riposo sabbatico5. Nel 730, Bulan, il sovrano
di uno Stato turco nell’attuale Russia meridionale, abbracciò l’ebrai-
smo e lo fece divenire la religione di Stato, garantendo però a tutti
la libertà religiosa, come riferisce in una lettera il dodicesimo khagan
(sovrano turco) di nome Joseph6. In essa si dice che i turchi del kha-
nato di Khazaria inizialmente abbracciarono l’ebraismo nella forma
della dottrina dei caraiti, e che solo in seguito questa dottrina venne
sostituita dall’ortodossia ebraica. Quanti vollero rimanere fedeli alla
dottrina dei caraiti dovettero ritirarsi dalla capitale e dai centri di pote-
re. Molti di essi andarono come predicatori della loro dottrina presso i
nomadi turchi e riuscirono a convertirne diverse persone. Così si poté
formare fra i turchi la comunità dei caraiti. Un certo rabbino Pen-
tahja, che nel 1180 fece un viaggio nella Russia meridionale, racconta
di aver incontrato seguaci dei caraiti tra i nomadi turchi7.
8. Ivi.
TURCHI ED EBREI? I CARAITI DELLA CRIMEA
porti anche con altri Paesi: agli inizi del XV secolo giunse dall’I-
ran il famoso architetto Sinan Cheleb, e a Venezia nel 1528 venne
stampato un libro di preghiere, che costituisce la prima pubblica-
zione in lingua caraita.
Il popolo caraita si formò tra il XIII e il XVI secolo. Possedeva
una propria lingua, una propria fede religiosa, diversa da quella
dei suoi vicini, che determinò la sua mentalità e la sua cultura. Pur
non avendo un proprio Stato, aveva una regione propria in cui
abitare. Nel khanato di Crimea, fino all’annessione alla Russia nel
1787, i caraiti avevano il diritto di amministrarsi autonomamente.
Così, dal XIV secolo – cioè dal tempo in cui si è formato il kha-
nato di Crimea – fino al 1787, essi furono strettamente legati ai
tartari di Crimea: non solo vivevano gli uni accanto agli altri, ma
271
cooperavano tra loro; possedevano lingue, usi e tradizioni simili.
In Turchia oggi i caraiti – anche quelli che vivono in Polonia o
in Lituania – sono considerati turchi, come si desume anche da
una grande cartina nel Museo nazionale turco a Istanbul, su cui
vengono indicate tutte le popolazioni e le lingue turche: ai caraiti
è attribuito il numero 39.
Il popolo caraita nacque dalla fusione dei migranti ebrei prove-
nienti dal Vicino Oriente con i turchi. Ma questa non costituisce
affatto un’eccezione: anche i cosacchi russi, infatti, sono una me-
scolanza di contadini russi e nomadi turchi. La cosa più importante
non è l’origine, ma l’identificazione, e i caraiti si identificavano con
la religione ebraica (secondo la loro interpretazione) e con la lingua
e la cultura turche. Il popolo dei caraiti di Crimea appare quindi
unico sotto questo aspetto.
I caraiti in Russia
GIOVANNI PAOLO I
La santità di un vescovo umile
3. La lista degli autori frequentati e amati da Albino Luciani, e da lui citati nei
suoi scritti e nei suoi discorsi, è vastissima. Possiamo ricordarne solo alcuni. Fra gli
ecclesiastici: sant’Agostino, san Gregorio Magno, san Bernardo, san Francesco di
Sales, santa Teresa di Lisieux, Charles de Foucauld ecc. Fra i letterati: Dante, Petrar-
ca, Shakespeare, Pascal, Molière, Goldoni, Manzoni, Dostoevskij, Papini, Dickens,
Chesterton, Trilussa ecc. L’ampiezza della sua cultura letteraria è tanto più impres-
sionante quando si pensa che non è dovuta a studi sistematici, ma alla convinzione
che la grande letteratura gli permettesse di entrare in profondità nella vicenda e nel-
la sapienza umana e fosse così lo strumento adatto per nutrire il suo sermo humilis,
che parlava della realtà della vita e del Vangelo con le parole del popolo.
GIOVANNI PAOLO I
5. Anche questo scritto è ripubblicato nel primo volume di Opera omnia, cit.
GIOVANNI PAOLO I
nale di Luciani, che era stata sempre per lui uno strumento prezioso di studio e lavoro,
ma scorporata nei successivi traslochi.
