Sei sulla pagina 1di 15

LA COMMISSIONE EUROPEA – Parte 1

Rientra nella categoria degli organi più antichi dell’Unione europea, perché era già presente
all’interno del trattato istitutivo della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio. Dovendo
affidare ad un organismo definito la promozione dell'interesse generale dell'Unione , un organismo
che fosse in grado di elaborare le norme e di assicurarne al tempo stesso anche il rispetto, dando
attuazione alle politiche e al bilancio di questo organismo, ha preso corpo questo organo che non
può essere definito in senso proprio “governo dell’unione” anche se in realtà ricopre alcune
funzione che sono proprie e particolari di un governo. È un organo:
Caratteristiche - che ha un mandato lungo (5 anni)
generali di questo
organo - è stabile in quanto non è soggetto a rotazioni
- composto da persone identificate attraverso un meccanismo elettivo, scelte perché
particolarmente competenti e testimoni anche di un impegno pro europeo, con un connotato
particolare che è quello della garanzia di indipendenza, indipendenza rispetto ai governi
nazionali poiché i commissari europei si trovano nella singolare condizione di essere disegnati
da ciascun paese, dal governo di ciascun paese ma di non essere tenuti ad osservare un
rapporto di fedeltà e di dipendenza nei confronti di chi li ha designati.

Si tratta quindi di un collegio con connotati assolutamente particolari. Questo tratto particolare della
indipendenza è volutamente sottolineato dal “trattato sull'unione europea” che espressamente
indica: la commissione nel suo complesso - vale naturalmente anche individualmente per ogni
singolo commissario - deve esercitare le sue responsabilità in piena indipendenza, cioè non deve
né chiedere né ricevere istruzioni dai governi nazionali né da altri organi e istituzioni o organismi ,
ma deve muoversi assolutamente nella logica di servizio per l'Unione, in quanto è un organo
dedicato esclusivamente a perseguire questo obiettivo euro-unitario.
Nello svolgere questa attività è naturalmente ogni commissario che deve adottare dei comportamenti
che siano sempre rigorosamente nel solco delle sue funzioni ed attribuzioni, evitando atti
incompatibili, come es. non assumere degli incarichi e delle funzioni che lo distraggano o che
possano mettersi in conflitto con l'esecuzione del loro mandato.

INDIPENDENZA DEGLI STATI

“La Commissione esercita le sue responsabilità in piena indipendenza ... non sollecitano
né accettano istruzioni da alcun governo, istituzione, organo o organismo. Essi
si astengono da ogni atto incompatibile con le loro funzioni o con l'esecuzione dei loro compiti” (TUE, art. 17.3.3)

La commissione è nata come un collegio ristretto nel momento in cui i paesi fondatori della comunità
europea erano soltanto sei, poi progressivamente è cresciuto per numero perché si è instaurato, ed
è stato finora sempre mantenuto, il principio per cui ciascun paese membro doveva avere un proprio
commissario, un commissario di cui lo stato membro stesso avesse effettuato la designazione.

COMPOSIZIONE
L’articolazione interna di questo collegio è variata nel tempo e si è resa più complessa perché si è
esteso il numero dei commissari, quindi si sono innestate delle specializzazioni e delle piccole
gerarchie all’interno di questa compagine, che fa della commissione europea, diversamente dal
consiglio , un organo di persone e quindi non un organo di stati, è un collegio di persone.
All’interno di questo collegio - che oggi si compone dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione
europea di 27 commissari - troviamo :
- un presidente ( anzi una presidente oggi) della commissione.
- 8 vicepresidenti - ma di cui tre soltanto assumono un ruolo di carattere fortemente vicario
della presidente , i 3 vicepresidenti si dicono esecutivi.
- l'alto rappresentante dell'unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che
già sappiamo essere il “ ministro degli Esteri dell'unione europea”
- 18 commissari ciascuno dei quali è destinatario di un mandato preciso, ha un ambito
determinato di questioni di cui occuparsi – commissari incaricati dei rispettivi portafogli.

Tutto questo insieme forma un collegio che ha caratteri di forte unità al suo interno, di forte coesione
perché esplica delle funzioni in maniera collegiale e collegialmente porta la responsabilità di quanto
viene deciso e messo ad esecuzione.

Un problema non di secondaria importanza è poi stato finora quello del numero dei
commissari, numero che con l’aumentare dei paesi - molti dei quali anche molto piccoli - ha
portato ad avere una composizione un po' ridondante, non sufficientemente snella e quindi
ritenuta non adeguatamente funzionale. I capi di Stato che hanno siglato il trattato di Lisbona
volevano avere delle condizioni di miglior funzionalità e hanno stabilito una procedura che avrebbe
condotto alla riduzione del numero dei commissari ad una soglia pari ai 2/3 del numero degli Stati
membri, la commissione avrebbe quindi perso circa un terzo dei suoi componenti.
All’interno di questa riduzione era previsto peraltro che poi tutti i paesi potessero in qualche modo
accedere alle funzioni di tipo commissariale con un meccanismo di rotazione, che già sappiamo
essere un meccanismo fortemente incentivato nell’Unione europea per garantire condizioni di
coinvolgimento e d’inclusione dei singoli stati. Questo meccanismo che avrebbe dovuto entrare
in funzione nel 2014 è stato portato in avanti ed è stato rinviato, e ancora oggi quindi abbiamo
una rappresentanza effettiva anche se in qualche caso con dei portafogli particolarmente leggeri
in capo a ciascuno degli Stati membri.

Trattato di Lisbona aveva predisposto le condizioni per ridurre il numero di commissari a due terzi del numero degli Stati membri
dal 2014, con un sistema a rotazione per nazionalità, ma è stato rinviato.

