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free press

all’interno
rassegne
BILLY
RIVISTA CINEMATOGRAFICA ROMAGNOLA
in romagna
maggio 2011

rubriche
Clint Eastwood attualità
The Loved Ones Terrence Malick
La fontana della vergine Cinecittà-Luce
Paul Thomas Anderson Purezza e castità/J-Horror
in sala Intervista ad Antonio Monti
The Tree of Life retropolis
Restless La figura paterna
Paul nell’animazione
edizione

The Open Road

nel nome del padre


numero 33 maggio 2011
2 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 FILOROSSO INDICE 3

filorosso Billy - Rivista cinematografica romagnola


Numero 33 Maggio 2011

Rivista fondata da Ilario Gradassi.

nel nome
Direttore: Matteo Lolletti
Vicedirettore: Michelangelo Pasini
Caporedattore: Chiara Tartagni
Scrivono Marco Bacchi, Marco Berardi,
Barbara De Caro, Chiara Faggiano, Francesco
Garoia, Matteo “Lier” Lelli, Matteo Lolletti,
Luigi Palmirotta, Michelangelo Pasini, Alberto
Semprini, Dario Stefanoni, Chiara Tartagni

del padre
Progetto grafico: Stefania Montalti
Editing: Erminia Martucci, Lisa Tormena
Editore: Sunset Soc. Coop.
Sede: Via Monteverdi 6B, Forlì
Periodico mensile.
Autorizzazione del Tribunale di Forlì n° 22/010
del 19/05/10.
Direttore Responsabile: Lisa Tormena

Con l’estate alle porte i film degni di BILLY che avete tra le mani. Il pa-
nota che escono nelle sale italiche dre, visto come guida, come neme- La rivista è rilasciata con licenza Creative Com­
vanno diminuendo in maniera spa- si dei figli, come motivo di scontro, mons - Attribuzione - Non commerciale - Non
opere derivate 2.5 Italia. Ogni volta che usi o
ventosa, costringendo noi poveri rabbia, ma anche come ancora a
distribuisci quest’opera, devi farlo secondo i
cinefili ad affidarci alle meraviglie cui aggrapparsi nei momenti più dif- termini di questa licenza, che va comunicata
dell’home video per placare quell’in- ficili, ha (e non sarebbe potuto es- con chiarezza. In ogni caso, puoi concordare col
contenibile sete di cinema che non sere altrimenti) attraversato la storia titolare dei diritti utilizzi di quest’opera non con-
sentiti da questa licenza. Questa licenza lascia
ci abbandona mai. Proprio a causa del cinema tutta, quella che urla dai
impregiudicati i diritti morali.
della parca distribuzione italiana dvd, dai blu-ray e dalle videocas- http://creati­vecommons.org/licenses/by-nc-nd/2.5/it
giorno dopo giorno ci troviamo chini sette che custodiamo gelosamente
davanti alle nostre personali vide- in casa. E poi, improvvisamente, si Copertina: The Tree of Life © Cottonwood
oteche a scegliere con quale film palesa anche come tema portante Productions e altri 2011

chiudere una dura giornata di lavo- dei film questo mese in sala...
billy.rivistacinematografica@gmail.com
ro: è in questo modo che è arrivata, http://billyrivistacinematografica.blogs.it/
prepotente, l’idea per il tema del Michelangelo Pasini myspace facebook issuu scribd

THE FILMGAMER Epic Mickey - un 20


FILOROSSO seconda visione fratello di troppo
Nel nome del padre 3 Another Year 12
horror politics The Loved Ones 21
ciNERDmatografo Piacere, papà! 22
Billy attualità RETROPOLIS Quando padre e figlio si ritrovano... al
Il ritorno di Malick 4 La figura paterna nell’animazione 13
cinema
2011: allarme a Cinecittà! Il Fus taglia i 5 Bambi 14
cineletteratura Il padrino 23
fondi e spegne il Luce (forse) Pinocchio 14
in costume La fontana della vergine 24
Purezza e orrore: un viaggio integrale 6 Il re leone 15
psicovisioni The Wrestler 25
nel cinema Alla ricerca di Nemo 15
cose serie I Soprano - Prima della 26
Il coraggio della contaminazione - 7
rivoluzione
Intervista ad Antonio Monti VETRINA i soliti ignoti In principio era il padre - 27
Rassegne in Romagna 16
Il cinema di Paul Thomas Anderson
IN SALA Maggio 2011
funny games In ogni quartetto di film 29
The Tree of Life 8
trova l’intruso
Restless 9 borsino 18
garroyo e i suoi fratelli La spada 30
Paul 10
laser di Babbo Dart
The Open Road 11 RUBRICHE la posta del capp’tano 31
Cattivi maestri Gli imperdonabili - I 19
padri e i figli di Clint Eastwood
4 BILLY ATTUALITÀ TERRENCE MALICK BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

The Thin Red Line © FOX 2000 Pictures 1998

«un autore che rifiuta


la spettacolarizzazione di
dell’immagine per
ritrovarne un senso
MARCO
filosofico ancestrale» BACCHI

terrence malick
Dal 1973 ad oggi gira solo quattro film (il terzo le linea rossa che vede metà degli attori più famosi
dopo una pausa ventennale dal precedente). La al mondo disposti a lavorarci al minimo sindacale.
filmografia di Terrence Malick si ferma qui. Quattro Giustificare questo successo, soprattutto tra gli ad-
indescrivibili e impareggiabili capolavori. Bastereb- detti ai lavori, meriterebbe ben altri spazi. Il cinema
be vederli per giustificare queste righe ma c’è una di Malick è un’esperienza visiva capace di coinvol-
ragione che le rende indispensabili: il 2011 vede gere lo spettatore all’interno di ogni suo film attra-
l’uscita nelle sale del suo nuovo e attesissimo la- verso una cura maniacale per ogni minimo detta-
voro. Esce infatti anche da noi The Tree of Life, glio, leggendo in chiave quasi documentaristica la
a “soli” cinque anni da The New World. Ciò che natura e, soprattutto, la natura umana, le sue pul-
rende un evento l’uscita di un film non può esse- sioni e le sue paure, i suoi istinti e le sue debolezze
re di certo solo la frequenza lavorativa del regista senza mai azzardare un giudizio o una conclusione
che lo firma: Malick è infatti una delle personalità antropologica, destinando all’occhio di chi guarda
più singolari e controverse dell’intero panorama ci- l’ultimo verdetto. Un autore che, come pochi altri
nematografico mondiale. Schivo alle telecamere e ormai, rifiuta la spettacolarizzazione dell’immagine
alle interviste, costante assente alle cerimonie di per ritrovarne un senso filosofico ancestrale, che
premiazione, vive una vita lontano dalle luci della recupera la vera essenza della narrazione diven-
ribalta di Hollywood che lo segue e lo insegue da tando tramite invisibile tra lo spettatore e lo spet-
decenni, fin dal suo primo lavoro, La rabbia giova- tacolo, tralasciando le ipocrisie delle conclusioni,
ne, uscito nel 1973. Cinque anni dopo torna sugli ritrovando quel rapporto umano con il cinema così
schermi con I giorni del cielo che gli regala il pre- lontano da quello moderno, lasciandoci all’interno
mio a Cannes per la miglior regia e un Oscar per la di un mondo in sospeso dal quale fatichiamo a (vo-
fotografia. Venti anni di silenzio e ci regala La sotti- ler) riemergere.
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 BILLY ATTUALITÀ ALLARME A CINECITTÀ 5
di BARBARA DE CARO

«La goccia che fa traboccare


il vaso è, ancora una volta, di
natura finanziaria. Il motivo
concreto, ancora una volta, un
taglio drastico dei finanziamenti
operato dal Fondo Unico dello
Spettacolo»
Il Casanova di Federico Fellini © Produzioni Europee Associati (PEA), Fast Film, 1976.

A giudicare da quanto si legge e/o vede in giro, la anno. Addirittura venti di quelli erogati alla sola
crisi della cultura italiana è ormai proverbiale quasi Holding nel 2004. Pochi, insomma, per assicurare
quanto la pazzia marzolina. Quella del settore ai 126 dipendenti del gruppo uno stipendio minimo
cinematografico, ce lo ribadisce persino il recente sindacale. Pochissimi per mantenere in vita quello
Boris - Il film, lo è ancora di più. Apparsa sulle che il suo direttore generale Sovena definisce
maggiori testate giornalistiche del Belpaese proprio «un insostituibile archivio storico e un’agenzia di
all’inizio del più infausto mese dell’anno – tra un promozione del cinema italiano all’estero». Al di la
“coccodrillo” di Annie Girardot e uno di Nilla Pizzi delle cause e della mobilitazione degli addetti ai
–, questa volta, tocca alla notizia della chiusura lavori – Benigni, Sorrentino e Bertolucci sono tra
imminente di Cinecittà-Luce mettere di malumore i firmatari del documento anti-chiusura –, però, a
tanto il povero appassionato (italiano) di cinema rendere interessante il caso sono le proposte per
(italiano) quanto i suoi numerosi operatori. La goccia risolverlo. Lo spostamento del personale verso
che fa traboccare il vaso è, ancora una volta, di natura il Ministero dei Beni Culturali, l’incremento degli
finanziaria. Il motivo concreto, ancora una volta, un accordi con Fastweb, Google e Telecom per il video
taglio drastico dei finanziamenti operato dal Fondo on demand e, soprattutto, la riduzione delle attività
Unico dello Spettacolo. Stando a quanto riporta di promozione, distribuzione e digitalizzazione del
l’articolo del “Corriere della Sera” che inaugura il patrimonio audiovisivo, al momento, sembrano
dibattito sulla questione, infatti, la somma che il Fus le più fattibili. Le uniche in grado di permettere a
destinerà alla società per azioni – nata due anni fa un organismo enorme come il capo coronato che
dalla fusione di Cinecittà Holding con Istituto Luce e appare nell’incipit del Casanova felliniano – un bel
Filmitalia – nel 2011 ammonterà a 7,5 milioni di euro. simbolo del marchio, almeno per chi scrive – di
Dieci in meno, quindi, di quelli concessi lo scorso restare a galla ancora per un po’.

