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Molti dei testi filosofici indiani, che siamo abituati a ritenere antichi o antichissimi,

sono in realtà di epoca relativamente moderna.


Alcuni di essi sono stati scritti addirittura da occidentali, come il “Thembavani”, libro
sacro in lingua Tamil scritto dall’italiano Costanzo Breschi nel XVIII secolo.
Altri sono stati falsificati con tale abilità da rendere da renderli indistinguibili dagli
originali.
Un esempio di questa – probabile - manipolazione è il Bhaviṣya Purāṇa, uno dei
diciotto “Purāṇa” maggiori.
Il Bhaviṣya Purāṇa, attribuito a Vyāsa, il mitico autore del Mahābhārata, contiene
una sezione dedicata alle “profezie” - “Pratisargaparvan” – nella quale sono descritti
eventi come l’invasione, islamica, la nascita della religione Sikh, la dominazione
britannica e, appunto, la comparsa di Cristo in India1.
La lettura delle “Profezie di Vyāsa”, risalenti secondo gli studiosi di inizio ‘900
almeno a 1.000, 1.500 anni prima di Cristo lascia a bocca aperta:

Ad un certo punto un certo re Salivahana incontra un asceta vestito di bianco che si


presenta come “Isha Masiha”, Gesù il Messia.

Bhaviṣya Purāṇa, Pratisargaparvan XIX, 17-322[N.d.A. per la traduzione in italiano vedi


nota “15” a piè di pagina]:

“Ruling over the Aryans was a king called Salivahana, the grandson of
Vikramaditya, who occupied the throne of his father. He defeated the Shakas
who were very difficult to subdue, the Cinas, the people from Tittiri and Bahikaus
who could assume any form at will. He also defeated the people from Rome and
the descendants of Khuru, who were deceitful and wicked. He punished them
severely and took their wealth. Salivahana thus established the boundaries
dividing the separate countries of the Mlecchas and the Aryans. In this way

1
Winternitz, Maurice (1922). History of Indian Literature Vol 1 (Original in German, translated into English
by VS Sarma, 1981). New Delhi: Motilal Banarsidass (Reprint 2010). ISBN 978-8120802643.
2
Traduzione tratta da: https://www.indiadivine.org/the-prediction-of-jesus-christ-in-the-bhavishya-purana/
Sindusthan came to be known as the greatest country. That personality
appointed the abode of the Mlecchas beyond the Sindhu River and to the west.”

“Once upon a time the subduer of the Sakas went towards Himatunga and in the
middle of the Huna country (Hunadesh – the area near Manasa Sarovara or
Kailash mountain in Western Tibet), the powerful king saw an auspicious man
who was living on a mountain. The man’s complexion was golden and his clothes
were white.”

“The king asked, ‘Who are you sir?’ ‘You should know that I am Isha Putra, the
Son of God’. he replied blissfully, and ‘am born of a virgin.”

” ‘I am the expounder of the religion of the Mlecchas and I strictly adhere to the
Absolute Truth.’ Hearing this the king enquired, ‘What are religious principles
according to you opinion?’

“Hearing this questions of Salivahara, Isha putra said, ‘O king, when the
destruction of the truth occurred, I, Masiha the prophet, came to this country of
degraded people where there are no rules and regulations. Finding that fearful
irreligious condition of the barbarians spreading from Mleccha-Desha, I have
taken to prophethood’.”

“Please hear Oh king which religious principles I have established among the
mlecchas. The living entity is subject to good and bad contaminations. The mind
should be purified by taking recourse of proper conduct and performance of japa.
By chanting the holy names one attains the highest purity. Just as the immovable
sun attracts, from all directions, the elements of all living beings, the Lord of the
solar region, who is fixed and all-attractive, attracts the hearts of all living
creatures. Thus by following rules, speaking truthful words, by mental harmony
and by meditation, Oh descendant of Manu, one should worship that immovable
Lord’.”

“Having placed the eternally pure and auspicious form of the Supreme Lord in my
heart, O protector of the earth planet, I preached these principles through the
Mlecchas’ own faith and thus my name became ‘isha-masiha’ (Jesus the
Messiah).”
“After hearing these words and paying obeisances to that person who is
worshipped by the wicked, the king humbly requested him to stay there in the
dreadful land of Mlecchas.”

“King Salivahara, after leaving his kingdom performed an asvamedha yajna and
after ruling for sixty years, went to heaven[…].” 3

Si tratta di un testo incredibile che testimonia la presenza di Gesù sull’Himalaya in un


epoca successive alle invasioni islamiche, quindi non prima dell’VIII secolo della
nostra era.

