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Classificazione, diagnosi ed ICD-10.

II - Le sindromi schizofreniche

ELISABETTA PALTRINIERI 1 e GIOVANNI de GIROLAMO 2


1
Servizio di Psicologia Medica, Istituto di Psichiatria, Universita di Verona, Verona
2
Division of Mental Health, World Health Organization, Geneva

Riassunto. Scopo: Presentare un breve profilo storico relativo ai numerosi tentativi di classificazione dei disturbi schi-
zofrenici succedutisi dal secolo scorso ad oggi e descrivere le principali caratteristiche della classificazione ICD-10 della
schizofrenia e dei disturbi ad essa correlati, le principali novita introdotte in essa rispetto all'ICD-9 ed infine le principali
similarity e differenze ravvisabili tra la classificazione della WHO ed il DSM-III-R. Risultati - II concetto di schizofrenia
si e venuto definendo attraverso i contributi di autori di rilievo storico, quali Kraepelin, Bleuler e Schneider. Nella defini-
zione dei criteri diagnostici per la schizofrenia, I'ICD-10 ha ripreso i principali criteri schneideriani relativamente ai sin-
tomi patognomonici per questo disturbo, mentre ha ridimensionato, rispetto al DSM-III-R, Pimportanza del criterio lon-
gitudinale kraepeliniano relativo al decorso, adottando una durata minima di un mese per la diagnosi e prospettando la
possibility di una prognosi non necessariamente sfavorevole. Conclusioni - Nel complesso, nell'ICD-10 si tende ad un
ampliamento del concetto di schizofrenia, rispetto ad altri sistemi diagnostici piu restrittivi, mentre l'enfasi posta sui sin-
tomi schneideriani controbilancia questa tendenza e restringe i criteri di inclusione.
Parole chiave: diagnosi, classificazione, schizofrenia.

Summary. Scope - To discuss, after a description of the main attempts of classification of schizophrenic disorders
made from the last century up to now, the main features of the ICD-10 classification of schizophrenia and related dis-
orders. The main features of this chapter of the ICD-10 are then compared to the ICD-9 and DSM-III-R classifications.
Results - The ICD-10 diagnostic criteria for schizophrenia require a duration of only 1 month (compared to the 6 month
duration criterion of the DSM-III-R); positive symptoms of psychosis, in particular Schneiderian symptoms, are given
more prominence than they are in the DSM-III-R. Moreover, it is foreseen the possibility of a favourable outcome of the
disorder; this has been based on the results of several follow-up studies, including some major WHO multicentric studies
showing a positive outcome in substantial proportion of patients. Conclusions - On the whole, ICD-10 broadens the
diagnostic concept of schizophrenia in comparison to other diagnostic systems, whereas the emphasis placed on
Schneiderian first-rank symptoms tends to overweight this tendency and makes the criteria for inclusion more narrow.
Key words: diagnosis, classification, schizophrenia.
Ricevuto il 4.3.1993 - Revisione ricevuta il 10.5.1993 - Accettato il 17.5.1993.

Indirizzo per la corrispondenza: Dr. G. de Girolamo, Divi-


sion of Mental Health, WHO, 1211 Geneva 27, Switzerland.
Fax ( + 41)22-791.0746.

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E. Paltrinieri e G. de Girolamo

INTRODUZIONE nente principale di questa scuola di pensiero e, nel


1852, denomind dernence precoce un disturbo da lui
ritenuto all'origine di un appiattimento dell'affettivi-
La schizofrenia, almeno da Kraepelin in poi, e
ta, della comparsa di manierismi bizzarri e di una
stata, e tuttora rimane, il vero, autentico paradigma
globale alterazione della personality, che sfociava, in
della psichiatria e la piu grande sfida ad essa posta,
alcuni casi, in un vero e proprio deterioramento
sul piano teorico ed operativo. La sistematizzazione
mentale.
nosografica di questo disturbo ha quindi rappresen-
tato un nodo concettuale intorno al quale si sono Va subito sottolineato che l'antinomia tra un mo-
confrontati approcci e tradizioni diverse, tradottisi dello unitario di malattia mentale contrapposto ad
in importanti ricerche volte a validare ora l'uno, ora un modello differenziato ha attraversato (e cid era
l'altro modello concettuale. Negli ultimi anni la mes- gia stato notato da Jaspers - 1964), come un filo ros-
sa a punto dapprima del DSM-III (APA, 1980) (se- so l'intera vicenda teorica della nosografia psichiatri-
guito dalla sua revisione, DSM-III-R e tra breve dal ca, declinandosi come opposizione tra continuity/di-
DSM-IV, di prossima introduzione) (APA, 1987; scontinuita (in cui rientra anche il concetto dello
1993) e quindi dell'ICD-10, di recente apparso spettro schizofrenico), ovvero categorialita/dimen-
(WHO, 1992), ha rappresentato un passo in avanti sionalita (per una discussione generale di queste pro-
verso una migliore sistematizzazione nosografica dei blematiche si veda il contributo di de Girolamo in
disturbi schizofrenici. questo stesso numero) delle diverse sindromi psichia-
triche (Del Pistoia & Dalle Luche, 1993). II modello
In questo contributo, dopo un breve profilo sto- del disturbo unitario, dopo essere stato adottato da
rico relativo ai numerosi tentativi di classificazione influenti psichiatri quali Hoche nel 1912 (Stromgren,
dei disturbi schizofrenici succedutisi dal secolo scor- 1992), e stato, negli ultimissimi anni, pienamente ri-
so ad oggi, saranno descritte le principali caratteristi- preso da Crow (1990), il quale ha sostenuto, sulla
che della classificazione ICD-10 della schizofrenia e base di evidenze eminentemente genetiche, che esiste-
dei disturbi ad essa correlati, le principali novita in- rebbe un continuum che si estende dalla depressione
trodotte in essa rispetto all'ICD-9 ed infine le princi- unipolare, attraverso il disturbo affettivo bipolare e
pali similarita e differenze ravvisabili tra la classifi- le sindromi schizoaffettive, sino alia schizofrenia,
cazione della WHO ed il DSM-III-R (ed, in parte, il con crescenti livelli di deficit e di gravita clinica.
DSM-IV). Tuttavia, tale modello ha ricevuto sino ad oggi solo
un limitato supporto dai risultati della ricerca: anche
nello studio condotto da Crow e colleghi, il Nor-
thwick Park "Functional" Psychosis Study (John-
LA DIAGNOSI DELLA SCHIZOFRENIA: stone et al., 1992), le psicosi affettive erano ben di-
UN BREVE PROFILO STORICO stinguibili, in termini di esito, da quelle schizofreni-
che su una importante serie di variabili, mentre solo
La psicosi unica ed il modello kraepeliniano
su specifiche misure di performance psicologica, mi-
surate con appositi test, non emergevano differenze
significative tra i due principali gruppi diagnostici
Numerose descrizioni e tentativi di classificazione
(schizofrenici/affettivi) basati sugli esistenti modelli
dei disturbi ora definiti come schizofrenici sono stati
di classificazione categoriale.
messi a punto nella storia della psichiatria.
Nel XIX secolo prevalsero due principali approc- Dopo Morel, gli psichiatri tedeschi Kahlbaum ed
ci teorici: secondo il primo di questi due approcci, Hecker, nel 1883 e nel 1871 rispettivamente, descris-
tutti i disturbi mentali erano considerati espressione sero la catatonia e l'ebefrenia.
di una singola entita patologica (Einheitspsychose); Fu tuttavia Kraepelin a gettare le fondamenta per
l'alienista tedesco Griesinger, che pubblic6 il suo te- la definizione del concetto di schizofrenia. Studian-
sto fondamentale nel 1845, fu il principale esponente do i pazienti ricoverati negli ospedali psichiatrici al
di questa corrente di pensiero (Glatzel, 1990). Secon- termine del XIX secolo, egli osservd che alcune for-
do il punto di vista alternativo, invece, i disturbi me di malattia mentale, caratterizzate da una insor-
mentali dovevano essere interpretati quali entita pa- genza nella prima eta adulta ed inizialmente piutto-
tologiche separabili e classificabili sulla base delle sto variabili in termini di espressivita clinica, sem-
differenti caratteristiche cliniche possedute da cia- bravano poi evolvere verso un comune esito, rappre-
scuna di esse; lo psichiatra francese Morel fu l'espo- sentato da un significativo deterioramento mentale.