2011: allarme a Cinecittà!


il Fus taglia i fondi e spegne il Luce (forse)
6 RECENSIONI PUREZZA E ORRORE BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

«Dalla purezza di un nuovo


sguardo sul mondo alle leggende
che ancora oggi donano linfa al
cinema horror targato Estremo
Oriente»

Storie di fantasmi – Il nuovo cinema horror orientale © Foschi Editore 2011


purezza
di CHIARA TARTAGNI e
orrore:
un viaggio integrale nel cinema
Matteo Lolletti e Michelangelo Pasini, dissacratoria e l’autocompiacimento: un tentativo di
rispettivamente direttore e vicedirettore di BILLY, liberare il cinema dagli orpelli che a lungo l’hanno
impegnati a tutto campo nell’ambito della cultura tenuto in scacco. Dalla purezza di un nuovo sguardo
e della produzione audiovisiva, hanno unito le loro sul mondo alle antichissime leggende che ancora
forze anche nella redazione di due volumi dedicati oggi donano linfa al cinema horror targato Estremo
al cinema editi da Foschi Editore. Il movimento Oriente: Storie di fantasmi – Il nuovo cinema horror
Dogme95, fondato nel 1995 in Danimarca da Lars orientale ci introduce in questa dimensione con un
von Trier e Thomas Vinterberg, è stato visto da necessario e appassionante excursus sulle tradizioni
più parti come una pretenziosa presa di posizione e sulle influenze religiose che tanto profondamente
poco degna di attenzione: il «Voto di castità», sono radicate nella cultura giapponese, e che si
ovvero l’insieme delle regole fondamentali che un accompagnano senza apparente difficoltà con un
regista dogmatico dovrebbe seguire per superare ineguagliato sviluppo tecnologico. Se da secoli in
la concezione di cinema ereditata dalla «borghese» Giappone spiriti e fantasmi popolano la letteratura
Nouvelle Vague, costituisce in realtà una guida e il teatro, l’arte cinematografica raccoglie questa
di riferimento che conta fra le sue prerogative feconda eredità: Lolletti e Pasini ci accompagnano
l’infrazione stessa. In Purezza e castità – Il cinema in un viaggio che dalle origini del cosiddetto j-horror,
di Dogma95 di Lars von Trier e gli altri troviamo non passando attraverso il suo massimo fulgore con nomi
soltanto esaustive schede sui film che appartengono come Hideo Nakata e Shimizu Takashi, giunge fino
a tale corrente (onda, si direbbe provocatoriamente), a Hong Kong e Thailandia, per approdare infine alla
ma anche un’analisi dei temi prediletti dai cineasti del crisi del genere e alla Hollywood dei remake. Due
movimento, delle molteplici peripezie critiche, della esempi di letteratura applicata alla settima arte con
forza di istanze che vanno ben oltre la mera volontà dedizione e trasparente cultura cinematografica.
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 BILLY ATTUALITÀ ANTONIO MONTI 7
Tracciare in poche righe una biografia di Antonio (quasi) tutti.
Monti, 34 anni, forlivese, formatosi alla Los Angeles Com’è nato e come hai realizzato Monkey Boy?
Film School di Hollywood, è dura. Diciamo solo che Torniamo alla stanzetta! Dopo i primi anni di
di recente ha realizzato il suo primo lungometraggio, lavoro in tv avevo voglia e bisogno di realizzare un
Monkey Boy (prodotto dalla Chango Film), Premio progetto mio, condiviso con i miei migliori compagni
della giuria al 1° Fantasy Horror Award di Orvieto, e di viaggio. Alcuni di loro sono parte dello storico
da poco è diventato regista del celebre programma gruppo di Forlì con cui realizzammo da ragazzi
televisivo Le Iene. capolavori naive come La Piadina Assassina e
Cosa significa per un regista cinematografico Karnaza o la campagna pubblicitaria di Artigiana
confrontarsi con il linguaggio televisivo? Salumi, altri sono colleghi conosciuti sul lavoro in
La tv influisce sulla mia proposta cinematografica, questi anni.
sia quando  dal lavoro in tv  prendo il buono sia Con queste persone abbiamo dato il via a questo
quando ne prendo le distanze. La televisione è primo lungometraggio spremendo il sonno, notte
guardata da tanti aspiranti registi di cinema con forte dopo notte in un’estate indimenticabile. Monkey
sospetto, più spesso con snobismo. A me sembra Boy è una forma libera e questo è il suo pregio e
più un’opportunità. Nella propria stanzetta uno può il suo limite...
scrivere i corti più interessanti o sperimentali, e lì Parlaci della Chango Film...
al sicuro si può ripudiare il lavoro in tv perché non E’ una piccolissima esperienza che però curiamo e
ha dignità estetica o contenutistica. Saper gestire ci piace tanto. Per ora è un laboratorio di idee che
talent ingombranti, contrattare le scelte giuste e spesso mettiamo in pratica dove si può respirare ed
necessarie con la produzione, saper parlare alla esercitare  libertà creativa. È esattamente la
rete o al cliente, infondere fiducia nella truppa con stanzetta di cui si parlava prima. Speriamo che
la necessaria fermezza e gestire responsabilità cresca perché Chango Film è come vorremmo che
è il vero lavoro; le inquadrature belle sanno farle fosse fatto il mondo dei grandi.

il coraggio della contaminazione


intervista ad Antonio Monti
Monkey Boy © Chango Film 2009

di
MATTEO LOLLETTI

«La tv influisce
sulla mia proposta
cinematografica, sia
quando dal lavoro in
tv prendo il buono sia
quando ne prendo le
distanze»
8 RECENSIONI IN SALA BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

«L’autore de La rabbia
giovane non si è fatto
scrupolo di attingere
dall’astrofisica come
dalle scienze naturali,
ritraendo il precario
microcosmo di
Jack in simbiosi con
l’imperscrutabile
disegno della Natura»

in sala
recensioni dei
film in uscita
in Italia nel
Maggio 2011

the tree of life


The Tree of Life © Cottonwood Productions e altri 2011

USA, 2010, Terrence Malick (R. e Sc.)