3
Traduzione in italiano:
“Governava gli Ariani un re chiamato Salivahana, nipote di Vikramaditya, che aveva occupato il trono di
suo padre.
Salivahana sconfisse gli Shaka, assai difficili da sottomettere, i Cina [cinesi?], i popoli Tittiri e i Bahikaus
che erano in grado di assumere qualsiasi forma a piacimento. [Salivahana] sconfisse anche i Romani e i
discendenti di Khuru, che erano ingannevoli e malvagi. [Salivahana] li punì severamente e prese loro ogni
ricchezza.
Salivahana stabilì così i confini che dividevano i Mleccha [islamici] dagli Ariani, ponendo il territorio dei
Mleccha ad ovest, al di là del fiume Sindhu. Il Sindhusthan [da allora] divenne noto come il più grande
paese [dell’India]."

“Un giorno il potente re, il vincitore degli Shaka, si mise in viaggio verso l’Himatunga e nel mezzo del
paese di Huna [Hunadesh - l'area vicino al monte Kailash nel Tibet occidentale], incontrò un santo che
viveva sulla montagna. La sua carnagione era dorata e i suoi vestiti erano bianchi. "

"Chiese il re:" Chi sei, signore? "- “Dovresti sapere che sono Isha Putra, il Figlio di Dio nato da una
vergine ". rispose il santo.”

"Sono colui che [per primo] espose la religione dei Mleccha e il mio credo è la Verità Assoluta” - Sentendo
questo il re chiese: “Quali sono i principi religiosi secondo la tua opinione?'

“Il figlio di Dio rispose:" O re, quando avvenne la distruzione della verità, io, il profeta Masiha [Messia],
venni in questo paese di barbari senza regole né codici morali. Constatando la spaventosa situazione priva
di principi religiosi diffusa dai Mleccha-Desha, iniziai la mia missione."

“Per favore ascolta, o re quali principi religiosi ho stabilito tra i mlecchas: L'essere vivente è condizionato
da stimoli buoni e cattivi. La mente dovrebbe essere purificata con una condotta onesta e l’esecuzione del
japa. Cantando i nomi di Dio si ottiene la massima purezza. Proprio come il sole immobile attrae, da tutte le
direzioni, gli elementi di tutti gli esseri, il Signore […] attrae i cuori di tutte le creature viventi. Quindi,
seguendo le regole, pronunciando parole veritiere, attraverso l'armonia della mente e la meditazione, oh
discendente di Manu, si dovrebbe adorare quel Signore immobile ".

“Avendo posto la forma eternamente pura e propizia del Signore Supremo nel mio cuore, o protettore del
pianeta terra, ho predicato questi principi attraverso la fede dei Mlecchas e così il mio nome è diventato
Isha-Masiha [Gesù il Messia]. ”

"Dopo aver ascoltato queste parole e aver reso omaggio a quella persona che è adorata anche dai malvagi,
il re chiese umilmente di rimanere lì, nella terribile terra di Mlecchas."

“Il re Salivahara, dopo aver lasciato il suo regno, eseguì il “sacrificio del cavallo” e dopo aver governato
per altri sessant'anni, andò in paradiso […]"
Il Bhaviṣya Purāṇa, citato ancora oggi in ambiti sia hindu sia cristiani come esempio
della sostanziale identità tra cristianesimo e sapere vedico, ha dato vita ad una serie di
leggende come quella fuga in Kashmir di Gesù e la Madonna dopo la “falsa”
crocifissione, o quella dell’identificazione dell’immortale Babaji - reso famoso da
Yogananda - con Cristo.

Solo che con ogni probabilità, è un falso, o meglio è il frutto di un sapiente copia e
incolla.
Alcuni brani sono stati tratti dallo Sāmba Purāṇa, altri dalla Bṛihat Saṃhitā4, altri
probabilmente dal testo originale del Bhaviṣya Purāṇa – citato nella letteratura antica
– altri ancora, come le cosiddette “profezie” e il brano sul Messia che abbiamo citato,
sarebbero invece interpolazioni di epoca recente e recentissima (XX secolo)5.

In realtà il Bhaviṣya Purāṇa che possiamo leggere ai nostri giorni è un testo


pubblicato a Bombay nel 1910 a cura della “Venkateshwara Press”; i commentatori
moderni lo considerano un esempio della “constant revisions and living nature" della
letteratura puranica6, un gioco di parole per non dire che si tratta di un falso.

Non si sa se la manipolazione sia stata opera dei padri gesuiti, dei brahmoisti indiani
o di entrambi, quel che certo è che i “falsari” erano in grado di imitare perfettamente
lo stile dei più antichi testi sanscriti ed avevano una conoscenza approfondita della
teologia cristiana e della storia delle religioni.

