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Amore di GAlAteA (l’) Chi può amare Polifemo?

Mito in tre atti Aci, Aci! Il sole


Libretto di Salvatore Quasimodo scende nelle acque
Musica di michele lizzi rotonde e guizza
1ª rappresentazione: Palermo, Teatro Massimo, 21-3-1964
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lo scoiattolo.
E tu mi parli d’amore
Personaggi, vocalità (PRIMI INTERPRETI) come un oracolo.
Galatea, soprano (IVANA TOSINI) Aci - Il tuo amore
Polifemo, basso (ALFONSO MARCHICA) ora è nel mare
Aci, tenore (MIRTO PICCHI) ora nel bosco.
Ulisse, baritono (LINO PUGLISI) Io so poco dei tuoi
la Ninfa Astra, mezzosoprano (ELVIRA GALASSI) pensieri, del tuo cuore,
il coro delle Ninfe (soprani e contralti) e tu svii le mie
i compagni di Ulisse (tenori, baritoni, bassi) domande inquiete.
i Ciclopi (tenori, baritoni, bassi) Galatea - Nel mare va la luce,
La scena si svolge in Sicilia nei tempi mitici.
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io vivo nella luce.
Nel bosco grida amore,
Atto Primo io vivo nell’amore:
Sicilia. Una riva appena alta, con scogli, sul mare Jonio. ora nel mare,
A destra l’Etna nevoso con una striscia di fumo. I colli sono ora nel bosco.
fioriti. A sinistra si vede il fiume Alcantara vicino alla foce. (Entra Polifemo. Le Ninfe fuggono spaventate. Aci si allontana e
Galatea e le ninfe marine giocano con le onde, mentre Galatea ritorna nel mare)
altre ninfe, sparse sugli scogli, cantano l’elogio di Galatea. Polifemo (sporgendosi sul mare dall’alto di uno scoglio)
Coro di Ninfe - O Galatea, tu sei bianca più della foglia Non avere paura, Galatea.
di neve del ligustro, più fiorente dei prati, snella Da me non avrai male.
più dell’ontano, splendente più del cristallo, più lasciva Ti pentiresti, conoscendomi, d’avermi fuggito:
del tenero capretto, più liscia delle conchiglie che rimpianto allora del tempo perduto...
levigate dal moto assiduo del mare, più cara Se tu lo vuoi,
del sole d’inverno e dell’ombra d’estate, avrai tutto da me.
più viva agli occhi Ogni cosa qui è mia:
dell’alto platano, più nitida del ghiaccio, il monte, i prati,
più dolce dell’uva matura, morbida più delle piume gli animali.
del cigno e del latte rappreso, Tu coglierai con le tue mani le tenere fragole
magnifica più dell’orto irrigato. (entra Aci) nate all’ombra delle selve, e le còrniole autunnali
Aci - Stai sempre tra i gorghi e le prugne...
del mare, Galatea. Solleva, dunque, il capo dall’onde celesti
Galatea - L’onda era lieve, Aci. e accogli i miei doni. (Galatea fugge)
Ti allontani da me. Tu fuggi
Chi mi toglie le mani e offendi la mia vita.
dai tuoi capelli? Sopporterei il disprezzo se tu fuggissi tutti;
Tu muti. Ci sono altri prati ma perché mi rifiuti e porti amore ad Aci?
per noi. Più in là, dove Ma se lo prendo, sentirà quale forza
le parole nemiche è chiusa nel mio corpo. (entra la ninfa Astra)
sono sorde d’eco Astra - È qui, è ancora qui.
e il picchio buca Forse il mio cuore
la scorza dei pioppi a tonfi secchi. sta nella speranza,
L’anima sbaglia? o il dubbio è armonia
Chi pensa è alla fine inattesa, diffidenza, vile
dell’amore. Il principio domanda. E la violenza
è nostro, Galatea, ingiuria, orgoglio?
immobile e sconosciuto. Polifemo - E tu che vuoi?