GIOVANNI PAOLO I
Forse è anche per questo che alla morte di Paolo VI, pur con sua
sorpresa, Luciani viene eletto papa dopo un conclave brevissimo.
La sua continuità con la linea di papa Montini era probabilmente
diventata col tempo assai più chiara ai suoi elettori di quanto egli
non pensasse. «Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tran-
quillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere»,
dirà all’Angelus domenicale del 27 agosto 1978.
Se gli otto anni e mezzo di patriarcato veneziano lasciano il
ricordo di un tempo di generoso e fedele servizio ecclesiale, ma
anche di difficoltà e sofferenza, il brevissimo mese di pontificato,
nonostante l’improvvisa e inattesa conclusione, lascia un ricordo in-
11. È uno dei testi più interessanti del nuovo volume: Giovanni Paolo I,
Il Magistero. Testi e documenti del Pontificato, a cura della Fondazione Vaticana
Giovanni Paolo I, Libr. Ed. Vaticana - San Paolo, 2022, 67-75. Il volume, di 470
pagine, comprende tutti i testi del mese di pontificato, non solo nella versione
ufficiale già pubblicata, ma anche – a fronte – i testi effettivamente pronunciati,
con tutte le integrazioni e varianti desunte dalla trascrizione delle registrazioni
conservate alla Radio Vaticana. Inoltre vengono riprodotti integralmente l’agenda
e il block-notes autografi del pontificato, con la loro minuziosa trascrizione e un
ampio corredo di note: si può così penetrare nella dinamica della preparazione
degli interventi del Papa.
GIOVANNI PAOLO I
288
In occasione della raccolta della documentazione per la beatifica-
zione, nel 2009 viene finalmente richiesta autorevolmente la testimo-
nianza di suor Margherita Marin, l’unica ancora in vita fra le quattro
suore presenti nell’appartamento papale in quei giorni, e la sua narra-
zione, precisa e limpida, scioglie ogni dubbio. Il racconto della suora
– che è stato poi anche videoregistrato e che tutti possono vedere e
ascoltare – è davvero toccante. La Biografia documentata ricostruisce
con precisione, in modo del tutto esauriente, gli eventi degli ultimi
giorni del Papa e del suo ritrovamento ormai morto, e riporta le di-
chiarazioni del medico, il dottor Renato Buzzonetti, che constata il
decesso e lo considera «morte improvvisa», naturale, istantanea, av-
venuta presumibilmente verso le ore 23 per infarto miocardico acuto.
Si aggiunge anche un’ampia e completa «storia clinica» sulla salute di
papa Luciani nel corso della sua vita fino agli ultimi giorni. In con-
clusione, risulta che la morte improvvisa non era prevedibile12.
Quale santità?
12. Riteniamo che l’intero capitolo XII della Biografia ex documentis si possa
considerare del tutto affidabile e «definitivo». Ogni ipotesi complottistica o fanta-
siosa sulla morte di papa Luciani può essere tranquillamente archiviata.
GIOVANNI PAOLO I
13. Intervento alla Giornata di studio: «Il magistero di Giovanni Paolo I alla
luce delle carte d’archivio», organizzata dalla Fondazione vaticana Giovanni Paolo I
presso la Pontificia Università Gregoriana, 13 maggio 2022.
14. Giovanni Paolo I, Il Magistero, cit., 72.
VITA DELLA CHIESA
re the Code», in Jurist 33 (1973) 1-25, dove l’autore discute il significato e il rilievo
della aequitas canonica nella prospettiva storica.
VITA DELLA CHIESA
Papa Francesco inizia il suo discorso alla Rota Romana del 2014
affermando che la dimensione giuridica e quella pastorale del mini-
stero della Chiesa «non sono in contrapposizione»13.
Nell’allocuzione alla Rota Romana del 2016 usa due volte il
296
termine «pastorale». La prima volta per riferirsi all’«atteggiamento
spirituale e pastorale» della Rota riguardo alla famiglia e al con-
cetto di famiglia che la Chiesa ha sviluppato nel recente Sinodo
su di essa. La seconda volta il Papa ricorre all’espressione «ur-
genza pastorale», che fa riferimento alle strutture della Chiesa
coinvolte in un nuovo catecumenato per quanto riguarda la pre-
parazione al matrimonio14. Nella prima occorrenza, il termine
«pastorale» è legato anche alla misericordia, all’«amore miseri-
cordioso di Dio verso le famiglie» e, in particolare, verso «quelle
ferite dal peccato e dalle prove della vita». Nella seconda occor-
renza, il termine si riferisce alle strutture della Chiesa, chiamate
a un impegno comune per quanto riguarda la preparazione al
matrimonio. In entrambi i casi si rimanda al lavoro dei pastori e
non al significato qualitativo del termine, che il Papa introduce
con il riferimento alla «misericordia».
