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annali

In questo numero
Delle Arti e Degli Archivi

3 | 2017

accademia nazionale di san luca


Pittura Scultura Architettura
Gabriella Belli Andrea Donati
Anna Bernardini Francesco Guzzetti
Fabrizio Biferali Maria Vittoria Marini Clarelli

annali delle arti e degli archivi


Giulia Bombelli Laura Mattioli
Caterina Bon Valsassina Maria Grazia Messina
Giuseppe Bonaccorso Geneviève e Olivier Michel
Maria Giuseppina Caccia Dominioni Panza Laura Moreschini
Elisa Camboni Francesco Moschini
Nicoletta Cardano Rosa Giovanna Panza di Biumo
Manuel Carrera Valeria Rotili
Lawrence Carroll Roberta Serpolli
Anna Chiara Cimoli Saverio Sturm
Alberto Coppo Francesco Tedeschi
Andrea Dall’Asta SJ Tommaso Trini
Ilaria Delsere Stefania Ventra
Giulia De Marchi Riccardo Venturi
Emilia De Marco Claudio Zambianchi

issn 2421-6070 accademia nazionale di san luca


isbn 978-88-97610-24-3

accademia nazionale di san luca | Annali delle Arti e degli Archivi. Pittura, Scultura, Architettura 3 | dicembre 2017 3 | 2017
Annali delle Arti e degli Archivi
Pittura, Scultura, Architettura

3 | 2017
accademia nazionale di san luca

Annali delle Arti e degli Archivi


Pittura, Scultura, Architettura

3 | 2017
accademia nazionale di san luca Indice
Annali delle Arti e degli Archivi
Pittura, Scultura, Architettura

Direttore responsabile
Francesco Moschini

Comitato di Redazione P residenza Vincenzo Gaetaniello Architetti 7 Il numero tre 127 Sperimentazione nei musei italiani: il caso
Federico Bellini Presidente Luigi Gheno Oriol Bohigas Guardiola
Gianni Dessì Paolo Icaro Mario Botta Francesco Moschini del Palazzo Ducale di Gubbio
Laura Bertolaccini Igino Legnaghi Steven Holl Caterina Bon Valsassina
Fabrizio Biferali Vice Presidente Carlo Lorenzetti José Rafael Moneo Valles
Francesco Cellini Teodosio Magnoni Kevin Roche
Giuseppe Bonaccorso 129 Il Museo secondo Giuseppe Panza di Biumo.
Ex Presidente Luigi Mainolfi Álvaro Siza Vieira Giuseppe Panza di Biumo
Maria Bonaiti Carlo Lorenzetti Eliseo Mattiacci Robert Venturi Tre progetti non realizzati per Milano
Flavia Cantatore Maurizio Nannucci La passione della collezione
Segretario Generale Mimmo Paladino Atti delle giornate di studio Giulia Bombelli
Fabrizio Di Marco Francesco Moschini Claudio Parmiggiani Accademici Cultori
Vincenzo Farinella Gianni Piacentino Giuseppe Appella 137 Antientropia di Panza di Biumo
Accademico Amministratore Giuseppe Pirozzi Renato Barilli
11 Premessa
Jasenka Gudelj Maria Grazia Messina
Pio Baldi Arnaldo Pomodoro Evelina Borea Nicoletta Cardano, Francesco Moschini
Susanne Kubersky Alessandro Romano Howard Burns
Maria Cristina Loi Pasquale Santoro Maurizio Calvesi 139 Villa Panza (Fai): laboratorio e fucina di
Consiglio Accademico Mauro Staccioli Luciano Caramel 12 L’Accademia di San Luca e Giuseppe Panza
Francesco Maggiore criteri d’avanguardia di un collezionista pioniere
è costituito dalla Presidenza, Ettore Spalletti Giorgio Ciucci di Biumo: relazioni di senso e consonanze
Tommaso Manfredi da Accademici delle tre Classi Antonio Trotta Jean-Louis Cohen Anna Bernardini
Nazionali, da un Accademico Cultore Francesco Moschini
Marzia Marandola Valeriano Trubbiani Claudia Conforti
e da un Accademico Benemerito.
Carolina Marconi Giuliano Vangi Joseph Connors
Accademici Nazionali Grazia Varisco Enrico Crispolti 15 Le “mie mostre” con Giuseppe Panza 145 Sguardo, percezione, dialogo: Panza di Biumo
Dina Nencini Gilberto Zorio Fabrizio d’Amico e la “nuova tradizione” dell’allestimento
Pittori Francesco Dal Co
Gabriella Belli
Sergio Pace Giorgio Griffa Anna Chiara Cimoli
Lorenzo Pietropaolo Architetti Marisa Dalai Emiliani
Giulia Napoleone
Enrico Bordogna Andrea Emiliani 19 Becoming Contemporary: un percorso negli
Heleni Porfyriou Scultori Francesco Paolo Fiore 153 Tra Primitivo e Primario.
Tommaso Cascella
Saverio Busiri Vici
Helmut Friedel esordi della collezione Panza di Biumo
Fabio Porzio Guido Canali Dialoghi tra arte “primitiva” e arte
Teodosio Magnoni Massimo Carmassi Antonio Giuliano (1955-1962)
Antonio Russo Alvar González-Palacios contemporanea nella collezione Panza
Architetti Francesco Cellini Roberta Serpolli
Hermann Schlimme Antonio Monestiroli Michele De Lucchi Andreina Griseri Francesco Guzzetti
Maya Segarra Lagunes Paolo Zermani Pietro Derossi Pierre Gros
Massimiliano Fuksas Jennifer Montagu 31 Un’idea di spazio: arte statunitense del
Alessandro Spila Accademico Cultore Francesco Moschini 163 Arte italiana - arte americana: un reciproco
Marisa Dalai Emiliani Vittorio Gregotti secondo Novecento nella collezione Panza
Elena Svalduz Glauco Gresleri Pier Nicola Pagliara
Accademico Benemerito Antonio Paolucci Claudio Zambianchi riconoscimento
Claudio Varagnoli Giuseppina Marcialis
Fabrizio Lemme Carlo Melograni Antonio Pinelli Francesco Tedeschi
Antonio Monestiroli Joseph Rykwert 35 L’icona infinita. Panza e il minimalismo
Coordinamento redazionale Adolfo Natalini Salvatore Settis
Accademici Nazionali Claudio Strinati come Idea 171 Testimonianze
Laura Bertolaccini Aimaro Oreglia d’Isola
Pittori Nicola Pagliara Christof Thoenes Riccardo Venturi Rosa Giovanna Panza di Biumo
Getulio Alviani Renzo Piano Bruno Toscano Maria Giuseppina Caccia Dominioni Panza
Si ringrazia Federica D’Orazio per la collaborazione Bruno Caruso Paolo Portoghesi Lorenza Trucchi
Enzo Cucchi Franco Purini Rosalba Zuccaro 51 «... esistono somiglianze tra artisti diversi» Laura Mattioli
Gianni Dessì Umberto Riva Compresenze di artisti italiani nella Lawrence Carroll
Enrico Della Torre Luciano Semerani Accademici Benemeriti collezione Panza
Pablo Echaurren Laura Thermes
Blind-review Giosetta Fioroni Francesco Venezia Pio Baldi Nicoletta Cardano 177 Note biografiche
Marco Gastini Paolo Zermani Gabriella Belli
I testi e le proposte di pubblicazione che Carlo Bertelli
Giorgio Griffa 65 Giuseppe Panza di Biumo e la Galleria 180 Mostra
pervengono in redazione sono sottoposte alla Piero Guccione Richard Bösel
valutazione del Comitato di Redazione e di lettori Leslie Meyer Accademici Stranieri Bruno Cagli San Fedele Omaggio a Giuseppe Panza di Biumo
esterni secondo il criterio del blind-review Franco Mulas Pittori Angela Cipriani Andrea Dall’Asta SJ La passione della collezione
Giulia Napoleone Francisco Aznar Roberto Conforti †
Claudio Olivieri William Bailey Kurt W. Forster
Redazione Lawrence Carroll Christoph Luitpold Frommel 73 Panza di Biumo e la Galleria nazionale
Giulio Paolini
Piazza dell’Accademia di San Luca 77, 00187 Roma Pierre Carron Jörg Garms
Achille Perilli
Elisabeth Kieven d’arte moderna Studi e Ricerche
tel. +39.06.6798850 Michelangelo Pistoletto Jim Dine
Piero Pizzi Cannella Anselm Kiefer Fabrizio Lemme Maria Vittoria Marini Clarelli
redazione@accademiasanluca.it Henry Millon
Concetto Pozzati † Dieter Kopp 194 «Le plus beau dessin et la plus belle couleur
Mario Raciti Joe Tilson Karl Noehles
Pubblicazione annuale Serenita Papaldo 77 Ho raccolto un sogno di Panza di Biumo. réunis»: il fascino del Putto reggifestone di
Ruggero Savinio
Stampato in Italia da LitografTodi Guido Strazza Maria Vincenza Riccardi Non del tutto Raffaello nell’Ottocento
Scultori Scassellati Sforzolini Tommaso Trini
nel mese di dicembre 2017 Valentino Vago Pierre Rosenberg Stefania Ventra
Claudio Verna Ariel Auslender
Tony Cragg Francesco Sisinni
© 2017 Accademia Nazionale di San Luca, Roma Richard Hess Mauro Tosti Croce 79 Ugo Mulas e la collezione Panza di Biumo 201 Il ritratto in gesso di Michelangelo
www.accademiasanluca.eu Scultori Jannis Kounellis † Francesco Taddei
Pierpaolo Calzolari Hidetoshi Nagasawa Matthias Winner Nicoletta Cardano all’Accademia di San Luca e i bronzi di
Nicola Carrino Jack Wasserman
Tutti i diritti riservati Tommaso Cascella
Nat Neujean 78 Ugo Mulas a Villa Panza Daniele da Volterra
Joachim Schmettau Andrea Donati
Mario Ceroli
issn 2421-6070 Pietro Coletta
Richard Serra 120 L’Avanguardia Americana.
Cordelia von den Steinen Fotografie Ugo Mulas, 1978
isbn 978-88-97610-24-3 Nunzio Di Stefano
Francesco Moschini Il numero tre