Se pensi è la morte. Astra - Torna al mio amore. Polifemo,
Tu sei viva, amore. Lascia Galatea!
Sarò nel tuo futuro Non vedi come striscia
solo un peso di conchiglia? lungo le siepi
Galatea - Anche con l’aria dove Aci attende il suo
parlo di te, Aci. corpo marino?
Aci - I miei sogni sono Noi siamo della terra;
nelle tue notti, l’assenza prendi il mio cuore,
è una ferita nella mente. tu lo sai:
E qualcuno ti parla solitudine è morte.
d’amore... (guarda intorno, con sospetto, poi sottovoce) Il letto di foglie
Polifemo... ancora ti attende,
Il vecchio che mi amava nessuno è più entrato
da ragazzo, in silenzio nelle mie notti, mio caro; torna
sceglie la mia morte. Polifemo! Ora non vedi più nulla
Se potessi fulminarlo! senza Astra.
Galatea - Ma tu giochi nei sogni. Galatea scorre
come fiume nel mare. e poi quando s’allontana
I fiumi sono freddi nel suo bel corpo
rettili d’acqua. liscio di giovinezza,
Io dagli alberi è come un’eco nella valle
ho forza di radice. prima del sonno.
Polifemo - Nei tuoi occhi luccica Aci mio caro, dove sei tu?
una malizia di pianta (alle Ninfe) E voi ditemi, amiche,
rampicante. non l’avete incontrato?
Tu sei amica di Aci! le Ninfe - Polifemo abbiamo visto.
Va via! Galatea - Il pastore promette
Astra - Tu mi amavi! colline, lana, frutta,
Polifemo - È vero, ricordo. e minaccia.
Ora voglio Galatea. E maledice la terra!
Astra - Non lasciarmi! Sei solo! E Aci non ha quiete.
Galatea ama Aci. le Ninfe - Noi che siamo dei boschi
Polifemo (minaccioso) - Aci sentirà presto non temiamo il Ciclope.
lo scroscio della morte. Galatea - Amo Aci, odio
Lo aspetta al sentiero la follia del Ciclope.
l’acqua della roccia! le Ninfe - Dunque ti tormenta?
Astra - E tu ricorda Galatea - Vi ripeto la mia ansia.
le parole della bocca Non ho più riposo. Polifemo
del monte: «Polifemo spinge i suoi fantasmi
morirà di notte d’improvvise paure
accecato da uno straniero». in ogni angolo di buio, di luce
Polifemo (con violenza) - Ninfa maligna, e sfiora il mio corpo,
la tua voce e inventa tranelli per avermi.
segna malaugurio, le Ninfe - Forse potremo aiutarti.
non l’oracolo Galatea - Come? Solo la morte
di pietra e fuoco. lo staccherà da me.
Il monte è mio le Ninfe
e parla del gregge, – A noi non sembra un mostro.
del mio regno vivo, – Ha parole anche tenere.
non della morte. – Forse una di noi
Va via! (Astra si allontana. Polifemo, rimasto solo, guarda verso rinnoverà il suo cuore.
il mare e, come facendo un giuramento:) – Avrà tutto il regno
Aci si scioglierà di mandrie e di selve...
come neve al fuoco Galatea - Forse...
della montagna aperta. Intanto su di me
Il tempo sarà nostro, Galatea! brucia la sua collera.
Coro interno (voci femminili) le Ninfe - Non temere, Polifemo
Non sentiamo che lingue non è feroce.
a sferza e lamenti. L’amore Ora è come un cipresso.
chiama su dalla neve Chi ama arriva
e dalla schiuma dell’onda. al suo punto di fuoco.