Il Bhaviṣya Purāṇa non è solo un esempio della “constant revisions and living
nature" della letteratura puranica, ma ci mostra in maniera evidente le modalità con
cui, tra il XVIII e il XX secolo i testi, la storia e, forse, l’intero impianto della
filosofia indiana siano stati – con ogni probabilità - modificati e adattati alla
spiritualità occidentale:
Gli ignoti falsari hanno preso il titolo e probabilmente alcuni brani di un libro
conosciuto sin dall’antichità, ci hanno aggiunto testi ricavati da altri libri tradizionali
e quindi, imitando perfettamente lo stile degli autori antichi hanno composto un
numero imprecisabile di versetti tesi a dimostrare tesi altrimenti improponibili.
Un esempio ancora più evidente di manipolazione dei testi per fini ideologici è il
“Mahānirvāṇa Tantra” reso famoso dalla traduzione in inglese di Arthur Avalon – al
secolo John Woodroffe – e creduto dalla maggior parte degli occidentali un antico
testo tradizionale.

4
Vedi:
- Ludo Rocher (1986). The Puranas. Otto Harrassowitz Verlag. ISBN 978-3447025225.
- Rosen Dalal, (2014). Hinduism: An Alphabetical Guide. Penguin. ISBN 978-8184752779.
5
K P Gietz; (1992). Epic and Puranic Bibliography (Up to 1985) Annoted and with Indexes: Part I: A - R, Part II: S - Z,
Indexes. Otto Harrassowitz Verlag. ISBN 978-3-447-03028-1.
6
Vedi Ludo Rocher (1986). The Puranas. Pag 153. Otto Harrassowitz Verlag. ISBN 978-3447025225.
In realtà si tratta di un’opera del XIX secolo scritta a sei mani dal co-fondatore del
Brahmoismo Raja Ram Mohan Roy, un maestro tantrico – Sahardana Vidyavagish –
e un missionario battista, l’inglese William Carey.
Ma gli esempi più eclatanti di raffinata manipolazione dei testi antichi potrebbero
essere, è una nostra ipotesi, i libri scritti da uno dei padri dell’India moderna, Pandit
Ishwara Chandra Bandyopadhyay.
Alla maggior parte degli studiosi e dei praticanti questo nome non dirà niente, ma se
provate a cercare su internet le opere di Jivananda Vidyasagara o Jibananda
Vidyasagar scoprirete che è l’autore di centinaia di testi e commentari creduti antichi.
Vediamo alcun titoli, scaricabili in PDF nella versione originale:

Agnipurana – Jibananda Vidyasagara


Garudapurana – Jibananda Vidyasagara
Kalkipurana – Jibananda Vidyasagara
Kularnava Tantra – Jibananda Vidyasagara
Lingapurana – Jibananda Vidyasagara
Matsyapurana – Jibananda Vidyasagara
Patanjaladarshana with Bhojavritti – Jibananda Vidyasagara
Patanjaladarshana with Commentary & Tika – Jibananda Vidyasagara

Consigliamo vivamente di scaricare gli ultimi due titoli.


Il primo, del 1936 è la più antica versione, a quanto ci risulta, degli Yoga Sūtra con il
commento del re Bhoja (XI secolo.

.
Il secondo, sempre a quanto ci risulta, è, in assoluto, la più antica pubblicazione
esistente degli Yoga Sūtra e l’autore, nei vari siti e archivi on line, non risulta affatto
essere Patañjali, ma Jibananda Vidyasagara.

Probabilmente si tratta di una abitudine dell’epoca - anche se, a dir la verità, negli
stessi anni troviamo edizioni di testi attribuiti a Adi Śaṅkāra o a Sadānanda -
comunque sia la cosa più interessante è che questo testo, scaricabile gratuitamente da
internet nella versione originale del 1874, è il medesimo che appare, a quanto ci
risulta, in tutte le versioni e traduzioni del secolo successivo.
In altre parole la versione di Vidyasagara è quella considerata originale.
Prima di lui nessuno almeno dal XV secolo –o addirittura dal XII secolo – ha mai
parlato degli “Yoga Sūtra” di Patañjali né ha mai asserito che Patañjali è il padre
dello Yoga.
Il gesuita Roberto de Nobili - Romaca Brahman – primo swami non indiano della
storia, non parla mai di Patañjali e neppure il suo confratello Gaston-Laurent
Cœurdoux, padre della linguistica comparata.
I due citano nei loro scritti moltissimi testi della letteratura sanscrita, possibile che sia
sfuggito loro il “libro dei libri” dello yoga?
E se il testo più famoso dello Yoga moderno fosse stato, in parte o completamente,
scritto dal patriota Vidyasagara?
Un ipotesi assurda, lo ammettiamo, ma visto che i Fighters of Freedom indiani, hanno
riscritto molti dei testi oggi considerati “antichi”, come il Bhaviṣya Purāṇa, perché
non considerare anche la possibilità che il “libro dei libri” dello yoga sia il frutto di
un’abilissima manipolazione?

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