IL/LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE

Funzioni e poteri principali


a) definisce gli orientamenti della Commissione;
b) decide l'organizzazione interna della Commissione per assicurare coerenza, efficacia e collegialità.
c) nomina i vicepresidenti tra i membri della Commissione (eccetto l’Alto rappresentante dell'Unione per
gli affari esteri e la politica di sicurezza) (TUE art. 17.6)

Se il funzionamento della commissione ha un carattere marcatamente collegiale, questo non


impedisce che vi sia alla testa di questo organismo un/una presidente che guida con una
autorevolezza necessaria e con dei poteri effettivi di superiorità rispetto agli altri 26 commissari.
La definizione in particolare degli orientamenti della commissione, che all'inizio del suo mandato la
presidente ha illustrato al Parlamento europeo, è un compito specifico dell'organo di vertice. Alla
presidente oggi appartiene il compito di organizzare al suo interno la commissione, deve dare una
linea di lavoro ma anche una linea di organizzazione, quindi garantire che questo complesso
apparato di persone, che è in realtà il vertice di una macchina amministrativa di grandissima
complessità, possa operare sempre in maniera efficace e nel rispetto di questa collegialità ( vuol
dire che poi siano tutti parte come informazione, conoscenza, condivisione, dialogo delle decisioni
che vengono assunte) . Proprio per essere coadiuvata in questa funzione, la presidente stessa ha
potuto in avvio di questa legislatura nominare i vice presidenti all’interno del collegio della
commissione, con una eccezione ( che in realtà ritroviamo costantemente ) perché uno di questi
commissari ha una connotazione particolare e si pone in un modo assolutamente diverso e distinto
rispetto agli altri suoi omologhi della commissione : mi riferisco naturalmente all'alto
rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza che non riceve una nomina da
parte della presidente ma che segue per quanto riguarda la sua designazione e anche per le sue
responsabilità un percorso e un regime particolare.
A sottolineare e questa superiorità della presidente sta anche il fatto che essa può chiedere le
dimissioni ai singoli componenti della commissione. Questi commissari sono stati designati e
concordati con i singoli stati di appartenenza, ma la loro destituzione - cioè la richiesta che essi
rassegnino le dimissioni - è prevista espressamente e non possono i singoli commissari sottrarsi a
questo atto, cioè devono chinare la testa e devono recedere rispetto al loro incarico se la presidente
glielo dovesse chiedere. Questo rafforza la posizione della presidente all’interno del collegio e le dà
certamente un'autorità che va rimarcata perché è garanzia anche di omogeneità di comportamenti
e presidio contro possibili atteggiamenti ostili o comunque divergenti dalla linea stabilita nel suo
complesso dalla commissione.

Come viene eletto il/la presidente della commissione

- Il candidato viene presentato dai leader nazionali nel Consiglio europeo, tenendo conto dei risultati
delle elezioni del Parlamento europeo.
- Per essere eletto deve ottenere il sostegno della maggioranza dei membri del Parlamento europeo

Il procedimento è complesso perché qui siamo al centro di un braccio di ferro che coinvolge sia le
rappresentanze dei governi - attraverso il Consiglio - sia il Parlamento europeo, che inizialmente
non aveva nessun ruolo nella designazione del presidente della commissione e che invece si è visto
riconoscere progressivamente dai trattati anche una funzione di condivisione della scelta.
In maniera molto generale possiamo dire che:
• il candidato viene presentato dai leader, dai capi di Stato e di governo nel Consiglio Europeo
- siamo quindi al vertice dei vertici - tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento
europeo.
• Il candidato viene presentato al Parlamento.

Il consiglio europeo è soggetto designante anzi proponente verso il Parlamento, che ne è


effettivamente elettore.

Per diventare presidente, il candidato o la candidata deve conseguire il sostegno della


maggioranza dei membri del Parlamento europeo.
Esaminare più dettagliatamente nel testo del trattato che cosa si dice a questo proposito: articolo
17.7 del trattato , bisogna fare attenzione a quello che si dice e anche a quello che non si dice.
L’articolo è così formulato :

- Prima parte (PROPOSTA) : “tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo
avere effettuato le consultazioni appropriate, il consiglio europeo deliberando a maggioranza
qualificata propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della
Commissione”.

Nella fase della proposta bisogna deve tenere conto delle elezioni. Questa procedura infatti
si svolge all’indomani della composizione del nuovo Parlamento europeo , si è
disegnata più o meno larga che sia una maggioranza all’interno del Parlamento
europeo
(come vedremo è stato anche immaginato per un certo periodo dallo stesso Parlamento che
ci fosse quasi un automatismo di designazione nella persona del candidato guida del partito
che avesse ricevuto complessivamente su scala europea il maggior consenso. Questo è
però una formula lasca, una formula elastica e bisogna che si riempia di contenuto e che
tenga naturalmente anche presenti le circostanze ).

Il consiglio europeo effettua a questo punto delle consultazioni, non sono delle
consultazioni identificate precisamente ma sono appropriate nel senso che vengono sentiti
nel modo e nella misura ritenuta necessaria i vertici dei vari paesi membri. Si tratta di fare
sintesi, si tratta di ricercare un consenso più possibile allargato all’interno del consiglio
europeo affinché si raggiunga la maggioranza qualificata per una proposta alla carica
di presidente.

- Seconda parte (VOTAZIONE) : “ Tale candidato è eletto dal Parlamento europeo a


maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il
Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo
candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura”.

Una volta che questa proposta è stata formulata, abbiamo una elezione/votazione del
presidente, un'elezione che i trattati non danno per scontata anche perché formalmente fino
a quel punto il Parlamento europeo non è ancora stato nemmeno consultato e oltretutto come
vedremo il Parlamento non solo vorrà sapere nel dettaglio chi è e cosa intende fare il
candidato o la candidata presidente, ma vorrà vedere anche dentro la composizione della
sua squadra e sapere chi intende proporre come vertice delle singole sezioni e dei singoli
rami della commissione e quindi è possibile che il candidato non superi questa soglia.

In questo caso, si riparte nella trattativa. Il consiglio è costretto a presentare un nuovo


candidato, vuol dire che non può forzare la mano, si deve fermare di fronte all’eventuale
opposizione del Parlamento europeo. Infatti se il candidato sottoposto a votazione non passa
e non supera il vaglio dell'assemblea occorre ripartire con la stessa procedura.

Andiamo a vedere che cosa è successo nell'ultimo decennio intorno a questa elezione, perché il
Parlamento europeo aveva delle alte aspettative di poter essere più incisivo in questa scelta e in
qualche modo le ultime vicende del 2019 e della formazione dell’attuale commissione europea gli
hanno dato torto.

Spitzenkandidat (candidato guida)- Parte 2

- che cosa significa “tenere conto dei risultati delle elezioni del Parlamento”?
- il cosiddetto sistema di Spitzenkandidat non è menzionato nei trattati UE
- utilizzato per la prima (e unica) volta nel 2014, per accordo tra i leader dell’UE in seno al Consiglio europeo, il
Parlamento europeo e i partiti politici europei sull’interpretazione dei trattati, in occasione della Commissione
Junker (2014-2019)
-
Cosa significa in concreto tenere conto dei risultati delle elezioni del Parlamento?
Vuol dire che il partito che ha ottenuto il maggior numero di voti complessivamente deve esprimere
lui il candidato? Oppure che deve essere già stato sottoposto in qualche modo al vaglio degli elettori?