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Per sottolineare sia il progressivo decadimento delle sultati di tali studi hanno quindi spinto Harding e
capacita intellettive che Pappiattimento affettivo e la Strauss (1985) a sostenere che II concetto di omoge-
destrutturazione della personality, da lui considerati neita nel decorso della schizofrenia si e evoluto verso
centrali in questa condizione morbosa, Kraepelin uti- un concetto nel quale il disturbo e stato mostrare
lizzd l'espressione (gia impiegata da Morel in passa- possedere (1) un decorso marcatamente eterogeneo
to, come si e visto) di dementia praecox. Quindi nel nel tempo; (2) eterogenei livelli di capacita che attra-
1896, nella V edizione del suo testo, per la prima versano differenti aree proprie del funzionamento
volta suppose che tre condizioni, precedentemente individuale (lavoro, relazioni sociali e sintomi) nei
considerate come separate, rappresentassero in realta singoli individui e (3) delle relazioni predittori-esito
tre sottotipi di una singola entita morbosa, che lo che suggeriscono l'esistenza e la persistenza di siste-
stesso Kraepelin differenzib fortemente dalla psicosi mi aperti correlati (open-linked) che costituiscono il
maniaco-depressiva, prospettando quindi l'esistenza decorso della schizofrenia cosi come quello di altri
di due grandi classi di disturbi, a suo parere ben di- disturbi psichiatrici». Posizioni molto simili, nel ca-
stinguibili (Sass, 1987). Queste tre condizioni erano so della schizofrenia, sono state espresse da altri im-
rappresentate dall'ebefrenia, caratterizzata sul piano portanti autori, come ad esempio Ciompi (1988).
clinico da comportamenti non-finalizzati, incongrui
e disorganizzati; dalla catatonia, nella quale prevale-
vano il negativismo ed una vistosa alterazione dello Bleuler e Schneider
stato psicomotorio, con la presenza di uno stato stu-
poroso o, al contrario, di agitazione e marcato ecci- Alcuni anni dopo Kraepelin, lo psichiatra svizze-
tamento; infine, dalla dementia paranoides, la cui ro Eugen Bleuler apportd un contributo essenziale
fenomenologia clinica era contraddistinta da deliri di alia concettualizzazione teorica ed alPinquadramento
persecuzione e di grandezza. Successivamente Krae- nosografico di questo disturbo; fu infatti Bleuler
pelin aggiunse a queste tre condizioni morbose una che, nel 1908, propose di designarlo per la prima
quarta, denominata dementia praecox simplex. Inol- volta con il nome di schizofrenia, al fine di sottoli-
tre separo dalla demenza precoce una nuova entita neare lo splitting (scissione) delle funzioni psichiche,
nosologica, la parafrenia, caratterizzata secondo un che egli considero di grande importanza nella feno-
criterio prognostico: infatti, secondo Kraepelin, in menologia del disturbo. Bleuler operd una distinzio-
questo disturbo, nonostante il suo carattere evoluti- ne tra i sintomi fondamentali (rappresentati innanzi-
vo, non si assisteva al decadimento della personalita. tutto dalla perdita dei nessi associativi, che egli con-
Lo psichiatra tedesco considerd la dementia praecox sider6 come la caratteristica piu importante del di-
come una condizione contrassegnata da una progno- sturbo, e quindi dall'autismo, dall'ambivalenza, dal-
si invariabilmente infausta, con un decorso tendente 1'appiattimento dell'affettivita) e quelli accessori, ri-
inevitabilmente al deterioramento, nonostante che tenuti non invariabilmente presenti (tra i quali egli
circa il 12% dei suoi pazienti mostrassero una remis- incluse i disturbi percettivi, i deliri, i disturbi della
sione piu o meno completa. Nel modello kraepelinia- memoria e della personalita ed i sintomi catatonici).
no, quindi, il criterio prognostico occupava un ruolo Egli distinse anche i sintomi, dal punto di vista clini-
euristicamente centrale, ed era inteso come validato- co-descrittivo, in primari, considerati quali espres-
re ultimo della diagnosi di schizofrenia. In realta, le sione del processo della malattia, e rappresentati
ricerche successive hanno confutato tale asserzione, eminentemente da disturbi associativi e da una per-
mettendo in evidenza una significativa eterogeneita turbazione dell'umore di fondo, ed in secondari, in-
dei decorsi e degli esiti della schizofrenia, anche terpretati invece quali espressione di una reazione
quando diagnosticata con criteri restrittivi e attendi- psicologica del soggetto alia malattia stessa; tra i sin-
bili: Warner (1991), analizzando accuratamente i 68 tomi secondari, egli annovero 1'autismo, l'ambiva-
piu importanti studi di follow-up condotti dall'inizio lenza, il deterioramento schizofrenico, i deliri ed i
del secolo sino al 1980, ha riscontrato una guarigio- sintomi catatonici.
ne completa all'incirca nel 20-25% dei pazienti con
diagnosi di schizofrenia, ed una guarigione sul piano Nel complesso Bleuler amplio significativamente
sociale nel 40-45% dei casi. Nelle 15 ricerche pubbli- il concetto di schizofrenia ed i confini nosografici
cate nel decennio 1980-90, il tasso medio di guarigio- del disturbo, introducendo un nuovo sottotipo (la
ne e stato pari al 29%, mentre quello di guarigione schizofrenia simplex); inoltre egli riconobbe l'esi-
sociale e stato pari al 45% (de Girolamo, 1991). I ri- stenza della cosiddetta "schizofrenia latente", e fece
rientrare nel gruppo della schizofrenia molte sindro-