211 Antiveduto Grammatica: un principe- 263 Lo sguardo al nord degli architetti italiani tra
imprenditore. L’Accademia di San Luca primo e secondo dopoguerra. Il “viaggio di
nei primi anni ’20 del Seicento istruzione” del 1958 dell’Accademia di San Luca
Elisa Camboni Saverio Sturm

Romolo e Remo trovati dai pastori al Museo


217 269 Corviale: dall’organizzazione del cantiere ai
di Villa Luca - Pinacoteca Rambaldi a progetti per le scuole di Federico Gorio

T
Coldirodi (Sanremo): inedito dipinto Alberto Coppo
re è un numero speciale. Lo è per la matemati- guardanti l’elezione ad accademico (1899) del celebre
“d’un certain Pinson italien”
Emilia De Marco ca, per la geometria, per l’astronomia, per la pittore statunitense James Whistler (1834-1903), rin-
religione, per la simbologia, per le arti. è un tracciando reti di rapporti tra l’Accademia e gli artisti
Note dagli Archivi
223 I bozzetti di Francesco Trevisani per San numero primo, un numero palindromo, un italiani e stranieri. Continuando nello svolgersi del
Il lascito Fabio Rosa
Silvestro in Capite all’Accademia numero triangolare. Un numero perfetto, somma del tempo, Laura Moreschini rivolge i suoi interessi verso
Nazionale di San Luca 277 Fabio Rosa (1681-1753) mémorialiste de son primo numero dispari (1) e del primo numero pari (2). opere di Ferruccio Ferrazzi (1891-1978) elaborate tra
Fabrizio Biferali père Francesco Rosa (1638-1687) «pittore è il numero che rappresenta il cosmo: il cielo, la terra il 1925 e il 1946 e donate dall’artista all’Accademia per-
accademico» e l’uomo. Anche il numero 3 degli Annali non pote- ché significative della sua ricerca pittorica. Giuseppe
227 Antonio Valeri architetto della Fabbrica di Geneviève et Olivier Michel va allora che essere “straordinario”, ovviamente per i Bonaccorso ripercorre il processo creativo di Mario
San Pietro: dalla formazione giovanile al suoi contenuti, per la “ricchezza” degli studi proposti. Ridolfi (1904-1984) per la Torre dei ristoranti (1928),
principato nell’Accademia di San Luca 285 Fabio Rosa benefattore dell’Accademia Iniziamo presentando gli atti delle due giornate di stu- analizzato alla luce di stimoli barocchi e di possi-
Ilaria Delsere di San Luca: in ricordo di Olivier Michel dio e della mostra che nel 2014-2015 l’Accademia ha bili riferimenti all’architettura espressionista tedesca.
accademico benemerito dedicato a Giuseppe Panza di Biumo e alla sua col- Saverio Sturm racconta del “viaggio di istruzione” in
235 Il dibattuto concorso Balestra del 1786. Le
prove di scultura tra modelli antichi e moderni 292 Allegato 1 lezione di arte contemporanea. Al resoconto delle Nord Europa che l’Accademia promosse nel 1958.
Valeria Rotili Inventario del lascito Fabio Rosa iniziative, curato con Nicoletta Cardano, ai saggi dei Conclude lo studio di Alberto Coppo sul quartiere ro-
all’Accademia di San Luca relatori, alle testimonianze di chi ebbe modo di condi- mano di Corviale, letto anche attraverso i progetti per
243 James Whistler e l’Italia. Documenti 297 Allegato 2 videre le esperienze con i coniugi Panza e alle immagi- gli edifici scolastici elaborati da Federico Gorio (1915-
dall’Archivio Storico dell’Accademia Dipinti dell’Accademia di San Luca ni delle opere in esposizione, è stato affiancato uno 2007). Prende inoltre avvio in questo numero una nuo-
di San Luca provenienti dal lascito Fabio Rosa straordinario portfolio di fotografie che Ugo Mulas va rubrica − “Note dagli Archivi” − distinta dal resto
Manuel Carrera 328 Opere disperse del lascito Fabio Rosa scattò a Villa Panza negli anni Sessanta, immagini, per della rivista anche nella veste grafica: nasce per ospitare
329 Indice dell’Inventario del lascito lo più inedite, generosamente offerte per la pubblica- studi su interi nuclei delle collezioni accademiche, in-
251 Un’opera di Ferruccio Ferrazzi tra 1925 e 1943
Fabio Rosa zione dall’Archivio Ugo Mulas di Milano. La sezione vestigandone le provenienze, i documenti d’archivio, e
Laura Moreschini
Giulia De Marchi seguente, “Studi e Ricerche”, si apre con il saggio di quindi le singole opere. Vengono qui pubblicati gli esi-
255 I contrappunti di Mendelsohn nel progetto per Stefania Ventra su questioni attributive e sull’eco che ti delle ricerche condotte sul lascito Fabio Rosa (1681-
una Torre dei ristoranti di Mario Ridolfi il Putto reggifestone di Raffaello (1483-1520) ebbe 1753), uno tra i più importanti, per qualità e quan-
Giuseppe Bonaccorso 331 English Abstracts nell’Ottocento. Andrea Donati pone la sua attenzio- tità delle opere, pervenuti in Accademia, introdotti
ne sul ritratto in gesso di Michelangelo (1475-1564) da un saggio di Geneviève e Olivier Michel su Fabio
conservato in Accademia, confrontato con le altre Rosa, sul padre Francesco, sulle loro frequentazioni
teste del Buonarroti oggi note. Elisa Camboni trat- e sui rapporti con l’Accademia. Olivier nell’ultimo
teggia il profilo di Antiveduto Grammatica (1571- periodo della sua vita aveva ripreso i suoi studi per la
1626) e si sofferma sulle circostanze che nel 1624 pubblicazione in un volume nel quale sarebbero sta-
portarono alla consegna delle sue dimissioni da ti analizzati tutti i dipinti del lascito. Si è qui voluto
principe dell’Accademia. Nel saggio di Emilia De rendere omaggio all’Accademico benemerito Michel,
Marco il confronto tra due disegni di Nicolas Pinson scomparso nel 2015, pubblicando il suo saggio come
(1635-1681) elaborati per concorsi accademici por- premessa alle analisi degli inventari del lascito effet-
ta alla attribuzione all’autore francese anche di un tuate da Giulia De Marchi che, confrontando i docu-
dipinto conservato presso la Pinacoteca Rambaldi. menti, ha saputo ricondurre, nella quasi totalità dei casi,
Fabrizio Biferali si concentra su due bozzetti conser- le opere degli elenchi settecenteschi a quelle oggi pre-
vati in Accademia realizzati da Francesco Trevisani senti in Accademia, aggiungendo note non seconda-
(1656-1746) per la tela laterale della Cappella della rie sulla loro provenienza e la loro attribuzione. Agli
Crocifissione di San Silvestro in Capite a Roma. Ilaria inventari sono state abbinate le immagini delle opere,
Delsere dedica il suo saggio ad Antonio Valeri (1648- pubblicate nella sequenza a loro attribuita originaria-
1736), architetto della Fabbrica di San Pietro, princi- mente. A Giulia De Marchi va un sentito ringrazia-
pe dell’Accademia nel 1726, il cui profilo, malgrado mento, per aver messo a disposizione dell’Accademia
le alte cariche e l’impegno professionale, sino ad oggi e degli studiosi le sue ricerche e per aver accompagna-
era rimasto in ombra. Valeria Rotili torna sul concorso to con dedizione la loro pubblicazione.
Balestra del 1786 e sulla terracotta che Joseph Chinard Tutto ciò nella straordinarietà dello “speciale” nume-
(1756-1813) elaborò per quella prova. Nel suo saggio ro 3 degli Annali, insita senza dubbio nella originalità
Manuel Carrera presenta alcuni documenti inediti ri- di ognuno di questi studi.