Con alle spalle cinque soli film realizzati in oltre insieme traumatica e rivelatoria, disposta nell’uroborico
quarant’anni di carriera e un culto smisurato tributatogli da passaggio di testimone da padre a figlio e nell’ineludibile
pubblico, critica e star system, il J.D.Salinger del cinema scarto tra l’innocente meraviglia dell’infanzia e le amare
americano torna a sei anni di distanza dall’edenico The disillusioni dell’età adulta. L’autore de La rabbia giovane,
New World con l’attesissimo The Tree of Life, in sala nell’imbastire l’avvolgente cosmologia del suo ultimo film,
dal 27 maggio. Nel momento in cui scrivo non è ancora non si è fatto scrupolo di attingere dall’astrofisica come
possibile visionare il titolo più sospirato della stagione dalle scienze naturali, ritraendo il precario microcosmo
cinematografica in corso, ma a lasciarsi suggestionare di Jack in simbiosi con l’imperscrutabile disegno della
dai trailer, dalla sinossi ufficiale e dalle poche indiscrezioni Natura e associando al suo iter esistenziale il rituale ciclo
sfuggite ad una produzione come al solito misteriosa e universale di genesi e di decadenza, di vita e di morte,
blindatissima, è lecito aspettarsi un perfetto compendio similmente a quanto già mostrato da altri due capolavori
della poetica e delle ossessioni del suo visionario recenti, volti entrambi ad indagare sull’eterno ritorno
autore. Descritto come la cronaca impressionista di una del cosmo e sulla reincarnazione delle forme: Lo zio
famiglia del Midwest (del quale è originario lo stesso Boonmee che si ricorda le vite precedenti di Apichatpong
regista), The Tree of Life s’immerge negli anni ‘50 per Weerasethakul e la sua metà oscura, Enter the Void di
ambientarvi il romanzo di formazione, dagli echi forse Gaspar Noé. Come loro, anche quest’esperienza filmica
autobiografici, del neo-padre Jack (interpretato da promette di essere quantomai potente e immersiva,
Sean Penn). L’inconfondibile sguardo panteista di Malick fedele allo stile trascendentale ed estatico di un autentico
ne rievoca tanto il tormentato rapporto con l’autorità maestro.
paterna (Brad Pitt, giunto in seconda battuta come
sostituto del compianto Heath Ledger) quanto la crescita Dario Stefanoni
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RECENSIONI IN SALA 9
Il titolo dell’ultimo film di van Sant, Tsai Ming-liang ad una disperazio- fantasma di un kamikaze giappone-
Restless, può ben adattarsi a defi- ne tutta statunitense, le due opere se. L’afflitta love story instauratasi
nire la filmografia irrequieta e mul- successive (Paranoid Park e, in tra i due giovani ascrive il film alla
tiforme del cineasta di Portland, ca- modo ancor più evidente, il biopic consolidata tradizione dei lacrima
pace di passare senza soluzione di Milk) ne attenuavano gradualmente movies, melodrammi mortiferi e a
continuità dalla viscerale vitalità di le asperità stilistiche, sacrificando rischio melassa sulla falsariga di
piccoli e allucinati cult (Mala Noche, l’ambiguità di lettura nel nome di Sweet November e ben memori del
Drugstore Cowboy, Belli e dannati) una maggiore linearità, tanto nar- seminale Love Story di Arthur Hiller.
ai toni leggeri e composti di deli- rativa quanto formale. A giudicare Prodotto da Ron Howard e tratto
cate commedie mainstream (Will dalle premesse, l’ultimo Restless dalla pièce teatrale di Jason Lew,
Hunting – Genio ribelle, Scoprendo (nelle sale italiane dal 6 maggio) quest’ultimo ritratto generazionale
Forrester), dal perfetto equilibrio non sembra tradire tale tendenza, del regista di Will Hunting è tra i film
drammatico di un’agghiacciante sa- mettendo in scena un dramma ado- più attesi della primavera cinemato-
tira nera (Da morire) all’intransigen- lescenziale atipico nel soggetto ma grafica e beneficia, tra le altre cose,
za formale della “trilogia della mor- (è lecito temere) più ordinario sul della colonna sonora di Danny El-
te” (Gerry, Elephant e Last Days), profilo filmico. La (paura della) mor- fman e del fondamentale contribu-
trittico sperimentale su tre ferite te la fa ancora da padrona, essen- to visivo di Harris Savides, storico
dell’immaginario americano. Se in do al centro delle ossessioni di un sodale di van Sant nonché tra i più
questi ultimi film coniugava, non giovane disturbato (ennesimo out- grandi direttori della fotografia del
senza una certa programmaticità, sider, com’è ormai tradizione in van nostro tempo.
gli estenuanti follow-shots di Béla Sant), innamoratosi di una ragazza

restless
Tarr e i monolitici pianisequenza di in fin di vita e divenuto amico del Dario Stefanoni

USA, 2011, Gus van Sant (R.), Jason Lew (Sc.)

«Il titolo
dell’ultimo film
di van Sant,
Restless, può
ben adattarsi
a definire la
filmografia
irrequieta e
multiforme del
cineasta di
Portland»

Restless © Columbia Pictures e altri 2011


Scott Pilgrim Vs. The World © Universal Pictures
10 RECENSIONI IN SALA BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

paul
«Paul non è il classico
E.T., infatti fuma
marijuana, beve e
Paul © Big Talk Production e altri 2011 impreca»

GB/FR, 2011, Greg


Mottola (R.), Simon
Pegg, Nick Frost (Sc.)

L’ormai consacrato duo Simon Pegg- Nick Frost tra i quali quelli di Steven Spielberg e Sigourney
si cimenta in quest’ultimo gioiellino girato da Greg Weaver, la nemica degli alien(i) per antonomasia.
Mottola. Graeme e Clive sono due nerd inglesi che Molta è l’enfasi sui ribaltamenti di aspettative, rilet-
attraversano l’Atlantico per partecipare al Comicon ture autoironiche dei cliché fantascientifici (e non
negli U.S.A. e visitare i luoghi salienti delle leggende solo) e l’umanizzazione (peggiorativa) della figura
UFO d’oltreoceano. Qui ci trovano davvero un alie- dell’alieno. Anche se da E.T. fino al recente District
no, Paul appunto, che chiede il loro aiuto per scap- 9 è spesso stato sconfessato lo stereotipo dell’ex-
pare dai federali e raggiungere l’astronave madre. traterrestre invasore, l’indelebile segno della fanta-
Paul non è il classico E.T., infatti fuma marijuana, scienza reazionaria anni ’50 sembra ancora condi-
beve e impreca. Dopo i poliziotti imbranati di Hot zionare negativamente il primo approccio tra le due
Fuzz e i semplicemente imbranati di Shaun of the specie, e Paul è forse l’unico alieno della storia del
Dead, stavolta tocca ai nerd (imbranati per defini- cinema a saperlo e a deridere i terrestri per la loro
zione). Il film si sviluppa in un susseguirsi di parodie limitata visione provinciale. Non lasciatevi scappare
e citazioni fantascientifiche sempre azzeccate, pur Paul.
non mettendo in secondo piano la trama spassosa
ma non meno avvincente. Importanti anche i camei, Marco Berardi
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RECENSIONI IN SALA 11

«Adattissimo a chi ama le


storie strappalacrime»

The Open Road © Wave Distribution 2010


the open road
USA, 2010, Michael Meredith (R. e SC.)

Vai te a sapere perché Jeff Bridges rapporto padre-figlio senza risultare madre, gravemente malata. I due
(lo zio che tutti vorremmo avere, scontati, melensi, romanzati, finti, è (che si conoscono a malapena)
il curriculum che tutti vorremmo molto complesso, e questo prodotto cominceranno il viaggio alla volta
poter scrivere) ogni tanto si delude certamente le aspettative; dell’ospedale, accompagnati da
cimenta in progetti di così bassa adattissimo invece a che ama le una colonna sonora di jazz, blues
statura. The Open Road è un film storie strappalacrime. Basta l’incipit e romanticherie al pianoforte che
melodrammatico che vuole essere a per trarre conclusioni (noi di BILLY cercano di dare profondità al tutto.
tutti i costi tragedia (risultando invece odiamo citare la trama ma in questo Insomma, nulla di nuovo e fatto con
banale) e commedia (ma non fa caso è emblematica e ampiamente sufficienza: un buon film per la tv
ridere e non coinvolge), interpretato raccontata nel trailer): un giovane da trasmettere in seconda serata a
da attori capaci ma sulla cui faccia ragazzo (Justin Timberlake), cerca Natale o in altre “sentite” occasioni
si legge spesso la preoccupazione il padre (Jeff Bridges), ex campione (e per fortuna che c’è Jeff!)
per l’auto lasciata in sosta vietata di baseball, per convincerlo dopo
fuori dagli Studios. Fare un film sul tantissimi anni a tornare dalla Francesco Garoia
12 RECENSIONI SECONDA VISIONE BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

seconda visione
another year
«Movimenti di una
sinfonia più che periodi
annuali, nell’ultima fatica
di Mike Leigh (…) le
stagioni non sono che
il modello ispirativo delle
vicende narrate»
Another Year © Thin Man Films e altri, 2010.

GB, 2010, Mike Leigh (R. e SC.)

In quel capolavoro del descrittivismo musicale intitolato tagonista della vicenda, la coppia piccolo borghese
Le quattro stagioni Antonio Vivaldi illustra trecentoses- formata da Tom e Gerri è l’ennesima incarnazione del
santacinque giorni d’esistenza di una non meglio pre- beatlesiano little help from my friend. La dimostrazione
cisata “natura”. Vita quotidiana, momenti come tanti, che una vita tutta routine, riti – quello del tè, in primis –
attimi destinati a ripetersi, dei quali la sola arte riesce (possibili) rimpianti e (eterni) ritorni, per qualcuno, può
a svelare significati nascosti. A metterne a nudo simbo- divenire la quintessenza della serenità.
logie inattese. Geologo lui e psicoterapeuta lei. Scavatore di buche
Introdotto dal suono di archi affini a quelli vivaldiani e il primo e indagatrice di animi umani la seconda, i due
da un prologo, perfetto nell’anticipare toni e temi domi- londinesi liberal ed ex sessantottini trattano la varia
nanti l’intero lavoro, Another Year sembra trarre origine umanità adunata attorno alla loro tavola – sempre im-
dallo stesso intento. bandita – proprio come il loro orto. Quello che coltiva-
Movimenti di una sinfonia più che periodi annuali, no sotto un’insistente pioggia primaverile e dal quale
nell’ultima fatica di Mike Leigh – in concorso allo scorso raccolgono i primi frutti solo nelle prime tiepide giorna-
festival di Cannes – le stagioni non sono che il model- te autunnali. Frutti da donare al loro intero entourage.
lo ispirativo delle vicende narrate. Le tappe di percorsi Piccoli risultati da condividere. Pomodori di un rosso
esistenziali dalle radici ben celate sotto la superficie. Le brillante quasi quanto il verde del celebre raggio can-
fermate di una via crucis, breve ma intensissima, de- tato da Rohmer. Il compianto maestro che, in questa
stinata a guidare l’obeso Ken, il vedovo Ronnie e, so- pellicola, Leigh sembra omaggiare di continuo. L’autore
prattutto, la non più giovane e sola Mary verso la presa del ciclo I racconti delle quattro stagioni. Un bell’esem-
di coscienza dei propri limiti. L’accettazione dei propri pio di “descrittivismo cinematografico”...
fallimenti. La scelta di un ipotetico futuro.
Fil rouge tra i vari spaccati di vita proposti più che pro- Barbara De Caro
BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010 RECENSIONI RETROPOLIS 13

The Lion King © Walt Disney Pictures 1994


la figura paterna nell’animazione

retropolis
Il cinema come immagini che si muovono su uno schermo. Panoramico,
ultrapiatto o catodico che sia. Senza distinzioni di sorta, alto, basso, serie
A, serie B, generi, periodo storico o paese di produzione. Questo è BILLY.
La voglia di studiare e riportare, senza paraocchi e pregiudizi, un passato,
un presente e con quel pizzico di ambizione di immaginare il futuro. È così
che nasce un Retropolis dedicato esclusivamente al cinema d’animazione.
Perché il padre nella più giovane delle arti si può analizzare in modi e maniere
assolutamente trasversali: noi, convinti che i “cartoni animati” non siano
cinema ad uso e consumo dei più giovani e sicuri che l’animazione non sia
semplicemente un genere, ma un approccio (altro?) al cinema, vi invitiamo a
scoprire un mondo che altrimenti potrebbe esservi alieno.

