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Concorso internazionale di progettazione

per la riqualificazione
del Mausoleo di Augusto
e di Piazza Augusto Imperatore

Documento Preliminare
alla Progettazione

Dipartimento VI
U.O. IV - Programma Roma Capitale e Qualità Architettonica

Sovrintendenza ai Beni Culturali


I UO Servizio III Monumenti e Aree Archeologiche del Suburbio. Mura Aureliane
Concorso Internazionale
per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto
e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

Comune di Roma

Il Sindaco
Walter Veltroni

Assessorato alle Politiche della Programmazione e Pianificazione del Territorio - Roma Capitale
L'Assessore Roberto Morassut

Assessorato alle Politiche Culturali


L'Assessore Gianni Borgna

Sovrintendenza ai Beni Culturali


Il Sovraintendente Eugenio La Rocca

Concorso internazionale di progettazione


per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto
e di Piazza Augusto Imperatore
Concorso a cura di:
Dipartimento VI
Il Direttore
Virginia Proverbio
U.O. IV - Programma Roma Capitale e Qualità Architettonica
Direttore Rossella Caputo
Coordinamento tecnico scientifico del concorso Francesco R. Ghio

Sovrintendenza ai Beni Culturali


I UO Servizio III Monumenti e Aree Archeologiche del Suburbio. Mura Aureliane
Responsabile Paola Virgili

Il Documento Preliminare alla Progettazione è stato elaborato dalla U.O. IV - Programma Roma
Capitale e Qualità Architettonica e dalla Sovraintendenza ai Beni Culturali ampliando e integrando il
dossier redatto dalla Commissione Scientifica per la riqualificazione di Piazza Augusto Imperatore tra il
2001 e il 2003.

Gruppo di lavoro per la preparazione del concorso


Coordinamento Generale
Paola Virgili, Francesco R. Ghio

Responsabile del Procedimento


Paolo Sopranzi

Coordinamento Amministrativo
Vincenza Cavallini

Redazione Bando di Concorso


Vincenzo Di Siena

Supporto tecnico amministrativo per la fase concorsuale


Elisabetta Berti, Roberta Colla, Antonella Rosone
Elisabetta Carnabuci, Ersilia Maria Loreti

Commissione Scientifica per la riqualificazione di Piazza Augusto Imperatore


Eugenio La Rocca, Giovanni Carbonara, Francesco Ghio, Giulia Caneva, Paola Virgili, Guido Ingrao,
Luigi Franciosini, Riccardo D'Aquino

Contributi specialistici
Ricerche bibliografiche
Paola Battistelli, Ersilia Maria Loreti
Grafica/Internet
Rilievi Audiofotosystem
Archipendolo Datanews editrice

Analisi degli usi Supporto tecnico


Mario Casciu, Francesca Rango, Pierluigi Barile Zétema Progetto Cultura s.r.l
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Documento Preliminare alla Progettazione

Indice

1 L'area del Mausoleo di Augusto


1 - Individuazione dell'area di intervento
1 - Temi progettuali

3 Gli aspetti archeologici


3 - L'area del Campo Marzio settentrionale prima della costruzione
del Mausoleo di Augusto
4 - Il Mausoleo come elemento del programma ideologico-urbanistico di Augusto
nel Campo Marzio settentrionale
11 - Le trasformazioni e le nuove edificazioni fino all'epoca tardoantica
13 - L'età medievale
14 - L'età rinascimentale
15 - Il Mausoleo come edificio di spettacolo: le trasformazioni
dal XVIII al XX secolo

18 Gli aspetti urbanistici e ambientali


18 - La formazione del quartiere rinascimentale attorno al Mausoleo
19 - Le trasformazioni fino alla fine dell'Ottocento
21 - Dal piano regolatore del 1909 alla creazione di piazza Augusto Imperatore
25 - Lo stato attuale sotto il profilo naturalistico
28 - Gli interventi di riqualificazione urbana nell'area del Tridente
28 - Le previsioni del Nuovo PRG di Roma
30 - Il progetto per il nuovo Museo dell'Ara Pacis di Richard Meier
33 - Il concorso di idee del 2001
33 - Lo studio per la pedonalizzazione del Lungotevere in Augusta
e il Sottopasso veicolare

34 Linee guida per la realizzazione di nuove indagini archeologiche


e interventi di restauro nell'area del Mausoleo di Augusto
34 - Indagini Archeologiche nella parte interna del monumento
41 - Ipotesi sulla struttura architettonica originaria e sulle volte a botte anulari distrutte
63 - Indagini archeologiche nell'area esterna al monumento
70 - Interventi di restauro del monumento

71 Linee guida e per la sistemazione di piazza augusto imperatore


e la valorizzazione del Mausoleo di Augusto
72 - Gli interventi relativi al nuovo assetto botanico e paesaggistico dell'area
72 - Articolazione del progetto architettonico
74 - Criteri progettuali
76 - Linee guida per la nuova piazza Augusto Imperatore
78 - Costo degli interventi

79 Analisi degli usi di piazza augusto imperatore

83 Bibliografia
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e di Piazza Agusto Imperatore
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L’area del Mausoleo


di Augusto
Individuazione dell’area di intervento
Piazza Augusto Imperatore è in un’area molto particolare del Centro
Storico di Roma. Si trova nella parte nord della grande piana di Campo
Marzio, in prossimità del Tevere nell’area detta del Tridente, che è
delimitata dalla convergenza di via di Ripetta, via del Corso e via del
Babuino su Piazza del Popolo. La piazza come si presenta oggi è il
frutto di un intervento urbano di grande consistenza che, negli anni ’30
del XX secolo, ha conferito un aspetto completamente nuovo all’area
intorno al Mausoleo di Augusto; il risultato degli interventi del periodo
fascista è la Piazza Augusto Imperatore, con i suoi imponenti edifici e il
Mausoleo di Augusto isolato al centro; questo ha comportato però la
demolizione di un quartiere storico, del bel palazzo Correa e del grande
Augusteo (lo storico auditorium di Roma da 3000 posti).

Temi progettuali
Il progetto per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto e di Piazza
Augusto Imperatore deve dare risposte a tutte le tematiche presenti
nell’area sviluppando i temi della riqualificazione del monumento (il
Mausoleo e la tomba di Augusto) da un lato e il tema della
riqualificazione del grande spazio pubblico della piazza e del suo intorno
urbano (dal Tevere a via del Corso, dall’Accademia di Belle Arti a via
Tomacelli).

In particolare si dovranno formulare proposte progettuali attinenti ai


punti di seguito elencati:

1. Riqualificazione del monumento:


valorizzazione delle testimonianze architettoniche relative al
monumento romano, intervenendo anche con eventuali ricostruzioni
e/o anastilosi delle murature e delle decorazioni architettoniche;
valutazione dei restauri eseguiti negli anni ’30 e formulazione di
proposte per il riordino e la valorizzazione di tali restauri e dei
materiali archeologici;
valutazione e valorizzazione delle testimonianze architettoniche
relative a tutte le successive fasi di utilizzo del monumento (palazzi,
giardino Soderini, anfiteatro Correa, Auditorium);
proposte per un recupero funzionale.

2. Riqualificazione del contesto storico del monumento:


razionalizzazione degli accessi al complesso così definito;
riscoperta del parterre archeologico;
valorizzazione del contesto urbanistico augusteo e del rapporto
Mausoleo – Pantheon;
valorizzazione del rapporto tra il Mausoleo ed il suo contesto storico

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con la Roma barocca rendendo leggibili le relazioni con il fiume,


l’Ustrino e la via Flaminia – Lata.

3. La riqualificazione dello spazio pubblico:


ridefinizione dello spazio di relazione tra il Museo dell’Ara Pacis, via
di Ripetta e il Mausoleo;
ridefinizione dello spazio di relazione fra il Museo dell’Ara Pacis e le
Chiese di S. Rocco e S. Girolamo (Largo S.Rocco);
ridefinizione del sistema di relazione tra lo spazio pubblico e i portici
dei palazzi che delimitano due dei lati della piazza progettati da Ballio
Morpurgo e dell’area prospiciente l’abside della chiesa di S.Carlo;
ridefinizione del sistema di relazione con gli spazi pubblici limitrofi
(via Tomacelli, via del Corso, via della Frezza, via di Ripetta).

1 Il recupero, il restauro e la
sistemazione del Mausoleo
attraverso:
- Scavi e indagini
- Consolidamenti
- Ricostruzione o anastilosi della
tomba di Augusto

2 La nuova sistemazione di accesso


al Mausoleo e la riscoperta del
parterre archeologico

3 Spazio di relazione con le due


chiese e con il Museo dell'Ara
Pacis

4 Il tratto recuperato di Via Ripetta e


le relazioni con il Mausoleo

5 Sistema di relazione tra spazio


pubblico e Mausoleo con possibile
recupero e accesso all'ex giardino
Soderini e agli ambienti dell'ex
Auditorium Umberto I da
recuperare

6 La riqualificazione dei portici e le


relazioni con gli spazi pubblici
limitrofi (Via del Corso, Via
Tomacelli)

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Gli aspetti archeologici

L’area del Campo Marzio settentrionale


prima della costruzione del Mausoleo di Augusto
L’area che alla fine dell’epoca repubblicana sarà prescelta per la
costruzione del grande sepolcro dinastico di Augusto ricade nelle
estreme propaggini settentrionali del campus Martius, ovvero il grande
campo pianeggiante - ritenuto già proprietà dei Tarquini - esteso tra le
mura della città e l’ansa del Tevere, consacrato a Marte ed utilizzato per
gli esercizi militari (Liv. II, 5, 2; XXI, 30, 11; Dion. Hal. V, 13, 2; fig. 1).
Il senso originario di campus (terreno libero da costruzioni, destinato
alle esercitazioni belliche e alle pratiche atletiche) andò
progressivamente riducendosi al settore settentrionale della grande
pianura, dal momento che a partire dalla media e tarda età repubblicana
la parte più a Sud di essa fu occupata da importanti edifici di carattere
pubblico o sacro.
E’ per questo che il rione Campo Marzio nel Medioevo - e ancora oggi -
corrisponde proprio all’area più settentrionale dell’omonima regione
antica.
Grandi trasformazioni di carattere urbanistico erano state concepite da
Giulio Cesare per questa parte della città. Il grandioso progetto,
interrotto dalla morte del dittatore, oltre alla ricostruzione monumentale
di molti edifici e alla creazione di un nuovo teatro prevedeva addirittura
la deviazione del corso del Tevere, in vista dell’unificazione della
pianura del Campo Marzio con l’area del Vaticano.
Fig. 1
Il Campo Marzio in età augustea (da Coarelli) Nell’ambito della riorganizzazione amministrativa della città operata da
Augusto l’intera zona del Campo Marzio compresa tra il Tevere e il tratto
iniziale della via Flaminia (odierna via del Corso) venne a costituire la
regio IX, definita Circus Flaminius da uno dei più antichi monumenti di
carattere pubblico in essa esistenti, edificato nell’area più meridionale.
Strabone, geografo greco di età augustea, descrive qual era ai suoi
occhi l’aspetto del campus Martius: “La straordinaria grandezza della
pianura permette senza impaccio le corse di carri e ogni altro esercizio
ippico, e insieme gli esercizi con la palla e il cerchio, e la lotta. Le opere
d’arte disposte intorno, il suolo erboso per tutto l’anno e la corona di
colline che si avanzano fino alla riva del fiume e offrono un colpo
d’occhio scenografico, fanno sì che a malincuore se ne distolga lo
sguardo.
Accanto a questa pianura vi è un’altra pianura [presso la parte più
meridionale del campus] e portici disposti in cerchio, boschetti, tre teatri,
un anfiteatro, templi sontuosi e vicini gli uni agli altri, così che il resto
della città sembra quasi un’appendice di questa. Così, ritenendo questo
luogo il più sacro di tutti, costruirono qui i monumenti funerari degli
uomini e delle donne più illustri. Il più notevole è quello chiamato
Mausoleo, …” (Strab. V, 3, 8).

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L’ultima parte del testo di Strabone rende testimonianza sulla


tradizionale utilizzazione del Campo Marzio come luogo di sepoltura
pubblica fin da epoca molto precedente la realizzazione dell’esempio
più notevole del genere, costituito appunto dal Mausoleo di Augusto, la
cui localizzazione in questo luogo particolare si spiega anche attraverso
tale tradizione.
Secondo una testimonianza di Appiano (App., b. c. I, 106, 500) ribadita
da Servio (Serv., Ad Aen. IX, 272), soltanto i re potevano essere sepolti
nel Campo Marzio. Conosciamo almeno un esempio di sepolcro
gentilizio molto antico, quello dei Claudii, collocato alle pendici del
Campidoglio, ai margini del Campo Marzio (Suet., Tib. 1).
La permanenza dell’usanza agli inizi del I secolo a.C. è concretamente
testimoniata dal sepolcro pubblico di C. Publicius Bibulus (edile della
plebe peraltro a noi del tutto ignoto), posto presso l’inizio della via
Flaminia. Sappiamo inoltre che il corpo di Silla fu cremato e che la sua
tomba si trovava medio campo (Lucan., Phars. II, 222).
Il caso successivo riguarda il sepolcro di Iulia, figlia di Cesare e moglie
di Pompeo, morta nel 54 a.C.. Per lei suo padre pronunciò uno dei più
antichi elogi conosciuti per una donna.

Il Mausoleo come elemento del programma ideologico-


urbanistico di Augusto nel Campo Marzio settentrionale
La localizzazione del Mausoleo
Il Mausoleo costituisce la prima importante realizzazione edilizia nella
parte più settentrionale della pianura del Campo Marzio, ad una certa
distanza dall’area in cui già dovevano sorgere - come è stato osservato
- alcuni importanti sepolcri gentilizi, tra i quali quello di Giulia e forse
dello stesso Cesare. La costruzione fu avviata subito dopo la vittoria di
Azio su Marco Antonio e Cleopatra, probabilmente già nel 28 a.C.
All’incirca nello stesso periodo aveva inizio l’edificazione del Pantheon
ad opera di Agrippa, nell’area centrale del Campo Marzio.
I due monumenti erano in una profonda relazione reciproca, di carattere
sia urbanistico, sia ideologico. Il Pantheon fu costruito in prossimità
dell’area definita palus Caprae, dove secondo la tradizione era avvenuta
la scomparsa e quindi la consecratio di Romolo e la sua trasformazione
in Quirino (Liv. I, 16, 1).
Dunque, nel sito nel quale aveva avuto luogo la divinizzazione del
fondatore di Roma, e probabilmente non lontano dal tumulus Iuliorum,
fu posto il tempio destinato alla venerazione delle principali divinità
olimpiche assieme alla dinastia della gens Iulia (oltre ai simulacri di
Marte e Venere nella cella del Pantheon era collocata la statua del divus
Iulius, mentre le statue di Augusto e di Agrippa erano esposte nel
pronao; Cass. Dio LIII, 27, 2; Plin., nat. IX, 121).
L’originario orientamento della fronte del Pantheon di Augusto verso

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Nord, accertato in occasione di recenti indagini archeologiche, mentre


distingue in ambiti nettamente separati questo tempio dagli altri edifici
del Campo Marzio meridionale, evidenzia una precisa e significativa
corrispondenza assiale tra il tempio medesimo e il Mausoleo, ovvero la
tomba dinastica di Augusto.
Il lato frontale di quest’ultimo appare rivolto verso la facciata del
Pantheon; la scarsa edificazione dell’area del Campo Marzio
settentrionale doveva far sì che il collegamento tra i due monumenti -
oltrechè di carattere ideologico - fosse direttamente visivo, nonostante
una distanza pari a circa 700 metri (fig. 2).
Ai due caposaldi della nuova urbanistica augustea del Campo Marzio
settentrionale si aggiunsero - tra il 13 e il 9 a.C. - l’Horologium Solarium
Augusti e l’Ara Pacis, entrambi posti nell’area ad Est dell’asse
congiungente il Pantheon con il Mausoleo, circa a metà del suo
sviluppo. L’obelisco che costituiva lo gnomone dell’orologio era orientato
su una retta che raggiunge direttamente il centro del Mausoleo; l’altare
era disposto in una posizione tale che l’ombra dello gnomone
raggiungeva il suo centro in occasione dell’equinozio di autunno (23
settembre), corrispondente al genetliaco di Augusto.
Il complesso sistema formato da Pantheon, Mausoleo, orologio solare e
Ara Pacis costituiva dunque una sofisticata creazione monumentale-
urbanistica interamente destinata alla celebrazione di Augusto (e -
consequenzialmente - della di lui discendenza), dalla sua nascita,
Fig. 2
Il Campo Marzio settentrionale (da Thomas)
preannunciante l’avvio di una nuova era di pace, alla sua morte e alla
definitiva apoteosi.
Tra i monumenti citati il Mausoleo, oltre ad essere quello posto più a
settentrione, appare quello più prossimo al corso del Tevere (distante
solo un centinaio di metri). In occasione di recenti indagini (Buchner),
adiacente al lato Sud - Ovest del Mausoleo è stata individuata la
banchina di un molo; essa costeggiava un canale largo almeno 10
metri, evidentemente una fossa collegata con il Tevere, presumibilmente
realizzata per il trasporto degli obelischi (sia quelli utilizzati nel
Mausoleo, sia quello che costituiva lo gnomone dell’orologio solare) e
forse anche di altri elementi architettonici di grandi dimensioni destinati
alle costruzioni augustee del Campo Marzio settentrionale (fig. 3).

L’aspetto del Mausoleo


Fig. 3 Concludendo la sua descrizione del Campo Marzio, Strabone illustra il
Pianta del fronte del mausoleo, con la localizzazione del
molo e dei due obelischi (da Buchner)
Mausoleo: “un grande tumulo su un basamento di marmo bianco,
situato accanto al fiume, coperto fino alla sommità di alberi sempreverdi;
in cima è l’immagine di bronzo di Cesare Augusto, e all’interno del
tumulo sono le urne di lui, dei suoi parenti e degli amici più intimi,
mentre dietro vi è un grande bosco sacro che offre meravigliose
passeggiate “ (Strab. 5, 3, 8).

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Anche Suetonio sottolinea l’esistenza, attorno al Mausoleo, di “silvae et


ambulationes” destinate al pubblico godimento (Suet., Aug. 100,
4).Queste descrizioni suggeriscono l’idea di un’ampia area aperta non
edificata e occupata da verde, nella quale doveva stagliarsi l’immensa
mole del Mausoleo.
Le ambulationes ricordate da Suetonio possono forse far riferimento alla
distanza intercorrente tra la fronte del Mausoleo e quella del Pantheon,
quasi esattamente corrispondente a un mezzo miglio (m 739); tale
distanza, percorsa avanti e indietro, avrebbe dato l’unità di mille passi
Fig. 4
Lastricato e scala di accesso sulla fronte del Mausoleo
(miliarium) tipica delle deambulationes (su tale ipotesi cfr. oltre, pag...).
Il Mausoleo, con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87),
rappresenta il più grande sepolcro circolare che si conosca; l’altezza
ricostruibile è pari a circa m 45.
Si ritiene generalmente che l’aspetto del Mausoleo non si riallacciasse
alla tradizione dei tumuli etrusco-italici, bensì prendesse a modello i
sepolcri dinastici dell’ambiente ellenistico; un’indicazione in tal senso è
data dal nome stesso con il quale il sepolcro fu designato fin dall’inizio.
E’ possibile che Ottaviano abbia tratto ispirazione dalla tomba di
Alessandro Magno, che egli visitò ad Alessandria nel 30 a.C. (Cass. Dio
51, 16, 5).
Nelle sue linee generali il monumento era costituito da un corpo
cilindrico; la facciata era marcata dalla porta di accesso, rivolta verso
Sud, preceduta da una breve scalinata e fiancheggiata da due pilastri
Fig. 5 sui quali erano collocate le tavole bronzee recanti il testo delle Res
Ricostruzione dell’area circostante il sepolcro e della
viabilità adiacente Gestae (fig. 4).Ai due lati della facciata, ciascuno alla distanza di m 25
ca dall’asse del monumento, erano due obelischi di granito (essi sono
attualmente rialzati in piazza del Quirinale e in piazza dell’Esquilino).
L’area attorno al Mausoleo, lastricata in travertino, era delimitata da un
basso recinto, formato da pilastrini lapidei collegati da catene (fig. 5).
Strutturalmente il monumento è composto da un nucleo cilindrico
centrale (0), che costituiva la spina dell’edificio e probabilmente il
sostegno della statua di Augusto posta alla sommità del tumulo, e nella
base del quale era ricavata la cella sepolcrale destinata al principe, e da
una serie di murature anulari disposte attorno a tale nucleo (1-5).
Le murature più esterne (3-5) erano collegate tra loro da setti radiali
formanti due anelli di concamerazioni non agibili. Le murature più
interne (1-3) formavano due corridoi concentrici disposti attorno alla
camera funeraria vera e propria, delimitata dal muro 1 e racchiudente al
centro il grande pilastro 0; sul lato interno del muro 1 vi erano tre
nicchie rettangolari aperte, una di fronte all’ingresso e le altre a destra e
a sinistra sull’asse trasversale del monumento. Il corridoio di accesso
conduceva direttamente dalla porta esterna del Mausoleo all’ambulacro
anulare delimitato dai muri 2-3 (figg. 6, 7, 8).
I cinque muri anulari che, assieme al pilastro centrale, costituiscono la

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Fig. 7
Sezione schematica del Mausoleo
(da Gatti)

Fig. 6
Pianta del Mausoleo di Augusto con l’indicazione dei 5
muri concentrici (da Gatti)

struttura del sepolcro presentano caratteristiche costruttive e tecniche


differenti, e dunque dovevano avere differenti altezze e funzioni.
La maggior parte dei muri presenta paramento in opera reticolata.
Fanno eccezione: il pilastro centrale (0) e il muro che delimita la camera
sepolcrale (1), entrambi rivestiti su entrambe le facce con blocchi di
travertino; inoltre il muro perimetrale (5), di notevole spessore (m 5,17)
e rivestito, solo sul lato rivolto all’esterno, con blocchi di travertino;
nonché il muro 2, spesso addirittura m 5,70 e rivestito in blocchi di
travertino su entrambe le facce.
Fig. 8
Sezioni schematiche del Mausoleo
Inoltre nella faccia interna del muro 3, che presenta regolare paramento
(da Von Heseberg) in opera reticolata, sono presenti alcuni pilastri in blocchi di travertino
ammorsati nella muratura (fig. 9). Naturalmente le parti lapidee delle
murature per lo più non sono conservate, a causa di sistematici interventi
di spoliazione, ma sono ricostruibili in base alle impronte dei blocchi
originari e ad altre testimonianze di carattere archeologico (fig. 10).

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Sembra evidente che il rivestimento in blocchi di pietra sia stato adottato


nei punti in cui serviva un particolare rinforzo statico della costruzione.
Mentre il rivestimento in blocchi sul perimetro esterno della costruzione
doveva essere naturalmente a vista (come indica con chiarezza anche
la descrizione di Strabone), i paramenti in blocchi dei muri interni non
erano visibili, dal momento che erano ricoperti con intonaco (nei
corridoi) o con lastre di marmo (nella camera sepolcrale).
La particolare possenza del muro 2 ha indotto a ricostruire l’esistenza,
nella parte centrale del tumulo, di un secondo cilindro in muratura, che
Fig. 9 Pilastri in blocchi nella muratura della facciata
interna del muro 3
sarebbe stato fondato sopra questa struttura.
Una simile impostazione architettonica dell’edificio, articolato su due
ripiani sovrapposti e sfalsati, confermerebbe ulteriormente l’ispirazione
ellenistica della costruzione (figg. 11, 12). Di fondamentale importanza,
relativamente alla veste architettonica esterna del monumento, sono gli
appunti presi da Baldassarre Peruzzi nel 1519, quando nel corso della
costruzione della chiesa di S. Rocco e dell’Ospedale annesso fu
scoperto un tratto del muro esterno che conservava ancora in situ il
rivestimento originario in travertino. Sulla base di tali appunti è stato
possibile ricostruire graficamente l’articolazione del profilo del
basamento esterno, con zoccolo, plinto, parete verticale e cornice di
coronamento (figg. 13, 14). Il Peruzzi rilevò inoltre un frammento di
cornice dorica; tre blocchi di una cornice dorica, certamente pertinenti
alla medesima già disegnata dal Peruzzi, furono effettivamente rinvenuti
Fig. 10 Muro perimetrale del Mausoleo in corso di scavo nel corso degli sterri nel 1939, mentre altri elementi minori pertinenti alla
medesima trabeazione sono stati individuati più di recente. Tale
trabeazione è stata per lo più attribuita al coronamento del secondo
basamento (superiore) dell’edificio (figg. 15, 16).