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mi sino ad allora considerate in nessun rapporto con particolare, i FRS sembrano essere meno frequenti
essa, come le psicosi in personality psicopatiche, le tra i pazienti provenienti dai paesi in via di sviluppo,
psicosi carcerarie e le allucinosi alcooliche. come fu osservato gia da Wulff (1967), e come e sta-
Per quanto riguardo il decorso e la prognosi del- to confermato in uno studio prospettico nel quale un
la schizofrenia, Bleuler fu dichiaratamente meno gruppo di pazienti (N = 419) e stato valutato a Sri
pessimista di Kraepelin e, pur ritenendo una guari- Lanka con la Present State Examination, ed e stato
gione piena un evento molto raro, sostenne che un comparato ad un gruppo di pazienti inglesi (N = 150)
progressivo miglioramento rappresentasse invece una e canadesi (N= 172) esaminati con lo stessa procedu-
evenienza abbastanza comune. Mentre Kraepelin en- ra standardizzata; il 25% dei pazienti nel primo
fatizzo la fenomenologia nella sua descrizione del di- gruppo presentavano dei FRS, in paragone al 54%
sturbo, Bleuler fu piu interpretativo ed il significato ed al 63% nei due gruppi di pazienti occidentali
dei sintomi divenne piu importante della loro minu- (Chandrasena, 1987). Nello studio della WHO su i
ziosa osservazione e classificazione (Bland & Kolada, Determinanti di Esito dei Disturbi Mentali Gravi
1988). (DOSMED), una media del 56% dei pazienti con
Dopo Bleuler, lo psichiatra tedesco Kurt Schnei- una diagnosi di schizofrenia nei diversi centri presen-
der (1959) identifico un gruppo di undici sintomi che tavano uno o piu FRS; questi pazienti costituivano
ritenne patognomonici per la schizofrenia e di raro un sottogruppo caratterizzato da un elevato numero
riscontro in altri disturbi psichiatrici. Egli defini tali di sintomi psicotici positivi, e mostravano una mar-
sintomi come «sintomi di primo rango ("first rank cata omogeneita sul piano clinico, pur provenendo
symptoms") (FRS) [...] non perche pensiamo che da contesti socioculturali differenti (Jablensky et al.,
siano alia base del disturbo, ma perche essi sono di 1992). Inoltre, anche qui si riscontrava un differen-
speciale valore e di particolare aiuto per apporre la ziale nella frequenza dei FRS tra pazienti provenienti
diagnosi di schizofrenia... I sintomi di primo rango, da paesi sviluppati in confronto a quelli provenienti
tuttavia, non sempre debbono essere presenti per fa- da paesi in via di sviluppo.
re diagnosi» (Schneider, 1959). La specificita dei FRS nel caso della schizofrenia
I sintomi di primo rango (voci presenti sotto for- e stata anche messa in dubbio, in quanto gli stessi
ma colloquiale, voci che commentano gli atti del pa- sintomi si possono riscontrare in altri disturbi, ed in
ziente, esperienze d'influenzamento corporeo, furto modo particolare nella mania; tra i FRS, il sintomo
ed influenzamento del pensiero, diffusione del pen- meno discriminante e rappresentato dalle allucina-
siero, percezione delirante) si identificavano larga- zioni in "terza persona" (Mellor, 1982).
mente con i sintomi accessori di Bleuler e, sebbene
non specifici della schizofrenia, erano da considerare
come altamente significativi ai fini della operativita Altri modelli nosografici
diagnostica.
I sintomi di secondo rango comprendevano inve- Nei paesi scandinavi un importante contributo al-
ce i disturbi psicosensoriali, le intuizioni deliranti, la l'inquadramento diagnostico della schizofrenia ven-
perplessita, i disturbi depressivi od euforici dell'u- ne fornito dallo psichiatra norvegese Langfeldt negli
more, l'appiattimento affettivo; se presenti in nume- anni trenta (Bech, 1990). Egli distinse un gruppo di
ro adeguato, essi potevano essere sufficient per la schizofrenici processuali o nucleari, che manifestava-
diagnosi. Nel complesso si pud dire che, attraverso no un esordio insidioso e un decorso verso il deterio-
l'adozione di questi criteri diagnostici, Schneider ramento, ed un gruppo "reattivo", caratterizzato da
oper6 una restrizione del concetto di schizofrenia. un miglior funzionamento sociale premorboso, da
I FRS di Schneider sono stati in larga misura ri- un esordio acuto, spesso associato ad eventi stressan-
presi nei moderni sistemi classificatori e diagnostici, ti, e da una buona prognosi. Successivamente, nella
quali i Research Diagnostic Criteria (RDC) (Spitzer tradizione psichiatrica scandinava le psicosi reattive
et al., 1975), il DSM-III e l'ICD-10. Tuttavia, nono- sono state separate dalla schizofrenia nucleare e so-
stante la grande importanza ad essi assegnata, la fre- no state denominate "psicosi schizofreniformi".
quenza dei FRS nei pazienti con diagnosi di schizo- In Francia Papproccio diagnostico alia schizofre-
frenia sembra variare significativamente, oscillando, nia e stato caratterizzato da un progressivo restringi-
nei diversi studi, da un valore minimo del 24% ad mento dei criteri diagnostici e da un contemporaneo
un valore massimo del 72%, con una prevalenza me- ampliamento nel numero degli stati deliranti non-
dia approssimativa del 50% (Fenton et al., 1981). In schizofrenici (Pichot, 1990); tale differenziazione e

