Sei sulla pagina 1di 30

Unità didattica n.

1:
Progetto multidisciplinare in memoria del Milite Ignoto.
Educazione Civica V AFM IDA
Marco Santangeli
Asia Merluzzi
Maika Ricci
Giulia Ottaviani
Cristina Valleriani

Indice
Il Milite Ignoto...................................................................................................................................................1
L’Italia divisa – le Guerre D’Indipendenza...................................................................................................2
Prima Guerra D’Indipendenza..................................................................................................................3
Seconda Guerra D’Indipendenza..............................................................................................................4
Terza Guerra D’Indipendenza...................................................................................................................5
La Grande Guerra – le cause.........................................................................................................................6
Cosa ne pensavano gli intellettuali...........................................................................................................8
Gabriele D’Annunzio...........................................................................................................................8
Cesare Battisti......................................................................................................................................9
Trilussa.................................................................................................................................................9
Giuseppe Ungaretti.............................................................................................................................10
Cambia il modo di fare la guerra............................................................................................................11
L’Italia entra in guerra............................................................................................................................12
Luigi Cadorna e la disfatta di Caporetto.................................................................................................12
Fine della guerra – una finta pace...........................................................................................................14
La pandemia – la spagnola......................................................................................................................15
L’idea del Milite Ignoto...................................................................................................................................16
Chi è Giulio Dohuet?...................................................................................................................................16
Il Milite Ignoto nel mondo......................................................................................................................18
The Unknown Soldier – Il Milite Ignoto Americano.........................................................................18
The Tomb of The Unknown Warrior – Il Milite Ignoto del Regno Unito.........................................19
Approvazione del ddl "Onoranze al soldato ignoto"........................................................................................20
Confronto tra Monarchia e Repubblica – i poteri del Re e dell’attuale Presidente della Repubblica.........20
La nomina della commissione..........................................................................................................................22
Il luogo della sepoltura.....................................................................................................................................23
Maria Bergamas: la Madre d’Italia..................................................................................................................24
Il viaggio del Milite Ignoto..............................................................................................................................26
Fonti.................................................................................................................................................................28

I - Indice
Il Milite Ignoto

Il Milite Ignoto

I l Milite Ignoto in Italia è una celebrazione


inaugurata il 4 novembre 1921 in cui Il
Presidente della Repubblica e le massime
cariche dello Stato rendono onore ad una
particolare categoria di soldati caduti durante il
la Grande Guerra [pag. 12]. Costoro hanno
sacrificato le loro vite per la patria; rendere
onore alle famiglie di questi soldati che hanno
perso un figlio, un marito o un padre. In questo
momento è passato esattamente un secolo (11
agosto 1921), il Parlamento italiano approvò la
legge n. 1075 «la sepoltura in Roma,
sull’Altare della Patria, della salma di un Figura 1: Il sarcofago del del Milite Ignoto.
soldato ignoto caduto in guerra» [pag. 20].
L’idea di questo evento è merito del colonnello Giulio Douhet [pag. 16].
Questo evento non è molto noto come le altre grandi celebrazioni in onore dei caduti, come per esempio: la
liberazione, o la festa della Repubblica. All’estero è una ricorrenza molto più popolare, sopratutto in Francia
e negli U.S.A. [“Il Milite Ignoto nel mondo”, pag. 18].
Questa categoria di soldato è colui che sfortunatamente tra le innumerevoli vittime
È stato Gabriele
D’Annunzio a dare il del conflitto non è stato possibile ritrovare tutti i corpi; oppure sono trovati corpi
nome di “Milite talmente sfigurati che non è stato possibile risalire alle loro identità. Dopo il primo
Ignoto” alla salma del
soldato senza nome
conflitto mondiale nasce l’idea di celebrare simbolicamenteI tutti i soldati non
dal latino miles identificabili con i resti di un solo combattente anonimo: il Milite Ignoto1.
ignotus, cioè «soldato
sconosciuto». Ognuno di noi dovrebbe avere rispetto e gratitudine nei confronti di questi soldati
che hanno perso la vita perché grazie a loro l’Italia è il paese che è ora: sono state
riconquistate le terre irredente e il popolo Italiano è riunito in un unico Stato dove non è trattato come una
minoranza.
Per capire dove nasce la volontà di unificare l'Italia e l’origine dei sentimenti irredentisti dobbiamo partire
dall’epoca del Risorgimento quando i vari Stati Italiani e loro cittadini combatterono per l’unità nazionale.
Ci sono volute tre Guerre D’Indipendenza ed un conflitto mondiale per ottenere l’unità: quest’ultimo infatti
per gli Italiani è anche come se fosse stato una Quarta Guerra D’Indipendenza.

1 Milite Ignoto: oppure Soldato Ignoto.


Pagina 1
Il Milite Ignoto

L’Italia divisa – le Guerre D’Indipendenza


Le cause dei moti insurrezionali in Italia hanno radici remote. Il movimento culturale che promosse queste
idee fu chiamato Risorgimento. La lotta per l’unificazione del paese cominciò con le Guerre
D’Indipendenza fino ad arrivare alla tragica Grande Guerra che potremmo considerare una Quarta Guerra
D’Indipendenza.

La penisola era divisa in diversi Stati:


• Sardegna, Piemonte e Liguria fanno parte del Regno di Sardegna;
• Il Lombardo-Veneto faceva parte dell’Impero Austriaco;
• Al centro c'è il Granducato di Toscana, che comprende grossomodo l'attuale Toscana, lo Stato
Pontificio o Papato, che ingloba Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Lazio, e alcuni Ducati minori;
• Più a Sud si estende il Regno delle Due Sicilie.
I dibattiti dell’epoca su come riunificare l’Italia erano divisi in due principali correnti di pensiero:
• i liberali vogliono un'Italia unita Monarchica promossa e guidata da un sovrano italiano;
• i democratici mirano a un'Italia unita Repubblicana, il cui punto di partenza deve essere l'iniziativa
popolare.
Centro di tale dibattito è il Regno di Sardegna retto da Carlo Alberto di Savoia, il quale ha diretti interessi
in gioco. Il primo fine di Carlo Alberto è infatti riunire il nord-Italia annettendo il lombardo-veneto.

Pagina 2
Il Milite Ignoto

Prima Guerra D’Indipendenza


Nel 1848 in Europa c’erano state numerose
rivolte. Nel marzo 1848 ci saranno malcontenti
anche a Vienna, accentuati tra l’altro dalla crisi
economica. La popolazione di Venezia e Milano se
ne approfittano e si ribellano nella speranza di
liberarsi definitivamente della dominazione
straniera. Il 22 marzo viene proclamata la
Repubblica Veneta, mentre Milano scaccia le
truppe Austriache; questo evento sarà ricordato
come le Cinque Giornate di Milano.
Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto dichiara guerra
all'Austria e mosse le sue truppe a Milano. Lo
scontro decisivo si svolse a luglio nel veronese, ma
gli Austriaci vinsero. L'armistizio con l’Austria
venne firmato il 9 agosto 1848
Nei mesi di settembre, ottobre e novembre mentre
Venezia resiste all'assedio austriaco, papa Pio IX e
Leopoldo II, Granduca di Toscana, sono costretti a
rifugiarsi nel Regno delle due Sicilie.
L'insurrezione romana, guidata da Giuseppe
Mazzini, e quella toscana, capeggiata dal
mazziniano Francesco Guerrazzi, creano infatti dei
governi provvisori repubblicani. Obiettivo di
Mazzini è unire questi due nuovi governi come
primo passo verso la futura Repubblica italiana.
Nel 20 marzo 1849 Carlo Alberto spinto dai democratici decide di riprendere le ostilità contro l'Austria.
Scopo del sovrano di casa Savoia è rilanciare la tesi monarchica e contemporaneamente rifarsi della
sconfitta con l’Austria. Sfortunatamente venne sconfitto a Novara (21-23 marzo 1849) fecero seguito
l'abdicazione del sovrano a favore del figlio Vittorio Emanuele Il e l'armistizio del 26 marzo.
La pace firmata a Milano il 6 agosto 1849 non danneggia il Regno di Sardegna, ma il lombardo-veneto
resta austriaco. Poco dopo si arrendono anche Roma e Venezia.
Non ha miglior sorte il piano repubblicano di Mazzini che tramonta con la degenerazione dittatoriale del
governo toscano. È il popolo stesso a chiedere il ritorno di Leopoldo II.
La situazione politica in Italia rimase pressoché immutata. Le libertà costituzionali vennero soppresse,
tranne che in Piemonte, dove lo Statuto Albertino restò in vigore. Il dominio straniero tornò a gravare su
buona parte della popolazione italiana. Il Quarantotto tuttavia fu la scintilla della causa unitaria e
indipendentista, formò una coscienza nazionale e creò tutte le premesse per la continuazione in Italia della
lotta risorgimentale.