Intorno a questa disposizione vaga e ambigua del trattato è stata immaginata una formula per cui
si dovesse individuare anteriormente all'inizio della campagna elettorale un candidato guida
per ognuno dei raggruppamenti europei e si è chiamato questo sistema “sistema di
Spitzenkandidat” dove “spitz” vuol dire vertice, quindi indica il candidato di vertice / il candidato
guida che secondo questa logica doveva essere espresso in modo che si conseguisse un risultato
di adesione forte intorno al partito che avrebbe espresso il candidato stesso.
Questo sistema è stato effettivamente utilizzato e ha funzionato nel 2014 quando in seguito al
successo del raggruppamento del partito popolare europeo, il candidato indicato da questo stesso
partito al momento della campagna elettorale Jean Claude junker - ex capo di governo di lungo
corso in Lussemburgo - è stato nominato/designato dal Consiglio dei ministri e poi votato dal
Parlamento europeo come presidente della commissione.
Gli altri pesi massimi del Parlamento europeo come Martin Schulz per i socialisti europei,
Guy Verhofstadt per i liberal democratici , Ska Keller per il partito verde , Alexis Tsipras per
il partito della sinistra europea, erano stati a loro volta i candidati , nel corso della campagna
elettorale, di riferimento di ciascuno dei loro raggruppamenti politici.

Questo sistema apparentemente semplice e scontato alla seconda applicazione non ha dato
più lo stesso risultato positivo. L'assegnazione quasi automatica del ruolo della presidenza della
commissione a un uomo che proviene in qualche modo dalla legittimazione popolare /dall’investitura
che può derivare da una vittoria elettorale o dall’aver capeggiato lo schieramento vittorioso alle
elezioni del Parlamento europeo, questo sistema nel 2019 non ha dato gli stessi risultati. Anche nel
2019 è stata la componente del partito popolare europeo con alla sua guida il cristiano sociale
bavarese Manfred Weber a ottenere la maggioranza dei seggi in seno al Parlamento europeo, ma
la designazione non è andata in quella direzione, ci sono stati accordi politici distinti, un tentativo
anche di formare una coalizione tra i socialisti e liberali a supporto dello Spitzenkandidat del
raggruppamento socialista, che era in questo caso il laburista olandese Frans Timmermans. Lo
scontro che si è aperto tra due titani del Parlamento europeo ha portato il consiglio europeo a
sciogliere questo nodo complesso prediligendo una scelta diversa - evidentemente in accordo con
la Germania che in questo caso aveva un peso preponderante nella decisione - a favore di Ursula
Von Der Leyen, che non era espressione quindi del partito e inoltre non era europarlamentare eletta
con quella funzione di guida del raggruppamento europeo.
Quindi il tentativo che era stato abbozzato nel trattato di Lisbona di permettere al Parlamento
europeo di acquisire un peso particolare nella scelta e nell'individuazione del candidato presidente
della commissione in realtà è uscito indebolito nella prassi (entrano in campo altre logiche e accordi
politici).

PROCEDURA DI ELEZIONE DEL COLLEGIO

- L’elenco dei candidati alle funzioni di commissario è predisposto dal Consiglio “di comune accordo
con il presidente eletto” e su ‘indicazione’ dei paesi membri
- Ogni candidato compare dinanzi al Parlamento europeo, illustra la propria visione politica e risponde
a domande
- Il Parlamento procede quindi ad approvare o respingere collettivamente, mediante votazione, i
candidati a Presidente, Alto rappresentante e commissario
- La procedura si completa con la nomina da parte del Consiglio europeo a maggioranza qualificata

Una volta che il presidente eletto ha superato il vaglio del Parlamento, il cammino è ancora
lungo perché si tratta di comporre la squadra.

1- L’elenco dei candidati commissari è frutto di una trattativa per lo più sotterranea che si
svolge tra i singoli paesi membri e il Consiglio. Non sono delle indicazioni secche che
vengono dai governi, non c'è una designazione formale subito, ma c'è una trattativa perché
si tratta di comporre una squadra e questo vuol dire rispettare equilibri di genere, vuol dire
essere attenti al livello effettivo e adeguatezza del candidato proposto, del suo inserimento
in questo complesso che costituisce la commissione. Si tratta di un elenco stilato di
comune accordo tra il Consiglio, Presidente e in qualche modo gli stati membri che
formulano l'indicazione.

2- Una volta stilata questa lista, si tratta di affrontare la fossa dei leoni cioè di andare dal
Parlamento europeo per ottenere il suo consenso. Il suo consenso non è sempre
immediato e scontato: alcune volte in Parlamento di fronte all’illustrazione da parte di ogni
singolo candidato commissario della sua visione politica, la visione politica in qualche caso
si è estesa in seguito alle domande di cui ha fatto oggetto anche a questioni che travalicano
la competenza specifica che gli verrebbe richiesta per ricoprire il ruolo settoriale di
commissario, ma che possono investire anche molti altri aspetti della sua personale
ideologia, dell’orientamento politico e delle opinioni che può avere espresso in passato su
questo o quell'altro argomento, quindi è un esame molto serrato, è una audizione
particolarmente impegnativa in cui si è sottoposti ad un esame che è di natura politica
ma che è volto anche a vedere in che modo il commissario è in grado di tenere la
strada per quanto riguarda lo svolgimento delle sue funzioni.
Se si è di fronte ad una manifestazione implicita o comunque percepita di dissenso, qualche
candidato commissario può essere ancora sostituito perché è solo in una votazione unica
finale globale che si gioca la partita e che il Parlamento procede ad approvare oppure
a respingere in blocco collettivamente la squadra che viene proposta.
Ciò è un rischio molto alto per il candidato presidente alla commissione, che sarebbe in
questo caso costretto a fare marcia indietro.

La procedura però non è ancora finita nel momento in cui si ottiene quella che potremmo definire in
senso tecnico sostanziale una “fiducia da parte del Parlamento” perché questo è l'obiettivo di tutto
questo lungo procedimento ossia avere la fiducia di un Parlamento e fare in modo che ci sia
consonanza di vedute tra la commissione e il Parlamento stesso.