L’uso che Francesco fa del termine «pastorale» nelle sue allo-
cuzioni alla Rota Romana esprime un’interpretazione che appro-
fondisce quella di Giovanni XXIII e della Gaudium et spes, senza
limitarsi a considerarlo uno dei doveri dei pastori.
16. Cfr B. Schlink, «The Concept of Human Dignity: Current Usages, Fu-
ture Discourses», in C. McCrudden (ed.), Understanding Human Dignity, cit., 635.
ALONSO DE BARZANA
«Il Francesco Saverio delle Indie occidentali»
6. Ivi.
7. Ivi.
ALONSO DE BARZANA, «IL FRANCESCO SAVERIO DELLE INDIE OCCIDENTALI»
1. Perù (1569-79)
Nel 1586 Barzana fu uno dei primi gesuiti a entrare nel nord dell’Ar-
gentina, nel governatorato di Tucumán: Santiago del Estero, Talavera
de Esteco e Córdoba. Qui si era diffusa l’istituzione dell’encomienda
degli indios ai coloni spagnoli: i primi dovevano pagare all’encomendero
un tributo in denaro o in lavoro per riceverne in cambio assistenza e
protezione. All’inizio questo sembrava una buona cosa, ma poi aveva
prodotto abusi e aveva finito per diventare una forma di sottomissione
e di sfruttamento degli indios. Inoltre, quelle erano zone di frontiera,
e spesso venivano inviate spedizioni armate nei territori degli indios
per procurarsi manodopera. Per tutti questi motivi gli evangelizzatori
iniziarono a prendere le distanze dagli encomenderos, ne denunciarono
gli abusi e cercarono di difendere gli indios.
ALONSO DE BARZANA, «IL FRANCESCO SAVERIO DELLE INDIE OCCIDENTALI»
Alonso fu missionario tra gli indios che lavoravano per gli spagno-
li, ma si recava anche presso le tribù di indios disperse sul territorio,
dove censiva, catechizzava, battezzava e celebrava matrimoni. Riprese
a studiare lingue nuove, come il tonocoté e il kakán. Scriveva gram-
matiche, catechismi, vocabolari ecc. Poiché conosceva il territorio, ac-
compagnò il vescovo in visita pastorale nella zona dei fiumi Dulce e
Salado. Il suo sogno era di raggiungere gli indios della Patagonia, ma
il vescovo nel 1587 lo nominò visitatore e vicario della diocesi, e poi lo
inviò a Río Salado, nelle terre dei toba, dei mocoví e dei diaguitas, che
parlavano la lingua tonocoté. Barzana la insegnò ai suoi compagni, ma
poi si ammalò e fu costretto a tornare per qualche tempo a Santiago.
Nel marzo 1588 dovette accompagnare il governatore nella valle di
Calchaquí, dove gli indios si erano ribellati, ma egli cercava sempre di
307
recarsi da loro prima del governatore, per accordarsi con loro, affinché
accettassero la pace, si arrendessero e non venissero puniti con la morte.
Nel 1590 predicò fra gli Iules, ma si ammalò e dovette rientrare in città,
a San Miguel de Tucumán; tornò di nuovo da loro l’anno successivo.
Nel 1591 si stabilì, con Pedro de Añazco, a Río Bermejo, tra i
matará. Catechizzava, predicava, amministrava i sacramenti (bat-
tesimo, confessione e matrimonio). Inoltre cominciò a scrivere
grammatiche delle lingue che già conosceva. Cercò di andare da-
gli indios frentones, ma dovette desistere a causa della loro forte
ostilità, sebbene si fosse rifiutato di accompagnare il governatore
in una spedizione punitiva perché era stato ucciso suo fratello. Più
tardi Alonso si espresse così su questo episodio: «Ne hanno ucci-
si più di quattrocento, e questo ha destato in me una grandissima
compassione»11. In seguito ci fu un’altra spedizione dello stesso tipo,
che provocò la morte di molti indios ribelli: «Del tutto contro la
nostra volontà [hanno ucciso] la maggior parte della gente, sicché
su duemila anime che c’erano ne rimangono appena centoventi»12.
