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LE AVANGUARDIE

Il termine avanguardia nasce come un termine militare che indica le truppe che
vanno in avanscoperta precedendo i soldati minori. In senso politico,
nell'Ottocento, ha acquisito il significato di gruppi che si ponevano a capo di
movimenti rivoluzionari. Nel novecento prende piede anche in ambito letterario e
artistico, risalendo così a capo di determinati movimenti come il "Futurismo" o il
"Surrealismo" "Dadaismo" ecc. detti avanguardie storiche.

Questi si designano il compito di determinare una rottura con la tradizione


culturale del passato e con gli aspetti della comunicazione artistica corrente, che
rendevano le opere facilmente apprezzabili al pubblico. Questa rivoluzione
artistica vuole stravolgere le ideologie dominanti, con l'intenzione di rinnovare la
società: "Ricostruzione futurista dell'universo", cioè rifondare, e per rifondare
bisogna distruggere, tutto ciò che lega il presente con il passato e anticipare le
attese del "futuro".

Lo scrittore d'avanguardia contesta il sistema del "mercato culturale", accusato di


aver trasformato il prodotto artistico in merce, che, per essere venduta si basa su
stereotipi e luoghi comuni. Mentre l'opera deve abbandonare i canoni estetici
tradizionali e risultare di difficile comprensione, proponendosi con un
intento provocatorio.

Da questa rottura con il passato, nasce l'esigenza di costituirsi in gruppi,


consentendo così di svolgere un'azione più efficace. Questo determina poi
l'esigenza di organizzare dei programmi.

Nasce così la prima delle avanguardie: il Futurismo.


FUTURISMO "Il rifiuto della tradizione e del "mercato
culturale"
Nasce in Italia, ma ufficialmente venne fondata a Parigi, e si diffuse poi in tutta
Europa e nel mondo, aprendo la strada alle avanguardie successive.

AZIONE, VELOCITA’ E ANTIROMANTICISMO

Filippo Tommaso Marinetti fonda così il "Manifesto del Futurismo" pubblicato


sul quotidiano parigino "Le Figaro" il 20 febbraio 1909. Questo consiste in un
programma di rivolta contro la cultura del passato e tutti gli istituti del sapere
tradizionale, rinnovandone la concezione della vita. I valori su cui si fonda sono:
la velocità, il dinamismo e lo sfrenato attivismo, come rappresentanti della
moderna realtà industriale, che ha il suo emblema nel mito della macchina.
Così questo culto per l'azione violenta si determina anch’esso (ricordando
Gabriele D'annunzio e il suo attivismo politico) con il mito del Superuomo,
determinandone una nuova reincarnazione. Di qui ne risulta anche l'adesione
all'ideologia nazionalista e militarista, che celebra la guerra come "sola igiene
del mondo". Anche l'uomo, inoltre, finisce per ridursi in un essere meccanico e
dinamico, poiché i futuristi disprezzarono anche gli atteggiamenti spirituali e
sentimentali nei confronti della donna e dell'amore, determinando così
un’opposizione nei riguardi della sensibilità romantica e decadente, considerando
la poetica che si basava su questi valori come espressione di una civiltà oramai
superata. Solo la velocità, considerata allo stesso modo di un nuovo dio, può
contenere in sé tutti i valori, spirituali e morali dell'uomo.

INNOVAZIONI FORMALI

Questa contestazione vuole determinare un cambiamento radicale delle strutture


della comunicazione costituite dal linguaggio, sostituendo alla forma logica del
pensiero, una forma più sintetica e abbreviata: l'analogia.

L'analogia non è più però quella utilizzata dai simbolisti, fondata sulla ricerca di
significati spirituali e metafisici, ma un'analogia che sappia rappresentare
l’”ossessione lirica della materia" accostando e assimilando realtà diverse e
lontanissime fra loro: Marinetti proporrà la formula del "sostantivo doppio", cioè il
sostantivo deve essere seguito, senza congiunzione, dal sostantivo cui è legato
per analogia. es: donna-golfo, piazza-imbuto, porta-rubinetto. Inoltre figure
retoriche molto utilizzate sono anche l'onomatopea e la sinestesia. Quindi la
forma stessa della parola deve mostrare visivamente e concretamente le
immagini di una dinamicità complessa, per dare una voce autonoma all'infinita
relazione fra le cose. Inoltre viene determinata una rottura della sintassi, che
riflette l'ordine consequenziale di un pensiero: vengono aboliti gli elementi di
interpunzione, cioè quelli che scandivano i rapporti interi della frase, con lo scopo
di suggerire il fluire ininterrotto delle sensazioni. Alla sintassi viene sostituita
teoria della "parola in libertà" che consiste nel disporre "i sostantivi a caso,
come nascono" e inoltre determina la forma grafica delle parole.