3- Una volta che si è completato questo iter si tratta ancora di procedere alla nomina
formale, questo è un passaggio prevalentemente formale non di carattere sostanziale
perché il Consiglio ha già condiviso fino a questo punto tutti i passaggi che sono stati fatti.

“Il Consiglio, di comune accordo con il presidente eletto, adotta l'elenco delle altre personalità che propone di nominare
membri della Commissione. Dette personalità sono selezionate in base alle proposte presentate dagli Stati membri,
conformemente ai criteri di cui al paragrafo 3, secondo comma e al paragrafo 5, secondo comma” (art. 17.7.3)

“Il presidente, l'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e gli altri membri della
Commissione sono soggetti, collettivamente, ad un voto di approvazione del Parlamento europeo. In seguito a tale
approvazione la Commissione è nominata dal Consiglio europeo, che delibera a maggioranza qualificata” (art. 17.7.3)

RESPONSABILITÀ COLLETTIVA

Così come collettiva è l'elezione, collettiva è anche la responsabilità della Commissione nei
confronti del Parlamento e questo carattere collettivo si manifesta nello strumento che è la
conseguenza naturale del rapporto semi fiduciario che si è instaurato tra il Parlamento e la
commissione: l'espressione della mozione di censura. Ora la mozione di censura nominalmente
sembrerebbe indicare soltanto un atto di riprovazione, di biasimo nei confronti della commissione,
in realtà si tratta di qualcosa di molto più forte perché riconoscendo questa facoltà al Parlamento gli
si è voluto attribuire un’arma finale che consente di mettere la parola fine alla esistenza di una
Commissione e alla sua attività.
Questo strumento apparentemente così eccezionale e distante, è in realtà uno strumento che ha già
funzionato e ha già dimostrato tutta la sua capacità di operare un ricambio qualora questo si renda
necessario, due vicende :

- Il caso del presidente della commissione Jacques Santer, lussemburghese come Junker,
che ha dovuto , a fronte della minaccia di procedere ad una mozione di censura, dimettersi
e con lui si è dimessa quindi l'intera commissione nel 1999; è stata sufficiente la minaccia di
esercizio di questo strumento perché si giungesse alla dimissione , dimissione provocata in
realtà dallo scandalo generato da un solo commissario anzi di una sola commissaria europea
dell'epoca ma tant'è essendo una responsabilità collettiva quella della commissione è stata
l'intera commissione Santer ad esserne travolta.

- Anche il presidente della commissione Jean Claude Junker ha subito questo tipo di
procedimento in seguito allo scandalo LuxLeaks e cioè alla diffusione di notizie da parte della
stampa riguardanti la creazione di strutture finanziarie di dubbia legalità e di accordi segreti
che erano stati approvati dal Lussemburgo nei tempi in cui in questo paese lo stesso Junker
era primo ministro.
Che cosa ha questo a che vedere con la responsabilità della commissione sul piano politico?
Il Parlamento europeo e alcuni partiti all'interno del Parlamento europeo hanno ritenuto che
questa politica di favore nei confronti di alcuni giganti aziendali e di alcune multinazionali
fatta dal governo Junker fosse in buona sostanza una elusione fiscale di cui avevano a suo
tempo fatto le spese indirettamente le stesse finanze dell'unione europea. Anche se fossero
state comunque legali sul piano del puro diritto, questo avrebbe comunque leso in qualche
modo alcuni principi in materia comunitaria relativi alla concorrenza e agli aiuti di stato, se
non altro in termini di lealtà da parte di un paese membro. Essendo stata messa in
discussione questa lealtà, di riflesso la figura di Junker aveva subito una caduta di credibilità
molto forte. Il Parlamento europeo chiamato ad esprimersi in proposito aveva poi assolto
Junker, respingendo quindi la mozione di censura presentata da alcuni gruppi parlamentari.

- responsabile collettivamente dinanzi al Parlamento europeo


- Il Parlamento europeo può votare una mozione di censura
- l’adozione della mozione comporta le dimissioni collettive dei membri della Commissione e dell'Alto
rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (per le funzioni che esercita in
seno alla Commissione)

ALTO RAPPRESENTANTE DELL’UNIONE PER GLI AFFARI ESTERI E LA POLITICA DI


SICUREZZA

Esaminare sotto il profilo strutturale un’ultima figura interna alla Commissione che si trova in una
posizione estremamente delicata, perché è al crocevia tra le diverse istanze: quelle della
commissione, quelle del Parlamento e quelle del Consiglio.
Ruolo importante, figura di alto spessore e serietà.
Possiamo definirlo come “servo di 3 padroni” utilizzando una metafora Goldoniana.

- è componente della Commissione e presidente del Consiglio «Affari esteri» e guida la politica estera
e di sicurezza comune dell'Unione
- il Presidente della Commissione può chiederne le dimissioni
- è sfiduciabile - insieme al resto collegio - dal Parlamento europeo
- è nominato dal Consiglio europeo che può mettere fine al suo mandato (TUE, art. 18)

Deve tenere presenti le richieste e le volontà di 3 diverse componenti:


- da un lato è componente della Commissione e quindi anche il Presidente stesso della
commissione può chiederne le dimissioni relativamente alle sue funzioni interne alla
commissione.
- In quanto commissario anche egli presiede poi un intero settore e una intera configurazione
del Consiglio, appunto il consiglio affari esteri.
- Oltre ad essere potenzialmente oggetto di una richiesta di dimissioni da parte della
presidente della Commissione si deve anche guardare dall' azione del Parlamento europeo
che ne può far cessare le funzioni attraverso la mozione di censura.
- Infine, essendo mandatario in qualche modo del Consiglio Europeo ed essendo stato
individuato dal consiglio europeo e da un accordo tra gli Stati, il soggetto che svolge le
funzioni di alto rappresentante può vedersi anche revocato il suo incarico da parte del
Consiglio.
Funzione complessa, articolata e referenziata su più fronti che deve essere svolta da una stessa
persona.

Importanza di utilizzare direttamente il testo del trattato che è stato richiamato perché è proprio
attraverso una lettura complessiva e una familiarità acquisita con questi articoli in particolare 17/
18 del trattato sull'unione, riusciamo ad avere molto ben presente qual è la struttura e la
formazione di questo organo.

LA MISSION DELLA COMMISSIONE- Parte 3

Come opera la Commissione? Qual è la sua missione?

