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Con dinastia giulio-claudia si indica la serie dei primi cinque imperatori romani, che governarono

l'impero dal 27 a.C. al 68 d.C., quando l'ultimo della linea, Nerone, si suicidò, si dice, aiutato da un
liberto. La dinastia viene così chiamata dal nomen (il nome di famiglia) dei primi due imperatori:
Caio Giulio Cesare Ottaviano (l'imperatore Augusto), adottato da Cesare e dunque membro della
famiglia Giulia (gens Iulia) e Tiberio Claudio Nerone (l'imperatore Tiberio figlio di primo letto di
Livia, moglie di Augusto), appartenente per nascita alla famiglia Claudia (gens Claudia).

Gli imperatori della dinastia furono:

 Augusto (27 a.C. – 14)


 Tiberio (14 – 37)
 Caligola (37 – 41)
 Claudio (41 – 54)
 Nerone (54 – 68)

Augusto (27 a.C.-14 d.C.)


L'età di Augusto rappresentò un momento di svolta nella storia di Roma e il definitivo
passaggio dal periodo repubblicano al principato. La rivoluzione dal vecchio al nuovo sistema
politico contrassegnò anche la sfera economica, militare, amministrativa, giuridica e culturale.
Il nuovo signore di Roma modificò progressivamente l’ordine costituzionale con la graduale
soppressione delle assemblee popolari, con la diminuzione in numero e autorità delle
magistrature repubblicane e con una rigida riforma del senato la cui autorità fu ridotta a favore
di un consiglio del principe di quindici membri.
Augusto stesso preferì emanare personalmente editti, decreti e mandati iniziando la prassi del
sistema legislativo imperiale. Impostò un grandioso piano regolatore per Roma con la
costruzione di numerose opere pubbliche, riorganizzò l’assetto dell’Italia dividendola in 11
regioni, fondò numerosi centri urbani, costruì porti, ammodernò la rete stradale, introdusse
criteri di equità nel governo delle province e curò soprattutto la romanizzazione delle zone
occidentali.
Portò il numero delle legioni a 28, (25 dopo la sconfitta di Varo, vedi dopo) circa 150.000
uomini con cittadinanza romana cui si aggiungevano altri 140.000 delle truppe ausiliare,
contingenti alleati e volontari non cittadini; alle dirette dipendenze dell’imperatore era poi la
flotta costituita prevalentemente da schiavi e schiavi liberati arruolatisi volontariamente.
Augusto, negli oltre quarant'anni di principato, introdusse riforme d'importanza cruciale per i
successivi tre secoli:

 riformò il cursus honorum di tutte le principali magistrature romane, ricostruendo la


nuova classe politica e aristocratica, e formando una nuova classe dinastica;
 riorganizzò le forze armate di terra ;
 fece di Roma una città monumentale con la costruzione di numerosi nuovi edifici;
 favorì la rinascita economica e il commercio, grazie alla pacificazione dell'intera area
mediterranea, alla costruzione di porti, strade, ponti e ad un piano di conquiste
territoriali senza precedenti, che portarono all'erario romano immense e insperate
risorse ;
 promosse una politica sociale più equa verso le classi meno abbienti, con continuative
elargizioni di grano e la costruzione di nuove opere di pubblica utilità (come terme,
acquedotti e fori);
 diede nuovo impulso alla cultura, grazie anche all'aiuto di Mecenate.
 introdusse una serie di leggi a protezione della famiglia e del mos maiorum chiamate
Leges Iuliae.

TIBERIO
Discendente della gens Claudia, alla nascita ebbe il nome di Tiberio Claudio Nerone (Tiberius
Claudius Nero). Fu adottato da Augusto nel 4, ed il suo nome mutò in Tiberio Giulio Cesare
(Tiberius Iulius Caesar); alla morte del padre adottivo, il 19 agosto del 14 d.C., ottenne il nome
di Tiberio Giulio Cesare Augusto (Tiberius Iulius Caesar Augustus) e poté succedergli
ufficialmente nel ruolo di princeps. In gioventù Tiberio si distinse per il suo talento militare
conducendo brillantemente numerose campagne lungo i confini settentrionali dell'Impero e in
Illirico . Asceso al trono, operò alcune importanti riforme in ambito economico e politico, e
pose fine alla politica di espansione militare, limitandosi a mantenere sicuri i confini grazie
anche all'opera del nipote Germanico. Dopo la morte di quest'ultimo, Tiberio favorì sempre più
l'ascesa del prefetto del pretorio Seiano, allontanandosi da Roma per ritirarsi nell'isola di Capri.
Quando il prefetto mostrò di volersi impadronire del potere assoluto, Tiberio lo fece destituire
e uccidere, ma evitò ugualmente di rientrare nella capitale. Tiberio fu duramente criticato dagli
storici antichi, quali Tacito e Svetonio, ma la sua figura è stata rivalutata dalla storiografia
moderna come quella di un politico abile e attento.