Pagina 3
Il Milite Ignoto

Seconda Guerra D’Indipendenza


La Seconda guerra d’indipendenza italiana viene
combattuta dalle truppe Franco-Piemontesi
contro l’Impero Asburgico. Nel 1858 Cavour,
presidente del Consiglio del Regno di Sardegna
dal 1852, firma con il governo Francese
l’Accordo di Plombières, convinto che avrebbe
avuto bisogno di aiuto per sconfiggere gli
Austriaci. In base agli accordi la Francia si
impegna a combattere a fianco dello Stato Sardo
nel caso di scontri con l’Austria. A partire dal
1859 il governo Piemontese adotta un
atteggiamento provocatorio nei confronti
dell’Austria. Il 26 aprile 1859 la guerra ebbe
inizio. L’esercito Austriaco comincia a muoversi e procede fino a Biella senza essere ostacolato dall’esercito
nemico, accampato nei pressi di Alessandria.
L’11 maggio l’esercito Austriaco ricevette l’ordine
di fermarsi. La Francia se ne approfittò per
organizzarsi militarmente ed accorrere in aiuto al
Piemonte. Il 12 maggio l’esercito Francese arriva in
Italia e assume il comando della situazione. La prima
battaglia tra esercito Franco-Sardo e Austriaci
avviene il 20 maggio a Montebello, in provincia di
Pavia. Dopo uno scontro accanito gli eserciti
Piemontese e Francese hanno la meglio e costringono
il nemico ad abbandonare il campo. L’esercito
Austriaco, dopo una serie di sconfitte e dopo essersi
ritirato dalla città di Milano, si rifugia nel
Quadrilatero2.
Il 24 giugno a Solferino, dopo una lotta accanita,
l’esercito Francese vince quello Austriaco, mentre a
San Martino l’esercito Austriaco cade sotto l’attacco
Piemontese.
A questo punto, inaspettatamente, Napoleone III
decide di avviare le trattative di pace e l’11 luglio,
presso Villafranca, viene sottoscritto l’armistizio con
l’imperatore Francesco Giuseppe all’Insaputa dei
Piemontesi. Questo gesto attirò su Napoleone III
l’esecrazione furibonda delle correnti patriottiche, ma
in realtà l’imperatore Francese era stato costretto all’armistizio dal timore di essere attaccato sul Reno dalla
Prussia, e dalla opposizione tenace che, all’interno della Francia, suscitava contro di lui, a causa della
guerra, il partito clericale francese.
Nell'Italia centrale i moderati e democratici costituirono un fronte comune risoluti a portare fino in fondo
l'unità d'Italia. L’abilità politica di Cavour e quella militare di Garibaldi consentì di ottenere da Napoleone
III le annessioni al Piemonte da parte dei Ducati di Modena e di Parma, del Granducato di Toscana e delle

2 Quadrilatero: il sistema difensivo delimitato da Peschiera del Garda, Mantova, Legnago e Verona.
Pagina 4
Il Milite Ignoto
Legazioni pontificie in cambio di Nizza e della Savoia.
Il coraggio delle popolazioni, l’avvedutezza dei Governi provvisori e l’abilità di Cavour, tornato al potere
dopo una breve parentesi dovuta al suo sdegno per l’armistizio di Villafranca, impedirono che Parma,
Modena e Firenze tornassero gli antichi sovrani, e permisero che questi territori si unissero alla monarchia
sabauda, grazie a plebisciti. La pace di Zurigo (10 novembre 1859), che aveva sanzionato i preliminari di
Villafranca, in forza dei quali soltanto la Lombardia sarebbe toccata al re di Sardegna, fu così superata dagli
avvenimenti, e dopo la spedizione dei Mille e la conseguente occupazione delle Marche e dell’Umbria, si
giunse alla proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861).

Terza Guerra D’Indipendenza


Con la Seconda guerra d’indipendenza si
compie la prima fase dell’unità d’Italia.
Rimangono separati dal Regno d’Italia Roma,
in possesso del Papa, e il Veneto, ancora in
mano agli Austriaci. La Prussia, essendo a
conoscenza delle tensioni provocate dalla
presenza austriaca in Veneto, cerca nel governo
italiano un alleato contro l’Austria.
Quest’ultima, infatti, rappresenta per entrambi i
Paesi un ostacolo alla completa unificazione.
L’8 aprile 1866 il presidente del Consiglio
Alfonso La Marmora stipula un accordo con
Otto von Bismarck, Cancelliere Prussiano, con
cui si impegna ad appoggiare la Prussia in caso
di guerra contro l’Austria. L’Austria si rende
presto conto del pericolo e propone la cessione
del Veneto per via amichevole. La Marmora si
trova di fronte ad una scelta difficile: decidere
di non appoggiare più la Prussia o combattere la
guerra contro l’Austria.
Il 12 giugno la Prussia, decide di attaccare
l’Austria. L’Italia prende parte alle ostilità a
partire dal 23 giugno. L’esercito Italiano viene
diviso in due, rispettivamente capeggiate da Vittorio Emanuele II, affiancato da La Marmora, e dal generale
Enrico Cialdini. Il piano d’attacco era basato su due interventi militari separati, in due zone diverse del
Lombardo-Veneto. Tuttavia La Marmora, il 24 giugno, subisce un’importante sconfitta presso Custoza, in
provincia di Verona.
Il 20 luglio l’Italia riceve un altro duro colpo presso l’isola di Lissa, lungo le coste della Dalmazia: qui il
generale italiano Carlo Persano viene attaccato e successivamente sconfitto dalla flotta austriaca presente
sull’isola. Nel frattempo, le truppe volontarie del generale Giuseppe Garibaldi, a cui erano state affidate le
azioni miliari in Trentino, stanno ottenendo importanti vittorie sull’esercito austriaco. Tuttavia l’8 agosto il
governo impone a Garibaldi di ritirarsi dal Trentino. A malincuore Garibaldi risponderà al Governo con il
celebre “obbedisco”.
La pace viene firmata a Vienna il 3 ottobre 1866 e gli accordi prevedono la consegna del Veneto, ma non
del Trentino, all’Italia. L’Italia alla fine della guerra si trova arricchita di una nuova provincia, facendo un
ulteriore passo sulla via della completa unità nazionale.

Pagina 5
Il Milite Ignoto

La Grande Guerra – le cause


La Grande Guerra fu uno degli eventi più drammatici del ‘900. Questo conflitto fece innumerevoli vittime
tra i civili e sopratutto soldati. Non è semplice dare dei numeri precisi ma si stimano oltre 8,5MilioniII di
persone: per la maggior parte giovani soldati.

In Europa si viveva un’epoca apparentemente pacifica, felice e ricca: eravamo alla fine della Belle Èpoque.
Nonostante ciò tra i diversi Stati c’erano molte tensioni ed equilibri pronti ad esplodere:

• Il malcontento delle varie nazionalità presenti all’interno dell’impero Austro-Ungarico ed in


particolare degli Slavi e degli Italiani del Trentino e della Venezia Giulia;

• Il desiderio di rivincita dei Francesi rispetto alla precedente sconfitta subita dai Tedeschi nel 1871 e
alla perdita della Alsazia e della Lorena;

• L'Inghilterra intendeva mantenere la sua supremazia marittima e coloniale: perciò era preoccupata
per la concorrenza della Germania, in forte crescita economica e militare, e considerava un atto ostile
la nascita di una potente flotta da guerra Tedesca;

• La rivalità fra l’Impero Austro-Ungarico, l’Impero Ottomano e la Russia per il predominio nell’area
dei Balcani: nella penisola balcanica l'annessione da parte dell'Austria della Bosnia-Erzegovina
(1908), regione abitata da molti Serbi, aveva suscitato l’ostilità del regno di Serbia;

• La presenza di due schieramenti di Stati contrapposti: la Triplice


Alleanza e la Triplice Intesa.

Il lungo periodo di pace portò paradossalmente al desiderio di guerra in


diverse classi sociali per diversi motivi:

• L’alta borghesia composta da banchieri e industriali si era arricchita


molto in questi anni ed aveva l’intenzione di farlo ancora: voleva
espandere il proprio mercato interno e accaparrarsi nuove risorse
grazie all’espansione coloniale; voleva produrre le ingenti commesse
per il proprio Stato necessarie per sostenere la guerra.

• La media borghesia si sentiva nata nella bambagia e aveva il


desiderio di partecipare in imprese eroiche e stimolanti. Erano stanchi della monotonia e della
tranquillità delle proprie attività. Era un classe istruita e più sensibile alla narrazione belligerante che
la classe intellettuale propagandava all’epoca.

La classe intellettuale dell’epoca appartenente al movimento come il superosmismo o il futurismo esaltava


la guerra:
◦ il poeta Gabriele D'Annunzio [pag. 8, “Gabriele D’Annunzio”] che diventa estremamente
popolare per la sua volontà di far entrare l’Italia nel conflitto. Egli esaltava il suo ideale di
virilità, di forza e volontà di imporsi; in contrapposizioni alla diplomazia e l’immobilità di
Giolitti;
◦ Lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti fondatore del futurismo definiva la guerra come sola
“igiene del mondo”;
Pagina 6
Il Milite Ignoto
• Gli scienziati sostenevano la tesi del darwinismo e la trasposero impropriamente alle relazioni
internazionali, cioè dalla convinzione che la guerra tra gli Stati fosse l’equivalente della lotta per la
sopravvivenza in natura.
I soli contrari alla guerra erano i cattolici, i contadini, la classe operaia e i socialisti. Questi ultimi rimasero
contrari solo fino all’inizio della guerra. I partiti socialisti di Francia e Germania vedendo il grande
entusiasmo dell’opinione pubblica per la guerra si adeguarono e appoggiarono l’iniziativa della guerra
tradendo i propri ideali. Tra gli intellettuali contrari c’erano poeti come Ungaretti e Trilussa.
La scintilla scoccò il 28 giugno 1914, durante un giorno di solenni celebrazioni e festa nazionale Serba
quando un giovane nazionalista Serbo, Gavrilo Princip, uccise a Sarajevo l’erede al trono d’Austria,
l’Arciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie, che erano in visita alla città (allora appartenente all’Impero
Austro-Ungarico). Paradossalmente, l'Arciduca era forse l'unico Austriaco autorevole che fosse comprensivo
verso i nazionalisti serbi, perché sognava un impero unito da tre corone (aggiungendo la corona slava), come
quando a fine ‘800 l’impero Austriaco divenne l’Impero Austro-Ungarico.
Da qui in poi tutti i patti, allenaze e astii fecero si che un clonflitto tra due Stati divenne un conflitto
continentale e infine mondiale.