L’ustrinum del Mausoleo


Il Mausoleo era fiancheggiato sul lato occidentale da una strada il cui
tracciato corrisponde all’odierna via Ripetta, mentre ad Est, ad una
distanza lievemente maggiore, correva la via Flaminia. Sia a Sud sia a
Nord del Mausoleo vi erano strade trasversali, sviluppate tra i due assi
principali sopra menzionati, delle quali sono stati rinvenuti scarsi resti.
Scavi eseguiti nel 1777 nelle fondamenta della casa dell’Arci-
confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini (presso l’attuale Largo dei
Lombardi) consentirono il ritrovamento di una platea formata da blocchi
Fig. 11 Ricostruzione del Mausoleo secondo Gatti di travertino, iscritti con i nomi di alcuni membri della famiglia imperiale
(quattro figli di Germanico e Agrippina Maior, un nipote di Germanico e
Flavia Domitilla moglie di Vespasiano), seguiti dalla formula “hic
crematus est” oppure “hic situs/sita est” (fig. 17).Nel complesso fu a
lungo identificato l’ustrinum del Mausoleo, anch’esso descritto da
Strabone: “nel centro del campo [Marzio] c’è un recinto, anch’esso di
marmo bianco, costruito attorno al crematorium di Augusto, che ha una

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Fig.12
Ricostruzione del mausoleo secondo Von Hesberg

Fig.14 Fig.16
Disegno di B. Peruzzi: particolare del basamento Profilo di cornice dorica conservata all'interno del
Mausoleo

Fig.13 Fig.15 Fig.17


Disegno di B. Peruzzi: il profilo del basamento Disegno di B. Peruzzi: trabeazione dorica Iscrizioni rinvenute nelle fondamenta della casa
dell'Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini
(1777)

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balaustra circolare in ferro, mentre all’interno di esso sono piantati dei


pioppi” (Strab. 5, 3, 8).
La localizzazione data da Strabone, al centro del Campo Marzio,
sembra in realtà indicare un’area piuttosto distante dal Mausoleo ma
nella quale effettivamente sono stati rinvenuti i resti di almeno tre ustrina
imperiali. In seguito alle osservazioni effettuate in occasione degli sterri
eseguiti nel 1937 nell’area adiacente il supposto ustrinum scoperto nel
1777, il Colini potè comunque escludere tale identificazione. Egli
propose ipoteticamente di localizzarne il sito più a Sud, presso l’angolo
formato dalla via Flaminia con il diverticolo diretto all’ingresso del
Mausoleo, sul quale poteva forse aprirsi anche l’ingresso dell’ustrino,
che verrebbe in tal modo a trovarsi - secondo logica - lungo il percorso
del corteo funebre imperiale.

Le sepolture
Nel Mausoleo, che si qualifica in origine come una tomba dinastica più
che gentilizia, furono sepolti Ottavia sorella di Augusto e il figlio di lei
Marcello, già scelto quale successore dallo stesso Augusto e che invece
morì prematuramente nel 23 a.C., divenendo pertanto il primo ospite
della tomba.
Inoltre Marco Agrippa, Druso Maggiore, i due giovani Lucio e Gaio figli
di Agrippa e di Giulia, poi nel 14 d.C. lo stesso Augusto e dopo di lui
Germanico, Druso Minore, Livia, Tiberio, Agrippina Maggiore madre di
Caligola e i fratelli di lui Nerone Cesare e Druso Cesare, Claudio,
Poppea moglie di Nerone (il quale fu invece escluso dal Mausoleo per
indegnità, come già Giulia, la figlia di Augusto, nonché Caligola; fig. 18).
Per breve tempo il Mausoleo ospitò le ceneri di Vespasiano; l’ultimo
imperatore ad esservi sepolto fu Nerva, mentre l’ultima deposizione fu
forse quella, temporanea, di Giulia Domna, moglie di Settimio Severo.
Comunque, Cassio Dione afferma che, all’epoca della morte di Adriano,
nel Mausoleo di Augusto non vi era era posto per nuove sepolture
(Cass. Dio 69, 23).La ricostruzione, sia pure parziale, della serie delle
sepolture effettuate in questo eccezionale monumento funerario è stata
possibile sia sulla base di numerose testimonianze letterarie, sia grazie
ad una documentazione epigrafica alquanto ricca, comprendente tra
l’altro alcuni frammenti di urne e di contenitori d’urne, di basi di statue,
nonché di elogia che dovevano essere fissati sul rivestimento esterno
del Mausoleo.

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Fig.18
Genealogia della casa giulio-claudia

Le trasformazioni e le nuove edificazioni


fino all’epoca tardoantica
L’originario isolamento del Mausoleo entro un’ampia area priva di
costruzioni e ricca di verde, testimoniato dalla descrizione di Strabone e
sostanzialmente confermato dalle osservazioni effettuate nel corso dei
grandi sterri dell’epoca fascista (che grossomodo interessarono l’intera
area compresa tra via del Corso e via Ripetta), dovette
progressivamente venire meno.
Infatti, sia nell’ambito degli sterri citati, sia in occasione di scavi eseguiti
occasionalmente nell’area circostante il monumento, sono state
rinvenute numerose testimonianze relative a strutture di epoca
imperiale, che segnalano da un lato un fenomeno di progressivo
rialzamento del piano di calpestio (peraltro verificato nell’intera area del
Campo Marzio), dall’altro una crescente occupazione dello spazio già
destinato alle “silvae et ambulationes” menzionate da Suetonio.

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Non si dispone tuttora di elementi certi per stabilire se il lastricato in


travertino antistante il Mausoleo attualmente in situ sia quello originario
dell’epoca augustea, o se sia relativo ad una successiva soprelevazione
del piano circostante il sepolcro, risalente all’epoca domizianea o agli
inizi del II secolo. Di recente è stato scoperto come uno dei disegni
graffiti sul tale pavimentazione raffiguri con grande verosimiglianza un
settore del timpano di facciata del Pantheon adrianeo (fig. 19).
Comunque si voglia interpretarne la curiosa collocazione (taglio e
temporanea posa in opera dei blocchi componenti il timpano nei paraggi
Fig. 19
Incisioni sulla superficie della pavimentazione presso
del porto fluviale, prima del montaggio definitivo?), il graffito pare
l'ingresso del Mausoleo sottolineare la permanenza - nei primi decenni del II secolo - di uno
stretto collegamento reciproco e comunque di una situazione di visibilità
diretta tra il Mausoleo e il Pantheon. Poche sono le strutture di epoca
imperiale direttamente connesse con il Mausoleo. Alla base della parete
della camera sepolcrale corre un basamento in laterizio, che costituisce
probabilmente un’aggiunta rispetto alla sistemazione originaria. Una
costruzione in laterizio è stata rinvenuta sul lato posteriore del
Mausoleo, quasi contigua al suo perimetro esterno; è stata formulata
l’ipotesi che in essa sia da identificare la sede del procurator Mausolei,
carica la cui esistenza è testimoniata da un’iscrizione dell’età traianea
(CIL VI, 8686). Soltanto in pochi casi le strutture di epoca imperiale
rinvenute nell’area circostante il Mausoleo sono riferibili a complessi
edilizi identificabili con relativa chiarezza.
I resti archeologici rinvenuti nel 1777 nelle fondamenta della casa
dell’Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini (ovvero nell’area ad
Est del Mausoleo) precedentemente descritti, nei quali già si identificava
l’ustrinum del Mausoleo, vengono attualmente riferiti piuttosto ad un
complesso realizzato da Agrippina Minore per riunire in un’unica area
funeraria tutti i fratelli e le sorelle (escluso Caligola) non accolti nel
Mausoleo (cfr. fig. 17).
Nell’area posta immediatamente a Nord del complesso funerario ora
menzionato, nel 1937 furono rinvenuti due livelli archeologici
sovrapposti.
Alla profondità di circa 8 metri sotto il piano stradale vi era un
complesso di murature in opera reticolata e un tratto di lastricato di
travertino; esso potè essere esplorato in maniera molto parziale, solo
attraverso trivellazioni. Questo edificio appariva obliterato da una grande
Fig. 20 costruzione degli inizi del II secolo d.C., con muri in opera laterizia e in
Il portico scoperto a Nord del cosidetto ustrinum del
Mausoleo
opera mista, orientata con la via Flaminia e posta alla profondità di c.a.
4,50 metri. Essa comprendeva un portico sul lato meridionale, di cui
furono trovate in situ cinque basi e varie colonne più o meno
frammentarie, ora conservate nel Mausoleo.
L’area del portico appariva occupata, in una fase successiva, da piccoli
ambienti con pianta a linee rette e curve, e con pavimenti a mosaico

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geometrico in bianco e nero (fig. 20).


A parte i due complessi ora descritti, in tutta l’area circostante il
Mausoleo sono stati osservati, a più riprese, resti di strutture murarie in
opera cementizia, reticolata, laterizia, mista e vittata; di pavimentazioni a
mosaico, a mattoncini di terracotta, a tessellato marmoreo; di basolati;
di condotti fognarii, tutti posti ad una profondità variabile tra 1 e 7 metri
dall’attuale piano stradale.
Nel IV secolo il Mausoleo viene citato nei Cataloghi Regionari
(Curiosum), mentre lo storico Ammiano Marcellino menziona i due
obelischi elevati sulla fronte del monumento (Amm. Marc. 17, 4, 16).
Sono questi gli ultimi riferimenti al Mausoleo nella letteratura antica.

L’età medievale
In un diploma di Agapito II, datato 25 marzo dell’anno 955, viene
menzionata la chiesa di S. Angelo de Agosto collocata in cacumine. E’
del tutto verosimile che in seguito ad un lungo periodo di abbandono,
dopo che era cessata ogni utilizzazione e manutenzione dell’antico
monumento, che gli alberi si fossero inselvatichiti, trasformando il luogo
in una collinetta boscosa, in cima alla quale si era evidentemente
stabilita una piccola chiesa.
Non si dispone attualmente di dati in grado di precisare a quale epoca
risalga il definitivo rialzamento di livello sul piano di calpestio antico, che
dovette determinare l’obliterazione del lastricato in travertino, della parte
Fig. 21 inferiore del basamento del Mausoleo e delle altre costruzioni
La custodia dell'urna di Agrippina
circostanti.
Nel corso dei lavori di sistemazione eseguiti negli anni 1950-51 nell’area
frontale del Mausoleo, alla quota del lastricato sono state rinvenute circa
venti tombe coperte a cappuccina, realizzate con bipedali. Non vi sono
putroppo dati per definire la cronologia delle sepolture, che marcano
evidentemente l’avvenuto rialzamento del piano di calpestio.
Nel XII secolo le vestigia del Mausoleo vengono adattate a fortilizio, ad
opera della potente famiglia dei Colonna. Nel 1167 la fortezza viene
distrutta; ricostruita, viene nuovamente espugnata nel 1241.
Nel 1252 tuttavia essa doveva nuovamente essere stata ripristinata, dal
momento che viene menzionata in un documento come “munitiones
Augustae”. Ancora nel XIV secolo l’edificio era proprietà dei Colonna;
presso di esso nel 1354 si procedette al rogo del corpo del tribuno Cola
Fig. 22 di Rienzo. E’ dunque molto probabile che tra il XII e il XIV secolo l’antico
Disegno di B. Peruzzi: frammenti di elogio
monumento abbia subìto notevoli alterazioni, sia a causa dei progressivi
lavori di adattamento a fortezza, sia per le vicende belliche riferite dalle
testimonianze citate.
Risale tuttavia al XV secolo una serie di documenti che testimonia lo
svolgersi di una sistematica attività di spoliazione del monumento e
dell’area circostante, attività che è certamente all’origine della più

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profonda distruzione del Mausoleo


Infatti la progressiva asportazione delle parti lapidee dell’edificio, ovvero
delle parti staticamente più rilevanti, non soltanto ridusse il Mausoleo in
condizione di rovina ma determinò in breve il crollo dell’intera porzione
superiore della costruzione, divenuta priva di adeguato sostegno.
Già nel 1452 è testimoniata l’esistenza presso il Mausoleo di alcune
fornaces pro calcina. Della dispersione e del reimpiego degli elementi
recuperati nel corso della spoliazione rende testimonianza la custodia
dell’urna di Agrippina (ora nei Musei Capitolini) che, asportata dal
Mausoleo, fu collocata nel mercato del Campidoglio, dove era utilizzata
come unità di misura per il grano (fig. 21).

L’età rinascimentale
Agli inizi del secolo XVI il Mausoleo divenne proprietà degli Orsini. Nel
1519, nel corso dei lavori per la costruzione dell’ospedale di S. Rocco e
per l’apertura della via Leonina, Baldassarre Peruzzi potè osservare e
documentare una parte integra del muro esterno del Mausoleo, che
conservava ancora l’originario rivestimento (cfr. figg. 13-14), nonché due
frammenti di un elogio (già attribuito a Gaio Cesare ma verosimilmente
da riferire a Germanico) pertinenti al rivestimento medesimo e inoltre i
resti di uno dei due obelischi che si trovavano ai lati del sepolcro.
Egli vide anche, ancora in posto, due cippi di travertino pertinenti alla
delimitazione dell’area circostante il monumento e li disegnò in pianta e
Fig. 23 in alzato; disegnò inoltre una grande trabeazione dorica, pertinente alla
Disegni di B. Peruzzi: obelisco
decorazione del Mausoleo (figg. 22, 23, 24).
Nel 1546 la famiglia fiorentina dei Soderini divenne proprietaria del
Mausoleo, ottenendo da Paolo III nel 1549 l’autorizzazione a scavare
attorno al monumento e a trattenere in proprietà tutte le antichità
rinvenute. A questi scavi assistette Pirro Ligorio, il quale ne annotò il
carattere spesso distruttivo. Nella parte centrale del Mausoleo, già
ridotta ad una sorta di invaso circolare in seguito al crollo delle parti
superiori dell’edificio e certamente abbassata di livello in occasione degli
scavi, fu quindi impiantato un originale giardino all’italiana, adorno di
statue e sarcofagi, adiacente al palazzo nobiliare che si trovava a Nord
del sepolcro (fig. 25).
Nel 1587 l’obelisco già rinvenuto dietro la chiesa di S. Rocco fu rialzato
da Sisto V in piazza dell’Esquilino, dietro S. Maria Maggiore.
Fig. 24 L’altro obelisco, già visto ma subito risotterrato nel corso degli scavi
Disegni di B. Peruzzi: cippi di travertino
eseguiti dai Soderini, fu rialzato da Pio VI nel 1782 in piazza del
Quirinale, come ornamento della fontana dei Dioscuri.

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Il Mausoleo come edificio di spettacolo:


le trasformazioni dal XVIII al XX secolo
Agli inizi del Settecento il palazzo dei Soderini con l’annesso giardino
passarono alla famiglia dei Fioravanti, mentre alla metà del secolo
divennero proprietà dei marchesi Correa, famiglia di origine portoghese.
Il giardino esistette fino al 1780, allorchè lo spagnolo Bernardo Matas,
affittuario dei Correa che utilizzava il palazzo come locanda, creò
nell’area già occupata dal giardino medesimo l’”Anfiteatro Correa”,
Fig. 25
struttura in legno nella quale si tenevano “caccie de tori e bufale”, tenute
Il giardino Soderini (E. Du Perac, 1575 c.a.) da “giostratori” provenienti dalla Spagna (fig. 26)
In seguito al fallimento dell’attività del Matas, l’organizzazione degli
spettacoli passò direttamente ai Correa, i quali vi aggiunsero nuove
attrazioni, tra cui i famosi “fochetti” (fig. 27).
Il crescente successo della nuova attività fece sì che il nuovo
proprietario del complesso, marchese Vivaldi Armentieri, progettò la
costruzione di un anfiteatro stabile, che ebbe avvio nel 1796. In vista del
nuovo allestimento, a partire dal 1793 furono eseguiti vasti scavi al
centro del Mausoleo, nel corso dei quali furono rinvenuti e distrutti resti
delle strutture superiori del monumento, già da tempo crollati nella parte
più interna di esso (fig. 28).
Dal 1802 l’anfiteatro divenne proprietà della Camera Apostolica. Dal
1810 esso divenne il primo teatro di prosa per recite diurne (fig. 29). Il
21 aprile del 1819, in occasione dei festeggiamenti in onore di
Fig. 26
Corrida all'Anfiteatro Correa (1780) Francesco I d’Austria, l’anfiteatro fu coperto da un magnifico velario
progettato dal Valadier, il quale già in precedenza aveva realizzato un
articolato progetto per l’ampliamento e il miglioramento dell’intera
costruzione (fig. 30). Negli anni centrali del XIX secolo ebbe inizio la
decadenza; la proibizione delle “giostre” e dei “fochetti” fece sì che il
locale fosse usato soltanto come circo equestre.
Frattanto, scavi archeologici di ampiezza limitata e con modesti risultati
furono eseguiti nel 1869 dal Parker; nel 1871, nell’androne del palazzo
Correa, fu riportato in luce il muro esterno del Mausoleo.
Verso la fine del secolo il conte Telfener, nuovo proprietario del
complesso ribattezzato “Anfiteatro Umberto I”, coprì l’arena con una
cupola di vetro; di conseguenza, nel 1883, la Pubblica Sicurezza
dichiarò il locale inagibile e lo chiuse, per la mancanza di adeguate vie
di fuga.
Fig. 27
"Fochetti" all'Anfiteatro Correa (1780)
Ne ebbe origine una lunghissima vertenza giudiziaria con il Demanio,
del quale alla fine l’anfiteatro divenne proprietà.
Dopo essere rimasto per molti anni chiuso e vuoto, e dopo il fallimento
dell’idea del Villari di crearvi un Museo dei Gessi, l’ambiente fu adibito
ad officina per la modellatura della statua di Vittorio Emanuele II
destinata all’Altare della Patria. Nel 1907 il Comune di Roma ottenne

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dallo Stato la proprietà del Mausoleo, ed ebbero subito inizio i lavori di


adeguamento per adibire l’arena ad Auditorium. Nel corso di tali lavori,
diretti dal Rebacchi, negli anni 1907-1908 furono realizzate importanti
indagini archeologiche in corrispondenza del corridoio di accesso al
Mausoleo. Quest’ultima, nobile destinazione dell’edificio fu dovuta
soprattutto agli sforzi del conte Enrico di San Martino, assessore
municipale per le Belle Arti e presidente della Regia Accademia di Santa
Cecilia, il quale ottenne per l’Accademia la concessione d’uso del locale
nonché l’organizzazione di serie annuali di concerti sinfonici di elevata
Fig. 28
Scavi del marchese Vivaldi Armentieri all'interno del
qualità e di grande risonanza (figg. 31, 32, 33, 34).
Mausoleo (1793) Malgrado alcuni evidenti limiti della sala (difficoltà di accessi, acustica
mediocre, forti sbalzi di temperatura), sul podio dell’Auditorium
“Augusteo” si esibirono i più insigni direttori, cantanti e strumentisti
dell’epoca.
Dalla data del primo concerto (16 febbraio 1908) a quella dell’ultimo (13
maggio 1936) nella sala dell’”Augusteo”, capace di ospitare 3500
persone, furono eseguite 1593 composizioni orchestrali, 294 opere
corali e 134 opere per coro, orchestra e organo.
Le ricerche di carattere archeologico ripresero negli anni 1926-1930,
sotto la guida del Giglioli e del Colini. Mediante l’esecuzione di strette
gallerie (che non interferirono con la regolare attività dell’Auditorium) fu
possibile esplorare l’intera sezione del monumento, dal muro esterno
alla camera sepolcrale, individuandone le caratteristiche essenziali e
Fig. 29 ponendo le basi per la realizzazione dei primi studi ricostruttivi di
Teatro estivo nel Mausoleo (1869)
carattere scientifico.
Negli anni 1936-1938 il monumento fu liberato dalle strutture funzionali
(l’Auditorium fu chiuso nel 1936) e fu demolito il circostante quartiere
tardo-rinascimentale.
In occasione dell’inaugurazione, avvenuta il 28 ottobre 1938, circa un
mese dopo quella del padiglione ospitante la ricomposta Ara Pacis
nell’anniversario del bimillenario augusteo, i lavori di restauro del
Mausoleo, eseguiti in base al progetto di sistemazione finale elaborato
da Antonio Muñoz, erano in realtà ancora in corso (essi proseguirono
fino al 1942, quando furono interrotti per i sopravvenuti eventi bellici).
Il restauro poteva dirsi ultimato soltanto sul lato occidentale esterno,
rivolto verso via Ripetta. Gli ultimi interventi di sistemazione dell’area
circostante il Mausoleo, eseguiti negli anni 1950-52, hanno conferito al
Fig. 30 monumento il suo aspetto attuale (fig. 35).
Il velario del Valadier

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Fig. 31
La sala per concerti Augusteo

Fig. 32 e 33
Interni dell'Augusteo

Fig. 34 Fig. 35
Locandina per un concerto sinfonico all'Augusteo Il Mausoleo di Augusto nella attuale sistemazione

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Gli aspetti urbanistici e


ambientali
La formazione del quartiere rinascimentale attorno al
Mausoleo
Relativamente all'area circostante il Mausoleo di Augusto, le scarse
testimonianze dell'epoca medievale sembrano indicarla come una
contrada semi-deserta, per lo più ricoperta da vigne, orti e campi. Oltre
alla chiesetta di S. Angelo de Agosto, collocata in cacumine, doveva
probabilmente esservi soltanto qualche sporadica abitazione rustica.
La situazione non doveva essere mutata all'epoca della fortificazione del
Mausoleo ad opera dei Colonna. Anche questo edificio, come la
preesistente piccola chiesa, conservò nel nome il riferimento ad Augusto
("munitiones Augustae", "Agosta", "Aosta").
In documenti di epoca successiva il Mausoleo viene definito anche
"Mons Augustus", "Mons Augustorum", "Mons Auste"; il toponimo
doveva estendersi all'intera contrada circostante.
Nel Quattrocento, il Mausoleo si trovava in completo stato di abbandono
e veniva sottoposto ad una intensa e metodica opera di spoliazione,
mentre la vicinanza dello scalo di Ripetta (utilizzato soprattutto per il
commercio della legna) determinava nel quartiere circostante un
progressivo peggioramento della situazione igienica e sociale. In questa
situazione di degrado si collocano alcuni fondamentali interventi, tesi al
ripopolamento e al risanamento del rione mediante l'insediamento
nell'area di colonie straniere e di gruppi corporativi.
L'inizio del processo di formazione del quartiere degli Illirici, Schiavonia,
in una zona fino ad allora disabitata, si ha con il riconoscimento
pubblico della Congregazione Illirica da parte di Nicolò V (1453), il quale
concesse al sodalizio slavo la chiesa di S. Marina, ridedicata a S.
Girolamo, con la possibilità di fondarvi anche un ospizio.
Successivamente Innocenzo VIII (1491) concesse l'edificabilità dei
terreni estendentisi fino al Mausoleo di Augusto. Il sodalizio restaurò la
chiesetta, poi demolita e riedificata da Sisto V nel 1588-89. Nel 1499 i
sodali dell'Università degli osti e barcaroli acquistarono un'area dagli
Schiavoni "per aprirvi un ospedale per gli infermi dell'arte loro".
La Confraternita di San Rocco, composta da varie Università di artieri
che contribuivano al suo mantenimento e al culto del santo protettore, fu
riconosciuta da Alessandro VI nello stesso 1499 ed eresse una chiesa
dedicata al santo, protettore dalla peste, nelle vicinanze del "Monte di
Augusto". La chiesa, costruita sui resti della più antica S. Martino, fu
consacrata nel 1502 e fu in seguito ampliata alla metà del Seicento.
Essa era centro di un complesso ospedaliero approvato nel 1514 da
Leone X, che accoglieva feriti e soprattutto malati di peste.
Già nel 1471 Sisto IV aveva concesso ai Lombardi residenti in città
l'antica chiesa di S. Nicola, sostituita agli inizi del Seicento dalla attuale
chiesa dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso.
Agli inizi del Cinquecento, nell'area retrostante il Mausoleo, Saturnino

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Gerona costruì il proprio palazzetto in un'area già di proprietà degli


Orsini.
La decorazione sulla facciata, con i ritratti di vari pontefici, diede alla
strada sulla quale si affacciava il nome di via de' Pontefici. Sulla fronte
della casa era murata un'iscrizione nella quale Gerona ricordava di aver
mutato il luogo "da agreste in abitato".
Il tracciato della via Leonina - l'odierna via Ripetta - negli anni 1513-
1521, rappresenta la prima fase del complesso programma di
espansione del tridente, che segna l'orditura entro la quale si urbanizzò
Fig. 1
Bufalini: pianta di Roma (1551)
l'intera zona. I principali proprietari di vigne e orti attraversati dalla via
Leonina e dalle trasversali dell'Avvantaggio, della Scaletta, di
Schiavonia, dell'Ortaccio, di Tomacellli, erano i frati di S. Maria del
Popolo in condominio con l'ospedale di S. Giacomo in Augusta e i frati
di S. Agostino.
Le aree fabbricabili furono cedute quasi tutte a solerti imprenditori,
ovvero muratori-architetti di varia origine e provenienza; il lavoro fu
intenso, tanto che ancora nel 1550 si lavorava per prolungare la via fino
a S. Luigi de' Francesi. Ancora nel 1539 Franciotto Orsini ripartiva la
sua proprietà (comprendente anche il Mausoleo), adibita a vigna, in
aree fabbricabili e cedeva queste in enfiteusi a vari costruttori.
Quando i Soderini nel 1546 acquistarono il Mausoleo e l'area ad esso
retrostante per costruirvi il proprio palazzo, il quartiere circostante
l'antico monumento era pertanto già intensamente edificato. L'incisione
Fig. 2 del Du Perac (1575), raffigurante il giardino dei Soderini allestito
Tempesta, Roma 1593. Zona della Trinità dei Monti,
particolare all'interno del Mausoleo (cfr. pag. 15, fig. 25), dà l'errata impressione
che il monumento fosse all'epoca ancora isolato, mentre dalle piante
coeve esso appare già accerchiato da edifici moderni (fig. 1).
Alla fine del Cinquecento il processo di urbanizzazione del quartiere
circostante il Mausoleo appare già completo (fig. 2). Nonostante alcune
aggiunte e trasformazioni, il quadro urbanistico di insieme non subirà
nei secoli seguenti particolari modificazioni.