Michelangelo Pasini
14 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

Gran Torino © Warner Bros Ent. 2008


radura. Comparirà nuovamente alla

Bambi © Walt Disney Productions 1942


morte della madre, in una scena che
sembra suggerire un avvicinamento
USA, 1942, James tra padre e figlio che, puntualmente,
Algar e altri (R.), Felix viene smentito nella scena
Salten e altri (Sc.) successiva, in cui Bambi, ormai un
giovane cervo, ci viene mostrato
nuovamente solo. Ma se è vero che
il protagonista cresce praticamente
senza un padre, figura assente che

bambi
mai condivide con lui un momento di
quotidianità, è altrettanto innegabile
che questi costituisca anche un
punto di riferimento, un oggetto di
rispetto e quasi una meta, e che
nei momenti di maggiore difficoltà
(la morte della madre, appunto, e
l’incendio finale) giunge in aiuto del
Sulle figure paterne dei film di sequenza, dove lo vediamo in figlio smarrito: un ibrido irripetibile
Walt Disney si potrebbe scrivere lontananza osservare con fiero e irripetuto di negativo e positivo. Il
un’enciclopedia, tanto sono distacco la nascita della sua prole, finale, poi, è di quelli tragicamente
importanti, caratterizzate e, spesso, unico abitante della foresta a non circolari: Bambi, principe della
controverse. E, certamente, una partecipare ai festeggiamenti. foresta, osserva la compagna e i figli
delle più discusse è quella del re Bambi, significativamente, non lo appena nati con lo stesso contegno
della foresta, il padre di Bambi, il vede. E non lo vedrà per la quasi che fu già del padre non visto.
cerbiatto più celebre del globo. Il interezza della sua infanzia, salvo
cervo compare nella primissima un fugace e casuale incontro nella Matteo Lier Lelli

pinocchio
E’ inutile giraci attorno. Se versione animata Geppetto esprime amore filiale, anzi, esso si manifesta
andassimo in un posto affollato direttamente il desiderio di vedere in profondi sacrifici e lezioni morali,
qualsiasi e chiedessimo a tutti i la sua creatura di legno diventare ma il Geppetto animato rimane
presenti di farci narrare la storia di un “bambino vero”. Sembra che il nell’immaginario collettivo come
Pinocchio pochi ci racconterebbero Geppetto disneyano sia mosso da un icona della classica figura paterna
la versione originale di Collodi: il genuino e incondizionato desiderio della mitologia disneyana.
Grillo Parlante simpatico, che rimane di paternità. Non che la controparte
accanto al burattino dall’inizio alla collodiana sia priva di un certo Alberto Semprini
fine, il Mangiafuoco inquietante
e cattivo, la trasformazione solo
parziale del burattino in ciuchino e Pinocchio © Walt Dinsey Prod.
così via. L’adattamento disneyano 1940
per il grande schermo possiede
innegabilmente il merito di avere
aumentato ulteriormente la popolarità
del personaggio italiano nel mondo,
ma è innegabile che essa abbia
anche apportato diverse modifiche
e limature della storia originale atte
ad addolcire l’intera atmosfera. Ma USA, 1940,
la modifica più curiosa è di certo Hamilton
quella riguardante il personaggio Luske
di Geppetto. Infatti, mentre nella e altri
favola originale il mastro falegname (R.), Ted
costruisce un burattino per Stears e
sostentarsi economicamente, per altri (Sc.)
poi trovarsi successivamente con
un inaspettato figlio a carico, nella
Pinocchio © Walt Dinsey Productions 1940
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RECENSIONI RETROPOLIS 15
Ogni angolo di mondo nasconde USA, 1994,Roger Allers,
insidie e pericoli e ognuno di noi ha Rob Minkoff (R.), Irene
bisogno di una guida, un punto di Mecchi, Jonathan
riferimento, per riuscire a riconoscerli Roberts, Linda
e affrontarli. Il re leone altro non è che Woolverton (Sc.)
la storia di un viaggio, un percorso a
tappe verso la consapevolezza del

il re leone
proprio essere, che passa attraverso
la spensieratezza e l’ingenuità, la
conoscenza della paura e della
morte, le delusioni del tradimento
fino ad arrivare alla solitudine della
vergogna e della colpa. Un cammino
di rinascita che porta alla conoscenza
e soprattutto alla coscienza del
proprio ruolo all’interno di un sistema,
delle responsabilità che ne derivano
e dei conseguenti doveri che ne The Lion King © Walt Disney Pictures 1994

discendono, sia nei confronti del


sistema stesso, sia, e soprattutto, su tutta la pianura e dominando e la pace, fierezza per essere, per
nei confronti di chi, di quel cammino dall’alto tutto il suo regno, ergendosi il futuro re, quella guida capace di
ci ha indicato la via e ci ha aiutato a difesa di tutta la sua comunità, proteggerlo nei momenti di pericolo,
a intraprenderlo e a superarne gli diventa simbolo di una integrità quel maestro capace di insegnargli la
ostacoli. Tutto questo è quello che morale indissolubile, orgoglio di vita e la giustizia, quel padre capace
rappresenta Mufasa per il piccolo rappresentare per il suo popolo quella di insegnargli a essere padre.
Simba, ma non solo: la sua figura, guida e quel punto di riferimento la cui
imponente e statuaria, stagliandosi presenza garantisce loro la sicurezza Marco Bacchi

Alla ricerca di Nemo ci racconta

Finding Nemo © Walt Disney Pictures/Pixar Animation Studios 2003


le gioie e le paure dell’essere un
ragazzo padre. Marlin, un pesce
pagliaccio, deve affrontare la
paternità da solo dopo la perdita
della moglie dovuta all’attacco di
un barracuda. Per questo motivo
Marlin risulta essere un padre
molto apprensivo che impedisce

alla ricerca
al figlio Nemo di avventurarsi in
mare aperto per paura che anche
lui venga inghiottito da squali o
barracuda. Tutto questo fino al

di nemo
giorno in cui lo stesso Marlin si
ritrova ad affrontare un viaggio
attraverso l’oceano per salvare il Australia, USA, 2003, Andrew Stanton,
piccolo Nemo rapito da un sub. Lee Unkrich (R.), Andrew Stanton, Bob
Viaggio che lentamente trasforma Peterson, David Reynolds (Sc.)
Marlin e lo rende più sicuro e più
forte, grazie anche all’aiuto e alla che altrimenti sarebbero rimaste un di Nemo ci mostra a cosa può
compagnia della pesciolina Dory. tabù. Marlin sembra essere il tipico spingere l’amore di un padre per
Un viaggio che unisce padre e figlio padre restrittivo e severo ma, in il proprio figlio: ad affrontare tutte
più di un qualsiasi altro viaggio che realtà, sono solo gli infelici ricordi del le paure più grandi; che sia paura
genitore e figli possono affrontare passato che lo paralizzano e fanno degli squali o dell’oceano, come nel
insieme; un viaggio che va oltre di lui un genitore soffocante e difficile caso di Marlin, o una qualsiasi altra
le ansie e le paure e permette a da sopportare per un giovane pesce paura di un qualsiasi altro padre
entrambi di capire e scoprire cose come Nemo, vivace e sempre alla sulla terraferma.
del mondo marino e di loro stessi ricerca dell’avventura. Alla ricerca
Chiara Faggiano
VETR
16 RECENSIONI RETROPOLIS

VETRINA
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

Mercoledì 4 maggio ore 21


MamaMia Simply Bar – Via
Maggiore 71B, Ravenna (RA)