Pagina 7
Il Milite Ignoto

Cosa ne pensavano gli intellettuali


Gabriele D’Annunzio
Come già accennato la classe intellettuale Italiana
“Se è vero, come è vero, come io giuro esser all’epoca era per lo più favorevole alla guerra. Tra questi
vero, che gli italiani hanno riacceso il fuoco
sull’ara dell’Italia, prendete i tizzi con le Gabriele D’annunzio spicca tra tutti per la sua risolutezza e
vostre mani, soffiate sopra essi, teneteli in le sue iniziative. Fu un deputato della Destra Storica e nel
pugno, scoteteli, squassateli ovunque 1910 sostenne il progetto dell'Associazione Nazionalista
passiate, ovunque voi andiate. E appiccate il Italiana. Quando scoppiò la Grande Guerra in Europa,
fuoco, miei giovani compagni, appiccate il D'Annunzio si schierò immediatamente a favore
fuoco pugnace! Siate gli incendiari intrepidi dell'intervento. Fu proprio uno di questi interventi, al porto
della grande Patria!”
di Quarto, a scatenare il "maggio radioso3" del 1915 ed a
Citazione 1: Le parole di D’Annunzio rivolte agli spingere alla mobilitazione generale gli interventisti.
studenti dell’Università di Genova (7 Maggio 1915).
Una volta dichiarata la guerra all'Austria-Ungheria
D'Annunzio, sebbene 52enne, si arruolò come volontario. Si stabilì inizialmente a Cervignano del Friuli e
prese parte a diverse azioni tra cui quella sul Timavo, durante la Decima Battaglia dell'Isonzo. Più che per le
sue discutibili doti in battaglia venne ricordato per la sua propaganda: il 9 agosto 1918 sorvolò Vienna e
lanciò 350 mila volantini che inneggiavano all'Italia ed invitavano i viennesi alla resa.

Figura 2: Volantino lanciato da D'Annunzio sul cielo di Vienna.

3 Nei mesi precedenti il “Patto di Londra” in Italia ci furono dibattiti e manifestazioni pubbliche a favore della guerra che si
fecero più intense ai primi di maggio dopo un discorso di Gabriele D'Annunzio a Genova (il 5 maggio 1915). Seguirono
diversi cortei in tutte le maggiori città che spesso sfociarono nella violenza. In quei giorni di maggio, soprannominato dagli
stessi interventisti come "radioso", nulla sembrava ormai ostacolare l'entrata in guerra.
Pagina 8
Il Milite Ignoto

Cesare Battisti
Cesare Battisti è stato un volontario irredento
trentino durante la Grande Guerra. Nato italiano, “Ammetto [...] di aver svolto, sia anteriormente che
posteriormente allo scoppio della guerra con
ma di cittadinanza Austro-Ungarica. Nel 1893 l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con
decise di abbandonare l'Austria-Ungheria e di stampati- la più intensa propaganda per la causa
trasferirsi a Firenze dove si laureò prima in d'Italia e per l'annessione a quest'ultima dei
lettere e successivamente in geografia con una territori italiani dell'Austria; ammetto d'essermi
tesi dedicata alla geografia fisica e arruolato come volontario nell'esercito italiano, di
all'antropologia del Trentino. Nonostante non si esservi stato nominato sottotenente e tenente, di
aver combattuto contro l'Austria e d'essere stato
trovasse nella sua città, Battisti continuò a
fatto prigioniero con le armi alla mano. Rilevo che
seguire anche in questo periodo il movimento ho agito perseguendo il mio ideale politico che
irredentista che rivendicava un'università italiana consisteva nell'indipendenza delle province italiane
a Trento. dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia.”
Nel 1900 fondò una rivista scientifica e Citazione 2: Cesare Battisti.
successivamente una politica chiamata "Il
Popolo". Nel 1911 entrò nel Parlamento di Vienna come deputato socialista e tre anni più tardi in quello
tirolese di Innsbruck. La sua carriera però durò poco in quanto lo scoppio della Grande Guerra lo spinse a
lasciare l'Impero e a trasferirsi in Italia. Si arruolò volontario nel Battaglione Alpini Edolo combattendo
nella zona del Monte Baldo, sul Passo del Tonale, sul Massiccio del Pasubio e infine nella zona di Rovereto.
Fu coinvolto nella Strafexpedition e successivamente nella controffensiva italiana. Il 10 luglio 1916,
durante un azione sul Monte Corno, venne circondato dai soldati Asburgici. Fu condotto assieme al Castello
del Buon Consiglio e processato per alto tradimento. Due giorni dopo venne giustiziato con l’impiccagione.
Battisti divenne immediatamente una figura eroica del patriottismo italiano.

Trilussa Ninna nanna, tu non senti


li sospiri e li lamenti
Trilussa all’epoca della Grande Guerra era già un poeta affermato e de la gente che se scanna
scrisse molte opere che descrivevano il disagio della guerra. Egli era per un matto che comanna;
che se scanna e che s’ammazza
amato e apprezzato tanto dal popolo quanto dalla borghesia, a vantaggio della razza
dall’aristocrazia della capitale, dagli intellettuali, ma antipatico ai o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
politici,. Nel clima belligerante che divise l’Italia e che vide gli ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro
intellettuali giocare un ruolo determinante, non va dimenticata una voce chè quer covo d’assassini
pacifista come la sua. che c’insanguina la terra
è un gran giro de quattrini
La poesia di Trilussa è diventata, nel 1974, una canzone ad opera del che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse.
cantautore romano Claudio Baglioni. Tra gli anni sessanta e settanta il Fa’ la ninna, cocco bello,
mondo era fortemente diviso per le tensioni causate dalla cosiddetta finché dura ‘sto macello:
fa la ninna, chè domani
Guerra fredda ma anche rivedremo li sovrani
Da quella Bara che riunisce er pianto per importanti conflitti che se scambiano la stima
boni amichi come prima.
de tante madri, un fijo chiama: – Mamma! che, nonostante il tragico So’ cuggini e fra parenti
E ogni madre risponne: – Fijo santo! ricordo ancora vivo della nun se fanno comprimenti:
De tanti cori s'è formato un core: torneranno più cordiali
seconda guerra mondiale, li rapporti personali.
ardeno tutti ne la stessa fiamma E riuniti fra di loro
strazziati dar medesimo dolore. insanguinarono senza l’ombra di un rimorso
soprattutto l’Asia e ce faranno un ber discorso
Testo 2: Milite Ignoto di Trilussa fu pubblicata il 5 su la Pace e sul Lavoro
novembre 1921 sul Messaggero l’AfricaIII. pe’ quer Popolo cojone
risparmiato dar cannone!
Testo 1: Trilussa - Ninna nanna.

Pagina 9
Il Milite Ignoto

Giuseppe Ungaretti
Ungaretti fu un interventista, partecipò a diverse riunioni e manifestazioni e conobbe Benito Mussolini.
Collaborò con la rivista "Lacerba" fino al 1914, dove sostenne le politiche a favore dell’entrata in guerra.
L'anno successivo il Governo Salandra ufficializzò la guerra contro
l'Austria-Ungheria e il poeta decise di arruolarsi come soldato semplice. La
prima domanda venne rifiutata perché troppo anziano ma alla fine
dell'anno, vista la necessità di uomini, fu accettata.
Durante la guerra abbandonò i sui sentimenti nazionalistici e si rese conto
della brutalità del conflitto. Iniziò a scrivere una sorta di diario in forma di
poesia, composte da poche ma significative parole accompagnate da una
data e da un luogo: nel 1916 questo diario divenne la raccolta “Il Porto
Sepolto4”.
Dopo aver trascorso quasi due anni sul fronte carsico, la disfatta di
Caporetto condusse Ungaretti in Francia. Gli accordi con la Triplice Intesa
infatti prevedevano l'invio di un contingente italiano sul fronte occidentale, Figura 3: Poesia San Martino del
ad est di Parigi. Carso.

Al termine della Grande Guerra, il poeta rimase a Parigi dove curò una seconda edizione de "Il Porto
Sepolto", intitolata "L'allegria dei naufragi".