“La Commissione promuove l'interesse generale dell'Unione e adotta le iniziative appropriate a tal fine. Vigila
sull'applicazione dei trattati e delle misure adottate dalle istituzioni in virtù dei trattati. Vigila sull'applicazione
del diritto dell'Unione sotto il controllo della Corte di giustizia dell'Unione europea. Dà esecuzione al bilancio
e gestisce i programmi. Esercita funzioni di coordinamento, di esecuzione e di gestione, alle condizioni
stabilite dai trattati. Assicura la rappresentanza esterna dell'Unione, fatta eccezione per la politica estera e di
sicurezza comune e per gli altri casi previsti dai trattati. Avvia il processo di programmazione annuale e
pluriennale dell'Unione per giungere ad accordi inter-istituzionali” (TUE art. 17)

La “mission” della Commissione è stata conferita dai Trattati.


Sarà l'articolo 17 ancora a servirci da bussola nell'individuare queste funzioni che sono ben
delineate.

1- Abbiamo le indicazioni secondo cui la commissione promuove l'interesse generale


dell'Unione e adotta le iniziative appropriate a tal fine.
La commissione incarna dunque per eccellenza l'interesse generale e interesse
comunitario ed è motore di spinta e soggetto incaricato di capire le necessità, di vedere le
criticità e di proporre le soluzioni indicate.
È veramente la guida permanente proprio per la sua natura di organo di continuità : infatti
mentre i consigli si riuniscono con cadenze più lente, la commissione è un soggetto
potremmo dire quotidianamente investito di questo ruolo di promozione dell'interesse
generale.

2- accanto a questa funzione di sollecitazione e di indicazione ne abbiamo una che è di


vigilanza sulla applicazione dei trattati e di tutto quanto dai Trattati derivato in termini
di misure adottate, il che vuol dire regolamenti approvati, direttive adottate dall'Unione
Europea anche di semplici decisioni. È quindi un soggetto che deve verificare che il diritto
dell'Unione vada a buon fine.
La commissione però non può limitarsi a vedere che cosa è di sua stretta competenza e a
perseguire questo suo obiettivo limitato. Ha uno sguardo generale e quindi dovrà
eventualmente promuovere anche delle iniziative che vadano nella direzione dei
diversi organi o delle diverse istituzioni che compongono la complessa galassia
dell'Unione Europea. Il suo ruolo di vigilanza sull'applicazione del diritto dell'Unione è un
ruolo particolarmente stringente che ne fa un soggetto anomalo rispetto a quella che è da
considerarsi una normale funzione di governo.
3- Come qualsiasi governo la commissione ha il compito di dare esecuzione al bilancio
cioè di utilizzare quelle poste espressamente stabilite nelle varie voci del bilancio
affinché siano attuate sia in entrata - dal punto di vista della percezione delle spettanze di
natura tributaria o meno che devono affluire alle casse dell'Unione - sia per quanto riguarda
la spesa in ordine alla gestione dei programmi (infinità di fronti di diverse attività nei quali
l'Unione Europea si trova ad essere impegnata).

4- Inoltre abbiamo una centralità della commissione anche in tutto quello che è il regolare
funzionamento, lo sviluppo ordinario della ditta dell'Unione. È veramente il cuore delle
istituzioni dell'UE : la funzione di coordinamento, esecuzione e gestione fa di questo
organismo il centro nevralgico della rete di funzionamento.

All’interno del sistema dell’Unione Europea, altre funzioni hanno carattere più settoriale come quella
del Parlamento Europeo che è prevalentemente di carattere normativo e di controllo oppure la
funzione di indirizzo generale come quella del Consiglio, la Commissione è veramente un po' il
factotum dell'Unione Europea.
E nel quadro di questa globale azione che deve svolgere per rendere viva l'Unione, per
dimostrarne l'esistenza e esplicare le funzioni rientrano anche ulteriori funzioni:

5- Il compito di rappresentanza esterna. Rappresentare all'esterno non vuol dire soltanto


partecipare a qualche cerimonia ma siamo sul terreno della presenza politica e di
relazione internazionale, si tratta di operare concretamente perché vengano raggiunte
intese con i paesi vicini, che siano difesi gli interessi, che siano assolte le funzioni vitali di
questa entità particolare che è l'unione sul piano delle relazioni internazionali.

6- Infine abbiamo un compito di programmazione finanziaria, programmazione dicono i


trattati annuale e pluriennale. Anche rispetto alla programmazione finanziaria, la
commissione è motore di spinta e soggetto avviatore della procedura che porta alla
decisione.

Compiti che abbiamo appena delineato in maniera generale, alcune sottolineature :

- COMPITI DI PROPOSTA

1- un compito ‘esclusivo’ per gli atti legislativi (regolamenti o direttive)


2- talvolta esclusivo anche per altri atti

L'azione di impulso per gli atti legislativi - quella che in diritto costituzionale abbiamo
conosciuto come diritto di iniziativa, prerogativa riconosciuta i singoli parlamentari e ai
governi eccetera, addirittura al popolo - nel quadro dell'Unione Europea è un compito
esclusivo della commissione. Non c'è atto normativo sia esso regolamento o direttiva
che possa partire da un'iniziativa diversa da quella della commissione, e questo è
anche un guardiano, una sicurezza che i trattati hanno voluto in modo che l'azione normativa
dell'unione non prendesse delle direzioni incontrollate e soprattutto potenzialmente
divergenti dagli interessi dei singoli stati membri.
Ecco in questo il rapporto fiduciario che c'è tra il Consiglio e la Commissione è un po' la
garanzia che il gioco non sfugga di mano e che l'operato successivo non solo e non tanto
del consiglio quanto piuttosto del Parlamento Europeo rimanga circoscritto all'ambito delle
proposte della commissione. Il Parlamento europeo si muove su un binario che gli viene
elaborato e predisposto dalla Commissione.
Certo si potrà allontanare nel contenuto e dalla indicazione avuta in sede di iniziativa, ma il
monopolio rimane fermo e quindi il Parlamento e nemmeno i singoli parlamentari possono
avviare un percorso su temi che non siano stati definiti dalla Commissione Europea.
Questo il monopolio dell'iniziativa può essere esteso in qualche caso a determinate altre
tipologie di atti, ma non pregiudica poi, soprattutto su altri terreni come sulla questione per
esempio dei controlli, dell’ispezione e della verifica democratica, che il Parlamento Europeo
per esempio assuma le iniziative che ritiene di dover intraprendere.