Le trasformazioni fino alla fine dell’Ottocento


Come già osservato, agli inizi del Seicento la contrada vide sorgere la
sua chiesa più vasta ed ornata, ovvero quella dei SS. Ambrogio e Carlo;
pochi anni prima era stata ricostruita la chiesa di S. Girolamo, mentre
poco dopo fu ampliata la chiesa di S. Rocco. Con l'accrescersi
dell'abitato nella zona, aumentava anche il traffico del vicino scalo
fluviale. Nel 1614, sotto Paolo V, esso fu spostato più a monte ("Nuova
Ripetta").
Nel 1703, sotto Clemente XI, lo scalo fu definitivamente sistemato con
la scenografica costruzione del Porto, ad opera di Alessandro Specchi.
La struttura a rampe, configurante un'esedra aperta verso via Ripetta,

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aveva nella chiesa di S. Girolamo il suo fondale spaziale.


Il nuovo assetto dell'area è illustrato nella pianta del Nolli del 1748 (fig.
3). Nella seconda metà del Settecento gli isolati circostanti il Mausoleo
ebbero il loro definitivo assetto verso le vie dei Pontefici e di Ripetta.
Nella prima, il palazzo già dei Soderini e passato in proprietà ai Correa
fu ampliato e ammodernato. In via di Ripetta il cardinale Riminaldi,
abbattuto un gruppo di piccole case, costruì il palazzo che dai
successivi proprietari prese il nome di Valdambrini.
Dal catasto urbano ordinato da Pio VII (1819-22) non si notano
Fig. 3
Nolli: pianta di Roma (1748)
modificazioni della struttura del tridente. Il rione Campo Marzio subì
invece notevoli interventi di ristrutturazione, sia pure di carattere
prettamente edilizio, allorchè Roma divenne capitale. Infatti, con
l'emergere di via del Corso come strada preferenziale del rione divenuto
sede del Governo, l'edilizia minore attorno al Mausoleo fu modificata
con la creazione di strutture architettoniche più complesse, risultato di
accorpamenti e ristrutturazioni.
Il fitto tessuto urbano ed edilizio circostante l'antico monumento assunse
allora l'aspetto che aveva quando, pochi decenni più tardi, ebbero inizio
gli sventramenti fascisti (figg. 4, 5, 6).

Fig. 4 Fig. 5
Isolati attorno al Mausoleo nel 1928 Catastale della zona circostante il Mausoleo prima delle
demolizioni (1936)

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Fig. 6
Le costruzioni circostanti il Mausoleo (da Cordingley -
Richmond)

Dal piano regolatore del 1909 alla creazione di Piazza


Augusto Imperatore
L'ipotesi di un intervento di modifica urbanistica della zona prossima
all'attuale piazza Augusto Imperatore fu presa in esame già nei primi
anni del XX secolo. Si rendeva infatti necessario un adeguato
collegamento del nuovo quartiere di Prati, allora in crescente sviluppo,
con il centro storico della città, sede delle attività amministrative e
governative della capitale. Il collegamento previsto riguardava la
direttrice che da piazza Cavour si apriva verso via Tomacelli e via
Condotti, per raggiungere piazza di Spagna.
Da ricordare che nel 1901 era stato costruito il ponte Cavour, sulla
direttrice di espansione già prevista dal Piano Regolatore del 1873 tra
via del Corso e piazza Risorgimento; esso aveva sostituito la passerella
in ferro del ponte di Ripetta, infrastruttura di avvio dell'edificazione del
rione Prati.

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Nel Piano Regolatore del 1909 compare la proposta di una parziale


demolizione dell'edilizia esistente nell'area circostante il Mausoleo, per
la creazione di una nuova arteria di collegamento con piazza di Spagna
attraverso via della Croce (fig. 7). Tale progetto non venne tuttavia mai
concretizzato. Nella Variante di Piano Regolatore messa a punto
dall’ufficio Tecnico del Governatorato nel 1925-26 l'area di demolizione
attorno al Mausoleo appare notevolmente ampliata, assumendo le
dimensioni se non la fisionomia dello sventramento attuato in seguito
(fig. 8). Anche in questo caso la progettata demolizione è studiata per
ragioni di viabilità veicolare nel centro storico e in particolare per il
collegamento tra le due sponde del Tevere; anche in questo caso la
nuova arteria di collegamento appare diretta verso piazza di Spagna,
attraverso via della Croce.
A questi precedenti, entrambi privi di esiti effettivi, fecero seguito il Piano
Regolatore del 1931 (fig. 9) e il successivo Piano Particolareggiato

Fig. 7 Fig. 8 Fig. 9


Piano Regolatore del 1909 Variante di Piano Regolatore (1925-26) Piano Regolatore del 1931

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approvato nel 1932 (fig. 10), sulla base dei quali si procedette
concretamente alle demolizioni e alla sistemazione della nuova piazza.
Le demolizioni riguardavano un complesso di 120 case, tra le vie delle
Colonnette, dei Pontefici, degli Schiavoni, del Grottino, per una
superficie di 28.000 metri quadrati. Da notare che, negli interventi
ufficiali sull'operazione, le giustificazioni addotte per la demolizione
dell'intero quartiere si appellavano costantemente a motivi di decoro e di
igiene pubblica, con ampio ricorso a giudizi spregiativi e sminuenti delle
qualità architettoniche, decorative e urbane degli edifici e delle aree
(Muñoz: "indegne casupole che circondavano il Mausoleo di Augusto",
"dedalo di viuzze dove la luce non penetrava mai"; Morpurgo: "necessità
di risanamento di un quartiere centrale della città, ove case e casette
prive di ogni interesse di storia e di arte e antigieniche si
addensavano"). Nel nuovo Piano, all'allargamento e prolungamento di
via della Croce veniva sostituito quello di via Vittoria, allo scopo di
allontanare da piazza di Spagna l'innesto di una nuova grande linea di
viabilità. Inoltre, il nuovo Piano prevedeva l'isolamento del Mausoleo al
centro di un'ampia piazza: "Il piano di massima approvato nel 1931 ha
variato in modo essenziale la sistemazione dell'importante località,
facendo del Mausoleo di Augusto il perno delle trasformazioni da
apportare al nucleo edilizio compreso fra la via Ferdinando di Savoia, il
Lungotevere in Augusta, Via Tomacelli e il Corso Umberto I. Anziché
prevedere l'apertura di una nuova via di comunicazione col Ponte
Fig. 10 Cavour, più o meno indipendente dall'isolamento del maestoso rudero, il
Piano Particolareggiato (1932)
piano predetto contempla la formazione di una vasta piazza intorno al
monumento stesso, nella quale andrà a sboccare il traffico proveniente
dal Corso Umberto mediante una via molto ampia e leggermente
formata ad imbuto" (TESTA 1933, pp. 125 s.).
Infine, l'isolamento dei resti del Mausoleo di Augusto veniva connesso
con il più grande problema urbanistico dell'innesto, in una vasta piazza,
di quattro grandi linee di viabilità: da Nord, attraverso il lungotevere
ampliato, la congiungente con la via Flaminia; da Est, attraverso via
Vittoria allargata, la congiungente con i quartieri alti; da Sud il raccordo,
attraverso piazza Borghese, con la grande trasversale del Corso; da
Ovest il raccordo, attraverso ponte Cavour, col quartiere Prati.
L'incarico del progetto per la realizzazione della nuova piazza fu affidato
all'architetto Vittorio Morpurgo, il quale elaborò due diverse soluzioni. Il
Fig. 11 primo progetto prevedeva la creazione di una piazza di modeste
Planimetria del primo progetto di Morpurgo
proporzioni, chiusa verso il Tevere dal prolungamento della fronte del
palazzo Valdambrini in un corpo di fabbrica lineare (figg. 11, 12). Nel
secondo progetto, quello definitivo, Morpurgo previde la liberazione
della fronte occidentale della piazza fino al Tevere, con la demolizione
della cortina di edifici tra il lungotevere e via Ripetta, e la ricostruzione
della spina tra la nuova piazza e via Tomacelli, in prolungamento della

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e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

chiesa di S. Girolamo. In tal modo la nuova piazza veniva ad assumere


una forma a U aperta verso il fiume (figg. 13, 14).
Al fine di enfatizzare l'isolamento del Mausoleo al centro della nuova
piazza, lo spazio circostante, oltre il livello archeologico, veniva
ulteriormente approfondito per mezzo di alti portici architravati, previsti
per i primi due livelli funzio
nali dei nuovi edifici.
Questi nuovi edifici perimetrali erano di ispirazione profondamente
romana nei porticati (esplicitamente miranti a ricostruire le ambulationes
Fig. 12
Veduta della soluzione minore di Morpurgo ( piazza
circostanti il Mausoleo di cui parla Suetonio), nei materiali usati (mattoni
chiusa) e travertino), nei colori avorio, ocra e laterizio. Già in fase progettuale
era inoltre prevista per essi una ricca ornamentazione plastica e musiva,
molto più complessa di quella in seguito effettivamente realizzata.
Tutto intorno, il monumento veniva reso visibile attraverso i fornici di via
della Frezza e di via Tomacelli e dalla piazzetta su Corso Umberto, tra
la canonica di S. Carlo ed uno dei nuovi edifici.
Al fine di correggere l'eccessivo isolamento della chiesa di S. Rocco e
di rafforzarne l'immagine nel nuovo contesto, un cavalcavia a doppio
fornice avrebbe collegato tra loro S. Rocco e S. Girolamo; in questo
modo ne sarebbe risultata corretta anche la rispondenza non assiale
riscontrabile tra quelle chiese e l'abside di S. Carlo: "La felice posizione
relativa alle tre Chiese ha consentito all'architetto di comporre, quasi
episodio nel vasto quadro della grande piazza, una strada-piazza, che
Fig. 13 la casa-convento annessa a S. Gerolamo degli Illirici, da un lato e la
Planimetria del progetto di esecuzione di Morpurgo
(piazza aperta verso il lungotevere) scalea di discesa al Mausoleo, dall'altro, limitano; le due Chiese, fra loro
collegate da un cavalcavia a doppia arcata, ne formano i piloni di
testata; l'Abside di San Carlo, racchiuisa fra due quinte in simmetria
spaziale, ne costituisce il fondale" (MORPURGO 1936, p. 79).
"Nella Piazza è il rudere che comanda: il movimento in pianta e in
alzato obbedisce a rigorose rispondenze geometriche su gli assi
perpendicolari intersecantisi nel centro di figura dell'Augusteo. Un alto
portico architravato scherma negozi e ammezzati fusi in ampie superfici
vetrate e la parete che incombe sui pilastri del portico è traforata solo
per quanto impongono ragioni di necessità da triplo ordine di finestre e il
predominio del pieno sul vuoto si afferma così decisamente da
demarcare nelle fronti che più dappresso stringono la Mole Augustea la
funzione assegnata ad esse di pareti del vaso creato a contenere il
Fig. 14 Cimelio ricco di significato se pur rude nelle superstiti strutture murarie"
Veduta della soluzione definitiva di Morpurgo (piazza
aperta verso il lungotevere)
(MORPURGO 1937, p. 157).Nel 1934 ebbe concretamente inizio
l'attività legata all'attuazione del progetto, con l'avvio delle trattative per
gli espropri. Nel 1936 iniziò l'affidamento alle imprese dei lavori di
demolizione dei fabbricati esistenti nell'area. Nello stesso anno ebbe
luogo l'affidamento per i lavori di "scoprimento" del Mausoleo. Nel 1937
ebbero inoltre avvio i lavori per la realizzazione della teca di copertura

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Documento Preliminare alla Progettazione

dell'Ara Pacis. Dopo l'inaugurazione dei due monumenti nel 1938, e


dopo l'interruzione dell'intervento di restauro del Mausoleo negli anni
della guerra, i lavori nella piazza possono dirsi conclusi nel 1952,
quando viene ultimata la sistemazione dell'area adiacente il tamburo
esterno, con la realizzazione dei muretti di contenimento e delle scale di
raccordo tra il piano moderno ed il livello archeologico.

Lo stato attuale sotto il profilo naturalistico


Dal punto di vista botanico si può attualmente rilevare che:
La flora spontanea è rappresentata soprattutto dal contingente di specie
ruderali e sinantropiche, tipiche, nel caso dei giardini limitrofi al tumulo,
di aree calpestate ed eutrofizzate (dominanti Malva sylvestris, Hordeum
leporium, Cynodon dactylon, Polygon sp.pl., Solanum nigrum,
Euphorbia prostrata, Urtica dioica, Parietaria judaica) e, nel caso del
Mausoleo, di habitat muricolo, legate però a diversi stadi dinamici di
sviluppo (Parietaria diffusa, Sonchus tenerrimus, Cymbalaria muralis,
Capparis spinosa, Ficus carica, Oryzopsis miliacea, Teucrium flavum,
Hedera helix, Clematis vitalba (figg.15, 16).
La flora arbustiva introdotta ai fini ornamentali è costituita da elementi
molto comuni in tutti i parchi urbani romani, quali oleandri, allori,
pittospori, viburni, e ginestre (Nerium oleander, Laurus nobilis,
Pittosporum tobyra, Viburnum tinus, Spartium junceum (fig. 17). Solo
fig. 15 occasionalmente si rileva l'impiego di miopori (Myoporum sp.) e agrifogli
Aspetto di rigogliosa crescita di vegetazione ruderale
all'interno del Mausoleo (Ilex aquifolium), questi ultimi di un certo interesse sotto il profilo
naturalistico e per vetustà.
Analogamente la componente arborea è rappresentata essenzialmente
da cipressi e pini domestici (Cupressus sempervirens e Pinus pinea),
anch'essi attualmente dominanti nei parchi urbani romani a seguito dei
massicci impianti effettuati negli anni del periodo fascista ispirandosi alla
flora classica "virgiliana" (fig. 18). Il loro principale motivo di interesse è
legato a ragioni di tipo storico e paesaggistico. Va osservato però che i
cipressi presentano attualmente uno stato fitosanitario a volte critico,
probabilmente legato ad infezioni parassitarie diffuse.

La compatibilità della flora con le strutture archeologiche


Dal punto di vista dell'interazione della flora con le strutture
fig. 16 archeologiche si può rilevare che:
Vegetazione xerofila e calciofila presente sulla sommità
delle murature
la vegetazione ruderale non assume attualmente stadi molto evoluti e
quindi critici dal punto di vista della conservazione del monumento (fig.
19).
Tuttavia in alcuni casi dovranno essere predisposti interventi locali di
diserbo contestualmente ai lavori di restauro del monumento (fig. 20).

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Documento Preliminare alla Progettazione

L'impianto del triplo filare di cipressi e delle siepi di alloro direttamente


sul tumulo pone sicuramente problemi di lesioni alle strutture murarie
limitrofe grazie all'espansione degli apparati radicali, in quanto in diversi
casi lo spessore di terra a disposizione non risulta sufficiente ad
impedirne l'interazione (fig. 18).
Da un punto di vista visivo, che trascende però considerazioni di tipo
naturalistico, tali impianti creano un'ostruzione visiva alla monumentalità
del complesso.
fig. 17
Particolare dei giardini limitrofi all'ingresso del
Vincoli esistenti e conseguenze ai fini progettuali
monumento Quanto precedentemente rilevato determina che:
non esistono particolari vincoli dal punto di vista naturalistico di rigoroso
rispetto del preesistente, tranne che per considerazioni di vetustà nel
caso di esemplari arborei;
esiste una situazione critica creata dall'impianto dei cipressi sul tumulo;
nella progettazione dovrà essere posta particolare attenzione al nuovo
uso di specie arboree, nell'area sovrastante il monumento, in quanto
dovranno essere garantite distanze di sicurezza che evitino il rischio di
lesioni.

In linea generale va inoltre considerato che:


l'eliminazione di elementi arborei d'alto fusto, una volta che questi
abbiano raggiunto una certa età (generalmente maggiore di 30 anni)
sono soggetti a specifici vincoli comunali (da verificare nella loro entità);
la deroga rispetto a direttive generali può essere motivata o da
motivazioni statiche e di sicurezza, e in questo caso anche da
motivazioni archeologiche;
la progettazione deve considerare anche le problematiche di gestione e
manutenzione e i diversi costi delle varie soluzioni possibili.

Ne consegue quindi che:


il progetto che si intende realizzare presenta alcuni vincoli e deve
innestarsi sulla realtà preesistente, motivando abbattimenti alla luce
delle esigenze conservative del patrimonio archeologico ed i nuovi
impianti alla luce di una filosofia progettuale che tenga conto sia delle
esigenze conservative che di rilettura storica del sito.
Il progetto dovrà anche tenere conto nei suoi dettagli più operativi dei
fig. 18 vincoli economici e gestionali dell'area (tipo di budget a disposizione,
Filari di cipresso sul tumulo
organico disponibile per la manutenzione, utilizzazione dell'area).

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fig. 19 fig. 20
Panoramica di aspetti di vegetazione muricola all'interno Altro aspetto di rigogliosa crescita di vegetazione
del Mausoleo ruderale all'interno del Mausoleo che necessiterà di
interventi di rimozione

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Gli interventi di riqualificazione urbana nell'area del Tridente


Se dal punto in cui i tre assi viari di via del Corso, via di Ripetta e via
del Babuino incontrano l'emiciclo di Piazza del Popolo si tracciano tre
linee rette, esse si incontreranno alla base dell'obelisco che si staglia al
centro della piazza.
La zona del centro storico di Roma delimitata dalle tre strade e dal loro
ideale prolungamento verso Piazza Venezia è appunto denominata
Tridente e racchiude una straordinaria concentrazione di opere d'arte.
Piazza del Popolo era la principale porta d'ingresso alla città nel '500, e
l'obelisco (eretto da Domenico Fontana nel 1598 sotto il pontificato di
Sisto V) le aggiunse il valore di centro assiale, così come la costruzione
delle due chiese gemelle (nella seconda metà del XVII secolo) esaltò
l'aspetto scenografico.
Dello stesso periodo è il condotto papalino dell'Acqua Vergine che rifornì
d'acqua la zona e permise la costruzione delle numerosissime fontane
che sono una peculiarità dell'arredo urbano di Roma. Un insieme di
palazzi, chiese e strade che fanno parte di un unico straordinario
progetto urbanistico, sviluppatosi a partire dalla fine del '500 e
proseguito per tutto il '600 e '700.
Partendo da queste premesse l'Amministrazione Comunale ha
sviluppato negli ultimi anni un programma di riqualificazione degli spazi
pubblici della zona; dopo la riqualificazione e la pedonalizzazione di
Piazza del Popolo, gli interventi sugli spazi pubblici nel centro storico
hanno puntato a realizzare un sistema integrato di pedonalizzazioni;
sono già realizzate quelle di Piazza S.Lorenzo in Lucina, Piazza di
Spagna, Piazza del Parlamento e il percorso Trevi - Pantheon; un
progetto di riqualificazione accompagnato dalla realizzazione di nuovi
parcheggi interrati tra i quali il più significativo, già avviato, è un grande
parcheggio a più livelli sotto le terrazze del Pincio.

Le previsioni del Nuovo PRG di Roma


Il Nuovo Piano Regolatore di Roma, recentemente approvato, inserisce
tutta l'area di Piazza Augusto Imperatore all'interno della Città Storica
Spazi pubblici oggetto di L’area di Piazza Augusto così come definita al punto 4.7 della Relazione del Nuovo PRG. In
interventi di Imperatore oggetto del
riqualificazione Concorso particolare il Mausoleo è individuato come "Edificio speciale isolato di
interesse storico, architettonico e monumentale" ai sensi dell'art. 37
Fig. 21 delle N.T.A. mentre la Piazza è definita come "Spazio aperto della Città
Schema dell’area del Tridente con i principali spazi
pubblici oggetto di recenti interventi di riqualificazione
Storica" ai sensi dell'art. 38 delle N.T.A. Il complesso di Piazza Augusto
è inserito anche nella Carta per la Qualità del PRG.

Estratto dagli elaborati del Nuovo PRG di Roma:


La Carta per la Qualità è un elaborato gestionale del nuovo PRG di
Roma, adottato nel marzo del 2003.

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fig. 22 fig. 23
Stralcio di un elaborato della Carta per la Qualità Stralcio dell’elaborato Sistemi e Regole

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Documento Preliminare alla Progettazione

Non si tratta, in realtà, di una "carta" in senso tradizionale, ma di un GIS


(Sistema informativo geografico) che contiene i risultati di un insieme
organico di ricerche che hanno consentito di individuare un complesso
di elementi di particolare valore urbanistico, architettonico, archeologico
e monumentale da salvaguardare e valorizzare.
Un patrimonio di dati in continuo aggiornamento da consultare, valutare,
interpretare e assumere come riferimento ineludibile e vincolante per la
gestione dei processi di conservazione e trasformazione urbana previsti
dal Piano e dalla sua disciplina così come definita, per le diverse
fig. 24
Il nuovo Museo dell'Ara Pacis
componenti, dall'elaborato "Sistemi e Regole".
(Rendering Erco Illuminazione S.r.l.)
Allegati al presente Documento Preliminare:
Stralcio della relazione, stralcio delle NTA, Elaborato
Sistemi e regole 1:5000 (1 planimetria + 1 Legenda),
Elaborati della Carta per la Qualità (3 planimetrie)

Il progetto per il nuovo Museo dell'Ara Pacis


di Richard Meier
La decisione di riedificare, nel 1938, l'Ara Pacis nel suo sito attuale non
fu determinata da preoccupazioni circa la sua tutela o in vista di una sua
esposizione ottimale, ma da ragioni di propaganda politica. Il complesso
di piazza Augusto Imperatore era infatti concepito per essere un nuovo
centro storico-mitologico della città moderna e del moderno impero. Al
fig. 25 centro del progetto il Mausoleo di Augusto, da poco tempo "liberato" con
L'Ara Pacis nella teca progettata da Richard Meier
(Rendering Erco Illuminazione S.r.l.)
l'intenzione di fame l'ultima dimora del Duce. Ad ovest l'Ara Pacis, sulla
stretta striscia tra le due direttrici di via di Ripetta e del Lungotevere,
doveva invece risolvere architettonicamente e simbolicamente la frattura
creata nel tessuto storico urbano dall'intervento fascista.
In realtà il padiglione progettato dal Morpurgo, oltre a non risolvere i
problemi architettonici, ne creava altri molto gravi relativi alla tutela del
monumento stesso. Nell'affrettata ricostruzione del 1938 venivano infatti
compromessi i più elementari principi conservativi. Il controllo
ambientale degli spazi veniva preso in scarsa considerazione e il traffico
che oggi scorre sul Lungotevere semplicemente non era previsto. Di
fatto il padiglione genera un microclima caratterizzato da variazioni
estreme e persino violente di temperatura ed umidità. Queste variazioni,
combinate ai danni provocati dagli agenti atmosferici - innanzitutto
fig. 26 l'inquinamento da traffico - mettono a rischio il marmo stesso del
L'Ara Pacis - interno monumento, oltre che le parti di restauro in stucco.
Il progetto di Richard Meier intende risolvere sia i problemi architettonici
che le minacce ambientali; consente l'illuminazione ottimale dell'altare
attraverso l'uso della luce solare, ma soprattutto punta a tenere sotto
controllo il microambiente del museo, al fine di assicurare un livello di
temperatura e umidità costante e in modo tale da eliminare tutti gli

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fig. 27
Roma, 23 settembre 1938
Mussolini inaugura l'Ara Pacis

fig. 28 fig. 29
Il restauro del muro delle Res gestae Ara Pacis, il pannello della Tellus
eseguito nel corso del 2003 (Foto Sovraintendenza)

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agenti inquinanti, incluso il rumore.


In pianta e in alzato il progetto è caratterizzato da una composizione
tripartita articolata lungo l'asse nord-sud del sito. La composizione fa
centro sull'Ara Pacis e sulle Res gestae con volumi secondari a nord e
sud, concepiti anche allo scopo di ripristinare una serie di vedute corte,
caratteristiche dell'esperienza visuale di chi passeggia nel centro di una
città storica. Gli elementi compositivi sono intrecciati in un sottile
rimando di punto/linea/piano/volume, solidità/trasparenza, figura/sfondo.
i materiali proposti da Meier, che riflettono i suoi ideali estetici, sono
quelli suggeriti dal disegno di Morpurgo: travertino, stucco, vetro e
acciaio.
Il progetto sfrutta al massimo le difficili condizioni del sito, estendendo
gli spazi del museo al livello di via di Ripetta, per migliorare
l'integrazione dell'Ara Pacis con la città contemporanea. A sud è stata
realizzata un'ampia piazza sopraelevata, a livello del Lungotevere, cui si
accede da via di Ripetta attraverso una scala monumentale. Al centro
della piazza è collocato uno gnomone, la cui distanza dal monumento
risulta uguale a quella che un tempo separava l'Ara dall'obelisco-
gnomone della meridiana di Augusto.
Sulla piazza è l'entrata al museo, segnalata da un volume
supplementare che ospita un vestibolo, il foyer del museo, il servizio di
vendita e, in cima a una corta fuga di scale e a una rampa d'accesso
per disabili, un nuovo spazio espositivo concepito come una galleria
introduttiva illuminata artificialmente, così da poter ospitare mostre di
materiali fotosensibili (fotografie, disegni ecc.).
La grande sala dell'Ara Pacis è rielaborata con la proposta di una nuova
struttura separata dall'involucro dell'edificio per consentire una maggiore
trasparenza. La scansione delle vetrate deriva dalle proporzioni
dell'altare. In alto ci sono una serie di lucernari orientati a nord, provvisti
di schermature regolabili per filtrare e orientare la luce. L'insieme di
lucernari e pareti vetrate è concepito per illuminare l'Ara piuttosto che
eclissarla.
Un nuovo spazio espositivo per i frammenti che non hanno trovato
sistemazione durante il rifacimento del 1938 è al piano inferiore del
museo, accessibile da una rampa di scale e da un ascensore. Allo
stesso livello, sotto la piazza elevata, si trovano una biblioteca che
integra la documentazione cartacea e digitale per creare in situ un
moderno "portale" alla Roma augustea e gli uffici amministrativi. A nord
un auditorium a cui si accede anche da via di Ripetta. Il suo volume
"monolitico", che rispecchia quello della vicina Accademia delle Belle
Arti, serve ad ancorare il progetto e la piazza a via di Ripetta.
L'auditorium, collegato agli spazi museali attraverso la gradinata della
sala, è pensato in modo tale da poter funzionare indipendentemente.

