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IL PICCOLO PRINCIPE

“L’ESSENZIALE E’ INVISIBILE AGLI OCCHI”

BOVA FRANCESCO | CLASSE II C | 10/09/2018


Antoine de Saint-Exupèry nacque a Lione nel 1900 da una famiglia
aristocratica. Rimase orfano di padre all’età di 4 anni e fu allevato dalla
madre. Come il fratello fu allievo in un collegio di padri gesuiti, acquisì il
brevetto di pilota civile e successivamente di pilota militare. All’età di 26
anni pubblica “l’Aviatore” e riceve il primo posto di pilota nell’impresa
aeronautica. Nel 1939, dopo aver trascorso un lungo periodo in America,
torna in Italia per partecipare alla guerra mondiale e qualche anno dopo
inizia la stesura de “Il piccolo principe”. Nonostante i vari incidenti aerei,
continua a volare finché nel 1944, partito in missione con l’obiettivo di
sorvolare la regione di Grenoble-Annecy, fu dato per disperso. Il piccolo
principe è un racconto autobiografico, in cui si narra la storia di un
bambino che non sempre dà una risposta alle domande che gli vengono
poste, ma arrossisce. L’autore del libro conserva indenne questo aspetto,
arrossire per dar conferma senza mai rispondere. In un libro intitolato
“Storie vissute della natura” il protagonista trova un disegno raffigurante
un boa nell’atto di divorare un animale, perciò decise di farne una copia e
mostrarla agli adulti. Una volta mostratogli il disegno, chiese loro se il
soggetto li spaventasse, ma questi, a loro volta, si chiesero il perché dover
essere spaventati dall’immagine di un cappello e il protagonista smentì,
dando loro la vera immagine del disegno. Trascorse l’intera vita solo in
compagnia dei suoi libri, finché ebbe un incidente, circa 6 anni fa, nel
deserto del Sahara. La prima notte dopo l’incidente, dormì sulla sabbia,
solo in mezzo al deserto, quando all’alba udì una strana voce che gli
chiese il disegno di una pecora. Aperti gli occhi, vide la figura di un
bambino che lo osservava con occhio curioso e più volte pregava che il
protagonista esaudisse questo suo desiderio. Iniziò a disegnare, quando
alla prima bozza del disegno, il bambino si mostrò disgustato dalla
visione della pecora, in quanto gli sembrò malata, continuò a disegnare
quando anche la seconda e la terza bozza furono scartate, stavolta al posto
di una pecora, il bambino vide, inizialmente un ariete con le corna, al
quarto tentativo vide una scatola con 3 buchi, al cui interno immaginò la
pecora che desiderava. Del quarto e ultimo disegno il bambino provò
stupore e fu proprio con quest’emozione che iniziò l’amicizia tra i due.
Viaggiando, sorvolò la regione degli asteroidi 325-330: il primo asteroide
era abitato da un re seduto un trono semplice ma maestoso e alla vista del
piccolo principe, lo chiamò suddito. Inizialmente il protagonista chiese al
re come facesse a conoscerlo e questi rispose, sostenendo che per ogni re
tutti gli uomini erano sudditi. Il re era un uomo che considerava la
disubbidienza, un male intollerabile perciò qualsiasi cosa dicesse, il

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piccolo principe doveva rispettarla. Il secondo asteroide era abitato da un
vanitoso che, alla vista del piccolo principe, pensò subito ad un
ammiratore; Il terzo asteroide era abitato da un uomo che beveva
assiduamente e per vergogna, tanto da essere considerato un ubriacone; il
quarto asteroide era abitato da un uomo d’affari, talmente indaffarato che
all’arrivo del piccolo principe, nemmeno ci fece caso; il quinto asteroide
gli sembrò strano, talmente piccolo che vi era posto solo per un lampione
e per qualcuno che lo accendesse. Il protagonista, vedendo questo
pianeta, si chiese come mai un lampione e un lampionaio erano dispersi
nel cielo e l’uomo rispose sostenendo che il suo mestiere è orribile,
accende il lampione la mattina e lo spegne la sera. Si sa che il pianeta gira
ogni anno sempre più in fretta e adesso, facendo un giro al minuto, non
gli resta più tanto tempo per riposarsi. Il sesto asteroide era abitato da un
vecchio scrittore, amante della lettura tanto da essere considerato dal
protagonista come un esploratore. Il vecchio sostenne di essere un
geografo, allora il protagonista non sapendone il significato, ricevette una
spiegazione dall’uomo, il quale disse di conoscere perfettamente la
posizione di fiumi, laghi e montagne. Il piccolo principe osservò con
attenzione il pianeta e chiese al geografo se lì si trovassero anche fiumi e
montagne, ma l’uomo disse che, in realtà, non poteva sapere se ce ne
fossero o meno, allora il bambino fece nuovamente riferimento alle
parole dell’uomo e al fatto che lo stesso confermò più volte di essere un
geografo, ma sottolineò il fatto di non essere un esploratore. Il settimo e
ultimo pianeta fu la Terra, non un semplice pianeta. Ospitava circa 111
re, 7000 geografi, 900.000 uomo d’affari, per un totale di circa 2 miliardi
di adulti. Attraversando così il deserto, scorse, piantato nel terreno, un
fiore a 3 petali e gli chiese dove fossero gli uomini e questo rispose della
sola esistenza di circa 6 o 7 di essi. Sceso da una montagna, l’unica cosa
che vide erano 3 vulcani che arrivavano quasi alle sue ginocchia e usava
quello spento come sgabello. Con il desiderio di voler diventare un vero
principe, credeva di possedere un fiore ed essere il più ricco al mondo,
quando invece possedeva sola una rosa, così rammaricato sosteneva che
la rosa e i suoi 3 vulcani non facevano di lui un principe molto
importante. Improvvisamente vide una volpe che gli chiese di essere
addomesticata, nonostante lui non sapesse il suo significato, un
controllore che smistava i passeggeri a mazzi di mille e un mercante di
pillole che calmavano la sete. Infine, l’autore, dopo aver trascorso sei
anni viaggiando, non raccontò mai questa storia ai suoi amici, contenti
piuttosto di rivederlo vivo. Gli chiesero che fine avesse fatto il suo

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pianeta e se la pecora avesse mangiato la sua rosa, ma egli rispose loro
dicendo che tutte le notti disponeva il fiore sotto una campana di vetro e
sorvegliava bene la sua pecora, ma una sera, improvvisamente la pecora
scappò o lui si dimenticò di mettere la rosa sotto la campana. Tutto è un
mistero! E i grandi non capiranno mai quanta importanza ebbe tutto ciò.

COMMENTO
Il Piccolo Principe è un romanzo autobiografico, anche se il narratore, il
pilota caduto nel deserto, non ha un nome, così come non lo ha il piccolo
principe.
Entrambi i due personaggi rispecchiano lo scrittore in due età diverse: il
pilota, adulto e schematico come la sua età impone e il bambino che non
risponde ma arrossisce e capace di capire veramente la vita andando oltre
le apparenze, come solo i bambini sanno fare.
Questo libro è una sorta di viaggio fantastico e immaginario dell’autore
che si rispecchia in questo bambino di sei anni che vive su un pianeta
piccolissimo con solo una rosa ad alleviare la sua solitudine, una rosa che
dipende totalmente e completamente da lui come lui dipende da lei.

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