Amore è odio e gioia, Galatea - Polifemo è un mostro.
la gioia è in fondo al mare, Vive senza amore nella prigione
sotto alghe e asterie di pietra e d’animali. Chi lo ama?
in fondo, in fondo al mare. Anche Astra teme la sua ira e tace.
le Ninfe (con ironia) le Ninfe - Torna al tuo amore, Galatea. (Galatea piange)
– Avete visto il Ciclope, Galatea - Addio, amiche.
terrore delle selve, Polifemo? le Ninfe - Addio, Galatea.
Dimentica il suo gregge, (Galatea e le Ninfe si allontanano. Entra Aci)
apre le foglie delle macchie Aci - Da più notti non sento
e grida: «Galatea, Galatea»! il tuo piede leggero,
– E Galatea ha paura. e cerco sull’erba
– E Polifemo si fa bello. il segno del tuo fianco.
– Vuol piacerle. Morirò senza vederti,
– Col rastrello si pettina i capelli. mio amore.
– E si specchia nell’acqua Dove sei tu?
per fare lieto il volto. Polifemo
– Né ha più brama di stragi. con le sue arti misteriose
– Non è più selvatico. ha già vinto il mio corpo
– Le navi arrivano e partono sicure. e tu sei lontana, forse
– Polifemo innamorato! (mentre le Ninfe scherzano, giocano nel mare o con l’anima
a palla e ridono, arriva Galatea) oscurata dal Ciclope.
Una delle Ninfe - Silenzio, viene Galatea! Galatea, Galatea! (Galatea torna al richiamo di Aci. Gli amanti si
Galatea (a se stessa) - Ingenua Erinni del mio cuore! abbracciano ma fuggono all’urlo improvviso di Polifemo, che ap-
Un giorno Aci mi sembra amore, pare in alto sullo scoglio)
Polifemo - Vi ho visto! Vi vedo. Ma è l’ultimo è stato con voi. Ora sono felice
incontro d’amore! dopo il battere lungo dei remi
Non sfuggirai questa volta, nel mutarsi del mare
fauno dagli occhi di gufo! e delle stagioni.
La vendetta è gioia! i Compagni di Ulisse
È la tua fine, Aci! (si vede Aci disteso su un macigno coperto di – Misureremo ogni piega dell’isola.
arbusti, scomparire a poco a poco, mediante un gioco di luci, Po- – La terra sembra fertile!
lifemo resta immobile, vicino) – Scopriremo la nuova terra,
Aci - Aiuto, aiuto! se qui dovremo stare
la voce di Galatea - Aci, Aci! per qualche tempo ancora.
Aci - Dove sei, Galatea? Uno dei Compagni di Ulisse - Guardate!
Sto per morire! Già le dita si sciolgono, Nascosta tra i lauri e le felci
i capelli e le vene si aprono in ruscelli. c’è una grotta!
Ti ho perduta, Galatea! Il sangue Gli altri Compagni di Ulisse
si muta in torbida pioggia, e dentro – Una grotta?
questo lungo fiume sono prigioniero – Una grotta?
dell’acqua senza forma. – Su vediamo!
Non ti vedo più, Galatea: – Vediamo! (guardando nell’interno della grotta)
un moto monotono m’insegue. – Pane, latte, formaggio,
Coro di Ninfe - Il tuo corpo brillava carne d’agnello tenero! (entrano nella grotta)
nel verde delle foglie. – Vieni, Ulisse!
Ora guardiamo le onde – Presto verrà il padrone!
del tuo letto di lacrime. – Sarà certo un pastore!
Non hai parole, Aci, solo – Che vive in solitudine col gregge,
mormorio d’acque. E noi, oltre non può essere scortese.
la curva che ti copre, Ulisse - Speriamo nella grazia
sentiamo il tuo richiamo. di questo mandriano,
Eri bello e la tua mano se qui per lungo tempo
scuoteva i rami dovremo stare. (arriva Polifemo, urlando)
dei pioppi come accordi Polifemo - Chi siete? Vermi d’altre terre!
al tuo canto. Sul filo Ladri del mio lavoro! Che volete?
della luce di Lucifero, Ulisse - Siamo uomini:
verremo ad ascoltarti. né ladri, né pirati!