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Il concorso di idee del 2001


Nel 2001, in seguito ad un'iniziativa congiunta dell'Archivio Arte
Contemporanea Crispolti e dell'Ordine degli Architetti di Roma e
Provincia, venne bandito un concorso di idee per la sistemazione di
Piazza Augusto Imperatore. Il concorso partiva dalla necessità di
riportare al centro della riflessione critica il tema dell'intervento
architettonico contemporaneo nella città storica e sollecitava i
partecipanti ad affrontare il tema di progetto nell'ambito di una
riflessione poetica che portasse a delle proposte che contenessero,
eventualmente, anche degli elementi di provocazione intellettuale. A
questo scopo il concorso era rivolto, in contemporanea al mondo degli
architetti e degli artisti perché potessero costituire gruppi misti con cui
partecipare al bando.
I risultati di quella esperienza sono raccolti nel volume
Arte/architettura/città pubblicato nel 2003 da Prospettive edizioni e
reperibile presso la libreria della Casa dell'Architettura di Roma.

Lo studio per la pedonalizzazione


del Lungotevere in Augusta e il Sottopasso veicolare
Nel 2005 l'Amministrazione Comunale di Roma ha avviato, in
concomitanza con la fine dei lavori di costruzione del Nuovo Museo
dell'Ara Pacis, uno studio per la pedonalizzazione del Lungotevere nelle
aree adiacenti il museo attraverso la realizzazione di un sottopasso
veicolare e di un parcheggio interrato. La proposta nasce dalla
necessità di promuovere la fruibilità pedonale e la percezione del nuovo
spazio urbano che si viene a creare con la realizzazione del Museo
dell'Ara Pacis, Lo studio prevede infatti la pedonalizzazione completa
del tratto di Lungotevere antistante il Museo. Ciò consente da un lato di
utilizzare a pieno i nuovi spazi urbani, e da un altro di recuperare un
rapporto tra la città e il suo fiume con dei nuovi affacci e di aumentare la
possibilità di fruizione anche attraverso nuove discese sulle banchine
sottostanti.
Il progetto attualmente è nella fase di studio, sono in corso le indagini
per verificare la fattibilità tecnica ed economica dell'opera.

fig. 30 e 31
Due immagini virtuali della proposta di pedonalizzazione
del Lungotevere in Augusta con la creazione di una
nuova piazza antistante il Museo e affacciata sul Tevere

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Linee guida
per la realizzazione di nuove
indagini archeologiche e
interventi di restauro nell’area
del Mausoleo di Augusto
Indagini archeologiche nella parte interna del monumento
Le problematiche essenziali
La parte più interna del Mausoleo è quella che, relativamente all'elevato,
ha subìto le maggiori distruzioni. Del pilastro centrale (0) e dei primi due
anelli murari concentrici (1 e 2) nulla dell'elevato è restato in situ, fatta
eccezione per:
- il nucleo in conglomerato (spoliato del rivestimento in blocchi di
travertino) del breve tratto del muro 2 posto all'estremità interna del
corridoio di accesso, compreso tra le due porte che davano accesso
alla parte interna del corridoio anulare;
- la base del muro 1 (per l'altezza corrispondente ad un filare di blocchi
di rivestimento; Von Hesberg considera questa parte del muro rimontata
successivamente agli scavi con materiale antico: VON HESBERG-
PANCIERA 1994, p. 5, fig. 2; dal resoconto di scavo risulta tuttavia che
almeno un tratto, ad est, fu rinvenuto in situ: : COLINI-GIGLIOLI 1926,
pp. 222 s., fig. 5);
- alcuni lacerti del nucleo interno in conglomerato cementizio del pilastro
0, sui lati Nord, Ovest ed Est (COLINI-GIGLIOLI 1926, pp. 213-215, fig.
5: N).
La situazione riscontrata nel corso dei primi scavi adeguatamente
documentati (COLINI-GIGLIOLI 1926, pp. 211-228), ma anche alcune
vedute degli scavi eseguiti alla fine del '700 (cfr. pag. 16, fig. 28),
sembrano indicare che questa parte centrale del monumento - parlando
in via molto generale - non sia stata demolita progressivamente dall'alto
verso il basso, eventualmente in relazione alla varia utilizzazione
dell'edificio nel corso dei secoli, bensì abbia subìto - già in epoca
relativamente antica - un fenomeno di crollo delle parti superiori
all'interno di un vuoto determinatosi in corrispondenza delle parti
inferiori.
L'interro rinvenuto nella zona interna del monumento comprendeva
Fig. 1
Scavi nell'area interna del Mausoleo infatti numerosissimi massi di muratura in conglomerato cementizio,
spesso con paramento in reticolato, in molti casi di proporzioni enormi,
evidentemente crollati dalle parti superiori della costruzione e mai più
spostati (figg. 1- 6); alcuni di questi massi sono stati lasciati in situ e
sono tuttora visibili.
Il formarsi di un vuoto nella parte inferiore della zona centrale del

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Fig. 2
Scavi nell'area interna del Mausoleo

Fig. 3
Scavi nell'area interna del Mausoleo

Fig. 4 Fig. 5 Fig. 6


Scavi nell'area interna del Mausoleo Scavi nell'area interna del Mausoleo Scavi nell'area interna del Mausoleo

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monumento è necessariamente da attribuirsi ad una intensa attività di


spoliazione esercitata nei confronti delle strutture portanti ivi esistenti,
evidentemente in gran parte realizzate con materiale lapideo
reimpiegabile in nuove costruzioni.
Tale deduzione appare confermata dalle tracce archeologiche osservate
nel corso degli scavi, che indicano la presenza di fosse di spoliazione in
corrispondenza dei margini esterni della sommità delle fondazioni dei
muri 1 e 2 (COLINI-GIGLIOLI 1926, pp. 218, 223, 224, 225, 227, fig. 5:
a, e; giornale di scavo dei lavori eseguiti nel 1982). Altri interventi di
Fig. 7
La lacuna sulla faccia interna del muro 3 nel corso
spoliazione sono individuabili sulla parete interna del muro 3. Tale muro
dell'interventi di restauro presenta paramento in reticolato (ed è infatti ben conservato), ma
comprende sulla facciata interna alcuni pilastri in blocchi di travertino
inseriti nella muratura in parte spoliati, nonché, subito sotto l'imposta
della volta dell'adiacente corridoio anulare, una lacuna che costituisce
una fascia continua di altezza regolare, attualmente riempita con
muratura di restauro (cfr. pag. 8, fig. 10).
Da numerose foto di scavo è visibile che il fondo della lacuna conserva
impronte e resti di blocchi (in travertino; figg. 7-12): essa è pertanto
interpretabile come alloggiamento per una fascia di muratura lapidea,
posta a sostegno dell'imposta della volta (cfr. GATTI 1938, fig. 12;
COLINI 1939, p. 207: il muro "ha rivelato incorporati (nascosti dal solo
intonaco) una serie di pilastri di travertino destinati a sorreggere archi
dello stesso materiale a sostegno dei muri radiali soprastanti. Oltre a
Fig. 8 questi pilastri, nella suddetta facciata, era incastrata ad imposta della
La lacuna sulla faccia interna del muro 3 nel corso
dell'interventi di restauro volta una poderosa struttura di travertino di funzione non troppo
evidente"). L'attività di spoliazione è anche testimoniata dalle stratigrafie
rinvenute all'interno del Mausoleo (strati di schegge e polvere di
travertino al di sopra di un livello di abbandono) e dal rinvenimento di
una calcara (COLINI-GIGLIOLI 1926, passim e pp. 219-222).
E' dunque ipotizzabile che a seguito della massiccia spoliazione dei
rivestimenti lapidei e delle nervature portanti realizzate in blocchi dei
muri interni (entrambe le facce del nucleo 0 e dei muri 1 e 2, elementi
sulla faccia interna del muro 3), abbia avuto luogo il collasso della parte
ancora esistente della sommità del nucleo interno del Mausoleo.
Nonostante gli scarsi resti in situ e le stesse tracce degli interventi di
spoliazione offrano alcune indicazioni, la ricostruzione dell'elevato di
questa zona interna dell'edificio resta alquanto difficoltosa.
Fig. 9 Particolarmente problematica appare la ricostruzione dell'aspetto del
La lacuna sulla faccia interna del muro 3 nel corso
dell'interventi di restauro
muro 2, struttura fondamentale per la comprensione dell'assetto
generale dell'area.
L'unico tratto del muro conservato in elevato è quello posto all'estremità
del corridoio di accesso, delimitato ai due lati dagli stipiti delle porte che
davano accesso all'ambulacro anulare interno.
Tale tratto è costituito da un nucleo in conglomerato cementizio, con

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evidenti impronte degli originari blocchi di rivestimento. Per la restante


parte del muro è conservata soltanto la fondazione in conglomerato
cementizio, che è stata riportata in luce soltanto in alcuni tratti dove è
apparsa delimitata lungo entrambe le facce da fosse di spoliazione in
corrispondenza, evidentemente, di un originario rivestimento lapideo.
La struttura ricostruibile presenta lo spessore complessivo di m 5,70, e
sarebbe stata costituita (come nell'unico tratto conservato) da un nucleo
in cementizio rivestito con muratura in blocchi di travertino su entrambe
le facce (lo spessore originario del muro esterno del Mausoleo, rivestito
Fig. 10
La lacuna sulla faccia interna del muro 3 nel corso
di blocchi solo sul lato esterno, è pari a m 5,17). Tale notevolissimo
dell'interventi di restauro spessore è stato ipoteticamente spiegato attribuendo alla struttura
una funzione di sostegno per un secondo tamburo esterno innalzato al
centro del Mausoleo (GATTI 1934, pp. 460 s., figg. 4-5; GATTI 1938, pp.
12-16, figg. 12-13). Questa ipotesi deve essere sottoposta a verifica
approfondendo l'analisi sia del muro in esame, sia degli altri elementi
costruttivi portanti conservati o ricostruibili. Relativamente al muro 2,
nell'ipotesi che esso costituisse un muro continuo, dello spessore
omogeneo di m 5,70, resta da spiegare per quale motivo
succesivamente alla spoliazione dei rivestimenti in blocchi non sarebbe
rimasto in situ in alcun punto il suo spesso nucleo in conglomerato, dal
momento che invece esso appare ben conservato nell'unico tratto
superstite (compreso tra le due porte identificate). In mancanza di
indicazioni più precise, non è attualmente possibile escludere ipotesi
Fig. 11 alternative rispetto a quella già formulata dal Gatti.
La lacuna sulla faccia interna del muro 3 nel corso
dell'interventi di restauro Il muro, a parte lo specifico tratto conservato, potrebbe essere stato
costituito interamente da blocchi (ciò che spiegherebbe la completa
spoliazione) e potrebbe aver presentato uno spessore inferiore rispetto
alla fondazione, e/o un aspetto discontinuo e articolato (ampie aperture?
profonde nicchie, eventualmente anche contrapposte sui due lati?); lo
stesso Giglioli ipotizzò che anche nel corridoio anulare adiacente la
cella potessero essere collocate "urne e statue" (COLINI-GIGLIOLI
1926, p. 234), ciò che avrebbe presumibilmente richiesto la presenza di
nicchie almeno sulla faccia interna del muro 2. Se anche nuove indagini
dovessero confermare l'assenza di resti materiali pertinenti all'elevato
del muro, un attento esame della sommità della fondazione potrebbe
offrire più precise indicazioni sulla struttura e sulla eventuale
articolazione del muro stesso.
Fig. 12 Una migliore conoscenza della funzione specifica e quindi dell'aspetto
La lacuna sulla faccia interna del muro 3 nel corso
dell'interventi di restauro
del muro 2 potrebbe inoltre essere fornita da un più approfondito esame
degli elementi struttivi visibili o ricostruibili sul lato interno del muro 3,
nonché degli elementi lapidei rinvenuti nel corso degli scavi (a volte
sagomati e riferibili a ossature portanti di questa parte del monumento:
figg. 13, 14) e dei resti delle murature pertinenti alle parti superiori della
costruzione, tuttora in situ in posizione di crollo (in particolare elementi

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Fig. 14
Blocchi centinati rinvenuti nel corso degli scavi nell'area
interna del Mausoleo

FIg. 15 Fig. 13
Lacerto di volta in conglomerato cementizio in stato di Blocchi centinati rinvenuti nel corso degli scavi nell'area
crollo rinvenuta nel corso degli scavi nell'area interna del interna del Mausoleo
Mausoleo

riferibili alle volte dei corridoi anulari ricostruibili ai due lati del muro 2:
figg. 15, 16).
Un'altra zona del Mausoleo scarsamente nota ma di grande interesse
sia archeologico, sia architettonico è costituita dal settore compreso tra i
muri 4 e 5, articolato in una successione di 12 concamerazioni costituite
da nicchie semicircolari (con funzione di contrafforte), ciascuna
attraversata da un setto radiale. Il corridoio di accesso del Mausoleo si
sovrappone al preciso schema geometrico delle 12 concamerazioni
(concepite con un'ampiezza pari a un dodicesimo della circonferenza) e
FIg. 16
Lacerto di volta in conglomerato cementizio in stato di di conseguenza le due nicchie adiacenti all'ingresso sono più piccole
crollo rinvenuta nel corso degli scavi nell'area interna del delle altre e la regolare centinatura della loro parete di fondo appare
Mausoleo
"interrotta" appunto dall'ingombro del corridoio (una riduzione di
ampiezza del tutto simile interessa anche le due concamerazioni
trapezoidali adiacenti il corridoio di accesso, nel settore compreso tra i
muri 3 e 4). L'unico "nicchione" sistematicamente esplorato nel corso

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degli interventi archeologici già eseguiti è quello situato immediatamente


a destra del corridoio di accesso (COLINI-GIGLIOLI 1926, pp. 205-210,
231). In occasione delle indagini fu verificato che tutte le strutture che
costituivano la concamerazione, compreso il setto radiale, apparivano
reciprocamente legate tra loro e che le facce interne delle murature
erano omogeneamente rivestite con paramento, in opera reticolata nella
parte superiore e in "una specie d'opus incertum" in quella inferiore (la
quota dello "stacco" tra le due parti non viene tuttavia precisata). Il
riempimento della concamerazione era costituito da un interro che fu
giudicato "preaugusteo"; esso copriva "una platea continua a
concrezione tufacea che formava anche il sostegno di tutte le murature.
Il carattere della superficie, grezzo affatto e privo di rivestimento ci fece
escludere l'ipotesi di un pavimento e ci fece invece supporre che si
trattasse della platea di fondazione del monumento" (anche di questo
piano non viene indicata la quota assoluta).
La cronologia dell'interro e l'assenza - sul fondo - di frammenti pertinenti
ad un'eventuale volta di copertura della concamerazione, indussero a
riferire il terrapieno al tumulo originario. Il setto radiale fu interpretato
come un contrafforte, "un vero e proprio sperone destinato ad esercitare
la sua funzione non in basso dove già agiva per questo scopo il
nicchione, ma in alto".Le rimanenti concamerazioni di questo settore del
Mausoleo, tranne quella già riutilizzata nel Palazzo Valdambrini e
un'altra situata sul lato Est, parzialmente svuotata e raggiungibile
dall'area interna del monumento, appaiono attualmente interrate. Sui
terrapieni che le colmano sono stati impiantati cipressi e siepi di alloro a
suggerire l'articolazione planimetrica dei sottostanti nicchioni, secondo il
progetto di sistemazione elaborato dal Muñoz (MUNOZ 1938, pp. 502,
506 s.).
I risultati delle indagini archeologiche condotte da Colini e Giglioli nel
nicchione sopra menzionato, nonché il livello verosimilmente piuttosto
alto al quale dovettero impiantarsi le sovrapposizioni strutturali di epoca
moderna sull'area in esame (documentato dalle stampe che illustrano il
Mausoleo a partire dal XVI secolo), autorizzano a ritenere che le
concamerazioni attualmente interrate possano conservare - per una
consistente altezza - la parte inferiore delle strutture e dei riempimenti
antichi.

Fig. 17 Interventi di indagine proposti (cfr. fig. 17)


Aree interessate dagli interventi di scavo proposti
1. serie di saggi di scavo in corrispondenza del tracciato del muro 2,
interamente mancante fatta eccezione per il tratto prospiciente il
corridoio di accesso al mausoleo. Gli scavi, consentendo di
esaminare la fondazione del muro ed eventuali tracce del suo
spiccato, nonché di controllare l'aspetto della pavimentazione degli
ambulacri esistenti ai due lati del muro stesso, darebbero un

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contributo essenziale per la ricostruzione dell'aspetto della struttura e


della sua funzione nell'ambito della costruzione, sia dal punto di vista
statico sia dal punto di vista prettamente architettonico (parete
continua piena o con nicchie, o con eventuali passaggi, ecc.);

2. indagini di pulizia e di scavo in corrispondenza della grande porzione


di volta in conglomerato cementizio in stato di crollo, attualmente in
situ all'esterno della cella sepolcrale verso Nord (cfr. figg. 9, 10).
L'approfondimento dell'indagine su tale nucleo della costruzione,
rimasto in situ ed intatto successivamente al crollo, consentirebbe di
recuperare indicazioni sull'aspetto architettonico di questa parte del
monumento e di verificare ulteriormente le ipotesi ricostruttive. Lo
scavo del riempimento sottostante il nucleo murario potrebbe offrire
utili indicazioni sulle cause e sulla datazione dell'evento di crollo;

3. intervento di pulizia, di riordino ed eventuale rilievo dei numerosi


blocchi lapidei che attualmente ingombrano lo spazio posto
all'esterno della cella sepolcrale. In particolare l'identificazione ed il
rilievo dei numerosi blocchi in travertino cuneati e centinati,
verosimilmente pertinenti ad archi inseriti nelle murature di questa
parte della costruzione, contribuirebbe alla ricostruzione dell'aspetto
architettonico del monumento, eventualmente anche in vista di una
possibile, parziale anastilosi;

4. scavo degli interri tuttora presenti nelle concamerazioni che occupano


il settore compreso tra i muri 4 e 5. Lo scavo stratigrafico,
consentendo di precisare la natura e la cronologia degli interri,
offrirebbe indicazioni più numerose e sicure sulla funzione e la
destinazione originaria delle concamerazioni; l'intervento
consentirebbe inoltre di riportare in luce ampie parti della costruzione
antica (pareti dei nicchioni e dei setti radiali, piano di spiccato delle
murature) e in tal modo di pervenire ad una migliore conoscenza
dell'architettura e della tecnica edilizia del monumento.
Trattandosi di vuoti costruttivi destinati verosimilmente a rimanere
inagibili e forse interrati al momento stesso della creazione
dell'edificio, non si può inoltre escludere che le concamerazioni
conservino - nella parte inferiore - tracce e/o resti di eventuali
sistemazioni o costruzioni preesistenti al Mausoleo, la cui
individuazione presenterebbe grande interesse da punto di vista sia
archeologico, sia topografico.
L'attuale presenza dei cipressi e delle siepi di alloro sugli interri che
colmano le concamerazioni non costituisce ostacolo all'intervento di
scavo proposto, dal momento che i problemi di lesioni alle strutture
murarie certamente causati dall'espansione degli apparati radicali di

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tali piante determinano condizioni di incompatibilità che di per se'


inducono ad auspicare la rimozione degli elementi arborei oggi
presenti (cfr. paragrafo sulla compatibilità della flora con le strutture
archeologiche e paragrafo sui vincoli e le linee guida per gli interventi
botanico-paesaggistici).

N.B.:
In vista dell'esecuzione di lavori di scavo nella parte interna del
Mausoleo si renderà necessaria la realizzazione di una rampa per poter
accedere con piccoli automezzi nel giardino che circonda il monumento.

Ipotesi sulla struttura architettonica originaria e sulle volte a


botte anulari distrutte
I lavori per il bimillenario di Augusto
La rapidità imposta ai lavori di isolamento e scavo del monumento fu
presentata con entusiasmo dalle cronache dell'epoca: "La parola al
piccone" titolava F.P. Mulè, citando le parole con cui Mussolini concluse
il breve discorso del 22 ottobre 1934, dando poi personalmente inizio
alle demolizioni (fig. 18).
Confrontando l'interno del Mausoleo con le foto scattate nel corso degli
scavi - da concludersi improrogabilmente, insieme al recupero dell'Ara
Pacis, per il giorno del bimillenario della nascita di Augusto (23
settembre 1938) ed il successivo anniversario della marcia su Roma -
si può riscontrare una conservazione solo parziale dei resti murari
crollati dalla parte superiore del monumento, essenziali per una corretta
interpretazione dello stesso. Lo stesso progettista della sistemazione del
mausoleo, Antonio Muñoz, ricordava "la speranza che l'opera di
liberazione e scavo … avrebbe permesso di risolvere i problemi …
sulla sua primitiva forma e sulla sua decorazione. Queste speranze non
si sono però realizzate che in minima parte …".
Anche per le precedenti ipotesi ricostruttive di Guglielmo Gatti, i lavori
"non hanno purtroppo offerto alcun elemento utile alla conferma di
queste soluzioni; le quali, perciò, possono sussistere per non aver
trovato neppure elementi negativi". In precedenza, lo stesso Gatti già
aveva considerato i suoi "tre saggi di ricostruzione … non … studi
completi e definitivi per la parte architettonica e decorativa, ma soltanto
Fig. 18 schemi organici, nei rapporti tra le varie masse strutturali dell'edificio",
Benito Mussolini "operaio", il 22 ottobre 1934 dà inizio
alle demolizioni per l'isolamento dell'Augusteo.
confidando che "il prossimo lavoro di isolamento della veneranda
costruzione potrà fornirci, spero, ulteriori prove che decidano quale delle
varie soluzioni sia la più giusta".
I resti del sepolcro, inoltre, che dovevano essere "amorevolmente
consolidati", rimasero in seguito solo in parte valorizzati.
Alla fine degli scavi, infatti, Antonio Maria Colini osservava come, una

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volta vuotato "dalle terre l'interno del monumento cioè la parte


corrispondente ai due corridoi anulari e alla cripta vera e propria:
purtroppo si è dovuto constatare la distruzione e il saccheggio completi
di questa parte, già del resto rivelatisi fin dalle prime esplorazioni, per
quanto eseguite, com'è noto, in galleria.
Ed è stato doloroso concludere, anche se ciò tornava a lode della
tecnica di quei primi lavori, che tutti gli avanzi di statue, di urne e di
iscrizioni che quella zona conteneva erano stati allora rinvenuti …;
anche la pianta rilevata dal compianto Edoardo Gatti … in condizioni
assai difficili, è risultata fondamentalmente esatta".
Profetiche appaiono, quindi, le parole di Giulio Quirino Giglioli quando,
già nel 1926 riteneva che "… l'attuale nobilissimo uso del monumento
[come auditorium] va mantenuto, sia perché altrimenti nel centro di
Roma si avrebbe un informe rudero, sia principalmente perché solo così
si può sperare di avere tutti i mezzi occorrenti ad una sistemazione che
ne garantisca la conservazione e ne permetta lo studio".
I risultati dell'isolamento e scavo del Mausoleo, di molto inferiori alle
attese, ebbero un'interessante interpretazione progettuale da parte di
Adalberto Libera, che immaginava all'interno della cella scoperta un
sacrario ai caduti per l'Impero, analogo a quelli progettati per la mostra
della Rivoluzione fascista nel 1932 e per il palazzo del Littorio, ove i
nomi dei caduti in Africa, con lettere sporgenti sulla faccia interna del
muro 3, avrebbero costituito "un bronzeo ricamo". Al centro del
monumento era allora prevista una statua colossale di Augusto, con una
ventina di candelabri in acciaio lungo il perimetro.
Dopo la fine dei lavori di isolamento, l'architetto ipotizzò una "copertura
leggerissima" metallica, agganciata con cavi al muro 3, posta a
protezione "dall'aria e dal sole" dell'Ara Pacis, "se l'aria libera non
danneggia il marmo".
Oltre ai fondamentali problemi di conservazione dell'area archeologica,
l'incompiuta sistemazione del monumento spinge all'elaborazione di
nuove ipotesi, da controllare anche con la ripresa di scavi all'interno,
che ne chiariscano la struttura architettonica originaria.