Billy’s Game
Torna il gioco di BILLY
LE NUVOLE NON SI FERMANO
Carlotta Piccinini
THE LAND OF JERRY CANS – IL
PAESE DELLE TANICHE
Paola Piacenza
IL TEMPO DELLE ARANCE
Nicola Angrisano
ro
ore 21
Sala San Biagio – Via Aldini
24, Cesena (FC)
MEMORY – FUGHE DALLA
DEMOC RAZIA
F.lli Levratti

ore 21,15

magg
dedicato al cinema, in Lunedì 9 maggio Cinema Saffi d’Essai – Viale
una differente cornice: dell’Appennino 478, Forlì (FC)
ore 21
cimentatevi e potrete ISOLA DELLE ROSE – LA
Sala San Biagio – Via Aldini
vincere ricchi premi! LIBERTÀ FA PAURA
24, Cesena (FC)
CASERME ROSSE – IL LAGER DI Stefano Bisulli, Roberto
BOLOGNA Naccari
IL PIONIERE DEL WIRELESS:
Doc In Tour Danilo Caracciolo, Roberto
Montanari
GUGLIELMO MARCONI 1874-
1937
5ª edizione della rassegna Enza Negroni
ore 21,15
dedicata ai migliori
Cinema Saffi d’Essai – Viale Lunedì 23 maggio
documentari prodotti in
dell’Appennino 478, Forlì (FC)
Emilia Romagna o diretti da ore 21
MEMORY – FUGHE DALLA
giovani registi della regione. Sala San Biagio – Via Aldini
DEMOC RAZIA
Programmazione di Maggio 24, Cesena (FC)
F.lli Levratti
2011: CASERME ROSSE – IL LAGER DI ISOLA DELLE ROSE – LA
BOLOGNA LIBERTÀ FA PAURA
Lunedì 2 maggio Danilo Caracciolo, Roberto Stefano Bisulli, Roberto
ore 21 Montanari Naccari
Sala San Biagio – Via Aldini
24, Cesena (FC) Giovedì 12 maggio ore 21,15
VIAGGETTO SULL’APPENNINO. Cinema Saffi d’Essai – Viale
A PIEDI DA PIACENZA A ore 21 dell’Appennino 478, Forlì (FC)
RIMINI Cinema Teatro Verdi – Via OCCUPIAMO L’EMILIA
Francesco Conversano, Nene Antonio Fratti 8, Forlimpopoli Stefano Aurighi, Davide
Grignaffini (FC) Lombardi, Paolo Tomassone
CI PROVO LA MIA CASA È LA TUA –
ore 21’15 Susana Pilgrim VOLTI E MOMENTI DAL
Cinema Saffi d’Essai – Viale MONDO DELL’ACCOGLIERE
Lunedì 16 maggio
dell’Appennino 478, Forlì (FC) Emmanuel Exitu
RINA
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

rassegne in romagna
nel maggio 2011
RECENSIONI RETROPOLIS 17

omagna
Martedì 24 maggio
ore 21
Cinema Teatro Verdi – Via
Antonio Fratti 8, Forlimpopoli
(FC)
DIDI – BAHINI (SORELLE)
Alessandro Quadretti
Lunedì Cult
Movie
Rassegna cinematografica
a cura di Cinemaincentro
e Faenza Centro Vivo, ogni
lunedì presso il Cinema Italia
Giorni e nuvole
9ª rassegna cinematografica
a cura della CGIL di Rimini
presso il Cinema Tiberio –
Viale Tiberio 59, Rimini (RN).
Inizio proiezioni ore 21,00.
Ingresso gratuito.

gio
Lunedì 30 maggio – Via Cavina 9 Faenza (RA).
Alle ore 21,30 introduzione al Domenica 1 maggio
ore 21,15
film di Andrea Bruni. Inizio
Cinema Saffi d’Essai – Viale GIORNI E NUVOLE
proiezioni ore 21,40. Ingresso
dell’Appennino 478, Forlì (FC) Silvio Soldini (Ita 2007)
7 euro.
BUIO IN SALA
Riccardo Marchesini Giovedì 5 maggio
Lunedì 2 maggio
IL VALZER DELLO ZECCHINO
TOURNÉE GENERAZIONE MILLE EURO
– VIAGGIO IN ITALIA A TRE
Mathieu Amalric (Fra 2010) Massimo Venier (Ita 2009)
TEMPI
Vito Palmieri
Lunedì 9 maggio Giovedì 12 maggio
Martedì 31 maggio SORELLE MAI IL GRANDE CAPO
Marco Bellocchio (Ita 2010) Lars von Trier (Dan/Svezia
ore 21
2006)
Cinema Teatro Verdi – Via
Antonio Fratti 8, Forlimpopoli Lunedì 16 maggio
Giovedì 19 maggio
(FC) POETRY
È STATO MORTO UN RAGAZZO FRAGOLE E SANGUE
Lee Chang-dong (Corea del
– FEDERICO ALDROVANDI Stuart Hagmann (USA 1970)
CHE UNA NOTTE INCONTRÒ Sud 2010)
LA POLIZIA Giovedì 26 maggio
Filippo Vendemmiati Lunedì 23 maggio
OFFSIDE LOUISE MICHEL
Jafar Panahi (Iran 2005) Benoît Delépine (Fra 2008)

Lunedì 30 maggio
L’ALTRA VERITÀ
Ken Loach (GB 2010)
18 BORSINO BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

BORSINO maggio 2011

Michelangelo Pasini
Barbara De Caro

Alberto Semprini

Dario Stefanoni
Marco Bacchi

Matteo Lolletti
Matteo Lelli
BEYOND
BORIS – IL FILM
C'È CHI DICE NO
DYLAN DOG – IL FILM
FROZEN
KICK-ASS
POETRY
RAGAZZI STANNO BENE, I
STRAVAGANTE MONDO DI GREENBERG, LO

SUCKER PUNCH
WARD, THE
BILLY
BILLYNUMERO
NUMERO2933DICEMBRE
MAGGIO 2010
2011 RUBRICHE
RECENSIONI
CATTIVI
RETROPOLIS
MAESTRI 19

MATTEO LOLLETTI
CATTIVI MAESTRI
«Un padre senza figli, la cui
cifra esistenziale si declina con
frequenza nel rimorso»

gli imperdonabili
i padri e i figli di clint eastwood
Unforgiven © Warner Bros. Pictures 1992

L’uomo senza nome della Trilogia del dollaro, l’at- giato sul ribaltamento, pur classico, di quello che
tore dalle due espressioni (“con il cappello e senza oramai è divenuto uno stereotipo cinematografico:
il cappello”, secondo Sergio Leone) e dalla carrie- il rapporto tra padre e figlio/a. Non è un caso che
ra indiscutibile, il libero (e libertario) pensatore che questo alterno percorso prenda avvio nel 1992 con
ha appoggiato repubblicani (in maggior numero) Gli spietati (il cui titolo originale è ancora più espli-
e democratici (più sporadicamente), è - diciamo- cativo: Unforgiven, cioè non-perdonato) ossia un
celo - non solo uno dei registi più importanti degli western (il genere-padre - o il genere dei padri -
ultimi tempi (nonostante qualche recente passo per eccellenza) dedicato proprio a Leone e Siegel.
falso), ma anche autore di un cinema a suo modo Una riflessione, quella di Eastwood che si è appro-
epico e contemporaneamente intimo e minimali- fondita, e che è proseguita con il rapporto tra un
sta, in cui la figura del padre riveste, in numerosi non-padre e un non-figlio ne Un mondo perfetto, e
episodi, un ruolo centrale. Un padre non sempre si è strutturata - non cronologicamente - nel dolore,
e non solo in senso proprio, tecnico o stretto, ma nell’errore e nel coraggio scabroso di Mystic River
anzi più spesso un padre senza figli, la cui cifra e Million Dollar Baby, si è fatta simbolo e immagine
esistenziale (e narrativa) si declina con frequenza nel dittico Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo
nel rimorso, nella ricerca ovvero nel desiderio. Pro- Jima, ha ceduto alla speranza e al riscatto nelle as-
prio il cinema di Clint Eastwood - un uomo che di senze e nel martirio classico di Space Cowboys e
padri ne ha avuti almeno tre, quello naturale (che Gran Torino, fino quasi a precisarsi come epifania
una leggenda assolutamente priva di fondamento politica o suggerimento religioso in Invictus e He-
ma molto suggestiva vorrebbe fosse Stan Laurel), reafter. Un padre senza figli rispetto ai quali trovare
Sergio Leone e Don Siegel, e che di anni ne ha un riscatto, ma un senso profondo di responsabilità
più di ottanta - rappresenta uno sguardo privile- e di colpa paterna.
20 RUBRICHE THE FILMGAMER BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

Epic Mickey © Junction Points Production 2010

«Mickey dovrà non solo fare


fronte sia alla pericolosa
minaccia da lui scatenata
ma anche alla rivalità
dell’antico fratello»