Il tempo non passava invano, e nel 1593 Barzana scrisse: «Sono
ormai molto vecchio e canuto, completamente sdentato»13. Sembra
che la sua permanenza tra i matará abbia coinciso con la sua stagio-
ne aurea come missionario. Nell’attuale località argentina di Matará
(Río Salado, vicino a Santiago del Estero) si conserva ancora una
piccola croce di legno che riportava scolpiti episodi di Cristo e della
passione che erano oggetto della sua catechesi. Si è venuto a sapere
dell’esistenza di questa croce nel 1971. Si ritiene che sia la più antica
croce d’America e un simbolo della prima evangelizzazione; perciò
è stata solennemente installata nella cattedrale di Añatuya. Sembra
che debba risalire al tempo della predicazione di Alonso tra i matará
nei pressi del Rio Bermejo, perché egli deve aver usato croci del ge-
nere come strumenti catechistici. Quell’insediamento fu distrutto
da altri indios nel 1629, e molti matará emigrarono e si stabilirono
nel 1645 nella nuova Matará, nella regione del Río Salado.
308
Tratti distintivi
1. Linguista
2. Missionario e indio
3. Un uomo santo
Il successo di «Tex»
Il protagonista
13. Non solo in tutta Europa, ma anche in Turchia, Israele, India, Sri Lanka,
Canada, Messico, Argentina, Venezuela, Colombia, Cile, Brasile ecc. (cfr R. De
Falco, Tex. Fiumi di china…, cit., 209-224).
14. Cfr ivi, 209.
15. Negli anni Cinquantacinque-Sessanta gli editori per ragazzi decidono di
adottare una forma di autocontrollo sui testi, cui partecipa anche Bonelli: la ga-
ranzia era certificata con la sigla GM (Garanzia morale). Nel 1950, per la stampa
cattolica, Tex era un fumetto proibito ai ragazzi, per la violenza e i dialoghi triviali
(cfr R. De Falco, Tex. Fiumi di china…, cit., 32). L’editore modifica alcuni passaggi
brutali e certi abiti ritenuti audaci dei personaggi femminili (peraltro rari: cfr C.
Scaringi, «Tex e le donne», in Id., Tex «Superstar», cit., 63-71).
16. Così è definito nel primo fumetto: Tex. Il Totem misterioso, Milano, Au-
dace, 1948, 4. L’eroe completa la definizione affermando che egli «uccide solo chi
merita di essere ucciso» (ivi).
ARTE MUSICA SPETTACOLO
Kit Carson è un ranger di una certa età, tanto che dagli indiani
Navajos viene chiamato «Capelli d’Argento»: è la spalla di Tex, il
compagno saggio, sempre disposto ad aiutarlo nelle diverse avven-
ture. Tex, in modo simpatico, lo ha ribattezzato «Vecchio cammel-
ricordare lo scogliere delle acque del Colorado fra le alte gole del
Gran Canyon»22.
Dalla loro unione nasce Kit Willer, col nome indiano di «Piccolo
Falco», che studia alla scuola dei padri missionari. Sveglio d’intelligenza
e di riflessi, diviene compagno del padre nelle sue mirabolanti imprese.
Tex, avendo sposato Lilyth, diviene membro della tribù Navajo e ri-
ceve il nome di «Aquila della Notte». Dopo la morte di Freccia Rossa, è
acclamato loro capo, veste con giacca e pantaloni scamosciati a frange,
e mocassini. Riceve il wampum, una cintura sacra, in pegno di fratel-
lanza: si tratta di un vero «passaporto» che egli esibisce negli incontri
con le tribù indiane. Vivendo con i Navajo, egli impara a comprenderne
gli usi e i costumi, ne apprezza il coraggio e la lealtà. Sa parlare la loro
lingua ed è capace di comunicare attraverso i segnali di fumo. Più volte
318
afferma: «Sono i miei indiani». In seguito diviene anche l’agente india-
no della riserva Navajo in Arizona, nominato dal governo statunitense.
La giustizia di Tex
purtroppo tocca a uomini come noi dare loro una mano per impe-
dire che […] diventino cibo per avvoltoi lungo le piste del West»31.
