COLONNA VERTEBRALE.................................................................................................3
Coste e Sterno...........................................................................................................6
Cinti........................................................................................................................6
Appendici.................................................................................................................7
Cranio......................................................................................................................8
SCHELETRO CRANIALE – Cranio nelle Classi di Vertebrati..................................................12
APPARATO SCHELETRICO
Apparato Con il termine scheletro si definisce l'insieme delle ossa che sostengono il corpo dei
Scheletrico vertebrati.
Il sistema scheletrico è formato da Cartilagini, Ossa e Articolazioni. La cartilagine è un
tessuto connettivo solido e flessibile, forma la gran parte dello scheletro negli individui
giovani e, con la crescita, si trasforma in osso. Lo scheletro costituisce la struttura
portante del corpo, le ossa sono variamente unite tra di loro da formazioni più o meno
mobili che prendono il nome di articolazioni. Esse si dividono in:
Mobili : permettono di compiere ampi movimenti, come l'anca, il gomito, il
ginocchio e la spalla. Sono sinoviali, ovvero rivestite da una capsula articolare,
contenente il liquido sinoviale;
Semi-mobili: permettono movimenti limitati (vertebre). Sono prevalentemente
cartilaginee;
Fisse o suture : come quelle del cranio, che sono fibrose e la loro funzione è
di connessione.
Sulla base della posizione topografica si possono distinguere:
➢ Scheletro Esterno, detto Esoscheletro, costituito da piastre ossee sviluppate dal
derma stesso, con funzione prevalentemente difensiva (il Dermascheletro quindi)
➢ Scheletro Interno, detto Endoscheleto, costituito da pezzi cartilaginei od ossei
con compiti statici di protezione, o dinamici.
Il tessuto osseo è costituito da matrice tra cellula e cellula extracellulare che contiene
collagene (soprattutto collagene 1) rivestito di sali minerali; quindi, una componente
minerale (sresistente) e una componente proteica (elasticità).
Storia Il tessuto osseo è paradossalmente più antico della cartillagine: compare
Evolutiva sviluppatissimo presso gli Ostracodermi e nelle prime forme fossili Cambriane (540
milioni di anni fa Anatolepis) in cui la fosfo apatite è già presente.
In queste antiche forme l’apparato scheletrico consisteva nel DERMA-SCHELETRO
costituito da placche di varia estensione, aveva oltre che lo scopo di Protezione,
quello di Riserva di Sali.
Sicuramente era assente quello di sostegno del corpo: la corda ancora non era
fortificata.
La Cartilagine compare più tardi, prima come archi di vertebre, poi come vertebre
intere destinate a sostituire la corda nella formazione dello scheletro assile. I
Condroitti ancora oggi hanno uno scheletro interamente composto da Cartilagine.
Solo dai Teleostei in poi la cartilagine si trasforma in tessuto osseo: con miglior
resistenza, dinamicità e miglior funzione di sostegno. Stadi di transizione tra un
modello e l’altro sono per esempio gli Storioni.
La successione filogenetica dei tessuti quindi vedrebbe comparire prima il tessuto
dell’esoscheletro, sviluppatosi direttamente dal derma, poi la cartilagine
dell’endoscheletro, a sostegno della corda, poi l’endoscheletro osseo per sostituzione.
Corda Esoscheletro Osseo Scheletro Cartilagineo Endoscheletro Osseo
(Il derma-scheletro prende origine dal dermatomo; l’endoscheletro prende origine dallo
sclerotomo)
COLONNA VERTEBRALE
Scheletro Scheletro assile è composto da: Corda, Colonna Vertebrale, Coste e Sterno (solo
Assile nei tetrapodi e soprattutto negli Amnioti)
La funzione di questa parte di scheletro sono sia protettive, che di sostegno, che
dinamiche.
Corda Sebbene la CORDA non sia costituita né da cartilagine né da tessuto osseo, essa
rappresenta in senso assoluto la prima struttura assile che comprare in tutti i Cordati,
almeno nel periodo embrionale. La corda viene sostituita dalla colonna vertebrale.
Lo sviluppo della Corda si attua schematicamente secondo due modelli in rapporto al
tipo di uovo o di sviluppo embrionale.