Coro interno - Aci! Sbattuti qui dalla tempesta,
Fine del Primo Atto siamo stanchi, affamati.
Atto SeCoNdo Confortaci col dono
Il mare è in tempesta. Appare la nave di Ulisse che, che si deve all’ospite.
dopo aver lottato contro le onde furiose, riesce ad approdare. Zeus ti compenserà.
Giungono voci dal mare: Polifemo - Io non so chi sia Zeus.
Coro Qui regna Polifemo. Questa
– Ammainate le vele! è la terra dei Ciclopi.
– Attento timoniere! i Compagni di Ulisse
– Forza! – Concedi la tua ospitalità!
– Forza! – Ti pagheremo con monete d’oro!
– Coraggio, svelti! Attenti alla gabbia! – Ti faremo assaggiare il nostro vino!
– Presto, presto o finiremo sugli scogli! – È un liquido più buono del tuo latte da neonato.
– Il mare picchia! – Vedrai che testa ti farà...
– Siamo salvi! – Su, bevi e mangia con noi!
– Salvi! Ulisse - Alla salute tua, re pecoraio!
– Salvi! (la nave viene ormeggiata in una insenatura. En- i Compagni di Ulisse - Alla salute tua!
trano Ulisse e i suoi compagni) Polifemo (rivolgendosi a Ulisse) - Ma tu chi sei?
Ulisse - Ecco la terra! Non ti manca il coraggio.
i Compagni di Ulisse Ulisse - Mi chiamo Nessuno
– Grazie a Zeus! e la mia fama va
– No, grazie a Bacco! ai limiti del mondo.
– I rovesci di vino Da lungo tempo corro
o d’acqua si calmano a terra. per terre e mari;
– Non ha taverne il mare: ho sciolto le braccia di Calipso,
il vino non lo tieni, viscide di mostri e d’amuleti...
come non tieni le donne! Polifemo (interrompendo Ulisse) - Qui non serve astuzia
– Viva Bacco! o fama. La forza
– Viva Zeus dei tuoni vale più della mente.
e delle bufere! Tu chiedi il dono
– Viva Bacco! dell’ospite e l’avrai:
Ulisse - Amici, non è tempo di dolore, io lascerò la vita a te
giustamente ridete. e forse ai tuoi compagni.
Giorno e notte il mio cuore, Ma la tua nave, dov’è?
nella ragione o nell’angoscia, Ulisse - È a pezzi sugli scogli,
laggiù, al di là del fiume. Non tornare da Astra.
Polifemo - Bene. Ed ora raccontami i tuoi viaggi, Sento la tua furia,
parlami dei paesi sconosciuti. la tua dolcezza.
i Compagni di Ulisse - Racconta, amico (Il quadro plastico scompare. Si fa buio intorno a Galatea e Poli-
Nessuno, racconta. femo. Rimane in luce soltanto la grotta)
Ulisse - Sulle rive d’Itaca i Compagni di Ulisse (risvegliandosi dal sonno)
ci salutarono donne Siamo prigionieri del Ciclope.
di dolore e navigammo Polifemo ama i nostri racconti,
fino alle mura di fuoco d’Ilio ma mentre ride di gioia
tra schiume alte e arcobaleni. pensa alla nostra morte.
Poi, dopo la guerra, Uno dei Compagni - Salvaci ancora, Ulisse!
quando Nettuno solleva il tridente i Compagni di Ulisse
sulle squame lucide – Salvaci!
dei pesci, al nascere – Salvaci, Ulisse!
del giorno, nuove terre apparivano Ulisse - Ascoltate...
a ogni equinozio, al canto di sirene. Ho pensato a lungo
La nave correva con la chiglia verde in queste notti...
di conchiglie, i remi misuravano il tempo... Uno dei Compagni - Forse nella tua mente...