CALIGOLA
Il terzo imperatore di questa dinastia fu Caligola, su cui le fonti storiche pervenute lo hanno
reso noto per la sua stravaganza, eccentricità e depravazione, tramandandone un'immagine di
despota. L'esiguità delle fonti fa comunque di Caligola il meno conosciuto di tutti gli imperatori
della dinastia. Al momento della morte di Tiberio, molti dei personaggi che avrebbero potuto
succedergli erano stati brutalmente uccisi. Il successore più logico (scelto anche da Tiberio) era
Gaio (meglio conosciuto col nome di Caligola, per la sua abitudine di portare particolari sandali
chiamati caligae), suo pronipote e figlio di Germanico. Caligola iniziò il regno ponendo fine alle
persecuzioni e bruciando gli archivi dello zio. Nel 41, Caligola cadde vittima di una congiura,
assassinato dal comandante dei pretoriani Cassio Cherea. L'unico membro rimasto della
famiglia imperiale era un altro nipote di Tiberio: Tiberio Claudio Druso Nerone Germanico,
meglio noto come Claudio. A Caligola succede lo zio Claudio. Nato col nome di Tiberio Claudio
Druso, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al ruolo di
imperatore, soprattutto in considerazione di una qualche infermità da cui era affetto, tanto che
la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino all'età di quarantasette anni, quando
tenne il consolato assieme al nipote Caligola.

CLAUDIO
Malgrado la mancanza di esperienza politica, Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico,
questo il nome adottato dopo l'acclamazione ad imperatore, dimostrò notevoli qualità: fu un
abile amministratore, un grande patrono dell'edilizia pubblica, espansionista in politica estera
(sotto il suo comando si ebbe la conquista della Britannia) e un instancabile legislatore, che
presiedeva personalmente i tribunali e che giunse a promulgare venti editti in un giorno. Dopo
l’uccisione di Caligola il senato pensò ad una restaurazione repubblicana, i pretoriani ostili al
progetto scovarono allora C., zio di Caligola e ultimo discendente della famiglia Claudia, lo
portarono nel loro campo e lo proclamarono imperatore nel gennaio del 41.
Nonostante il grande rispetto formale per il senato, C. volle ridurre definitivamente il potere
dell’assemblea e in questo disegno rientrò infatti la grande riforma amministrativa che stabilì
le basi della burocrazia imperiale con i suoi uffici e funzionari. Nominati direttamente da C. i
funzionari non erano senatori o cavalieri, ma liberti della casa imperiale. La cosa, unitamente ai
rimpianti repubblicani, suscitò non poco malcontento tanto da sfociare in un’aperta ribellione
nel 42 duramente repressa grazie alla fedeltà dell’esercito.
In politica estera nel 43 condusse una spedizione in Britannia conclusasi sei mesi dopo con la
conquista della parte meridionale, venne pacificata la Mauretania, annesso il regno di Giudea e
la Tracia. Morì a Roma probabilmente avvelenato dalla moglie Agrippina il 13 ottobre 54.
Claudio dovette anche sopportare molte disgrazie nella vita privata: una di queste potrebbe
essere stata all'origine del suo assassinio.
La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva, al contrario tra i moderni
molte delle sue opere furono rivalutate.

NERONE
Ultimo di questa importante dinastia fu Nerone. Nato con il nome di Lucio Domizio Enobarbo,
fu il quinto ed ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia il quale, succedendo a suo zio
Claudio nell'anno 54, governò per quattordici anni fino al suicidio avvenuto all'età di trent'anni.
Nel 64 ricostruì Roma dopo un devastante incendio di cui accusò i cristiani che per questo
subirono una feroce persecuzione, l’anno seguente represse nel sangue la congiura dei Pisoni
ordita da senatori e cavalieri che vide tra le illustri vittime anche Seneca. Nel 66 si recò a
Corinto dove nella sua più alta manifestazione di istrionismo filellenico, proclamò
solennemente la libertà della Grecia. In politica estera desideroso di ottenere un successo che
rafforzasse il prestigio romano, affidò ad uno dei più validi generali romani, Corbulone, il
compito di condurre la guerra contro i Parti, guerra che si trascinò con alterne vicende dal 54 al
62, fino a quando un decisivo intervento del generale portò i Parti al riconoscimento del
protettorato romano sull’Armenia, e sempre in Oriente il regno del Bosforo fu ridotto a stato
cliente. Inizialmente, Nerone lasciò il governo di Roma a sua madre Agrippina ed ai suoi tutori,
in particolare a Seneca. Tuttavia, divenendo adulto, il suo desiderio di potere aumentò: fece
giustiziare la madre ed i tutori. Durante il suo regno ci fu una serie di rivolte e ribellioni in tutto
l'Impero: in Britannia, Armenia, Partia e Giudea. L'incapacità di Nerone di gestire le ribellioni e
la sua sostanziale incompetenza divennero rapidamente evidenti e nel 68 si suicidò. L’anno 69
(noto come l'anno dei quattro Imperatori) fu un anno di guerra civile, con gli Imperatori Galba,
Otone, Vitellio e Vespasiano al trono in rapida successione. Alla fine dell'anno, Vespasiano
riuscì a consolidare il suo potere come Imperatore di Roma.

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