• In Uova a Segmentazione Oloblastica, come negli Anfibi o nell’Anfiosso, la corda
prende origine dal tetto dell’Archenteron
• In Uova a Segmentazione Meroblastica, in uova Telolecitiche come come negli
Amnioti, la corda si sviluppa come proliferazione del Nodo di Hensen.
Nell’Anfiosso la Corda è molto semplice e costituita da cellule appiattite e disposte
una sopra all’altra come di pila di monete, raccolte all’interno di una guaina
connettivale. La rigidità della corda per permettere a questa di svolgere la funzione di
asse scheletrico è conseguita dall’ipertonicità delle cellule cordali. Questo cilindro
rigido, ma flessibile è capace di svolgere compiti statici e dinamici di asse scheletrico.
La corda rimane inalterata anche in alcuni Vertebrati: Ciclostomi e Storioni
Da Corda a Non è difficile sentir dire che l'embriogenesi ricapitola la filogenesi. In questo caso
Colonna l'affermazione è particolarmente coerente, in quanto un vertebrato esprime dapprima
Vertebrale la "notocorda" a livello embrionale per poi sviluppare, attraverso tappe che sembrano
riproporre quelle dell'evoluzione, la forma più evoluta della colonna vertebrale nei
mesi successivi.
L’evoluzione dei vertebrati terrestri parte dai Sarcopterigi che presentano una corda
su cui poggiano ventralmente gli archi emali e dorsalmente gli archi neurali (no centri
e intercentri), quindi presentano una colonna ACENTRICA.
I corpi vertebrali possono derivare secondo le DUE linee evolutive: una che porta agli
Anfibi e l’altra che porta agli Amnioti.
1. Nella linea evolutiva, rappresentata dagli Anfibi fossili, scomparsi nel carbonifero o
nel permiano, vediamo vertebre composte dal corpo vertebrale (parte centrale), una
regione dorsale, l’arco neurale (regione che circonda il midollo spinale), e in molti
altri da una regione ventrale, l’arco emale. I vasi ventrali si sviluppano
enormemente e danno origine all’IPOCENTRO che va a costituire la maggior parte del
corpo vertebrale degli anfibi (le altre parti danno origine ai pleurocentri che però
scompaiono completamente nella linea evolutiva).
2. Nella linea evolutiva che porta agli Amnioti si evolvono maggiormente gli interdorsali
che si fondono con gli interventrali dando origine ai PLEUROCENTRI e il corpo
vertebrale è costituito principalmente dal contributo di questa parte dello
sclerotoma (interdorsali).
Nei Selaci si assiste alla fusione di tutte le coppie dello stesso metamero. Inoltre, agli
archi neurali ed emali si aggiungono al corpo della vertebra e la corda diviene così
funzionale e sarà destinata, o a lasciare residui, o a sparire completamente. Le
vertebre dei Selaci hanno la forma A Clessidra.
Vertebre -> Elasmobranchi: una vertebra del tronco presenta un corpo vertebrale, un arco
neurale che circonda il midollo spinale e poi presenta dei processi trasversi, dei
prolungamenti laterali. Nella coda a questa struttura descritta si aggiunge anche l’arco
emale che circonda l’arteria e la vena vertebrale che passano tra i due tronconi
dell’arco.
-> Teleostei: vertebra presenta anch’essa un corpo vertebrale, l’arco neurale, in
alcune (quelle della coda) presenta l’arco emale e associate al corpo vertebrale
presenta due protuberanze, una dorsale e una ventrale chiamate diapofisi.
-> Tetrapodi: sono presenti le stesse strutture e queste due diapofisi (dorsale e
ventrale) si articolano con le coste; dorsalmente c’è il tubercolo, ventralmente c’è il
capitello.
Non ci sono né centri né intercentri, la colonna è finita quindi ACENTRICA (nella >
parte degli Ittiopsidi). Associata al fatto che vivendo in ambiente acquatico gran parte
del peso è supportato dall’acqua (mantenimento idrostatico).
Selaci e Teleostei invece, presentano centri e intercentri.
Colonna Tetrapodi -> cranio, collo, tronco, coda.