(Ulisse e i compagni, stanchi, si addormentano. Polifemo esce Ulisse - Di questo ramo d’ulivo,
dalla grotta e la richiude col macigno. Poi vede Galatea su uno coi coltelli farete un’asta;
scoglio e le si avvicina) io la metterò nella brace,
Polifemo - Galatea, ogni mia ora e incandescente...
è ferma su rive deserte. i Compagni di Ulisse
Se tu volessi... – Parla!
Ora la primavera – Parla, Ulisse!
è sui nostri passi... Ulisse - ...la farò girare nell’occhio del Ciclope
Il tempo è nostro... come un trapano. E quando
Galatea - Non avvicinarti! Polifemo sarà cieco
Polifemo - Non temere, Galatea! fuggiremo.
Galatea - Io non ti credo, i Compagni di Ulisse
voi della terra mi fate paura. – Allora siamo salvi!
Non posso amarti... – Salvi!
Polifemo - Se una volta sola – Salvi!
io potessi averti nelle braccia... – La nostra nave è intatta!
(Polifemo tenta di abbracciare Galatea) – Viva Ulisse!
Galatea - No, non avvicinarti! Ulisse - Calma. Il mio è un rischio
No, Polifemo, no! come il gioco dei dadi.
Polifemo - Tanto duro è il tuo odio? Voi mi aiuterete nel pericolo.
Chi vive nell’acqua i Compagni di Ulisse
ha il freddo della notte? – Sì, Ulisse!
Forse il mio tempo d’amore verrà troppo tardi, – Sì, Ulisse!
quando sarò tra le ombre. Ulisse - Silenzio! Oggi Polifemo
Continua disperato il giorno torna prima a casa:
e tu non sai che apparire c’è rumore di foglie... (Polifemo sposta la roccia che chiude l’in-
e sparire come acqua. gresso della grotta ed entra ridendo)
(Ulisse sogna la sua casa d’Itaca. A questo punto apparirà un Polifemo - Mio caro Nessuno, tu non conosci Galatea.
gruppo plastico animato di Penelope e delle ancelle, visibile at- È bella e scaltra: e non sa ancora
traverso le mura della grotta, secondo gli abituali accorgimenti l’amore, dico il mio amore,
scenici) saggio e violento.
Ulisse (nel sonno) - Penelope! Penelope! Ulisse - Dunque soffri per amore.
Nulla ho dimenticato, Polifemo - Galatea sarà mia,
né i cavalli né i cortili bianchi, il tempo è venuto
né le donne che corrono tra gli archi del mio inganno sottile.
di pietra, né le voci degli alberi. Aci presto sarà dimenticato.
Galatea (a se stessa) - Il tuo occhio Ulisse - Avrai l’amore
ha colore di viola. di Galatea, i miei compagni
I tuoi capelli ti insegneranno molte cose.
di rami di pino. Lasciaci ancora qualche ora di vita!
L’amore era Aci? Non abbiamo paura della morte,
L’amore è Polifemo? abituati alla legge del mare.
Per torturarmi, Amore Polifemo - Ma che dici, Nessuno? Tu vivrai!
entra in me come le stagioni Mi hai insegnato a bere.
che mutano. Sento bene il tuo vino nella gola.
Sei mite, Polifemo Ho sete, molta sete. (beve e ride)
hai cuore di capriolo Ulisse - Perché ridi tanto, Ciclope?
anche se disuguale è il tuo Chi ama è triste, inquieto...
tempo e scorre come l’aria Polifemo - Il vostro vino,
sulle piante. i tuoi compagni mi danno forza;
sono il re dei Ciclopi! (beve) – Nessuno...
Ulisse - Il vino è libero più della luce, – Nessuno... (i Ciclopi si allontanano, mentre si sente il suo-
viene da un frutto no insistente di un marranzano)
che non conosci. Polifemo - Anche i Ciclopi mi lasciano.
i Compagni di Ulisse Ulisse - Tra poco il grande Polifemo
– Bevi, Ciclope! non avrà più parole...