7
accademia nazionale di san luca
Giuseppe Panza di Biumo
La passione della collezione

Giornate di studio

11 dicembre 2014
29 gennaio 2015

8
Nicoletta Cardano Premessa
Francesco Moschini

D
al 1980 non si è più verificata a Roma, in am- seppe Panza. Una iniziativa “dovuta”, non soltanto
bito istituzionale, la possibilità di ragionare per celebrare con una serie di contributi e letture cri-
su Giuseppe Panza di Biumo e di vedere in tiche la figura e l’operato del collezionista, al di fuori
mostra parti significative della eccezionale di qualsiasi intento agiografico, e per ricostruire la
collezione da lui realizzata con la moglie Rosa Giovan- storia della collezione, fornendo analisi storico-ar-
na. Risale infatti al gennaio 1980 la mostra “Carl An- tistiche e interpretative dei diversi aspetti, ma anche
dre Donald Judd Robert Morris. Sculture Minimal” per contribuire alla riflessione sulle vicende e sulla
realizzata presso la Galleria nazionale d’arte moderna recezione dell’arte contemporanea, sulla mancanza di
da Giorgio de Marchis con Giuseppe Panza, a cura di una progettualità pubblica e di una relativa politica
Ida Panicelli, e concepita in tre momenti monografici, museale nell’ambito del contemporaneo. L’iniziativa
svolti fino al marzo dello stesso anno. Un’iniziativa si è potuta realizzare grazie all’adesione di affermati
espositiva intraprendente rispetto ad altri luoghi isti- studiosi, alcuni dei quali hanno condiviso il percorso
tuzionali italiani, da leggere in relazione ai tentativi di Giuseppe da protagonisti o come curatori di pro-
portati avanti da Palma Bucarelli già nel 1974 per far getti legati alla collezione; a loro sono stati affiancati
restare in Italia la collezione. La direttrice della Galle- giovani ricercatori con contributi dedicati anche ad
ria nazionale d’arte moderna, infatti, si era adoperata aspetti inediti della collezione, nell’intento di rac-
L’11 dicembre 2014 e il 29 gennaio 2015 l’Accademia Nazionale di San Luca ha organizzato due giornate di
in sede ministeriale e anche presso le autorità muni- cogliere e sostenere gli studi, aprire ulteriormente le
studio, curate da Nicoletta Cardano e Francesco Moschini, dedicate alla figura di Giuseppe Panza di Biumo
cipali per riuscire ad acquisire almeno la parte di arte strade di conoscenza e approfondimento sull’arte de-
(1923-2010) e al suo ruolo internazionale di collezionista. Nei due incontri si è inteso evidenziare l’importanza
ambientale della collezione, se non addirittura il nu- gli ultimi decenni del Novecento e gli inizi del XXI
della figura di Panza di Biumo che, a partire dagli anni Cinquanta, con passione, intelligenza e lungimiranza
cleo di ottanta opere iniziali con i lavori di Rothko, secolo in relazione alla collezione. A livello espositivo
crea, insieme alla moglie Rosa Giovanna, una delle più interessanti collezioni d’arte contemporanea della
Kline e della pop Art, già destinato da Panza, secondo si è cercato di contribuire alla “risarcitura” della la-
seconda metà del Novecento, riunendo le maggiori opere dei più grandi artisti: dall’espressionismo astratto
un progetto poi non concluso, al Museo di Mönchen- cuna esistente nella cultura artistica italiana relativa-
alla pop art, dalla minimal all’arte concettuale, dall’arte ambientale sino alla “terza collezione” costruita a
gladbach. Le ipotesi relative a Roma come luogo di mente a Giuseppe Panza e alla sua collezione con una
partire dagli anni Ottanta in poi. Grazie alle scelte in netto anticipo sui tempi e alla continua ricerca di qualità,
la raccolta costituisce una sintesi delle testimonianze più avanzate e significative dell’arte contemporanea. Al destinazione della collezione – nell’ala di ampliamen- mostra, commisurata alle risorse e agli spazi a dispo-
primo incontro, aperto dalle testimonianze di Rosa GiPanza di Biumo, Maria Giuseppina Caccia Dominioni to della Galleria nazionale d’arte moderna, oppure a sizione. L’esposizione organizzata in una sala della
Panza e Laura Mattioli, sono intervenuti Gabriella Belli, Roberta Serpolli, Claudio Zambianchi, Riccardo Villa Torlonia o a Villa Pamphilj – fanno parte delle Galleria accademica crediamo sia riuscita a dare evi-
Venturi, Nicoletta Cardano, Andrea Dall’Asta SJ, Maria Vittoria Marini Clarelli, Tommaso Trini, Caterina tante possibilità perseguite da Giuseppe Panza, in Ita- denza, attraverso pochi lavori accuratamente selezio-
Bon Valsassina, Giulia Bombelli, Maria Grazia Messina, Anna Bernardini, Francesco Moschini, Anna Chiara lia e all’estero, per trasferire in una dimensione col- nati di Franz Kline, Richard Nonas, Joseph Kosuth,
Cimoli, Francesco Guzzetti. La seconda giornata, intitolata conversazioni intorno a Giuseppe Panza di lettiva il suo percorso individuale di conoscenza e di Lawrence Carroll, Lies Kraal e Stuart Arends, alle di-
Biumo, ha visto gli interventi di Lawrence Carroll, artista americano il cui incontro con Giuseppe Panza di esperienza dell’arte, un itinerario esistenziale caratte- verse fasi della raccolta e alla sua anima complessiva.
Biumo ha segnato sin dall’inizio degli anni Novanta una tappa fondamentale del suo percorso artistico, e di rizzato dal rigore e dalla determinazione delle scelte. L’idea di accompagnare la giornata di studio con una
Caterina Bon Valsassina e Francesco Tedeschi. Gli atti, curati da Nicoletta Cardano e Francesco Moschini, Concepita, così come affermava lo stesso Giuseppe, esposizione è stata motivata anche dal desiderio di
propongono gli interventi tenuti nelle due giornate di studio. come un essere vivente che va oltre la vita dei col- mostrare di nuovo a Roma i quattro disegni di Kline,
lezionisti che l’hanno creata, la collezione è il frutto nucleo originale della collezione acquistati da Panza
I lavori della prima giornata si sono conclusi con l’inaugurazione della mostra omaggio a Giuseppe Panza di un’opera continua di conoscenza, di una ricerca alla Galleria La Tartaruga nel 1958 in occasione del-
di Biumo. La passione della collezione, esposizione allestita negli spazi della Galleria accademica di Palazzo incessante che conduce ad imbattersi in ciò che si cer- la prima mostra dell’artista americano in Europa. La
Carpegna con una selezione significativa di opere di Franz Kline, Richard Nonas, Joseph Kosuth, Lawrence ca, e quindi, a pervenire a ciò che si desidera. L’orga- preziosa collaborazione di tutta la famiglia Panza e
Carroll, Lies Kraal e Stuart Arends. La mostra, curata da Nicoletta Cardano e Francesco Moschini in nizzazione stessa della collezione per gruppi di opere della Panza Collection di Mendrisio è stata decisiva
collaborazione con Maria Giuseppina Caccia Dominioni Panza e con il supporto di tutta la famiglia Panza, è significative, tra loro connesse, va letta, nella diversità per la realizzazione dell’iniziativa. La pubblicazione
rimasta aperta fino al 31 gennaio 2015. delle scelte e degli artisti rappresentati, come un uni- dei diversi contributi è arricchita dalla documenta-
Si ringrazia sentitamente la famiglia Panza di Biumo, in particolare Maria Giuseppina Caccia Dominioni cum disseminato geograficamente nei vari nuclei mu- zione degli scatti fotografici della collezione realizza-
Panza di Biumo, Francesca Guicciardi Panza di Biumo, Pietro Caccia Dominioni per la preziosa collaborazione seali realizzati, a partire da Villa Panza a Varese che è ti da Ugo Mulas nel 1966 a Villa Panza, resa possibile
nonché l’Archivio Ugo Mulas, Milano e gli eredi Mulas che hanno reso possibile la pubblicazione del servizio il centro di questo sistema di “costellazioni” che va grazie alla collaborazione con l’Archivio Ugo Mulas.
fotografico su Villa Panza. Si ringraziano inoltre The Getty Research Institute, Los Angeles e Maristella dall’Italia, all’Europa, agli Stati Uniti. Il collezionista «Si vince con grande ritardo. Questa certezza nel sape-
Casciato, Giorgio Colombo e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione della pubblicazione. – sostiene Panza – lascia la sua anima nella collezione, re aspettare era la mia filosofia di vita ieri, come oggi.
A Claudio Zambianchi e a tutti i relatori un ringraziamento non rituale ma profondamente sentito. non solo nelle opere, ma nel legame che c’è tra esse. Non ho mai creduto nella fortuna, continuo a crede-
È sembrato dunque importante ed evidente, nonché re nel bene», scrive Panza nel suo libro Ricordi di un
naturale, che un’istituzione principe nel ruolo di pro- collezionista (2006). La consapevolezza di aver potuto
La fotografia pubblicata nelle pagine precedenti – Giuseppe Panza di Biumo e l’opera di Joseph Kosuth, The mozione delle arti e degli artisti, come l’Accademia contribuire oggi a questo genere di vittoria, con il la-
Tenth Investigation. Proposition 4, 1974 – è di Alessandro Zambianchi - Simply.it, Milano. Archivio Panza Nazionale di San Luca promuovesse, a Roma, una voro nostro e di Claudio Zambianchi, e di tutti quanti
Collection, Mendrisio. occasione di studio ed espositiva in omaggio a Giu- hanno collaborato, è per noi motivo di soddisfazione.

