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CRUCIFIGE!

Dramma in tre atti

di

Valeria Angelozzi

(2021)

Valeria Angelozzi
3386454235
angelozziv@gmail.com
PERSONAGGI

Il Nazareno Predicatore, si crede il figlio di Dio

Barabba Criminale, è in cella con il Nazareno

Pilato Procuratore della Provincia

Claudia Procula Moglie del Procuratore

Il Sinedrio Supremo Consiglio ebraico

La Massa

NOTE DELL'AUTORE

La storia si svolge a Gerusalemme sotto l’impero di Tiberio. I


fatti sono liberamente ispirati a vicende realmente accadute, al
Vangelo di Giovanni e ad altri racconti.

Il personaggio di Barabba parla in dialetto romanesco, ma può


essere interpretato con qualsiasi cadenza regionale.
ATTO I

Scena 1

Il Nazareno è al centro della scena di spalle al


pubblico, davanti a lui, schierato come un plotone
d’esecuzione, il SINEDRIO.

Luce.

IL NAZARENO: (voltandosi verso il pubblico) Io non parlo


perché lo so già come va a finire…

Buio
Scena 2

PONZIO PILATO è seduto alla sua scrivania e sta


leggendo delle carte. Entra CLAUDIA PROCULA, è
inquieta, cammina da una parte all’altra, si siede, si
rialza.

PILATO: Cla, che c’è?

PROCULA: Che c’è?

PILATO: Che c’è, sto lavorando, mi distrai.

PROCULA: Non posso stare qua?

PILATO: Sì, puoi stare, ma ferma però. (Interrompendola)


E zitta possibilmente.

PROCULA: Vabbè mi metto qua, non ti do fastidio.

Silenzio.

PROCULA: Che leggi?


PILATO: Carte.
PROCULA: Che carte?

PILATO: Carte processuali Claudia, ti prego, è una cosa


importante.

PROCULA: ma per caso si tratta di quel matto che


cammina sull’acqua?

PILATO: Sì, prima ci cammina e poi la trasforma in


vino. E se gli gira resuscita pure qualche morto.
Poveraccio.

PROCULA: Perché poveraccio?

PILATO: Perché mi fa pena, è chiaro che ha dei


problemi. Tutto st’accanimento io proprio non lo
capisco, manco fosse un assassino.

PROCULA: Però c’è un sacco di gente che gli dà retta…

PILATO: Eh lo so, è per questo che il Sinedrio lo vuole


morto…
PROCULA: Morto?!

PILATO: Morto, sì. Si parla di crocifissione,


addirittura…

PROCULA: Crocifissione!?

PILATO: Sì Cla, vuoi ripetere tutto quello che dico?


Crocifissione, sì. Però adesso ti prego, lasciami
tranquillo.

PROCULA: Non t’ho mai visto così preoccupato per un


processo…

PILATO: Eh, appunto, è la prima volta che mi succede.


C’è qualcosa che non riesco a capire. Non so cosa fare.

PROCULA: Liberalo.

PILATO: Claudia, per favore, sono cose che non ti


riguardano.

PROCULA: Ho fatto un sogno stanotte.


PILATO: Claudia, come te lo devo dire, sto lavorando,
non posso perdere tempo appresso ai sogni, ti prego!

PROCULA: C’eri tu crocifisso.

Buio

Scena 3

IL NAZARENO e BARABBA sono incatenati nella stessa


cella. Barabba fischietta mentre fissa il Nazareno che è
girato dall’altra parte, verso il muro. Barabba
raccoglie dei sassolini da terra e comincia a
tirarglieli continuando a fischiettare. Il Nazareno
sulle prime sopporta, poi…
IL NAZARENO: Ti diverti?

BARABBA: Un sacco.

IL NAZARENO: Sono contento.

(pausa)

BARABBA: In realtà m’annoio. M’annoio a morte. Menomale


tra poco muoio e finisce pure sta rottura de palle…

IL NAZARENO: Non porre limiti alla provvidenza.

BARABBA: Ahahah. In che senso?

IL NAZARENO: Niente, lascia stare.

(Pausa)

BARABBA ricomincia a tirare sassolini al Nazareno.


IL NAZARENO sospira profondamente.

BARABBA: E fattela ‘na risata, Cristo santo!