4 Per Ungaretti il "porto sepolto" era un mitico porto di Alessandria d'Egitto, di epoca faraonica, sommerso, si narrava, in fondo
al mare. Quel porto diventa per il poeta il simbolo di ciò che di segreto rimane in noi indecifrabile, un segreto che giace
nascosto nell'abisso profondo dell'essere. Egli si propone di scendere nel fondo oscuro dell'inconscio, per avvicinarsi a quel
mistero insondabile e tornare poi alla luce, novello Orfeo, riportando i suoi canti fatti di echi, di reminiscenze, di frammenti
strappati all'inconoscibile.
Pagina 10
Il Milite Ignoto

Cambia il modo di fare la guerra


La seconda rivoluzione industriale avevano contribuito a sia a
questo benessere, sia a cambiare per il modo in cui vengono
fatte le guerre.
Grazie al taylorismo nasce la produzione in serie e la
divisione del lavoro. Questo consente di aumentare la
produttività come mai prima d’ora. La guerra diventa
industriale, le armi e i rifornimenti vengono fabbricati in serie:
le moderne industrie siderurgiche e meccaniche erano in grado
di fornire alla guerra risorse quasi illimitate: armamenti di ogni
genere, ma anche motori, navi e vagoni ferroviari per
trasportare materiali e truppe; l'industria chimica era in grado
di produrre esplosivi e gas tossici in quantità enormi; l'industria alimentare metteva al servizio della guerra
le più avanzate tecniche di conservazione dei cibi.
Le nuove armi disponibili cambiano completamente il paradigma
strategico della guerra. La mitragliatrice poteva sparare anche 500
colpi al minuto a grande distanza. I gas tossici tossici potevano fare
stragi senza lasciare alcuna via di fuga ai soldati che morivano per
asfissia.
Esse causarono enormi perdite alla fanteria e resero definitivamente
inutile la cavalleria, che era stata l'arma di assalto in tutte le guerre
dell'Ottocento. Gli eserciti rafforzarono le posizioni raggiunte
scavando trincee, lunghi corridoi nel terreno disposti su più linee, protetti da filo spinato e da mitragliatrici. I
cannoni, che sparavano da chilometri di distanza, potevano aprire varchi nelle linee difensive nemiche. I
bombardamenti potevano durare più giorni, ed erano il segnale che l'attacco stava per avvenire. Quando
l'artiglieria allungava il tiro e puntava sulle retrovie nemiche, iniziava l'assalto della fanteria. I fanti
scattavano fuori dalle trincee e correvano verso quelle nemiche, cercando di oltrepassare i reticolati sotto il
fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici. Arrivati a contatto col nemico, dovevano combattere corpo a corpo
alla baionetta. Ogni assalto era un vero massacro.
Questo nuovo paradigma di guerra disorientò gli strateghi militari, abituati a
tipi di guerra dove la strategia, il coraggio e l’abilità erano ancora
fondamentali. In questa guerra vince l’esercito che resiste di più, sia
fisicamente che psicologicamente. La guerra diventa statica: una guerra di
posizione.
Dopo qualche anno anche le classi più entusiaste della guerra si disillusero.
Videro la guerra e non era come se la sono aspettata. Alcuni soldati si auto-
mutilavano o si ferivano pur di tornarsene a casa.
Il Regno d’Italia non entrò subito guerra e poté vedere gli orrori e le difficoltà
che comportava. Nonostante tutto, però, come vedremo scelse di partecipare al
conflitto a fianco dell’Intesa.

Pagina 11
Il Milite Ignoto

L’Italia entra in guerra


In un primo momento l'Italia non entra in guerra, infatti nell’agosto del 1914 il governo presieduto da
Antonio Salandra proclamò la neutralità del nostro paese, appellandosi alle clausole della Triplice Alleanza
che prevedevano che ciascun paese entrasse in guerra in caso di aggressione subita da uno dei membri.
Mentre nel paese il dibattito pro o contro l’intervento assumeva toni sempre più accesi, il Governo italiano
agiva per vie diplomatiche, ma il tentativo di ottenere dall’Austria il riscatto dei territori italiani ancora sotto
la sua sovranità, fu inutile, perché il Governo Austriaco intendeva attendere la fine del conflitto prima di
dare attuazione a qualsiasi patto. Al contrario fu raggiunto con le potenze dell’Intesa, un accordo basato
sulla richiesta di sottrarre territori ai paesi nemici.
Il 26 aprile 1915, il Governo Salandra, sottoscrisse
il Patto di Londra, tutto all'insaputa della
maggioranza neutralista del parlamento. Nel patto
l’Italia s'impegnò ad entrare in guerra a fianco
dell'Intesa entro un mese. In caso di vittoria avrebbe
ottenuto le terre irredente e avrebbe partecipato alla
spartizione delle colonie del nemico.
Il 3 maggio l’Italia uscì dalla Triplice Alleanza. Il
24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro
l’Austria.
L'esercito Italiano era composto in maggioranza
contadini inesperti, che erano stati costretti a lasciare le loro terre e le loro famiglie. Inoltre erano poco
addestrati e insufficientemente equipaggiati per le necessità di un conflitto moderno.
L'Austria era più preparata e aveva predisposto una serie di fortificazioni ben armate lungo un fronte di
700Km, a nord, dal Trentino alle Alpi Carniche e, ad est, lungo il fiume Isonzo.

Luigi Cadorna e la disfatta di Caporetto


Il comandante dell'esercito italiano, il generale Luigi Cadorna, ancora legato ad
una visione ottocentesca della strategia militare [pag. 11, “Cambia il modo di fare la
guerra”], decise di portare un attacco frontale alle posizioni tenute dagli Austriaci,
lungo l’Isonzo e sul Carso.
Il Cadorna, che si distinse subito per la durissima disciplina imposta ai soldati. I
tentativi di diserzione furono puniti con la fucilazione e, in caso di reati collettivi,
agli ufficiali era permesso, anzi consigliato, di estrarre a sorte tra gli indiziati alcuni
militari e punirli con la pena di morte.
Fra giugno e dicembre 1915, si svolsero le prime quattro “battaglie dell’Isonzo”,
Figura 4: Luigi Cadorna.
che costarono all'Italia 60.000 morti e 170.000 feriti, non inflissero al nemico
nessuna sconfitta decisiva e non aprirono nessuna breccia nelle linee Austriache. Così, anche sul fronte
Italiano, cominciò quasi subito una dura guerra di posizione. Fu una guerra combattuta anche ad alta quota,
in condizioni difficilissime, dove i soldati non morivano soltanto in combattimento, ma anche per il freddo,
le fatiche, le malattie e i disagi insopportabili della trincea.
L'Austria, a sua volta, nel giugno 1916 scatenò una micidiale controffensiva, la Strafexpedition5. Le truppe
Austriache attaccarono proprio nel punto debole del fronte italiano e riuscirono a penetrare nel territorio,

5 Strafexpedition: “Spedizione punitiva” organizzata dai comandi Austriaci per punire il “tradimento” italiano, cioè l'abbandono
della Triplice Alleanza.
Pagina 12
Il Milite Ignoto
fino ad occupare gli altipiani di Asiago e di Lavarone, per penetrare dal Trentino nella pianura padana.
Il 9 agosto l’offensiva si arrestò, per la tenace resistenza Italiana e perché l’esercito Austriaco dovette
affrontare l’attacco dei Russi sull’altro fronte. Il generale Cadorna decise allora di sferrare una
controffensiva ancora sull’Isonzo, che portò alla conquista dei monti San Michele e Sabotino e alla
successiva liberazione di Gorizia.
In seguito alla disfatta della Russia, l’Austria e la Germania poterono spostare delle truppe sul fronte
italiano. Con un grande sforzo offensivo gli Austriaci, appoggiati dai Tedeschi, sfondarono le linee Italiane a
Caporetto (24 ottobre 1917).
La ritirata delle truppe italiane divenne in breve
tempo una vera e propria disfatta e l’esercito nemico
penetrò in Italia per 150 chilometri, causando la
perdita di circa 400.000 uomini (tra morti, feriti e
prigionieri), con le loro armi e con molti altri
materiali bellici.
La sconfitta ebbe immediate ripercussioni politiche:
in ottobre 1917 fu formato un nuovo governo
presieduto da Vittorio Emanuele Orlando.
Nonostante la vittoria nella Sesta Battaglia
dell'Isonzo Luigi Cadorna ed il suo operato
continuarono ad essere oggetto di forti critiche. Uno dei più critici nei suoi confronti fu Giulio Dohuet [pag.
16 “Chi è Giulio Dohuet?”]. Il generale Cadorna dovette lasciare il comando supremo dell’esercito e fu
sostituito dal generale Armando Diaz, che decise di sistemare una nuova linea di difesa sul fiume Piave
dove, il 12 novembre 1917, fu bloccata l’offensiva Austriaca. Il nuovo comandante impose ai soldati, ormai
stanchi e demoralizzati, una disciplina meno rigida e ne curò meglio l’addestramento. Inoltre evitò tutte le
azioni e le offensive che avrebbero causato un sacrificio inutile dei suoi uomini.
Le ragioni militari della disfatta di Caporetto sono da ricercarsi in un’offensiva
ben condotta da parte degli Austriaci, nella conformazione del terreno favorevole
agli attaccanti, nell’errata impostazione della battaglia difensiva e nel mancato
controllo della ritirata da parte del generale Cadorna. Ma la sconfitta fu generata da
motivi ben più profondi: dal clima di sfiducia e di disagio, peraltro comune a tutti
gli stati belligeranti, diffuso al fronte e nel paese. I soldati erano ormai logorati, nel
fisico e nello spirito, dall’interminabile guerra di trincea, dalle stragi effettuate e
subite, dalle angherie dei comandanti, dalla morte sempre incombente. Il rifiuto
della guerra si manifestava soprattutto in comportamenti individuali, come la
Figura 5: Armando Diaz.
diserzione, la fuga, la simulazione di malattie e la pratica dell’autolesionismo,
consistente nel provocarsi volontariamente delle mutilazioni tali da giustificare
l’esenzione dal servizio al fronte [pag. 11, “Cambia il modo di fare la guerra”]. Vi furono anche fenomeni
d’insubordinazione collettiva, veri e propri ammutinamenti, a malapena arginati con processi, fucilazioni e
decimazioni.
In Italia furono impiegati più di 5,6Milioni di soldati durante la Grande Guerra di questi:
• 650.000 morirono;
• 947.000 si ferirono;
• 600.000 furono fatti prigionieri.