11
Anna Chiara Cimoli Sguardo, percezione, dialogo:
Panza di Biumo e la “nuova tradizione” dell’allestimento

Q
ueste pagine analizzano il rapporto di che ben presto però cede ai colpi della contempora-
Giuseppe Panza di Biumo con l’allesti- neità: «C’era in anticamera una bella specchiera della
mento di spazi per la contemplazione metà dell’800, che avevamo comprato a Torino nelle
dell’arte nel periodo che copre all’incirca nostre ricerche per arredare la casa, con una ricca
il decennio inaugurale della collezione: cornice dorata. […] I muri si stavano riempiendo
dal primo Kline, acquistato nel 1957, fino alla sco- di quadri, l’appartamento era più piccolo di quello
perta dell’arte minimal e concettuale. Il tema è quel- attuale, ingrandito nel 1962; avevo proprio bisogno
lo della “formazione dello sguardo” e della progres- del muro occupato dalla specchiera per metterci l’ul-
siva creazione di un dispositivo ad hoc, progettato timo acquisto. Un sabato, quando Pupa era uscita
per ogni singola opera o insieme di opere, processo per commissioni, feci venire un operaio per aiutarmi
che trova nella sinfonia di Villa Menafoglio il suo a fare il cambio, la specchiera finì in una camera da
compimento ideale e il suo perfetto equilibrio. letto dove era poco utile, ma il quadro al suo posto
In un’epoca di trionfo degli architetti, in cui la si vedeva bene. Quando Pupa entrò in casa e vide
seconda stagione del movimento moderno esprime il cambiamento, senza preavviso, rimase sorpresa e
tutta la propria forza nel campo allestitivo e forse un po’ offesa, ma non reagì. Capiva le mie ra-
museale, Panza allestisce gli spazi da solo, in un gioni che condivideva»2.
dialogo serrato con il messaggio dell’artista, e arriva Questo incontro fra decoro ottocentesco e arte
a concepire una museografia rigorosa e coerente. contemporanea – il dipinto in questione è Buttress,
Una definizione riassuntiva del suo metodo ci di Franz Kline – in cui il primo lascia il passo alla
viene da lui stesso offerta con grande chiarezza: seconda, è segnato da una sorprendente mancanza
«Il primo problema da risolvere è capire il ‘genius di conflittualità, una sorta di resa serena che apre la
loci’ dell’edificio. Bisogna frequentarlo, starci delle porta a un mondo di possibilità. La strada è spianata
ore, ritornarci diverse volte per capire cosa voglia verso quella tensione all’eliminazione del superfluo,
l’architettura. Un edificio è come un individuo, ha quel salto dall’osservazione alla contemplazione,
una personalità… Vi sono spazi più o meno neutri, quel bisogno di integrare l’arte nel cuore della vita
ma nessuno è completamente neutro. […]. La che guideranno Panza negli anni a seguire.
seconda regola è evitare di mescolare artisti diversi La coincidenza fra l’avvio della collezione Panza e lo
in una stanza, anche se ciò è possibile in misura sbocciare di una nuova arte allestitiva a Milano, e più
limitata[…]. La terza regola è non mettere troppi in generale in Italia, non è certo casuale. Nonostante
quadri in una stanza […]. La quarta regola è crear il collezionista non ne abbia scritto in modo esplicito,
l’armonia dell’insieme. Non deve esserci confusione se non episodicamente, egli era consapevole di questa
tra quadri grandi e piccoli, bisogna formare dei ricerca, e l’ha assorbita appieno. Cercherò dunque di
gruppi con una successione logica e armoniosa. La tracciare una possibile genealogia, una mappa delle
prima impressione è importante, l’inizio condiziona intersezioni fra gli “scatti di crescita” nell’ambito
il seguito. È necessario fare attenzione a cosa si vede dell’arte dell’esporre in gallerie, mostre e musei da
entrando dalla porta, al quadro che si impone per una parte, e le personali reazioni di Giuseppe Panza
primo»1. dall’altra.
Ma è corretto, nel caso di Panza, parlare di “museo- Il gusto allestitivo di Panza, così avanzato rispetto alla
grafia”? Forse il processo da lui adottato è più simile sua epoca, si è formato attraverso l’immersione totale
a un dispositivo laboratoriale di sperimentazione e nel mondo dell’arte milanese degli anni Cinquanta e
verifica costante, a un organico processo di assesta- Sessanta con i suoi circuiti di mostre, musei e gallerie,
mento e riorganizzazione in sintonia con gli acqui- e ne ha tratto indicazioni importanti, poi tradotte
sti, le intuizioni, il passare del tempo sulle cose. Par- autonomamente. D’altra parte, la museografia
ticolarmente interessante, qui, è la coesistenza con il contemporanea italiana stava recependo alcuni
progetto domestico, con la dimensione privata. E di stimoli importanti dai grandi musei nordeuropei
casa si deve parlare, innanzitutto: di una complicata, (come il Boijmans Van Beuningen di Rotterdam) e
forse, ma sempre coerente riflessione sulle ricadute statunitensi (il MoMa in particolare)3, in una rilettura
della contemplazione artistica nella vita. Nell’abita- critica del concetto di museo non più come custode di
zione milanese di corso di Porta Romana, quella in un sapere cristallizzato, ma come macchina mobile e
cui Giuseppe Panza entra al momento del matrimo- inquieta, in costante reazione con il proprio tempo.
nio, egli sceglie un arredamento tradizionale, antico, Su “Casabella Continuità”, nel 1955, Giulio Carlo

144 145
accademia nazionale di san luca annali delle arti e degli archivi

1-2. Il catalogo della mostra presso la Galleria Civica di Arte Contemporanea.


