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Dante Alighieri nacque a Firenze nel 1265 da famiglia guelfa di piccola nobiltà e modeste

condizioni economiche. All'età di nove anni sarebbe avvenuto il primo incontro con Beatrice.
il poeta incominciò la sua formazione intellettuale e culturale sin dall' adolescenza; infatti,
seguiti i consueti studi di grammatica, passò alla frequentazione di Brunetto Latini, un grande
studioso di retorica che possedeva una visione aperta e moderna della cultura anche grazie alla
profonda conoscenza di diverse realtà culturali come quella francese.
La concezione dantesca della' attività intellettuale come impegno filosofico e civile deve senz'
altro anche al suo incontro con Guido Cavalcanti, rappresentante a Firenze la punta del
diamante della nuova tradizione lirica, definita poi da Dante "Dolce Stil Novo".
A vent'anni sposò Gemma Donati, da cui ebbe almeno tre figli. Dopo un soggiorno a Bologna,
partecipò alle vittoriose campagne militari dei guelfi fiorentini contro i ghibellini di Pisa e Arezzo.
La morte di Beatrice, nel 1290= studi filosofici e teologici.

 , fra 1293 e 1295, la Vita nova, Dante intraprese la carriera politica = ELEZIONE A PRIORE
1300
 Quinquennio intenso= conflitto tra guelfi bianchi e neri;
 egli come priore= esilia gli esponenti delle fazioni- g.cavalcanti
 Nel 1301 guidò a Roma un'ambasceria presso papa Bonifacio VIII, ma venne sorpreso dal
colpo di stato
che portò i neri al governo di Firenze; nel 1302 fu processato e condannato in contumacia prima a
una multa, poi a morte.

 Esilio= corti italia settentrionale, tra cui Treviso, Venezia e Padova (dove conobbe Giotto), e
fu ospite dei Malaspina in Lunigiana
= il Convivio e il De vulgari eloquentia, nonché l'inizio della composizione della
Commedia.
 l'incoronazione di Enrico VII nel 1313, le sue speranze di una pacificazione dell'Italia sotto
l'egida imperiale = DE MONARCHIA
 Ospite, fra il 1313 e il 1319, degli Scaligeri a Verona = EGLOGHE LATINE, EPISTOLE E TERZA
CANTICA DELLA COMMEDIA
 Trasferitosi a Ravenna nel 1320, svolse incarichi diplomatici per Guido Novello da Polenta;
 morì di ritorno da una missione a Venezia nel 1321, durante la quale contrasse la malaria.
Guido Guinizelli:, l’amore ha il suo luogo nel “cor gentile”. La gentilezza di cui parla il poeta è la nobiltà
d’animo, l’elevatezza del pensiero, la disposizione del carattere verso la virtù, la sensibilità e la
delicatezza, la capacità di provare sentimenti profondi.

Al cor gentil rempaira sempre amore è la lirica di Guinizelli che è considerata il manifesto dello stil novo.

La donna accende l’amore nel cuore dell’uomo. La donna ha l’aspetto di un angelo e ha le capacità di
migliorare il cuore dell’uomo e di disporlo alla virtù. Ma la donna anche se sembra un angelo non può
portare l’amante all’amore che viene da Dio.

In Guinizelli lo scontro tra amore terreno e fede in Dio non viene risolto.

IO VOGLIO DEL VER LA MIA DONNA LAUDARE

La tematica principale:

LODE DELLA DONNA: paragonata esplicitamente a SPLENDIDI ELEMENTI NATURALI, QUALI FIORI , CORPI
CELESTI, CAMPAGNA, LE PIETRE PREZIOSE.

La sua bellezza non è materiale, è priva di tratti fisici e del tutto evanescente. Inoltre, l’apparizione della
donna produce effetti salvifici ed è addirittura in grado di convertire chi non crede alla fede cristiana:
dunque, la donna diventa una creatura angelica e soprannaturale.

La salvezza apportata dalla visione della donna si realizza tramite il suo saluto, che non è solo un augurio di
salute fisica, bensì è anche e soprattutto foriero di salvezza spirituale per l’amante.

Notiamo anche l’identificazione, ancora una volta tipicamente stilnovistica, tra l’amore e il “cor gentile”:
alla donna, infatti, non può avvicinarsi nessuno che sia “vile”, ossia non nobile di cuore, di sentimenti non
sufficientemente raffinati. Così, alla nobiltà di sangue si sostituisce quella di spirito.