– Il vino storce la voce di Galatea (dall’interno) - Polifemo! Polifemo!
l’angoscia e Galatea Polifemo - Io sento la tua voce, Galatea:
vola dalla memoria. è l’ultimo segno del mondo...
La tua mente è di pietra, (Si alza barcollando, sposta il macigno che chiude la grotta e cade
col vino si fa tenera sull’erba. Ulisse e i compagni escono dalla grotta)
e ride delle braccia, Ulisse (ai compagni e poi a Polifemo) - Via presto!
ride della bocca, Hai giocato male con me, Ciclope! (si allontana con i compagni.
ghigna del corpo liscio Galatea entra correndo e si avvicina al corpo di Polifemo)
della sirena. Galatea - Polifemo, Polifemo!
– Bevi, Ciclope! Il sangue, il sangue!
– Il vino La morte!
sfila la cantilena O Polifemo,
e batte sull’orecchio, sono io, Galatea,
e il suono sordo e fondo che ingannava il suo
chiude i pensieri e gli occhi. cuore tra gli ulivi
Polifemo (beve ancora) - Voi avete il vino sorridendo e tremante
che soffia nella testa alle tue parole pazienti.
come tempesta! Ora piango il tuo amore.
i Compagni di Ulisse Ora il Ciclope
– Bevi, Ciclope! Il vino è una montagna
ti fa dondolare franata a valle.
il capo selvaggio Viva Ulisse! Addio
come un cipresso. (Polifemo si sdraia sul dorso e si addormenta) Polifemo, tradito
Ulisse - Il vino l’ha stretto nel sonno. dalla sete, dal vino
In silenzio prendete e dall’amore.
il ramo dalla brace: Viva Ulisse!
ora sarà rovente. Fine del Secondo Atto
Alcuni Compagni di Ulisse Atto terzo
– Ecco! Radura davanti alla grotta di Polifemo. Il Ciclope è riverso
– Splende come un’asta di Vulcano! a terra. Galatea è vicino al suo corpo, disperata e in silenzio.
– Ah, Ulisse, Coro di Ninfe - Che cosa ci prepara
noi pensavamo a un gioco... questo giorno di lutto?
Ulisse - Un gioco di morte che vince Polifemo è morto!
la nostra morte. Alzatelo piano, Il suo occhio è cenere!
e quando sarà vicino all’occhio Il suo corpo è fermo!
del Ciclope, giù, spingete con forza Una montagna
dentro quel gonfio franata a valle!
specchio della morte. Urlano le foreste:
(Ulisse e i compagni si avvicinano a Polifemo e lo accecano) Polifemo è morto.
Polifemo (si sveglia urlando) - Ah, maledetti! I Ciclopi
Il fuoco entra nel sangue, scrollano i monti.
la luce è nera! Tutto muore nell’isola!
Il fuoco, il fuoco mi uccide, Galatea - Non eri dio né umano
e voi ridete, marinai della peste. ma quando mi chiamavi
Ma sei mio, Nessuno. il canto di Aci
A morte! A morte! era così lontano
Ciclopi, aiuto! (arrivano alcuni Ciclopi, che dall’esterno della e grigio. Né un dio né un uomo
grotta chiamano Polifemo) avrà più Galatea.
i Ciclopi Ma alzati, spacca
– Che hai, Polifemo? le querce, Polifemo.
– Perché urli nella notte? Ora so che Aci
– Vuoi svegliare la bella Galatea? non era che forma
– Chi ti fa male? di bellezza, inganno
Polifemo - Nessuno mi fa male! del pensiero.
Nessuno! Era ciò che si perde senza decifrarlo.
i Ciclopi - Perché ci chiami se nessuno... Ti trovo nel mio amore
Polifemo - Nessuno mi fa male! ora che l’ombra scivola
i Ciclopi (ridendo) sulla tua fronte lacerata.