The New American Painting, La vera apertura internazionale, in ogni caso,
con la pagina dedicata alla tappa coincide con la nascita del mercato dell’arte, che
milanese presso il Padiglione
d’Arte Contemporanea. avviene solo alle soglie del boom economico.
Nell’assenza pressoché totale di una politica di
investimento pubblico e di riferimenti istituzionali,
la creazione di un mercato per l’arte contemporanea
viene, di fatto, delegata all’iniziativa privata9.
Anche il collezionismo risente, comunque, di una
certa inerzia, restando legato fino alla fine degli
anni Cinquanta agli stilemi novecenteschi: i pittori
anziani più quotati sono Carrà, Campigli, Casorati,
De Chirico, Severini. Panza è dunque isolato nelle
sue scelte, fatta salva la figura del barone Franchetti
a Roma e di Carlo De Angeli Frua a Milano.
Riaprono i musei (nel 1950 la Braidense; poi,
uno all’anno, il Poldi Pezzoli, l’Ambrosiana e la
Permanente). Nasce finalmente una nuova architettura
3. Camillo Magni e Aldo dedicata all’arte contemporanea: nel 1954 viene
Cerchiari, la Galleria Blu inaugurato il Padiglione d’Arte Contemporanea,
degli artisti che gli interessano, e in particolare quello
(da “Edilizia moderna”, 62, progettato da Ignazio Gardella in base a una logica
dicembre 1957). di Rothko, con cui valuta già il tipo di collocamento
delle opere nella villa di Biumo7. A quel punto la di inserimento nel contesto storico di via Palestro ma
4. Vittoriano Viganò, la Galleria visione di Panza circa il rapporto fra opere e spazio anche di schietta asserzione della propria attualità.
del Grattacielo (da “Domus”, Come già accennato, qui, nel 1958, viene ospitata
Argan riassumeva così i termini della questione: o quella dedicata a Lipchitz (maggio-settembre). Di 353, aprile 1959). è già chiara, la direzione tracciata: molti episodi,
infatti, avevano punteggiato gli anni fra i due viaggi, Nuova pittura americana che, con il titolo The New
«Siamo persuasi che il museo dell’avvenire non avrà lì a poco, nel gennaio 1955, avrebbe inaugurato The
contribuendo a forgiarla. American Painting, era stata prodotta dal MoMa
un ordinamento fisso e che la sua vita “pubblica” Family of Man di Edward Steichen, mentre la famosa
per circolare in nove città europee. Il dialogo fra
sarà formata da cicli di mostre, per lo più allestite Ancient Art of Andes aveva chiuso pochi giorni
coi materiali stessi del museo […], e che la nobiltà prima del suo arrivo, nel mese di marzo (potrebbe Luoghi in cui guardare. Mostre, musei, gallerie le opere e l’architettura del PAC esprime in modo
dell’ordinamento permetterà al museo di seguire con però averla vista a Minneapolis o a San Francisco). Se la Milano dell’anteguerra era stata fucina di chiaro quell’eleganza pacata, quell’adesione al nuovo
viva aderenza gli sviluppi degli studio critici. Non può In ogni caso quest’ultima mostra, cruciale per il un’arte rinnovata e autorevole, che aveva espresso fatta sottovoce, ma con spiccata autorialità, tipica
dunque esistere un tipo architettonico o strutturale riposizionamento dell’arte andina in seno alla cultura nelle Triennali, nell’apporto alle avanguardie, nella della postura di Gardella. Le opere erano allineate
costante. Ciò che dovrebbe determinare quella artistica americana, aveva segnato un momento riflessione critica e nel respiro internazionale la nel lato inferiore, con un certo respiro fra l’una e
struttura sarebbe l’ordinamento (cui corrisponde il storico: René D’Harnoncourt, curatore della mostra propria qualità irripetibile, la città dell’immediato l’altra. Le sedie di Chiavari offrivano la possibilità
“giro” dei visitatori); ma se il museo non può avere e suo allestitore, nonché direttore del museo, l’aveva dopoguerra si trova ancora a fare i conti con le di una contemplazione individuale, riecheggiando
un ordinamento, né un “giro” costanti, non può concepita come l’evento alto del 1954, anno del vicende del post-cubismo e con la figura di Picasso. l’intuizione di Franco Albini che, dalla Mostra del
avere una struttura fissa. Il museo ideale sarebbe, venticinquesimo anniversario della fondazione del I luoghi di ritrovo (da quelli informali come il caffé Bianco e Nero di Scipione allestita alla Pinacoteca di
infine, un immenso vano vuoto da poter suddividere MoMa. Brera, l’Arethusa, il Santa Tecla, a quelli “strutturati” Brera nel 1941 fino ai musei genovesi, aveva fatto
mediante elementi mobili, il larghezza, lunghezza La direzione di D’Harnoncourt (1949-67) segna il come la Casa della Cultura, l’Umanitaria, i musei, della seduta mobile e “individuale” una propria
ed altezza, a seconda delle necessità espositive; e passaggio dall’estetica del “face to face, eye to eye” di la Triennale) ospitano il dibattito sulla necessità di firma. Di quelle opere, Panza coglie in particole
tutto pieno di luce, da potersi regolare e modulare Alfred J. Barr a una più interpretativa, emozionale, imprimere una svolta moderna all’arte, svecchiando l’espressività del gesto e lo scarto radicale con
secondo l’ampiezza degli spazi e le ore del giorno. che prende per mano il visitatore e lo immerge in il panorama accademico che veniva proposto da l’arte europea, che trova nel grande formato una
Dopo il museo-tempio avremo dunque il museo- atmosfere suggestive, giocando su accentuazioni gallerie come la Ranzini, la Bolzani, la galleria possibilità di libertà inedita: «l’arte come attività che
capannone? Siamo contrari al secondo come al date dall’illuminazione e da raggruppamenti ritmici dell’Illustrazione Italiana, mentre il Novecento penetra nella realtà per trasformarla, per imprimerle
primo: protagonista, “abitante” del museo è l’opera degli oggetti5. A D’Harnoncourt si deve anche veniva ancora promosso da Barbaroux, Gianferrari, un indirizzo nuovo, che guarda al futuro con una
d’arte: un valore, dunque, estremamente qualificato la curatela e l’allestimento di Timeless Aspects of l’Annunciata e il Milione8. volontà di conquista»10.
e specifico, che non tollera d’essere inserito in uno Modern Art (novembre 1948-gennaio 1949) che, La scoperta degli Stati Uniti, oltre al confronto Anche le gallerie d’arte milanesi riflettono sui
spazio inqualificato e generico»4. sia nell’assunto di fondo che negli accostamenti con l’opera di Picasso e con il post-cubismo, è il propri spazi, spesso attraverso un’alleanza con gli
Questa riflessione era illustrata, non a caso, dalle spregiudicati di antico e contemporaneo, avanzava fondamentale elemento di rinnovamento. La prima architetti della seconda generazione del moderno
immagini della Mostra di Arte Italiana di Albini delle proposte innovative, di certo in linea con le mostra di Jackson Pollock, organizzata da Carlo che le pone in continuità con mostre e musei, a
e Helg a San Paolo del Brasile. Il primo viaggio di intuizioni di Panza. Con D’Harnoncourt si esplicita Cardazzo nel 1950, è in questo senso punto di svolta suggellare una stagione di eccellenza. Sacrificate,
Panza in America, nel 1953-54, dopo una prima il passaggio da una visione tutto sommato elitaria fondamentale. Altri momenti importanti del dialogo rispetto alle omologhe statunitensi (si pensi a quella
parte in America Latina aveva toccato New York – negli esiti se non nelle intenzioni – dell’arte, che a distanza con gli Stati Uniti sono costituiti dalla di Sidney Janis o di Betty Parsons, già proiettate
nella primavera del 1954, per estendersi fino al credeva nell’immersione purovisibilista, a una personale di Arshile Gorky promossa nel 1957 da verso il “white cube”) dal sorgere in palazzi storici
Pacifico. In quell’occasione, anche se lo scopo non regìa più esplicita, in cui l’autorialità della curatela Afro e Scialoja alla galleria Montenapoleone, dalle del centro cittadino, le gallerie milanesi non possono
era visitare gallerie, può senz’altro aver visto alcune sconfinava nelle tecniche teatrali.6 mostre di Calder, Kline e Twombly alla Galleria del giocare su vaste spazialità, ma sulla calibrazione di
mostre importanti al MoMa, come la monografica Nel secondo, più consapevole viaggio del 1960, Naviglio nel 1957, dall’impegno di Beatrice Monti alla un intelligente rapporto fra visitatore e opera.
su Vuillard (aprile-giugno), The Modern Movement divenuto ormai un importante collezionista, Panza Galleria dell’Ariete e dalla fondamentale collettiva Gli interventi di Guglielmo Ulrich alla Borromini, di
in Italy: Architecture and Design (agosto-settembre) è atteso da Leo Castelli e Sidney Janis; visita gli studi The New American Painting, organizzata nel 1958 Gio Ponti alla Galleria del Sole, di Marco Zanuso alla