Vertebrale La colonna vertebrale nei Tetrapodi è notevolmente più rigida, sia per lo sviluppo
Nei Tetrapodi delle apofisi sia per la comparsa di articolazioni a incastro tra i corpi vertebrali. Si
possono distinguere 5 regioni, ciascuna con le sue particolarità:
Vertebre Cervicali : hanno grandi Forami per i vasi dell’encefalo. La prima, l’Atlante
è articolata al cranio e all’Epistrofeo
Vertebre Toraciche: hanno grandi processi trasversi per l’articolazione alle Coste
Vertebre Lombari: hanno più sviluppati processi trasversi, derivanti dal
rudimento delle coste.
Vertebre Sacrali: portano sempre l’attacco con la Cintura Pelvica
Vertebre Caudali: Più semplice delle altre, in genere ha solo il corpo e
l’arco neurale.
Il numero delle vertebre di ogni regione varia a seconda della Classe.
Gli Anfibi hanno gli arti collegati alla colonna tramite il cinto pelvico con formazione
della regione sacrale; generalmente hanno 1 sola vertebra sacrale, 1 vertebra
cervicale, e negli Anuri, quelle caudali specializzate nell’ Urostilo.
I Rettili sono caratterizzati da una regione cervicale estesa, e una regione sacrale da 2
vertebre (confine tra le due classi).
Negli Uccelli la regione cervicale è molto lunga e mobile, le sacrali sono fuse nel
Sinsacro.
Nei Mammiferi le vertebre dorsali o toraciche si differenziano in vertebre con le coste
-> toraciche, e quelle senza coste -> lombari. Le regioni hanno un numero abbastanza
fisso:
La ragione di questo insolito Trend Evolutivo va cercato nella funzione della Pinna Caudale: la propulsione. Se
Ostracodermi e Ciclostomi, vivendo in acque basse non necessitavano di forte propulsione e di effettuare escursioni
in altezza non avevano bisogno di particolari specializzazione della coda. Saranno i Selaci e soprattutto i pesanti
Placodermi a necessitate adattamenti per permettere loro di nuotare in linea retta: la forza risultante prodotta da
una pinna asimmetrica è verso l’alto.
SCHELETRO CRANIALE – Neurocranio e Splancocranio
Cranio Al contrario del monotono Scheletro Assile, il Cranio presenta un’enorme Plasticità nelle
diverse classi di Vertebrati.
Si sviluppa in seguito allo sviluppo dell’encefalo e degli organi di senso, dell’apertura
boccale e della regione branchiale. Quindi il cranio si è formato come organo di sostegno
e di protezione, come armatura scheletrica della bocca, organo di cattura e di
triturazione degli alimenti e dell’apparato respiratorio, in origine esclusivamente
branchiale.
Necessità di suddividerlo in parti che possano essere descritte singolarmente sulla base però di
criteri specifici che li rendono distinguibili sia in senso ontogenetico che filogenetico.
Nel Cranio sono distinguibili tre componenti
il NEUROCRANIO che fa da supporto all’encefalo e agli organi di senso;
Lo SPLANCNOCRANIO che fa da supporto alle arcate branchiali e derivati;
il DERMATOCRANIO che è costituito da ossa membranose che completano
dorsalmente la scatola cranica (neurocranio), incorporano componenti dello
splancnocranio. Esso è del tutto assente nei Ciclostomi e nei Condroitti.
+ CONDROCRANIO o endocranio, di natura cartilaginea, che poi va incontro a
ossificazione indiretta e viene sostituito dal dermatocranio.
Il cranio definitivo della maggior parte dei vertebrati risulta dall’azione di due processi di
ossificazione: quello dell’endocranico (indiretto) e quello del dermatocranio -> le cellule
(dalle creste neurali) si trasformano in osteoblasti e in osteociti e depongono sostanze
minerali (diretto).
Neurocranio Il Neurocranio è formato da pezzi scheletrici che proteggono l’encefalo ed alcuni
importanti organi di senso: mucosa olfattoria,
orecchio interno e le cavità oculari. Assume caratteristiche estremamente differenti a
seconda della funzione.