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stata accentuata enfatizzando il decorso e la progno- 1'IPSS (WHO, 1979), cercarono di individuare alcu-
si sfavorevoli nel caso della schizofrenia. ni sintomi forniti di un elevato valore discriminative
In Europa, oltre agli autori sinora menzionati, dal punto di vista diagnostico.
molti altri hanno fornito contributi storicamente im- Negli stessi anni un gruppo di ricercatori prove-
portanti per una migliore definizione del concetto di nienti dalla Washington University di St. Louis ela-
schizofrenia e per una sua sistematizzazione noso- borava i cosiddetti Feighner criteria (Feighner et al.,
grafica: tra essi vanno ricordati Otto Diem (1903), 1972), strutturati sulla base di cinque fattori ritenuti
Stransky (1904), Serieux e Capgras (1909), de Cle- essenziali ai fini di una soddisfacente validita dia-
rambault (1921-24), Minkowski (1927), Kleist (1930), gnostica: una accurata descrizione clinica del distur-
Binswanger (1956) (per una review del contributo piii bo in oggetto; eventuali indagini di laboratorio;
importante fornito da ciascuno di questi autori si ve- un'accurata differenziazione da altri disturbi ottenu-
da Cutting & Shepherd, 1987). ta attraverso l'identificazione di precisi criteri d'in-
Negli Stati Uniti, invece, dagli anni '50 sino a clusione e di esclusione; lo studio della familiarita
meta degli anni '70 gli psichiatri hanno rivolto la lo- del disturbo; l'utilizzazione dei dati ottenuti da studi
ro attenzione soprattutto alia presenza dei sintomi di follow-up per la valutazione dell'esito e della sta-
considerati come tipicamente schizofrenici e agli bilita nel tempo della diagnosi. La diagnosi di schi-
aspetti difettuali caratterizzanti il deeorso di questo zofrenia, quindi, non veniva piu a basarsi soltanto
disturbo (Warner, 1991). In particolare, gli psichiatri sulla presenza di un gruppo di sintomi discriminanti,
americani erano soliti privilegiare, nel far diagnosi, ma anche sulla loro durata (almeno sei mesi) e su un
le cosiddette 4 A di Bleuler: Associazioni, Affetto, insieme di informazioni concernenti 1'adattamento
Autismo ed Ambivalenza (Andreasen & Flaum, premorboso, la storia familiare, il rilievo anamnesti-
1991). Tutto cio ha condotto alia formulazione di un co di un disturbo affettivo o dell'uso di sostanze.
modello del disturbo iperinclusivo sul piano diagno- Infine, in linea con l'orientamento del gruppo di
stico rispetto all'approccio europeo, tradizionalmen- St. Louis, Spitzer et al. (1975) mettevano a punto i
te piu restrittivo, e cio e chiaramente emerso in im- Research Diagnostic Criteria (RDC): in questi criteri
portanti ricerche transnazionali, rappresentate so- diagnostici la durata minima del disturbo, necessaria
prattutto dal progetto diagnostico anglo-statunitense per poter fare diagnosi, veniva ridotta a due sole set-
(Cooper et al., 1972) e dallo studio IPSS (WHO, timane, e venivano introdotti nuovi criteri diagnosti-
1979) (per un esame approfondito dei risultati di ci differenziali con il disturbo schizoaffettivo, la
questi due studi relativamente alia schizofrenia si ri- schizofrenia borderline, la psicosi reattiva breve e gli
manda all'articolo introduttivo in questo stesso nu- stati paranoidi.
mero di EPS).
In termini generali la maggior parte degli psichia-
tri americani faceva soprattutto riferimento, nella
propria pratica diagnostica, alia presenza dei quattro LA DIAGNOSI DELLA SCHIZOFRENIA
sintomi bleuleriani classici, sopra elencati. A meta NEL DSM-IH, DSM-III-R
degli anni '70, tuttavia, si produsse un improvviso e
radicale cambiamento in tali abitudini diagnostiche;
cambiamento che puo essere spiegato in parte con Nel definire i criteri diagnostici per la schizofre-
l'introduzione in terapia dei sali di litio (con la con- nia, il DSM-III ha dato particolare rilevanza ai FRS,
seguente necessita di discriminare accuratamente i ed ha ripreso molti dei concetti propri dei Feighner
pazienti affetti da un disturbo bipolare, candidati a criteria e dei RDC, sopra menzionati. Nel comples-
tale trattamento, da quelli invece schizofrenici), in so, nella classificazione americana sono stati adottati
parte con le sollecitazioni provenienti da altre scuole dei criteri restrittivi per la diagnosi di schizofrenia,
psichiatriche, ed infine con l'introduzione di criteri privilegiando nel quadro sintomatologico i sintomi
piu restrittivi per il rimborso delle spese sanitarie. ricchi di pregnanza semeiologica, derivati a loro vol-
Cominciarono cosi ad emergere negli Stati Uniti i ta dai sintomi patognomonici di Schneider, mentre il
primi tentativi di standardizzazione della diagnosi di criterio relativo alia durata (almeno sei mesi) ed alia
schizofrenia: tra essi va ricordato il New Haven presenza di deterioramento riflettono un avvicina-
Schizophrenia Index (Astrachan et al., 1972) ed il Si- mento al pensiero kraepeliniano.
stema dei criteri flessibili di Carpenter et al. (1973). La scarsa importanza attribuita ai sintomi fonda-
Questi ultimi autori, utilizzando i dati ottenuti nel- mentali di Bleuler, nonostante la riproducibilita e

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Pelevata attendibilita diagnostica dei sintomi negati- longitudinale comporta il rischio di aspecificita, in
vi (Andreasen, 1982), e stata soprattutto dettata dal- quanto anche i disturbi affettivi possono presentare
l'esigenza di identificare un gruppo di sintomi facil- un decorso cronico ed un certo grado di deteriora-
mente riconoscibili e riproducibili, e di differenziare mento del funzionamento psicosociale.
chiaramente i vari sottotipi del disturbo, anche in Al fine di operare una diagnosi differenziale con
rapporto alia possibilita di eventuali approcci diffe- il disturbo schizoaffettivo ed il disturbo dell'umore
renziati nella terapia farmacologica. con aspetti psicotici, si richiede inoltre, per il criterio
Nel DSM-III-R (APA, 1987), quindi, sono stati C, di valutare la durata totale e il periodo d'insor-
introdotti alcuni cambiamenti volti ad accrescere la genza di una sintomatologia affettiva associata.
specificita e la sensibilita dei criteri diagnostici, ope- Per quanto riguarda la differenziazione in sotto-
rando cosi una ulteriore restrizione della categoria tipi, il DSM-III-R ne ha riconosciuti cinque: schizo-
diagnostica della schizofrenia ai fini di una sua mag- frenia paranoide, catatonica, disorganizzata, indiffe-
giore omogeneita, con un conseguente incremento renziata e residua.
dell'utilizzo, nella pratica clinica, della categoria del- Le forme di disturbo schizofrenico «senza evi-
la psicosi atipica (Fenton et al., 1988). denti aspetti psicotici», quali la schizofrenia latente,
Di conseguenza, rispetto al DSM-III, il criterio simplex o borderline, hanno perduto autonomia no-
A, composto da sei differenti items, e stato semplifi- sografica e sono incluse tra i disturbi di personality.
cato a tre items. Mentre nel DSM-III, inoltre, non II criterio E, infine, e volto ad escludere quadri
era richiesta una durata minima per i sintomi psico- sovrapponibili alia schizofrenia ad eziologia organi-
tici acuti, nel DSM-III-R, al fine di escludere i di- ca o derivanti dall'uso di sostanze.
sturbi psicotici transitori dal gruppo della schizofre- Nel complesso, nonostante i tentativi di semplifi-
nia, viene specificato che i sintomi psicotici della fa- cazione operati, i criteri del DSM-III-R per poter fa-
se attiva indicati dal criterio A devono essere presen- re diagnosi di schizofrenia sono particolarmente
ti per almeno una settimana. Questi sintomi sono di- complessi, richiedendosi la presenza o assenza di al-
visi in tre gruppi: il primo include i deliri, le alluci- meno 12 differenti segni e sintomi (deliri, allucina-
nazioni, l'incoerenza o il marcato allentamento dei zioni marcate, incoerenza, allentamento delle asso-
nessi associativi, il comportamento catatonico, l'ap- ciazioni del pensiero, comportamento catatonico,
piattimento o la grossolana inadeguatezza dell'affet- appiattimento affettivo, inadeguatezza affettiva, al-
tivita. II secondo gruppo comprende i deliri bizzarri, lucinazioni verbali non legate allo stato affettivo, vo-
deliri cioe che appaiano non plausibili ad altri mem- ci che commmentano voci che conversano, deliri biz-
bri della stessa comunita culturale. II terzo, infine, zarri, inserzioni nel pensiero). Per questa ragione e
consiste in rilevanti e specifiche allucinazioni uditive. stata enfatizzata la necessita di procedere ad una
L'item relativo alle alterazioni dell 'affettivita e semplificazione di questi criteri, cosa che e avvenuta
stato spostato, dalla posizione secondaria che aveva solo in parte nel DSM-IV (APA, 1993).
nel DSM-III, ad una posizione centrale all'interno Nella quarta revisione del sistema americano, i
degli altri items propri del criterio A, mentre, tra i criteri fondamentali per fare diagnosi sono rappre-
sintomi prodromici e residui, e stata inclusa la sentati dalla presenza di almeno due tra cinque sin-
"marcata perdita d'iniziativa, d'interesse o di ener- tomi presenti per una significativa porzione di tempo
gia". durante un mese; i sintomi sono: (1) deliri; (2) alluci-
II DSM-III-R, in sostanza, ha privilegiato per la nazioni; (3) linguaggio disorganizzato; (4) comporta-
schizofrenia un criterio valutativo di tipo longitudi- mento disorganizzato o catatonico; e (5) sintomi ne-
nale, definendola come un disturbo caratterizzato da gativi. Per tanto il tempo di presenza minimo dei
un'evoluzione verso la cronicita, con un deteriora- sintomi e stato allungato, mentre la costellazione dei
mento della personality e delle facolta mentali (crite- sintomi necessari e stata in un certo modo semplifi-
rio B). cata. II criterio relativo al deterioramento del funzio-
Per quanto riguarda la durata, i sintomi devono namento sociale e rimasto invariato, cosi come la
essere presenti per un tempo minimo di sei mesi (cri- continua presenza del disturbo per almeno 6 mesi.
terio D), compresi il periodo prodromico e residuo. Anche gli altri criteri non sono mutati in maniera si-
Numerosi autori (Andreasen & Flaum, 1991), gnificativa. Nel complesso, quindi, il DSM-IV non
tuttavia, hanno rilevato che l'enfatizzare, tra i criteri comporta grandi novita per la diagnosi di schizofre-
diagnostici per questo disturbo, un criterio di tipo nia.