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Schettini, dei BBPR a Corrente e alla Galleria della collaborazione con il pittore Aldo Cerchiari16. Come
Spiga, di Franco Albini alla Saletta dell’Elicottero si legge su “Edilizia moderna”, si trattava di «dare
annessa alla Galleria dell’Annunciata, di Vittoriano forma, calore e fisionomie nuove ad uno schema
Viganò alla Galleria Apollinaire, Galleria del Fiore che ripete sostanzialmente tre soluzioni ormai
e Galleria del Grattacielo sono tutti episodi che quasi generalizzate: da un lato l’ambientazione
sanciscono la centralità della figura dell’architetto di vieto e togato sapore museografico (marmi-
nella cultura milanese del dopoguerra e, al di là di saloni-finestroni), dall’altro il salottino ‘artistico’
quello, la necessità di un ambito d’osservazione abborracciato e approssimativo (vasi-soprammobili
privilegiato, di un ambiente di qualità, ben lontano e tappeti di ‘gusto’), e, per ultimo, le frigide disadorne
dalla domesticità fatta di tappezzerie e tappeti di e malinconiche salette sterilizzate (pareti livide o
alcune gallerie “tradizionali” degli anni Trenta. grezze e mobili da fantascienza)»17. La separazione
Aperta nel 1945 in via Manzoni 45, la Galleria del degli ambienti espositivi, ottenuta tramite il ricorso
Naviglio si affianca all’esperienza della veneziana a pannelli mobili, «permette di ottenere numerose
Galleria del Cavallino. Oltre all’impegno a fianco soluzioni di spazi-prospettive-volumi, ad unico,
degli spazialisti, promuove un fitto programma di duplice o triplice locale e ad unico, duplice o triplice
mostre segnato da alcune intuizioni estremamente flusso divisitatori»18.
precoci, fra cui la più eclatante è rappresentata dalla Anche le gallerie, insomma, seguono l’onda dei
già ricordata personale di Pollock del 1950, che Carlo musei e delle mostre milanesi nel ricorrere all’aiuto
Cardazzo ricordava come la più vistosa occasione degli architetti per un restyling dei loro spazi. Dal
mancata da parte del collezionismo milanese11. punto allestitivo, che cosa assorbe Panza di tutto
Un’altra figura centrale di mercante e critico è questo fermento? Quella che emerge fin dai primi
quella di Guido Le Noci, il quale, dopo aver diretto anni, e che poi si consolida, sembra infatti la figura
la Galleria Borromini a Como, nel dopoguerra si di un collezionista del tutto sicuro di sé e del proprio
trasferisce a Milano continuando la propria attività senso dello spazio, che si confronta con l’esistente
in via Manzoni, dove si occupa di artisti del periodo e assorbe gli stimoli senza rifarsi all’estetica di
pre-bellico come Modigliani, Balla e Savinio, ma nessuno, dovendo rispondere principalmente a
anche di astrattisti contemporanei. Chiusa questa una propria urgenza19. Di tutta l’onda lunga del
esperienza, Le Noci conosce Pierre Restany, che “movimento moderno”, si direbbe che Panza assorba
sarebbe divenuto il critico ufficiale della Galleria principalmente la necessità di partire dall’opera
Apollinaire la quale, aperta nel 1954 in via Brera, con la sua natura e si direbbe la sua personalità; ne
avrebbe esposto gli artisti della Scuola di Parigi e discende il tema della contemplazione autonoma e
promosso l’opera di Yves Klein e del gruppo Lyrisme individuale, la centralità della luce, la possibilità di
et Abstraction.Proprio da Le Noci Panza compra tornare sull’allestimento come su un testo che viene
le sue prime opere contemporanee, un Meloni corretto, trasformato e adattato nel tempo attraverso
e un Soldati («Il primo desiderio fu di scegliere un’opera di costante re-interpretazione.
dove appenderli; le pareti di casa sembravano
troppo grandi per due quadri piuttosto piccoli, Imparare dalla civiltà delle macchine
inevitabilmente la collezione doveva continuare»)12, Un altro elemento interessante che Panza ci fornisce
cui seguiranno altri acquisti, fra cui i Fautrier. rispetto alla sua formazione è contenuto nel
L’allestimento della galleria, che Le Noci chiamava racconto del primo incontro con l’opera di Franz
«la mia sala d’armi», è opera di Vittoriano Viganò, Kline attraverso le pagine della rivista “Civiltà delle
architetto molto attento al rapporto fra le arti. macchine”: «Vi era la fotografia di qualche quadro
Semplice e sintetico, ma di un notevole impatto che illustrava l’industria, un Sheeler credo… non
espressivo pur nella piccola scala, l’allestimento di 5. Ernesto Rogers con Giotto mi ricordo esattamente. Vi era anche un Kline che
6. BBPR, allestimento della Pietà
Viganò non gioca la carta di una ritirata astrattiva Stoppino e Vittorio Gregotti, Rondanini al Castello Sforzesco sembrava una struttura d’acciaio, ma distrutta. Fui
per lasciare il campo totale alle opere, ma avanza la cavo d’acciaio cui sono agganciati i montanti in ferro allestimento della mostra (fonte allestimento.wordpress.com). molto impressionato da questa immagine. Lessi
propria specificità architettonica. Il piccolo vano che reggono i quadri. Le luci fluorescenti a vista sono “Architettura, misura 7. Herbert Bayer, “Field of che veniva dalla galleria di Sidney Janis. Scrissi
a pianta quadrata ha le pareti trattate a intonaco dell’uomo”, IX Triennale vision” (da Bauhaus 1919-1928, di mandarmi delle fotografie. Così scelsi il primo
sospese su tiranti, permettendo un’illuminazione di Milano, 1951. Archivio
rustico; montanti di altezze differenti ancorati al uniforme; le vetrine sono illuminate con lampade catalogo della mostra, MoMa, quadro, Buttress, ora al MoCA»20.
Fotografico, Triennale di Milano.
muro attraverso zanche reggono i quadri, creando New York 1938). Che Panza fosse un lettore di “Civiltà delle
schermate che scorrono su cavi verticali. L’arredo
un andamento irregolare e astratto di sapore macchine” è un dato interessante, che lo colloca
è ridotto al minimo indispensabile; i diversi spazi
industriale13. nel solco di quella tensione a saldare la cultura
Sempre nel 1954 viene inaugurata la Galleria del Fiore espositivi, volutamente flessibili, sono divisi da umanistica con il mondo industriale di quegli
di via Fiori Chiari 2, anch’essa allestita da Viganò e tende a listelli in legno in funzione di diaframma. anni, con le sue sfide e i suoi incantamenti,
da lui definita una «galleria in bianco e nero, semplice Un altro esempio di convergenza fra un gallerista propria dei più grandi intellettuali dell’epoca. Da
e lineare»14. Concepita per accogliere quadri astratti, e un architetto è quello della Galleria Blu, aperta “Comunità” a “Ferrania”, da “Pirelli” a “Civiltà
la galleria ha pareti rasate a gesso e tinteggiate in nel 1957 da Peppino Palazzoli in via Andegari delle Macchine” a “Il gallo selvatico”, fioriscono a
bianco e in nero, attraversate orizzontalmente da un 1215. L’allestimento è opera di Camillo Magni in Milano pubblicazioni aziendali che contribuiscono