A proposito della condanna a morte di un responsabile di
razzie a danno delle carovane, uno dei quaccheri, rivolto a Tex,
dice: «Non potreste lasciare al Signore il compito di far giusti-
zia? Dice la Bibbia: “Mia sarà la vendetta e la rappresaglia…”».
«Spiacente, signor Glendon! Generalmente, la giustizia di cui
parlate arriva sempre troppo tardi per punire i grossi mascalzoni
e proteggere la povera gente»32 . Poi, rivolto a Carson: «Il mon-
do è grande e c’è spazio per tutti: tonti e furbi, galantuomini e
tagliagole, perciò perché non dovrebbe esserci posto per quegli
ingenui, ma bravi quaccheri?»33.
Uno degli ultimi numeri è Gli amanti del Rio Grande34: un’in-
320
tricata vicenda, dove uno spietato ranchero commerciante di cavalli,
con un’avvenente moglie, incontra Tex e un gruppo di cowboy
reduci dall’aver sventato una rapina a suo danno. Tra questi, un
giovane un po’ ingenuo, Tom, il quale aveva incontrato la signo-
ra tempo prima, danzatrice in un saloon, e se n’era invaghito, ma
senza successo. Ora la donna gli dà, di nascosto, un appuntamen-
to notturno, proponendogli una fuga d’amore. Tra i due inizia un
colloquio franco: lui le rimprovera di aver tradito i suoi sogni; lei
gli mostra sul suo corpo i segni di violenza del marito. Scoperti da
un servo, riescono a fuggire. Il ranchero organizza la ricerca della
moglie, sospettando di Tex e del suo gruppo, ma interviene il ranger
a chiarire gli equivoci. Intanto i due tentano di attraversare il Rio
Grande, per sconfinare in Messico. Il tentativo fallisce, perché la
moglie viene presa al laccio dal marito. Alla fine il ranchero, mentre
sta torturando Tom, viene sorpreso da Tex e Carson con le loro
Colt. Consiglio finale di Tex alla donna: «Spero che questa brutta
esperienza vi insegnerà a scegliere meglio gli uomini»35.
45. G. L. Bonelli - G. Letteri, Tex. Odio senza fine, Milano, Sergio Bonelli,
1973, 82 s.
46. Idd., Tex. Una campana per Lucero, ivi, 1993, 45.
47. Ivi, 46.
ARTE MUSICA SPETTACOLO
evangelica: nel racconto, i gesuiti sono raffigurati con il saio dei fran-
cescani48, pur essendo noti per i loro collegi e la formazione scolastica.
I pregi di Tex
52. Vanno ricordati altri autori, in particolare Guido Nolitta (cioè Sergio Bo-
nelli), Claudio Nizzi, Mauro Boselli, Decio Canzio, Pasquale Ruju, Giancarlo Be-
rardi, Michele Medda, Tito Faraci, Jacopo Rauch.
53. M. Paganelli, «Conversazione con Gianluigi Bonelli», cit., 192.
ARTE MUSICA SPETTACOLO
4. Cfr J. W. O’Malley, Vatican I: The Council and the Making of the Ultramontane
Church, Cambridge, MA, Harvard University Press, 2018; in it. Vaticano I. Il concilio e la
genesi della Chiesa ultramontana, Milano, Vita e Pensiero, 2019; cfr G. Pani, «Il Vaticano I.
Un nuovo contributo di John O’Malley», in Civ. Catt. 2020 II 76-81.
IL MESTIERE DELLO STORICO: L’ESPERIENZA DI JOHN W. O’MALLEY
8. W. A. Barry, «Jesuit Spirituality for the Whole Life», in Studies in the Spirituality
of Jesuits 31 (2003/1) 14 e 26.
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
I
337
FARISEI
a cura di JOSEPH SIEVERS - AMY-JILL LEVINE
Cinisello Balsamo (Mi) - Roma, San Paolo – Gregorian & Biblical Press,
2021, 432, € 45,00.
hachalaqot («cercatori di cose lisce»). Come la loro origine, così pure le loro
caratteristiche e le loro posizioni non sono chiare e definite.