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Classificazione, diagnosi ed ICD-10. II - Le sindromi schizofreniche

I DISTURBI SCHIZOFRENICI NELL'ICD-10 so tra i seguenti: (1) eco del pensiero, (2) deliri di
ED I SUOI RAPPORTI CON L'ICD-9 controllo e di influenzamento, (3) voci di natura al-
lucinatoria; e (4) deliri persistenti culturalmente idio-
sincratici. In alternativa, devono essere presenti sin-
Nell'ICD-9 (WHO, 1977) non erano state elabo- tomi appartenenti ad almeno due dei seguenti grup-
rate delle definizioni operazionali dei disturbi, neces- pi: (5) allucinazioni persistenti di qualsiasi tipo, (6)
sarie per far diagnosi con soddisfacente attendibilita, interruzioni o interpolazioni nel corso del pensiero
ma nelle varie categorie e sottocategorie era stato in- che determinano un linguaggio incoerente, (7) com-
serito un glossario con funzione di guida descrittiva portamento catatonico, (8) sintomi negativi, come
delle varie sindromi. La sezione "Psicosi" (290-299) apatia, appiattimento affettivo e (9) un cambiamen-
del capitolo V dell'ICD-9 era pertanto suddivisa in to costante e significativo della qualita di alcuni
due grandi gruppi, denominati rispettivamente «Stati aspetti del comportamento personale, come perdita
Psicotici Organici» (290-294) ed «Altre Psicosi» di interessi, ritiro sociale, ecc. E evidente, quindi, la
(295-299); in quest'ultimo gruppo erano state inserite rilevanza attribuita dal punto di vista diagnostico ai
le psicosi schizofreniche, insieme alle psicosi affetti- sintomi positivi di tipo Schneideriano, cosi come an-
ve, agli stati paranoidi, alle altre psicosi non organi- che il rilievo assegnato ai sintomi negativi. A questo
che ed alle psicosi con origine specifica nell'infanzia. proposito va detto che numerosi studi hanno con
Nell'ICD-10, invece, nell'ambito della sezione chiarezza accertato l'attendibilita in senso diagnosti-
F20-F29, denominata «Schizofrenia, Sindrome Schi- co dei sintomi negativi, la loro interna consistenza e
zotipica e Sindromi Deliranti» sono incluse, oltre al- 1'elevato grado di intercorrelazione tra essi, l'asso-
ia schizofrenia, la sindrome schizotipica, le sindromi ciazione con dei criteri di validazione indipendente
deliranti persistenti, le sindromi psicotiche acute e (quali ad esempio l'esistenza di anormalita sul piano
transitorie, la sindrome delirante indotta e le sindro- neuro-anatomico) ed una elevata stabilita temporale
mi schizoaffettive. dei sintomi stessi (Andreasen & Flaum, 1991).
Per quanto riguarda in particolare la schizofrenia L'ICD-9 non escludeva la diagnosi di schizofre-
(F20), gli elementi nuovi introdotti nell'ICD-10 sononia, qualunque fosse il danno organico concomitan-
soprattutto relativi alia durata minima dei sintomi,te; nell'ICD-10 viene invece specificata l'incompati-
bilita di questa diagnosi in caso di «malattia cerebra-
che deve essere di almeno un mese, ed alia separazio-
le manifesta o negli stati d'intossicazione o astinenza
ne delle sindromi psicotiche acute e transitorie (F23)
dalla schizofrenia. L'adozione della durata minima da droghe».
di un mese per poter fare diagnosi di schizofrenia La sindrome schizotipica (F21) e stata inclusa
contraddice l'assunto che la schizofrenia debba per nell'ICD-10 nella sezione F2 in virtu delle manifesta-
forza essere una condizione di lunga durata. Una zioni cliniche, della storia familiare e del decorso; es-
durata minima dei sintomi di sei mesi e stata adotta-
sa e descritta come una condizione caratterizzata da
ta in vari sistemi di classificazione nazionali (com-
un comportamento eccentrico e da anomalie del pen-
preso il DSM-III); tuttavia nei due studi della WHO siero e dell'affettivita, che somigliano a quelle osser-
sulla schizofrenia (IPSS e DOSMED) (WHO, 1979; vate per la schizofrenia, ma che non sono tali da
Jablensky et al., 1992), una rilevante percentuale disoddisfare i criteri diagnostici per tale disturbo. In
pazienti manifestava inequivocabili e specifici sinto-
essa e stata inclusa il sottotipo della «schizofrenia la-
mi schizofrenici per piu di un mese, ma per un tem- tente», per come esso era definito nell'ICD-9. Nelle
po comunque inferiore a sei mesi, presentando poi direttive diagnostiche ne e comunque sconsigliato
un soddisfacente, se non completo, recupero. Per- l'impiego per un uso «esteso, perche questo disturbo
tanto, questa scelta e apparsa come quella piu ragio-
non e chiaramente delimitato dalla schizofrenia sim-
nevole al fine di evitare ogni implicita assunzione plex, ne dai disturbi schizoidi o paranoidi di perso-
circa la inevitabile cronicita della schizofrenia, che
nality ed, a differenza del DSM-III-R, e sottolinea-
viene invece concettualizzata come una sindrome che ta l'importanza della durata continua od episodica
ha una molteplicita di cause (molte delle quali anco-dei sintomi per almeno due anni per poter fare que-
ra sconosciute) ed una varieta di esiti, a loro voltasta diagnosi. Va sottolineato che questa categoria
dipendenti da un equilibrio di diversi fattori: geneti-
diagnostica e stata, da lungo tempo, alForigine di
ci, neurofisiologici, sociali e culturali. controversie tra differenti autori per quanto riguarda
Le direttive diagnostiche prevedono poi la pre- la sua collocazione nosografica: tuttavia studi geneti-
.
senza di almeno un sintomo molto evidente compre- ci (Baron et al., 1985), familiari (Kendler et al.,