Lo spazio interno originario del Mausoleo e la sua distruzione


Secondo quanto proposto dal gruppo di lavoro costituito dalla
Sovraintendenza del Comune di Roma, appare opportuno valutare un
intervento di integrale recupero del monumento, anche valutando
un'eventuale copertura dei due ambulacri anulari attorno alla cella. Oltre
che valorizzarne la funzione museale, infatti, appare nodale valutare
un'auspicabile opera di conservazione e restituzione della spazialità e
'sacralità' originaria della cella sepolcrale e del suo accesso.
L'idea di ricoprire l'interno del Mausoleo, con una sistemazione a
giardino come nelle raffigurazioni eseguite dal XVI al XVIII secolo(fig.

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19), si affacciò in alcuni disegni elaborati da Antonio Muñoz (fig. 20) -


incaricato nell'aprile 1932 della sistemazione - e conservati a Palazzo
Braschi (in particolare inv. M.R. 42.277; 42.278). Questa proposta
progettuale, che si concretizzò anche in un plastico in gesso, fu
personalmente approvata da Mussolini nel sopralluogo del 7 aprile
1935. Nelle loro significative varianti, i diversi disegni manifestano la
laboriosa ricerca di una soluzione progettuale - condizionata dalle
successive proposte ricostruttive degli archeologi e dalla coerente
esigenza di richiamare la vegetazione ricordata dalle fonti antiche - che
fu poi sospesa dall'affrettata conclusione dei lavori e dalla brusca
interruzione della guerra.
Il mausoleo reale di Alessandria, del quale ben poco si sa ma che per
Augusto costituì indubbiamente un modello - se non forse 'il' modello
(anche in antitesi ad Antonio, oltre che per emulazione di Alessandro) -
era di certo realizzato intorno ad una cella sotterranea (antro) posta
sotto un tumulo (exstructo monte): "cum tibi sacrato Macedon seruetur
in antro / et regum cineres exstructo monte quiescant" (Lucano, Bellum
ciuile, VIII, 694-5).
Appare ormai consolidata l'idea che il tumulo augusteo traesse origine
dalla tradizione architettonica macedone, piuttosto che da quella
etrusca, anche se l'articolata struttura interna di rinforzo con muri radiali
appare tipicamente romana, conforme alle prescrizioni di Vitruvio (VI, 8,
5).
Fig. 19 L'accentuazione del sepolcro sull'ambiente circostante tramite un alto
M. Sadler, da Vestigi delle Antichità di Roma
podio, e quindi la sua elevazione fisica e simbolica, sembrerebbe
originaria dell'Asia Minore, come suggeriscono il Mausoleo di
Alicarnasso e analoghi monumenti sepolcrali, antecedenti o successivi,
come a Xanthos, Belevi, Cnido e Mylas. Senza analizzare di nuovo il
problema delle origini tipologiche e ideologiche del Mausoleo di
Augusto, può essere però opportuno ricordare alcuni elementi più
rilevanti che emergono nei diversi studi già pubblicati.
La ricostruzione ormai più accreditata del Mausoleo (figg. 21, 22)
considera un tamburo superiore a fregio dorico in corrispondenza del
muro 2, venendo a cadere per mancanza di resti l'ipotesi alternativa di
una tholos con colonnato sul muro 3. L'assenza di frammenti da un
ipotetico ordine architettonico a pilastri o colonne all'esterno del
Mausoleo potrebbe, però, dipendere dall'estrema vulnerabilità e facilità
Fig. 20 di riuso di una tale struttura. Già nel 1965, H. Windfeld-Hansen, aveva
A. Munoz, progetto di sistemazione per il Mausoleo.
messo in evidenza la funzione simbolica e sacrale dei corridoi anulari,
finalizzati ai riti funerari processionali e lustrali, e non semplici
sostruzioni. Anche la rampa del sepolcro di Adriano, con il suo
andamento antiorario, segue il senso delle processioni lustrali e dei
caroselli funerari.
Il Mausoleo sembrerebbe l'unico del mondo antico a presentare tale

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Fig. 21
G.Gatti, pianta dei resti del Mausoleo.

doppio corridoio. Tali riti hanno portato ad enfatizzare l'importanza di un


suggestivo precedente, se non vero e proprio modello architettonico,
che sarebbe costituito dall'Arsinoeion di Samotracia, probabilmente il
vano circolare più ampio dell'architettura ellenistica.
L'edificio costruito in onore della moglie del sovrano Lisimaco (299-281
a.C.), in un santuario già venerato dalla famiglia di Alessandro Magno,
presentava una planimetria circolare senza peristasi, con trabeazione
dorica. La dedica a divinità ctonie (sotterranee) della rotonda di
Samotracia e di quella costruita più di mezzo secolo prima ad Epidauro
Fig. 22
H. von Hesberg, ricostruzione del prospetto meridionale (thymèle), caratterizzata dai percorsi concentrici a labirinto nel
del Mausoleo. basamento e destinati ai serpenti sacri all'eroe divinizzato Asklepio,
rafforza i legami tipologici e sacrali delle due strutture con il Mausoleo
ed i suoi rituali funerari. L'importanza di Samotracia sarebbe, quindi,
assimilabile anche all'imitatio Alexandri, oltre che alla leggenda della
sosta sull'isola dei Penati di Roma. L'enigmatica interpretazione della

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scomparsa tomba di Alessandro rende comunque difficile, allo stato


attuale, approfondire questo tema.
La Davies evidenzia ulteriormente i legami del Mausoleo con l'Egitto,
non solo ideologici ma anche - verosimilmente - architettonici. Oltre
all'importanza di Alessandro, tra l'altro eroe ecìsta (fondatore) della città,
nuova porta dell'Egitto e dell'Oriente verso il Mediterraneo, lo stesso
metodo costruttivo del Mausoleo è stato interpretato come di origine
egizia. Non solo, infatti, la tomba del sovrano (Sèma) ma anche il Faro
stesso, realizzato su concamerazioni sovrapposte, avrebbe potuto
costituire un modello alla sezione piramidale del sepolcro dinastico di
Augusto, incentrata sul pilastro centrale in travertino, circondato da
anelli in muratura di altezza decrescente. L'accesso volutamente
indiretto alla cella è interpretabile come un simbolico labirinto, elemento
tipico dell'architettura funeraria e templare egizia, associato dall'A. -
forse oltremisura - alla decorazione a meandro impiegata nell'arte
augustea. L'accostamento tipologico, sepolcro - trofeo militare,
inserirebbe il Mausoleo nella tradizione dei monumenti repubblicani nel
Campo Marzio.
Pierre Gros ricorda la tradizione italica del tumulo ed il precedente della
'tomba di Enea' presso Lavinio, richiamando anche la descrizione
virgiliana della tomba del re latino Dercenus (Aen., IX, 849-851), per
evidenziare anche nel Mausoleo il compromesso tipicamente augusteo
tra tradizione italica e cultura artistica e politica dell'ellenismo.
La ricerca di modelli costruttivi nell'architettura egizia e tolemaica
potrebbe apparire forzata, ma non sono da dimenticare le profonde
radici nella tradizione egizia della copertura a volta, data la rarità del
legname necessario alle coperture piane, soprattutto con murature in
mattoni crudi, ad esempio nei magazzini del Ramesseum presso Tebe.
Per la città di Alessandria abbiamo, in particolare, la testimonianza
dell'autore del De bello alexandrino (I, 1) che, informandoci sul mancato
sviluppo di incendi nella città assediata, spiegava come la maggior parte
delle costruzioni fossero coperte a volta: "Nam incendio fere tuta est
Alexandrea, quod sine contignatione ac materia sunt aedificia et
structuris ac fornicibus continentur tectaque sunt rudere aut pauimentis".
Bisogna, infine, sottolineare l'importanza delle teorie scientifiche
alessandrine e, in particolare, del trattato sulle volte (Kamarikà), scritto
dal caposcuola Erone di Alessandria. L'opera, purtroppo scomparsa
anche in citazioni indirette, ebbe un commentario ad opera di Isidoro il
Giovane, costruttore della seconda cupola di S. Sofia a Costantinopoli
nel 558. Negli stessi anni, Agazia Scolastico (Hist., V, 6-7) ricordava i
mechanici della scuola di Erone (matematici - architetti della Roma
imperiale), che imponevano ai solidi forme geometriche.
Come è stato chiarito nei rapporti degli scavi, appare probabile che il
Mausoleo, del quale si ricordano gli ampi spazi interni e le iscrizioni

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sulle urne cinerarie nella prima redazione dei Mirabilia, fosse poi
distrutto massicciamente dal XII secolo e sistematicamente spogliato dei
materiali lapidei, che dovevano rinforzarne sia i prospetti esterni, sia il
nucleo interno.
La spoliazione, che è documentata ancora nel XVI secolo dall'attività
delle calcare, dovette portare al cedimento dell'intera struttura interna
che sosteneva il tumulo centrale. Nella prospettiva di ulteriori conferme
dallo scavo del crollo rimasto in situ, nel lato ovest degli ambulacri,
sembra quindi chiara la dinamica della spoliazione del monumento. Già
fin dalla prima grande campagna di scavo all'interno dell'auditorium, il 5
giugno 1926, il Colini osservava piccoli strati "di scaglie di travertino
rifiuto di lavorazione … sopra la rovina non sui muri originari … anche
infiltrate nella terra circostante … e perfino tra le fessure della
muratura", segno dell'attività di spoliazione, e "lo stato delle murature
che ivi risultano spezzate e fortemente lesionate e scivolate (ciò che
indica vuoto sottostante)".
Da questa sistematica spoliazione dal basso potrebbe forse dipendere
la conservazione del nucleo cementizio del muro 2 proprio in
corrispondenza dell'ingresso, ove doveva concludersi il lavoro di
demolizione per il recupero del materiale lapideo, mantenendo
utilizzabile fino all'ultimo il passaggio con l'esterno.
Il fatto stesso che i resti più consistenti del crollo della copertura rimasti
in situ si trovino esattamente all'opposto dell'ingresso, ove non
costituivano ostacolo all'evacuazione dei materiali, fa supporre
circostanze simili, sia nella spoliazione sia nello scavo del monumento,
quando furono verosimilmente rimossi molti frammenti in opera
cementizia, schiantatisi dal crollo e mescolati alla terra di riporto.
Se oggi appare incomprensibile la sparizione della notevole massa
muraria attorno agli ambulacri, si deve tener presente che prima degli
scavi lo spazio interno al muro 3 doveva contenere fino al pavimento
dell'auditorium un volume di circa 12.000 metri cubi, dei quali è rimasta
una minima parte.
Un documento del 1542, citato dal Lanciani, ricordava l'impegno del
locatario di un appezzamento, posto davanti all'ingresso della cripta, a
spianare il terreno e farlo scaricare dentro la stessa cripta (eicere et eici
facere intus dicte sepulture augustalis).

Elementi superstiti delle volte sui corridoi anulari


Il censimento dei blocchi in travertino presenti nell'ambulacro interno, ha
mostrato la grandissima prevalenza di conci radiali, tra i quali molti di
imposta, provenienti forse anche dallo stesso muro 3. Oltre alla forma
geometrica nella sezione dei conci, la porosità stessa del materiale, che
veniva posto in opera con il verso di giacitura in orizzontale o
perpendicolare alle linee di forza della struttura, aiuta a comprenderne

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Fig. 24
Muratura di tamponamento in mattoni sulla lacuna dei tre
filari di blocchi di travertino spogliati dall'imposta della
volta anulare sul muro 3.

Fig. 23
Resti di un arco di rinforzo della volta tra i muri 2 e 3
durante gli scavi

la posizione originaria. In aggiunta agli archi disposti radialmente, dei


quali se ne riconosce uno nelle foto di scavo (C/3686, C/3687) (fig. 23),
i blocchi di travertino dovevano essere disposti lungo tutta l'imposta
della volta a botte anulare sul muro 3..Questo, infatti, presenta
all'interno una continua lacuna, risarcita con la caratteristica cortina di
restauro a mattoni sfalsati, precisa nel limite inferiore dove poggiavano i
blocchi e irregolare verso l'alto, ove si possono riconoscere anche i
segni delle picconate dei saccheggiatori del materiale lapideo (fig. 24).
Appare fuori del comune il fatto che la lacuna sotto i resti della volta
corrisponda all'altezza di ben tre blocchi in travertino (ca. 2,20 m),
confermata sia dalle foto di scavo (fig. 25), sia da alcuni resti in situ
Fig. 25
La lacuna del triplice filare di blocchi asportati dal muro
(0,70 m) sul filare d'imposta, ove evidentemente erano ammorsati più in
3, prima del restauro. profondità. Questa caratteristica costruttiva era stata messa in luce,
dopo "lo scoprimento della facciata interna del terzo (dall'esterno) muro
anulare, che ha rivelato incorporati (nascosti dal solo intonaco) una
serie di pilastri di travertino destinati a sorreggere archi dello stesso
materiale a sostegno dei muri radiali soprastanti.

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Oltre a questi pilastri, nella suddetta facciata, era incastrata ad imposta


della volta una poderosa struttura di travertino di funzione non troppo
evidente".
Al contrario della sezione di G. Gatti (fig. 26), che ricostruisce una
mensola sagomata sul concio più alto della lacuna, Piranesi (fig. 27) e
von Hesberg non indicano alcuna cornice d'imposta a questa poderosa
struttura. Pur trovandosi un solo concio (fig. 28) sagomato
apparentemente come mensola e nessuna cornice, possiamo
immaginare che un appoggio sarebbe stato opportuno per l'imposta
Fig. 26
G. Gatti, sezione del Mausoleo tra il muro 5 e il muro 2.
della centina.
Nella sezione è stata aggiunta, in nero, la struttura dei Dal parallelo con diversi esempi di ponti romani, si può ipotizzare un
conci d'iimposta della volta a botte anulare all'interno del
muro 3
semplice concio rettangolare sporgente (cfr. fig. 35), soluzione poi
adottata nel dromos di ingresso del sepolcro di Adriano (fig. 29).
Sempre dal confronto con sepolcri (fig. 30) e ponti romani (fig. 31), con
le arcate di dimensioni analoghe a quelle degli ambulacri del Mausoleo,
si comprende come, al contrario di strutture interamente lapidee quali le
facciate degli edifici di spettacolo, i conci non presentino ammorsature
sporgenti sul retro, nemmeno sull'imposta, presentando un estradosso
semicircolare. Tali ammorsature risulterebbero, di fatto, strutturalmente
trascurabili, dato che l'opera cementizia consolidata si comporta come
massa monolitica.
Appare probabile che i blocchi di rinforzo ammorsati sul muro 3, e quelli
che rivestivano i muri più interni, fossero i primi ad essere rimossi,
Fig. 27 immaginando che la spoliazione del monumento iniziasse con le volte
G.B. Piranesi, particolare della sezione del Mausoleo da
sud a nord, con le concatenazioni a volte radiali tra i ancora in piedi. La presenza di blocchi quasi esclusivamente cuneati e
muri 3 e 4 centinati si spiega, inoltre, anche per la preferenza dei saccheggiatori
verso i blocchi a sezione rettangolare. I blocchi quadrangolari, infatti,
erano più facili da riutilizzare, senza bisogno di squadratura data la
trascurabile curvatura dei lati lunghi (come si preciserà in seguito, la
curvatura sul muro 3 porta ad una concavità teorica di 1,1 cm per un
metro di lunghezza).
È probabile, oltre a ciò, che la spoliazione dovette inizialmente
programmare solo l'asportazione dei conci a parete e non quelli della
copertura, causando verosimilmente il crollo della stessa ed essere poi
ultimata in maniera ovviamente meno sistematica. Guglielmo Gatti
rilevava come "… meraviglia quasi la precisa e metodica operazione di
distruzione".
Fig. 28 I tre filari lapidei continui all'appoggio della volta sul muro 3, inseriti nella
Concio radiale, o di mensola spezzata, nel settore
occidentale degli ambulacri
struttura cementizia rivestita con opus reticulatum, provano una
notevole prudenza costruttiva, non limitata a singoli archi di rinforzo.
Al di sotto, il muro era ulteriormente rinforzato da pilastri in travertino,
posti di certo in corrispondenza degli archi radiali (fig. 32). Le impronte
dei blocchi asportati, non tutte ben definite e con una larghezza minima
di 1,3 m, indicherebbero la presenza di almeno venti archi di rinforzo,

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Fig. 30
Roma, Via Cassia, Sepolcro 'dei Veienti', con la struttura
della cella in blocchi lapidei inglobata nel nucleo
cementizio

Fig. 29
Roma, Catel Sant'Angelo, dromos di ingresso al sepolcro
di Adriano con blocchi di imposta a sezione
quadrangolare

Fig. 31 Fig. 32 Fig. 33


Santa Marinella, Via Aurelia Km 60.400, resti di ponte in Resti dei pilastri di rinforzo in travertino ammorsati nel Attacco di uno dei muri radiali che si innestavano nel
conci lapidei e calcestruzzo muro 3, quasi totalmente spoliati muro 3 sopra la copertura degli ambulacri

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forse in corrispondenza di piedritti a fianco di aperture o nicchie sul


muro 2. I massicci contrafforti radiali superiori, le cui tracce sono
evidentissime sulla superficie in opus reticulatum (fig. 33), dovevano
invece dividere lo spazio interno sopra i corridoi anulari in dodici settori,
corrispondenti alle concamerazioni coperte a volta tra i muri 3 e 4..
Molti dei conci centinati dovevano appartenere a volte lapidee continue,
mostrando una lavorazione a gradina anche sui lati minori, sbozzati
invece grossolanamente negli archi di rinforzo, per risparmio di
lavorazione ed una migliore ammorsatura nel calcestruzzo. Questi ultimi
Fig. 34
Visualizzazione delle volte a botte anulari, con archi di
conci hanno, inoltre, una lunghezza intorno a 1,3 m, che corrisponde a
rinforzo in travertino all'esterno e a conci lapidei continui quella dei pilastri in travertino rimasti all'interno del muro 3,
nell'anello interno. L'intercapedine interposta è ipotetica.
Elaborazione grafica di Ilaria Pecoraro
confermandone la relazione strutturale.
La maggior parte dei conci, invece, presentano tutte le facce laterali
lavorate per connettersi a quelli adiacenti in una volta lapidea continua
ipotizzabile, anche dal controllo dei raggi di curvatura, sul lato interno
del muro 2 (figg. 34, 35). In molti di questi conci appaiono lievi flessioni
rettilinee sui lati lunghi, suggerendoci di conseguenza un andamento
planimetrico per linee spezzate, con minimi aggiustamenti in corso
d'opera facendo, quindi, non sempre riferimento a linee curve
concentriche disegnate teoricamente secondo i princìpi della geometria
e della stereotomia.
Questa copertura più solida doveva perciò essere collocata all'interno
del muro 2, concentrica alla volta cementizia, ben riconoscibile alle reni
lungo tutta la faccia interna del muro 3 (cfr.fig. 24), con impronte di
cassaforme lignee analoghe a quelle del tratto crollato nel settore nord
(fig. 36).
È evidente, pertanto, una particolare accuratezza nella realizzazione di
questo monumento, come già rammentava Giovan Battista Piranesi: "…
qual uso di fabbricare si è osservato in molti altri consimili Sepolcri, dai
quali può credersi che questo, tanto per la materia, quanto per l'arte
sarà stato superiore, e corrispondente a quel grand'Imperatore, al
Secolo all'auge dell'Impero Romano. Testimoni di Fabbrica sì magnifica
ne sono molti Scrittori antichi, … a giorni nostri buona fede ne fanno
questi spolpati Avanzi …".
A parte quest'entusiastica descrizione, tra i confronti si può richiamare la
fase augustea della Crypta Balbi, ove la volta in opera cementizia del
portico si impostava su due filari in travertino nel muro perimetrale a
Fig. 35 blocchi di tufo, rinforzato da pilastri in corrispondenza delle colonne.
Ipotesi di ricostruzione delle volte anulari tra i muri 3 e 1,
con le più probabili disposizioni dei conci all'imposta.
Anche in questo caso, i diversi materiali avevano un valore puramente
Disegni di Ilaria Pecoraro strutturale, dato che la superficie era completamente intonacata, come
all'interno del Mausoleo.
In tutta l'architettura del I sec. a.C., d'altronde, si riscontra a Roma un
uso differenziato dei materiali da costruzione anche nell'opera quadrata,
utilizzando il travertino per le parti più sollecitate come, tra i tanti

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esempi, nel tempio di Portuno al Foro Boario o, in epoca augustea,


all'interno del teatro di Marcello (fig. 45).
In seguito, nei corridoi del Colosseo, furono posti conci in travertino
come pulvini di imposta della volta in corrispondenza dei pilastri, forse
anche per delimitare le diverse gettate del cantiere, oltre che per
ulteriore rinforzo e migliore ammorsatura della massa cementizia.
Quest'attenzione costruttiva evidenzia l'importanza del muro 3, il cui
ruolo strutturale poteva forse essere superiore a quanto ipotizzato
finora.

Ipotesi di restituzione della parte interna del Mausoleo


L'elemento più importante da chiarire nell'architettura del Mausoleo è
costituito dal muro 2, che "doveva avere una speciale funzione di
struttura, ed una particolare importanza per il fatto che aveva su tutte e
due le facce il rivestimento di travertini, di cui, anzi, l'esterno di spessore
maggiore dell'interno. Sarebbe questo (oltre al muro della cella) l'unico
che presenta la caratteristica di essere rivestito in opus quadratum su
ambo le facce; lo spessore del suo rivestimento esterno raggiunge, in
basso, i m 1,50, mentre il muro della cella è di proporzioni e, per
conseguenza, di funzioni molto più limitate".
Dopo queste osservazioni dello studioso, sembrerebbe indiscutibile che
tale muro dovesse sostenere il tamburo centrale. Lo spessore di m 5,70
appare, infatti, staticamente sovrabbondante, trovandosi una misura
Fig. 36 analoga (m 5,17) solo nel muro perimetrale del Mausoleo, che però
Resti della volta cementizia crollata nell'ambulacro
settentrionale doveva contrastare senza ulteriori contrafforti le spinte verso l'esterno.
Tale spessore poteva forse essere strutturato in nicchie, anche
alternativamente contrapposte nelle due facce del muro, che avrebbero
alleggerito la muratura e arricchito la spazialità interna.
La fonte antica che meglio descrive, anche se succintamente, la
struttura del monumento (Strabone, Geogr., V, 236) ci dà l'idea di una
precisa gerarchia di personaggi - e quindi, teoricamente, di spazi - ai
quali era destinato il Mausoleo: "… sotto il tumulo ci sono le tombe di lui
stesso e dei suoi parenti e amici intimi, …". L'articolazione a nicchie
degli ambulacri, oltre ad arricchirne la spazialità - come ad esempio nel
basamento interno del sepolcro massenziano sulla via Appia - avrebbe
potuto eventualmente valorizzare la sistemazione di urne e statue
funerarie.
Fig. 37 Uno dei conci pertinenti alla faccia esterna del muro 1 (fig. 37) presenta
Rilievo schematico di un blocco di imposta di imposta in
travertino dal muro 1, tagliato per l'adattamento ai
una lavorazione sul retro che suggerisce un adattamento ai blocchi
blocchi retrostanti retrostanti, almeno sull'imposta. Proprio la mancanza di avanzi, a parte
l'ingresso, del nucleo cementizio del muro 2 potrebbe anche far
immaginare una struttura in blocchi lapidei appetibili ai saccheggiatori,
pur se le impronte dei blocchi in travertino sono individuabili solo sul
perimetro, sia nella parte conservata sia nelle due fosse di spoliazione

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ritrovate negli scavi.