- COMPITI DI GESTIONE

1- Gestisce le politiche e assegna i finanziamenti dell’UE


2- Stabilisce, unitamente al Consiglio e al Parlamento, le priorità di spesa
3- Elabora i bilanci annuali da sottoporre all’approvazione del Parlamento e del Consiglio.
4- Verifica la gestione dei fondi

Una parte molto corposa dell'azione della commissione ( con commissione si intende tutto
l'apparato che fa capo alla commissione europea) è quello della gestione delle politiche e
gestione delle politiche significa che sulla base delle determinazioni contenute nei
regolamenti, nelle direttive e negli atti puntuali adottati dal Consiglio e dal Parlamento
chi mette in musica la politica dell'Unione Europea, chi la incardina in programmi
concreti, erogazione di finanziamenti, pianificazioni di spese di intervento e così via è
la commissione.
La commissione opera a monte nell'individuare i fronti globali di spesa e questo lo fa con il
Consiglio e il Parlamento e individua le poste che vengono assegnate ai singoli programmi
ma poi è sovrana al suo interno per quanto riguarda le operazioni che concretamente devono
essere messe in campo.
La commissione, che ha quindi concorso ad elaborare i bilanci generali, fatto da iniziatore e
suggeritore degli atti legislativi, diventa il gestore dei bilanci che sono stati approvati e
verifica anche che i vari soggetti deputati alle gestioni più operative operino
correttamente in termini di diritto e di opportunità.
Questo discorso di verifica della gestione dei fondi va interpretato in senso lato perché una
eventuale ulteriore verifica esterna è condotta da altri organi dell'Unione Europea.

- COMPITI DI TUTELA

1- Assicura il rispetto della legislazione dell’UE —> p.e. in tema di aiuti di Stato
2- garantisce, insieme alla Corte di giustizia, la corretta applicazione del diritto dell’UE in tutti gli stati
membri —> sanziona eventuali violazioni (p.e. concorrenza)

Spesso nei manuali il riferimento ad un compito di garante dei trattati, di vigilanza sui
trattati e la funzione che svolge in questo La Commissione Europea è molto particolare
perché comprende sia delle valutazioni che vengono fatte a priori su determinate azioni dei
singoli stati, sia delle verifiche a posteriori sull'impatto che certi comportamenti non solo degli
Stati ma anche e soprattutto dei soggetti che operano sul mercato possono avere tenuto.
Quando si dice che la Commissione assicura il rispetto della legislazione dell'Unione
Europea ci si riferisce per esempio n1:
- alle questioni relative agli aiuti di stato, cioè agli interventi che possono fare gli stati
membri per sostenere le proprie strutture economiche, le proprie aziende, i propri operatori
commerciali e che potrebbero falsare l'equilibrio all'interno del mercato e la libertà e del
mercato.
In questo la commissione opera un po' come un vigile che può fermare determinati
comportamenti che gli vengono comunicati anche in via preventiva. Al tempo stesso
soprattutto a fronte dell'iniziativa di soggetti esterni - come possono essere grandi imprese o
intere categorie economiche- la Commissione Europea tenendo ben distinte le sue funzioni
rispetto a quelle della Corte di Giustizia può essere chiamata a posteriori ad intervenire.
La commissione può elevare delle sanzioni in qualche caso anche pesantissime
proprio per ripristinare delle condizioni di corretto funzionamento del mercato.

Questo compito di vigilanza sulla corretta applicazione dei trattati è rivolto anche es n2

- nei confronti dei singoli stati membri che possano aver messo in difficoltà il progetto
complessivo dell'Unione Europea. Non riguarda soltanto gli aspetti economici ma anche altri
profili che possono essere di libera circolazione di persone, di tutela di determinate categorie,
in quanto si vuole proprio che la commissione incarni questo spirito europeo e elimini quelle
distorsioni che, a volte o travisando i limiti imposti dai Trattati oppure perseguendo magari
anche volontariamente degli obiettivi che siano in disaccordo con i trattati stessi, gli stati
membri abbiano realizzato con delle condotte evidentemente incompatibili.

- COMPITI DI RAPPRESENTANZA

- Rappresenta l'UE nelle relazioni internazionali


- è ‘portavoce’ di tutti i paesi dell’UE presso alcuni organismi internazionali (soprattutto nella politica
commerciale e per gli aiuti umanitari).
- Negozia per conto dell’UE gli accordi internazionali

Rappresentanza va inteso nel senso di abilitazione, capacità di questo organo ad


esprimere unitariamente il punto di vista dell'intera Unione, quindi di tutti e ventisette i
Paesi, nel momento in cui si deve parlare, discutere e negoziare con altri soggetti che
abbiano personalità di rilievo internazionale.
Es una serie di situazioni che possono riguardare i rapporti nella concertazione
internazionale, il G7, rapporti nei confronti degli organismi che governano il commercio
internazionale.
È una funzione estremamente delicata in quanto essere portavoce vuol dire essere
interprete sulla scena internazionale del punto di vista unitario della Unione Europea.
Questo è oggi particolarmente importante in due ambiti:

- ambito commerciale rispetto al quale ci sono delle competenze esclusive da parte


dell'Unione che devono essere messe in attuazione - si pensi agli accordi generali di
commercio, WTO, al negoziato nei confronti degli Stati Uniti, del Canada e dell'America
Latina per quanto riguarda le tariffe commerciali, gli OGM e così via.
- poi c'è un altro campo estremamente importante che è quello degli aiuti umanitari.
Un campo che seppur non esclude radicalmente le competenze che gli stati membri hanno
voluto riservarsi, vi affianca una presenza massiccia, una presenza sostenuta perché è ormai
evidente che l'intervento in determinati contesti a livello internazionale non può essere
ragionevolmente condotto singolarmente dalla maggior parte dei paesi europei che non ne
hanno un peso sufficiente, non hanno dotazioni economiche, di supporto sufficienti e che
quindi deve essere non soltanto coordinato ma deve essere assunto unitariamente.
Qui abbiamo un ruolo che va oltre l'espressione generica di una volontà e anche una
interlocuzione che punta direttamente a fasi attuative anche molto immediate.