Splancocranio Lo Splancnocranio formato da archi che armano la cavità buccale ed il primo tratto
dell’intestino anteriore, si sono differenziati per la cattura degli alimenti e per sostenere
le branchie nei Pesci o l’apparato Ioideo dei Tetrapodi. Nella maggior parte dei
vertebrati il neurocranio e il dermatocranio si integrano strutturalmente nella formazione
del cranio degli adulti.
Sviluppo -> 3 soliti placodi: al di sotto dei placodi si forma del mesenchima che deriva
dagli sclerotomi cefalici. Le cellule si addensano e formano degli abbozzi
dell’endocranio. Si sviluppano i cosiddetti abbozzi precordali, detti trabecola. Altre
cellule associate alla otocisti, sono poste parallelamente attorno alla parte terminale
della corda, sono le paracordali; quindi avremo le precordali o trabecole e le paracordali.
Questi sono i primi abbozzi. Attorno alle fossette olfattorie si formano le capsule
olfattorie, anch’esse di natura cartilaginea. Le trabecole si fondono con le paracordali
formando una struttura che diventa laminare e forma una piastra, che è la piastra
basicraniale, starà alla base dell’encefalo. Questa si fonde con la struttura cartilaginea
che si forma attorno alle capsule ottiche e si forma quindi del tessuto cartilagineo, fuso
anche con la corda. Fase finale incui tutte confluiscono; si viene a formare alla fine il
condrocranio, che occupa la parte basale e la parte anche laterale dell’encefalo,
contenuto al suo interno. Le regioni che si vengono a formare inizialmente sono
olfattoria etmoidale, ottica sfenoidale, otica. A queste 3 si aggiunge un’altra regione,
quella occipitale.
DA RICORDARE: i tre elementi della regione occipitale: il basisfenoide che sta alla base, i
due laterali che sono gli esoccipitali e il sovraoccipitale, che è la porzione dorsale.
->Da uno schema generale le ossa modificano la loro forma ed estensione a seconda delle
specie. Si verifica un’allegerimento delle ossa.
Formazione del palato secondario: da un palato primario si forma una lamina, questa
lamina è sostenuta da elementi ossei. Originariamente, la cavità orale e respiratoria di
un rettile, o di un embrione precoce, è unica. Cominciano a proliferare gli elementi ossei
verso la parte mediana a partire dalle ossa mascellari, formando questi processi traversi
che confluiscono uno verso l’altro formando la base del canale respiratorio, che è la
cavità superiore a quella orale. Si forma una lamina orizzontale, successivamente dei
vomeri, dei palatini e anche degli pterigoidei, quindi si formano queste lamine ossee che
si accrescono e che determinato la separazione delle cavità. Si forma anche una lamina
etmoidale che divide verticalmente in due condotti respiratori, destro e sinistro. Si
sviluppano all’interno di questi canali delle strutture ossee particolari, che sono i
turbinati (funzioni: riscaldare l’aria inspirata, sotto la mucosa sono presenti tantissimi
vasi sanguini; mantenimento dell’umidificazione della cavità nasale, ecc...).
-Le narici si allontanano, da uno stadio iniziale dove erano molto ravvicinate, in uno
stadio tipicamente mammaliano, dove i palatini e in parte anche gli pterigoidei (non nel
cane ma in altri mammiferi anche gli pterigoidei) contribuiscono alla formazione del
canale repiratorio.
Infine si formeranno: una orofaringe (masticatoria alimentare) e una nasofaringe
o rinofaringe che è quella respiratoria.
SCHELETRO CRANIALE – Cranio nelle Classi di Vertebrati
Cranio Al contrario del monotono Scheletro Assile, il Cranio presenta un’enorme plasticità nelle
diverse classi di Vertebrati.
Le caratteristiche del Cranio sono spesso utilizzate come metodo di classificazione e
studio filogenetico.
Cranio negli Quello degli Ciclostomi è cranio più primitivo tra i viventi, poca omologia rispetto agli
Ictiopsidi altri. È costituito esclusivamente da un involucro cartilagineo che avvolge l’encefalo. Il
Neurocranio manca della regione Occipitale, ed infatti è definito Paleocranio.