IL NAZARENO: C’è poco da ridere Barà.

BARABBA: Ma che te stai a preoccupà che t’ammazzano


veramente? Quelli come te mica l’ammazzano!
IL NAZARENO: Quelli come me…?

BARABBA: Sì, i matti. Al massimo il rinchiudono da


qualche parte e addio mare.

IL NAZARENO: Se lo dici tu.

BARABBA: Eh?

IL NAZARENO: Dico, se lo dici tu.

BARABBA: Io lo dico, e chi lo deve dire? Ci


stiamo io e te qua! Ma questo è matto davero…

IL NAZARENO: Tu lo dici.

BARABBA: Guarda che se cambi l’ordine degli addendi io


me ‘ncazzo uguale. Io lo dico! Chi cazzo lo deve dì?
Sei un matto stronzo, ecco che sei. Io muoio e chi se
ne frega, ma a te te rinchiudono sicuro e buttano la
chiave.

IL NAZARENO: Tu lo dici.
BARABBA: Oh madonna, guarda se lo dici n’artra volta te
do un cazzotto!

IL NAZARENO: Non puoi, sei incatenato.

BARABBA: Me scatèno e te do un pugno.

IL NAZARENO: Scatènati allora.

BARABBA: (fa per lanciarsi, ma è bloccato dalle catene.


Pausa.) Anzi, perché nun me liberi tu? Non sei quello
che fa i miracoli, tu?

IL NAZARENO: Io faccio solo quello che mi dice mio


padre.

BARABBA: Uuuuh (fa il verso) faccio solo quello che mi


dice mio padre! Gni gni gni! E se tu padre te dice de
farte ammazzà te te fai ammazzà? Ah sfigato! E chi è tu
padre? Uno coi sordi, sicuro, uno strapieno de sordi
ammanicato da tutte le parti! Anzi magari è Dio, eh? Dio
padre onnipotente! E allora chiedigli de scatenarmi, dai!

IL NAZARENO: Non posso.


BARABBA: Perché? Nun te vole sentì manco lui eh? Ah ah!
IL NAZARENO: Perché poi mi daresti un pugno.

Buio

Scena 4

Il Sinedrio è schierato a semicerchio. Pilato è in piedi


davanti a loro.

SINEDRIO: Procuratore, la questione è molto grave e


va risolta velocemente. La Pasqua si avvicina.

PILATO: Siete in procinto di partire per le vacanze?

SINEDRIO: Procuratore, non scherzare.

PILATO: Signori, che volete da me?


SINEDRIO: Che lo mandi a morte.

PILATO: A morte, a morte, si fa presto a dire a morte…

SINEDRIO: Pilato, costui è un bestemmiatore, si crede il


Messia!

PILATO: Non è né il primo né l’ultimo, c’è un’infinità di


predicatori che affermano di esserlo, volete ucciderne
uno per educarne molti? E poi egli è uno di voi, non
potrebbe essere lui il Messia che tanto attendete?

SINEDRIO: Pilato non bestemmiare! Costui si crede il


figlio di Dio!

PILATO: Anche Ercole lo era, figlio di Giove e di una


donna, ma a Roma è considerato un eroe, un semi-dio. Non
vedo reato in ciò che mi dite.

SINEDRIO: Pilato, quest’uomo difende le adultere,


dissacra il tempio, incanta le masse con discorsi
inauditi e pericolosi!

PILATO: Scendete anche voi tra la gente, chissà che non


impariate qualcosa.
SINEDRIO: Pilato, costui si proclama Re dei giudei,
quindi anche Re del Sinedrio!
PILATO: E chi sono io per uccidere un Re? Chiedetelo ad
un Re, chiedetelo a Erode! Che lo uccida lui stesso.

SINEDRIO: Pilato, tu non capisci. O ti rifiuti di


capire. Egli mina la stabilità della nostra società!

PILATO: Della società o del Sinedrio?

Silenzio.

PILATO: Riformulo la domanda. Chi teme il Sinedrio, un


povero pazzo che si crede un Re o il popolo che lo segue?

SINEDRIO: Pilato, il prigioniero va condannato


prima di Pasqua. Così vuole il Sinedrio, perché
così vuole Dio.

PILATO: Allora lo condanni il Sinedrio e lo inchiodi Dio.


