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ALICE - DANTE

Alice si ritrova, spinta da un'eccessiva curiosità, in una realtà nascosta agli occhi dei tanti: ciò che
lei vive sta accadendo realmente o è un sogno frutto della sua immaginazione?

Addentriamoci ora nel Paese delle Meraviglie, oltrepassiamo il confine della fantasia come
Dante oltrepassò il confine tra vita e morte.
Siamo alla fine del capitolo sesto di "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie", Alice
si trova nel bosco, davanti a lei un bivio diviso da un grosso albero, non sa che strada
prendere quando, su un ramo dell'albero, appare una strana creatura, il Gatto del Cheshire,
o Stregatto come ormai è ricordato da tutti grazie all'interpretazione Disneyana.
Il dialogo tra Alice e lo Stregatto è un momento emblematico, è la chiave che apre il mondo
delle meraviglie.
Qui di seguito ne è riportata la prima parte.

“Micio del Cheshire, […] potresti dirmi, per “Cheshire Puss, […] would you tell me, please,
favore, quale strada devo prendere per uscire which way I ought to go from here?”
da qui?” “That depends a good deal on where you want to
“Tutto dipende da dove vuoi andare,” disse il get to,” said the Cat.
Gatto. “I don’t much care where–” said Alice.
“Non mi importa molto…” disse Alice. “Then it doesn’t matter which way you go,” said
“Allora non importa quale via sceglierai,” the Cat.
disse il Gatto. “–so long as I get somewhere,” Alice added as an
“…basta che arrivi da qualche parte,” explanation.
aggiunse Alice come spiegazione.

“Oh, di sicuro lo farai,” disse il Gatto, “se solo “Oh, you’re sure to do that,” said the Cat, “if you
camminerai abbastanza a lungo.” only walk long enough.”
Alice sentì che tale affermazione non poteva Alice felt that this could not be denied, so she
essere contraddetta, così provò con un’altra tried another question: “What sort of people live
domanda: “Che tipo di gente abita da queste about here?”
parti?” “In that direction,” the Cat said, waving its right
“In quella direzione,” disse il gatto, agitando paw round, “lives a Hatter: and in that direction,”
la sua zampa destra, “vive un Cappellaio: e in waving the other paw, “lives a March Hare. Visit
quella direzione,” agitando l’altra zampa, either you like: they’re both mad.”
“vive una Lepre Marzolina. Visita quello che […]
preferisci: tanto sono entrambi matti.” […]

Lo Stregatto rimane un personaggio misterioso, dall'arguzia affascinante, quasi esterno alla


narrazione.
Questa creatura interpreta il ruolo di guida per Alice: una figura di riferimento super-partes,
ovvero che non patteggia per nessuno, neutrale e senza alcun tipo di rapporto con gli altri
personaggi della storia.
Nella letteratura lo stregatto ci offre il paragone con un importante personaggio storico, in
vita sapiente poeta e severa guida dopo la morte: Publio Virgilio Marone, poeta romano
vissuto tra il 70 a.C e il 19 a.C, conosciuto a tutti per essere l'autore del poema epico
"Eneide".
Virgilio, poeta tanto ammirato da Dante Alighieri, compare nel primo canto della Divina
Commedia come anima guida dello stesso Dante.
L'apparizione del poeta è descritta da Dante come una divinità apparsa dall'ombra; l'unica
fonte di illuminazione è la debole alba all'orizzonte; l'atmosfera tetra del luogo viene
alleggerita dalle parole di ammirazione che Dante gli rivolge. Virgilio rivela però un animo
freddo, rispondendo in tono distaccato e di rimprovero alle lusinghe miste a suppliche
dell’uomo.
Dante è perso nella selva, come Alice nel bosco, entrambi non sanno che sentiero
intraprendere: Alice bloccata da una scelta; Dante bloccato da una lupa.
Sia Virgilio che lo Stregatto appaiono ai protagonisti nel momento del bisogno e entrambi
svolgono il ruolo di guida neutrale. Virgilio come l'animale è (ad eccezione di qualche
interazione con alcune anime tra un girone infernale e l’altro) esterno alla narrazione, tanto
che una volta che avrà adempito al suo compito scomparirà, allo stesso modo in cui lo
Stregatto si dissolve e diventa invisibile. Il poeta guida può anche essere definito
super-partes perché, in quanto guida, mostra a Dante una sotto-realtà a lui sconosciuta, ma
che ha accettato di scoprire attraversando prima la selva e poi in definitiva facendosi
traghettare da una sponda all’altra del fiume Acheronte. Dall'altra parte ad Alice si presenta
la possibilità di tornare indietro, ma la rifiuta mangiando il dolcetto che le permetterà di
superare la porticina per il Mondo delle Meraviglie.