Le questioni storiche sono trattate da specialisti del Nuovo Testamento, da
esperti di lingue bibliche, studiosi di storia del cristianesimo antico e del giu-
daismo del secondo Tempio. Esse includono l’origine del nome «farisei», la loro
halachà, le caratteristiche sociali che si desumono dalla loro pratica religiosa e
dall’interpretazione biblica. Un aspetto importante per la comprensione del
ruolo dei farisei nei Vangeli è rappresento dalle polemiche giuridiche – come il
sabato, le abluzioni, il divorzio, il comandamento più grande ecc. –, con la pra-
tica dell’ermeneutica biblica orientata dalla «tradizione», molto popolare anche
tra l’uditorio di Gesù, il quale però spesso sarebbe più vicino alle posizioni
«bibliche» dei sadducei. I farisei non sarebbero stati tanto preoccupati del livello
di osservanza della Legge, quanto piuttosto di favorire «una particolare forma
di osservanza della Legge che, seguendo la loro ideologia religiosa e sociale,
autorizzava in ultima analisi la mediazione umana della legge divina» (p. 206).
338
Gesù condivideva con i farisei l’«umanizzazione» della Legge, riassunta nel-
la regola d’oro: «Come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a
loro». Nel suo discorso rivolto ai partecipanti al Convegno, papa Francesco l’ha
menzionata come una pratica su cui si deve basare il dialogo ebraico-cristiano.
L’importanza di tale regola risalta in modo particolare oggi, nella crisi globale
della pandemia e con la guerra in Ucraina. L’applicazione dell’insegnamento
biblico riassunto da questa regola, come è formulata e adattata alla ricerca sto-
rica, all’istruzione e allo studio delle fonti da Massimo Grilli e Joseph Sievers,
determinerà un risultato importante per il futuro dei farisei, cioè per come
essi saranno compresi, e per come di conseguenza saranno compresi sia alcuni
aspetti storici del ministero di Gesù sia la prassi «cristiana» dei suoi discepoli. La
pratica della regola d’oro porterà buoni frutti per la realizzazione dell’umanità
fraterna, di cui parla l’enciclica di papa Francesco Fratelli tutti.
Pino Di Luccio
ANGELO CALECA
L’ingegnere Bernardino Nogara è una figura chiave della storia delle fi-
nanze vaticane. A lui Pio XI affidò con assoluta fiducia la gestione dell’ingente
somma resa disponibile dall’Italia in base alla Convenzione finanziaria com-
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
presa nei Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929: 750 milioni di lire in contanti
e un miliardo in buoni del Tesoro. A questo scopo venne istituita l’Ammini-
strazione speciale della Santa Sede, la cui guida fu delegata dal Papa appunto
a Nogara. Pio XI seguiva con molta attenzione tutto ciò che riguardava l’e-
dificazione delle strutture del nuovo Stato della Città del Vaticano e l’ammi-
nistrazione, che rendeva possibile la straordinaria dinamica operativa del suo
pontificato. I suoi rapporti personali con Nogara furono quindi assai profondi.
Ma il libro che presentiamo non si limita a trattare dei 25 anni vissuti
da Nogara nel palazzo del Governatorato Vaticano. Si tratta infatti di una
biografia completa, assai documentata – anche grazie all’archivio familiare –,
dettagliata e avvincente, che ci permette di comprendere bene da dove veniva
quest’uomo e perché riscuotesse tanta stima da parte di Pio XI.
Bernardino nasce nel 1870 a Bellano, sul Lago di Como, da una famiglia
benestante di fede cattolica molto solida - dei 13 figli, tre dei quali morti molto
presto, 5 saranno sacerdoti e l’unica figlia suora –, ben imparentata e inserita
339
nell’alta società milanese. Da giovane, studia al Politecnico di Milano e inizia la
sua attività come ingegnere minerario, operando sul campo prima nel Brescia-
no, poi nel Galles e quindi nei Balcani. La moglie Ester lo segue con fedeltà e
coraggio nelle diverse sedi: in Gran Bretagna, poi a Salonicco, infine a Costanti-
nopoli. Gli affetti e gli impegni familiari – testimoniati dalle tante lettere ripor-
tate nel volume – sono il tessuto umano e spirituale di fondo di una vita molto
intensa. Le circostanze portano l’ingegnere a trasformarsi in manager e uomo
d’affari. Egli si muove in un contesto internazionale in drammatica evoluzione,
nel declino e nello sfaldamento dell’Impero ottomano, e assume responsabilità
sempre più rilevanti come rappresentante di interessi economici e politici italiani
nel tempo giolittiano. Dopo la guerra italo-turca viene nominato rappresentan-
te dell’Italia nel Consiglio di amministrazione del Debito pubblico ottomano.