Tale robusto rivestimento è comune per le parti interne degli edifici
funerari romani, come nella cella del sepolcro di Adriano e in tantissimi
sepolcri suburbani.
Un passo di Vitruvio (II, 8,2-3) descrive dettagliatamente la possibilità di
disgregazione delle malte ("calxque ab harena discedat et dissolvitur")
con pochi inerti ("Per caementorum raritatem"), all'interno di alcuni
monumenti sepolcrali suburbani in opera quadrata, con materiali calcati
all'interno ("Id autem licet animadvertere etiam de nonnullis
Fig.38
Roma, Museo della Civiltà Romana, plastico del
monumentis, quae circa urbem facta sunt e marmore seu lapidibus
Mausoleo alla fine dei lavori di isolamento e scavo quadratis intrinsecusque medio calcata").
Tali strutture, essiccandosi e invecchiando, tendono a rovinarsi proprio
lungo i giunti ("structuris vetustate evanida facta materia
caementorumque extructa raritate, proruunt et coagmentorum ab ruina
dissolutis iuncturis dissipantur"). Per prevenire questo fenomeno
("Quodsi qui noluerit in id vitium incidere"), Vitruvio (II, 8,4) prescriveva
una struttura interna ordinata, con vere e proprie pareti di blocchi di tufo,
mattoni cotti o pietra [calcarea] ordinaria, spessa due piedi e ancorata
con grappe metalliche al rivestimento e agli ortostati ("medio cavo
servato secundum orthostatas intrinsecus ex rubro saxo quadrato aut ex
testa aut ex silicibus ordinariis struat bipedales parietes, et cum his
ansis ferreis et plumbo frontes vinctae sint").
In questo modo, con la struttura ordinata e non ammucchiata (nel 1567
Daniele Barbaro traduceva "non a grumo, & sottosopra, ma
ordinatamente fatta"), l'opera potrà senza difetto eternamente durare,
poiché i letti di posa e le giunture legate non spingono né i blocchi
esterni sono soggetti a crollo ("Ita enim non acervatim, sed in ordine
structum opus poterit esse sine vitio sempiternum, quod cubilia et
coagmenta eorum inter se sedentia et iuncturis alligata non protrudent
opus neque orthostatas inter se religatos labi patiuntur".).
Le prescrizioni di Vitruvio (II, 8,2-3), volendo porre rimedio a problemi di
disgregazione delle malte (oggi riscontrati nel restauro dell'arco di
Augusto a Fano), potrebbero rafforzare l'ipotesi di un'opera muraria in
solidi blocchi lapidei, come nei podi dei templi, che avrebbero poi dato
esca alla spoliazione.
Nuovi scavi potranno precisare meglio quanto affermava Gatti riguardo
allo spropositato spessore (1,5 m) del rivestimento esterno "in basso"
che, ipoteticamente, poteva forse costituire uno zoccolo continuo alla
base di un muro meno spesso, eventualmente utilizzabile per statue e
urne.
La documentazione più chiara disponibile, infatti, ci è offerta dal plastico
in scala 1:100 conservato nel Museo della Civiltà Romana (fig. 38). Se
lo spessore del muro 2 è stato, invece, desunto solo dalla larghezza
delle fosse di spoglio delle fondazioni, si può anche supporre che

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queste fossero sensibilmente sporgenti rispetto alla faccia della


muratura.
Considerando, infatti, la larghezza del muro nel tratto conservato di
circa 9 piedi (ca. 2,7 m) e aggiungendo un rivestimento in travertino,
intorno ai 3 piedi (0,88 m), si ottiene uno spessore teorico di circa 4,45
m. Per il dromos di accesso (ibidem, p. 5, n. 19) si ha un rivestimento
dello spessore di 0,825 m.
La testimonianza di Vitruvio (VI, 8, 1) riguardo alle dimensioni delle
fondazioni, in particolare negli ipogei, è assai esplicita e raccomanda la
Fig. 39
Resti di muratura in reticulatum tra i muri 2 e 3 durante
realizzazione delle pareti a piombo sulla mezzeria della fondazione.
gli scavi Vitruvio aveva già più volte raccomandato una diminuzione in altezza
degli elementi architettonici, non solo per ragioni strutturali, ma anche
per una razionale analogia con le forme della natura: "Ergo si natura
nascentium ita postulat, recte est constitutum et altitudinibus et
crassitudinibus superiora inferiorum fieri contractiora" (V, 1, 3).
Non si deve dimenticare, per lo studio del Mausoleo, che l'importanza
del testo vitruviano scaturisce non solo dall'essere l'unico trattato
architettonico antico rimastoci, ma anche dall'essere scritto proprio negli
anni della sua realizzazione e dedicato al suo committente.
Nell'introduzione al già citato libro II, con il famoso aneddoto di
Dinocrate e il ricordo della fondazione di Alessandria, viene tra l'altro
confermato l'accostamento tra Augusto e Alessandro e, probabilmente
non a caso, nel capitolo 8 dello stesso libro segue la lunga divagazione
su Mausolo ed Alicarnasso.
Può essere opportuno ricordare che il termine mausoleo fosse usato
anticamente solo per la tomba di Augusto, mentre quella di Adriano era
definita sepulchrum . Per il livello sopra gli ambulacri, però, ci sono resti
di muri meno massicci rispetto all'ipotizzato innalzamento del muro 2
come un tamburo emergente.
Questo è suggerito soprattutto da alcune foto di scavo (C/3735 e
C/3685), che mostrano murature in reticolato, di spessore non
eccessivo (apparentemente 3-4 piedi romani), disposte in posizione
radiale e collegate da un muro anulare intermedio dello stesso spessore
(fig. 39).
Tra gli spezzoni di muratura caduti a terra, alcuni sono riconoscibili nelle
foto di scavo, ma appaiono ora disarticolati e meno comprensibili
mostrando, in ogni modo, dimensioni analoghe con spessori di ca. 1,2
m, salvo uno più grande ma a facce rettilinee.
Le murature in reticolato presso il lato est, nelle foto, appaiono giacere
poco più in alto dell'attuale livello di calpestio, facendo supporre una
dinamica di collasso che le avrebbe fatte sprofondare mantenendo
pressoché identica la posizione originaria.
Il calcolo del raggio di curvatura in pianta di tali spezzoni murari ad un
controllo non strumentale ha dato risultati oscillanti tra i 9 m (per il

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frammento F, lungo 1,8 m), 12 m (misura media dei frammenti A, B, D),


16 m (frammento G) e 23 m (frammento C). Sembra quindi che i
frammenti di muratura provengano dalla sopraelevazione dei muri 1, 3 e
delle facce interna ed esterna del muro 2..
Questa disposizione sembra dare parziale convalida alla planimetria di
G.B. Piranesi (fig. 40), che correttamente segna come ipotetiche le
strutture interne al muro 3, basandosi soprattutto sulle tracce di
ammorsature ancora visibili, spesse m 2,40 circa. Piranesi indica
un'accentuata - e attendibile - riduzione di spessore tra l'attacco di
questi muri radiali verso il muro 3 e quello verso il centro. Quest'ultimo
dettaglio dei muri radiali, con arcata a blocchetti di tufo, è messo in
grande evidenza nella parte inferiore della tav. LXII (fig. 41), e sembra
trovare riscontro con il lacerto di muro in reticulatum ancorato alla
sommità del cilindro della cella verso nord-est (fig. 42) e che, per
collasso della struttura, dovrebbe trovarsi a livello inferiore rispetto
all'originario. In parte questa disposizione muraria ricorda il basamento
quadrangolare nel sepolcro di Adriano, sostenuto da muri radiali con
aperture ad arco piano.
La probabile conferma alla pianta ricostruttiva del Piranesi, già definita
da Alfonso Bartoli "un'invenzione grottesca", ridimensionando la massa
muraria soprastante, viene a contraddire l'attuale ricostruzione del
massiccio tamburo centrale del Mausoleo.
Il tamburo potrebbe allora essere ipotizzabile in corrispondenza del
Fig. 40 muro 3, del quale alcuni frammenti sono stati identificati a terra mentre,
G.B. Piranesi, planimetria ricostruttiva del Mausoleo
sulla sommità (cfr. fig. 27), l'architetto-incisore evidenziava un avanzo di
muratura o pilastro emergente dalla sommità del muro, definito alla tav.
LXII, H: "Parte di un Pilastro de' Corritoj".
Per il Gatti tale pilastro "risulta inesistente .. e … potrebbe anche essere
stato posteriormente demolito"; contrariamente alle sue precedenti
ipotesi ricostruttive ove, infatti, definiva la sezione del Piranesi
"notevolmente fedele al vero". Questo pilastro sembra ancora ben
riconoscibile nell'incisione del 1793 di Marco Carloni.
Da un primo controllo a distanza sembrerebbe che la parte superiore
esterna del muro 3, ove visibile (soprattutto verso sud), non presenti
alcuna traccia del paramento originario, ma solo mattoni o frammenti
tufacei chiaramente di restauro. Anche le sezioni di G. Gatti e H. von
Hesberg (cfr. fig. 26) mostrano uno spessore murario eroso verso
Fig. 41 l'esterno in sommità, interpretato come incasso per un coronamento
G.B. Piranesi, sezione sud - nord del Mausoleo e, a
destra, particolare di un muro radiale sopra gli ambulacri
lapideo.
La mancanza del paramento indurrebbe, infatti, ad ipotizzare
l'asportazione di un pregiato rivestimento in opera quadrata e non
semplice erosione del reticulatum, pur trovandosi nella parte più alta ed
esposta dell'edificio.
In ogni caso, il rilievo attuale (14/3/2000) mostra un visibile

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ispessimento del muro 3 al di sopra delle camere cieche che lo


rinforzano all'esterno (sezioni C-C', D-D'), facendone supporre una
maggior importanza strutturale. Il muro 2, quindi, con il suo esagerato
spessore potrebbe aver avuto una particolare funzione strutturale di
sostegno non tanto al perimetro del tamburo superiore ma,
principalmente, al nucleo centrale dello stesso e di separazione tra gli
ambulacri, con o senza nicchie.
Una vera e propria exaggeratio, nel senso letterale della parola,
realizzata però con un'articolata struttura interna. La terminazione del
Fig. 42
Frammento di muro radiale in reticulatum con tracce di
dromos di accesso in corrispondenza del muro 3, potrebbe essere
imposta, ancorato alla sommità del cilindro della cella interpretata come passaggio dai contrafforti esterni ai vani interni del
verso nord-est, confrontabile con quello pubblicato da
Piranesi
monumento. Considerando questa distribuzione architettonica,
sembrerebbe coerente (anche se opzionale) una coincidenza del
tamburo emergente con lo spazio praticabile interno. Inoltre, come si è
detto, la curvatura dei resti murari in reticulatum suggerisce la loro
elevazione su entrambe facce del muro 2. A questo punto, si può anche
ipotizzare che la sezione sull'ingresso, staticamente più sollecitata per le
vicinissime aperture di passaggio, tra i due corridoi, il dromos di
accesso e l'ingresso alla cella, fosse realizzata in muratura più solida.
Il resto del grande anello murario poteva forse essere stato realizzato
come un doppio muro a concamerazioni separate da setti radiali,
analogamente al sistema resistente tra i muri 3 e 4 (figg. 21, 43, 44).
Questo doppio anello esterno presenta - è vero - uno spessore quasi
Fig. 43 doppio (10 m), ma doveva ovviamente sostenere anche le spinte laterali
Spaccato prospettico della struttura interna del Mausoleo
con l'ipotesi di concamerazioni radiali all'interno del muro dal centro, mentre il muro 2, pieno o cavo, doveva reggere solo i carichi
2 verticali. Possiamo immaginare che tali setti dovessero corrispondere ai
pilastri incassati sul muro 3, sui quali poggiavano i rinforzi della volta. Il
maggior numero di setti radiali ipotizzabili - venti invece dei dodici
esterni - risulta inversamente proporzionale alla minore distanza (da 10
a 5,70 m) tra i muri 3 e 4 con le concamerazioni e tra le facce del 'muro'
2.
La stessa scomparsa di notevoli masse murarie e frammenti di elementi
architettonici dal tamburo superiore, si spiega meglio sia con una
minore consistenza volumetrica del 'muro' 2 sia con una collocazione
più esterna del tamburo superiore. Se il tamburo, infatti, fosse stato
sovrapposto alla parte interna del muro 2, più significativi elementi,
perlomeno in opera cementizia, sarebbero per forza sprofondati sugli
Fig. 44 ambulacri crollati e, verosimilmente, vi sarebbero rimasti.
Ricostruzione tridimensionale della struttura del
Mausoleo con le ipotetiche concamerazioni;
Una collocazione del tamburo sul muro 3, sul quale rimangono le tracce
elaborazione in AutoCAD di Ilaria Pecoraro dei massicci speroni di rinforzo interni (figg. 27, 33, 43), ben si
integrerebbe con le strutture murarie ricostruibili all'interno, per
contenere e contrastare la spinta del terreno di riporto, anche nell'ipotesi
di concamerazioni cave. In quest'ultimo caso, appare assai probabile
che questi speroni di rinforzo, accuratamente rasati per la sistemazione

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a giardino, costituissero in realtà una solida struttura sulla quale


impostare delle volte a botte radiali, a sostegno del tumulo sovrapposto
al tamburo superiore.
Una simile struttura, assai simile a quella realizzata nel Mausoleo
stesso tra i muri 3 e 4, trova un confronto coevo nel teatro di Marcello
(fig. 45). Similmente ad altri casi, ad esempio nell'anfiteatro di Nîmes,
per evitare le spinte verso l'esterno l'ambulacro superiore del teatro
augusteo è coperto con una serie di volte a botte radiali sostenute da
architravi su mensole, a differenza dell'ambulacro inferiore con volta a
botte anulare, la cui spinta è contrastata dal peso superiore.
Nel Colosseo, invece, i tre ambulacri con volte anulari erano
contraffortati dal peso dell'attico, al quale corrispondeva la summa
cavea, realizzata appositamente in legno. A meno di non ipotizzare un

Fig. 45
Teatro di Marcello, resti restaurati degli ambulacri attorno alle sostituzioni della cavea, da nord. L'ambulacro inferiore è
coperto con volata a botte anulare, mentre quello superiore -per evitare spinte verso l'esterno- è coperto da volte a botte
radiali poggiate su architravi in travertino su mensole. Si noti anche la struttura lapidea interna, in tufo con elementi in
travertino per le parti strutturalemente più sollecitate

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riempimento con materiale di riporto, quindi, e in ogni caso da ripartire


con strutture murarie ben collegate tra loro, appare credibile ipotizzare
una serie di volte a botte anulari che, a raggiera, costituissero il nucleo
del tamburo superiore, sostenendo il tumulo in sommità. Questo
schema strutturale dell'interno del Mausoleo, con una massiccia
struttura radiale - non spingente verso l'esterno - sovrapposta alle volte
anulari inferiori, mi sembra più efficace delle ipotesi di ricostruzione
tradizionali, con una reiterazione delle volte anulari degli ambulacri
sovrapposte su più livelli. La difficoltà fondamentale nel proporre la
Fig. 46
Particolari dagli appunti di rilievo di Baldassare Peruzzi
collocazione del tamburo superiore sul muro 3 sarebbe determinata dai
sul basamento del Mausoleo. Le misure annotate rilievi di Baldassarre Peruzzi (figg. 46, 47), che indicano un "ultimo
sembrano far riferimento ai palmi piuttosto che ai piedi
romani
circulo interiore" o "circulo alto", distante dal basamento - "esterior
circulo" - canne 13 o piedi 97 e mezzo (ca. 29 m; 1 canna di architetto =
10 palmi = 2,234 m), misura corretta per il muro 2.
Non essendo esperto di paleografia, posso solo esprimere il dubbio che
la misura di p[m.]? 97? sia riferita ai palmi romani, unità di misura
abituale e scritta per esteso nell'altro disegno. In questo caso, la
distanza risulterebbe di 21,78 m e indicherebbe chiaramente il muro 3,
facendo supporre un riferimento a muri diversi nei due disegni, forse un
muro interno al tamburo superiore.
È però da tener presente, in ogni caso, come il Mausoleo fosse in
buona parte distrutto a cominciare dal 1167, nelle lotte tra Orsini e
Colonna, e da allora spoliato sistematicamente. Verso la metà del XV
Fig. 47 secolo, Poggio Bracciolini (De varietate Fortunae) descriveva il
Particolari dagli appunti di rilievo di Baldassare Peruzzi
sul basamento del Mausoleo. Le misure annotate monumento come una collina coperta da vigne: "… disiectum vineis
sembrano far riferimento ai palmi piuttosto che ai piedi occupatur, licet locus in morem collis editus". Ricordando la visita di
romani
Alessandro VI ai lavori di fondazione della chiesa di S. Rocco, era
ricordato il "Monte Augusto detto Mausoleo". I disegni del Peruzzi,
basati su esplorazioni occasionali nel corso dei lavori per l'ospedale di
S. Rocco, riguardano misure dell'area, nonché dettagli architettonici
degli obelischi e dell'edificio, ormai indicato nella planimetria come
"monte del Sign.re jacomo ursino" (Uffizi, Arch. 393 r). Tralasciando
l'ipotesi di possibili errori , si può ritenere che il Peruzzi, forse il più
preciso tra i rilevatori cinquecenteschi di antichità, riguardo all'anello
superiore dell'edificio non si fosse basato su deduzioni da elementi
frammentari o indiretti, indicando molto chiaramente nei disegni citati
(figg. 46, 47) la distanza planimetrica orizzontale, e non quella fisica
comprensiva del dislivello, tra i due tamburi circolari.
Le precise misurazioni, particolareggiate anche negli spessori dei conci
lapidei, fanno immaginare che per calcolare la distanza tra i due muri
l'architetto abbia probabilmente seguito la via più semplice (senza
calcoli trigonometrici) ovvero attraverso l'ingresso, probabilmente solo in
parte interrato, al cui fondo trovò l'ultimo circulo interiore, corrispondente
ovviamente al muro 2. Trattandosi di disegni quotati, precisi ma non in

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scala, in mancanza di indicazioni non abbiamo idea dello spessore di


questo circulo interiore o alto, sul quale i frammenti di trabeazione
dorica non erano più, verosimilmente, posti in opera. I frammenti oggi
conservati (fig. 48), per le loro limitate dimensioni, non consentono
adeguate misurazioni. Se, infatti, von Hesbert ricostruisce graficamente
4,7 m della cornice, per un diametro interpretabile graficamente in 17,3
m, i suoi stessi rilievi dei blocchi mostrano una curvatura minima e
un'irrisoria rastremazione verso l'interno: per il più grande da 1,155 a
1,15, su 2,04 m di profondità.
Fig. 48
Resti della cornice di ordine dorico nell'ambulacro
Anche il successivo studio archeologico di Bartolomeo Marliano sembra
meridionale, già rilevati da Baldassare Peruzzi, pertinenti indicare una consistenza del monumento assai simile a quella attuale,
al tamburo superiore del Mausoleo
con tre muri concentrici collegati da setti radiali: "… interior
circumferentia, reticulato opere. Olim vero tres circumferentias fuisse
vestigia satis ostendunt, invicem ita distantes, ut in plures partes
intersecarentur; pluresque efficerent loculos, quo quisque, seorsum a
caeteris, sepeliretur …".
L'ultima descrizione sembrerebbe corrispondere alla pianta di Roma di
Leonardo Bufalini (1551) e a quella più dettagliata ma meno completa di
Pietro Andrea Bufalini, pubblicata da Pier Santi Batoli, considerate da
Bartoli e Gatti le più attendibili di quelle storiche. La più antica, inoltre,
aggiunge strutture interne 'a ragnatela' simili a quelle piranesiane (fig.
49).
Pirro Ligorio, descrivendo la sua pianta del Mausoleo nel XLIX volume
Fig. 49 delle Antichità (f. 120), precisava che "la parte segnata A et B dentro del
Particolare della pianta di Roma di Leonardo Bufalini
(1551), con il preciso andamento delle murature interne quarto muro della circuitione [corrispondente all'interno del muro 3], è
del Mausoleo stata per li tempi passati spianata, et hoggidi ridotta informa di un
giardino …".

Relazioni topografiche e tipologiche


Dopo questa ricerca sulle possibili spiegazioni per il singolare spessore
del 'muro' 2, ritorniamo alla presumibile logica progettuale, supponendo
che il muro 3 sostenesse il tamburo guperiore. Questa ricostruzione (fig.
50) presenta analogie con la seconda e terza soluzione ricostruttiva del
Gatti, riprese nel plastico di Roma da Italo Gismondi (fig. 51) e
accantonate dallo stesso Gatti nel 1938. In quest'ipotesi appaiono
maggiori affinità con il sepolcro di Adriano, che sicuramente si
richiamava all' illustre predecessore, avvicinandosi alle sue dimensioni
senza superarle (larghezza basamento ca. 86 m), e con una maggior
estensione del tamburo centrale (diametro ca. 70 m).
Nella stessa epoca augustea (7-6 a.C.), il trofeo monumentale a La
Turbie (Tropaeum Alpium), pur tipologicamente diverso e con qualche
dubbio sulla ricostruzione del 1929, presenta proporzioni slanciate e un
colonnato con fregio dorico attorno all'alto tamburo. Lo stesso
passaggio superstite sovrapposto al corridoio di ingresso, aperto tra i

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Fig. 50 Fig. 51
Ipotesi di restituzione del prospetto del Mausoleo, Roma, museo della Civiltà Romana, Il Mausoleo da nord
supponendo un tamburo superiore del diametro di 150 nel plastico di Roma antica di Italo Gismondi
piedi ed un'uguale altezza, simile alla terza soluzione
ricostruttiva di G. Gatti del 1934 (in alto). Il grafico
inferiore ipotizza che tale altezza ipotetica potesse
comprendere anche la statua imperiale. La posizione
degli obelischi, revisionata da E. Buchner, mette
ulteriormente in risalto la larghezza di 150 piedi, che sul muri 3 e 4, sembrerebbe corrispondere ad una significativa transizione
tamburo di base si distingue, per il rivestimento in
marmo, dal resto della circonferenza in travertino. tra esterno e interno. Secondo le descrizioni antiche, il tumulo ricopriva
Elaborazione grafica di Ilaria Pecoraro la parte centrale del mausoleo, sicuramente al di sopra, ma forse anche
all'interno del tamburo. L'interno del tamburo superiore, se non era
realizzato a concamerazioni, doveva quindi essere riempito con terreno
sciolto, imbrigliato sopra i corridoi anulari da murature che avrebbero
equilibrato sia il pilastro centrale sia la terra del tumulo, distribuendone
regolarmente il peso e le spinte.
Lo stesso Vitruvio (VI, 8, 5-6) ricordava come " Maxima autem esse
debet cura substructionum, quod in his infinita vitia solet facere terrae
congestio", per gli infiniti difetti causati dalla massa terrosa, il cui peso
variava secondo le precipitazioni stagionali.
Altri monumenti sepolcrali di poco successivi, come quello di Cecilia
Metella, anche se mancavano del grande anello esterno, mostrano un
tamburo ampio quanto quello comunemente ipotizzato nell'Augusteo e

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Documento Preliminare alla Progettazione

sembrerebbe logico credere che, anche nella sola parte centrale, questo
non dovesse temere alcun confronto (fig. 52), anche tenendo conto
"delle precise e inevitabili leggi della prospettiva" che, ad una vista
ravvicinata, dovevano sottrarre alla vista parte del tamburo superiore.
Henner von Hesberg definiva il tamburo esterno inferiore "una collina
artificiale, sulla quale fu eretto il monumento funerario vero e proprio".
Non sembra, inoltre, casuale che il diametro sull'asse del muro 3 sia di
150 piedi: l'esatta metà del diametro totale ed equivalente allo sviluppo
in prospetto del rivestimento marmoreo con iscrizioni a fianco
dell'ingresso, distinto dal resto in travertino. Inoltre, secondo le recenti
indagini di E. Buchner, la posizione dei due obelischi - già ipotizzati agli
angoli del tèmenos funerario - va ravvicinata all'ingresso, proprio ai lati
del rivestimento marmoreo (fig. 50), evidenziando uno spazio centrale
corrispondente al diametro del muro 3. La stessa misura di 150 piedi si
ritrova nel diametro del Pantheon, sull'asse delle colonne interne.
Il Pantheon - sito della consecratio di Romolo e la sua trasformazione in
Quirino (Livio, I, 16,1), e che ospitava le statue di Augusto, Agrippa e del
Divo Giulio - avrebbe avuto, anche se a cielo aperto, lo stesso spazio
circolare fin dall'epoca augustea, con l'ingresso a nord in perfetto voluto
allineamento con il Mausoleo. Scavi recenti hanno dimostrato, oltretutto,
che nel Pantheon augusteo lo stesso frontone decastilo di accesso,
largo 43,7 m (148 pedes), si avvicinava alle dimensioni della rotonda.
La notevole distanza tra i due edifici sembrerebbe, però, non aver
escluso - all'epoca della contemporanea realizzazione delle due
strutture (28 a.C.) - un loro rapporto visivo, oltre che simbolico; certo più
forte di quello già ipotizzato con la terrazza degli horti Lucullani sul
Pincio. Lo stesso obelisco dell'Horologium Augusti - inserito con

Fig. 52
Confronto fra tombe a tamburo circolare di età romana (grafico rielaborato da VON HESBERG, PANCIERA 1994): a.
mausoleo di Augusto nella ricostruzione di H. von Hesberg (diametro inf. 89,3 m = 300 piedi, diam. sup. 29,6 m = 100
p); b. Gaeta, tomba di Munazio Planco (ca. 20-10 a.C., diam. 29,6 m = 100 p); c. Roma, via Appia, tomba di Cecilia
Metella (ca. 30-20 a.C., diam. 28,7 m); d. Roma, via Salaria, tomba di Lucilio Peto (ca. 25-5 a.C., diam. 34,9 m = ca.
120 p); e. Capua, "le Carceri vecchie" (ca. 50 a.C. ?, diam. 20,3 m = ca. 70 p); f. Roma, sepolcro di Adriano (130-139
d.C., diam. ca. 71 m = ca. 240 p). Misure tratte da GERDING 2002, tav. C.1; CUNDARI 2000