Io me ne tiro fuori.

SINEDRIO: C’è un accordo tra di noi, non dimenticarlo.


PILATO: Un accordo, certo. Ma io non vedo accordi se non
tra voi e il vostro Dio. Ebbene, ripeto, crocifiggetelo
voi stessi.

SINEDRIO: Sai bene che non possiamo farlo.

PILATO: Una ragione, sacerdoti, una ragione romana.


Questo vi chiedo. Finché non ne avrò una, il
prigioniero non morirà.

SINEDRIO: L’avrai. Sarai tu a macchiarti del suo sangue.

Buio
ATTO II

Scena 1

IL SOGNO DI PILATO

Pilato è crocifisso al centro della scena. Il cielo è


nero e trafitto dai lampi. Ai suoi piedi LA MASSA
urla a gran voce:

CRUCIFIGE!

CRUCIFIGE!

CRUCIFIGE!

Una donna si stacca dalla massa e aiuta Pilato a


scendere dalla croce. È CLAUDIA PROCULA.
Buio.

Luce nello studio di Pilato.

PROCULA: Pilato! Pilato, svegliati!

PILATO: Procula, amore mio. Ho fatto un sogno orrendo.

PROCULA: Lo so, calmati ora. Ti ho sentito urlare,


per questo sono venuta a svegliarti.

PILATO: Ho sognato…ho sognato che ero…che ero…

PROCULA: Crocifisso?

PILATO: Devo parlare con lui.

Buio
Scena 2

IL NAZARENO e BARABBA sono sempre incatenati nella


stessa cella. BARABBA fischietta e lancia sassolini sul
compagno di cella. Il Nazareno non risponde, sempre
rivolto verso il muro.

BARABBA: Guarda che se me dai soddisfazione io la smetto.

IL NAZARENO: Che tipo di soddisfazione?

BARABBA: Ma che ne so, reagisci, urlami addosso, sputami


in faccia, fai qualcosa! Mi annoio, Cristo! Mi annoio a
morte! Non lo vedi? Crepo dalla noia!

IL NAZARENO: Ti compatisco, ma non creperai per questo.

BARABBA: DIO CHE PALLE! Ma te senti quando parli?! “Ti


compatisco”! Ma che te sei magnato er Pentateuco? Madonna
che nervi. Guarda me tremano le mani!

IL NAZARENO: Calmati Barabba, non sprecare energie…


BARABBA: (Urla) Guardia! GUARDIA! Mettime co ‘n altro
prigioniero, sennò questo l’ammazzo!

IL NAZARENO: Barabba, il mio tempo non è ancora venuto…

BARABBA: Lo faccio venì io, guarda come viene. (Urla)


Guardia! Guarda che l’ammazzo davero!

Il NAZARENO: Barabba…

BARABBA: (Urla) Lo strozzo co ste mani, te lo giuro!

IL NAZARENO: Barabba…

BARABBA: CHE CAZZO VUOI?

IL NAZARENO: Sei incatenato.

BARABBA: (frustrato) OH DIO! DIO!

IL NAZARENO: Ecco, sì, chiama lui. Magari a te ti


risponde.
BARABBA: GUARDIA!
Scena 3

Entra Pilato, si ferma davanti alla cella.

PILATO: A Barà ma che te strilli!?

BARABBA: Ammazza, so diventato importante se invece de la


guardia me mannano er capoccia.

PILATO: Non sto qua per te.

BARABBA: E te pare.

PILATO: (al Nazareno) Sei tu il re dei Giudei?

BARABBA: No, so io.

PILATO: E io so Cleopatra.

BARABBA: Me la ricordavo più caruccia Cleopatra.


PILATO: Barà, e finiscila. Non è che se stai in cella
puoi dì quello che ti pare. Sono sempre il
rappresentante di Tiberio. Allora, rispondi Nazareno.

BARABBA: È inutile che ce provi, tanto questo non parla


co nessuno, Pilà. Né co te, né co Tiberio, né co
Cleopatra. Oddio forse co Cleopatra…ma secondo me è pure
frocio. E se parla e meglio che non parla perché me
viene voglia di ucciderlo tutte le volte che apre bocca.
Parla con me, stamme a sentì. Facciamo che sono il suo
avvocato, vostro onore.