– Ah, nessuno ti fa male, L’acqua come il tuo sguardo
potente Polifemo! mi chiama. La sua luce
– Sei allegro alla luna ha il sonno dei papaveri,
di primavera. entra nel mio corpo. Sento
il suo battito di paura. Lo sentivo di notte
La mia anima cade, entrare nelle macchie
le mani svaniscono. vicino al fiume.
Potrò pensare a te nel buio quando Mi cercava, Galatea,
gli elfi strisciano via dalla morte e tu l’hai ucciso.
con ali di nere farfalle Galatea - Tu l’avevi perduto, non dirmi
e dall’arcobaleno sepolto antiche angosce. Conosco
nasce la terra. Anche loro i tuoi incroci di specchi.
spariranno. Forse vince la luce. Astra - Anche tu sei un punto nel nulla.
Polifemo, sono spinta dalla paura Ulisse - Astra, il tuo è ora
e precipito. Le foglie dialogo col silenzio.
si attorcigliano sulle Ninfe Tu resterai nei boschi
che dormono. O forse è la morte. e Galatea muore per Polifemo.
Le Ninfe sono morte? Astra - Avventuriero di guerre,
Ho paura, e tu dove sei? guardati anche tu dalla morte.
Ho paura! Il ritmo s’infuria, Guardati dai Ciclopi e dal mare
una pupilla di fuoco e dal dolore di vedere vecchia
penetra nei miei occhi. la tua donna d’Itaca.
Sono cieca, cieca! Ulisse - Per me il tempo
Così ti verrò incontro. è sceso nel futuro.
Ho paura della luce. (entra Ulisse) Riprendo il destino del mare
Ulisse - Galatea, forse come animali ora che sono salvo dall’occhio
di selva ci manda la natura, del Ciclope.
e per arti di sogni Prima di sera leveremo l’àncora,
o spettri della mente i marinai provano le vele.
immaginiamo la vita. Tornerò alla mia terra
Ora è Polifemo, domani dove Penelope
sarà un altro, pronto siede serena vicino alle onde e mugge
alla freccia ardente. il corno dei pastori... (inizia una danza lenta delle Ninfe, mentre
Difficile fu Calipso: dall’interno giungono echi di un coro funebre, cantato dai Ciclopi.
la dea usava parole del suo corpo, Ulisse e i compagni salgono sulla nave)
la sua voce aveva un’eco Coro (interno) - Ahimè! Il dio dei Ciclopi
nell’inferno, le sue reti è buio come la grotta.
frenavano le lance. Ahimè! L’occhio delle selve
Siamo trascinati s’è chiuso per noi. Ahimè!
alla corda come cani (Entrano altre Ninfe e corrono incontro a Galatea)
dalle buie bocche di pesce. Galatea - Non ditemi nulla:
Avremo fame e sete avrò una bara d’acqua
come quelli che verranno per tornare alla sua terra.
ancora su queste rive, Galatea. Nella sera sarò un’onda
La sapienza che batte per voi, care,
vive nel dominio dei morti. come memoria nell’aria dell’isola.
Galatea - Ma tu, chi sei? Vieni, morte! Ascolto
Ulisse - Sono Ulisse d’Itaca l’ultimo rumore del mio sangue.
che naviga con la mente Il cuore è un riflesso
senza sogni e interroga nell’acqua.
il mare e la terra Polifemo! Polifemo!
sulla scienza dell’uomo le Ninfe - Ora lo ami, Galatea,
e il suo valore. mentre la morte
Galatea - Tu l’hai ucciso! ti porta alle sue rive.
Ricordo l’oracolo e le Ninfe. Il mare si muove.
Ulisse - Polifemo Galatea - Nella sera sarò un’onda
mi parlava di te per voi care... (muore. Giochi d’acque e di luci fino alla metamor-
con le mani sporche fosi di Galatea. Un’onda si solleva più volte dagli scogli)
del sangue dei miei compagni. le Ninfe - Tremavano sempre
Galatea - Attento Ulisse! Ora l’ira i suoi occhi di felce.