Il negoziato nei riguardi degli accordi internazionali mette la Commissione in un ruolo molto
complesso di interfaccia perché evidentemente dovrà sempre avere alle spalle la copertura
di una accordo e di un'intesa con il Consiglio dell'Unione per evitare che ci siano delle frizioni
e che quindi vengano a mancare i necessari sostegni da parte degli stati in sede di ratifica.
PROCESSO DECISIONALE DELLA COMMISSIONE - Parte 4

- Il presidente definisce l'indirizzo politico della Commissione (pianificazione strategica)


- I vicepresidenti agiscono a nome del presidente e coordinano, nel loro settore di competenza, i lavori dei
commissari
- le direzioni generali competenti si fanno carico delle questioni e elaborano i progetti di proposte legislative
- processo decisionale collettivo

L’esame del processo decisionale che si svolge all’interno della Commissione europea non è
scandito da fasi predefinite in senso stretto, abbiamo dei compiti che vengono svolti ma le
procedure che possono essere seguite di volta in volta possono variare a loro volta
all'infinito.
Dobbiamo tenere presente che all’interno della Commissione il presidente è detentore di una potestà
di indirizzo politico.
Le determinazioni generali per quanto riguarda l'indirizzo dell'azione vengono a ricadere sulla
presidente, ma molte questioni sia per la loro quotidianità, sia per la necessità di un'elaborazione
prevalentemente tecnica, sia per le continue interlocuzioni che la Commissione e le strutture che
essa presiede hanno con una serie di soggetti esterni, fanno sì che spesso le iniziative vengano
in qualche modo dal basso e che non siano direttamente volute dal vertice.

C'è quindi un processo continuo di approfondimento, studio, elaborazione di testi che vengono
discussi e condivisi e in questo il presidente della commissione si avvale dell'opera dei suoi
vicepresidenti. Ci sono dei componenti della Commissione che senza avere una funzione
strettamente gerarchica fanno da punto di riferimento per l'elaborazione delle politiche, sono dei
vicepresidenti “con un certo peso” come
- Frans Timmermans, che è incaricato del Green Deal europeo, non è soltanto un commissario
europeo per il clima ma è colui che deve elaborare in questa fase tutta la complessa strategia
della transizione energetica quindi deve interfacciarsi con tutti gli altri commissari e con le
relative strutture.
- Margrethe Vestager che è vice presidente per una Europa digitale ma è anche commissario
per la concorrenza
- Il vicepresidente Dombrovskis, vicepresidente per l'economia al servizio delle persone,
questo significa una alta sorveglianza e una funzione di coordinamento sull'azione di tutti
quei commissari che operano per ambiti più stretti, più definiti in campo economico.

Sulla spinta di questi soggetti di vertice dei rispettivi commissari agiscono quindi le strutture che
potremmo definire burocratiche della commissione.
Il termine prevalente per individuare e per localizzare le competenze amministrative è quello di
direzioni generali. Le direzioni generali hanno in carico tutti i dossier che riguardano determinate
tematiche e sono loro il soggetto portatore delle proposte legislative, sono loro che elaborano
attraverso una complessa fase di interlocuzione esterna con soggetti esperti, categorie professionali,
ambiti associativi e anche con gli stessi stati membri dell'Unione, elaborano gli schemi delle proposte
legislative che arriveranno sul tavolo della Commissione e che approderanno poi ad una decisione
che ha una natura collettiva, cioè tendenzialmente condivisa.

Interessante vedere come viene espressa questa condivisione perché il momento della votazione
della proposta è un momento che si presenta molto di rado, quasi mai potremmo dire, perché in
genere si tende ad operare all'interno della Commissione europea - come in altri organi
dell'Unione come abbiamo visto per esempio in seno al Consiglio Europeo - per consenso: se non
ci sono posizioni manifeste e se non ci sono disaccordi radicali, la condivisione per consenso
permette di far sì che nessun paese esca formalmente perdente rispetto a nessuna tematica rispetto
all'elaborazione di una certa proposta.
Aspetto singolare della funzione dei commissari

- non possono esercitare, per la durata delle loro funzioni, alcun’altra attività professionale,
remunerata o meno.
- impegno solenne di rispettare, per la durata delle loro funzioni e dopo la cessazione di queste, gli
obblighi derivanti dalla loro carica: doveri di onestà e delicatezza
- la Corte di giustizia, su istanza del Consiglio o della Commissione, può, pronunciare dimissioni
d'ufficio ovvero la decadenza dal diritto a pensione

I commissari devono avere una assoluta indipendenza rispetto agli stati di provenienza, ma
anche rispetto agli interessi che sono in gioco. La loro influenza può agevolare o ostacolare
sviluppi di determinati settori economici, favorire o meno alcune categorie a discapito di altre e quindi
è fondamentale che mantengano una condizione di distacco rispetto a questi ambienti. I commissari
quindi non possono durante l'esercizio del loro mandato svolgere altre attività professionali,
remunerate o meno, anche delle funzioni apparentemente solo onorifiche, apparentemente solo di
prestigio potrebbero dare l'idea di un posizionamento del commissario più su una determinata linea
di pensiero o di interesse che non sull'altra.

Questa condizione non è una condizione che il commissario perde automaticamente nel momento
in cui cessa l'esercizio delle sue funzioni. In altri termini, una volta finito il suo mandato l’ex
commissario europeo è tenuto a conservare una distanza per un dovere che si dice di onestà e
delicatezza rispetto alle tematiche che ha svolto in precedenza. Questa necessità di tenersi a
distanza serve per evitare che subito dopo aver svolto le sue funzioni diventi un lobbysta a favore di
questa categoria piuttosto che di quell'altra.
Se comportamenti di questo genere dovessero venire alla luce, la sanzione è erogata dalla
Corte di Giustizia dell'Unione Europea e quest'ultima può pronunciare la destituzione e le
dimissioni d'ufficio oppure anche posteriormente la decadenza dal diritto alla pensione che avranno
maturato nel frattempo i commissari nella loro attività.

Studiando il diritto dell'Unione Europea si parla sempre della Commissione e dei commissari come
se queste persone agissero individualmente e come se non ci fosse invece un alveare intorno a
ciascuno di essi per elaborare, strutturare, discutere le proposte.
Particolarmente interessante capire la dinamica decisionale, come si svolge.