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1985; Torgensen, 1985) e neurofisiologici sembrano (e) le altre sindromi psicotiche acute e transitorie ed
confermare l'esistenza di un continuum tra schizo- infine (f) la sindrome psicotica acuta e transitoria
frenia e disturbo schizotipico allorquando si conside- non specificata.
rano le caratteristiche del disturbo tradizionalmente Alcuni dei disturbi inclusi in questo gruppo sono
riportate, quali isolamento sociale, sospettosita, assimilabili alle psicosi cicloidi (Perris, 1974) ed alia
freddezza ed eccentricita. bouffee delirante (Pull et al., 1988). Sebbene il con-
Le sindromi psicotiche acute e transitorie (F23) cetto di bouffee delirante sia tradizionalmente stato
rappresentano una categoria di nuova introduzione piu restrittivo rispetto a quello di psicosi cicloide, di-
nell'ICD-10: i dati che emergono dall'esperienza cli- sturbo che comprendeva importanti e specifici di-
nica e dalle ricerche di tipo transculturale sembrano sturbi della motilita e dell'affettivita, entrambi que-
infatti dimostrare che, soprattutto nei paesi in via di sti quadri clinici erano caratterizzati da un estrema
sviluppo, si riscontra un rilevante numero di psicosi variability dell'espressione sintomatologica e presen-
acute con «esordio improvviso, evoluzione breve nel tavano un certo numero di caratteristiche simili: un
giro di poche settimane o perfino di pochi giorni, ed esordio acuto, una durata breve, una buona progno-
esito favorevole» (Wig & Parhee 1989). si, un decorso recidivante, la presenza di deliri ed al-
In generale, nell'ICD-10 tre condizioni sono con- lucinazioni, di elementi confusionali di vario grado,
siderate necessarie per poter fare diagnosi di sindro- infine di depressione/eccitazione. L'ICD-10, quindi,
me psicotica acuta e transitoria: (a) l'esordio acuto ha conservato i lineamenti tradizionali di questi due
(entro le due settimane), (b) la presenza di sindromi disturbi e li ha assimilati alia sindrome acuta poli-
tipiche, quali una condizione rapidamente mutevole morfa senza (o con) sintomi schizofrenici. Nel-
e variabile, definita «polimorfa» e la presenza di ti- l'ICD-9, invece, la psicosi cicloide era considerata
pici sintomi schizofrenici; e (c) la presenza di un fat- equivalente alia psicosi schizoaffettiva, mentre la
tore stressante acuto ,precedente l'esordio della sinto- bouffee delirante rientrava nella reazione paranoide
matologia entro un tempo di due settimane. Tuttavia acuta senza trovare in essa una diretta equivalenza
viene anche precisato che un gran numero di sindro- (Pichot, 1990).
mi psicotiche acute insorge senza fattori stressanti Infine, le sindromi schizoaffettive (F25), che nel-
associati, per cui e possibile registrare sia l'assenza PICD-9 erano classificate come un sottotipo della
che la presenza dello stress. schizofrenia, nell'ICD-10 vengono considerate come
La presenza di sintomi prodromici o di alterazio- una categoria a se stante, insieme ai relativi sottotipi
ni del livello funzionale dell'individuo non sono in- (maniacale, depressivo, misto, di altro tipo e non
vece da considerarsi rilevanti per quanto riguarda la specificato). La decisione di inserire le sindromi schi-
durata della sindrome. zoaffettive nella sezione F2 e stata presa dopo i risul-
Nell'ambito di questo gruppo diagnostico, ven- tati dei field trials, condotti con la versione prowi-
gono quindi riconosciuti differenti sottotipi, quali: soria dell'ICD-10 del 1987, e riflette gli orientamenti
(a) la sindrome psicotica acuta polimorfa senza sin- dominanti nella comunita psichiatrica internaziona-
tomi schizofrenici, la cui diagnosi viene fatta in pre- le, volti a sottolineare la maggiore contiguita di que-
senza di un esordio acuto, di vari tipi di deliri ed al- sto disturbo con le sindromi schizofreniche piuttosto
lucinazioni mutevoli in tipo ed intensita da giorno a che con quelle affettive. Le direttive diagnostiche ri-
giorno o nello stesso giorno e di uno stato emoziona- chiedono pertanto, per poter far diagnosi di sindro-
le altrettanto variabile; (b) la sindrome psicotica acu- me schizoaffettiva, la presenza di sintomi schizofre-
ta polimorfa con sintomi schizofrenici, nella cui fe- nici ed affettivi simultanei e di simile intensita du-
nomenologia compaiono anche sintomi della serie rante lo stesso episodic
schizofrenica; (c) la sindrome psicotica acuta schizo-
frenosimile, che pur presentando una sintomatologia
stabile, che rispecchia quella schizofrenica, ha una
durata inferiore ad un mese; (d) l'altra sindrome psi- ICD-10, DSM-HI-R E DSM-IV: SIMILARITA
cotica acuta prevalentemente delirante, nella quale i E DIFFERENZE NOSOGRAFICHE
sintomi principali sono rappresentati da deliri ed al- E DIAGNOSTICHE
lucinazioni relativamente stabili, ma la cui durata
(inferiore ad un mese) differenzia questa condizione La tabella I mostra le categorie diagnostiche rela-
dalla sindrome delirante persistente, in cui deliri ed tive ai disturbi schizofrenici contenute nell'ICD-10,
allucinazioni hanno una durata superiore a tre mesi; nel DSM-III-R e nel DSM-IV. Come si puo vedere,

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Classificazione, diagnosi ed ICD-10. II - Le sindromi schizofreniche

Tabella I. - Classificazione dei disturbi schizofrenici nell'ICD-10, net DSM-III-R e net DSM-IV.

ICD-10 DSM-III-R DSM-IV

Schizofrenia Schizofrenia Schizofrenia


Paranoide Paranoide Paranoide
Ebefrenica Disorganizzata Disorganizzata
Catatonica Catatonica Catatonica
Indifferenziata Indifferenziata Indifferenziata
Residua Residua Residua
Depressione post-schizofrenica
Simplex
Altra
Non specificata
Sindrome
schizotipica
Sindrome Disturbo delirante (paranoide) Disturbo delirante
delirante persistente
Sindromi psicotiche acute e transitorte
Sindrome psicotica acuta polimorfa senza
sintomi schizofrenici
Sindrome psicotica acuta polimorfa con sin- Psicosi reattiva breve Disturbo psicotico breve
tomi schizofrenici
Sindrome psicotica acuta schizofrenosimile Disturbo schizofreniforme Disturbo schizofreniforme
Altra sindrome psicotica acuta prevalente-
mente delirante
Sindrome delirante indotta Disturbo psicotico indotto Disturbo psicotico condiviso
Sindromi schizoaffettive Disturbi schizoaffettivi Disturbi schizoaffettivi
Disturbo psicotico dovuto ad una
condizione medica generate
— con deliri
— con allucinazioni
Altre sindromi psicotiche non organiche
Psicosi non organica non specificata Disturbo psicotico non altrimenti specificato Disturbo psicotico non altrimenti
specificato

la suddivisione dell'ICD-10 in sottotipi, relativamen- tori sostengano che i dati disponibili supportano la
te alia schizofrenia di tipo paranoide, catatonico, in- validita della forma simplex, inclusa nell'ICD-10 ma
differenziato, ebefrenico e residuo e simile a quella non nel DSM-III-R o nel DSM-IV.
riportata nel DSM-III-R e nel DSM-IV. A questo
proposito va ricordato che McGlashan & Fenton
(1991), in una review relativa alia classificazione del- Schizofrenia (F20)
la schizofrenia in sottotipi, hanno concluso che i dati
disponibili consentono di sostenere la validita dei Le principali differenze tra la classificazione della
sottotipi esistenti, in particolare della forma paranoi- schizofrenia nell'ICD-10 e nel DSM-III-R sono rap-
de; la validita delle forme ebefrenica ed indifferen- presentate dalla durata minima dei sintomi (rispetti-
ziata e altrettanto dimostrata, seppur in maniera me- vamente un mese e sei mesi), e dal maggiore peso at-
no definitiva. E interessante rilevare come i due au- tribuito nell'ICD-10 ai FRS di Schneider. Nel-