AL COR GENTIL REMPAIRA SEMPRE AMORE

Il tema centrale è quello della “gentilezza”, ossia la nobiltà, che non dipende dalla nascita, bensì dal valore
della persona. Guinizzelli, infatti, è un “borghese”, un giudice, che, nella società urbana fiorentina del
Duecento, aspira a legittimare la propria ascesa sociale, elaborando una nuova concezione della nobiltà
rispondente ai propri interessi: la nobiltà non è più ereditaria, ma dipende soltanto dall’”altezza
dell’ingegno”. Ciò che nobilita il cuore è l’amore vero e puro, spirituale, che eleva e raffina l’anima; si tratta
di un amore (che, in questo contesto, significa anche il saper scrivere poesie d’amore) che trova la sua sede
naturale nel cuore “gentile”.

Guido Cavalcanti: in Cavalcanti c’è l’idea di amore come passione, tormento, sentimento travolgente che
la ragione non può conoscere né controllare. L’impotenza della ragione provoca nel poeta paura e
angoscia.

Si comporta come una forza che distrugge fisicamente e mentalmente.

Anche in Cavalcanti la donna sembra un angelo ma non può elevare l’uomo a Dio. Di fronte alla donna il
poeta è sconvolto dalla sua bellezza oppure è tormentato dall’amore che gli fa immaginare la morte.

CHI E’ QUESTA DONNA CHE VEN, CH’OGN OM LA MIRA

Prima strofa: introduzione CON LA LODE (motivo di apertura dei sonetti) ALLA donna-dea. Nelle 2
successive: concetto della donna semplice e umile (relazione tra l’umiltà di questa donna e la malvagità
delle altre) . Nell’ultima si decanta la superiorità della bellezza femminile.

TEMI: VISIONE DELLLA DONNA COME UN ESSERE ECCEZIONALE E SOPRANNATURALE; L’DEALE DELL’
INEFFABILITA’ DELLA DONNA CHE SFOCIA IN UNA SORTA DI DENUNCIA AI LIMITI DELLA CONOSCENZA
UMANA.

VOI CHE PER GLI OCCHI MI PASSASTE ‘L CORE

IL tema fondamentale è la lode della donna amata, spesso equiparata ad una creatura celeste e considerata
un tramite per giungere alla salvezza divina

Peculiare di Cavalcanti è la descrizione dell’esperienza amorosa come crudele e angosciosa, una forza
inarrestabile che sconvolge profondamente chi ne è coinvolto.

CECCO ANGIOLIERI

= per contestualizzare il poeta, la sua vita e la sua poetica troviamo anche la sua presenza nella novella il
Decamerone di Giovanni Boccaccio.

i temi= contrappone l’amore spirituale a quello sensuale, la lode alla canzonatura e all’ingiuria, la donna
terrena a quella spirituale e i piacere carnali alla virtù morale.

 linguaggio quotidiano e comune, arrivando ad essere spesso volgare e rozzo.


 La poetica di Cecco riporta la vita di tutti i giorni riportandone tutti gli aspetti più aspri.
 Tra le tematiche a lui più care ci sono le donne, di cui parla anche in modo erotico e canzonatorio,
attaccando apertamente le donne anziane e brutte, ormai sfiorite, utilizzando anche toni offensivi.
piaceri dei vizi e della gola, in particolare il bere, e del gioco d’azzardo.

S’I FOSSE FOCO


la corrente realistica a cui fa capo Cecco Angiolieri tende a porsi in uno spirito di contrapposizione nei
confronti del dolce stilnovo, rovesciando i tòpoi propri della raffinatissima corrente a cui fanno capo – tra i
più noti – Dante Alighieri, Guido Cavalcanti e Guido Guinizzelli.

S’i’ fosse foco non è da interpretare letteralmente, come uno sfogo estemporaneo contro Dio, il mondo e la
propria famiglia, bensì va inteso come un raffinatissimo gioco letterario, sorretto da una forma stilistica
estremamente elaborata.

Dal momento che il sonetto vuole essere una presa in giro e un rovesciamento parodico dei generi “seri” ed
“ufficiali”, ovviamente Cecco Angiolieri presuppone che il lettore conosca questi ultimi, per poterne
apprezzare la parodia. Ad esempio, la struttura del sonetto richiama in modo antifrastico quella del plazer
di origine provenzale: mentre lì erano elencate una serie di cose piacevoli, qui, invece, i desideri elencati
sono irrealistici e volutamente catastrofici.

È una sorta di sonetto "programmatico", in cui l'autore elenca le cose che gli procurano piacere nella vita e
che identifica con i divertimenti materiali, ovvero il piacere sessuale, il vino e il gioco d'azzardo

. Non manca come in altri testi la polemica contro il padre avaro, che lo tiene a stecchetto e non gli fornisce
denaro a sufficienza per i suoi stravizi, al quale augura perciò la morte.

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