è meno del dolore, Galatea, nemica di se stessa,
ma verranno i Ciclopi. è ancora sola, come
Tu sei già in agonia. al tempo di Aci,
Prendi la nave nella sua onda di mare. (Eruzione dell’Etna e cupi boati)
e lascia l’isola le Ninfe
coi compagni. Qui – Il fuoco! Il fuoco!
c’è solo la morte! – Sprofonda la cima del monte!
Lasciami al mio pianto. – Il fuoco scorre dall’Etna!
Polifemo è morto! (entrano Astra e le Ninfe) – Siamo sole, sole.
Astra - Tu l’hai ucciso! Polifemo – E la luce è come lava!
cominciava ad amarmi (entrano i Ciclopi e lanciano macigni contro la nave)
come un tempo. i Ciclopi
– A morte Nessuno! Polifemo e Aci e Galatea
– Maledetti! sono isole nella tempesta...
– Tirate bene le pietre! – Galatea!
– Colpite in fronte questi vili pirati – Galatea!
che uccisero il migliore tra noi! – Galatea!
Né greco né troiano Fine
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era così fermo
lA NotA – Cinque anni dopo essere stato insignito del Premio Nobel per la
contro la natura letteratura, Salvatore Quasimodo accetta di versificare per il musicista agri-
e i nemici! gentino Michele Lizzi “L’amore di Galatea” dove tramuta l’ingenuo fatto mi-
– A morte Nessuno! tologico in quell’ermetismo che gli era valso gli internazionali riconoscimenti
– A morte! letterari. Con un librettista di tal fatta, aveva pensato il compositore, l’opera
Ulisse e i Compagni - Torneremo alla terra avrebbe potuto farsi strada più agevolmente: non come la “Pantea” di otto anni
dove qualcuno ci aspetta. prima. Purtroppo per lui, anche circa sette anni dopo con “La sagra del Signore
Forse la vita è là della Nave” il cui librettista fu l’altro Premio Nobel siciliano Luigi Pirandello,
dove tremano gli ulivi d’Itaca. la sorte non gli arrise: la critica, dopo i convenevoli di rito, non ne avvertì mai
Là il principio. la mancanza dai programmi delle stagioni liriche nazionali. Di quel Michele
O più in là dell’estremo taglio del cielo? Lizzi ci si ricorda oggi quasi esclusivamente in occasioni commemorative e
Torneremo alla terra, là dove della qual cosa si deve dare merito unicamente al suo aedo Giuseppe Di Salvo
conosceremo l’amore. che oltre a essere sacro custode della memoria ne è anche infaticabile e gelo-
Il tempo si rompe samente disinteressato archivista della musica.
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o dura con la morte. (la voce si allontana) Provenienza: Biblioteca Nazionale Centrale - Firenze
Coro di Ninfe Edizioni Curci - Milano, 1968

miChele lizzi,
Agrigento, 5 settembre 1915
Messina, 31 marzo 1972;
al pianoforte,
nella sua casa
di Agrigento
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SAlvAtore QUASimodo
Modica (già Sr, oggi Rg),
20 agosto 1901,
Napoli, 14 giugno 1968;
nel francobollo emesso
dalle Poste Italiane
nel 2001
in occasione del
centenario della nascita

mirto PiCChi - S. Mauro a Signa (Fi), 15-3-1915; liNo PUGliSi - Siracusa, 30-8-1930 da sx: Franco Capuana (dir.), Quasimodo, Alfonso
Firenze, 25-9-1980. Roma, 29-4-2012. Marchica, (bs., Polifemo), Ivana Tosini (sop., Ga-
Tenore, primo interprete di Aci Baritono, primo interprete di Ulisse latea), Puglisi, Elvira Galassi (mezzosop., Astra),

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