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riCD-10, inoltre, l'importanza dei sintomi negativi e Sindrome schizotipica (F21)


enfatizzata ed essi vengono chiaramente identificati.
In questo senso, mentre la maggior importanza asse- Questa categoria corrisponde al «disturbo di per-
gnata nelFICD-10 ai FRS tende a restringere i criteri sonality schizotipico del DSM-III-R e del DSM-IV;
per la diagnosi, la minor durata richiesta, il valore nel manuale americano e confluita in questa catego-
attribuito ai sintomi negativi e l'inclusione della schi- ria diagnostica anche la schizofrenia simplex, che
zofrenia simplex portano all'inclusione di un mag- permane invece nell'ICD-10 come sottotipo della
gior numero di pazienti in questa categoria diagno- schizofrenia.
stica.
NelPICD-10 il periodo prodromico proprio del
disturbo e descritto in maniera analoga al DSM- Sindromi psicotiche acute e transitorie (F23)
III-R, ma non e considerato di ausilio diagnostico e
Nel DSM-III-R e nel DSM-IV questi disturbi so-
non e incluso nel tempo di durata previsto per fare
no compresi nelle categorie della psicosi reattiva bre-
diagnosi, che e di almeno un mese.
ve (chiamato nel DSM-IV disturbo psicotico breve) e
Una differenza importante tra i due sistemi clas- del disturbo schizofreniforme con buona prognosi, a
sificatori, che ha, come si e visto, importanti impli- loro volta inclusi nel capitolo relativo ai disturbi psi-
cazioni sul piano concettuale, e che nell'ICD-10, a cotici non classificati altrove. In particolare, nel caso
differenza del DSM-III-R, viene sottolineato che il della psicosi reattiva breve del DSM-III-R, viene pre-
decorso della schizofrenia e «variabile e non e inevi- vista la presenza di sintomi della serie schizofrenica
tabilmente cronico o invalidante». associati a stati variabili di agitazione emotiva, per-
Se la sintomatologia presente corrisponde al qua- plessita e confusione. Questo quadro nosologico cor-
dro descritto per la schizofrenia, ma la sua durata e risponde quindi, per alcuni tratti, ad entrambe le
inferiore a un mese, 1'orientamento diagnostico pro- sindromi psicotiche acute polimorfe con e senza sin-
prio dell'ICD-10 e in favore della sindrome psicotica tomi schizofrenici, nonostante in queste ultime non
acuta schizofrenosimile (che pud, eventualmente, es- sia necessaria la presenza di fattori stressanti e quin-
sere codificata come diagnosi provvisoria). L'ado- di possa venir meno il carattere reattivo.
zione della durata minima di un mese nell'ICD-10
pud quindi portare all'inclusione, in questa categoria Nell'ICD-10 il termine schizofreniforme non e
diagnostica, di casi diagnosticati invece, secondo il stato invece utilizzato perche ritenuto confusivo do-
DSM-III-R, come disturbo schizofreniforme. po la sua applicazione negli ultimi decenni a «vari
differenti concetti clinici», e dopo l'impiego che ne e
Anche nell'ICD-10, come nella classificazione fatto nel DSM-III-R, cioe di una categoria interme-
americana, in presenza di sintomi affettivi accentuati dia caratterizzata da una durata della sintomatologia
si esclude la diagnosi di schizofrenia, ad eccezione schizofrenica inferiore a sei mesi; infatti l'introdu-
dei casi in cui questa e cronologicamente insorta zione della durata di un mese dei sintomi psicotici
prima. come criterio diagnostico per la schizofrenia, e 1'in-
Nel complesso, quindi, i due testi mostrano delle serimento nel gruppo delle sindromi psicotiche acute
significative differenze, al punto che Andreasen & e transitorie dei disturbi aventi un profilo descrittivo
Flaum (1991) hanno sostenuto che, mentre secondo sovrapponibile al disturbo schizofreniforme ne rende
la definizione dell'ICD-10, si delinea il quadro di un superflua una trattazione autonoma nell'ICD-10.
disturbo caratterizzato da un periodo psicotico mar-
cato relativamente breve, il DSM-III-R fa trasparire Pertanto, sebbene non esista una chiara equiva-
l'immagine di un disturbo meno caratterizzato dal lenza tra i due sistemi diagnostici a questo proposi-
punto di vista della sintomatologia psicotica ma to, le indicazioni fornite nell'ICD-10 a coloro che
maggiormente tendente alia cronicita. desiderano usare questo termine sono di orientarsi
verso altre categorie diagnostiche, in particolare la
Sino ad oggi un solo studio ha comparato la affi- schizofrenia di altro tipo e la sindrome psicotica acu-
dabilita e la facilita d'uso dell'ICD-10 e del DSM- ta schizofrenosimile.
III-R in un piccolo gruppo di psichiatri che, in cop-
pia, hanno valutato dal punto di vista diagnostico 60
pazienti (Mellsop et al., 1991). I due sistemi hanno Sindrome schizoaffettiva (F25)
mostrato una elevata concordanza per la categoria
generale di schizofrenia, ma non per i sottotipi, co- II DSM-III-R ha collocato il disturbo schizoaffet-
me il paranoide e l'ebefrenico. tivo nel gruppo dei «Disturbi Psicotici Non Classifi-

