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Giolitti ritorna nel 1911 con due progetti il primo quello conquistare la Libia ed il secondo estendere

il diritto al voto a tutti i cittadini maschi, entrambe le cose furono fatte. Mentre in politica estera lui
rimase fedele a tre punti fermi, il primo riconfermò la triplice alleanza, in secondo luogo avviò una
serie di attività diplomatiche per riavvicinarsi alla Francia e alla Gran Bretagna, e in terzo luogo
teneva sotto controllo la situazione balcanica. Proprio questo fece sì che nel 1911 l'Italia dichiarasse
guerra alla Turchia che non volle accettare l’ultimatum e quindi iniziò questa guerra che inizialmente
diede ottimi risultati tant’è che gli italiani arrivarono subito a Tripoli, ma dopodiché divenne lunga e
difficile e i soldati impiegati da 35mila divennero 10mila. In realtà la guerra fu un vero fiasco e la
Turchia nell’ottobre del 1912 dichiarò la supremazia dell'Italia sul territorio libico ma in realtà fu una
vittoria abbastanza amara perché quello che doveva verificarsi non si verificò, cioè gli italiani
piuttosto che dirigersi all’estero a trovare fortuna sarebbero dovuti andare in Libia a colonizzare
queste terre, ma in realtà come Gaetano Salvemini scrisse la Libia si rivelò uno scatolone di sabbia e
quindi fu una vittoria molto amara. Un'altra cosa che fece Giolitti fu quella di estendere il diritto di
voto e i votanti passarono da 3 milioni a 9 milioni, però questo comporto che all’interno del partito
socialista si creassero dei malcontenti: un po' per la vittoria in Libia che si era rivelata una perdita sia
di uomini che economica un po' per le condizioni dei lavoratori che erano sempre molto precarie ed
era comunque quello di Giolitti un governo a favore degli imprenditori. Così molti si staccarono dal
partito socialista e crearono il partito socialista e riformista italiano (PSRI), in questo frangente
Benito Mussolini ottenne la direzione del giornale storico del partito socialista, l’Avanti. A migliorare
le cose ci fu il patto Gentiloni il quale era un accordo, che prende il nome da colui che lo fece
scrivere, con il Papa il quale concedeva ai cattolici di poter votare in cambio di leggi in favore della
chiesa in particolare dell’istruzione e della famiglia. Così il vecchio testo del no exspedit di Pio IX fu
eliminato e finalmente anche i cattolici poterono votare. Le elezioni del 1913 fecero emergere un
quadro molto frammentario perché alla camera c’erano 304 liberali ma non avevano la maggioranza
ma ci furono molti socialisti, riformisti e radicali e questo comportò che il governo di Giolitti nel 1914
non avesse la maggioranza e quindi non poteva governare. Giolitti fece il solito giochetto di
presentare le dimissioni e al nuovo governo salì Salandra che si insediò nel marzo del 1914 poche
settimane prima dello scoppio della prima guerra mondiale. In realtà la fine del governo Giolitti
coincide con un paese ancora fortemente agricolo, per quante riforme lui abbia fatto e per quanto
abbia lavorato con il suo governo l'Italia restava ancora un paese contadino dove più del 30% degli
italiani si dedicava ancora all’attività dei campi svolta però ancora in maniera arretrata e dove c’era
ancora un grade analfabetismo dato che coloro che andavano a scuola erano i figli dei borghesi e
non certamente erano figli dei contadini i quali non potevano permettersi il lusso di andare a scuola
in quanto dovevano lavorare nei campi. Poiché vediamo un’Italia divisa in due al nord dove si tende
a cambiare e a migliorare ma un Italia del sud ancora fortemente legata alle tradizioni.

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