1) UFFICI DI GABINETTO

- Dipendenza dal Commissario


- Ruolo chiave nella trasmissione delle idee del Commissario e interfaccia con il mondo esterno
- Riunioni regolari dei capi di gabinetto presiedute dal Segretario generale della Commissione
- Tradizionalmente enclave nazionali, oggi sempre più composizione e “cultura sovranazionale”

Al di sotto di ogni commissario europeo c'è una struttura chiave che è l'ufficio di gabinetto.
L’ufficio di gabinetto è composto da assistenti personali, fiduciari a diretto contatto con il
commissario ed è la struttura che opera in due sensi:

- verso l'alto nel portare all'attenzione del commissario problematiche, proposte, suggerimenti,
avvisi che possono essere maturati in tutto questo complesso mondo che si sviluppa e che
si agita intorno a lui, quindi un filtro informativo.
- anche in funzione discendente, lo snodo attraverso il quale l'idea generale, l'indicazione
espressa dal commissario trova attuazione nel diffondere i messaggi corretti verso ciascuna
delle strutture che sono poste al di sotto.
2) STRUTTURE AMMINISTRATIVE

- Segreteria Generale
- Direzioni generali (DG)
- Direzioni
- Unità
- Task force speciali e gruppi di lavoro indipendenti

- circa 24.000 funzionari della Commissione


- processo di reclutamento competitivo basato sul merito
- equilibrio geografico e di nazionalità per le nomine

Non è cosa semplice armonizzare le posizioni all'interno e tantomeno è semplice che tutti i
commissari vedano il loro lavoro armonizzarsi reciprocamente.
Ruolo strategico del Segretariato Generale della Commissione. Il segretario generale
della commissione, con le strutture che sono al di sotto di lui, è incaricato di avere questa
visione globale e di mettere in contatto continuamente tra di loro i capi di gabinetto.
Quindi in generale al di sotto del commissario c'è una persona con un ruolo chiave che è
colui che riceve direttamente l'indicazione prima dal commissario, organizza il lavoro
dell'equipe che sta intorno al commissario e si relaziona orizzontalmente con i suoi omologhi
sotto la guida del segretario generale della commissione.

In origine accanto ad ogni commissario c'era una squadra di provenienza prevalente del
paese d'origine, era abbastanza normale infatti sia dal punto di vista della conoscenza
linguistica sia della comunanza di idee e di visione che un commissario francese o un
commissario tedesco fossero accompagnati da persone di provenienza di quel paese.
Nel corso degli anni anche in forza di regole che sono state progressivamente attuate
all'interno delle strutture della Commissione si è rotta questa omogeneità nazionale
degli uffici che circondano i commissari , dei gabinetti dei commissari e siamo in presenza
ormai sempre di più di strutture integrate delle quali fanno parte persone provenienti da
diversi paesi dell'Unione: è così che si rafforza e che prende corpo una visione europea e
una cultura sovranazionale, di cui oggi possiamo dire che la funzione pubblica di Bruxelles
è comunque portatrice come soggetto che ha una cultura anche amministrativa e una visione
di interesse comunitario diversa da quella propria dei singoli paesi.

Al di sotto delle strutture di gabinetto ci sono strutture amministrative di taglio più tradizionale:

- la segreteria generale della commissione


- abbiamo poi sotto ciascun commissario delle direzioni generali ( le DG) , è il blocco che noi
possiamo considerare l'unità più corposa e globalmente comprensiva dell'azione dell'Unione
in un determinato settore.
- Al di sotto di questa direzione generale abbiamo poi delle unità più piccole, più specializzate,
le direzioni.
- fino anche a delle strutture temporanee che possono avere un carattere di Task Force e
integrare anche persone non necessariamente di estrazione burocratica dell'Unione
Europea.

L'insieme di queste strutture porta ad un numero di 24000 funzionari , possono sembrare un


esercito ma è un piccolo esercito se si guarda in realtà comparativamente questa
dimensione con quella dei singoli stati che hanno numeri di funzionari che a volte superano
anche agevolmente Il milione per quanto riguarda i paesi di maggiori dimensioni. È
comunque un numero per quanto ragguardevole non elevatissimo, con un'incidenza anche
economica non elevatissima, per quanto siano robuste le remunerazioni dei funzionari
europei, non eccessivo rispetto al bilancio complessivo dell'Unione.

Come sono reclutate queste persone?


I funzionari dell'Unione Europea sono generalmente reclutati su base competitiva cioè
selezionati per concorso in base al merito , questo ha consentito nell'arco del tempo di
sviluppare una elite burocratica particolarmente attrezzata, particolarmente competente e
anche piuttosto ben distribuita in funzione di determinati criteri e di quote che sono state
applicate nel tempo, e distribuita dal punto di vista geografico e delle nazionalità.

COMITATOLOGIA

“comitatologia" = insieme delle procedure attraverso le quali la Commissione europea svolge


le competenze di esecuzione conferitele dal legislatore comunitario, attraverso comitati di
rappresentanti dei paesi dell'UE.

- comitati, presieduti da funzionari della Commissione, esprimono pareri sugli atti di esecuzione
proposti dalla Commissione
- Comitati consultivi/di gestione/regolamentazione/ monitoraggio

Questo termine strano sta ad indicare tutto quel complesso mondo di confronto, di interazione
che si svolge attraverso una pluralità, un grandissimo numero di comitati a cui sono attribuite
delle funzioni di consultazione permanente, di confronto, di monitoraggio, di
regolamentazione a seconda degli ambiti;
Comitati di cui fanno parte quasi sempre:
- rappresentanti degli Stati membri, che sono in via permanente interessati a segnalare
determinate necessità e priorità
- esperti del mondo esterno perché si tratta a volte di formulare anche dei pareri non
necessariamente pro parte, non necessariamente al servizio di questo o quel paese.

Quindi un complesso mondo di relazione, stiamo parlando di circa 1200 comitati di esperti che
a vario titolo collaborano con la elaborazione e l'implementazione del diritto dell'Unione
Europea. Di questi comitati fanno parte a volte anche soggetti portatori di interessi, quindi
apparentemente quei soggetti da cui i poteri pubblici devono tenersi distinti ma la logica dell'Unione
Europea è una logica concertativa per cui se si discute delle strategie in materia di automobile es. è
importante che siano presenti i produttori tanto quanto i consumatori, quanto le associazioni
ambientaliste, quanto i rappresentanti dei lavoratori e così via .. quindi c'è una discussione sempre
aperta e piuttosto trasparente tra coloro che sono i portatori di interesse e tutto questo permette di
produrre proposte di politica, permette di elaborare dei testi normativi ed anche di avere
continuamente sott'occhio il tableau de bord della attuazione delle varie politiche e di registrare
anche gli effetti, gli impatti che esse hanno.

Potrebbero piacerti anche