PILATO: Taci Barà, ce manca solo l’avvocato del diavolo.


Rispondi Nazareno, sei tu il Re dei Giudei?

Il NAZARENO lo guarda ma non risponde.

BARABBA: Che t’avevo detto?

PILATO: Nazareno, rispondimi. Ho intenzione di aiutarti.

BARABBA: (al Nazareno, lanciandogli i sassolini in


maniera violenta) Brutto fio de ‘na mignotta! Lo sapevo
che eri un raccomandato, ma no fino a sto punto! Uno e
trino: matto, stronzo e raccomandato!
PILATO: Barabba te faccio cucì la bocca! Nazareno,
ascoltami. Il Sinedrio ti vuole morto e io voglio capire
perché.

BARABBA: Perché è stronzo.

Il Nazareno lo guarda e sorride, ma non risponde.


PILATO: Lo capisci che dovrò essere io a
mandarti a morte? Il Sinedrio ti ha messo nelle
mie mani Nazareno, e l’unica spiegazione
possibile è che loro hanno paura di te…

BARABBA: (ridendo) Paura?! Ma se nun se regge in


piedi!

PILATO: Tu sei diverso dagli altri


predicatori. La gente ti ascolta, Nazareno.
Ma questo non è un buon motivo per
ucciderti.

BARABBA: Ma che ascolta se questo non spiccica


‘na parola, a Pilà!

PILATO: Nazareno, te lo chiedo un’ultima volta.


Sei tu il Re dei Giudei?

Pausa. IL NAZARENO non risponde, si volta verso


il muro.

BARABBA: “Tu lo dici”.

PILATO: Tu lo dici? Ma che stai a dì Barà?


BARABBA: Se te risponderebbe te direbbe così. “Tu
lo dici”.

PILATO: Nazarè, io so buono e caro, ma se/

BARABBA: Pilà, lascia perde. Viecce ‘n altro


giorno, oggi è indisposto er principino. E porta
pure quarcosa da magnà la prossima volta che
magari l’addolcisci un po’.

Pausa. Il Nazareno è impassibile.

PILATO: (al Nazareno) Possibile che tu non abbia


paura di morire?

BARABBA: Questo è talmente stronzo che se je


tagli la testa je ne ricrescono due.

Pilato sta per dire qualcosa, ma non ce la fa.


Esce. I prigionieri lo seguono con lo sguardo.
Silenzio.

IL NAZARENO: Barabba, grazie.

BARABBA: Me stava a fa pena, poraccio.

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IL NAZARENO sorride.

BARABBA: Comunque sto “tu lo dici” funziona. Me


sa che me lo rivendo.

Buio

ATTO III

Scena 1

Studio di Pilato.

Il procuratore è intento a rileggere le carte del


processo al Nazareno, ma finisce per gettarle

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nervosamente a terra. Non si accorge che Procula
lo sta guardando appoggiata alla porta.

PROCULA: Vorrei farti vedere quello che vedo io.

PILATO: Da quanto tempo sei là a spiarmi?

PROCULA: Abbastanza per rendermi conto che questa


situazione ti sta uccidendo. E io non sopporto di
vederti così.

PILATO: Claudia vai via, non sai di cosa parli.

PROCULA: Perché tu sì?

PILATO: Claudia ti ho detto di andartene.


Lasciami solo.

PROCULA: Pilato, tu sei l’imperatore, te ne sei


dimenticato? Sei tu che comandi, sei tu che
decidi/

PILATO: Lo vedi che non sai di cosa parli?

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PROCULA: Allora spiegami!

PILATO: Io non comando un cazzo qua, lo capisci?


È tutta una farsa, la provincia, l’Impero,
Tiberio non si ricorda nemmeno che esistiamo. Io
sono solo un ostaggio di quel branco di vecchi
invasati!

PROCULA: non è la prima volta che mandi a morte


qualcuno…

PILATO: Sì, ma non in questo modo.

PROCULA: In questo modo come?

PILATO: Senza ragione.

PROCULA: Il Sinedrio deve averne una.

PILATO: Ti parlo di una ragione reale, un reato


vero, qualcosa di concreto. È per questo che sto
impazzendo. Io non sono un mostro Claudia!

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PROCULA: Lo so.