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l'analemma in una piazza circolare dal diametro di 250 piedi - con la


rotazione di 18,5° rispetto al nord, puntava direttamente al centro del
mausoleo, mentre il fianco orientale puntava sull'altare dell'Ara Pacis,
allineata lungo la linea degli equinozi della meridiana.
La coincidenza dell'equinozio autunnale con la nascita di Augusto, oltre
ad altre corrispondenze topografiche e astrali messe in luce da E.
Buchner, avrebbero così intimamente legato nascita, morte e
consecratio del primo imperatore, ingegnosamente collegato anche a
Romolo e Cesare. In aggiunta a quanto detto, la distanza di più di 700
m tra Pantheon e Mausoleo sembra corrispondere precisamente ad un
mezzo miglio di 739 m (1 gradus x 1000). Tale dimensione potrebbe
essere stata intenzionalmente concepita come un esatto sottomultiplo
del miliarium, unità di misura delle deambulationes, che corrisponde a
mille passi (m 1478,5).
Il ricordo di Svetonio delle pubbliche ambulationes potrebbe dunque
aver fatto riferimento anche a quest'ipotizzabile legame con il Pantheon,
la cui distanza percorsa avanti e indietro avrebbe dato l'unità di mille
passi, tipica delle passeggiate pubbliche e private, senza bisogno dei
complicati percorsi rotatori stabiliti in diverse epigrafi ritrovate negli horti
romani. Come per buona parte dei giardini antichi, nulla rimane delle
alberature legate al Mausoleo e Strabone, nei brevi cenni già richiamati
(Geogr., V, 236), rimane la fonte più precisa. Oltre ai sempreverdi posti
fino alla sommità del tumulo e i pioppi (aigeiroi ) negli ustrina
(kaustra ), il geografo ricorda il grande bosco sacro (also = lucus) dietro
(opisqen) al monumento, con meravigliose passeggiate (peripatou ).
La citazione sembra quindi legare strettamente le silvae e ambulationes
ricordate da Svetonio, anche se quest'ultimo ci lascia immaginare una
disposizione più ampia di tali sistemazioni. P. Grimal riteneva che la
parola circumiectas non indicasse una nuova realizzazione (per la quale
sarebbero stati usati altri termini come instructas) ma l'utilizzo di giardini
esistenti, suggerendo gli Horti Pompeiani. Alle passeggiate citate da
Svetonio dichiarò di richiamarsi anche Vittorio Ballio Morpurgo nella
progettazione dei porticati nella piazza. Vitruvio stesso (V, 7, 6 e 9) ci
conferma l'importanza delle ambulationes nella città "non solo dietro la
scena del teatro ma anche … presso i templi di tutte le divinità".
Dal confronto con i resti dei giardini romani, e delle loro
rappresentazioni, possiamo considerare la frequenza di sistemazioni
geometricamente ordinate e, riguardo alle deambulationes,
un'interazione della vegetazione con erme, statue, colonnati, fontane,
esedre etc.
Le raffigurazioni della Forma Urbis severiana mostrano precisi
allineamenti nei giardini dietro al teatro di Pompeo, nel Forum Pacis,
come pure negli Adonaea. Queste sistemazioni, che accentuavano gli
assi dei complessi architettonici, come nella Piazza d'Oro di Villa

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Adriana o negli scavi della Vigna Barberini al Palatino, le ritroviamo


anche in ambito funerario. Interessante appare la planimetria marmorea
(fig. 53) conservata a Urbino (CIL, VI, 29847) che mostra un'area
recintata, con giardino ordinato, e un sepolcro simile a 'la Conocchia'
presso Capua, al centro di un portico triplo.
Secondo G. Gatti, "Un solo problema non è stato ancora risolto: come e
in quale parte del monumento si svolgessero le scale per la
comunicazione fra il piano inferiore e i superiori". In realtà, pur non
essendo 'l'unico', questo problema ci suggerisce un'ulteriore alternativa
Fig. 53
Urbino, planimetria su lastra marmorea di un sepolcro
per ricostruire ipoteticamente la struttura il muro 2, soprattutto dal
romano con giardino confronto di sepolcri raffigurati in diversi disegni 'dall'antico'.
In Pirro Ligorio, Giovan Battista Montano, Pier Santi Bartoli e Giovan
Battista Piranesi, appaiono talvolta rampe di scale anulari attorno al
centro dell'edificio o tangenti al perimetro circolare. Pur nei dubbi
sull'attendibilità documentaria di tali grafici nei quali, di frequente, al
rilievo si sovrappone l'idea progettuale, si può però ipotizzare un
riscontro almeno parziale con l'evidenza archeologica.
In ogni caso, rimanendo in considerazioni puramente ipotetiche, una
rampa di risalita all'interno del muro 2 - soprattutto se strutturato a
concamerazioni - avrebbe potuto, con un giro completo, superare il
dislivello di circa 10 m in circa 80 m (analogamente al sepolcro di
Adriano, ove la rampa anulare porta da quota 14,8 a 27,4 m, in un
diametro di circa 40 m), raggiungendo il fornice sopra il dromos e
consentendo la cura del giardino pensile.
Tale fornice avrebbe quindi avuto - ragionevolmente - una sua
funzionalità distributiva, e non di semplice alleggerimento nei confronti
della volta sottostante, mentre un'altra rampa avrebbe portato, forse,
alla sommità del monumento. Al livello superiore i muri radiali in
reticulatum, forse sostenenti volte a botte, presentano aperture (figg. 41,
42) interpretabili sia come passaggi di servizio durante la costruzione,
come nel basamento del sepolcro di Adriano, sia per la manutenzione
dell'edificio. Tali aperture (se ne riconosce una anche nella foto di scavo
C/328), potrebbero anche aver avuto lo scopo di alleggerire il peso dei
muri radiali, soprattutto in corrispondenza della sommità delle volte
anulari.

Considerazioni conclusive
Fig. 54 Il presente studio ha offerto l'occasione anche di una prima valutazione
L'Arte e la Cultura contro il Tempo che abbatte gli
obelischi del Mausoleo: J. Blaeu, antiporta al frontespizio
sugli interventi di restauro necessari alla conservazione del monumento
di Nouveau Theatre d'Italie, ou Decription exacte de la (fig. 54), al recupero della sua immagine storicizzata e alla fruizione da
ville de Rome, ancienne et nouvelle
parte del pubblico. Dal numero di conci superstiti, appaiono
eventualmente ricostruibili due delle arcate in travertino poste a rinforzo
della volta cementizia addossata all'interno del muro 3, in parte
identificabili con elementi più integri documentati nelle foto di scavo. Tali

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conci, raggruppati soprattutto nel lato sud - ovest dell'ambulacro, si


trovano anche sparsi nel settore orientale, tra i quali alcuni giacciono
ancora parzialmente interrati.
Per la migliore comprensione del monumento, l'anastilosi di due arcate
potrebbe essere studiata in corrispondenza del segmento di volta
crollata nella parte settentrionale dell'ambulacro, anche con
l'inserimento di conci di nuova esecuzione, approntati per le necessarie
integrazioni. Anche i conci più significativi per l'evidenza di una volta
lapidea continua all'interno del muro 2, potrebbero essere ricollocati
nello stesso settore del monumento. La posizione di questa parte
superstite della copertura, opposta all'ingresso, sarebbe la più adatta
all'operazione di anastilosi, bilanciando la massa muraria originaria
conservata in corrispondenza dell'ingresso senza generare asimmetrie
nel percorso dei visitatori.
La parte di volta anulare conservatasi in corrispondenza dell'ingresso,
facilmente collegabile con una passerella al nucleo centrale ricostruito,
potrebbe avere un logico proseguimento in un analogo passaggio sopra
le arcate ricostruite, ricollegando la copertura dello spazio centrale, oggi
inaccessibile per il degrado dell'originaria scaletta metallica, alle ampie
scalinate che ancora sono rimaste all'esterno del muro 3.
In questo modo, anche senza un impegnativo intervento di copertura
sullo spazio dei corridoi anulari scomparsi, si avrebbe un più protetto
accesso all'interno della cella funeraria e, soprattutto, un'agevole
fruizione da parte dei visitatori della sua inaccessibile terrazza
superiore.

Indagini archeologiche nell’area esterna al monumento


Le problematiche essenziali
1. La pavimentazione dell'area esterna al Mausoleo
Attualmente nell'area esterna al monumento, in particolare di fronte al
corridoio di accesso, è in luce una piccola area della pavimentazione
antica in lastre di travertino, con superficie alla quota di ca m 10,30-
10,40 slm (ca m 6 sotto l'attuale piano stradale). Dal piano del lastricato,
una scala costituita da quattro gradini marmorei conduce al pianerottolo
antistante l'ingresso del Mausoleo (cfr. pag. 6, fig. 4).
Tale pavimentazione, come la gradinata di accesso, è stata scoperta nel
corso dei lavori di completamento della sistemazione dell'area adiacente
al Mausoleo eseguiti negli anni 1950-51 (CAR II, nn. D88/XIX, D92-
93/IVa), anche se parti di essa erano state già viste in occasione dei
lavori di isolamento del Mausoleo nel 1937-39 (CAR II, n. D88/XVIIIa) e
nel corso della ricostruzione dell'oratorio di S. Rocco nel 1939 (CAR II,
nn. D92-93/IIIa).
Nel corso degli scavi eseguiti nel 1519 per la costruzione della chiesa di

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S. Rocco e dell'ospedale annesso, Baldassarre Peruzzi vide ancora in


posto due cippi di travertino originariamente uniti da due spranghe di
ferro, e li disegnò in pianta e in alzato (Uff. 393 Ar.; cfr. pag. 14, fig. 24);
ipotizzando che essi recingessero un'area quadrata circostante il
sepolcro, in base alla loro localizzazione è possibile ricostruire un
quadrato di ca m 120 di lato, al centro del quale doveva trovarsi il
Mausoleo (BARTOLI 1927, pp. 44 s., fig. 18; cfr. pag. 6, fig. 5). Sulla
superficie della pavimentazione riportata in luce è conservata
un'incisione raffigurante alcuni elementi architettonici, recentemente
Fig. 55
IIncasso relativo al pilastro occidentale
riferiti al Pantheon adrianeo (HASELBERGER 1994; cfr. pag. 12, fig.
19).
In occasione di recenti indagini, mediante un intervento di pulizia sulla
superficie del lastricato sono stati riconosciuti - ai lati della scalinata - gli
incassi relativi ai due pilastri sui quali erano affisse le tavole bronzee
con il testo delle Res Gestae di Augusto (figg. 55, 56), mentre mediante
carotaggi sono state identificate le fondazioni dei due obelischi posti ai
lati dell'ingresso al Mausoleo citati dalle fonti letterarie e scoperti nel
'500 (rialzati uno in piazza dell'Esquilino da Sisto V, l'altro in Piazza del
Quirinale da Pio VI), che erano posti ciascuno a m 25 dall'asse del
monumento. Sempre mediante carotaggi è stato possibile identificare
l'esistenza di un molo immediatamente davanti il lato sud-ovest del
Mausoleo, costituito da una banchina larga ca m 5 e da un canale largo
almeno m 10, evidentemente in relazione con il Tevere (BUCHNER
Fig. 56 1996; cfr. pag. 5, fig. 3).Le principali problematiche archeologiche
IIncasso relativo al pilastro orientale
inerenti la pavimentazione in travertino attualmente visibile riguardano la
sua originaria estensione e la sua esatta definizione cronologica.

1a) L'estensione della pavimentazione in travertino


Negli studi più recenti, mentre viene accettata la ricostruzione di
un'ampia area quadrata delimitata attorno al sepolcro (sulla base della
documentazione dei cippi realizzata dal Peruzzi), si ritiene che tale area
di rispetto (area sepulcri) presentasse una pavimentazione in travertino
non per l'intera sua estensione, bensì limitatamente alla zona frontale
del Mausoleo; in particolare l'ampiezza del lastricato viene fatta
coincidere con la larghezza di quella parte del tamburo esterno, ai lati
della porta di accesso, per la quale è ricostruibile un originario
rivestimento in lastre marmoree, distinto rispetto al restante rivestimento
realizzato in blocchi di travertino (larghezza pari a ca m 40).
E' questa l'ipotesi espressa da Von Hesberg (VON HESBERG-
PANCIERA 1994, p. 31, fig. 48; VON HESBERG 1996, p. 234), che
appare basata essenzialmente sull'attuale assenza di testimonianze
relative al lastricato in corrispondenza degli altri lati del Mausoleo e sul
confronto con una simile sistemazione riscontrata in un sepolcro
sull'Appia.

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Anche E. Buchner sembra accettare questa ipotesi (BUCHNER 1996, p.


163, pianta fig. 3); gli obelischi verrebbero dunque a trovarsi poco
all'esterno dell'area lastricata. Tuttavia è da notare che nella sezione
delle fondazioni degli obelischi, immediatamente sotto i plinti marmorei,
viene indicata l'esistenza di blocchi di travertino (spessi cm 68) con
superficie posta alla medesima quota della pavimentazione in situ
(BUCHNER 1996, p. 162, fig. 2).
In conclusione resta da verificare quale sia l'esatta estensione del
lastricato, quale sia la sistemazione dell'area eventualmente esterna ad
esso e se siano riconoscibili tracce della delimitazione dell'area sepulcri.

1b) La cronologia della pavimentazione in travertino e la quota di


spiccato del Mausoleo
La questione sulla cronologia della pavimentazione in travertino
esistente all'esterno dell'ingresso al Mausoleo è esclusivamente basata
su considerazioni inerenti le quote e i livelli, non essendo a tutt'oggi
disponibili indicazioni di altro genere.
Il Gatti considerò il problema della originaria quota di spiccato del
monumento senza fare alcun riferimento al livello del lastricato rinvenuto
in situ. Egli notò invece la corrispondenza tra il profilo del basamento
lapideo visto e disegnato dal Peruzzi nell'ambito degli scavi eseguiti nel
1519 presso S. Rocco (cfr. pag. 9, figg. 13-14) e il profilo del lato
esterno del nucleo cementizio del tamburo, spoliato del rivestimento
Fig. 57 lapideo originario, visto in un saggio eseguito presso il secondo
Sezione del muro perimetrale nella ricostruzione del
Gatti nicchione semicircolare a destra dell'ingresso, alla base del quale era
conservato in situ un filare di blocchi di travertino con superficie alla
quota di m 8,51 slm (GATTI 1938, pp. 8-10, fig. 1, a; figg. 5, 7).
In base a tale corrispondenza, Gatti propose una ricostruzione
dell'intero profilo del tamburo inferiore del monumento, dalla fondazione
alla sommità (fig. 57): viene indicata una sorta di risega di fondazione,
in cementizio, alla quota di ca m 7,80 slm; al di sopra vi era il filare di
blocchi in travertino conservato in situ (m 8,51 slm), che, assieme ad un
altro filare soprastante, avrebbe costituito ancora parte della fondazione
del monumento ("sotto agli elementi veduti dal Peruzzi vi sarebbero
stati, perciò, altri due filari di travertino, inferiori al piano di spiccato del
tamburo circolare"); il "probabile piano esterno in età Augustea" viene
indicato alla quota di ca m 9,25 slm (= ca m 7,20 al di sotto dell'attuale
piano stradale). Il Gatti nota infine l'omogeneità di piano tra la quota di
spiccato proposta per il Mausoleo e quella dell'Ara Pacis (m 9,52 slm).
Negli studi recenti, in relazione sia alle osservazioni del Gatti, sia al
progressivo riscontro di un fenomeno di rialzamento di livello
effettivamente verificato in corrispondenza di numerosi monumenti del
Campo Marzio tra l'epoca augustea e la fine del I-inizi II secolo d.C.
(Ara Pacis, orologio solare), il lastricato in travertino antistante la fronte

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del Mausoleo, posto alla quota di ca m 10,30 slm, è stato giudicato


certamente successivo all'età augustea, e probabilmente pertinente
all'epoca domizianea (VON HESBERG-PANCIERA 1994, p. 31;
HASELBERGER 1994, p. 332; VON HESBERG 1996, p. 234).
E' anche stata fatta l'ipotesi che la scala di accesso, costruttivamente
anteriore rispetto al lastricato e forse augustea, possa estendersi con
numerosi gradini al di sotto del piano attuale, fino a raggiungere il piano
di calpestio originario (HASELBERGER 1994).
Le più recenti indagini, basate sull'osservazione del limite inferiore della
Fig. 58
Sovrapposizione del lastricato esterno al 5° gradino della
scala di accesso, hanno portato alla conclusione che sia la scala, sia il
scala di accesso al Mausoleo lastricato in situ siano da riferire alla fase augustea. Nell'ambito di
quest'unica fase edilizia, si sarebbe verificato soltanto un lieve
rialzamento di piano, di entità modesta (il gradino più basso della scala -
ovvero il 5° - ne sarebbe risultato obliterato) e limitato all'area
immediatamente adiacente alla scalinata, in relazione alla necessità di
realizzare gli incassi per l'erezione dei due pilastri (ai lati della scala) sui
quali erano affisse le tavole con le Res Gestae, successivamente alla
morte di Augusto (fig. 58). Pertanto fin dalle origini il Mausoleo sarebbe
stato costruito con un piano di spiccato più alto di circa un metro rispetto
agli altri monumenti augustei (Mausoleo: m 10,30; Ara Pacis: m 9,52;
orologio solare: m 9,22), e di conseguenza non vi sarebbe stata
necessità di realizzare alcun rialzamento in epoca domizianea
(BUCHNER 1996, pp. 167 s.).
Da notare che, come il Gatti non esamina l'aporia tra la quota del
lastricato in situ e la quota dello spiccato augusteo proposto in base alla
ricostruzione del profilo del tamburo esterno, il Buchner non riesamina
alla luce delle sue conclusioni la ricostruzione del profilo della parete
esterna del monumento, né spiega come dovesse avvenire il raccordo
tra l'alta quota di spiccato del monumento e dell'area ad esso
circostante e il piano generale esistente nel Campo Marzio,
sensibilmente inferiore.In conclusione, per sottoporre a verifica le
differenti ipotesi formulate sembra indispensabile l'esecuzione di un
sondaggio stratigrafico al di sotto di un tratto del lastricato in situ,
possibilmente in prossimità della scala di accesso al monumento.

2. Ritrovamenti segnalati nelle adiacenze del Mausoleo, in


particolare verso sud-est
Nel corso degli scavi eseguiti nell'area adiacente il Mausoleo e, più in
generale, nei dintorni del monumento, sono state segnalate presenze
archeologiche di vario genere e poste a quote differenti, che si ritiene
opportuno esaminare (limitatamente agli elementi relativi a strutture in
situ), con particolare riferimento alla zona sud-orientale (ovvero quella
direttamente interessata dall'eventuale ampliamento dell'area scavata).

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2a) Elementi relativi alla viabilità


Resti di basolati nell'area a sud del Mausoleo sono segnalati, senza
indicazione della profondità, sotto la chiesa di S. Carlo al Corso (CAR II,
n. G7b) e presso il lato Sud della Chiesa di S. Rocco (CAR II, n. D105).
Sulla base di queste testimonianze è stata ricostruita l'esistenza di un
diverticolo esteso tra la via Flaminia e la via antica corrispondente a Via
Ripetta, che doveva condurre al Mausoleo (cfr. LANCIANI FUR, tav. 8;
VON HESBERG-PANCIERA 1994, fig. 48).
Il tratto del diverticolo intermedio tra i due punti citati verrebbe a cadere
proprio nell'area della piazza Augusto Imperatore posta a sud-est del
Mausoleo.
Sotto la chiesa di S. Carlo, ovvero nell'angolo formato dalla Via Flaminia
con il diverticolo citato, il Colini propose di localizzare l'ustrinum del
Mausoleo (di cui sembra parlare Strabone), in posizione logica in
relazione al percorso del corteo funebre imperiale (COLINI 1938, p.
277).
Altri resti di basolato con annesse costruzioni in opera laterizia e listata
sono segnalati, alla profondità di m 4, nell'isolato tra via Tomacelli e
vicolo del Grottino (CAR II, n. G15) e poco più ad est, a Via del
Leoncino, all'estremità di Via Tomacelli e nell'isolato subito a Nord (CAR
II, nn. G18, G19a, G27), alla profondità di ca m 4 (in un caso al di sotto
è presente un altro selciato più antico, alla profondità di m 4,60: CAR II,
G19a). Da tenere presente che un tratto del basolato della Via Flaminia
rinvenuto di fronte a S. Carlo al Corso si trova alla profondità di m 3,95
(CAR II, n. D106).

2b) Complesso funerario creato da Agrippina Minore


Scavi eseguiti nel 1777 nelle fondamenta della casa
dell'Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini (Largo dei Lombardi)
consentirono il ritrovamento di una platea formata da blocchi di
travertino (alla profondità di m 5,50 ca), iscritti con i nomi di membri
della famiglia imperiale (quattro figli di Germanico e Agrippina Maior, un
nipote di Germanico e Flavia Domitilla moglie di Vespasiano), seguiti
dalla formula "hic crematus est" oppure "hic situs/sita est" (cfr. pag. 9,
fig. 17). Il complesso, già interpretato quale ustrinum del Mausoleo
(LANCIANI FUR, tav. 8; PIETRANGELI 1958, pp. 67-70; CAR II, n.
D97a; ma cfr. COLINI 1938, p. 277), viene attualmente interpretato
piuttosto come complesso realizzato da Agrippina Minore per riunire in
un'unica area funeraria tutti i fratelli e le sorelle (escluso Caligola) non
accolti nel Mausoleo (VON HESBERG-PANCIERA 1994, p. 161;
MACCIOCCA 1996, p. 239).

2c) Complesso sotto l'isolato dell'Istituto Nazionale Fascista di


Previdenza Sociale

67
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per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto
e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

Nel 1937 furono eseguite indagini in estensione nell'isolato compreso


tra il Corso, Via dei Pontefici e Largo dei Lombardi, ovvero nell'area
posta immediatamente a nord di quella occupata dal complesso
funerario scoperto nel 1777 e già interpretato come ustrinum (COLINI
1938, pp. 275-278; CAR II, nn. D82-84, a).
Alla profondità di ca m 4,50 fu rinvenuta una costruzione (muri in
laterizio e in opera mista) degli inizi del II secolo d.C., orientata con la
via Flaminia, con portico colonnato e pavimenti in mosaico in bianco e
nero (cfr. pag. 12, fig. 20).
In una relazione del Colini del marzo 1937 viene inoltre segnalato
nell'area un più profondo livello archeologico, posto a ca m 8 sotto il
piano stradale, esplorato solo attraverso trivellazioni, costituito da
"murature d'opera reticolata presenti in più punti e in un tratto di
lastricato di travertino. Da questi accertamenti sembra potersi dedurre
che durante l'epoca imperiale questa zona del Campo Marzio subì un
notevole rialzamento di livello, e che gli avanzi dell'Ustrinum imperiale
possano essere appunto quelli che giacciono a maggiore profondità".
Nonostante il Colini segnali l'interesse dei rinvenimenti del livello più
profondo, il 29/3/1937 il Governatore diede istruzione "che la detta
esplorazione profonda non venga intrapresa e siano proseguite le
fondazioni anche in presenza di resti archeologici, senza indagini.
Quanto allo strato superficiale il Prof. Muñoz ha dato ordine che i ruderi
vengano rilevati e fotografati dopodichè si potrà provvedere allo
smontaggio e recupero delle parti marmoree e alla prosecuzione delle
fondazioni anche nell'area di essi" (cfr. VIRGILI 1995, p. 102).
Nell'isolato adiacente, compreso tra Piazza Augusto Imperatore e Largo
dei Lombardi, sono inoltre note strutture murarie in laterizio e pavimenti
a mosaico tra m 3 e m 5 di profondità, con strati di scarico sottostanti
profondi almeno m 2 (CAR II, nn. D94, 95); viene inoltre segnalato un
muro in reticolato con intonaco bianco che ha sommità a m 12,15 slm e
scende oltre la profondità di m 9,85 slm, e addossato ad esso un muro
in laterizio che spicca a m 11,65 slm e davanti allo spiccato traccia di
una platea (CAR II, n. D104).

2d) Rinvenimenti vari nelle adiacenze del Mausoleo


Nei lavori di sistemazione eseguiti negli anni 1950-51 nell'area frontale
del Mausoleo sono state scoperte ca 20 tombe coperte a cappuccina
con bipedali, alcuni dei quali bollati, alla quota del lastricato; "a destra
dell'ingresso a ca 40 metri … un basamento di travertino"; numerosi
muri a sinistra e a destra dell'ingresso, in cementizio e laterizio (CAR II,
nn. D92-93/IVa; giornale di scavo dei lavori 11.X.1950).
Nei medesimi lavori, a nord del Mausoleo, furono rinvenuti: un
pavimento a mosaico a tessere grandi di selce, sotto il quale un altro
pavimento a tessere piccole bianche; sopra al primo vi era un

68
Concorso Internazionale
per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto
e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

pavimento di mattoncini di terracotta; altri mosaici (CAR II, nn. D70,


D71/I); vari resti di muri, alcuni in cementizio, uno in reticolato, alla
profondità di m 4-7 (CAR II, n. D71/IIa).
Sul lato Est del Mausoleo fu rinvenuto un muro in op. cementizia alla
profondità di ca m 2 (CAR II, n. D74a).
A sud-est del Mausoleo viene segnalata una fogna "nell'angolo formato
dalla via Schiavonia colla tribuna di S. Carlo", alla profondità di m 6,96
ca (?) (CAR II, nn. G6, 7a, 8).
Negli isolati a Nord di via Tomacelli, a Largo degli Schiavoni e in
corrispondenza di Via Tomacelli vengono segnalati: muri in opera listata
che spiccano alla profondità di m 1; pavimenti a mosaico e a tasselli di
marmo alla profondità di m 4,30 (CAR II, nn. G2-3/IIa-b); muri in laterizio
alla profondità di m 2,70 (CAR II, nn. G13, G14); l'angolo di un ambiente
in laterizio, alla profondità di m 5 ca (CAR II, n. G5a); muri in laterizio e
opera listata, fogne e un tratto di basolato alla profondità di m 4; un
pavimento a mosaico e muri in opera laterizia alla profondità di ca m 3
(CAR II, n. G15a-b); un muro in opera cementizia coperto da lastre di
travertino alla profondità di m 4,80 (CAR II, G17); resti di basolati alla
profondità di m 4 ca (CAR II, nn. G18, G27); una strada selciata (prof. m
4); sotto questa, a prof. m 4,60, un'altra strada selciata più antica; in
corrispondenza di queste, a prof. m 5, una fistula plumbea iscritta e una
platea di grosse lastre di travertino lunga quasi m 4 (prof. m 4,80) (CAR
II, n. G19a).

Interventi di indagine proposti (cfr. fig. 72)


1)Saggio di scavo al di sotto della pavimentazione in travertino
antistante l'ingresso del Mausoleo, in prossimità della scalinata di
accesso, allo scopo di verificare le relazioni stratigrafiche tra i due
elementi (scala e lastricato) e di precisare la cronologia della
sistemazione attualmente visibile.