Dopo la Prima guerra mondiale, i suoi compiti nell’ambito della diplomazia
economica si sviluppano ulteriormente, tanto che viene chiamato a partecipare
alla Conferenza di pace di Parigi nel 1919 e poi alla Conferenza di Losanna
nel 1922. Dal 1924 fa parte della delegazione italiana a Berlino per l’attuazione
del Piano Dawes sugli impegni tedeschi postbellici di riparazione. Nogara ha
quindi rapporti continui con il ministero degli Esteri, e anche personalmente
con Mussolini, con cui dialoga sull’espansionismo economico italiano all’estero.
Collabora perciò di fatto con il regime, ma eviterà sempre di dichiararsi fascista.
Con la guerra d’Etiopia la sua distanza dal fascismo diventerà netta.
È dunque un uomo di grande esperienza internazionale, che ha saputo de-
streggiarsi con abilità e prudenza anche nelle crisi belliche più gravi, tessendo
fitti rapporti nel campo economico, finanziario, diplomatico, politico, e gua-
dagnandosi stima e fiducia per la sua integrità morale. A lui Pio XI si rivolge
per il compito di grande responsabilità di cui abbiamo parlato. Dai suoi anni
milanesi il Papa conosceva e stimava la famiglia Nogara, e il fratello maggiore
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
di Bernardino, Bartolomeo, era già stato nominato nel 1920 direttore generale
dei Musei Vaticani da Benedetto XV.
Nogara risponde senza incertezza, trasferendosi con la moglie in Vaticano,
sapendo di assumere un servizio difficile per la Chiesa. La sua strategia diffe-
renziata di investimenti è dinamica e ad ampio raggio, si sviluppa in diversi
Paesi, in obbligazioni, in azioni e anche in immobili, poiché i tempi sono diffi-
cili e i rischi molto alti. Bisogna far fronte con prontezza alla grande crisi degli
anni Trenta e alle conseguenze delle tensioni internazionali che sfoceranno
nella Seconda guerra mondiale.
Alla morte di Pio XI, diversi degli uomini di fiducia «longobardi» di
cui il Papa si era circondato vengono sostituiti da «romani», ma Nogara
resta al suo posto, confermatovi da Pio XII. In verità è molto difficile sosti-
tuirlo, ed egli può ancora contare sulla fiducia del segretario di Stato, card.
Maglione, nonostante un clima vaticano meno favorevole.
Nei primi anni della ricostruzione dopo la guerra, Nogara gode di grande
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prestigio e autorevolezza nel mondo economico e finanziario italiano, con cui
aveva sempre conservato diversi rapporti, in particolare tramite la Banca com-
merciale italiana. Nelle ultime pagine del volume l’A. tratteggia le dure criti-
che a proposito delle costruzioni edilizie a Roma e della gestione della Società
Immobiliare, di cui il Vaticano era un importante azionista. A suo parere, se
Nogara aveva consapevolmente investito nelle aziende che avrebbero operato
nella ricostruzione, non dipese poi da lui la loro successiva discussa gestione.
In effetti, nel 1954 Nogara, a 84 anni, si ritirò a vita privata e rientrò a Mi-
lano con la sua inseparabile Ester. Diversi gravi lutti familiari li colpirono, ma
poterono trascorrere insieme ancora tre anni. Nel 1958, a distanza di pochi mesi,
prima lei, poi lui, vennero a mancare. Poche settimane prima della sua morte era
stato eletto papa Angelo Roncalli, suo amico, che espresse la sua stima per lui de-
finendolo «servo buono e fedele». Come non mancarono le espressioni di apprez-
zamento del card. Montini, che lo aveva conosciuto a lungo negli anni romani.
Insomma: una vita lunga e molto operosa. Nell’Introduzione, l’A. scrive:
«Ingegnere, uomo d’affari, cattolico, finanziere, diplomatico, giolittiano, ban-
chiere Comit, tecnocrate internazionale, uomo del Vaticano: non è facile tro-
vare una definizione unica per Bernardino Nogara» (p. 19). Tuttavia, a fine
lettura, ci pare che il titolo del libro riesca a esprimere una buona sintesi: «Al
servizio dell’Italia e del Papa». Un laico cattolico che con integrità dedica straor-
dinarie risorse di intelligenza e operosità al servizio del suo Paese e della Chiesa,
accompagnato e sostenuto da una moglie eccezionale, che lo ama senza riserve
e ne è pienamente ricambiata.