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cati Altrove» (295.70), e, rifacendosi ai criteri di clusi solo i casi che non soddisfano i criteri diagno-
Welner e ai RDC, ha delineate) dei criteri diagnostici stici per una diagnosi piu precisa. Inoltre altri due
restrittivi, nei quali viene privilegiata la relazione disturbi, rappresentati dalla sindrome schizotipica
temporale rispetto alia comparsa dei sintomi schizo- (F21) e dalla sindrome psicotica acuta schizofrenosi-
frenici ed affettivi: i sintomi delle due serie devono mile, manifestavano un valore di Kappa quasi altret-
manifestarsi contemporaneamente (criterio A), e «in tanto basso; in questo caso, tale risultato ha fornito
un episodio del disturbo i sintomi schizofrenici devo- lo spunto per una revisione del testo delFICD-10,
no permanere per almeno due settimane senza rile- volta a meglio precisare i criteri diagnostici necessari
vanti sintomi affettivi» (criterio B). per questi due disturbi.
«Se la durata totale di tutti gli episodi di altera-
zione dell'umore e breve rispetto alia durata totale
del disturbo, oppure il disturbo dell'umore si verifica
soltanto durante la fase residua» si pone diagnosi di LA RILEVANZA DEI PROBLEMI DIAGNOSTICI
schizofrenia, mentre in assenza delle condizioni che PER LA RICERCA EPIDEMIOLOGICA
rispettano il criterio B si pone diagnosi di Disturbo E PER LA CLINICA
dell'Umore con Aspetti Psicotici.
Nel DSM-III-R, pertanto, viene fornito un giudi-
zio clinico trasversale e longitudinale, mentre nel- Nell'ambito della ricerca epidemiologica, e della
PICD-10 prevale un giudizio diagnostico cross-sezio- pratica clinica altrettanto, la rilevanza centrale dei
nale. problemi diagnostici discussi sopra dipende dal fatto
Nel DSM-III-R l'inserimento nei disturbi psicoti- che cambiamenti intervenuti nella classificazione e
ci NCA del disturbo schizoaffettivo, che precedente- nei criteri diagnostici per la schizofrenia possono
mente era stato considerate una variante della schi- modificare significativamente i tassi di prevalenza ed
zofrenia, rispecchia il fatto che questa categoria e incidenza del disturbo rilevati nei vari studi, ed avere
utilizzata, nella classificazione americana, come ca- implicazioni prognostiche e terapeutiche diverse. So-
tegoria di riserva per quelle condizioni che non sod- no gia stati descritti in dettaglio, nel precedente con-
disfano i criteri per la schizofrenia o per i disturbi tributo, i risultati ottenuti nel progetto diagnostico
dell'umore. anglo-statunitense, nell'IPSS e nello studio di Loran-
ger, che sono paradigmatici a questo proposito. A
cio va aggiunto che piu di dieci studi comparativi,
effettuati per mettere a confronto una dozzina di di-
I RISULTATI DEI FIELD TRIALS DELL'ICD-10 verse definizioni operazionali della diagnosi di schi-
zofrenia, hanno dimostrato consistentemente come i
tassi di prevalenza e di incidenza riguardanti questo
Nei field trials relativi alPICD-10 (per una descri- disturbo varino significativamente a seconda dei cri-
zione piu generale si rinvia al contributo precedente), teri diagnostici adottati (Sass, 1987). In generale, le
i disturbi inclusi in questo capitolo hanno ottenuto principali differenze tra i vari sistemi diagnostici
un valore di Kappa pari a 0,82: tale valore rappre- concernono la scelta dei sintomi selezionati per fare
sentava quello piu elevato tra tutti i vari capitoli, ad diagnosi, la struttura degli algoritmi diagnostici, la
eccezione delle sindromi e disturbi comportamentali scelta di una durata minima della sintomatologia e la
associati ad alterazioni delle funzioni fisiologiche e a diversa valutazione dei sintomi affettivi presenti. In
fattori somatici (Sartorius et al., 1993). Tuttavia, al- uno dei piu importanti studi comparativi, Endicott
lorquando si trattava di specificare il disturbo in et al. (1982) misero a confronto sei gruppi di criteri
questione all'interno del capitolo F2, utilizzando ca- diagnostici (New Haven, Carpenter, Feighner, Tay-
lor and Abrams, DSM-III and RDC) in un campione
tegorie diagnostiche a quattro codici, i valori di Kap-
di 108 pazienti. I sei sistemi risultarono paragonabili
pa variavano marcatamente, andando da un massi-
in termini di affidabilita, ma la frequenza dei casi
mo di 0,73 per la schizofrenia paranoide ad un mini-
diagnosticati come schizofrenici oscillo dal 4% al
mo di 0,30 per la categoria della sindrome psicotica 26% a seconda del sistema impiegato; i RDC, il si-
acuta e transitoria altra (F238). Nel caso di quest'ul- stema di Carpenter ed il DSM-III risultarono i siste-
tima categoria, il basso valore di accordo diagnosti- mi diagnostici piu omogenei. Le principali variabili
co riscontrato puo essere spiegato con la sua aspeci- alia base di queste differenze nel numero di casi dia-
ficita, dal momento che in essa dovrebbero essere in-

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gnosticati sembrarono essere rappresentate da: (a) i tudinale kraepeliniano relativo al decorso, adottando
criteri d'esclusione dei pazienti con disturbi affettivi, una durata minima di un mese per la diagnosi e pro-
(b) i criteri di durata minima adottati e (c) il grado spettando la possibility di una prognosi non necessa-
di specificazione di ogni item. In un altro studio, riamente sfavorevole. Nel complesso, quindi, nel-
Brockington et al. (1978) rilevarono che, comparan- l'ICD-10 si tende ad un ampliamento del concetto di
do 10 differenti set di criteri diagnostici, la percen- schizofrenia, rispetto ad altri sistemi diagnostici piu
tuale di casi di schizofrenia, in un gruppo di 119 pa- restrittivi, mentre l'enfasi posta sui sintomi schneide-
zienti al loro primo ricovero, variava dal 3% al 38% riani controbilancia questa tendenza e restringe i cri-
a seconda del criterio impiegato: RDC, CATEGO, teri di inclusione.
Carpenter and Langfeldt manifestavano una buona Nello stesso capitolo e stata inoltre introdotta la
concordanza, mentre altri apparivano troppo restrit- sindrome schizotipica, ed e stato notevolmente este-
tivi (Feighner criteria), ed altri ancora (Schneider) so il gruppo delle sindromi psicotiche acute e transi-
erano deboli predittori di esito sia clinico che so- torie. Le ricerche future dovranno dimostrare la affi-
ciale. dabilita e validita diagnostica di queste scelte.
In aun altro studio, McGlashan (1984), rianaliz-
zando circa 400 casi di pazienti trattati a Chestnut
Lodge ed impiegando 4 criteri diagnostici (New Ha-
ven RDC, Feighner e DSM-III) trovo nel complesso BIBLIOGRAFIA
una buona concordanza tra questi tre ultimi.
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una differenza di cinque volte nelle stime di preva- American Psychiatric Association (1987). Diagnostic and Statisti-
lenza per la schizofrenia ottenute impiegando i crite- cal Manual of Mental Disorders (DSM III) (3rd ed. revised).
ri Feighner, i RDC o il DSM-III; e interessante nota- American Psychiatric Association: Washington.
re che una differenza della stessa ampiezza (con tassi American Psychiatric Association (1993). DSM-IV Draft Criteria.
di prevalenza fino a cinque volte maggiori) fu rileva- American Psychiatric Association: Washington.
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Lo stallo per opposizione
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La comunicazione nella coppia in stallo
La genesi della relazione di stallo
L/mterferenza della famiglia d'origine
L'inibeaone della forza
Le mestto coe portano alia situazione di stallo
L'incancluden» e la fiducia
Dalla dlftfe alia trlade: to p w i a
Le linee terapentiche
La prima fase: la terapia con la famigfia
Bfccteire le triangolazioni
Iltgiedire intrusioni dci figli
Blrfifiguere il coniugale dal gcnitonale
SWelare i livelli implicati nel discorso
Rilevare apertamente lc tnadi e le coahzioni
Portarc allo scoperto e far risperimentari' il piact-rc dello scontro diretto
Sottolineare il senso positive) delle pro\ oca/ioni
La seconda fase della terapia: l'esposizione della storia e il passaggio alia terapia
di coppia
L a terza fase: la terapia della coppia
Rilevare e dare un significato alle triangolazioni, chfi Uodoao a \enficarhi anche in
assenzu dei figli
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Far nemeraere la pa^sione
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