Solo la regione olfattoria e quella ottica sono presenti perchè associate ai loro specifici
organi di senso. L’apparato boccale è costituito da una serie di cartilagini. C’è
una continuazione dello splancnocranio con la regione branchiale, dove sono gli archi
branchiali, le fessure branchiali attraverso cui passa l’acqua per l’ossigenazione.
Nei Selaci è presente un cranio che alterne dello sviluppo presenta la fusione di tutte le
regioni. Abbiamo una regione anteriore, il rosto, una regione sfenoidale, una regione
ottica e una piccola regione occipitale. Lo splancnocranio è costituito da un palato
quadrato e da una cartilagine di meckel ventrale; l’iomandibolare articola splancnocranio
e neurocranio. Seguono gli archi branchiali, suddivisi in una serie di segmenti.
Il cranio sarà cartilagineo anche nei Condroitti. Negli Ostracodermi e nei Placodermi si
sviluppa una struttura molto massiccia e resistente sopra questa struttura: si sviluppano
placche ossee per conferire all’encefalo una doppia protezione.
Abbiamo testimonianza di questa struttura nei Teleostei più antichi: gli Storioni, che
conservano un cranio cartilagineo ricoperto di placche ossee dermiche. L’evoluzione
procederà alleggerendo sempre più il dermascheletro a vantaggio dell’ossificazione
dell’encefalo cartilagineo: lo stesso trend di alleggerimento sarà osservabile in ogni classe
di Vertebrati.
La regione anteriore del cranio dei selaci porta le cavità olfattorie in una struttura
particolarmente allungata: il Rostro
Il cranio degli Attinopterigi è molto interessante -> i Condrostei (più primitivi) presentano
un doppio cranio: un endocranio cartilagineo al quale si sovrappone la parte dermica,
dove è possibile osservare l’osso frontale, il parietale e la presenza di elementi aggiuntivi
come il nucale che comunque appartengono alla serie della volta.
Il cranio di un Teleosteo è completamente OSSIFICATO, è caratterizzato da uno
splancocranio particolare: l’ Arcata Orale presenta un Mascellare privo di denti, che non
si articola al Quadrato, come avviene negli altri modelli, ma rimane libero. L’Arcata
Orale è dunque debolissima. Quella dei teleostei è un’articolazione di tipo iostilico
modificato. La parte dorsale presenta ossa in gran parte fuse e poi la giunta tipica dei
pesci delle ossa opercolari che vanno a coprire e a proteggere l’apertura branchiale.
Il cranio dei Dipnoi è veramente peculiare, è complesso e sono avvenute grandi modifiche
rispetto al cranio degli altri vertebrati.
Il cranio si un Coanoitto è in linea generale simile a quello dei Primi Anfibi: in entrambi i
casi pesante e massiccio. Si assiste alla trasformazione dell’Iomandibolare in Columella.
In entrambi i casi l’aria viene introdotta nei polmoni attraverso le Coane.
Cranio nei Nei Primi Anfibi vediamo un cranio massiccio, ricco di elementi ossei. Vediamo il
Rettili e nasale, il pre-mascellare, il mascellare, un giugale, un quadrato giugale e uno squamoso
Anfibi (anche negli Apodi).
A partire dal cranio massiccio dei Primi Anfibi si giunge al Cranio leggero ed elegante dei
moderni Anfibi Anuri. Le stesse ossa, in una sequenza simile, la serie mascellare, la serie
della volta, la serie mandibolare, la serie temporale hanno subito grandi modificazioni. È
un CRANIO DEGENERATO: tra gli elementi ossei si formano delle ampie aperture che
alleggeriscono il cranio, le ossa si riducono come numero o vanno incontro a processi di
fusione.
Questo tipo di cranio mostra due condili, con cui avviene il contatto con le vertebre.
Nei Rettili più antichi, il cranio è ancora molto simile a quello degli Anfibi primitivi:
pesanti e con le sole aperture per le coane.
Nel corso del Mesozoico si assiste ad un’enorme radiazione evolutiva presso i Rettili.
Questi andranno ad occupare tutte le nicchie possibili tra terra, aria, e mari. Si assiste
dunque una gigantesca diversificazione.