Federico Lombardi
RASSEGNA BIBLIOGRAFICA
FEDERICO RAMPINI
Betty Varghese
OPERE PERVENUTE
AGIOGRAFIA SPIRITUALITÀ
KELLY T. M., Rutilio Grande. Quando il CURTAZ P., Sul dolore. Parole che non ti
Vangelo mette radici, Cinisello Balsamo (Mi), San aspetti, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2022,
Paolo, 2022, 272, € 22,00. 256, € 16,00.
SALVARANI B., Fino a farsi fratello di tutti. DONADIO F., Sullo «spirito» dell’Enciclica
Charles de Foucauld e papa Francesco, Assisi (Pg), «Fratelli tutti», Caserta, Saletta dell’Uva, 2022,
Cittadella, 2022, 184, € 14,90. 96, € 10,00.
MARTIN J., Insegnaci a pregare, Cinisello
Balsamo (Mi), San Paolo, 2022, 247,
ECCLESIOLOGIA € 20,00.
PAVLOU T., La Chiesa, sposa mistica di SAMBONET G., Vangelo a cento voci.
Cristo. Sintesi teologico-sistematica di ecclesiologia L’esperienza di una comunità in preghiera
in chiave simbolica, Città del Vaticano, Libr. Ed. secondo il metodo degli Esercizi Spirituali
Vaticana, 440, 2022, € 42,00. di Ignazio di Loyola, Milano, Àncora, 192,
2022, € 17,00.
MORALE STORIA
ZUCCARO C., Le dinamiche del
BINNI A. ET AL., L’impresa di Fiume
discernimento. Verso la soluzione dei conflitti morali,
(1919-1920). Tra mito e realtà, Lesmo (Mb),
Brescia, Queriniana, 2022, 216, € 20,00.
Etabeta, 138, 2022, € 12,00.
BRUCKBERGER R. L., La Repubblica
SACRA SCRITTURA americana, Crotone, D’Ettoris, 2021, 152,
€ 16,90.
CANOPI A. M., La loro voce percorre la terra. PERRONE N., Il realismo politico di De
Lectio divina sugli Atti degli Apostoli, Cinisello Gasperi. Fanfani invece vuole i missili ame-
Balsamo (Mi), San Paolo, 2022, 350, € 22,00. ricani, Roma, BastogiLibri, 2022, 124,
Cose nuove e cose antiche (Mt 13,52) (A. € 15,00.
SANTIAGO - G. DE VIRGILIO), Bornato in
Franciacorta (Bs), Sardini, 244, 2021, 24,00.
DI PALMA G., L’ annuncio della salvezza nel TEOLOGIA
primo secolo cristiano da Gesù a Paolo, ivi, 2021, CARRÓN J. - GALIMBERTI U., Credere,
264, € 26,00. Milano, Piemme, 112, 2022, € 16,50.
SACHA FORNACIARI C., Le pietre del SEQUERI P., L’iniziazione. Dieci lezioni
Tempio. Costruttori e cantieri nella Bibbia, Torino, su nascere e morire, Milano, Vita e Pensiero, 208,
Lindau, 2022, 140, € 14,50. 2022, € 16,00.
WERBICK J., Dio-umano. Una cristologia
SOCIOLOGIA «elementare», Brescia, Queriniana, 2022, 336,
€ 44,00.
COZZI M., Dio ha le mani sporche. Il grido
degli innocenti, le angosce dei carnefici, l’arroganza
dei boss, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 208, VARIE
€ 16,00. FERRAIUOLO L., Italia sacra, straordinaria
CRISTIANO G., Storie di Covid. Storie e misteriosa. Viaggio per esploratori con l’anima,
di persone. Per non dimenticare, Cosenza, Luigi Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2022, 352,
Pellegrini, 2021, 152, € 15,00. € 20,00.
VARISCO S. M., Il giorno di chi è in cammino. NAGAI T. P., Pensieri dal Nyokodo. L’ audacia
Storia della Giornata mondiale del migrante e del rifu di un cuore che ogni mattino si rimette all’opera, ivi,
giato in Italia, Todi (Pg), Tau, 2020, 250, € 10,00. 2022, 304, € 16,00.
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