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Verifica di Letteratura

Svolgi i seguenti esercizi:

1) Ripercorri le tappe fondamentali della vita di Dante Alighieri e illustra le sue opere principali.

2) Spiega la trama generale della Divina Commedia e la struttura dell’Inferno

3) Spiega la legge del contrappasso.

4) Parla di uno dei personaggi incontrati da Dante nei brani che hai letto.

5) Svolgi prima la parafrasi e poi separatamente l’analisi formale dei seguenti versi:

102 Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende

prese costui de la bella persona

che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

105 Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

che, come vedi, ancor non m’abbandona.

108 Amor condusse noi ad una morte:

Caina attende chi a vita ci spense».

Queste parole da lor ci fuor porte.

Svolgimento
Vita e opere di Dante Alighieri
- Primi anni: Nasce a Firenze tra il 14 maggio e il 13 giugno 1265. La sua famiglia appartiene alla piccola nobiltà
guelfa fiorentina. Ancora bambino perde la madre Bella (o Gabriella,1275) e poco dopo perde anche il padre
Alighiero di Bellincione(1283). Frequenta le scuole del trivio e del quadrivio, dove riceve la comune istruzione
fondata sulle sette arti (grammatica, retorica, dialettica; aritmetica, geometria, musica, astronomia).

- Giovinezza: Nel 1274 incontra per la prima volta Beatrice (Bice di Folco Portinari), che canterà nella sua opera
Vita nuova (in volgare) come la donna angelicata degli stilnovisti e nelle poesie scritte durante tutta la vita e
confluite ne Le rime (in volgare). Tre anni dopo, nel 1277, è deciso il suo matrimonio con Gemma Donati. Si
sposeranno qualche anno più tardi nel 1280 e avranno tre figli. Nel 1290 muore Beatrice.La morte di Beatrice
provoca in Dante una profonda crisi religiosa, che lo porta a intraprendere rigorosi studi filosofici e
teologici.Approfondisce la sua cultura poetica leggendo i poeti latini, in particolare Virgilio, che considera il suo
«maestro»; poi Ovidio, Lucano e Stazio.

- Età adulta: A partire dal 1295, a queste esperienze culturali si aggiunge quella politica. Si iscrive infatti all’Arte
dei Medici e Speziali (l’iscrizione ad un’Arte è necessaria per chi intende partecipare al governo cittadino). In
quegli anni Firenze è tormentata da lotte interne tra i Guelfi bianchi (che difendono l’indipendenza e l’autonomia
del Comune) e i Guelfi neri (che assecondano le mire espansionistiche del Papato). Dante si schiera con i Guelfi
bianchi e, negli anni successivi, ricopre cariche pubbliche di importanza crescente fino a che nel 1300 è eletto
Priore, la suprema magistratura cittadina. Poco tempo dopo (novembre 1301), mentre Dante si trova a Roma in
qualità di ambasciatore presso il papa Bonifacio VIII, i Guelfi neri hanno il sopravvento, s’impadroniscono di
Firenze e scatenano le persecuzioni contro la parte sconfitta. Dante è condannato, sotto la falsa accusa di
baratteria (vendita dei pubblici uffici), all’esilio di due anni, al pagamento di una multa di cinquemila fiorini e alla
interdizione dai pubblici uffici (27 gennaio 1302). Egli sdegnosamente non si presenta per discolparsi. Due mesi
dopo un’altra sentenza lo condanna al rogo (marzo 1302). In un primo momento si associa ai compagni Guelfi
bianchi esiliati che si sono uniti ai Ghibellini fuoriusciti con l’intenzione di rientrare in Firenze con la forza. Ma
dopo un tentatiivo fallito miseramente, Dante si sdegna contro la «compagnia malvagia e scempia» e preferisce
«far parte per se stesso». Comincia per lui il triste e lungo esilio.

- L’esilio:Dal 1304 alla morte il poeta pellegrina per varie regioni d’Italia presso varie corti e varie città. La sua
funzione è quella di un uomo di corte presso signori magnanimi, che ospitano uomini di cultura per ricavarne
lustro e prestigio, ma anche per servirsene per vari compiti, come le funzioni di segretario e ambasciatore. È
comprensibile perciò come Dante, che è il tipico intellettuale-cittadino, fiero del proprio valore e geloso della
propria autonomia, soffra dell’umiliante condizione di dover ricorrere alla generosità altrui per vivere e di dover
assoggettare ad altri la propria attività intellettuale. Tra le tappe certe di questi primi anni di esilio si annoverano
quelle nella Verona dei Della Scala (dal 1303); nella Treviso di Gherardo da Camino (1305-06); nella Lunigiana di
Moroello Malaspina (1306). Nel frattempo compone il Convivio (in prosa, sul sapere come bene comune) e il De
vulgari eloquentia( in altino sulla quesione della lingua), mentre a partire dal 1304 inizia a comporre l’opera
somma alla quale lavorerà per tutta la restante vita, la Divina Commedia (in volgare). La discesa in Italia, nel 1310,
del nuovo imperatore Arrigo VII di Lussemburgo, dona a Dante nuove speranze. Dall’imperatore Dante si attende
il ristabilimento di un ordine supremo basato su un accordo tra autorità imperiale e papale. Ben presto però le
illusioni del poeta svaniscono di fronte alla condotta ambigua del papa Clemente V, alla resistenza delle città
italiane e infine alla morte dell’imperatore, il 24 agosto 1313. Tra la comparsa sulla scena italiana di Arrigo e la sua
morte, il poeta rielabora e ordina sistematicamente i suoi principi politici, con particolare riguardo al problema dei
rapporti fra l’autorità dell’imperatore e quella del papa, scrivendo il trattato De Monarchia( in latino). L’essersi
schierato apertamente a favore dell’impresa di Arrigo, aggrava per Dante le condizioni dell’esilio.

Ultimi anni: Nel 1315 rifiuta sdegnato un’amnistia che ha come prezzo il riconoscimento della propria
colpevolezza e un’umiliazione pubblica ed è confermata la condanna a morte per Dante e per i suoi figli.Negli
ultimi anni il poeta si stabilisce prima a Verona presso Cangrande della Scala, al quale è legato da profonda
amicizia e al quale dedica il Paradiso; poi a Ravenna presso Guido Novello da Polenta, presso il quale compone le
Egloghe. Guido Novello da Polenta gli affida anche alcune missioni fra le quali un’ambasceria a Venezia. Al ritorno
da questa ambasceria, il poeta muore nella notte fra il 13 e il 14 settembre 1321.
Parafrasi versi sull’amore canto V

L'amore, che si attacca subito al cuore nobile, prese costui per il bel corpo che mi fu tolto, e il modo ancora mi
danneggia.

L'amore, che non consente a nessuno che sia amato di non ricambiare, mi prese per la bellezza di costui con tale
forza che, come vedi, non mi abbandona neppure adesso.

L'amore ci condusse alla stessa morte: Caina attende colui che ci uccise». Essi ci dissero queste parole.

Analisi formale

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