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a creare e diffondere la simbologia di una modernità 8. Carlo Scarpa, allestimento l’allestimento, Rogers sembra qui declinare con fe- Bellini, 1949) per accompagnare in modo critico il
umanistica caratterizzata da un forte potenziale di della mostra Vitalità dell’arte deltà quel dettato di Herbert Bayer riassunto nel percorso. L’uso del velario (Martini Campigli e De
riscatto sociale. Sociologi, scrittori, tecnici, artisti vi a Palazzo Grassi, Venezia (da concetto di “field of vision” che tanto avrebbe in- Pisis, 1948; Mostra del Manifesto, 1950; Toulouse-
“Domus”, 361, dicembre 1959).
sono cooptati, a coltivare il sogno del “gran giorno in fluenzato l’allestimento americano degli anni ’30. Il Lautrec, 1952; Antonello da Messina, 1953; Manzù,
cui il Regno dell’Utile sarà rinverdito dalla cultura, campo visivo a cui si riferisce Bayer è sferico, avvol- 1964; Fontana, 1966) serviva a creare spazi rarefatti,
dalle metafore, dall’intelligenza”, come scriveva gente, tridimensionale; prende in considerazione in coni di luce, àmbiti sospesi, staccati dal corsivo
Leonardo Sinisgalli, che di “Civiltà delle macchine” corpo nella sua complessità; non è lineare e frontale della vita quotidiana, a-narrativi27. Anche in modo
era il direttore e l’anima21. Ma dietro al mito del ma circolare e a tutto tondo: proprio come l’opera meno esplicito, il rapporto con la luce naturale
progresso e al trionfo dell’industria – e in particolare ultima di Michelangelo. è sempre centrale, tanto che nella mostra di Piet
di quelle stesse industrie per cui Sinisgalli lavora – Oltre agli aspetti per così dire “formali”, è l’intenzio- Mondrian alla Gnam di Roma del 1956-57 ottiene
si affaccia il germe della perplessità, la tensione per nalità stessa dell’atto di porgere l’opera allo sguardo che l’inaugurazione avvenga al mattino per avere la
quello che resta ancora da conoscere: il mondo che appare in sintonia con quella di Panza. L’assenza di migliore illuminazione.
cade sotto i nostri sensi è solo una raffigurazione apparato esplicativo lascia ciascuno libero di cercare Un altro esempio, del 1959, è Vitalità dell’arte a
parziale e incompleta di un insieme di leggi che ci quello di cui ha bisogno; di guardare quello che gli Palazzo Grassi, in cui vengono esposte opere di
sfugge. Da qui anche il senso dell’incontrollabilità interessa. È nello spazio della relazione fra lo sguar- Appel, Burri, César, de Kooning, Jorn, Paolozzi,
delle macchine e la coscienza del margine di mistero do e l’opera che scorre la tensione energetica che in- Pollock, Vedova. Siamo in un ambiente settecentesco,
che le avvolge. teressa ai BBPR (e a Panza). È un sofisticato gioco di a proposito della quale Scarpa, su “Domus”, dice: «È
Sinisgalli non cerca una pacificante conciliazione rapporti e distanze; una questione individuale: come stato proprio in relazione alla luce naturale che ho
fra le “due culture” ma propone una terza via. «Io nella nicchia di cemento che i BBPR avevano costru- visto il susseguirsi dei vari ambienti, figurativamente
non ho mai pensato – scrive – che la matematica ito intorno alla Pietà, così nell’allestimento di Villa qualificati dalle opere esposte: è stato il Palazzo
e la meccanica siano la stessa cosa della poesia. Menafoglio la sosta nello spazio è suggerita e inco- insomma, con il suo susseguirsi di originali percorsi,
Non è questa la via per giustificare la matematica raggiata come gesto personale. Quello dell’arte non che mi ha suggerito l’idea di un continuum parietale,
e la meccanica [...]. Nel sonetto c’è molto di più di è uno spazio qualunque, è uno spazio specializzato. dove hanno trovato posto i singoli artisti […]. In altri
quello che è scritto. E in una macchina c’è molto E questo ci introduce al prossimo paragrafo. termini si è cercato, con questo allestimento, di creare
di più di quello che è disegnato»22. Echeggiando le un rapporto dialettico tra spazi tradizionali e opere
inquietudini di Sinisgalli, Panza parla dell’opera Lo spazio del collezionista: fuori dal quotidiano figurative contemporanee, usando come elemento
di Kline da lui acquistata come di un’immagine Dal 1969 Villa Menafoglio diviene “relativa” alle di mediazione la luce». E ancora: «Per questo
non pacificata, «un energico gesto di un artista che opere: è un passaggio importante che segna una mancano spazi rettificati, in cui sostare, e sono invece
voleva esprimere una situazione di tensione, una L’allestimento firmato dallo studio BBPR della Pie- accentuate le direttive di trascorrimento, sottolineati
radicalizzazione della scelta allestitiva, un grado
volontà per qualcosa di più grande che era troncata, tà Rondanini, oggi purtroppo dismesso con gesto a di maggiore discesa nel cuore del rapporto spazio- gli inviti di passaggio, per giungere a quello che è il
che non si poteva realizzare. Era l’espressione di mio avviso leggero e con risultati deludenti, rappre- arte, che si è ulteriormente chiarito. Come ben senso della partecipazione»28.
un’energia tesa verso qualcosa d’irraggiungibile. […] senta il caposaldo, l’emblema della convinzione di raccontano le fotografie di Ugo Mulas del 1966 (vedi Il tema della partecipazione quasi per induttiva
Rappresentava me stesso, la volontà di tendere a una una “contemporaneità della storia” così fortemente in questo volume Mulas a Villa Panza), fino a quel “aderenza”, dell’autosufficienza dello sguardo, del-
perfezione impossibile, la bellezza di un desiderio espresso dalla cultura progettuale del dopoguerra momento si era trattato di gestire la convivenza la rinuncia alla narrazione anima anche le scelte di
sovrumano anche se rimane sempre insoddisfatto»23. milanese. fra l’antico e il contemporaneo nelle sale storiche Panza, e sempre di più: viene espresso tanto in Villa
Siamo nel pieno di quella confluenza fra culture di- Qualche anno prima, alla IX Triennale del 1951, Er- della villa, cosa che Panza aveva realizzato senza la Menafoglio, sottoposta a verifica e trasformata nella
verse su cui l’arte si interrogava (è la stagione della nesto Rogers aveva allestito con Vittorio Gregotti e mediazione di architetti, scavalcando la tendenza a scelta di dedicare alcuni ambienti a opere specifiche
“sintesi delle arti”, che lega Italia e Francia attraver- Giotto Stoppino una piccola mostra intitolata Ar- una “contemporaneizzazione dell’antico” che aveva per quel sito, quanto presso le altre sedi storiche in
so la rivista “L’Architecture d’Aujourd’hui”): ma chitettura, misura dell’uomo24. Rogers, che alimen- caratterizzato, per esempio, diversi arredamenti di cui negli anni a seguire allestisce mostre o cui presta
per Panza, come per Sinsigalli, la cultura è una, sem- tava la progettualità dei BBPR con un forte apporto Franco Albini per la buona borghesia lombarda25. opere in comodato (il Reina Sofía a Madrid; Palazzo
pre presente, umanistica anche quando scientifica, teorico, credeva fortemente che una mostra doves- Si passa ora alla destinazione di spazi dedicati e alla delle Albere a Trento, il Palazzo Ducale di Gubbio e
penetrazione nel mistero. se essere innanzitutto un’esperienza di crescita, un commissione di opere specifiche per quegli spazi26. quello di Sassuolo, il Palazzo della Gran Guardia a
viaggio dello spirito cui ciascuno fosse chiamato a re- In Italia, mentre l’arte dell’allestimento si fa sempre Verona). Ancora, e sempre di più, il dialogo con l’an-
Contemporaneità della storia agire con la propria sensibilità, più che un palinsesto più narrativa e multimediale – si pensi per esempio ai tico è all’insegna della consustanzialità, della fluidità.
Un altro tema che collega fortemente la visione di informativo. La componente didattica era limitata al lavori dei fratelli Castiglioni, all’arrembante miscela Abitare, osservare, meditare, crescere: non c’è cesura
Panza con il suo tempo, e con la cultura milanese massimo, anzi era assorbita dall’allestimento stesso. di arte e quotidianità delle Triennali culminata fra queste azioni, che sono tutte necessarie. Non c’è
in particolare, è quello della “contemporaneità della La mostra rifletteva sul concetto di “commensurabi- in quella del 1968 – chi tiene fermo il timone su interesse, nell’allestimento di Panza a Villa Menafo-
storia”, ovvero l’idea, di matrice crociana, che esi- lità” e sulla scala umana dell’architettura attraverso un’interpretazione lirica dell’arte dell’allestimento è glio, per l’autobiografia, per l’autorappresentazione,
sta un seme del presente anche nel passato; che la esempi antichi e contemporanei, italiani ma anche principalmente Carlo Scarpa, molto coinvolto nelle per la quotidianità. Le parole del collezionista stesso,
catena evolutiva della storia contenga già in sé un extraeuropei, in uno sguardo olistico davvero inno- Biennali veneziane che ovviamente Panza frequenta con la consueta semplicità, racchiudono in pochi pas-
germe di attualità, e che dunque nessuna pagina del vativo, che richiama la visione di D’Harnoncourt. Il con assiduità. Singolare e da sottolineare è la sintonia si la filosofia di una vita di relazione con l’arte: «Mi
passato sia trascorsa, muta, inerte. Questa convin- tema era quello della ricerca della proporzione, della fra gli sguardi dell’uno e dell’altro, che ruota intorno ha sempre molto interessato il modo di esporre l’ar-
zione, che Panza esprime tessendo un nesso amo- sintonia fra arte e uomo, di un’armonia che colle- ai temi della valorizzazione della luce naturale, te, l’ambiente dove viene collocata, il rapporto con
roso fra gli spazi di Villa Menafoglio e le opere che gasse natura e cultura, in tempi in cui le sfide dello dell’isolamento delle opere per nuclei e della fluidità l’architettura, con la storia dell’edificio quando è an-
man mano va acquistando, viene esplicitata anche spazialismo e del brutalismo, e più in generale i nuo- del percorso. Già nelle prove del dopoguerra tico. L’esperienza dell’arte non si limita alla visione
da molti fra i suoi contemporanei, in un momento vi fermenti in ambito artistico, mettevano in dubbio Scarpa aveva declinato questi capisaldi: creando, di un oggetto o di un insieme di oggetti, ma è una
il cui il riferimento ai valori storici dell’arte riveste questo assunto classico, su cui la civiltà occidentale per esempio, dei pannelli inclinati (Paul Klee, esperienza di vita, in un luogo dove si esiste, diverso
un valore terapeutico rispetto alle ferite della guerra. si era fondata per tanti secoli. Per quanto riguarda 1948) o con accentuazioni cromatiche (Giovanni dal quotidiano, dove si cercano le mete più alte, per