ALBERTO SEMPRINI THE FILMGAMER

epic mickey
Nel mondo dei videogames esistono davvero tanti
UN FRATELLO DI TROPPO
titoli dedicati ai personaggi e ai film Disney. Molti di
essi sono tie-in (trasposizioni videoludiche) di film,
altri invece si appoggiano all’intero universo Disney.
Un esempio di questi ultimi è la saga di Kingdom
Heart di Square Soft che intela una elaborata trama
universo la star, invece del famoso topo, è Oswald
the Lucky Rabbit, ovvero il primo personaggio cre-
ato da Disney, prototipo del più popolare Mickey. Il
motore di tutta la vicenda è un errore dell’ignaro To-
polino che causerà molti guai al mondo di Oswald.
Di conseguenza, Mickey (e con lui il giocatore) non
che vede connessi tutti i personaggi e gli universi solo dovrà fare fronte alla pericolosa minaccia da
narrativi della famosa casa americana ibridandoli lui scatenata, ma anche alla rivalità dell’antico fra-
con i personaggi e situazioni della serie di videogio- tello. Quello che infatti rende Epic Mickey un’opera
chi di Final Fantasy. Questi riferimenti extratestuali metacinematografica non è solo il fatto di mettere in
fanno di Kingdom Heart un videogame metacine- relazione i due mondi funzionali, ma è la presenza
matografico che riflette appunto sull’opera omnia stessa di Walt Disney al centro dell’opera. Infatti,
del colosso statunitense. Simile, ma su tutto un al- all’interno del gioco, è visibilmente presente una
tro piano, è Epic Mickey, videogioco che concentra statua che raffigura Disney assieme ad Oswald,
l’attenzione sulla figura divistica di Topolino. Anche un’evidente parafrasi della vera statua messa all’in-
qui vengono intrecciate le sorti di diversi universi di- gresso di Disneyland che raffigura il celebre topo
sneyani ma con una finalità molto diversa da quella con il suo creatore. È quindi curioso notare come
dell’enciclopedico Kingdom Heart. In Epic Mickey il medium videogame non solo sembra essere ter-
si ipotizza l’esistenza di un universo Disney alter- reno perfetto per queste interazioni metanarrative,
nativo dove vadano a finire tutti quei personaggi ma che sia capace di metterle in scena con una na-
creati dalla mente del famoso animatore produttore, turalezza ed un facilità difficilmente reperibili in altri
ma poi dimenticati dal grande pubblico. In questo media come cinema e televisione.
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RUBRICHE HORROR POLITICS 21

«Quello che rende la pellicola originale è la


rivisitazione in chiave moderna di quelli che
sono tutti i rapporti, compresi quelli di forza e
di potere, tra i protagonisti»

MARCO BACCHI HORROR POLITICS

THE LOVED ONES


Classico e irritante quanto forte e innovativo. Le
reazioni che provoca la visione di questo film sono
Australia, 2009, Sean Byrne (R. e Sc.)

all’interno della famiglia. Ogni personaggio sembra


essere ritagliato secondo stereotipi che si ripetono
in contrasto tra di loro almeno quanto il film lo è identici da decenni, ognuno rispecchia le figure che
con sé stesso e con la cinematografia da cui trae possiamo ritrovare all’interno di ogni teen-movie,
ispirazione e vita. Per tutta la sua durata sembra di ogni classico horror in cui i protagonisti siano
ricalcare modelli, tracce e strutture già viste in de- ragazzi problematici, della maggior parte dei tor-
cine di film di questo genere e non solo: la solita ture visti finora con pazze famiglie sanguinarie dai
cittadina di provincia, ragazzi con i soliti problemi e rapporti incestuosi. Neanche lo stesso plot sembra
le solite ansie che si preparano al ballo scolastico e essere nulla di originale a meno che non abbia-
genitori severi e distanti impegnati a costruire muri te visto nessun film dopo Non aprite quella porta
(1974). Quello che rende la pellicola originale e,
a suo modo innovativa, è la rivisitazione in chiave
moderna di quelli che sono tutti i rapporti, compresi
quelli di forza e di potere, tra i protagonisti. In parti-
colar modo è interessante soffermarsi sul rapporto

Per comprare di forza all’interno della famiglia protagonista del


film, in quanto, a differenza di quelle che la pre-
cedono in tante altre pellicole, in questa la mente

questo spazio malata che si nasconde dietro ai rapimenti e alle


torture non è più il capofamiglia, che tutti seguono
nei suoi deliri di violenza e onnipotenza e che li
trascina nel limbo della follia omicida. Qui sono lo

3381029116
sguardo dolce di una ragazzina e le sue movenze
timide e impacciate a nascondere una serial killer
capricciosa e vanitosa, capace di coinvolgere nei
suoi piani il padre completamente succube della

3284070669 sua figura e deciso a soddisfare in ogni modo e ad


ogni prezzo tutti i suoi desideri. I rapporti di potere
e le gerarchie cambiano sia all’interno della società
sia all’interno del nucleo familiare e di conseguen-
za anche nel cinema che la società vuole raccon-
tarla, attaccarla o semplicemente parodiarla.
22 RUBRICHE CINERDMATOGRAFO BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

«Nel variegato mondo del cinecomix


troviamo un ampio numero di padri “a
sopresa”»
MATTEO LIER LELLI
CINERDMATOGRAFO

PIACERE,
Star Wars: Episode V - The Empire Strikes Back © Lucasfilm 1980

Quando padre e figlio si ritrovano... al cinema


PAPà!
«Io sono tuo padre», dice il buon vecchio Dart Fener insospettabili. Ad esempio, in Watchmen (2009, di
(o Darth Vader per i puristi) ne L’impero colpisce an- Zack Snyder) la giovane Laurie Jupiter, alias Spettro
cora (1980, di Irvin Kershner). L‘impatto è tale che di Seta, scopre di essere figlia dell’uomo che ave-
19 anni dopo la Disney può ancora permettersi di far va tentato di stuprare la madre: l’analisi del rapporto
pronunciare le stesse identiche parole a Zurg, l’arci- madre/figlia e la rivalutazione della figura del Comico
nemico del ranger spaziale Buzz Lightyear, in quella che seguono sono tra i tanti elementi che rendono
che è sicuramente la scena più divertente di Toy Sto- il film indimenticabile. Ancora, in Superman Returns
ry 2- Woody e Buzz alla riscossa (1999, di John Las- (2006, di Bryan Singer) è lo stesso uomo d’acciaio a
seter, Ash Brannon, Lee Unkrich). Parodie e omaggi trovarsi padre, con una scelta potenzialmente ricca
a parte, la frase resta tra le più citate di tutti i tempi, di interessanti sviluppi narrativi (spazzati via dall’im-
e tra i tanti volponi che si sono serviti della formula minente reboot firmato Nolan e Snyder). In Blade
della “paternità a sorpresa” rivelatasi immediatamen- (1998, di Stephen Norrington), poi, il protagonista
te vincente non poteva mancare lo stesso George scopre, in un colpo di scena tutto sommato privo di
Lucas, che a quasi 30 anni di distanza riutilizza il alcun risvolto, che il vampiro che ha morso la madre
trucco nell’altra sua celebre saga. Nel sottovalutato puerpera facendo di lui un ibrido (e dunque, il suo
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008, “padre-vampiro”) non è altri che il nemico cui dà la
di Steven Spielberg), Harrison Ford scopre di avere caccia da diversi anni. Lasciamo i fumetti per chiu-
un figlio adolescente nel ribelle (e ignorantello) Shia dere con la frivola comicità di Mamma Mia! (2008, di
LaBeouf, dando così il via ad una sottotrama piena di Phyllida Lloyd): riuscirà Amanda Seyfried, prossima
trovate gustose. Abbandonando Lucas alle sue ma- al matrimonio, a scovare il padre indagando sul pas-
nie di riciclaggio di se stesso, è nel variegato mondo sato di mamma Meryl? No, ma tra una canzone e
del cinecomix che troviamo un buon numero di padri l’altra di padri ne guadagnerà ben tre!
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RUBRICHE CINELETTERATURA 23
Le mani che accarezzano decise il gatto che tiene tra le traspare nessun tipo di esaltazione del crimine o di
braccia, il volto severo e impassibile di Marlon Brando mitizzazione del male o degli stessi Corleone, i quali
che elargisce “favori” nel giorno del matrimonio della diventano testimoni e simboli di un mondo, quello della
figlia, i successivi sorrisi e le strette di mano, le foto di mafia, delle sue regole e dei suoi riti, in cui la sacralità
gruppo che lo incorniciano insieme ai suoi cari durante della famiglia viaggia sugli stessi binari di una violenza
i festeggiamenti. Le prime immagini de Il padrino sono efferata, in cui la nascita e il successivo battesimo
già sufficienti per tracciare un profilo del personaggio di del nuovo arrivato vengono intervallate dalle scene
Don Vito Corleone: autoritario e duro negli affari, devoto di omicidi e sparatorie in una sequenza che sancisce
e premuroso nei confronti della famiglia a cui tiene così il legame tra sangue e famiglia, che suggella il
ed è legato sopra ogni cosa. Un uomo dai discutibili rapporto indissolubile tra i suoi componenti, che mette
ma imprescindibili valori, che cerca in ogni modo di in relazione sacro e profano come se discendessero
proteggere i suoi figli e tutto ciò che per loro ha creato, dalle medesime mani che fanno scorrere allo stesso
che mette gli affetti davanti agli affari, vantandosi di tempo acqua e sangue come elementi di purificazione
un’apparente legalità e onestà guadagnata tramite dal peccato. Mani, quelle del padrino, che sembrano
amicizie importanti, allacciando legami con la politica controllare con fermezza tutte le sfumature delle vite
per cercare di mantenere la pace tra i clan e all’interno dei propri figli, capaci di uccidere e di benedire ma
della sua stessa famiglia in modo da garantirne il non di tracciare un confine netto tra le due cose, che
proseguimento dinastico. Per questi motivi dal film, e spesso si confondono tra loro e che altrettanto spesso
anche dalle pagine del libro di Mario Puzo, che assiste sembrano differenziarsi solo dal liquido che fanno

IL PADRINO
Coppola anche nella stesura della sceneggiatura, non scorrere dopo che hanno sancito il loro verdetto.