-> Nel caso dei Coccodrilliani (arcosauri attuai) il cranio è diapside. Vediamo un
premascellare, un nasale molto allungato; cranio allungato per adattamento ->
specializzazione che consiste nel creare un canale respiratorio dove passa l’aria che
mette in comunicazione le narici con le narici interne. Presenza di lamine orizzontali che
includono un canale respiratorio, consentendo di respirare anche se sommersi in acqua.
Altre caratteristiche: finestra anteorbitale e finestra mandibolare.
-> Nei Lepidosauri, nella linea che ha portato all’attuale sfenodonte, si ha un cranio
tipicamente diapside con l’apertura inferiore, la barra inferiore, la barra superiore e la
fossa (o apertura) superiore; sono presenti mandibola, l’articolare.
Gli Ofidi presentano anche la scomparsa della barra superiore e l’allungamento delle ossa
quadrato e squamoso. Molti serpenti possono mangiare delle prede che sono più grandi
della dimensione del loro cranio; questo deriva dalla particolare conformazione del
cranio. Quando avviene l’apertura della bocca il muscolo digastrico si contrae, si
accorcia, facendo sollevare l’osso quadrato che a sua volta fa spostare il neurocranio
mediante questa articolazione con lo squamoso.
Un’altra evoluzione per aumentare il volume del cranio, è quella della espansione della
regione occipitale, quindi di una regione di origine endocranica. Inoltre, l'osso dentale si
espande -> aumenta anche la capacità masticatoria e la forza masticatoria in particolare;
miglior assorbimento e utilizzazione dell’alimento -> funzione essenziale per
l’omeoterma.
La Masticazione è una prerogativa dei Mammiferi: per tutti gli altri Vertebrati la
meccanica della bocca è molto più semplice: non può fare altro che aprire e chiudersi.
Essendo omeotermi i Mammiferi hanno dovuto specializzarsi in un metodo per assumere
energia in maniera più veloce e costante. E lo sviluppo del palato secondario rende
possibile la respirazione e l’alimentazione contemporaneamente.
Si sviluppano i potenti muscoli della masticazione: gli Pterigoidei e del Processo
Coronoide presso il quale avviene il loro attacco. A seconda dell’animale saranno più o
meno sviluppati nei diversi ordini: molto ridotti nei Formichieri o nei Cetacei Misticeti o
molto sviluppati nei Ruminanti, in cui la mandibola assume una forma a 90°.
Da un cranio ANAPSIDE, presente negli antichi cortilosauri,
nei primi amnioti, si hanno diversi tipi di evoluzione. 1)
EURIAPSIDI (ittiosauri) con un dermatocranio che presenta
l’apertura di una finestra nella regione temporale ->
permette il passaggio di muscoli che servono a rendere il
cranio più cinetico, più movibile e ad aumentare la
pressione masticatoria.
2) DIAPSIDI rappresentano la linea evolutiva maggiore dei
rettili e si tratta di crani che presentano due aperture:
una superiore che rappresenta quella degli euriapsidi ed
una inferiore. Per quanto riguarda gli uccelli il cranio, che
originariamente è diaspide subisce delle forti modifiche: il
parietale e lo squamoso aumentano la loro superficie,
modificano il neurocranio e avviene una scomparsa ed una
fusione in una un’unica cavità che è quella orbitale.
3) SINAPSIDI, linea mammaliana, qui era presente una sola
fessura che presentava una barra superiore ed una
inferiore che però non ha la stessa posizione degli
eurapsidi, cioè la finestra viene ad essere circondata
superiormente dal postorbitale e dallo squamoso. In
seguito all’evoluzione, per l’aumento dimensionale del
parietale e dello squamoso ed in parte del frontale
avviene un cambiamento: sparisce questa fessura che si
allarga e va a fondersi con l’orbita, formando una fessura
sinapside modificata, o meglio mammaliana.Questa è
caratterizzata dalla permanenza della barra inferiore
squamoso-giugale (barra zigomatica). L’unico cranio
anapside che troviamo attualemente è quello dei cheloni
cioè delle tartarughe.