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renderle reali; l’arte può avere questo potere quan- antichi»29. Come per Scarpa, anche per Panza l’atto
do è veramente arte. La casa barocca ma sobria di di allestire è un processo di comprensione dinamica
Biumo mi dava questa possibilità: scegliere l’opera delle opere in cui il ruolo principe è affidato alla luce,
adatta a ogni stanza, eliminare quella che non aveva e tutto spinge fuori dal quotidiano, dal già noto, dal
i requisiti necessari. L’esperienza acquisita a Biumo domestico: è un atto esplorativo e generativo figlio
mi ha permesso di utilizzarla in altre occasioni dove di una tensione alla comprensione; un punto di par-
opere della collezione sono state sistemate in edifici tenza, mai di arrivo.

1 G. Panza, La collezione Panza, Milano 2002, p. 5. 1962, p. 30. Altrettanti momenti alti dell’internazionalismo
2 Id., Ricordi di un collezionista, Milano 2010, pp. 67-68. del Naviglio furono le mostre di Dubuffet, Twombly e Kline
(’58) e di Jasper Johns (’59).
3 Per il Bojimans, cfr. J. Nordergraaf, Strategies of Display.
Museum Presentation in Nineteenth- and Twentieth- Century 12 Panza, Ricordi di un collezionista, cit., p. 56.
Visual Culture, Rotterdam 2004; per il MoMa, cfr. M.A. 13 Cfr. Allestimenti di una mostra e di una galleria.
Staniszewsi, The Power of Display. A History of Exhibition Vittoriano Viganò architetto, in “Domus”, 315, febbraio 1956.
Installations at the Museum of Modern Art, Cambridge pp. 49-51. Nell’articolo viene pubblicato anche l’allestimento
(Mass.) 1998; per una lettura più generale sul tema delle grandi di Viganò per la mostra del padre Vico presso la Galleria
mostre del XX secolo e dei relative allestimenti cfr. Aa.Vv., Schettini.
L’art de l’exposition. Une documentation sur trente expositions 14 V. Viganò, Una galleria in bianco e nero, in “Edilizia
exemplaires du XXe siècle, Parigi 1998 (ed. orig. Francoforte moderna”, 54, aprile 1955, pp. 73-78.
- Lipsia 1991); B. Altshuler (a cura di), Salon to Biennial.
15 Cfr. F. Battino (a cura di), L’impronta blu 1957-1987,
Exhibitions That Made Art History, e Biennials and Beyond.
Milano 1987, e Quarant’anni in blu, Milano 1997.
Exhibitions that Made Art History: 1962-2002, Londra 2008 e
2013, e A. Negri, L’ arte in mostra. Una storia delle esposizioni, 16 A. Cerchiari, Forma e colore in una galleria d’arte:
Milano 2011. Camillo Magni architetto e Aldo Cerchiari pittore, in “Edilizia
moderna”, 62, dicembre 1957, pp. 79-82.
4 Problemi di museografia, in “Casabella Continuità”, 207,
settembre-ottobre 1955, p. 67. 17 Ivi, p. 13.
5 Cfr. Staniszewsi,The Power of Display, cit. 18 Ivi, p. 14.
6 Ivi, in particolare pp. 84-98. 19 Nella sua autobiografia, per esempio, scrive: «Non ho
mai invitato gli artisti all’allestimento delle mostre perché so per
7 «Voleva sapere dove e come i suoi quadri sarebbero stati esperienza che creano problemi» (p. 102).
esposti. Aveva sentito parlare della casa di Biumo e gli piaceva
l’idea che la sua opera potesse avere come cornice un edificio 20 Arte anni sessanta/settanta: collezione Panza. Intervista di
nobiliare costruito nel 1700 per il marchese Menafoglio. […] Mi Christopher Knight a Giuseppe Panza, Milano 1988, p. 19.
raccomandava di non usare ‘spot’per illuminare i suoi quadri; 21 L. Sinisgalli, Le mie stagioni milanesi, in “Civiltà delle
dovevano essere visti nella penombra, dovevano invitare a una Macchine”, III, 5, settembre-ottobre 1955, p. 24. Cfr. anche G.
contemplazione silenziosa». Panza, Ricordi di un collezionista, Lupo (a cura di), Sinisgalli a Milano: poesia, pittura, architettura
cit., p. 88. e industria dagli anni Trenta agli anni Sessanta, Novara 2002.
8 Cfr. S. Zatti, Le gallerie d’arte private, in G. Petrillo e A. 22 Id., Calder scultore ingegnoso, in “Civiltà delle Macchine”,
Scalpelli (a cura di), Milano anni ’50, Milano 1986, pp. 749-57. I, 1, gennaio 1953, p. 39. Cfr. anche Candido e Eliseo. Disputa
9 Cfr. M. Fratelli, P. Rusconi, Il mercato, in La pittura in intorno alla natura delle macchine, in “Pirelli”, II, 5, ottobre
Italia. Il Novecento, vol. 2, Milano 1945-1990, Milano 1993, pp. 1949, pp. 34-35.
592, 596. Per lo specifico caso milanese cfr. A. Negri, Gallerie e 23 Panza, Ricordi di un collezionista, cit., p. 66.
collezioni private milanesi del dopoguerra, in Storia di Milano. Il 24 Ne ho parlato nel mio volume Musei effimeri. Allestimenti
Novecento, vol. 3, Roma 1996, pp. 460-95; F. Gualdoni, Milano di mostre in Italia 1949-1963, Milano 2007, pp. 50-61.
1950-59, in Milano 1950-59. Il rinnovamento della pittura in
Italia, a cura di F. Gualdoni con P. Campiglio, catalogo della 25 Cfr. G. Bosoni, F. Bucci, Il design e gli interni di Franco
mostra, Ferrara 1997, pp. 1-30; C.G. Sangiuliano, Giovani Albini, Milano 2009.
artisti e mercato negli anni del boom. Milano, 1958-1963, in M. 26 Cfr. A. Bernardini, Passioni e rigore. Giuseppe Panza
Di Giovanni (a cura di), Milano città d’arte. Arte e società 1950- collezionista e curatore. Gli ambienti di Robert Irwin e James
1970, Alessandria 2001, pp. 53-95; F. Gualdoni, S. Mascheroni Turrell nella Villa di Biumo, in Villa Panza Robert Irwin
(a cura di), Miracoli a Milano 1955/65. Artisti gallerie tendenze, James Turrell, a cura di A. Bernardini, M. Govan, pubblicato
catalogo della mostra, Milano 2000. in occasione della mostra Aisthesis-All’origine delle sensazioni,
Robert Irwin e James Turrell a Villa Panza, pp. 18-49.
10 Panza, Ricordi di un collezionista, cit., p. 79.
27 Cfr. O. Lanzarini, Carlo Scarpa. L’architetto e le arti., Gli
11 «Offrivo i quadri a prezzi tra le sessanta e le ottanta
anni della Biennale di Venezia 1948-1972, Venezia 2003, e M.
mila lire. Non ne vendetti neanche uno. Oggi ciascuno di
Dalai Emiliani, Per una critica della museografia del Novecento
quei quadri vale dai dieci ai dodici milioni. D’altra parte non
in Italia. Il “saper mostrare” di Carlo Scarpa, Venezia 2008.
eravamo forse preparati a capire quel genere di pittura. La
sentirono in pochi, per lo più giovani artisti». Cfr. L’opinione 28 “Domus”, 361, dicembre 1959, pp. 52-56 (cit. da p. 54).
di Carlo Cardazzo in un’intervista, in “Domus”, 395, ottobre 29 Panza, Ricordi di un collezionista, cit., p. 69.

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