USA, 1972, Francis


Ford Coppola
(R.), Mario Puzo,
Francis Ford
Coppola (Sc.)

«la sacralità della


famiglia viaggia

MARCO BACCHI
sugli stessi binari
di una violenza
efferata»

CI NELETTERATURA
The Godfather © Paramount Pictures 1972
24 RUBRICHE IN COSTUME BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

«la figura paterna è il


perno del perpetuo
oscillare dell’uomo fra
bene e male, fra merito
e colpa»

Svezia, 1960, Ingmar


Bergman (R.), Ulla
Isaksson (Sc.)

CHIARA TARTAGNI IN COSTUME


The Virgin Spring © Svensk Filmindustri 1960

LA FONTANA DELLA VERGINE


Ingmar Bergman è il cantore della gravità dei gesti casa di Töre e Märeta, non verrà risparmiato. Sal-
quotidiani: come fragole e latte, assaporati in com- vo poi costituire l’origine del risveglio di Töre, le cui
pagnia dei puri di cuore, possono essere fonte di mani sono ormai macchiate di sangue: del piccolo
profonda emozione (Il settimo sigillo), così un fascio pastore a cui ha impedito di guadagnarsi il tempo
di ceri da offrire alla Vergine possono diventare il per ravvedersi e forse di Karin, dalla cui scompar-
motore di un’azione che precipita inesorabile ver- sa non era stato turbato. E infine ecco comparire,
so una fine amara. Il pane può essere strumento attraverso lo scorrere lieve della neonata fonte in
di maleficio così come di redenzione e gli abiti in- cui Ingeri per prima si bagna, il padre per antono-
dossati con gioia infantile da un’adolescente pos- masia: Dio. Rabbiosamente ma umilmente invocato
sono costituire la misera, commovente prova del- da Töre (che si era preparato a vendicarsi con un
la sua stessa morte. Ne La fontana della vergine rituale palesemente non cristiano), assiste con la
(1960), ispirato a una leggenda svedese risalente medesima partecipazione alle colpe e alle vendette,
al XIV secolo, la figura paterna è il perno del perpe- e infine decide di inviare un segno della sua presen-
tuo oscillare dell’uomo fra bene e male, fra merito za. Ma non interviene sul libero arbitrio che domina
e colpa: se Töre costringe la figlia Karin, bionda e le umane vicende: le scelte degli uomini apparten-
maliziosa quanto può esserlo l’innocenza, ad anda- gono a loro e al contempo fanno parte del disegno
re in chiesa, la fa accompagnare da Ingeri, la bruna più ampio di un padre amorevole. La concatenazio-
serva dagli occhi di fuoco, strega pagana per rival- ne degli eventi segue la struttura tipica della favola,
sa verso un mondo di cui si sente vittima. Se Karin ma ciò che Bergman vi infonde è l’umanità dei più
trova la fine più atroce per una fanciulla vergine, il bassi istinti, del doloroso passaggio all’età adulta,
padre prepara con calcolata freddezza la più istinti- della ricerca di un significato più alto che giustifichi
va delle vendette: perfino il più giovane dei pastori, e aquieti il male. Umanità dei sentimenti e delle vo-
tormentato dalla colpa e accolto come un figlio nella lontà dei padri.
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RUBRICHE PSICOVISIONI 25
Il film che ha riportato al successo Mickey Rourke, con una figlia attraverso un sincero e sentito affet-
scelto forse per l’esperienza di miseria che la sua to, ma che agli occhi di una figlia abbandonata non
vita stava attraversando in analogia con il prota- può che essere interpretato come opportunismo.
gonista del film, riporta un cliché piuttosto tipico di Riconquistare la fiducia non è mai stato così sem-
una dinamica familiare in cui il padre abbandona il plice, perché non si può cominciare a essere padre
suo ruolo all’interno della famiglia per scegliere la quando si vuole, ma quando si deve. Intrappola-
via del successo personale, come se vi fosse una to nel suo personaggio, Randy, che non sopporta
necessaria dicotomia fra i due modelli di vita, una quando lo chiamano con il suo vero nome, non può
inspiegabile inconciliabilità fra i due ruoli. È oltretut- che morire con esso. Sono interessanti le riprese
to sempre più osannato un sistema in cui dare tutto che inseguono il personaggio, come nel film Ele-
con estrema abnegazione per poter raggiungere la phant, inquadrandone le spalle, che indicano il
vetta più alta in un solo campo, dimenticando la passato ma che contemporaneamente lo vedono
dimensione olistica dell’uomo, si nasconde dietro immerso nella miseria che lo circonda. Il distac-
la determinazione e il “crederci”. Cosa succede se co fra l’uomo e il personaggio risulta accentuato
la vetta si allontana o non si raggiunge? Segue lo dall’amicizia, il rispetto, la stima che tutti i wrestler
spettro del fallimento, che non raggiunge malau- condividono negli spogliatoi per trasformarsi sul
guratamente solo quel campo scelto, ma avvolge ring in combattenti spietati, violenti, sleali. Il film
l’intera vita e l’intera esistenza. Randy, “The Ram”, non è altro che una variazione sul tema ma che
il wrestler già oltre il tramonto della sua carriera riesce ad emozionare perché ci immerge in quella
cerca in fondo di riprendersi quel pezzo di vita che solitudine, in quella emarginazione, in quella tri-
ha dovuto abbandonare. Cerca di ricucire i rapporti stezza che l’uomo e non il personaggio vive.

the wrestler USA, 2008, Darren Aronofsky (R.),


Robert D. Siegel (Sc.)

LUIGI PALMIROTTA PSICOVISIONI


«Una variazione sul
tema che riesce ad
emozionare perché
ci immerge in quella
solitudine, in quella
emarginazione, in quella
tristezza che l’uomo e
non il personaggio vive»

The Wrestler © Wild Bunch e altri 2008


26 RUBRICHE COSE SERIE BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011
The Sopranos © Hbo, 1999

«David Chase
capisce che la
genialità di Good
Fellas è quella
di raccontare il
quotidiano degli
appartenenti alla
malavita organizzata
statunitense»

MICHELANGELO PASINI COSE SERIE

i soprano
prima della rivoluzione
Le sei stagioni della serie televisiva ideata da
David Chase sono un’operazione nostalgica non
da poco: oltre dieci anni dopo Quei bravi ragazzi di
Martin Scorsese, a quasi quarant’anni da Il padri-
no di Francis Ford Coppola e non so mai a quanti
anni da Piccolo Cesare, Scarface e Nemico pub-
blico, lo sceneggiatore americano si rende conto
tratti come uomini d’affari qualsiasi, con famiglia,
mogli, figli, prato da tagliare e macchina da lavare,
l’americano medio insomma. La differenza sta solo
nel tipo di lavoro: c’è chi va in ufficio, completo
a giacca, portadocumenti al seguito e chi invece,
magari in doppiopetto e sigaro in bocca, ordina
omicidi a sangue freddo. Lo spessore dei perso-
che è necessario sostituire i personaggi che hanno naggi, l’intreccio delle storie e il crescendo psico-
reso celebri i film di cui sopra con un nuovo boss logico dei protagonisti non sono le uniche carat-
della mafia italoamericana. Meglio: capisce che la teristiche che hanno fatto de I Soprano una delle
genialità di Good Fellas è quella di raccontare il serie più importanti del panorama televisivo mon-
quotidiano degli appartenenti alla malavita orga- diale degli ultimi anni: Tony e gli altri membri della
nizzata statunitense, metterli a nudo descrivendo- cosca hanno contribuito a creare un nuovo tipo di
ne abitudini, affetti e idiosincrasie. Prende quindi intrattenimento sul piccolo schermo, quello che si
James Gandolfini e lo trasforma in Tony Soprano, avvicina mostruosamente (preoccupantemente?)
boss della mafia che confida al suo psicologo non al cinema, fatto di budget faraonici, di scrittura e
solo le sue malefatte ma anche paure e angosce. regia curatissime, ma soprattutto di grande impatto
In questo senso I Soprano superano (no, non stor- emotivo e di sicuro coinvolgimento. Prima che da
cete il naso, solo in questo senso) anche il film di Lost, la rivoluzione dello spettacolo in tubo catodi-
scorsesiana memoria: i boss malavitosi sono ri- co mondiale è passata da I Soprano.
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RUBRICHE I SOLITI IGNOTI 27

In principio era il padre


Il cinema di Paul Thomas Anderson
Paul Thomas Anderson: cinque film in poco più di macchiati di colpe che spesso ricadono sui figli, rap-
dieci anni, dal 1996 al 2007, da Hard Eight a Il petro- porti che non possono essere regolari, perché «ir-
liere (There Will Be Blood). In mezzo Boogie Nights risolti, mancati/anti, spezzati, corrotti, inadeguati».1
– L’altra Hollywood, Magnolia e Ubriaco d’amore Queste frizioni nascondono in realtà un profondo
(Punch Drunk Love). Poche, pochissime pellicole amore, un fortissimo legame empatico che di tanto
per determinare uno stile, per rilevare urgenze e per in tanto non può che trasformarsi in animosità, in
individuare tic e ossessioni ricorrenti (autoriali?). Se conflitti irrisolti: «in principio era il padre», in que-
non fosse che il regista californiano è a tutti gli effetti sta frase è risolto tutto il cinema di Paul Thomas
uno degli astri più splendenti dell’intero universo ci- Anderson. E quella rabbia disperata, quel desiderio
nematografico contemporaneo. E non solo per l’in- di scavare nell’intimo di un animo umano lacerato
dubbia qualità dei suoi lavori (chi considera Ubria- tra senso di colpa, desiderio e ambizione probabil-
co d’amore semplicemente la solita commedia con mente si può ritrovare nella dedica di Magnolia: alla
Adam Sandler dovrebbe riguardarlo e ricredersi) memoria di Ernie Anderson, padre del regista, ma-
ma proprio perché il pesante fardello che il cineasta lato terminale di tumore proprio come il personaggio
sembra portarsi appresso è evidente fin dalla sua di Earl Partridge, uno dei personaggi più struggenti
opera prima: il rapporto di Paul Thomas Anderson dell’intera filmografia di Paul Thomas Anderson.
con il padre deve essere stato conflittuale, ondiva-
go, sicuramente non facile, continuamente in bilico
tra amore e odio. Ce lo dicono le innumerevoli figure 1 Diego Mondella, Piovono rane dal cielo, Il Foglio Letterario,
paterne di cui sono punteggiati i suoi film, uomini Piombino, 2008, p. 116.