(pausa)

PILATO: Il Sinedrio lo vuole morto perché


quell’uomo riesce a parlare al cuore delle
persone. Cosa che né io né loro riusciremo mai a
fare. Hanno paura che un solo uomo possa far
crollare tutto il loro bel castello, ma per
quanto mi riguarda possono crepare sotto le
macerie.

PROCULA: Pilato fermati un secondo, ragiona. Tu


sei il Procuratore di questa provincia, non
l’ultimo arrivato. Parli come se fossi un
prigioniero con le mani legate! E va bene, il
Sinedrio è potente, ma forse c’è un modo per far
crollare davvero il castello.

PILATO: Che cosa intendi?

PROCULA: Hai detto che hai bisogno di una


ragione, di un reato vero.

PILATO: Sì, ma…

PROCULA: Il prigioniero, lo aiuterai ad evadere.

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PILATO: Evadere? Tu farnetichi.

PROCULA: Sì, le guardie seguono i tuoi ordini,


faranno tutto ciò che chiedi senza discutere.

PILATO: Ma in questo modo dovrò crocifiggerlo


davvero. Non capisci?

PROCULA: Appunto! In entrambi i casi tu sarai


salvo. Se riuscirà a scappare avrà salva la vita
e noi torneremo finalmente a dormire sogni
tranquilli. Se invece non dovesse farcela, avrai
una ragione valida per condannarlo a morte.

(Pausa)

PILATO: Hai fatto ancora quel sogno?

PROCULA: Lo faccio tutte le notti.

PILATO: Hai l’aria stanca.

PROCULA: Anche tu.

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(pausa)

PILATO: Lo farò da solo. Non mi fido di nessuno.

PROCULA: Di me ti puoi fidare.

PILATO: Lo so.

Buio

Scena 2

Notte. Cella dei prigionieri.

Barabba sta tirando i sassolini contro il muro.

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NAZARENO: Come mai hai cambiato bersaglio?

BARABBA: Almeno nun me ‘ncazzo se nun reagisce.

NAZARENO: Chi?

BARABBA: Chi, il muro no? È molto più divertente


de te.

Silenzio. Si sente solo il rumore dei sassolini


contro il muro.

BARABBA: Lo vedi? Nun rispondi. Nun reagisci. Sei


no sfigato a Nazarè. Prima me facevi rabbia, mo
me fai pena. E nun me dì “tu lo dici” perché te
sfonno.

NAZARENO: Tanto non potresti comunque…

BARABBA: Come?

NAZARENO: Dico, non te lo dirò. (Pausa) Hai


ragione.

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BARABBA: Che sei no sfigato?

NAZARENO: Sì.

BARABBA: Sei no sfigato sì! Ma te rendi conto che


per te s’è mosso er capoccia in persona? È venuto
qua a ditte che te voleva aiutà e te nun gl’hai
detto né a né ba. Io nun te capisco. Anzi, nun ve
capisco, a voi figli de papà che c’avete tutto e
ve fate venì la depressione. Io nun c’ho mai
avuto un cazzo ne la vita e se potessi raderei al
suolo sto posto a capocciate.

Pausa. Barabba lancia i sassolini con più forza.

NAZARENO: Come ti sentiresti se nella tua vita


non avessi mai scelto nulla?

BARABBA: Che vor dì?

NAZARENO: Se fossi venuto al mondo per essere un


mezzo, un qualcosa a servizio degli altri. E
basta.

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BARABBA: Deve ancora nasce lo stronzo che me dice
quello che devo fa Nazarè. Nella vita se po
sceglie sempre. Tu hai scelto de sta qua.

NAZARENO: E tu?

BARABBA: Che?

NAZARENO: Anche tu hai scelto di stare qua?

BARABBA: Che c’entra, io so fatalista.

NAZARENO: In che senso?

BARABBA: Nel senso che vado do’ me conviene.


Faccio quello che me va de fa. E se finisco ne la
merda prima o poi quarcosa succede.

Si sente un tintinnìo. Ai piedi del Nazareno


appare un mazzo di chiavi. La sagoma di una donna
scompare nell’oscurità.

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BARABBA: Ma che è?

Il Nazareno è immobile. Non risponde.

BARABBA: Aò, me rispondi? Che cos’è? Io nun


c’arivo, nun ce vedo da qua, che so?