IL MITO DELLA MACCHINA

Con il futurismo, da mito l'esaltazione della macchina diventa una sorta di


religione, per cui la macchina è considerata il mezzo e il fine della creatività
artistica e della sesibilità estetica, permeando l'intero orizzonte dell'ideologia:
dalla nuova forma dell'uomo meccanico al suo trionfo nella guerra. La macchina
così si risolve in una metafora dell'esistenza, offrendo l'illusione di una visione del
mondo astratta, delirante e irrazionale.

AUTORI:

Filippo Tommaso Marinetti (ITALIA),

Vladimir Majakovskij (RUSSIA)

LA LIRICA DEL PRIMO NOVECENTO IN ITALIA

La lirica del primo novecento si esprime con un'esigenza di rinnovamento, in


seguito alla crisi della cultura positivistica e delle forme tradizionali della
letteratura. Il romanzo, diventa così un genere poco utilizzato, viene perciò
sostituita alla prosa narrativa la prosa lirica, che determina a sua volta la pratica
del "frammento", cioè della composizione breve e intensa, che cerca di suggerire
impressioni simili a quelle della poesia, che ispirandosi però al Decadentismo,
risente del nuovo clima idealistico e della concezione di una poesia "pura", che
pone in primo piano la soggettività del poeta e la condizione esistenziale
dell'uomo contemporaneo, nel suo difficile rapporto con la realtà che lo circonda.
Anche le rime e le forme chiuse della metrica tradizionale, considerate come una
prigione che frena la libera ispirazione, vengono contestate e rifiutate attraverso
l'uso del verso libero, che diventerà una costante della lirica del Novecento.
IL CREPUSCOLARISMO

La definizione di poeti "crepuscolari" risale ad una recensione, pubblicata nel


1909 sul quotidiano "La stampa", di Giuseppe Antonio Borghese, il quale parlò di
"una voce crepuscolare, la voce di una gloriosa poesia che si spegne". Questi
poeti sono infatti caratterizzati dall'esaurirsi di un'intera tradizione, propria di
artisti come Carducci e D'Annunzio.

Ai contenuti aulici e sublimi di questa tradizione, espressi attraverso forme


complesse ed elaborate, i crepuscolari contrappongono l'amore per le piccole
cose, con le atmosfere più grigie e comuni della vita quotidiana, rievocate
attraverso un linguaggio dimesso (caratterizzato da umiltà e modestia, semplice,
sobrio, privo di enfasi) e prosaico (con un valore negativo, che ha il tono, il
carattere della prosa, non elevato non sublime. Incapace di cogliere e apprezzare
quanto oltrepassi la sfera pratica e materiale, privo di poesia, di tensioni ideali).

Mutano perciò la concezione e il significato della poesia, che non ha più messaggi
eccezionali da proporre, ma si mimetizza nell'opacità dell'esistenza borghese,
presentandosi come esperienza minore e inutile.

I modelli di questa tendenza sono ispirati da un Simbolismo intimista e


introverso. Inoltre risentono molto l'influenza di Pascoli, della poetica del
"Fanciullino" e di una tematica domestica, chiusa nel cerchio di ambienti e affetti
limitati.

Il crepuscolarismo non fa riferimento ad un gruppo preciso, ma si tratta di un


orientamento diffuso in diverse aree geografiche, che interpretano la crisi dei
valori poetici nel mondo borghese.

 TORINO: dove il maggior esponente è Guido Gozzano, per il quale, la


poesia è una sorta di sostituto artificiale di quella che vita che la malattia (soffre
di tisi) e la negatività del presente gli impediscono di vivere in pienezza:
degradata e ridotta in merce, la letteratura può sopravvivere solo come finzione,
collocandosi al di fuori della vita e della storia. Il carattere artificioso della poesia
è svelato da alcune tecniche formali, come la mescolanza del lessico prezioso
della tradizione con quello basso della parlata quotidiana, con finalità
stranianti e ironiche.

 ROMA: Sergio Corazzini egli adotta il verso libero e si mostra sensibile


alla lezione simbolista. Egli si presenta come un fanciullo malato, fino a negare, il
significato di poesia alla sua povera scrittura dell'anima (con un'intenzione
polemica nei confronti del panismo e del superomismo dannunziani).
 EMILIA ROMAGNA: Mario Moretti, che privilegia le atmosfere chiuse e
grigie di una provincia popolata da figure tristi e rassegnate, a sottolineare
l'inutilità e la noia della vita, Corrado Govoni

 FIRENZE: Aldo Palazzeschi

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