All'interno della Divina Commedia è lo stesso Virgilio che spiega al protagonista il duro
viaggio che dovrà intraprendere sotto la sua guida, per Alice la dinamica è leggermente
diversa: lo Stregatto le mostra due strade, ma non le impone una scelta; gli comunica ciò
che troverà seguendo l'una e l'altra via, assumendo un atteggiamento di totale neutralità.
Concluso il dialogo e fatta la scelta, Alice sembra rimasta sola, la bizzarra creatura è infatti
scomparsa, ma solo alla vista.
Non avviene come per Dante, un passaggio di testimone da Virgilio a colei che lo guiderà
poi verso il Paradiso. Lo Stregatto si rende invisibile, non interagisce con i personaggi, ma è
uno spirito osservatore: rimarrà sempre al fianco della ragazza anche se nascosto ai suoi
occhi. Virgilio non accompagnerà Dante nel viaggio attraverso il Paradiso, ma avrà fornito
all'uomo l'esperienza per proseguire anche solo vegliato dal suo sguardo lontano.
Incontro e presentazione di Virgilio a Dante vv.61-90
Mentre ch’i’ rovinava in basso loco, 61 Ma tu perché ritorni a tanta noia?
dinanzi agli occhi mi si fu offerto perché non sali il dilettoso monte
chi per lungo silenzio parea fioco. ch’è principio e cagion di tutta gioia?»

Quando vidi costui nel gran diserto, «Or se’ tu quel Virgilio e quella fonte
«Miserere di me,» gridai a lui, che spandi di parlar sì largo fiume?»,
«qual che tu sii, od ombra od omo certo!» rispuos’io lui con vergognosa fronte.

Rispuosemi: «Non omo, omo già fui, «O de li altri poeti onore e lume,
e li parenti miei furon lombardi, vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore
mantoani per patria ambedui. che m’ha fatto cercar lo tuo volume.
Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore,
Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi, tu se’ solo colui da cu’ io tolsi
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto lo bello stilo che m’ha fatto onore.
al tempo de li dei falsi e bugiardi.
Vedi la bestia per cu’ io mi volsi;
aiutami da lei, famoso saggio,
Poeta fui, e cantai di quel giusto ch’ella mi fa tremar le vene e i polsi». 90
figliuol d’Anchise che venne di Troia
poi che il superbo Ilïón fu combusto.
Dante Alighieri scrive la Divina Commedia nella prima metà del 1300, secolo di crisi
generale in Europa, con un persistente crollo demografico che oltre che dalla malnutrizione
era dovuto dell'epidemia di peste che dilaniava le città.
La caratteristica principale della letteratura di questo secolo è la religione e Dante ne è il
maggiore esponente immaginando il viaggio nei tre mondi ultraterreni: inferno, purgatorio,
paradiso; i luoghi in cui, secondo la religione cattolica, vengono divise le anime al momento
della morte.

Un'epoca caotica e drammatica non ferma però la mente delle genti.


L'uomo anche durante la peggiore delle crisi ha bisogno di sonno, l'essere umano deve
dormire e questo avveniva certamente anche nel 1300.
Molti filosofi mettono in dubbio la realtà chiedendosi se ciò che hanno davanti sia davvero
reale o se sia tutto un sogno, da questo punto di vista la Commedia di Dante, se non fosse
basata su dogmi religiosi, potrebbe far sorgere l'interrogativo: "quello che sto vivendo è
reale?" Dubbio alimentato dalla presenza all'interno di personaggi storici realmente esistiti
con cui il protagonista interagisce.
Dante non ha mai realmente visitato l'inferno, né il purgatorio, né il paradiso, il suo viaggio è
una metafora, frutto della sua immaginazione.

Solo una mente in continuo movimento è in grado di trasformare in parole le immagini


che per altri non resteranno che immobili sogni.

Dante ci riesce: attraverso un climax che lo porterà ad ascendere dall'incubo descritto


nell'Inferno, al sogno più puro rappresentato dal Paradiso; dalle anime peccatrici, i nostri
errori, ciò che, secondo Freud, ognuno di noi nasconde nel proprio inconscio; agli angeli più
belli e luminosi, i nostri desideri, i ricordi felici, tutto quello che ci dà la forza di svegliarci e
tornare a quella che forse è la vera realtà.

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