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1. Opera Introduzione
Rigoletto è un'opera in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria
Piave, tratta dal dramma di Victor Hugo Le Roi s'amuse ("Il re si diverte").Con Il
trovatore (1853) e La traviata (1853) forma la cosiddetta "trilogia popolare" di Verdi.
Il 3 giugno 1850 Verdi scriveva a Piave: «In quanto al titolo quando non si possa
tenere Le roi s'amuse, che sarebbe bello… il titolo deve essere necessariamente La
maledizione di Vallier, ossia per essere più corto La maledizione. Tutto il soggetto è in
quella maledizione che diventa anche morale. Un infelice padre che piange l'onore
tolto alla sua figlia, deriso da un buffone di corte che il padre maledice, e questa
maledizione coglie in una maniera spaventosa il buffone, mi sembra morale e grande,
al sommo grande». La decisone finale sul titolo cadde sul nome del protagonista,
cambiandolo da Triboletto, traduzione "letterale" dell'originale Triboulet, a Rigoletto
(dal francese rigoler, che significa scherzare).
2. Giuseppe Verdi
Verdi dominò la scena lirica dopo i grandi protagonisti del primo Ottocento,
Gioachino Rossini, Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini, proseguendo la tradizione
del teatro musicale italiano ed elaborando un linguaggio compositivo caratteristico e
personale. Sviluppò l'opera romantica in forme molto differenti da quelle del suo
contemporaneo Richard Wagner.
L'influenza musicale di Verdi nei suoi successori è stata limitata. Le sue opere
rimangono ancora oggi tra le più popolari, in particolare le tre famose del suo
"periodo di mezzo": Rigoletto, Il trovatore e La traviata. Il bicentenario della sua
nascita, nel 2013, è stato celebrato con numerosi eventi in molte parti del mondo.
3. Libretto
Il re si diverte (in originale Le Roi s'amuse) è un dramma storico in cinque atti in
versi rappresentato per la prima volta il 22 novembre 1832 alla Comédie-Française.
Esso racconta la storia del buffone Triboulet, ma subì anch'esso la censura per via
delle critiche mosse alla monarchia e alla nobiltà, come denuncia l'autore nel prologo.
Il dramma fu d'altronde un fallimento sulla scena (si racconta che il pubblico si
annoiò mortalmente al primo atto: nella scena in cui Triboulet chiede a Blanche E
l'ami? e lei risponde Sì tutto il teatro scoppiò a ridere), mentre riscosse un grande
successo quando fu stampato.
Giuseppe Verdi ne ha tratto la famosa opera lirica intitolata Rigoletto, rappresentata
l'11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia, e che a sua volta dovette subire la
censura.
4. Personaggi principali
5. Prima esecuzione
La prima ebbe luogo con successo l'11 marzo 1851 al Teatro La Fenice di Venezia.
Questi gli artisti impegnati:
Personaggio Interprete Registro vocale
6. Trama
La scena è ambientata a Mantova e dintorni nel XVI secolo.
Atto I
Al Palazzo Ducale, durante una festa, il Duca, che ha l'abitudine di confondersi tra il
popolo in incognito, confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista
di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all'uscita della chiesa. Borsa gli fa notare le
beltà delle dame presenti, e il Duca, dopo aver dichiarato il suo spirito libertino
(Questa o quella per me pari sono), corteggia la Contessa di Ceprano provocando la
rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in
disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto, sebbene gobbo e
deforme, avrebbe un'amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di
Ceprano per vendicarsi dell'ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna.
In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia
Gilda.
Giunto a casa, riabbraccia Gilda, all'oscuro del lavoro di buffone di corte del padre, e
raccomanda alla domestica Giovanna di vegliare su di lei, ossessionato dalla paura
che la fanciulla possa essere insidiata (Veglia, o donna, questo fiore). Il Duca si è però
già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Andatosene Rigoletto, egli
avvicina la giovane e si dichiara innamorato (È il sol dell'anima) spacciandosi per uno
studente povero, Gualtier Maldè, ma è costretto a desistere dalla sua opera di
seduzione data la presenza di qualcuno nei pressi della casa. Gilda, rimasta sola,
esprime il suo amore per il giovane (Gualtier Maldé... Caro nome...).
Atto II
Rientrato a palazzo, il Duca, che era tornato a cercare Gilda poco dopo il loro
incontro, si dispera per il rapimento della giovane, avvenuto nel breve tempo della sua
assenza (Ella mi fu rapita). Quando però i cortigiani lo informano di aver rapito
l'amante di Rigoletto, e appreso che questa si trova nel Palazzo, capisce che la sorte lo
ha in realtà favorito.
Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza (La rà, la rà), cerca la figlia, deriso dal
crocchio di cortigiani. Quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga
la sua ira imprecando contro i nobili, che apprendono con sorpresa che la giovane
rapita è in realtà sua figlia, ma gli impediscono di raggiungerla (Cortigiani, vil razza
dannata). Esce Gilda, che rivela al padre di essere stata disonorata e, dopo che sono
rimasti soli, gli racconta come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità
(Tutte le feste al tempio), mentre Rigoletto cerca di consolarla (Piangi, fanciulla).
Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto in carcere. Il vecchio nobile si
ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua
maledizione è stata vana. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta
arriverà invece per opera sua (No vecchio t'inganni, sì vendetta...): egli ha già deciso
di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.
Atto III
Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l'uomo che
ella, nonostante tutto, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di
Sparafucile sulle rive del fiume Mincio, dove si trova il Duca in incognito, adescato
dalla sorella del sicario Maddalena. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato
dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano (La
donna è mobile) e poi corteggiare Maddalena, come già aveva fatto con lei (Bella
figlia dell'amore).
Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di
Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con
Sparafucile, si allontana anch'egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale,
Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un'attrazione irrefrenabile, torna presso
la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi
anch'essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto
Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di
"rigore" professionale, non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso:
aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà
nell'osteria (Se pria che abbia il mezzo la notte toccato). Gilda decide
immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta
della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.
I versi di Francesco Maria Piave sono divisi in due strofe. Ogni strofa si articola in
due terzine formate da due quinari e un quinario doppio: un'irregolarità che costituisce
un vezzo metrico sotto il quale si nasconde una più semplice struttura in quattro doppi
quinari.
2) Le tre presentazioni
In realtà La donna è mobile è musica da ascoltare nel suo contesto drammaturgico. Il
suo carattere triviale riflette il luogo, i bassifondi della città di Mantova, e la
situazione. Con superficiale leggerezza, perfettamente incarnata dalla musica, il duca
riflette sulla personale visione di vacuità e imperscrutabilità femminile, ove la donna è
vista come piuma al vento, suscettibile di cambiamenti tanto nei pensieri quanto nelle
parole al primo mutare dell'umore e del corso degli eventi. Di fatto egli si prepara
all'incontro con una donna di strada: Maddalena, sorella di Sparafucile, il sicario in
caricato da Rigoletto di ucciderlo.
Si noti che solo in quest'ultima occasione Verdi prescrive l'acuto finale ma piano,
"perdendosi poco a poco in lontano", a rimarcare l'effetto della beffa.