NAZARENO: (con un filo di voce) Chiavi.

BARABBA: Parla forte che cazzo, nun te sento!

NAZARENO: (sottovoce ma con più forza) Sono


chiavi, le chiavi della cella credo! Qualcuno le
ha lanciate qui dentro.

BARABBA: (raggiante) No vabbè nun ce credo. Te


sei veramente er fijo de Dio. Amico mio! Forza
pia ste chiavi, annamo, liberate prima te e poi
me liberi a me, forza, sbrigate!

NAZARENO: Non posso.

BARABBA: Non ho capito, scusa.

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NAZARENO: Barabba non posso.

BARABBA: E no, non ho capito manco mo, ce devo


avè quarche problema de udito ultimamente.

NAZARENO: Non capisci Barabba, tu non capisci. Io


non posso farlo, non posso.

BARABBA: Aspetta aspetta, famme capì. Cioè Dio o


chi per lui c’ha lanciato le chiavi della cella/

NAZARENO: Non è stato Dio, te l’assicuro.

BARABBA: vabbè, ho detto “chi per lui”, statte


zitto, a ‘nfame! Allora, QUARCUNO c’ha lanciato
le chiavi pe liberacce da sta topaia e tu nun le
voi usà perché?! Perché sennò se ‘ncazza il
paparino? Eh?

Il Nazareno non risponde.

BARABBA: Ah nun rispondi eh, è così allora.


Grande e grosso e nun c’ha er coraggio de
liberasse da le catene pe paura der papino
cattivo!

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NAZARENO: Smettila Barabba, tu non capisci!

BARABBA: No no, io capisco, capisco benissimo.


Capisco che tu te lamenti tanto, ma alla fine te
sta bene così. Te sta bene de esse un pupazzo in
mano a quarcun altro, che sia tu padre o CHI PER
LUI. E ce fai annà de mezzo pure a me! Infame
maledetto!

NAZARENO: Io non posso, non posso/

BARABBA: SCEGLIERE? Sì che puoi! Anzi tu devi!


C’è sempre na prima volta a Nazarè! Nun ce sta
nessuno oltre a me e te qua dentro, chi te lo
impedisce? T’hanno servito la libertà su un
piatto d’argento e te che fai? Je sputi in
faccia?

NAZARENO: (tra sé) Non è possibile, non doveva


andare così.

BARABBA: Ma de che? Ma de che parli? E parla pe


na vorta Nazarè, se po sapè che c’hai dentro sta
capoccia?

NAZARENO: Non lo so più Barabba. Credimi.

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BARABBA: Io so solo che se stai qua dentro
quarcosa de grosso l’avrai
combinato.

NAZARENO: È come se avessi chiuso gli occhi da


bambino e li avessi riaperti qua,
ora, dentro questa cella.

BARABBA: (interrompendolo) eccotelo tiè, t’ho


chiesto che pensi mica che droghe te
pigli a Nazarè.

NAZARENO: Ho fatto e detto tante di quelle cose


che se provo a ricordarmele me le
vedo davanti come quando leggi un
libro, come se ci volassi sopra.
Questo corpo, questo sacco di carne
e ossa, è l’unica cosa che mi
appartiene. Posso spezzarmi un
braccio se voglio, trafiggermi il
cuore con una spada, ma questo non
cambierà ciò che deve accadere. Io
non penso niente, non sono niente,
Barabba. Niente. Sono un pupazzo,
come dici tu. Ero un pupazzo quando
da piccolo mi ritrovavo a parlare
con gli anziani di cose che credevo
di capire, mentre gli altri bambini
mi guardavano storto, come fossi una
strana creatura. E sono un pupazzo
ora mentre penso che sì, forse le
cose possono andare diversamente,
che posso decidere per me, una volta
nella vita. Pensavo di essere
destinato a qualcosa di grande, sono
stati bravi a farmelo credere, sai?
Pensavo di poter cambiare davvero le
cose. Pensavo ci fosse una sola
direzione, un solo obiettivo, nulla
di cui dubitare. Pensavo tante cose,
Barabba. Ora sono una scatola vuota,

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un pezzo di carne. Posso morire ora
o vivere per sempre, per me non
cambia nulla. L’unica cosa che so è
che ancora una volta non sarò io a
decidere.