Pagina 13
Il Milite Ignoto

Fine della guerra – una finta pace


Dopo il crollo degli imperi centrali i Ministri dei paesi vincitori il 18 gennaio 1919 si riunirono alla
conferenza di Parigi; i delegati degli Stati vinti invece furono convocati solo a cose fatte.
Relativamente ai principi che dovevano ispirare gli accordi di pace, fin dal gennaio 1918 il presidente
americano Woodrow Wilson aveva presentato quattordici punti che riassumevano i progetti Statunitensi per
le future relazioni internazionali. Wilson richiamava al rispetto dell’autodeterminazione delle nazioniIV,
della libertà dei mari, in sintesi di quei principi democratici in nome dei quali l’Intesa si era impegnata nella
guerra.
Le potenze vincitrici avevano diversi interessi:
• La Francia puntava ad indebolire la Germania per assumere una posizione dominante nel continente
europeo.
• La Gran Bretagna voleva l’eliminazione della flotta tedesca e le sue colonie. Anche se
contemporaneamente temeva che con la Germania in ginocchio la Francia sarebbe diventata troppo
potente.
• L’Italia pretendeva gli ingrandimenti territoriali che le erano stati promessi da Francia e Gran
Bretagna (pag. 12 “Il patto di Londra”).
• Gli Stati Uniti da canto loro erano interessati al libero commercio con l’Europa ed affermare la loro
superiorità economica e politica. Wilson proponeva un modello democratico di convivenza pacifica,
fondato sull’equilibrio delle nazioni e il rispetto tra i popoli.
Le trattative durarono un anno e mezzo e alla fine prevalse la linea punitiva proposta dalla Francia e la
Germania fu fu costretta a pagare i danni di guerra e a mantenere una flotta e un esercito molto ridotti; fu
privata di tutte le colonie; l’Alsazia e la Lorena tornarono alla Francia; la Polonia e la città di Danzica fu
dichiarata libera sotto il controllo internazionale.
La pace “democratica”, cercata da Wilson, incontrò invece la diffidenza degli altri paesi vincitori che non
vollero rinunciare alle loro ambizioni nazionali.
L’Italia ricevette dall’Austria il Trentino, l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trieste. Il Primo Ministro
Orlando e il ministro degli esteri Sonnino avevano chiesto anche i territori promessi col Patto di Londra, le
altre potenze ritenevano però che queste concessioni avrebbero violato il principio di autodeterminazione.
Per protesta la delegazione italiana abbandonò i colloqui e la Francia e l’Inghilterra si erano già spartite le ex
colonie tedesche in Africa centrale.

Pagina 14
Il Milite Ignoto

La pandemia – la spagnola
Non fu solo la guerra a mietere vittime, l’influenza spagnola, fu una pandemia mondiale mortale che dal
1918 al 1920 infettò 500milioni di persone portando alla morte di circa 50milioni di esse su una popolazione
globale di 2miliardi.
Nonostante non si abbia alcuna certezza per identificare la reale origine geografica della pandemia, venne
associata alla Spagna, da cui prese il nome, in quanto fu la prima nazione a riportarne l’esistenza sui propri
giornali essendo un Paese rimasto neutrale alla Prima Guerra Mondiale, a differenza degli altri stati europei
che concentravano le notizie principalmente su argomenti bellici.
Dagli studi effettuati nei tempi, si pensa che i primi focolai partirono dall’America; altri addirittura
associano la diffusione a partire dalla Francia, ma di certo c’è che interessò tutta la popolazione mondiale
fino a colpire isole remote dell’Oceano Pacifico e del Mar Glaciale Artico.
Fu considerata la pandemia più grave, arrivando a superare la quantità di morti della terribile peste nera del
XIV secolo in proporzione alla popolazione e a differenza della maggior parte delle epidemie influenzali che
colpivano sostanzialmente le persone anziane e quelle più fragili, la spagnola colpì maggiormente persone in
età giovane, soprattutto in Europa, e questo fu associato alla debilitazione fisica e mentale riportata dai
militari alla fine della guerra; inoltre, proprio a causa della Prima Guerra Mondiale che fu una guerra di
posizione, si appurò che la grande diffusione così tempestiva della malattia dipendesse anche dalle trincee di
guerra colme di militari per mesi e mesi.
Cercando risposte in relazione all’aggressività del virus emerse che la malattia provocava una rapida
insufficienza respiratoria e, di seguito, la morte attraverso un’eccessiva reazione del sistema immunitario
dell’organismo (tempesta di citochine).
La spagnola si diffuse anche in Italia ovviamente: attraverso le fonti lasciate da testimoni, si può evincere
la gravità della situazione generale. La diffusione era incontrastabile, tantissimi bambini oramai erano
rimasti orfani e la situazione sanitaria era al collasso con medici sopraffatti dal lavoro che non riuscivano a
curare a dovere i malati. Inoltre, in aggiunta alla carenza delle cure, l’influenza riuscì ad espandersi
rapidamente e a degenerare conseguentemente alle tardive contromisure del governo e delle amministrazioni
locali, che tentarono in un primo momento di nascondere la notizia per non aggiungere ulteriori
preoccupazioni agli italiani già stremati e sopraffatti dalla Prima Guerra Mondiale. Le stime parlano di
picchi quotidiani di quattrocento morti.
Riconosciuto lo stato d’emergenza, il governo iniziò a diffondere le misure di protezione da seguire per
contrastare i contagi: era consigliato fare gargarismi con acque disinfettanti, viaggiare in treno il meno
possibile, evitare i contatti con le persone, non frequentare luoghi al chiuso o affollati. iniziando a praticare
così l’unico mezzo efficace per contenere la diffusione: l’isolamento.
Si adottarono misure come la chiusura di cinema e teatri, la riduzione di orari dell’orario di apertura del dei
negozi ad eccezione delle farmacie, si posticiparono gli inizi delle lezioni scolastiche e si praticò la
disinfezione dei luoghi pubblici. Lasciarono aperte le fabbriche che si trovarono ad affrontare il crollo della
produttività.
La zona italiana più colpita fu il mezzogiorno vista l’inadeguatezza delle strutture sanitarie e la scarsa
preparazione politica. Il virus iniziò a rallentare e a mollare la presa nel passare del tempo e si pensa che ciò
accadde per via delle mutazioni del virus che lo resero sempre meno aggressivo e letale.

Pagina 15
L’idea del Milite Ignoto

L’idea del Milite Ignoto

L ’idea di questa commemorazione è merito del colonnello Giulio Dohuet che la propose al termineV
della Grande Guerra. Il 24 agosto 1920, infatti, sul giornale Il Dovere, testata di riferimento
dell’UNUS6, associazione da lui fondata, dichiarò:

“Tutto sopportò e vinse il Soldato.[...] Perciò al Soldato bisogna conferire il sommo onore,
quello cui nessuno dei suoi condottieri può aspirare neppure nei suoi più folli sogni di
ambizione. Nel Pantheon deve trovare la sua degna tomba alla stessa altezza dei Re e del
Genio. [...]Tutti i cittadini debbono fare ala alla via trionfale unendosi in un unanime senso di
elevazione ideale nel comune atto di riverenza verso il Figlio e il Fratello spentosi nella difesa
della Madre comune”

Citazione 3: Giulio Dohuet - Il Dovere [24 agosto 1920]

Nel 1921 il colonnello rilanciò la proposta: scegliere sui luoghi di guerra la salma di un soldato sconosciuto
e tumularla nel cuore di Roma.

Chi è Giulio Dohuet?