2)Eventuale allargamento dello scavo nell'area circostante il Mausoleo,


per un'ampiezza che consenta di verificare almeno quale sia la reale
estensione della pavimentazione in travertino sia in senso est-ovest,
sia in senso nord-sud, raggiungendo in entrambe le direzioni i limiti
già ipotizzati per essa (in particolare, a sud, il diverticolo congiungente
la Via Flaminia con la strada antica corrispondente a Via Ripetta;
lungo questo margine potrebbe essere verificata l'esistenza di tracce
della delimitazione - realizzata con cippi simili a quelli visti dal
Peruzzi? - dell'area sepolcrale). Data la probabile presenza di
importanti elementi di carattere archeologico a quota superiore
rispetto alla pavimentazione in travertino (tombe a cappuccina,
strutture murarie, piani pavimentali, ecc.), lo scavo dovrebbe essere
effettuato in estensione, su un'area di ampiezza almeno

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e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

corrispondente a quella dell'allargamento previsto.

Interventi di restauro del monumento


Si segnalano i principali tra i numerosi ed evidenti segni di degrado
attualmente riscontrabili sul monumento:

1)deterioramento delle superfici degli elementi e delle strutture murarie


(elementi lapidei, malte e intonaci in situ);

2)lesioni nelle strutture murarie determinate dall'espansione degli


apparati radicali degli elementi arborei (in particolare, dei cipressi
impiantati sugli interri che occupano le concamerazioni comprese tra i
muri 4 e 5);

3)lesioni nelle strutture murarie, talora accentuate, determinate


verosimilmente da dissesti di carattere statico.

Alcuni sopralluoghi già effettuati da parte di tecnici dell'I.C.R.


consentiranno una puntuale definizione dei principali problemi di
degrado e degli interventi necessari per il restauro e la prevenzione di
ulteriori fenomeni di deterioramento.
Appare inoltre opportuno prevedere il monitoraggio del monumento, con
particolare riferimento ai fenomeni di dissesto statico, allo scopo di
individuare e rimuovere le cause che sono all'origine di tali problemi.

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e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

Linee guida
per la sistemazione di Piazza
Augusto Imperatore
e la valorizzazione
del Mausoleo di Augusto
Nell'affrontare le tematiche di progetto legate al recupero funzionale del
Mausoleo - o, almeno, di certe sue parti maggiormente compromesse
nel corso del tempo - ed alla sistemazione urbana del suo intorno, è
necessario specificare che allo stato attuale restano aperti alcuni quesiti,
relativi alla conoscenza architettonica e archeologica del monumento.
Per quanto concerne il Mausoleo rimane aperta la discussione circa la
forma voluta da Augusto, tanto nel suo aspetto complessivo esteriore
quanto, pur se in misura ridotta, nella sua struttura muraria e nella sua
configurazione interna.
L'elemento più importante da chiarire resta, infatti, la definizione
strutturale e formale del muro anulare 2 il cui spessore, desumibile dal
breve tratto superstite (circa 5,70 metri, compresi i rivestimenti di
travertino), appare eccessivo rispetto alle forze ed ai carichi in gioco
nell'edificio.
E' stata inoltre rilevata, ma solo con un saggio parziale, la presenza
d'una fondazione, di larghezza analoga, alla quota dell'attuale calpestio;
d'altra parte, in una fotografia del cantiere eseguita all'epoca della
demolizione dell'Auditorium, appare una sezione muraria circolare con
setti radiali (e forse nicchie) che, per posizione e spessore,
sembrerebbe appartenere a quanto oggi ricercato.
Il Mausoleo, inoltre, era protetto da una recinzione quadrata, avente
circa 120 m di lato, con cippi e catene o sbarre metalliche. E' anche
documentato un progressivo innalzamento delle quote esterne del
terreno, per cui si presero provvedimenti già nel II secolo d.C., in età
adrianea.
Il restauro del Mausoleo (lavori dal 1936 al 1942) è rimasto incompleto,
come anche la sua sistemazione esterna ripresa all'inizio degli anni
cinquanta (lavori 1950-52), quando si definirono i muretti ed i giardini
attuali.
In origine il monumento era circondato da un'area ampia, priva di
costruzioni, che tuttavia fu progressivamente occupata da edifici che
attestano, inoltre, la costante crescita del livello del terreno. E' anche
documentata, nella zona absidale della chiesa dei SS. Ambrogio e
Carlo, la presenza d'un diverticolo basolato che dalla via Flaminia
muoveva verso il Mausoleo e la zona sepolcrale circostante.
Per quanto concerne la definizione dello spazio che oggi costituisce la
piazza Augusto Imperatore si può subito notare la dialettica di due

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e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

modalità organizzative diverse e contrapposte. Da un lato c'è la ricerca


del 'vuoto' e dell'isolamento, perseguita dal progetto dell'architetto V.
Ballio Morpurgo (come anche dai progetti di M. Piacentini per il
Mausoleo) con l'intento di celebrare la sepoltura del più grande
Imperatore della Roma antica in uno spazio fortemente simbolico,
distante, rarefatto come in un dipinto "metafisico". Dall'altro le poche
tracce residue di quel "pieno", ovvero non-progetto rappresentato dal
quartiere d'impianto cinquecentesco demolito negli anni trenta, la cui
quotidianità aveva assorbito il Mausoleo trasformandolo di volta in volta
e generando un tessuto ricco di spunti architettonici, di memorie, di
scorci prospettici. Non un unicum architettonico, quindi, ma un insieme
di spazi significativi che, legati in continuità urbana, costituivano un
luogo certamente vitale e coerente con la città circostante.
Come si è visto, l'originario isolamento del Mausoleo è durato poco; il
suo abbandono risale già all'età tardoantica, la trasformazione in
fortezza al XII secolo, la sua spoliazione sistematica è certa a partire
dal XIII sec. e ben documentata in specie nel XV. I lavori degli anni
trenta-quaranta del XX sec., infine, ci hanno consegnato l'importante
manufatto in condizioni tutt'altro che buone e poco comprensibile,
soprattutto privo di quella dignità, identità e carica simbolica che
sarebbe opportuno, almeno in parte e per via evocativa, restituirgli.
Da qui la necessità d'un progetto che studi, congiuntamente, il restauro
e la sistemazione del monumento e del suo intorno.

Gli interventi relativi al nuovo assetto botanico


e paesaggistico dell'area
A pag 25 - 26 è descritta la situazione attuale sotto il profilo
naturalistico; il progetto delle sistemazioni a verde dovrà affrontare:
1). l’eventuale nuova sistemazione del Giardino Soderini e una
eventuale diversa sistemazione del "giardino dei cipressi";
2). la sistemazione complessiva dell'invaso urbano con particolare
attenzione all'area adiacente il monumento

Articolazione del progetto architettonico


Da quanto sopra sinteticamente esposto risulta evidente la connessione
ma anche - in certo modo - l'autonomia del Mausoleo e dei suoi
problemi di restauro dalla progettazione degli spazi che direttamente lo
circondano.
Ciò mentre la ricerca storico-archeologica fa emergere sempre più le
antiche e studiate relazioni, nell'ambito del Campo Marzio, del
Mausoleo stesso con la serie di monumenti, risalenti al medesimo
periodo pur se di poco successivi, costituita dal Pantheon augusteo,

72
Concorso Internazionale
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e di Piazza Agusto Imperatore
Documento Preliminare alla Progettazione

dall'Ara Pacis Augustae e dall'Horologium Augusti.

Relazioni topografiche, geometriche,


numerologiche e simboliche di varia natura
E' altrettanto vero che oggi, proprio in virtù della dissoluzione della
memoria simbolica e funeraria che il Mausoleo ha subito nel tempo,
l'immagine a noi più vicina appare quella dell'Auditorium, propria dei
primi decenni del secolo scorso, cioè quella del monumento
intimamente connesso col tessuto urbano moderno ed ormai assimilato
funzionalmente alle necessità della città circostante. Appare quindi
opportuno delineare due diverse tipologie d'intervento: quella più
propriamente archeologica, legata all'indagine scientifica, al restauro ed
ai consolidamenti strutturali, e quella architettonica d'individuazione e
moderna qualificazione dello spazio urbano.
La prima riguarda gli scavi all'interno del Mausoleo; il rilievo dei pezzi
ancora in situ al fine d'una eventuale parziale ricostruzione, per
anastilosi, dei due deambulatori anulari separati dal muro 2; la
necessaria campagna di scavi all'esterno del rudere, per approfondire la
conoscenza delle strutture, delle quote e delle pavimentazioni
circostanti.
La seconda riguarda, all'interno dell'edificio, lo studio della possibilità di
restituire una parziale ricostituzione, secondo modalità tutte da definire,
delle coperture degli ambienti voltati al piano della cella, sì da conferire
nuovamente a questa parte del monumento l'antico carattere funerario e
sacrale, proprio d'un ambiente chiuso e non a cielo aperto; la possibile
definizione architettonica, al piano superiore, del livello che fu già del
giardino Soderini, da sistemare e rendere accessibile; uno studio delle
diverse potenzialità urbane degli spazi circostanti atte a suscitare
proposte per rompere l'improprio isolamento e affossamento del
Mausoleo, eliminando il più possibile il senso di rotatoria e la
configurazione a "tumulo etrusco" arbitrariamente conferitagli nel corso
degli anni Trenta.
La documentata presenza, in antico, della recinzione quadrata
tutt'intorno al Mausoleo lascia intendere una situazione ed una
presentazione del monumento in effetti assai lontana dall'attuale.
Sempre in riferimento alla stretta connessione degli interventi sia volti al
restauro conservativo che alla parziale restituzione d'alcune qualità
spaziali e formali del monumento, risulta evidente che uno dei principali
problemi da affrontare, in termini di metodo, è quello del recupero delle
condizioni di oscurità o semioscurità all'interno della porzione di edificio
che accoglieva la memoria delle sepolture imperiali.
A tale proposito sembra difficile sostenere che, una volta ricostruiti
alcuni archi e piedritti dei due ambulacri circolari, sia preferibile
mantenere l'attuale sistemazione a cielo aperto.

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Documento Preliminare alla Progettazione

Un elemento da riprogettare architettonicamente, tuttavia fortemente


legato al versante di conoscenza archeologica e di restauro degli
interventi, potrà essere quindi proprio la "copertura" di quello spazio
fortemente simbolico attorno al tumulo di Augusto, delimitato in origine
dai due ambulacri e la possibile "ridefinizione sensibile" più che
"ricostruzione", dopo le indagini e i saggi necessari, del grande muro
anulare di separazione dei due spazi circolari, denominato muro 2.

Criteri progettuali
I criteri che definiscono i margini operativi degli interventi dovranno
rispondere ai seguenti principi progettuali:
1) la 'distinguibilità', non ostentata ma riconoscibile a vista, del moderno
intervento di restauro o di reintegrazione condotto sul monumento.
Essa riguarda la scelta dei materiali, delle tecniche e delle forme
dell'intervento, il quale dovrà avere un significato scientifico ma
anche, più estesamente, didascalico ed educativo;
2) l'attenzione al senso del luogo, che si esprime nel riconoscere i
caratteri culturali che connotano il monumento e il sito in senso
simbolico, tipologico, morfologico, costruttivo, ambientale e
urbanistico;
3) il pieno rispetto della preesistenza archeologica, tramite
l'accoglimento del criterio del 'minimo intervento', della 'compatibilità'
fisico-chimica e della 'reversibilità' degli interventi conservativi,
tecnologici, strutturali e di adeguamento funzionale sì da garantire la
minore invasività e la possibilità di correzioni o modifiche future senza
danno per l'antico.
L'intento di fondo, in sostanza,sarà quello di incrementare la
conoscenza del Monumento tramite specifiche indagini archeologiche,
restituendo il Mausoleo alla sua storia ed alla città, rendendolo
comprensibile e fruibile, e agendo sulla sua conformazione e
presentazione, tanto interna quanto esterna.
Ciò per mezzo di un'attenta opera di restauro e di un accorto
ripensamento degli spazi e dei livelli circostanti. All'interno, nel
ricostituito piano soprastante la cella, potrebbe essere progettato un
giardino (all'italiana, ispirato all'antica sistemazione Soderini, o un
giardino moderno anche ad 'assetto variabile' nel tempo).
L'eventuale introduzione di nuovi elementi vegetali dovrà dimostrarsi
tale da non arrecare danno alle strutture archeologiche e possibilmente
coerente con la memoria del paesaggio originale; inoltre capace di
creare, dove necessario, un ricercato effetto di protezione, di schermo
o di miglioramento delle caratteristiche microclimatiche;
infine rispondente ad una volontà di accrescimento delle qualità
ornamentali.

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Documento Preliminare alla Progettazione

Non esistono, dal punto di vista naturalistico, vincoli di particolare


rispetto di quanto attualmente esiste mentre dovrà porsi una speciale
attenzione al nuovo uso di specie arboree, nell'area sovrastante il
monumento, onde evitare il rischio di danni alle antiche murature.
Va infine considerato il problema del superamento delle barriere
architettoniche, nel rispetto dei caratteri tipo-morfologici che definiscono
i vari elementi architettonici ma in modo da garantire un adeguato
sistema di fruizione per tutti i visitatori. La strategia da perseguire passa,
in questo caso, attraverso una serie d'interventi di risarcimento delle
pavimentazioni e di riconnessione puntuale delle diverse parti del
monumento, con soluzioni di progetto rispondenti ai criteri fissati dalla
Legge 13/1989, dalla Legge 104/1992, dal D.P.R. 503/1996 e dalle
successive normative.

Riconoscibilità dell'intervento
Si riconoscono due possibili strade verso il nuovo assetto dell'area
determinato dalle soluzioni architettoniche prefigurate: una restituzione
'scientifica' della conformazione antica del monumento e,
successivamente, la sua riproposizione tramite l'impiego di tecniche
tradizionali, filtrate dai criteri distintivi del moderno restauro.
Oppure, in ragione dell'entità delle eventuali modificazioni indotte sul
monumento dal tempo e dalle vicende subite, una strada di re-
interpretazione delle forme originarie, enunciata nel suo carattere
d'ipoteticità pur storicamente fondata, d'attualità espressiva,
d'accorgimento museografico-esplicativo e didattico.

Appartenenza alla cultura del luogo


Ogni luogo, sia esso naturale o artificiale, possiede propri caratteri
culturali che è possibile rintracciare nei dati topografici e vegetazionali,
nella tecnica costruttiva, nei materiali impiegati, nelle tipologie edilizie.
Caratteri che lo identificano e lo differenziano rispetto ad altri luoghi.
Forme e materiali dovranno confrontarsi con il carattere del luogo in
esame esplicitamente, precisando i legami culturali e formativi espressi
dal progetto architettonico.
Reversibilità degli interventi
Nel progetto di sistemazione del Mausoleo non si può trascurare la
singolarità del monumento né il suo valore storico e testimoniale. Per
questo motivo è giusto assumere un atteggiamento il più possibile
leggero, non invasivo e, per così dire, 'effimero' nei confronti della
preesistenza per tutti quegli interventi puntuali non strettamente di
restauro, come l'adeguamento funzionale, l'innervamento impiantistico e
tecnologico ecc. In ogni caso il criterio della 'reversibilità', almeno
potenziale, dei nuovi interventi dovrà porsi come guida ed orientamento
della progettazione.

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Documento Preliminare alla Progettazione

Linee guida per la nuova piazza Augusto Imperatore


Altri temi di progetto - di maggior carattere e valenza urbana -
riguardano la progettazione delle opere di sistemazione dell'area urbana
intorno al Mausoleo. L'obiettivo primario è di rompere l'isolamento
dell'edificio dal suo contesto e di eliminarne la funzione di rotatoria
automobilistica che esso oggi sostanzialmente svolge, mantenendo la
presenza del traffico automobilistico solo per i mezzi di soccorso, il
carico e scarico merci e il trasporto pubblico (con l’uso di bus elettrici);
ciò per conferire nuova dignità alla tomba di Augusto ed alla
molteplicità dei luoghi che costituiscono, tutt'intorno, la città odierna.
Una seconda tematica architettonica riguarda la progettazione, fin
dall'inizio, delle possibili relazioni fra le aree di scavo pertinenti al
Mausoleo, auspicabilmente da incrementare, e la città.

Definizione dell'area di intervento


- In relazione agli obiettivi sopra descritti, è possibile delimitare l'area di
intervento identificando due principali spazialità urbane.
- Uno spazio interno, racchiuso nella voragine dello scavo, che si
estende dall'ultimo anello murario di conterminazione del Mausoleo al
tracciato stradale della città moderna. L'area in esame include non solo
il livello archeologico ma anche i giardini decorativi che connotano, con
qualche lieve segno paesaggistico, il brusco passaggio dal "vuoto
metafisico" di piazza Augusto Imperatore all'area dell'antico Campo
Marzio.
- Uno spazio esterno, che comprende non solo il vuoto racchiuso dal
recinto edilizio opera dell'architetto Ballio Morpurgo ma anche la trama
ed il complesso intreccio di contrappunti prospettici della struttura
urbana del Campo Marzio la quale, incuneandosi tra le emergenze
monumentali dei SS. Ambrogio e Carlo, di S. Rocco e dei grandi portici
marmorei, muove fino a sfociare nella piena astrazione di piazza
Augusto Imperatore.
La comprensione dell'area di progetto passa attraverso la lettura dei
pieni e dei vuoti del tessuto urbano, delle sue emergenze e delle
memorie storiche, trovando la sua definizione come insieme di
frammenti a tutt'oggi incapaci di stabilire una chiara gerarchia di
relazioni spaziali.

Specificità dei luoghi e obiettivi parziali


- Un primo obiettivo è quello di riportare funzioni ordinarie (passeggiare,
sostare, incontrarsi ecc.) all'interno di una monumentalità complessiva
che rende oggi la piazza 'distante' dai cittadini e il Mausoleo avulso
dalla quotidianità della vita urbana; nel contempo è da ricercare il

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senso d'una progressiva scoperta e, di conseguenza, accrescere la


monumentalità dell'insieme.
- Questo significa costruire un sistema di luoghi significativi che
connotino e rendano fruibile il vasto spazio inerte che circonda il
Mausoleo progettando un sistema dinamico, che offra all'osservatore in
movimento, molteplici prospettive, antiche e nuove, scorci visuali di
grande effetto e non una visione monocorde unicamente legata al
fuoco prospettico, perennemente esibito, oggi rappresentato dal
monumento augusteo.
- In ragione di ciò si elencano alcuni possibili temi di riflessione
progettuale:
1) parterre archeologico: eventuale definizione degli interventi di
pavimentazione, completamento e adattamento necessari per la
fruizione anche da parte di persone con ridotte capacità motorie; la
parziale sistemazione a verde, collegamenti con le quote urbane,
revisione dell'ingresso monumentale al Mausoleo, sistemazione
funzionale di eventuali reperti archeologici;
2) via di Ripetta: connessioni con il livello archeologico e rafforzamento
della quinta urbana che inquadrava la prospettiva verso l'obelisco di
piazza del Popolo sottolineando il disegno urbanistico del 'tridente'
rinascimentale;
3) antico tracciato di via dei Pontefici: creazione d'una possibilità di
accesso alla quota superiore del Mausoleo, memoria del cortile di
palazzo Correa;
4) spazio fra le chiese di S. Rocco e S. Girolamo degli Schiavoni:
eliminazione del parcheggio e del traffico veicolare identificando tale
luogo come prosecuzione naturale delle sistemazioni esterne previste
dal progetto di R. Meier verso via di Ripetta;
5) area antistante il dromos di accesso al Mausoleo: nuovo sistema di
accesso al parterre archeologico;
6) piazza Augusto Imperatore, sul lato parallelo a via del Corso, ed area
dell'abside di S. Carlo: riconnotazione ed estensione del margine
della relativa area di scavo, che si conferma come la più promettente
sotto il profilo della migliore e più autentica presentazione del
Mausoleo;
7) fare partecipare alla soluzione che si vorrà adottare le architetture di
Ballio Morpurgo, che non devono apparire, come oggi, quali fondali
lontani e isolati;
8) procedere soprattutto per via di aggiunte e d'ulteriore, precisa
definizione dei molti spazi attuali irrisolti, dilatati e privi di tensione;
9) riservare la massima attenzione alla terza dimensione, vale a dire ai
movimenti delle quote del terreno ed alla creazione di quinte,
opportunamente sviluppate in altezza;
10)curare il recupero di spazi di qualità oggi sottoutilizzati (largo dei

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Documento Preliminare alla Progettazione

Lombardi, successiva corte quadrata, stradina sul fianco destro dei


SS. Ambrogio e Carlo ecc.);
11)nel complesso operare con l'intento di ricreare riconoscibili e vivibili
'luoghi urbani': il problema muove dall'archeologia ma non si risolve
solo in essa.

Tali possibili temi di riflessione/proposta progettuale sono indicativi, è


quindi ammesso affrontarne solo alcuni o proporre un assetto dello
spazio pubblico partendo da una propria valutazione delle sue qualità e
delle sue caratteristiche storiche e urbane.

Costo degli interventi


L'Amministrazione Comunale ha già avviato il progetto delle indagini
conoscitive propedeutiche alle operazioni di scavo e di restauro con un
finanziamento di 2.000.000 di €.
Nell'ambito del Programma di Finanziamento delle Opere Pubbliche
relativo al triennio 2006/2009, L'Amministrazione Comunale provvederà
a finanziare il recupero dell'area archeologica con la valorizzazione del
Mausoleo e la riqualificazione del sistema degli spazi pubblici di Piazza
Augusto Imperatore. Le opere relative al restauro del monumento
vengono stimate in 12.000.000 di €, mentre la sistemazione dello spazio
pubblico e dell'area archeologica attualmente sistemata a verde
vengono stimati in 8.000.000 di €.

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Documento Preliminare alla Progettazione

Analisi degli usi di Piazza


Augusto Imperatore
Guardare a uno spazio pubblico nella città contemporanea è complesso
così come darne una definizione: situazioni sempre diverse, non
univoche, complessità e molteplicità di elementi, ne saranno tratti
caratterizzanti. Alla staticità delle architetture permanenti nel tempo si
affianca sempre la diversità delle attività, degli usi, degli attori che
vivono quotidianamente o saltuariamente il luogo e “ne cambiano le
sembianze”.

L’analisi degli usi ha lo scopo di guardare allo spazio pubblico di Piazza


Augusto Imperatore cercando di studiare il luogo attraverso i concetti di
significante e significato. Il primo rappresenta lo spazio nella sua
conformazione fisica, materiale, tettonica, il secondo è l’utilizzo radicato
o meno nel tempo, il suo rapporto con l’immaginario collettivo, la sua
relazione con il contesto urbano, in un’ottica temporale e momentanea.
Naturalmente i termini si confondono e si influenzano a vicenda, per
dare vita al luogo così come si presenta.
Per poter condurre lo studio sullo spazio pubblico è stato posto
l’accento sulle sue caratteristiche fisiche, la sua conformazione, la sua
spazialità, cercando di comprendere come queste interagiscano con la
percezione dello spazio. Per questo motivo nell’analisi che segue si è
dedicato un elaborato allo studio degli accessi e dei bordi della piazza,
mettendo in relazione la loro struttura fisica con l’aspetto percettivo dell’
ambiente. D’altro canto gli usi e la loro localizzazione nello spazio e nel
tempo, correlati alle presenze (attività commerciali, fermate di mezzi
pubblici, contesto prossimo) hanno lo scopo di restituire la vita della
piazza nelle ore diurne e notturne.

Il metodo utilizzato è assolutamente empirico. In primo luogo la


mappatura dello stato di fatto (elementi stabili, esercizi commerciali,
occupazione di suolo pubblico, traffico veicolare) è la restituzione
oggettiva del funzionamento della piazza e del suo immediato intorno.
L’ analisi dei bordi e degli accessi è svolta secondo una
categorizzazione degli elementi, tenendo conto sia della peculiarità
fisica, che percettiva. Ogni accesso viene descritto, attraverso delle
icone, con l’intento di restituirne il rapporto con la piazza e l’intorno.
L’analisi delle presenze è svolta a campione prendendo in
considerazione la media delle presenze in tre giorni infrasettimanali e
tre festivi, in ore diverse della giornata, sia diurne che notturne. Lo
scopo è mostrare la relazione fra usi e elementi.

Tutta l’analisi è relativa ad un periodo di tempo determinato (gennaio-


febbraio 2006). I dati raccolti fanno riferimento a questi periodi. Inutile
dire che in un contesto urbano in continua mutazione (sia per decisioni
indotte che per fenomeni indiretti), quale quello della città

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contemporanea, le situazioni caratterizzanti uno spazio, a maggior


ragione pubblico, sono mutevoli e cangianti.
Durante il periodo di studio la parte ovest della piazza è occupata
completamente dal cantiere per l’ Ara Pacis, motivo per cui l’area non è
stata presa in considerazione nelle tavole a seguire.
L’ obiettivo dell’analisi è quello di restituire attraverso i disegni e le
immagini la situazione riscontrata, tenendo conto del contesto urbano
in cui si colloca e con cui interagisce e delle sfumature di cui vive.

Fig. 1 Fig. 2
Analisi dei flussi pedonali sulla Piazza nei giorni feriali Analisi dei flussi pedonali sulla Piazza nei fine settimana

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Fig. 3
Mappatura dello stato di fatto

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Fig. 4
Analisi dei bordi e degli accessi

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