I disturbi gravi di personalità e il disturbo borderline in particolare, presentano molto spesso difficoltà di
trattamento, sia in campo psicologico che farmacologico.
La farmacoterapia viene molto spesso utilizzata nei disturbi borderline e nella maggior parte dei casi consiste
nella associazione di più molecole.
I farmaci di prima scelta sono tradizionalmente i serotonergici e gli stabilizzanti dell'umore, come indicato
anche dalle linee guida della APA, ma è anche frequente l'uso degli antipsicotici tradizionali. Nel corso degli
ultimi anni gli studi esistenti in letteratura sui neurolettici nel BDP indicano una risposta scarsa e una bassa
compliance dovuta alla particolare incidenza dei sintomi sedativi ed extrapiramidali in questi soggetti.
Le quattro dimensioni principali della sintomatologia borderline riguardano l’affettività, i disturbi cognitivi
positivi (esperienze dissociative, paranoia, episodi psicotici transitori), impulsività e instabilità delle relazioni
interpersonali. I farmaci neurolettici, secondo diversi lavori riportati in letteratura, mostrano discreti risultati
solo sulla dimensione dei sintomi psicotici positivi. Le altre dimensioni spesso non migliorano ed in alcuni casi
possono aggravarsi.
Gli antipsicotici atipici, rispetto ai precedenti, mostrano una maggiore attività di blocco postsinaptico dei
recettori serotonergici, una diversa intensità di blocco dei recettori D1 e D2 e un blocco dopaminergico
prevalentemente operante nel territorio mesolimbico.
Gli studi sugli antipsicotici atipici nel disturbo borderline di personalità al momento sono pochi e non ancora
condotti su grandi numeri, ma dalla revisione della letteratura esistente sembrano emergere diversi vantaggi:
L’attività di blocco serotonergico post sinaptico permette un controllo dei sintomi affettivi quali irritabilità,
disforia, depressione
L’azione dopaminergica prevalente sul territorio mesolimbico, con scarso interessamento della aree prefrontali,
nigro striatali e tubero infundibolari permette di limitare l’appiattimento affettivo, i sintomi extramidali ed
endocrini. Viene comunque ottenuta una azione sui sintomi cognitivi sovrapponibile ai neurolettici.
Alcuni recenti studi relativi al trattamento dei pazienti schizofrenici hanno evidenziato il miglioramento della
consapevolezza di malattia indipendentemente dalla presenza di sintomi psicotici. Se tale effetto fosse
dimostrabile anche nei pazienti del cluster B, potrebbe portare ad un ulteriore facilitazione della cura spesso
compromessa dallo scarso insight.
Nella seguente revisione dei lavori esistenti in letteratura sui singoli antipsicotici atipici non sono stati presi in
considerazione gli studi sulla clozapina, di cui esiste una efficacia evidente, ma limitata dalla gravità dei
possibili effetti collaterali. Sono inoltre stati esclusi i single case.
QUETIAPINA: Il profilo recettoriale della molecola è caratterizzato dalla alta affinità ai recettori alfa1, H1 e
dalla relativamente bassa affinità ai recettori 5HT1a 5HT2a, M1, D2
RISPERIDONE: Il profilo recettoriale della molecola è caratterizzato dalla alta affinità ai recettori 5HT2a,
Alfa1, D2 e dalla relativamente bassa affinità 5HT2c e H1
CONCLUSIONI: Tutti gli studi esistenti ad oggi indicano una buona efficacia degli atipici nel BDP, pur
avendo evidenti limitazioni relative a:
1) Scarso numero del campione,
2) Assenza del double blind e del confronto con placebo.
3) Mancano confronti diretti tra atipici, ssri e stabilizzanti.
4) Hanno tutti dosaggi flessibili, per cui non esistono strategie uniformi.
5) Hanno quasi tutti durata non superiore a 12 mesi.
6) I pazienti erano volontari, per cui i più gravi non erano inclusi.
7) Trattamenti psicologici e psicosociali contemporanei spesso non erano considerati.