Il colonnello Giulio Douhet, ufficiale del Corpo d'Armata Carnia fu uno dei
più grandi sostenitori dell’importanza strategica dell’aviazione.
Nel 1911, durante la guerra Italo-Turca per il controllo della Libia, sostenne
che il bombardamento aereo sarebbe stato un vantaggio competitivo in
guerra. Fu messo in pratica il 1 novembre 1911 quando vennero bombardate
le posizioni turche di Ain Zara. Egli fu il primo al mondo a teorizzare questa
strategia di guerra e l’Italia fu la prima nazione a metterlo in pratica. Scrisse
il libro “Regole per l'uso degli aeroplani in guerra”, uno dei primi manuali
di dottrina sulla materia, ma le sue teorie innovative non vennero comprese
nelle alte sfere dell’Esercito Regio Italiano.
Secondo le teorie militari del tempo lo scopo di una guerra era la vittoria in
battaglia e che l’obiettivo di ogni forza militare era di sconfiggere il nemico che si aveva di fronte, sul
campo. Secondo Douhet l’obiettivo di una guerra era distruggere
la volontà e la capacità della nazione nemica e di imporle il "perplessità rispetto a l'assurdo
proprio volere. Per ottenere tale obiettivo finale, nei conflitti concetto dell'assalto frontale che
futuri l’Esercito e la Marina non avrebbero potuto esercitare un aveva spazzato via i migliori soldati
ruolo decisivo. del paese [...], insistere sul mantenere
Nel 1921 pubblicò “Il dominio dell'aria” il suo libro più noto, ogni fazzoletto di terra conquistata,
che ebbe molta fortuna all'estero. Tale saggio fu oggetto di senza badare alle perdite, era
attento studio, particolarmente da parte dei fautori della nascente ingiustificabile; i soldati venivano
specialità dell'aeronautica militare come l'americano Billy trattati come se fossero «materia
Mitchell, che ebbe modo di conoscere nel 1922 e al quale illustrò prima»”.
la sua opera7.
Citazione 4: Dal libro: "Cadorna: il
generalissimo di Caporetto", Mondadori,
Giulio Douhet era molto critico nei confronti del generale Luigi
Milano, 2004, p. 179.
Cadorna. Durante la guerra egli riuscì a tenere un diario e ad
6 UNUS: Unione Nazionale Ufficiali e Soldati
7 Libro “Billy Mitchell: Crusader for Air Power” – Link del libro (pag. 31 - 19)
Pagina 16
L’idea del Milite Ignoto
intrattenere diversi scambi epistolari. In una lettera inviata al nuovo ministro per i Rapporti con l'Esercito,
Leonida Bissolati, egli esprimeva tutte le sue perplessità e dubbi riguardo i suoi metodi desueti e crudeli
(pag. 12, “Luigi Cadorna e la disfatta di Caporetto”)
A fine agosto 1916 un rapporto di
"[...] il carattere delle nostre eventuali operazioni e la natura e la Douhet destinato a Bissolati ed al
configurazione del terreno fanno ritenere improbabile che le ministro degli Esteri Sonnino venne
nostre truppe debbano ricorrere a siffatti procedimenti [guerra di intercettato dal Comando Supremo.
trincea] salvo che, eccezionalmente sopra estensioni piuttosto Denunciato per diffusione di notizie
limitate della fronte" riservate e false, l’ottobre 1916
Citazione 5: Cadorna - maggio 1915.
venne immediatamente condannato
ad un anno di carcere militare,
scontato nel Forte di Fenestrelle. Raccontò la sua storia dal 1915 al 1916 nel “Diario critico di guerra”
pubblicato nel 1921, con violentissime critiche al generale Cadorna.
Nel 1925, Douhet scrive “Sintesi critica della grande guerra” nel quale analizza le strategie fallimentari di
Cadorna. Sostiene che l’addestramento tattico imposto da Cadorna non era frutto della sua presunta
esperienza in 9 mesi di guerra ma bensì solamente tattiche desuete prese da vecchi manuali di guerra.

"La gerarchia militare costituisce una specie di piramide nella quale - per necessità di cose - la
verità non può scendere che dal vertice verso la base". Concludeva il suo lavoro, datandolo
Roma luglio 1925, senza nessun riferimento alla guerra aerea, sostenendo che occorreva per
prima cosa: "[…] creare al più presto lo sbarramento di casa nostra" per poi: "[...] costituire
l'ariete adatto a spezzare lo sbarramento avversario".

Testo 3: Giulio Dohuet - Sintesi critica della grande guerra (1925).

Pagina 17
L’idea del Milite Ignoto

Il Milite Ignoto nel mondo


L’idea di Dohuet si diffuse e tutte le potenze che hanno partecipato alla Grande
I Francesi furono i primi
(nel 1920) ad attuare Guerra l’attuarono. A Londra il soldato ignoto Inglese fu tumulato nell’Abbazia
concretamente l’idea di di Westminster, quello Tedesco nell’Herenmal a Berlino, il Belga davanti alle
Dohuet. Il Soldato Ignoto
Francese fu sepolto sotto
colonne del Congresso a Bruxelles, l’Americano nel cimitero di Arlington, a
l’Arco di Trionfo a Parigi. Washington.

The Unknown Soldier – Il Milite Ignoto


Americano
La tomba del Milite Ignoto Americano è situata nel
cimitero di Arlington in Virginia. Tra i numerosi
monumenti dedicati ai caduti in guerra la tomba degli
sconosciuti “tomb of the unknowns” è uno dei luoghi
più conosciuti del cimitero.
Nel dicembre 1920, il deputato di New York e
veterano della prima guerra mondiale Hamilton Fish
Jr. propose una legislazione che prevedeva
l'inumazione di un soldato americano sconosciuto in Figura 6: "The Tomb of unknows" – Arlington National
una tomba speciale da costruire nel cimitero nazionale Cemetery, Virginia, USA. Si presenta come un sarcofago di
forma piana e un pilastro verticale che sporge da una parte,
di Arlington. sul lato destro è scolpita la frase “here rests in honored glory
an american soldier known but to god”, che significa “qui
Il 4 marzo 1921 il congresso degli Stati Uniti riposa con gloria onorevole un soldato americano conosciuto
approvò l’iniziativa simbolica di seppellire un soldato solo a Dio”.
sconosciuto, sull’esempio di Francia e InghilterraVI.
Nell'ottobre 1921, quattro corpi di militari statunitensi non identificati furono riesumati da diversi cimiteri
militari americani in Francia. I funzionari della città e i membri del Corpo di Quartiere dell'esercito
americano avevano preparato il municipio per la cerimonia di selezione. Il maggiore Harbold scelse poi il
sergente Edward Younger delle forze Americane in Germania, per selezionare il Milite Ignoto.
Intanto in Francia da Châlons-sur-Marne, lo Sconosciuto ha viaggiato con un cassone e un treno fino alla
città portuale di Le Havre. La USS Olympia trasportò il feretro dell’Unknown Soldier al Washington Navy
Yard il 9 novembre 1921. All'arrivo a Washington, D.C. il 10 novembre 1921 l’Unknown Soldier ricevette
circa 90.000 visitatori che hanno reso i loro dovuti rispetti.
L'11 novembre 1921, l' Unknown Soldier fu posto su un cassone trainato da cavalli e portato in processione
attraverso Washington, D.C. e attraverso il fiume Potomac. Una cerimonia funebre di stato fu tenuta al
nuovo Memorial Amphitheater del Cimitero Nazionale di Arlington, e il soldato ignoto fu sepolto nella
Tomba dell’Unknown Soldier. In tutta la nazione, gli americani osservarono due minuti di silenzio all'inizio
della cerimoniaVII.
Il giorno in cui gli americani onorano tutti i caduti in guerra – compreso l’ Unknown Soldier – è il
Memorial Day che si festeggia l’ultimo lunedì di maggio.

Pagina 18
L’idea del Milite Ignoto
The Tomb of The Unknown Warrior – Il Milite Ignoto del Regno Unito
L’idea del Milite Inglese nasce nell'agosto 1920
grazie al reverendo David Railton, che aveva
servito come cappellano dell'esercito in Francia
durante la Grande Guerra. Scrisse ad Herbert
Ryle, il decano di Westminster, di considerare la
possibilità di seppellire il corpo di un tale
"compagno sconosciuto" nell'Abbazia di
Westminster. A Railton venne questa intuizione
quando vide una croce di legno in Francia con su
scritto “R.I.P. In Memory of an Unknown British
Soldier Found & Buried 25.11.15”VIII.
L’idea piacque al Primo Ministro Lloyd George Figura 7: La croce di legno che ispirò David Railton.
e fu concordato che la sepoltura di un "Milite
Ignoto" avrebbe avuto luogo nell'Abbazia di Westminster nell'imminente Giorno dell'Armistizio. Una volta
annunciata, l'idea catturò rapidamente l'immaginazione sia del pubblico che della stampa.
In gran segreto diversi
corpi non identificabili
furono recuperati dai
luoghi di battaglia nel
nord della Francia e
portati al quartier
generale dell'esercito
dove furono collocati in
una cappella, ognuno
coperto dalla Union
Jack8. A mezzanotte del
7 novembre, il generale
Figura 8: Tomba dell'Abbazia di Westminster
L.J. Wyatt, che
comandava le truppe in Francia, scelse un corpo a caso. Anche se i dettagli di queste procedure non furono
rivelati all'epoca, le dichiarazioni ufficiali sottolinearono la cura che era stata presa per assicurare che
l'identità del Milite Ignoto non sarebbe stata conosciuta. Il corpo selezionato sarebbe stato posto in una bara
fatta appositamente che aveva riposato durante la notte nell'Abbazia di WestminsterIX.
Da St Pol il corteo viaggiò con un cerimoniale militare completo fino alla banchina di Boulogne dove la
bara fu trasferita sulla nave cacciatorpediniere HMS Verdun per il viaggio di ritorno.
Dal porto di Dover un treno portò la bara a Londra dove arrivò la sera del 10 novembre 1920 a Victoria
Station e riposò durante la notte con una guardia militare.
La mattina del giorno dell'armistizio la bara fu trasferita su una carrozza trainata da cavalli che procedette
attraverso l'Admiralty Arch fino a Whitehall dove il Re pose una corona di rose rosse e foglie di alloro sulla
bara.
La processione ha continuato verso l'Abbazia, entrando dal transetto nord, con il Re che seguiva come capo
del lutto, insieme al Principe di Galles, il Primo Ministro, il Presidente della Camera dei Comuni e membri
del Governo.