MICHELANGELO PASINI
I SOLITI IGNOTI
«Queste frizioni
nascondono in realtà
un profondo amore,
un fortissimo legame
empatico che di
tanto in tanto non
può che trasformarsi
in animosità, in
conflitti irrisolti.»
Boogie Nights © New Line Cinema, 1997
28 RECENSIONI RETROPOLIS BILLY NUMERO 29 DICEMBRE 2010

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BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RUBRICHE FUNNY GAMES 29

funny games di Alberto Semprini

In ogni quartetto di film trova l’intruso

a e
1 Vacanze di Natale 1 Lost in La Mancha
2 Vacanze di Natale 2000 2 Brazil
3 Sapore di mare 3 L’esercito delle 12 scimmie
4 Sapore di mare 2 - Un anno dopo 4 Tideland - Il mondo capovolto

b f
1 La casa 1 Le follie dell’imperatore
2 La casa 2 2 Anastasia
3 La casa 3 3 Hercules
4 L’armata delle tenebre 4 Pocahontas

c g
1 I 400 colpi 1 Voglia di vincere
2 Baci rubati 2 Ritorno al futuro
3 L’amore fugge 3 Voglia di vincere 2
4 Le due inglesi 4 Sospesi nel tempo

d h
1 Frankenstein 1 Fantozzi contro tutti
2 La moglie di Frankenstein 2 Il secondo tragico Fantozzi
3 Frankenstein Jr 3 Superfantozzi
4 Il figlio di Frankenstein 4 Fantozzi subisce ancora

soluzioni
dalla Disney. Antoine Doinel.
Salce e non da Neri Parenti. F. 2. Non è un film prodotto C. 4. Non fa parte del ciclo di
essere stato diretto da Luciano Terry Giliam. La casa di Sam Raimi.
H. 2. È l’unico dei quattro ad E. 1. Non è un film diretto da B. 3. Non è un vero seguito de
interpretato da Michael J. Fox. parodia. fratelli Vanzina.
G. 3. L’unico dei quattro non D. 3. Frankenstein Jr è l’unica A. 4. Non è un film diretto dai
30 RUBRICHE GARROYO E I SUOI FRATELLI BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011

«L’apparente rabbia di Anakin Skywalker è in


realtà un surplus incontrollato d’affetto»

garroyo
e i suoi fratelli
di Paco Garroyo

la spada laser
anche il male, scoprirà la grandezza,
ma anche il piacere, di fare il bene.»
Insomma, spiega la Lanzarani
Schiribizzi nel suo Sociologia della
Forza, un approccio interattivo per le

di babbo dart
Scuole superiori, l’apparente rabbia
di Anakin Skywalker è in realtà un
surplus incontrollato d’affetto nei
confronti di Leila, strappatagli dalle
mani da quel rompiballe verde
di Yoda. «Non potendole dare
Tutti gli studiosi di “Sociologia dei della famiglia. Una breve analisi. amore e vicinanza, non avendo
rapporti interpersonali tra familiari «Con la figlia la funzione specifica la possibilità di influenzarla col
di un certo benessere economico” della figura paterna si colora di prestigio di un padre giusto e
sono ampiamente d’accordo: il contenuti e tonalità particolari», modello, non potendo essere per
film che meglio tratta le dinamiche scrive invece la filosofa Teodorica Leila il naturale rappresentante
relazionali tra padri e figli è la trilogia Lanzarani Schiribizzi, intendendo della società, dell’autorità e della
classica di Star Wars. «Aprire gli per tonalità il suono metallico della norma, Dart Fener opera in senso
occhi del figlio sulla realtà in tutti i suoi voce di babbo Dart. «Nei confronti diametralmente opposto, coltivando
aspetti, anche quelli meno gradevoli, della figlia, l’insegnamento che il il Male affinché la figlia lo possa
introdurre i figli alla complessità padre trasmette è piuttosto quello riconoscere e rimanerne al di fuori».
del mondo reale, molto più ricco e di avvicinare e curare le ferite del Che dire, di fronte a queste belle
interessante di quello fantastico, mondo. Ella, scoprendo che c’è quanto inutili parole?
anche se a volte drammatico, è
il mestiere del padre», spiega il
professor Carolino Guaccimanni
Tiritera Klauz dell’università di
Tubinga, giustificando Dart Fener
Star Wars © Lucasfilm, Twentieth Century Fox 1977

che sega via il braccio di Luke con


la spada laser. «Il padre deve fornire
risposte diverse rispetto a quelle
provenienti dal mondo femminile.
La sua latitanza può quindi portare
a situazioni particolari come il
taglio di capelli del giovane Luke,
a metà tra Nino D’Angelo e Audrey
Hepburn», continua il professore
nel celebre trattato Il lato oscuro
Il babbo fa la ramanzina a Leila perché spende troppo al telefono
BILLY NUMERO 33 MAGGIO 2011 RUBRICHE LA POSTA DEL CAPP’TANO 31

ad
ta o
el
n
p'
o s t
ap
l
a p
c

la corrishpundenza eccezziunale
di capitan phalco
Mostruoso capitano di conforto, un sostegno morale, spessore culturale, il cast superbo,
Se potessi essere un mostro della al limite, un amico col capello il montaggio analoggico divino. Sul
storia del cinema che mostro sale&pepe, abbonato a Fastweb, titolo, invece, ho dei dubbi...
saresti? ricco e bello da fare schifo... ‘Ndo li manno sti burini in
Frankestàin, Draqula, Freddi sua, TraLeNuvole’78 villeggiatura?
Crugher? Lei che tutto può, m’illumini!
Tua Bella Lugosa Carissima, m’ pare chiaro dal Nando’60
tuo tzeudom’no che sei cessa,
Cara Rugosa, ma quali attrimenti non s’ capisce pecché t’ Caro Nando, non pe’ vvantammi,
Frankensthìn e Freddi Mercuri!?! dovreshti nashcontere tra i nuvoli... ma io d’ cinepanettoni ne conoshco
Io vorrei esse’ uno dei Critterz, un Ora, non conoshco queshto parecchi... pessonalmente creto
Ecshtra-Rod’toro! Queshti cosi Gioggio pessonalmente, ma tra di avelli provati tutti: quello Notta
Gèson se lo pappano a colazione, una cessa come te e una che s’ co’ lle uvette, quello Zio Mare
tocciato in sassa d’ Mummia! capisce dall’H in fonto al nome che co’ lle acciuche, quello Blèc en
Praticamente so’ delle pallette d’ c’ piace tr... ehm, prentersi cura Dècher co’ gli shcacchi e i bulloni,
pelo coi denti d’ un frullatoro, e del proprio ometto, io d’ s’curo e anche quello rarissimo a fomma
‘nshpiecapilmente piacciono pure sceglierei quella che c’ piace tr... d’ colompa! Ora, che c’azzecca
al mio ambicuo amico Geghegè.... ehm, soddishfare i miei b’sogni! con u’ fimmo io non lo so, ma so’
Caro Gioggio, complimenti pe’ lla un shpacciatoro d’schreto e non
scetta: il tuo Cap’tano contivide e t’ faccio troppe tomante al cliente: in
Caro Capitano, appoccia! villeggiatura potete veniro a Potto
sono sconvolta!Non mangio da Sammone, che c’ shta mio cugino
giorni. Non dormo più. Non me ne che affitta le camere, e con un
importa più niente di niente. Vivo Esimio Capitano, piccolo echstra v’ faccio ave’ tutti
una tragedia! George aspetta un sono un giovane regista alle prese i panettoncine che volete, anche
figlio dall’Elih...e adesso...che ne con il suo primo cinepanettone. fuori shtacione, d’accorto Dottoro?
sarà di me??? Mi dia una parola Ammetto che il film è di alto

Se volete scrivere a BILLY, allora Tarcisio Maraffoni, alias Capitan Phalco, biker leader dei Rapaci Randagi
e fan n. 1 di Diego Aba­tantuono è l’uomo che fa per voi! billy.rivistacinematografica@gmail.com.
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Orari di apertura 08.30-12.30 15.30-19.30


Chiuso il giovedì pomeriggio

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