(Silenzio)

BARABBA: Posto che nun t’avevo chiesto la storia


della vita tua…

NAZARENO: (ride) Hai ragione, scusami.

BARABBA: Ma de che Nazarè? Pe na vorta che


parli…Aò, io nun te conosco, ma me sento come
quelli che vanno a fa la guera insieme…perciò te
lo dico cor core: ma te voi ripiglià? Guarda do
stai, do stamo. Lo capisci che se mori oggi o
domani fa differenza solo pe te e pe nessun
altro? Non c’è nessun piano superiore, ci siamo
solo io e te incatenati dentro sta merda de
prigione! Qui, ora, in questo momento! Ma nun
t’ho insegnato niente? E sii un po’ fatalista
pure te! Le cose succedono e basta a Nazarè, e
smettila de arrovellatte er cervello su cose che
non poi capì! Prendi ste cazzo de chiavi e
liberate! E poi liberame pure a me per piacere!

Il Nazareno è confuso, fissa le chiavi come se


fossero un oggetto mai visto prima. Non sente più
neanche le incitazioni di Barabba, è solo nella
sua testa, come mai prima d’ora.

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Dopo qualche istante si sente il rumore delle
catene che si aprono.

BARABBA: Eccolo l’amico mio, mo te riconosco, viè


qua, fatte abbraccià!

Il Nazareno va verso di lui come un automa, è


stordito ma felice, eccitato. Si abbracciano.

BARABBA: Aò, e bravo er principino! Questo dovevi


fa! Nun te senti meglio? Dajje, scatename pure a
me, sbrigate.

Il Nazareno libera Barabba dalle catene.

BARABBA: Oh, e mo te posso tirà er cazzotto de


prima! (fa per tirargli un pugno, ma il Nazareno
non reagisce) Sempre in guardia eh. Scherzo a
principì, grazie, Barabba nun se dimentica de li
amici.

Da qui in poi sarà come se il Nazareno si


trovasse in una bolla, in una bottiglia. Tutto
intorno a sé è annebbiato, ovattato, fa fatica a
stare in piedi, quasi come avesse ingerito un
acido.

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BARABBA: Vabbè Nazarè, mo tocca annassene.
(Scuotendolo) A Nazarè, me senti? Io vado, te
che fai? Aò, Nazarè! Non se po sta qua così,
tocca annassene! Subito!

Il Nazareno non risponde, ha lo sguardo fisso nel


vuoto. Barabba gli sfila le chiavi dalle mani e
apre la cella, poi gliele restituisce.

BARABBA: Tiè Nazarè… Se, ciao core. Questo è


annato completamente. Nazarè io vado eh, senza
rancore, nun me sembra er caso de invità le
guardie a sta festa. Se vedemo fuori eh, grazie
de tutto. Ciao principì!

Barabba esce dalla cella e si avvia furtivo verso


l’uscita, ammantato dall’oscurità. Il Nazareno è
rimasto solo, disorientato, con le chiavi della
cella tra le mani. Intorno a sé solo silenzio.
Ancora intorpidito, come in un acquario, l’uomo
muove qualche passo verso l’uscita, come chi si
getta per la prima volta con un paracadute. Con
cautela, mette il muso fuori per accertarsi che
non ci sia nessuno. Lentamente esce dalla cella.
È fuori, ha ancora le chiavi in mano. Respira.

In quel momento, da fuori:

BARABBA: (grida) Nun so stato io! È stato er fijo


de Dio a liberamme! M’ha incantato! M’ha
stregato! Lasciatemi!

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Barabba viene scaraventato dentro la cella da due
guardie. Il Nazareno è immobile appena fuori
dalle sbarre, pietrificato. Entrano Pilato,
Claudia Procula e il Sinedrio. Fuori cominciano
ad accendersi i fuochi, si sente il rumore della
MASSA che si accalca e che mormora. Mancano tre
giorni alla Pasqua.

SINEDRIO: È abbastanza romana come ragione per


te, Procuratore?

PILATO: (serio) Sarà il popolo a decidere. Io me


ne lavo le mani.

Le due guardie prendono di peso il Nazareno ormai


esanime e lo portano fuori.

La massa comincia a gridare a gran voce


“CRUCIFIGE! CRUCIFIGE! CRUCIFIGE!”.

Buio.

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FINE

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