8 Union Jack: la bandiera del Regno Unito.


Pagina 19
Approvazione del ddl "Onoranze al soldato ignoto"

Approvazione del ddl "Onoranze al soldato ignoto"

L a proposta di Giulio Douhet venne accolta con


entusiasmo dall’Onorevole Cesare Maria De
Vecchi, capitano dell’esercito durante la Grande
Guerra, il quale la presentò in Parlamento, insieme al
Senatore Del Giudice.
Il 20 giugno 1921 il Ministro della Guerra Giulio Rodinò, il
Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti e il Ministro del
Tesoro Ivanoe Bonomi presentarono il ddl “Onoranze al
soldato ignoto”, il quale venne approvato sia alla Camera che
al Senato, dove intervenne anche Armando Diaz, Duca della
Vittoria.
L’articolo 1 del disegno di legge in questione disponeva che
“alla salma non riconosciuta di un soldato caduto in
combattimento per la Patria sarà data, a cura dello stato,
solenne sepoltura in Roma”.
Come luogo della tumulazione venne scelto il Vittoriano, Figura 9: Gazzetta ufficiale n.197 [20 agosto 1921].
anche noto come Altare della patria [pag. 23]. Il numero dove venne pubblicato il ddl "Sepoltura
della salma di un Soldato ignoto"
Il decreto venne approvato dal Parlamento il 4 agosto 1921
all’unanimità.
Fu quindi sanzionato per firma dal Re Vittorio Emanuele III l’11 agosto e pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale del Regno d’Italia il 20 agosto [Figura 9].

Confronto tra Monarchia e Repubblica – i poteri del Re e dell’attuale


Presidente della Repubblica
In Italia nel primo decennio del ‘900 la situazione politica era particolare, lo Statuto Albertino era
organizzato come una Monarchia Costituzionale Pura.
Nonostante lo Statuto indicasse la Monarchia Costituzionale Pura, di fatto in Italia c’era una Monarchia
Costituzionale Parlamentare.
I tre poteri erano divisi in entrambe le forme di monarchia costituzionale, ma i poteri del Re sono differenti:
• Il potere legislativo, aspettava al parlamento composto da due camere: la camera dei Deputati e il
Senato Regio, solo la camera dei deputati era elettiva, il Senato era composto da Senatori
nominati dal Re. Il Re aveva anche il compito di sanzionare le leggi, cioè poteva decidere se farle
entrare in vigore o meno.
• Il potere esecutivo, aspettava al capo del Governo. Che era chiamato e revocato dal Re, solo
quest’ultimo avrebbe potuto far cadere il Governo. Tuttavia il Governo chiedeva la fiducia del
Parlamento, e si dimetteva se quest’ultima veniva meno, per cui si poteva parlare di una
Monarchia Costituzionale Parlamentare.
• Funzione giudiziaria, la giustizia era esercitata dai Giudici, che l’amministravano in nome del Re,
il quale poteva concedere la grazia e commutare le pene.
Le differenze tra monarchia costituzionale pura e monarchia costituzionale parlamentare sono:
Pagina 20
Approvazione del ddl "Onoranze al soldato ignoto"
• Nella monarchia costituzionale pura il monarca mantiene il potere esecutivo (Governo), mentre
quello giudiziario e legislativo sono rimessi ad altre autorità (assemblee elettive e alla magistratura).
• Nella monarchia costituzionale parlamentare invece, il re non è detentore di poteri effettivi, in quanto
regna , ma non governa. Il Re quindi non ha il potere di dare o toglierla la fiducia ad un governo.
I poteri del Re di allora erano molto
Presidente della simili a quelli del Presidente della
Re
Repubblica Repubblica odierno come mostra nella
Dimoravano al Quirinale Tabella 1.
Firmavano gli atti del Governo e del Parlamento La vera differenza è che il Re acquisiva
Nominavano Ministri su proposta del Primo Ministro il ruolo e la funzione per diritto dinastico,
Possono sciogliere le Camere pertanto non è eletto ne direttamente dal
popolo ne indirettamente attraverso
Tabella 1: Poteri Re e Presidente della Repubblica.
organi eletti dal popolo. La sua neutralità
era assicurata soltanto dalla “sacralità”
della sua incoronazione per via ereditaria; il Presidente della Repubblica è legittimato da un’elezione
politica, nella quale prevale una determinata maggioranza parlamentare.

Pagina 21
La nomina della commissione

La nomina della commissione


Il Ministro del Tesoro Ivanoe Bonomi, affida al ministro della Guerra, Luigi Gasparotto di nominare una
commissione di 6 militari per rintracciare i corpi dei soldati morti ignoti nei luoghi dove si era combattuto
fino a 3 anni prima [Figura 10].
Gasparotto, aveva partecipato alla Prima Guerra Mondiale, nonostante fosse stato esentato dal prestare
servizio perché parlamentare, ma preferì rimanere con i propri soldati. Venne decorato con la Medaglia
d’Argento al Valor Militare.

“Su questo disegno di legge si sono inscritti a parlare oratori di vari gruppi della camera.
Anche obbedendo al desiderio espresso da molti colleghi, faccio viva la preghiera agli
inscritti di voler rinunziare a parlare […]. Perché credo che nulla sia più significativo e
degno che la legge destinata a rendere onore di pianto e di gloria al soldato ignoto, e per lui
al popolo italiano, sia approvata in austero silenzio, senza abuso di parole, che, per quanto
alte, sarebbero impari alla grandezza del sacrificio compiuto […]”
Citazione 6: Discorso di Luigi Gasparotto all’apertura dei lavori per la discussione del disegno di legge
“Sepoltura della salma di un soldato ignoto”.

Il ministro della Guerra Gasparotto affidò al tenente generale Giuseppe Paolini l’onore di presiedere la
Commissione per la individuazione dei resti mortali di quello che sarebbe diventato il “Milite Ignoto”.
Il Generale Paolini ed il sindaco di Udine scelsero ex combattenti in rappresentanza di tutte le categorie di
personale (ufficiali, sottufficiali, graduati e soldati). La Commissione era formata dal Colonnello Vincenzo
Paladini, dal Tenente Augusto Tognasso, dal Sergente Ivanoe Vaccarini, dal Caporal maggiore Giuseppe
Sartori, dal Soldato Massimo Moro, dall’ufficiale medico, maggiore Nicola Fabrizi e dal cappellano
militare Don Pietro Nani. Venne adottato ogni accorgimento affinché non fosse possibile individuare la
provenienza “territoriale” del caduto prescelto e neppure il reparto o la stessa forza armata di appartenenza.
L’unico requisito assunto come inderogabile fu quello della sua italianità. La ricerca del Milite Ignoto,
intrapresa dal 3 ottobre 1921, venne condotta su 11 campi di battaglia come indicato dalla Figura 10.

Figura 10: La mappa mostra le zone dove sono state trovare le salme (Rovereto, le Dolomiti, gli altipiani,
il monte Grappa, Montello, il Basso Piave, il Cadore, Gorizia, il Basso Isonzo, il monte San Michele e
Castagnevizza del Carso).

Pagina 22
La nomina della commissione
A ottobre la commissione individuò le salme degli undici soldati in diverse località sui fronti di
combattimento, che vennero traslate il 27 ottobre del 1921 nella cattedrale di Aquileia. Cinquemila militari
si dedicarono alle riesumazioni, ai riconoscimenti e a riseppellire circa 180mila salme, a censire oltre 2.800
cimiteri di guerra provvisori dislocati su 400 chilometri di fronte.
Il giorno“dedicato alla celebrazione delle onoranze del Soldato ignoto” si sarebbero svolte il 4 novembre
1921, terzo anniversario della Vittoria (data della capitolazione dell’Austria-Ungheria a Villa Giusti).

Il luogo della sepoltura

C ome luogo della tumulazione fu scelto il Monumento a


Vittorio Emanuele II9 noto anche come Vittoriano10.
Infatti non fu scelto il Pantheon come proposto nella Citazione 3:
Giulio Dohuet - Il Dovere [24 agosto 1920] [pagina 16].La scelta era
motivata, oltre che dagli ampi spazi che avrebbero permesso alla
cittadinanza di accedervi facilmente, soprattutto dalla volontà
dell’autorità politica di assegnare al Vittoriano un nuovo e solenne
ruolo, unendo alla celebrazione e commemorazione del primo re
d’Italia anche quella dei Caduti in guerra.
Come collocazione precisa della salma venne scelto il piazzale
inferiore del Monumento e precisamente nel plinto dell’altare della
Patria, sotto la statua di Roma. Sulla pietra sarebbero state scolpite
due sole parole: “Ignoto Militi” dal latino che tradotto significa “il
Soldato Sconosciuto” e si riferiscono a tutti gli uomini in divisa
Figura 11: Piedistallo della statuta della
morti in battaglia e mai riconosciuti. Dea Roma al vittoriano.

Figura 12: Il Vittoriano, noto come: "Altare della Patria".

9 Quirinale – Vittoriano: https://www.quirinale.it/page/vittoriano


10 Quello che sarebbe stato chiamato d’allora in poi “Altare della Patria”. Vero nome di questo sacro monumento patrio è infatti
“il Vittoriano” in quanto costruito per celebrare il Padre della Patria, Vittorio Emanuele II, e con lui tutto il ciclo del
Risorgimento.
Pagina 23
Maria Bergamas: la Madre d’Italia

Maria Bergamas: la Madre d’Italia


Secondo il ddl approvato [pag. 20] bisognava La scelta della donna che
designare chi avrebbe scelto la salma da tumulare al avrebbe dovuto designare il
Milite inizialmente ricadde
Vittoriano: Maria Maddalena Bergamas è stata la su Anna Visentini Feruglio,
donna Italiana che fu preferita in rappresentanza di udinese, madre di due figli
tutte le madri Italiane che avevano perso un figlio dispersi in guerra, alla
quale si preferì poi una
durante la Prima guerra mondiale. popolana, Maria Bergamas,
originaria di Gradisca
«Cosa posso fare per voi? Questa casa è in lutto», d’Isonzo, per di più madre
avrebbe risposto Maria agli ufficiali accorsi per di un disperso irredento.
informarla che sarebbe toccato proprio a lei
scegliere tra gli undici feretri quello che sarebbe stato posto nell’altare della
Patria.
Figura 13: Maria Bergamas,
che scelse la salma da seppellire Al tempo, sia Gradisca d'Isonzo sia Trieste erano parte integrante dell'impero
nell'altare della Patria. Austro-Ungarico, perciò suo figlio Antonio fu arruolato nell'esercito Austriaco
ma disertò, fuggì in Italia e si arruolò volontario nell’Esercito del Regno
d’Italia.
Suo figlio Antonio, richiamato alle armi dagli austriaci nel 1914, aveva
disertato arruolandosi volontario con gli italiani nel 137esimo reggimento di
fanteria della Brigata Barletta. Con il nome fittizio di Antonio Bontempelli,
escamotage imposto per arruolare i volontari irredenti, era morto sull’Altopiano
di Asiago, durante la Strafexpedition11. Fu ucciso durante un combattimento alle
falde del monte Cimone di Tonezza (16 giugno 1916) e il suo corpo non venne
più ritrovato.
Nell’8 ottobre del 1921 vennero scelte le undici salme, provenienti da cimiteri
di guerra o dai luoghi di battaglia dove una croce indicava una sepoltura, dalle
zone dove i combattimenti erano stati più cruentiX.
Un cronista presente alla cerimonia, che si svolse nella basilica di Aquileia il 28 ottobre, annotò che Maria
«s’inginocchiò in preghiera; lasciata sola parve per un momento smarrita, teneva una mano stretta al cuore
mentre con l’altra si stringeva nervosamente le guance. Poi, sollevando in atto d’invocazione gli occhi verso
le imponenti navate, parve da Dio
attendere che Ei designasse una bara. Con
gli occhi sbarrati, fissi verso i feretri, in
uno sguardo intenso, tremante,
incominciò il suo cammino». La di Maria
cadde sulla decima bara «davanti alla
quale, oscillando sul corpo e lanciando un
grido acuto, chiamando per nome il suo
figliolo, si piegò e cadde prostrata ed
ansimando in ginocchio abbracciando
quel feretroXI». Insieme a Maria
Bergamas c’erano tre donne friulane, sei
istriane e una abruzzese. Il corteo delle
donne era accompagnato dal capitano
11 Strafexpedition: “Spedizione punitiva” organizzata dai comandi Austriaci per punire il “tradimento” Italiano, cioè
l'abbandono della Triplice Alleanza.
Pagina 24
Maria Bergamas: la Madre d’Italia
Cesare Maria De Vecchi, il deputato che aveva presentato la Relazione sulla Legge in Parlamento. Erano
presenti il Duca d’Aosta, cugino del Re e comandante della lll Armata, il ministro e il sottosegretario alla
Guerra, rappresentanti di Camera e Senato, i sindaci di Roma e Aquileia.
Nell’aria si odono le musiche dell’organo della Basilica, la voce del vescovo di Trieste che recita la messa,
il coro che ripete le veglie dei morti, c’è un fante che getta incenso nell’urna del fuoco elevata sopra il
catafalco nel centro delle bare. Da fuori, poi, giunge il suono delle campane, il sibilo degli aeroplani giunti
sulla Basilica, le preghiere della folla. Tutti questi suoni formano come un’unica sinfonia.
Il 29 ottobre la salma prescelta venne posizionata all’interno di un’altra cassa in legno rivestito di zinco e
sul coperchio furono poste una teca con la medaglia commemorativa e un’alabarda d’argento dono della
città di Trieste. I sostegni ai quattro angoli della cassa erano costituiti da autentiche bombe a mano. Sul
coperchio della cassa vennero messi un fucile, una bandiera e un elmetto.
Il treno, giunto da Trieste, era in attesa sul binario vicino alla Basilica. Era composto da diciassette
carrozze, due delle quali per le autorità e la scorta d’onore, le altre per raccogliere omaggi floreali o di altra
natura. Il vagone era aperto in modo che, al passaggio del treno a vapore a velocità moderata davanti tutte le
stazioni, potesse essere vista e salutata.

Pagina 25
Il viaggio del Milite Ignoto

Il viaggio del Milite Ignoto

Figura 14: Itinerario ferroviario del Milite Ignoto.

Il giorno seguente, 29 ottobre, alle 8 del mattino come da programma, il treno si mosse da Aquileia. Tutto il
personale in servizio era composto da decorati. Accompagnato dalle note dell’Inno del Piave. Nella stessa
Aquileia, il 4 novembre, si celebrerà la cerimonia per le dieci salme rimaste, che saranno inumate nel
cimitero di guerra vicino alla Basilica.
La prima tappa era Venezia, raggiunta dopo aver sostato nelle stazioni di Udine, Conegliano, e Treviso.
Le cronache di allora raccontano che chi abitava
distante dalla ferrovia si era messo presto in
cammino per non perdere l’avvenimento. La gente si
muoveva dai paesi vicini,le donne con il capo
coperto. A Montegrotto, nei pressi di Padova,il treno
passa tra due ali di gente in ginocchio, con i fascisti
in giubba nera, i cattolici col nastrino tricolore,le
vedove con le medaglie dei loro cari,i socialisti coi
distintivi di falce a martello.
Il transito del convoglio è molto seguito anche in
Toscana. A Pistoia il treno è accolto da uno
scrosciante applauso, mentre a Montale si assiste ad
un frenetico sventolio di fazzoletti e cappelli. A
Calenzano la Canzone del Piave viene cantata dai bambini. A Sesto Fiorentino il suono delle campane si
mescola a quello delle sirene delle fabbriche. A Firenze , allineate sui binari ci sono file di carabinieri e di
truppe in alta uniforme. Nel mezzo della stazione campeggia una scritta: “Omaggio dei ferrovieri fiorentini”.
Per due ore il popolo di Firenze sfila davanti alla bara. In testa, tra uno stuolo di ufficiali c’è, in borghese,
Luigi Cadorna, che abita in città.

Pagina 26
Il viaggio del Milite Ignoto
A Sant’Ellero la gente ha acceso dei fuochi sulle alture, mentre a Rignano e Figline una folla enorme
assiste al passaggio del treno e si odono i rintocchi di tutte le campane della zona. A San Giovanni Valdarno
i duemila operai della ferriera hanno chiesto di uscire durante il passaggio del convoglio.
Il convoglio, dopo una sosta notturna ad Arezzo, e un’ultima sosta alla stazione di Portaccio, il 2 novembre
1921 la stazione di Portaccio (l’attuale Roma-Tiburtina) accolto da Vittorio Emanuele III e da una grande
folla.
Il feretro viene portato a Santa Maria degli Angeli e
dei Martiri per la cerimonia religiosa, dove rimarrà
esposta due giorni prima di essere tumulata.
Durante il trasporto del feretro la folla è in silenzio, si
ode solo il rombo del cannone che spara da Monte
Mario. Il feretro fu portato a spalla alla tomba da sei
reduci decorati, tra due ali di militari e alfieri con il
vessillo tricolore. Il sarcofago venne quindi deposto tra
il suono del tamburo delle bande e il pianto sommesso
dei presenti.
La alle 8:30 del 4 novembre 1921, sull’Altare della
Patria, alla presenza del Re e di tutte le autorità, al
momento della tumulazione. Dopo il corteo silenzioso
per le vie della Capitale, viene tumulato nel sacello posto all’Altare della Patria. Scorta d’onore al feretro,
portato a spalla sulla scalea del Vittoriano, furono 12 decorati di medaglia d’oro al valore militare.
Alle 10:36 la lastra di marmo calò sulla tomba, chiudendo ufficialmente il rito.

Pagina 27
Fonti
I. Istituto Luce – Il Milite Ignoto: https://youtu.be/WISnoMbhgWM?t=61
II. Britannica – World War I – Killed, wounded and missing: https://www.britannica.com/event/World-War-I/Killed-
wounded-and-missing
III. Analisi poesie di Trilussa: https://poesiamusica.files.wordpress.com/2010/12/ninna-nanna-de-la-guerra-analisi-e-
comparazione-1.pdf
IV. Treccani – Principio di autodeterminazionedei popoli
V. Ministero della Difesa – 1921-2021: 100 anni del Milite Ignoto: l’idea di Douhet:
https://www.difesa.it/Area_Storica_HTML/pilloledistoria/Pagine/100_anni_del_Milite_Ignoto_idea_di_Douhet.asp
x
VI. Arlington Cemetery – Tomb Of The Unknown Soldier: https://www.arlingtoncemetery.mil/Explore/Tomb-of-the-
Unknown-Soldier
VII. Arlington Cemetery – Tomb Of The Unknown Soldier: https://education.arlingtoncemetery.mil/Themes/Tomb-of-
the-Unknown-Soldier#TeacherMaterials24
VIII. Westminster Abbey – Burried among the Kings:
https://www.westminster-abbey.org/about-the-abbey/history/buried-among-the-kings#i31053
IX. Westminster Abbey – Unknown Warrior:
https://www.westminster-abbey.org/abbey-commemorations/commemorations/unknown-warrior#i13471
X. Storica National Geographic – Perché nell’altare della Patria fu sepolto un milite ignoto?
https://www.storicang.it/a/perche-nellaltare-della-patria-fu-sepolto-milite-ignoto_15290
XI. Difefa.it – Il fumetto sul milite ingoto: https://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/Periodico_2018/
Documents/Numero_4/04_2018_fumetto_milite_ignoto.pdf

Potrebbero piacerti anche